FC Barcelona – Messi l’Espai d’Animaciò del Barça

Si sta parlando molto in questi ultimi tempi della Messi dependencia nel Barça. E’ un po’ come una domanda retorica che non viene posta per avere una risposta ma come evidenza dei fatti. Come non dipendere dal miglior giocatore del mondo e della storia del calcio? E’ normale e anche naturale, dico io, essere legati a doppio mandato a Messi. Ed è altrettanto normale che quando Leo non è presente in campo il Barça risenta delle differenti prestazioni della squadra. Sarà un caso (e non lo è), ma a Sevilla finché Messi era seduto in panchina i blaugrana perdevano 2-0, e contro il Levante, nell’unica sconfitta della Liga, l’argentino non era stato nemmeno convocato. E’ altamente probabile che se fosse entrato anche solo nella ripresa, il Barça avrebbe chiuso questa Liga da imbattuto, stabilendo un record che sarebbe stato assolutamente impossibile da eguagliare. Un peccato, quello di Valverde, che brucia ancora tanto e che continuerà a disturbare i sonni di tanti nel mondo del barcelonismo.

La stessa cosi è stata vissuta anche nella gara di addio di Iniesta ieri notte al Camp Nou. Nel primo tempo senza Messi, il Barça ha svolto il compitino senza mai eccedere nelle giocate e nello spettacolo se non in rare eccezioni. Appena il 10 ha fatto il suo ingresso sul terreno di gioco la partita è cambiata. Non solo, è cambiata la squadra. All’improvviso si è animata, come se avesse appena subito una trasfusione di sangue che ha dato a tutti i giocatori in campo una linfa che fino a quel momento non avevano. Da quel momento la formazione di Valverde è ripartita in velocità creando il panico nella retroguardia avversaria. E’ stato solo un caso che non si sia arrivati alla rete del raddoppio. E’ incredibile come solo la presenza in campo di un giocatore possa trasformare tutti gli altri. Una iniezione di fiducia, di gioia di giocare, di grinta, che si è notata ieri notte allo stadio. E, oltre ai giocatori in campo, anche il pubblico si è animato, trascinato dalle giocate e dalle serpentine del giocatore indubbiamente più forte di tutti i tempi.  

Messi è più di un semplice leader della squadra. E’ come l’Espai d’Animaciò del Camp Nou. Ciò che può lui, nessun’altro può. La sua presenza in campo è avvertita anche dagli avversari che, all’improvviso, arretrano il baricentro di venti metri e perdono fiducia e sicurezza, consegnandosi quasi senza resistere alla squadra blaugrana. Che che ne dica Maradona, che continua ad insistere che Messi non è un leader. Solo i veri leader sono in grado di trasformare i tutti i giocatori in campo, un intero stadio e le sorti di una gara con la sua sola presenza in campo.     

Iniesta da l’addio al Barça tra un mare di musica, luci e commozione

Sipario. Prendiamo spunto dal titolo di uno dei romanzi della Christie: Sipario, l’ultima avventura di Poirot, nel quale la celebre giallista inglese fa morire il suo personaggio più famoso, ma anche ormai eccessivamente ingombrante per la stessa autrice, per descrivere l’ultima giornata della Liga 2017-18. Perché, vi chiederete voi, questa digressione nel campo dei romanzi gialli e perché proprio con questo libro in particolare. La ragione è presto spiegata. Come la Christie decretò l’addio di Hercule Poirot con questo lavoro del 1975, allo stesso modo la Liga è stata testimone, ieri, dell’addio di Andrés Iniesta, sicuramente il centrocampista più forte di tutti i tempi.

Al Camp Nou si è svolta una serata commovente, indimenticabile, romantica e struggente. L’addio al Barça e al calcio che conta di Andrés Iniesta è stato qualcosa di meraviglioso, una summa di emozioni e sentimenti da tramandare e raccontare ai nipotini. Il Barça, all’ultima di campionato, doveva festeggiare la conquista del doblete, la consegna della Copa della Liga e, soprattutto, dare il saluto al suo capitano. La gara è stata esclusivamente un contorno di quello che era il vero evento della serata, il saluto al numero otto blaugrana. Un numero carico di simbolismi. Adagiato sul fianco, quel numero è diventato automaticamente il simbolo dell’infinito. Il Barça ha così voluto omaggiare il suo capitano con un segno di immortalità.

