Il Barça ha improvvisamente scoperto si avere un Problema Difensivo. L’ultima parte della stagione di Liga, da aprile in poi, è stato quello più difficile per la retroguardia della squadra allenata da Valverde. Storicamente aprile è il mese più complicato per il club blaugrana. E’ il mese in cui la squadra ha sempre avuto il picco negativo in quello che potrebbe essere un grafico dell’andamento delle azioni della squadra. Da diverse stagioni a questa parte il trend ascendente che la squadra mantiene da inizio campionato inizia ad avere una inversione di marcia con l’arrivo della primavera, e dal mese di aprile la curva di rendimento inizia a calare e finisce inevitabilmente in territorio negativo. Così sono nate le eliminazioni in Champions League, tutte nello stesso periodo dell’anno (Atletico, Juventus, Roma) e la squadra ha iniziato a soffrire anche in campionato.
Due stagioni fa, dopo l’eliminazione ad opera dei colchoneros, la squadra erose il margine di vantaggio in classifica e riuscì a laurearsi campione di Spagna sentendo il fiato sul collo delle avversarie. Quest’anno la Liga era ampiamente al sicuro dalla partita di ritorno al Camp Nou contro l’Atletico e la squadra era nettamente più forte ed equilibrata rispetto agli anni scorsi per rischiare di rimettere in gioco il campionato.
In ogni caso, da aprile ad oggi, il rendimento difensivo della squadra è cambiato totalmente. Da difesa migliore del campionato e d’Europa, con ben 18 clean sheet in 29 giornate, è passata ad incassare almeno una rete a partita nelle ultime sette gare. Un chiaro segno di malessere della fase difensiva, sia ben chiaro, e non solo della difesa. La stanchezza, mentale e fisica, ha certo fatto la sua parte. Il ricambio non adeguato negli uomini difensivi ha concluso l’opera.
Nella partita contro il Levante il concetto è stato chiaro: Umtiti e Piqué non hanno sostituti adeguati al livello Barça. Quando non giocano loro, il livello di rendimento della squadra e della fase difensiva si abbassa enormemente. I laterali non possono spingere liberi da preoccupazioni di equilibri difensivi. Limitati mentalmente e tatticamente di dover dar supporto alla difesa per coprire i buchi lasciati dai compagni di reparto, non possono fornire da una parte il sostegno alla fase d’attacco, lasciando così inesplorate le fasce e facendo mancare il supporto in cross e sovrapposizioni; dall’altra, fanno mancare al centrocampo il pressing sui portatori di palla avversari. In questo modo la zona mediana si ritrova in sotto numero e viene presa d’infilata dalla squadra avversaria.
Vermaelen è un ottimo difensore di sicuro affidamento e quest’anno ha dato ampiamente il suo contributo alla squadra risultando estremamente utile. Ciò è tanto più vero se si pensa che Robert aveva ormai deciso per una riconferma del giocatore. Contro il Levante, tuttavia, è ricaduto nell’ennesimo infortunio muscolare. Con questo sono tre solo in questa stagione i problemi fisici che hanno afflitto il giocatore belga. Quanto può essere prudente puntare su un giocatore che sta più in infermeria che sul campo?
Se su Vermaelen si nutrono dubbi di origine fisica, tutt’altri pensieri sono rivolti su Yerry Mina. Domenica il colombiano è stato artefice di una prestazione disastrosa. Spesso fuori posizione, mai incisivo nell’uno contro uno, la sua attuazione è suonata come una condanna definitiva nei suoi confronti. Il giocatore, oggi come oggi, non ha le competenze, le capacità e la concentrazione per poter giocare in una squadra come questa. Nemmeno come rincalzo ovviamente. Nel Barça le seconde linee devono essere al medesimo livello dei titolari. Se un giocatore dell’undici base lascia il terreno di gioco, il subentrante non deve far notare l’uscita dal campo del compagno. Con Mina ciò non accade. Se gioca al posto di Umtiti o Piqué il divario è talmente grosso che anche Boateng è in grado di fare il fenomeno. Il ragazzo è giovane, è appena arrivato dal Palmeiras, praticamente un altro pianeta calcistico rispetto all’Europa e al FC Barcelona. Non è facile, certo, ma al Barça non si può aspettare nessuno. Quest’ultima gara ha perciò fatto scattare non solo un campanello d’allarme, ma le sirene dell’allerta contraerea di bellica memoria. Se i tecnici credono in lui si può studiare la soluzione del prestito per fargli fare esperienza europea in una squadra che, per tipologia di gioco, possa avere una sorta di profilo Barça.
Capitolo a parte merita Semedo. Anche il portoghese è stato coinvolto nel tracollo difensivo del Ciutat de Valencia. Anche su di lui sono puntati i mirini laser della dirigenza del Barça. Anche su di lui si infittiscono i colloqui insieme ai dubbi. Ha il profilo che serve a questa squadra? Ha continuità di rendimento, nel caso di risposta positiva alla prima domanda? Semedo è molto veloce, bravo quando deve offendere, ma estremamente leggero e approssimativo in fase difensiva. In più di una circostanza, e non solo in quest’ultima disastrosa partita, il ragazzo non ha capito, o saputo leggere, o intuito l’azione dell’avversario, rimanendo inevitabilmente tagliato fuori dall’azione e lasciando in inferiorità numerica i compagni di reparto. Anche su di lui si è dunque posato lo sguardo della secretaria. Quest’anno si preannuncia una campagna di rafforzamento più complicata di quanto si sarebbe preventivato anche solo qualche settimana fa.