FC Barcelona – Setién… Sipario!

di Giuseppe Ortu

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Era una partita che valeva un campionato; una gara da vincere a tutti i costi e da giocare in maniera altrettanto all in. Tutto in novanta minuti, si sarebbe potuto intitolare un romanzo che avesse raccontato la storia di questa partita. Una partita in cui il Barça avrebbe giocato in maniera scintillante e messo al tappeto l’avversario per KO con una grande strategia proveniente dalla panchina di un allenatore illuminato. Nulla di tutto questo, invece. La realtà è ben diversa da quella sognata e agognata a occhi chiusi fatta di prati verdi, ruscelli incontaminati e soffice erba profumata. E’ fatta invece di pane duro, acqua marrone e ruvido asfalto puzzolente. Al posto della grande vittoria è giunto un pareggio per 2-2. L’ennesimo, si potrebbe dire, di questa ripartenza del campionato orfana di un allenatore che sieda sulla panchina blaugrana. Le ultime tre gare del Barça sono state un campionario di orrori da museo degli incubi da parte di un tecnico che sembra avere perso la testa e la bussola durante il confinamento. Se mai l’ha avuta ci viene da chiederci. Anche oggi la gestione dei cambi è stata sconcertante; di più, disastrosa. Il primo cambio nel secondo tempo al 63′, un minuto dopo il secondo pareggio di Saul su rigore. Un attaccante? No, Sergi Roberto al posto di Rakitic. Una sostituzione inutile nella maniera più assoluta come il prosieguo della gara ha dimostrato. Con il passar del tempo e con il risultato che non cambiava, Setién è rimasto immobile come il Valverde dei tempi migliori (in senso ironico ovviamente). Il secondo cambio di una gara da vincere a tutti i costi è giunto all’85’ con Ansu Fati. Si è toccato il ridicolo assoluto con l’ingresso in campo di Griezmann al 90′. Suarez, nullo come un processo viziato per omessa citazione dell’imputato, è invece rimasto in campo per tutti i 90′. Con un tecnico incapace di intendere e di volere seduto in panchina a gustarsi la partita con una espressione affranta, interdetta, sostenutamente depressa, che in una gara da vincere a tutti i costi effettua il primo cambio offensivo all’85’, il Barça post Covid 19 ha vinto appena tre delle sei partite disputate, con due 2-2 nelle ultime due gare. Se il torneo era stato messo in pausa con il Barcelona due punti sopra il Madrid, in cinque gare la formazione di Setién si è ritrovata sotto di due. E adesso il Real Madrid può assestare il definitivo colpo mortale con la sua gara di giovedì contro il Getafe.

Setién, che ha trascorso una turbolenta vigilia dell’incontro per le critiche piovutegli dal dopo Celta, ha impostato la squadra con Riqui Puig titolare a centrocampo, Lenglet in difesa e Vidal con l’incarico di supportare l’attacco. Griezmann ancora una volta in panchina insieme a Ansu Fati.
Primo tempo con molte scintille, caratterizzato dalle azioni del Barça che ha attaccato alla ricerca della rete e dai contropiede dell’Atletico. Il risultato di 1-1 con il quale si è chiusa la prima frazione di gioco ha premiato più i colchoneros che il Barça. 7 tiri a 4 sono la dimostrazione dei tentativi offensivi dei padroni di casa. La rete del vantaggio azulgrana è giunta sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Messi direttamente in porta. Il tiro tagliato, stretto sul primo palo a tagliare fuori Oblak, basso, insidiosissimo e forte, è stato intercettato dalle gambe di Diego Costa. Intervento goffo dell’attaccante, con il pallone che gli è finito addosso, e la palla è terminata in fondo al sacco. Il risultato è stato prezioso per Messi & Co. Sbloccare subito il marcatore era fondamentale per non rafforzare le convinzioni difensive degli uomini del Cholo e mettere subito la gara in discesa. Ma pochi minuti dopo è giunta l’azione del pari su calcio di rigore. Contropiede dell’Atletico sulla sinistra, Carrasco è entrato in area affrontato da Vidal che lo ha toccato e atterrato sul cambio di direzione dell’ex cinese colchonero. Calcio di rigore prima parato da Ter Stegen con un bell’intervento in tuffo sulla sua sinistra sul tiro non incrociato di Diego Costa, poi ripetuto su ordine del Var a causa dei piedi staccati dalla linea di porta del portiere tedesco. Sulla ribattuta Saul ha incrociato il tiro, spiazzando il portiere blaugrana e segnando la rete del pareggio.