Lo show è iniziato al termine dei 90’ di gioco chiusosi con il risultato di 1-0 per il Barça grazie ad una spettacolare rete di Coutinho nel corso della ripresa. Uno spettacolo di suoni e luci degno dei migliori show che si celebrano a ridosso degli antichi monumenti egizi lungo il corso sonnolento e implacabile del vecchio Nilo. Il Camp Nou al buio illuminato solo dagli smartphones del pubblico presente, il terreno di gioco rischiarato da luci colorate blaugrana, poi gialle, poi rosso fuoco. L’ingresso in campo della rosa blaugrana tra due ali di fumo che salivano al cielo al passaggio dei giocatori, uno per uno. Poi la consegna del trofeo della venticinquesima Liga. Infine le parole rotte dall’emozione e dalle lacrime di Iniesta che si è congedato dal suo pubblico, dalla sua famiglia, dalla sua vita con parole struggenti e commoventi che hanno unito in un simbolico abbraccio tutti gli oltre novantamila presenti all’estadi. 

“Sono giunto bambino e vado via uomo. Questa è e sarà per sempre la mia casa”, sono state alcune delle parole di un discorso che avrebbe sciolto anche il cuore più duro e freddo. I cori del pubblico, il suono trascinante dei tamburi che suonava una musica ritmata degna del miglior carnevale caraibico, e i fuochi d’artificio sopra lo stadio, hanno chiuso una serata che resterà indelebile nell’anima di tutti i tifosi blaugrana con l’emotivo saluto ad un grande uomo e calciatore.

Iniesta in campo Messi in panchina

Nell’undici di Valverde per l’ultima di Iniesta in maglia blaugrana c’è la novità di Messi che partirà dalla panchina. Nella celebrazione di Infinit Iniesta, il manchego scenderà in campo dall’inizio con la fascia di capitano al braccio.

Questa la formazione del Barça. Ter Stegen; Semedo, Pique, Mina, Jordi; Rakitic, Busquets, Iniesta; Dembélé, Suárez , Coutinho

L’intervista a Messi – Capitolo III – Messi e il rapporto con la vittoria

Messi è stato da sempre l’anti divo per eccellenza. Mai una protesta, una nota fuori posto. Mai un comportamento arrogante o claunesco. Non sono mai uscite foto sue con atteggiamenti volgari o gratuitamente sfarzosi. Non abbiamo mai visto Leo insieme in posa dentro o all’esterno di aerei di proprietà, auto di un lusso tale da essere pacchiane per la stessa medesima ragione per cui ci si mette in posa. Così come mai lo abbiamo visto mentre mostra i muscoli ai flash delle macchine fotografiche, o nella sua camera mentre si auto riprende alzandosi dal letto in mutande e con i muscoli già perfettamente gonfi e lucidati da quelle vecchie lucidatrici da pavimento che venivano pubblicizzate da massaie americane con vestiti dai colori vividi negli anni 50′. No signori, lui non è così. Non è tutto questo. Ronaldo sì, la quintessenza della banale, vuota, effimera e cafona vita da star priva di qualsivoglia solido contenuto.

Questo aspetto messiano si riproduce sul campo e nella vita privata. Solo l’emittente argentina TyC Sports ha avuto il privilegio di entrare nella sua casa. E così come appare all’esterno, lui lo è anche nella realtà. Allo stesso modo si pone nei confronti del successo, dei trionfi e della gloria personale.

Non mi interessa essere il migliore della storia. Non è un mio traguardo” dice la PulgaCiò a cui ambisco è superarmi ogni anno, vincere tutti i titoli che posso e uscire dal terreno di gioco dopo aver dato tutto quello che ho in corpo; dare il massimo per i miei compagni e per me. Non mi cambia niente essere il migliore della storia“. 

In merito ai confronti con altri giocatori e alla rivalità con loro (leggasi Cristiano Ronaldo), Leo è di una classe disarmante. “Io non gareggio con nessuno, non sono in competizione con nessuno perché non gioco per essere il migliore della storia. Competo con me stesso per migliorarmi ogni anno e per cercare di vincere quanti titoli possibile. E ovviamente, vincere con la Selecciòn che sarebbe il massimo per me“. 

L’intervista di TyC Sports Capitolo II: Messi, Barcelona e il Barça

Nell’intervista concessa all’emittente argentina TyC Sports, la Pulga ha parlato a 360° della sua vita e delle sue passioni. Vita e passioni che sono sinonimi di calcio e Barcelona.