La ripresa si è aperta con la nuova rete del vantaggio blaugrana su calcio di rigore concesso per atterramento di Semedo. Messi, con una panenkita, ha riportato i suoi in vantaggio mettendo in fondo al sacco la rete numero 700 in Liga con la prima squadra. Tenendo conto di quelle realizzate con il Barça B e C, le reti ufficiali con il Barça sarebbero molte di più. Ma in ogni caso… bottino niente male Mr Messi!

Il Barça ha continuato ad attaccare nel tentativo di chiudere la sfida, ma non è riuscito a sfondare. L’Atletico invece, sempre con Carrasco, ha portato ancora una volta lo scompiglio in area di rigore, conquistando un altro penalty per una toccata dello stesso Carrasco sul ginocchio di Semedo che lo rincorreva da dietro. Per Hernández Hernández si è trattato di calcio di rigore e ancora una volta Saul ha fatto centro. Questa volta Ter Stegen ha toccato il pallone, ma la deviazione è comunque terminata in rete. 2-2.

La partita è ripresa sulla falsariga della gara giocata fino a quel momento. Barça in possesso di palla nella ricerca della rete della vittoria e Atletico chiuso, stretto nella sua disciplinata e ordinata difesa. Alla formazione blaugrana è mancata pericolosità in attacco, fantasia e quella verve necessaria per rompere le linee difensive del Cholo. La condizione fisica approssimativa non ha certo dato una mano. Chi sperava che l’aiuto giungesse dalla panchina con soluzioni mirabolanti da parte del corpo tecnico (o anche solo di segnali di vita cerebrale) è rimasto estremamente deluso, visto lo stato di catalessi, di confusione mentale al limite dello stupore catatonico che si è impossessato delle menti di Setién e Sarabia, bravo e puntuale nello sciorinare improperi irripetibili ai propri giocatori (ci ricordiamo il Clasico di Madrid, vero?), molto meno quando si tratta di trovare soluzioni tattiche ai problemi della squadra. E non parlo di soluzioni vincenti, ma nemmeno di semplici soluzioni, o reazioni pseudo vitali. Con la Liga definitivamente andata, questo finale di campionato rischia di trasformarsi in un autentico calvario e in un momento in cui si regoleranno molti conti in sospeso. La notte dei lunghi coltelli pare appropinquarsi come gli ampi passi delle Erinni. Per adesso possiamo solo dire che oggi è calato definitivamente il sipario su un allenatore che è stato pesato, misurato e trovato mancante. Adeu. 

FC Barcelona – Pjanic nuovo blaugrana. Arthur saluta

di Giuseppe Ortu

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Il neo blaugrana Panic in azione con la maglia della Bosnia

 

Adesso è ufficiale. Pjanic è un giocatore del FC Barcelona a tutti gli effetti. Il giocatore è stato preso dalla Juventus in uno scambio con Arthur che ha fatto il cammino inverso. Il bosniaco di 30 anni giunge a Barcelona con una valutazione di 60 milioni + 5 di variabili. Avrà una clausola di 400 milioni. Arthur vola a Torino con una valutazione di 72 milioni + 10 in variabili.

Il giocatore brasiliano era giunto in Catalunya due anni fa con un prezzo di acquisto di 30 milioni. A bilancio sono stati ammortizzati 10 milioni. Rimangono dunque 20 milioni ancora da ammortizzare. Con la vendita di Arthur per 72 milioni, il club blaugrana otterrà in questo esercizio economico un attivo di 52 milioni che altrimenti non avrebbe mai creato. Questo piccolo tesoretto potrà essere utilizzato per essere investito sul mercato alla ricerca di un crack che servirà alla squadra per aumentare il tasso di qualità e effettività in attacco. I nomi sono i soliti. Lautaro e Neymar. Soldi più giocatori potranno essere la chiave per iniziare una trattativa con l’Inter, ed eventualmente con il Psg se i francesi aprissero a una operazione soldi più giocatori con il Barcelona. Sul punto è da segnalare che Rakitic, giocatore che piace a Leonardo e che lo avrebbe voluto già la scorsa stagione anche inserito in una operazione con Neymar, ma che Rakitic allora non accettò, gradirebbe adesso la destinazione parigina. Pari, anzi, che il Barça lo abbia offerto nei giorni scorsi al PSG. Sul punto la squadra francese non avrebbe ancora risposto.

L’ingaggio di Pjanic è più oneroso per la squadra blaugrana di quanto lo era quello di Arthur. Il brasiliano guadagnava 5 milioni lordi; il bosniaco uno in più. L’ex juventino arriva in blaugrana, come visto, più per la necessità di fare cassa, che per la reale necessità di contare su un giocatore di 30 anni, lento e incostante nelle sue prestazioni. Una operazione finanziaria, dunque, mascherata da scambio tecnico. 