Nella sala dei trofei e delle maglie, due in particolare sono incorniciate in un punto separato e dedicato dell’ampia sala museo del 10 del Barça. Una sopra l’altra, in verticale fanno bella mostra la maglia della nazionale dell’Argentina e, immediatamente sotto, quella del Barça stagione 2011-12 usata in Liga. 

Si avvicina, solleva lo sguardo e inizia a raccontare senza staccare gli occhi da quelle magliette: “l’Argentina e il Barça sono la mia vita“. Una dichiarazione d’amore e d’intenti che non lascia spazio a dubbi o speculazioni. 

Il genio di Rosario non lascerà mai il Barcelona, la sua Barcelona. “Sono nella migliore squadra del mondo. Una delle migliori città del mondo. La mia famiglia si sente a casa qui, i miei figli hanno gli amici a Barcelona. Ogni anno gioco per vincere tutti i trofei possibili in palio. Perché mai dovrei andare via e lasciare il Barça? Non ne ho alcuna necessità“. 

E’ tuttavia vero che negli anni addietro aveva fatto un pensierino a cambiare aria e campionato, magari la Premier. “Ma poi alla fine ti guardi intorno, vedi ciò che hai qui e ti viene il terrore di andare via“.

Messi si riferisce, in questo passo dell’intervista, al famoso periodo nero di Leo a Barcelona, quando tutti ormai dicevano che avrebbe lasciato il club (alcuni soloni lo avevano anzi già sistemato nell’undici del Psg). Era l’anno della malattia di Tito, quello dell’eliminazione ad opera del Bayern con un 0-7 complessivo tra andata e ritorno. E fu proprio quell’anno, sul finire della stagione, che Tito riuscì a convincere Leo a restare. Dopo qualche tempo Tito ci avrebbe lasciato non senza aver prima fatto il regalo più bello e importante che avesse mai potuto fare al club della sua vita e a tutto il barcelonismo: Leo Messi per sempre in blaugrana.

 

Messi: “Vedere Neymar al Madrid sarebbe terribile”

Leo Messi ha aperto le porte della sua abitazione ad una emittente televisiva del suo Paese la TyC Sports. L’ambiente deputato all’intervista è stata la sala trofei – museo. Il luogo della sua collezione di maglie, dove espone i palloni firmati dalla squadra dopo le sue mille e una tripletta; il luogo dove dimorano i palloni d’oro con accanto le mise indossate alle celebrazioni e successivi party. Un luogo in cui entrare in punta di piedi, carico di misticismo laico e deputato alla celebrazione della grandezza del calcio e del suo più iconico messaggero e profeta: il Messia Leo Messi.

Nel corso della intervista Leo ha parlato di tanti argomenti, saltellando dalla Champions alla Liga, dalla sua vita a Barcelona al suo futuro nel club. Tra gli argomenti trattati c’è stato spazio anche per Neymar.

Sarebbe terribile vederlo con la maglia del Madrid” ha detto Leo alla domanda indiscreta dell’intervistatore. “Per quello che ha vinto nel Barça, e per come lo ha vinto, sarebbe una cosa terribile per tutto il barcelonismo. Oltre ad andare a rafforzare una squadra già forte di suo. Gli ho parlato più volte” precisa il campione argentino “e sa come la penso in proposito” ha chiosato. Come se avesse voluto dire: uomo avvisato mezzo salvato.

A quel punto il giornalista di TyC Sports gli ha chiesto come sarebbe stata la risposta del Camp Nou ad un eventuale arrivo di Neymar da avversario con indosso la camiseta blanca. Leo ha piegato leggermente il capo di lato e si è aperto in un sorriso imbarazzato. Ha esitato un attimo a rispondere, come sopraffatto dalla timidezza che lo contraddistingue fuori dal campo. Come se avesse letto nel suo pensiero e lo avesse voluto precedere, l’intervistatore ha aggiunto: “Come quando era arrivato Figo al Camp Nou con la maglia del Madrid“.     

Lenglet mantiene il silenzio sul suo passaggio al Barça e finisce per confermarlo

Grande partecipazione di cronisti all’allenamento del Sevilla questo pomeriggio. L’uomo copertina quest’oggi è stato ovviamente Clement Lenglet, il ventiduenne difensore centrale sevillista che tutte le fonti lo danno ormai già blaugrana.