FC Barcelona – Setién, il Var e la condizione atletica consegnano la Liga al Madrid

di Giuseppe Ortu

Continua la maledizione di Balaidos per il Barça che nelle ultime 5 visite di campionato non è mai riuscito a portare a casa una vittoria. Due pareggi e tre sconfitte è il magro bottino per la formazione blaugrana in quel di Vigo. Questo 2-2 sa tanto di ammaina bandiera per le residue ambizioni del Barcelona di conquistare la Liga, già frustrate dopo lo stop di Sevilla. Una partita nel quale il Barça ha giocato bene gran parte della gara, ma complici anche i cambi errati di Setién (indovinati invece quelli di Oscar Garcia Junyent), si è disciolto dalla stanchezza nell’ultima parte di gara, proprio quella in cui il Celta ha colpito, segnato e per poco non ha battuto il Barcelona.

Come detto il primo tempo è stato buono per i blaugrana. La squadra si è impossessata della metà campo avversaria e del gioco e ha imposto la sua manovra. Questa volta non è stato, però, un gioco lento, orizzontale e improduttivo come in altre occasioni. La squadra è sempre stata vivace, anche grazie alla sapiente verve elettrica del Furetto Volante Riqui Puig. Il ragazzo con il numero 28 sulle spalle ha saltato sul pallone dandogli la scossa ogni volta che lo ha toccato. Sempre gioco di prima, Riqui ha cucito e smistato il pallone tra i vari reparti. Si è fatto vedere per chiedere la palla, ha distribuito, cambiato fronte del gioco, atteso il momento più opportuno per liberarsi del pallone e quando lo ha fatto non è mai stato casuale o banale, ma sempre seguendo un filo logico con l’obiettivo di trovare sempre il compagno meglio piazzato o il pertugio per la verticalità. Ha anche tirato da fuori area due volte nei primi 45′, dimostrando alla sua prima gara da titolare in assoluto quella personalità che un giocatore del Barça deve avere. Personalità, ricerca del rischio e della giocata anche a costo di una figuraccia. E’ di giocatori di questo livello e calibro che ha bisogno la formazione blaugrana.

La rete del vantaggio azulgrana è giunta sugli sviluppi di un calcio di punizione dal limite. Sulla palla Messi. La formazione galiziana si era preparata per impedire la marcatura numero 700 al rosarino sistemando due giocatori sulla linea di porta a fare da doppia ala al portiere. Praticamente ogni pertugio dello specchio di porta era coperto. Ma Messinon è il miglior giocatore della storia del calcio per niente. Il pallone scodellato in area ha trovato Suarez a pochi passi dalla porta. Sul tocco morbido e tagliato del socio, il Pistolero ha incornato di testa con forza insaccando e facendo garrire la rete di Balaidos.
Il Barça ha gestito senza problemi la sfida eccetto per pochi minuti dopo la rete del vantaggio. Dopo un errore di Ter Stegen, con il quale ha rivisto spaventosi fantasmi vissuti proprio in questo stadio diverse stagioni fa, il Celta ha avuto diversi minuti di possesso in attacco durante i quali ha sfiorato per ben due volte la rete del pareggio. Nel primo caso Ter Stegen e il palo, nella seconda ancora il portiere tedesco, hanno detto no.

La ripresa ha visto un Barça che è andato via via liquefandosi per la stanchezza. I cambi di Oscar Gargia Junyent, Rafinha, Nolito e Santi Mina, hanno dato verve alla squadra del Celta proprio mentre la formazione blaugrana ha patito la stanchezza dell’incontro. Le sostituzioni del Barcelona, invece, sono state del tutto improduttive, se non dannose. Fuori Fati e dentro Braithwaite, poi Junior per Jordi, Griezmann per Suarez e Arthur per Riqui Puig. Nessuno dei subentrati ha fatto nulla per meritarsi il voto in pagella. Tra questi assolutamente inutili sono stati Griezmann e Arthur,un giocatore con la mente già altrove. La partita delle panchine è stata dunque chiaramente vinta dal tecnico del Celta. Setién, che aveva azzeccato la formazione titolare, è stato poi tradito dai giocatori che ha inserito. Giocatori sfiduciati (Griezmann), senza concentrazione (Arthur), eccessivamente scadenti per questi livelli (Junior). Se gli innesti dovevano inserire forze fresche in campo, il risultato è stato del tutto fallimentare.

Il secondo tempo era iniziato con un errore di Rakitic che aveva dato vita al contropiede del pareggio del Celta. Un infortunio individuale. Il Barça non si è perso d’animo. Era troppo importante uscire vincitore da Balaidos. Così ha ripreso a martellare.

Un evidente fallo da rigore su Messi è stato ignorato dall’arbitro e dal Var e una espulsione è stata risparmiata a un giocatore del Celta per una gomitata in pieno volto ai danni di Jordi a palla lontana in area di rigore. Ma cosa di diverso si può pretendere quando un fischietto di Madrid, Guillermo Cuadra Fernandez, viene designato per arbitrare una partita del Barcelona che contende la Liga punto a punto al Real Madrid? Questo è il calcio di Rubiales, di Tebas, del Generalissimo Blanco Florentino Perez. Tutto ciò è la Liga più scandalosa dell’era moderna. Una Liga che attraverso arbitri e Var sistema le gare al Madrid quando va in difficoltà con graziose elargizione fornite a piene mani con rigori, goal irregolari convalidati, reti regolari degli avversari annullate. Una Liga che, invece, non da a Cesare quel che è di Cesare quando è in campo il Barcelona.

Con il risultato sull’1-1 l’accoppiata Messi-Suarez ha nuovamente tolto le castagne dal fuoco ai suoi. Assist di Leo, stop, girata e tiro di prima di Suarez che ha trovato l’angolino lontano. Il Barça era nuovamente in vantaggio al 67′. Da quel momento la formazione di Setién ha iniziato a perdere di fluidità e le distanze tra i reparti. Le imprecisioni sono diventate frequenti, mentre è cresciuto il ritmo del Celta che ha messo in difficoltà la retroguardia blaugrana, costringendo Ter Stegen a fare gli straordinari per mantenere il vantaggio. Ma quando le cose devono andare male capita che a un minuto dal 90′ uno stremato Piqué cada e commetta fallo al limite su uno scoppiettante avversario, e che sulla punizione Ter Stegen non sistemi bene la barriera, permettendo così a Aspas di aggirare il muro con un gran tiro a giro che ha aggirato la barriera blaugrana e si è insaccato laddove il portiere tedesco non avrebbe mai pensato che il pallone sarebbe potuto finire. Alla fine Nolito ha avuto sui piedi addirittura la palla per il 3-2 finale, ma l’ex Barça non ha approfittato dell’occasione e Ter Stegen ha potuto così rimediare.

FC Barcelona – Sofferta vittoria contro l’Athletic

di Giuseppe Ortu

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Il Barcelona vince con estrema fatica l’incontro casalingo contro l’Athletic Bilbao e si issa nuovamente in testa alla classifica in attesa della partita di oggi del Real Madrid. Quella contro la squadra basca è stata una gara spinosa, complicata, ricca d’insidie. Recentemente superato in testa al campionato da un Madrid con il VAR… in poppa, la squadra di Quique doveva a tutti i costi battere l’avversario per mantenere una speranza di conquistare la Liga. La partita non era delle più semplici. Il calendario metteva davanti ai blaugrana la squadra basca di Bilbao. Scorbutica, battagliera, veloce nelle ripartente grazie allo scattista Williams, l’Athletic Club poteva rappresentare la più classica delle trappole per una formazione, quella blaugrana, scossa, urtata, innervosita e infuriata dalle ultime attuazioni di Var e arbitri che hanno beneficiato il Madrid danneggiando i loro avversari diretti e il Barcelona, scavalcato in classifica da un avversario a cui è stato montato un motore competizione in una gara di moto di serie.

Il Barça ha affrontato il momento difficile con il tridente dei bei tempi, Suarez, Messi, Griezmann e con Arthur a centrocampo dall’inizio. La squadra azulgrana è partita bene, con un gioco veloce e brioso, anche se si è scontrato contro il muro opposto dall’organizzata difesa avversaria. L’Athletic non si è limitato a difendersi, ma si è impegnato nelle ripartente grazie alla velocità di Williams per minacciare la retroguardia barcelonista. Con il passare del tempo anche il brio dei padroni di casa si è affievolito. Le occasioni da rete hanno continuato a latitare a parte alcuni tiri da fuori che avrebbero meritato maggiore precisione. Il primo tempo si è chiuso con una sensazione di inconsistenza sotto porta, nonostante i pezzi da 90 tutti in campo dal primo minuto. Ma Griezmann è apparso ancora più avulso dalla manovra, e dalla squadra, rispetto al solito, e Suarez ha palesato tutte le sue difficoltà fisiche. A sua scusante è da rimarcare che ha appena smaltito un grave infortunio, che aggiunto al confinamento, ha fiaccato il giocatore uruguaiano nel fisico. Nonostante ciò la solita voglia di combattere lo ha contraddistinto anche in questa gara.