Come abbiamo scritto nel nostro pezzo  (https://passiobarca.wordpress.com/2018/05/16/fc-barcelona-barca-lenglet-accordo-per-5-anni/), Lenglet avrebbe raggiunto per il tramite del suo agente un accordo di cinque anni con il Barça, suo prossimo club a fine stagione. Ebbene, all’uscita del campo di allenamento del Sevilla, tutti gli occhi erano puntati sul giocatore francese. Quando la sua auto ha lasciato il centro sportivo tutti gli si sono fatti addosso e lo hanno investito con una ondata di domande circa il suo futuro. Tutte le richieste tendevano a raccogliere le sue dichiarazioni sulla notizia del giorno. 

Il giocatore, confermando così per fatti concludenti la notizia che abbiamo riportato, ha evitato le domande e si è trincerato dietro un muro difensivo degno della sua migliore prestazione in campo. Le uniche parole che gli sono uscite dalla bocca mentre lasciava in auto il centro di allenamento è stato un triplice no.

Solo il giocatore avrebbe potuto negare la notizia del suo futuro a Barcelona. E non lo ha fatto.   

FC Barcelona. Barça – Lenglet Accordo per 5 anni

Il Barça ha chiuso con Clement Lenglet un accordo per cinque temporadas. L’attuale difensore centrale sinistro del Sevilla sarà dunque il nuovo difensore del FC Barcelona nella prossima stagione. Il giocatore francese di 22 anni, proveniente dalla squadra di Caparros, è il primo rinforzo per un reparto difensivo che nelle ultime partite è sotto la lente d’ingrandimento di tifosi, stampa e dirigenza. L’accordo sarà chiaramente ufficializzato al termine della stagione. Il Barça pagherà la clausola di rescissione stabilita in 30/35 milioni di euro. Circo l’ammontare della stessa, sussistono varie versioni. C’è chi la fissa in 30 e chi in 35 milioni. In ogni caso il club blaugrana ha affrettato i tempi e ha chiuso con il procuratore del giocatore.

Lenglet è stata l’ultima scoperta di Monchi al Sevilla. Proveniente dal Nancy a gennaio 2017, il ragazzo in questo anno e mezzo in Andalucia si è messo in evidenza come uno dei più promettenti difensori del panorama europeo. Alto 1,86, il ragazzo può occupare ambedue le posizioni da difensore centrale, anche se essendo mancino, preferisce giocare a sinistra. Con il suo arrivo il reparto difensivo di Valverde si completa di un elemento importante che darà certamente qualità ad una panchina che, come abbiamo sottolineato nel nostro ultimo articolo sul Problema Difesa della squadra, quest’anno è stato un po’ l’elemento down della squadra.

L’accordo è stato raggiunto, come detto, sulla base di cinque anni ed è stato concordato nei giorni scorsi da un incontro tra gli emissari del club Pep Segura e Robert Fernandez e il rappresentante del giocatore. Lenglet, da tempo osservato speciale blaugrana, ha sempre tentennato per il pericolo di non avere molte opportunità di trovare il posto in squadra con due centrali del calibro di Piqué e Umtiti come concorrenti per due maglie. Inizialmente anche il Barça pensava a lui solo come alternativa ad un eventuale mancato rinnovo di Umtiti. Ma le ultime partite e sopratutto il rovescio di Levante, hanno fatto cambiare repentinamente le cose a Can Barça. Anche il giocatore ha mutato parere, decidendo così di mettersi in gioco e accettando la sfida di disputarsi la titolarità con il connazionale. L’idea del club è quella di apporre al contratto di Lenglet una clausola molto alta, intorno ai 400/500 milioni di euro al fine di evitare ciò che sta accadendo adesso con Umtiti, vale a dire discutere un rinnovo a cifre ritenute eccessivamente alte dal club con un giocatore che ha una clausola rescissoria bassissima: appena 60 milioni.          

FC Barcelona – Il Barça e il problema difesa

Il Barça ha improvvisamente scoperto si avere un Problema Difensivo. L’ultima parte della stagione di Liga, da aprile in poi, è stato quello più difficile per la retroguardia della squadra allenata da Valverde. Storicamente aprile è il mese più complicato per il club blaugrana. E’ il mese in cui la squadra ha sempre avuto il picco negativo in quello che potrebbe essere un grafico dell’andamento delle azioni della squadra. Da diverse stagioni a questa parte il trend ascendente che la squadra mantiene da inizio campionato inizia ad avere una inversione di marcia con l’arrivo della primavera, e dal mese di aprile la curva di rendimento inizia a calare e finisce inevitabilmente in territorio negativo. Così sono nate le eliminazioni in Champions League, tutte nello stesso periodo dell’anno (Atletico, Juventus, Roma) e la squadra ha iniziato a soffrire anche in campionato.