Nella ripresa i ritmi si sono abbassati ulteriormente e il Barça si è quasi bloccato in una testarda ricerca del pallone da far filtrare in area. La squadra basca ha chiuso ogni varco, rendendo improduttivo ogni tentativo blaugrana. Per lunghi tratti della ripresa la formazione di Setién ha dato l’impressione di essere priva di gioco offensivo, il che è curioso leggendo i nomi degli attaccanti.

I cambi del Barça sono stati basilari nella vittoria della squadra. Questa volta Setién è stato lesto a mandare in campo gli uomini giusti. E così Riqui Puig, Ansu Fati e Rakitic hanno dato la svolta sperata dai tifosi blaugrana. Più ritmo, velocità e fantasia hanno permesso di dare una scossa al gioco della squadra. La rete è giunta proprio da Rakitic ha ha raccolto l’assist numero 250 di Messi in carriera e ha gonfiato la rete della porta basca. Da parte sua Ansu Fati ha colpito il palo che avrebbe potuto chiudere anzitempo la sfida.    

C’è del marcio in Liga

di Giuseppe Ortu

 

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“C’è del marcio in Danimarca”, declamava Amleto in riferimento all’omicidio del padre da parte dello zio. Noi potremo più semplicemente dire “C’è del marcio in Spagna”, riguardo alla situazione in cui versa il calcio iberico, e dunque “in Liga”. Una situazione da intervento degli osservatori delle Nazioni Unite se si trattasse di elezioni politiche da svolgersi in uno stato a bassa o inesistente democrazia, come capita in alcuni paesi africani o staterelli più o meno grandi della violentata America Latina. Una continua sequela di favori arbitrali chiarissimi a favore del Real Madrid che, oltre a falsare la Liga migliore del mondo, getta del fango su tutto il Sistema Calcio spagnolo. Uno scandalo riproposto pedissequamente giornata dopo giornata che attanaglia e strangola mortalmente la Liga. Una serie di aiuti indegni di un paese civile della nobile e colta Europa che riporta il calcio iberico ai periodi più bui del franchismo, quelli stessi che avevano prodotto la Vergüenza de Chamartin con il tristemente noto 11-1 finale a favore del Madrid nei confronti del Barcelona, con tanto di rivoltelle mostrate ai giocatori blaugrana negli spogliatoi prima della gara. Quelli erano gli anni ’30. Ma oggi, nel 2020, la situazione non è cambiata di molto. I toni sono più democratici, ma i favori proseguono senza vergogna, graziosamente elargiti da un sistema feudale dominato dal signore del castello che ormai non cerca più nemmeno di mascherare o camuffare per una parvenza di decenza e decoro. Una volta che il supporto è marcio, tutto crolla di conseguenza. Perché mai cercare di nascondere un sistema noto a tutti? 

Nel calcio spagnolo, segnatamente nella Liga, non regna la democrazia; d’altronde nemmeno la Spagna può dirsi uno stato pienamente democratico, posto che è retto da una corona e da un re. Sopratutto non lo è, nei fatti, nel momento in cui vieta il diritto universale di esercitare il proprio inalienabile diritto a esprimere le proprie opinioni politiche. Ma questo è un altro discorso. Ciò che rimane, tuttavia, è una situazione in cui uno stato che usa i manganelli contro i propri inermi cittadini non è propriamente un paese libero. Il calcio è lo specchio di questo malessere sociale. Una diseguaglianza sociale e una malcelata oppressione che è l’eredità di due dittature succedutesi che non si sono mai del tutto drenate nel terreno friabile della uguaglianza e democrazia sociale spagnola. Ristagna sempre una maleodorante pozza di autoritarismo che gestisce le cose con un certo non so che. Il calcio in Spagna è ancora diviso tra ancestrali odi, arroganza e supremazia a ogni costo da parte di alcuni, mai stanchi di vincere con la sfrontatezza e l’arroganza senza vergogna di tempi andati.

Nel paese di Sanchez e di re Felipe VI, il Real Madrid sembra debba vincere su ogni cosa per diritto divino, e quando ciò non accade manda in tilt il sistema calcio con pressioni sempre più insostenibili e difficilmente gestibili da un sistema incentrato su troppi legami imbarazzanti, scomodi e innominabili lacci e lacciuoli. E così, quando la superiorità del Barçaha negato per anni alla formazione che fu di Francisco Franco di vincere in patria, il generalissimo blanco si è lanciato alla caccia spietata e famelica della conquista del titolo di Liga con ogni mezzo per raggiungere il suo obiettivo, dando fondo a tutto il suo potere e muovendo i suoi fili, quegli stessi che Piqué aveva citato tempo addietro come il sistema che comanda il paese. Con questi metodi, gli stessi già usati negli anni precedenti per salire sul trono d’Europa, il Madrid sta agendo quest’anno nel campionato domestico.
E così, sistema arbitrale e tecnologia Var diventano automaticamente alleati del Real Madrid.
Il modus operandi è sempre lo stesso. Quando l’azione va contro l’interesse de los merengues c’è sempre un fuorigioco, un fallo di mano, un giocatore con i calzini abbassati, o più semplicemente la più classica lamentela fanciullesca del “Non vale; non ero pronto!” a salvarli e ad abbattere ogni ostacolo si presenti dinnanzi al loro sfrontato cammino (Valencia docet). Viceversa, se l’azione privilegia il Madrid, in tal caso è sempre tutto regolare: falli di mano e altre irregolarità spariscono come acqua vaporizzata al vento. E il carro armato Real Madrid continua imperterrito a maramaldeggiare come una ingenua verginella sopra tutto e tutti con il vento in poppa; anzi con il Var in poppa. 

Tebas – La chiamata di Florentino ha cambiato il VAR

di Giuseppe Ortu

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Non siamo noi a dirlo. A sostenerlo è la massima autorità de La Liga, il suo presidente. Javier Tebas lo ha detto chiaramente a lettere chiare e marchiate a fuoco sullo sfondo della notte buia, oscura, minacciosa, sinistra, maleodorante in cui è sprofondata la Primera Division, il fiore all’occhiello del Calcio Spagnolo. “Con il VAR c’è stato un prima e un dopo della chiamata di Florentino a Rubiales” A riferirlo oggi il quotidiano Sport.

Per chi non fosse intimo conoscitore dei corridoi e delle stanze del futbol iberico, Florentino è il Presidentissimo del Real Madrid Florentino Perez; Rubiales è il Presidente della Federazione Spagnola di Calcio Luis Rubiales.
Queste parole furono pronunciate da Tebas a gennaio nel programma sportivo El Partidazo de la Cadena COPE e faceva riferimento a una telefonata di Florentino al Presidente della RFEF per cercare di smussare le asperità di qualche angolo troppo acuminato.

“Non c’è unificazione di criteri” continuò ancora Tebas in quella circostanza, “Interviene troppo il VAR, però non ci sono problemi tecnici”. Parole sibilline quelle usate dal massimo dirigente della lega spagnola. Non ci sono problemi tecnici aveva sostenuto Tebas. Dunque, dove è il problema? Da una analisi esegetica delle sue parole risulta lampante che siamo in presenta di un problema umano. Tecnicamente funzione tutto bene. E’ tutto apposto; ciò che non funziona, ad escludendum, è l’elemento umano. Vale a dire, di chi siede davanti al VAR.

Se c’è stato un prima e un dopo, significa che ex ante gli elementi tecnico e umano andavano di pari passo e non sussisteva alcuna discrepanza. Ex post, invece, l’elemento umano si è separato da quello tecnico e tutto ha smesso di funzionare. Se lo spartiacque di questo problema è la famosa telefonata del Presidente del Real Madrid al Presidente della Federazione Spagnola di Calcio, stiamo parlando di accuse gravissime che provengono non da una diceria, non da malelingue di ottusi hinchas mezzo analfabeti che vomitano sproloqui senza senso in uno dei tanti bar dello sport, ma dal Capo de La Liga spagnola, l’omologo dell’italiana Lega Calcio. Converrete voi, decisamente non l’ultimo arrivato.

Le parole di Tebas acquisiscono un inverosimile e eccezionale valore alla luce degli ultimi accadimenti sportivi avvenuti nelle ultime giornate di Liga dalla ripresa del campionato. In ognuna delle partite in cui è stato protagonista il Real Madrid di Florentino Perez il Var ha sempre favorito il suo club. A volte intervenendo (come nell’episodio dell’annullamento della rete del vantaggio al Valencia per una irregolarità che nessuno ha visto), a volte omettendo di intervenire (come nei due casi delle reti a favore del Madrid nella gara di ieri notte contro la Real Sociedad). E così, VAR oggi e VAR domani, il Real Madrid è riuscito a scalare la vetta e a piazzarsi sul cocuzzolo della montagna come un provetto scalatore che usa l’ascensore quando gli altri si arrampicano con rampini, corde e forza di braccia. 