Due stagioni fa, dopo l’eliminazione ad opera dei colchoneros, la squadra erose il margine di vantaggio in classifica e riuscì a laurearsi campione di Spagna sentendo il fiato sul collo delle avversarie. Quest’anno la Liga era ampiamente al sicuro dalla partita di ritorno al Camp Nou contro l’Atletico e la squadra era nettamente più forte ed equilibrata rispetto agli anni scorsi per rischiare di rimettere in gioco il campionato.

In ogni caso, da aprile ad oggi, il rendimento difensivo della squadra è cambiato totalmente. Da difesa migliore del campionato e d’Europa, con ben 18 clean sheet in 29 giornate, è passata ad incassare almeno una rete a partita nelle ultime sette gare. Un chiaro segno di malessere della fase difensiva, sia ben chiaro, e non solo della difesa. La stanchezza, mentale e fisica, ha certo fatto la sua parte. Il ricambio non adeguato negli uomini difensivi ha concluso l’opera. 

Nella partita contro il Levante il concetto è stato chiaro: Umtiti e Piqué non hanno sostituti adeguati al livello Barça. Quando non giocano loro, il livello di rendimento della squadra e della fase difensiva si abbassa enormemente. I laterali non possono spingere liberi da preoccupazioni di equilibri difensivi. Limitati mentalmente e tatticamente di dover dar supporto alla difesa per coprire i buchi lasciati dai compagni di reparto, non possono fornire da una parte il sostegno alla fase d’attacco, lasciando così inesplorate le fasce e facendo mancare il supporto in cross e sovrapposizioni; dall’altra, fanno mancare al centrocampo il pressing sui portatori di palla avversari. In questo modo la zona mediana si ritrova in sotto numero e viene presa d’infilata dalla squadra avversaria.       

Vermaelen è un ottimo difensore di sicuro affidamento e quest’anno ha dato ampiamente il suo contributo alla squadra risultando estremamente utile. Ciò è tanto più vero se si pensa che Robert aveva ormai deciso per una riconferma del giocatore. Contro il Levante, tuttavia, è ricaduto nell’ennesimo infortunio muscolare. Con questo sono tre solo in questa stagione i problemi fisici che hanno afflitto il giocatore belga. Quanto può essere prudente puntare su un giocatore che sta più in infermeria che sul campo?

Se su Vermaelen si nutrono dubbi di origine fisica, tutt’altri pensieri sono rivolti su Yerry Mina. Domenica il colombiano è stato artefice di una prestazione disastrosa. Spesso fuori posizione, mai incisivo nell’uno contro uno, la sua attuazione è suonata come una condanna definitiva nei suoi confronti. Il giocatore, oggi come oggi, non ha le competenze, le capacità e la concentrazione per poter giocare in una squadra come questa. Nemmeno come rincalzo ovviamente. Nel Barça le seconde linee devono essere al medesimo livello dei titolari. Se un giocatore dell’undici base lascia il terreno di gioco, il subentrante non deve far notare l’uscita dal campo del compagno. Con Mina ciò non accade. Se gioca al posto di Umtiti o Piqué il divario è talmente grosso che anche Boateng è in grado di fare il fenomeno. Il ragazzo è giovane, è appena arrivato dal Palmeiras, praticamente un altro pianeta calcistico rispetto all’Europa e al FC Barcelona. Non è facile, certo, ma al Barça non si può aspettare nessuno. Quest’ultima gara ha perciò fatto scattare non solo un campanello d’allarme, ma le sirene dell’allerta contraerea di bellica memoria. Se i tecnici credono in lui si può studiare la soluzione del prestito per fargli fare esperienza europea in una squadra che, per tipologia di gioco, possa avere una sorta di profilo Barça.