MAFIA!

di Giuseppe Ortu

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Con il termine mafia si ci riferisce a una organizzazione criminale retta da omertà, regolata da riti, legami familiari e percorsi iniziatici che ciascun appartenente, detto affiliato, è tenuto a rispettare da un vincolo di sangue. In senso lato si intende una qualsiasi organizzazione criminale di persone che impone la propria volontà con mezzi  illegali per conseguire un qualsivoglia arricchimento personale a danno di interessi altrui, pubblici e privati.

Al cinema essa è stata rappresentata più volte con titoli immortali come Il Padrino, Quei Bravi Ragazzi, e altri meno, ma sempre di spessore artistico, come il piccolo capolavoro The Family – Cose Nostre, Malavita. La mafia, la malavita, la criminalità organizzata, le associazioni a delinquere, sono come una piovra che attanaglia ogni ambito della società moderna. Ogni ambito. Nessuno escluso. Nessuno. 

Che cosa ha a che fare, direte voi, questo estratto di saggio sulla criminalità organizzata  in un blog dedicato al calcio? Apparentemente niente. Già… apparentemente.

Una cosa, però, si può consigliare senza problemi. Non guardiamo la prossima giornata di campionato. Meglio vedere direttamente Il Padrino. Almeno Marlon Don Vito Corleone – Brando è infinitamente più bravo di Benzema. 

Per tutti i visionari, gli illusi, i puri di spirito e di cuore che ancora credono, vedono, sperano in un mondo senza corruttori, padrini, boss, che resistono a un mondo sudicio, puzzolente, degradato, vittima dell’arroganza di alcuni, dell’ipocrisia di molti, della meschinità di tanti che non si oppongono, che tacciono, che chinano il capo, non resta che rimettersi in piedi, alzare la testa e andare ai materassi. Per tutti coloro che lo ignorano è da Il Padrino e significa prepararsi alla guerra. Nunca de rodillas!

 

Liga – La Var…guenza del Real Madrid

di Giuseppe Ortu

File:VAR System Logo.svg - Wikimedia Commons

Scenario uno. Esterno notte. Sevilla. Venerdì 19. Il Barcelona, uscito senza vittoria dal Sanchez Pizjuan, ha complicato terribilmente il suo cammino verso la riconquista della Liga. Molti gli errori blaugrana che hanno causato la mancata vittoria. Conclusione due punti in meno e liderato a rischio.

Scena due. Esterno notte. Madrid. Il giorno prima, giovedì 18. Il Real Madrid affronta il Valencia sul campo del Castilla, a Valdebebas. I blancos escono con i tre punti in tasca nonostante gli errori degli uomini di Zidane, la brutta attuazione dei primi 45 minuti di gioco e l’ottima prestazione del Valencia. Come è possibile? Sopratutto dopo la rete del vantaggio del Che Rodrigo Moreno Machado.  

Evidentemente ci siamo persi qualcosa. Il Var per l’appunto. La rete valencianista è stata infatti annullata per… i calzini abbassati di uno dei giocatori in campo. La tecnologia, sempre guidata dagli umani e mai dall’intelligenza artificiale, troppo imparziale per rischiare di gestire il sistema con meritocrazia, ha chiaramente spianato la strada al Real Madrid, frenato il Valencia nel suo momento migliore e danneggiato indirettamente il Barça che, all’indomani, contro la terza in classifica, avrebbe faticato oltre il consentito  non riuscendo ad andare oltre il pareggio. In quel caso non c’è stato il proverbiale aiuto, proprio al momento opportuno, del Var a tirare fuori dai pasticci il club blaugrana.

Dalla ripresa del campionato due differenti pesi e misure stanno contrassegnando i cammini di Barcelona e Real Madrid. Quando il tempo stringe, devi rincorrere, non c’è molto tempo per riflettere e per vincere 11 contro 11… a mali estremi, mali rimedi. Il vecchio, caro Macchiavelli è sempre di moda. Stratagemmi di ieri e di oggi: il solito risultato.   

  

Nuova grana per il Barça De Jong – stop di 2 settimane

di Giuseppe Ortu

Barcellona Calcio Club - Immagini gratis su Pixabay

Cattive notizie in casa blaugrana. Dopo il pareggio per 0-0 a Sevilla che spiana praticamente la strada al Real Madrid, beneficiato anche da una gestione del Var da Var…gogna, giungono altre notizie poco piacevoli dall’infermeria. Frenkie De Jong, che aveva saltato gli incontri contro il Leganés e il Sevilla per una affaticamento muscolare, adesso soffre di una lesione al soleo. Il parte medico del Barça parla di una lesione al soleo che costringerà l’olandese a uno stop approssimativamente di 15 giorni. Posto che la stagione altamente compressa in questa Fase 2 obbliga le squadre a giocare ogni 72-90 ore, uno stop di 15 giorni equivale praticamente a quattro partite, la metà di quelle che rimangono ancora da giocare; in totale 0tt0. Brutta tegola per Quique Setién che non potrà contare su un titolare che in questa ripresa della Liga ha giocato solo la gara di apertura contro il Mallorca prima di chiedere il cambio per infortunio. L’ex Ajax perderà dunque lo scontro contro l’Athletic, il Celta, l’Atletico Madrid, il Villareal. Rientrando per la gara immediatamente successiva, Frenkie sarà disponibile per le restanti gare, quella contro l’Espanyol (il derby di Barcelona), la trasferta di Valladolid, l’Osasuna al Camp Nou e l’ultima partita della stagione, la trasferta a Vitoria contro l’Alavés

FC Barcelona – Solo un pari nella serata no di Setién

di Giuseppe Ortu

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Non è bastato un buon primo tempo giocato a buoni ritmi e con ottima pressione alta e una parte finale della ripresa con buona intensità per uscire vittoriosi dal Sanchez Pizjuan. Lo 0-0 finale mette in pericolo il liderato della Liga del Barça, adesso attaccabile dal Madrid. I blancos, vincendo domenica all’Anoeta diventerebbero sostanzialmente primi in classifica per via del risultato negli scontri diretti del Clasico.  

Quella di Sevilla era la prima di quattro partite basilari per la conquista della Liga da parte del Barça. Tutte in rapida successione, Sevilla, Athletic, Celta e Atletico Madrid. Setién, contrariamente alle previsioni ha mischiato un po’ le carte nell’undici titolare. Suarez in campo dall’inizio, ma non Griezmann, accomodatosi in panchina. A centrocampo Rakitic, e non Arthur, più Vidal. In difesa la conferma di Semedo dopo l’ottima prestazione contro il Leganés dove era partito dalla panchina. 

Il primo tempo è stato sotto il controllo quasi assoluto della squadra blaugrana che ha gestito con un buon fraseggio la manovra. Molto buona sopratutto la pressione alta sull’avversario portata da tutti i reparti che ha permesso l’immediato recupero del pallone. Di conseguenza per tutta la mezzora in campo è esistito solo gli uomini di Setién. Nonostante ciò la produzione offensiva non è stata pari a quella del gioco. Solo una grande occasione da rete con una punizione di Messi che non ha realizzato solo per l’intervento di un difensore appostato sulla linea di porta come seconda e ultima barriera del Sevilla per evitare che il 10 argentino potesse sbloccare la partita e giungere così al suo goal numero 700. Dopo il cooling break della mezzora, il Barça ha come tirato i remi in barca. Una trasformazione assoluta. Il Sevilla, inerte e dominato fino a quel momento ha iniziato a giocare, obbligando i blaugrana a difendersi. Navas si è visto in avanti sulla fascia destra e ha portato qualche pericolo con le sue discese e qualche cross.  Al di là di un paio di calci d’angolo, però, non ci sono stati pericoli per la porta di Ter Stegen. Qualche tensione e nervosismo sul finale di tempo con una mezza rissa tra i giocatori delle opposte fazioni che ha portato all’ammonizione di Leo Messi. Suarez, fiacco e deludente nella sua prestazione, è forse una delle note meno liete della gara insieme all’altro forward Braithwaite. 

La ripresa è iniziata con un Barça molle e un Sevilla più robusto. I padroni di casa hanno da subito minacciato seriamente il portiere tedesco che ha dovuto sfoderare due difficili parate per evitare il vantaggio sevillista. Il Barça, in evidente difficoltà, si è ripreso nella seconda parte del tempo. L’innesto di Arthur, sopratutto, ha riequilibrato le cose in mezzo al campo. Il Barça ha riconquistato il pallino del gioco e riportato la manovra sul terreno avverso. Tuttavia sono ancora mancate le occasioni da rete. Suarez ha continuato a mostrare un’inevitabile carenza di preparazione atletica, Griezmann, mandato in campo molto tardi (77′), non si è quasi mai visto. Riqui è addirittura entrato all’88’. Risulta incredibile l’attendismo di Setién a effettuare le sostituzioni e il mancato inserimento di Ansu Fati, giocatore che avrebbe certamente creato molti pericoli alla difesa di casa con la sua verve, imprevedibilità e vivacità. Una nota di demerito per l’allenatore il cui risultato finale può essere imputabile anche alle sue scelte tardive (per coloro che hanno fatto il loro ingresso sul terreno di gioco) e errate (per coloro che sono rimasti seduti in panchina. Adesso non basterà solo rimboccarsi le maniche. Sarà necessario anche sperare.