Capitolo a parte merita Semedo. Anche il portoghese è stato coinvolto nel tracollo difensivo del Ciutat de Valencia. Anche su di lui sono puntati i mirini laser della dirigenza del Barça. Anche su di lui si infittiscono i colloqui insieme ai dubbi. Ha il profilo che serve a questa squadra? Ha continuità di rendimento, nel caso di risposta positiva alla prima domanda? Semedo è molto veloce, bravo quando deve offendere, ma estremamente leggero e approssimativo in fase difensiva. In più di una circostanza, e non solo in quest’ultima disastrosa partita, il ragazzo non ha capito, o saputo leggere, o intuito l’azione dell’avversario, rimanendo inevitabilmente tagliato fuori dall’azione e lasciando in inferiorità numerica i compagni di reparto. Anche su di lui si è dunque posato lo sguardo della secretaria. Quest’anno si preannuncia una campagna di rafforzamento più complicata di quanto si sarebbe preventivato anche solo qualche settimana fa.

FC Barcelona – Contro il Levante la fine de la ilusiòn della imbattibilità

La squadra di Valverde perde al Ciutad de Valencia contro il Levante con il risultato di 5-4 in una partita loca. La squadra blaugrana orfana di Messi, non convocato, e di Piqué (primo tempo in panchina) interrompe così la ilusion della invincibilità. Dopo 43 partite totali senza sconfitte e una Liga vinta e condotta da imbattuti, a due passi e due partite dalla conclusione arriva la caduta, rovinosa. Il Levante, da parte sua, dopo aver fermato il Madrid al Bernabeu, si toglie lo sfizio di fare ciò che a nessun’altro prima d’ora era riuscito. 

Un partido loco si diceva. Il Barça è sceso in campo deconcentrato ed è stato immediatamente attaccato dal Levante. I blaugrana hanno giocato una prima parte di gara orrorifica, completamente disconnessi tra i reparti e mentalmente fuori dalla sfida. Disequilibrata, con un centrocampo che non faceva filtro e teneva poco palla e una difesa che imbarcava acqua da tutte le parti, il Barça sembrava una nave in balia delle onde di un mare in tempesta, o per dirla con Don Abbondio, un vaso di terracotta stretto tra molti vasi di ferro. Quel mare in tempesta era il semplice Levante che, a dispetto del suo cambio di marcia nelle ultime giornate (quattro vittorie consecutive alla vigilia della sfida con il Barça), non avrebbe dovuto creare eccessivi problemi ad un Barça concentrato e in partita mentalmente. 

Nel primo tempo il Levante ha sfondato centralmente e sugli esterni mettendo in evidenza tutti i problemi di una difesa a cui mancavano Piqué e Umtiti. E così Boateng (due volte), ha portato i suoi sul 2-0. La squadra di Valverde è stata anche fortunata in alcune circostanze (traversa di Bardhi a Ter Stegen battuto). La squadra ha patito anche nella zona nevralgica del campo. Il centrocampo non è riuscito a organizzare il gioco con ordine, ha perso molti palloni e nella zona mediana ha regnato la confusione. In attacco, in assenza di Messi, Dembélé è stato sicuramente il più intraprendente. L’infortunio di Vermaelen e l’ingresso in campo di Piqué ha svegliato la squadra dal suo torpore e, al 38′, è giunta la rete del 2-1 di Coutinho che rimetteva in partita i suoi. 

Nella ripresa si attendeva l’assalto del Barça nel tentativo di recuperare lo svantaggio. Invece, del tutto inaspettato, è stato il Levante che, nel giro di 10 minuti, dal 46′ al 56′ ha segnato ancora tre volte portandosi su un incredibile 5-1. La partita era praticamente vinta e stravinta dai padroni di casa. Ma quando gioca la squadra di Valverde non esistono partite finite fintanto che la gara non è terminata. Così, dopo la rete di Coutinho del 5-2, il Barça ha serrato le fila e ha tirato fuori l’orgoglio della grande squadra. Altre due reti del brasiliano ex Liverpool e una su rigore di Suarez per fallo di Boateng su Busquets hanno riportato sotto la squadra di Valverde. 5-4 per il Levante a venti dalla fine. Il Barça ha continuato ad attaccare con la forza della disperazione aggrappati ad un sogno, chiudere la Liga senza sconfitte. La formazione blaugrana ha schiacciato la granota in area di rigore ed è riuscita a non farla ripartire in contropiede. Così sono arrivate altre occasioni per raggiungere il pari, ma la strenua difesa levantina e un po’ di precipitazione sotto porta di Coutinho e Compagnia non hanno permesso il recupero miracoloso.