Quattro goals, cinque pali, un rigore fallito e una rete valida non vista dalla terna arbitrale. Il tutto condito in salsa spumeggiante e ribollente di gran gioco, spettacolo e giocate strappa applausi. Questo il resumè, il menu della gara di ieri notte tra il Barça e il Depor. Gli autori della quaterna sono stati un redivivo Suarez, che ha colpito anche un palo e causato il rigore della serata, e Paulinho. Entrambi i giocatori sono stati protagonisti con una doppietta a testa.
Nota negativa
L’unica nota negativa in una serata per altro splendente e luccicante, arriva dall’infortunio muscolare di Paco Alcacer, che giunge proprio nel momento migliore per il giocatore. Il ragazzo aveva iniziato a segnare e a giocare con i compagni come mai da quando è arrivato al Barça nella scorsa stagione. L’ex Valencia dovrà restare a riposo alcune settimane e non sarà perciò disponibile per il Clasico. Valverde avrà dunque gli uomini contati in attacco per la partita più importante della stagione.
Messi all’asciutto
Tra i marcatori contro il Depor non compare il nome di Messi. Questa è decisamente una sorpresa. L’argentino ha disputato una gara maiuscola, deliziando il suo pubblico e favorendo i suoi compagni con giocate strabilianti. Il giocatore ha cercato la via della rete in tutti i modi, ma alla fine si è dovuto arrendere. Ha colpito due pali e una traversa, sbagliato un tiro dal dischetto e dato un assist vincente. In più di una occasione ha sfiorato il goal per pochi centimetri, su azione manovrata, su punizione, addirittura su calcio d’angolo, ma ogni volta la palla è uscita di un filo o il portiere si è esaltato con parate importanti. Alla fine della gara, mentre tutti festeggiavano il balzo in classifica e il vantaggio di +11 sul Madrid, il suo era l’unico volto triste tra quelli in blaugrana. I suoi occhi erano sconsolati, quasi increduli per non essere riuscito a partecipare alla festa con una rete. Una delusione tutta personale e interiore, giacché il pubblico lo ha sostenuto dal primo all’ultimo minuto, coreando il suo nome e osannandolo con il tipico gesto della semi genuflessione che i tifosi sugli spalti hanno dedicato a più riprese al loro campione. E ogni volta che i palloni scagliati dall’argentino sibilavano accanto ai pali della porta del Depor, via via che il cronometro scorreva inesorabile, il suo nome veniva scandito sempre più a gran voce, come per ripagarlo della mancata gioia per il goal che non arrivava.
Gran prova della squadra
Alla Pulce, tuttavia, è mancata solo la via della rete. Il ragazzo ha preso in mano la squadra e ha condotto i suoi prodi ad una prestazione maiuscola ad una settimana esatta dall’incontro forse più decisivo di questa Liga: il Clasico del 23 contro il Madrid al Bernabeu. Forse proprio per quello voleva segnare anche lui. Per presentarsi a Chamartin con le scarpette lucidate dalla marcatura e con un distacco ancora maggiore sul rivale blanco nella classifica del pichici. Ma il fatto che Messi non abbia segnato contro il Depor è solo un dettaglio. La delusione durerà appena il tempo di una nottata. La sua gara è stata talmente accecante nella sua bellezza che una mancata marcatura non può minimamente intaccare il suo morale, che deve essere altissimo data la fenomenale prestazione messa in campo.
Una vittoria di squadra
Ognuno degli undici in campo ha disputato una partita di elevato livello qualitativo, tattico e tecnico. Quella di ieri è stata la vittoria di una squadra unica, un blocco granitico che gioca, soffre (se c’è da soffrire) e vince all’unisono. Una formazione composta da undici elementi che si integrano alla perfezione e che compongono un ensamble che esegue lo spartito con una perfezione musicale assoluta. Come Rakitic, che ha recuperato palloni a iosa e difeso nella posizione solitamente occupata da Busquets; Iniesta, che ha strappato applausi e ohhh! al pubblico per la qualità delle sue giocate (l’apertura sopra la difesa per Messi in occasione della prima rete è qualcosa di celestiale; la raffinata giocata a centrocampo a liberarsi di due uomini che ha dato il via all’azione conclusasi con la rete del 3-0 in apertura del secondo tempo valeva da sola il prezzo del biglietto); Sergi Roberto, autore di una prestazione di spessore e di un assist per Suarez da vedere e rivedere; Vermaelen, che da quasi rietto sta diventando una sicurezza in difesa, collezionando una prestazione più convincente dell’altra tanto da mettersi seriamente in alternativa con il rientrante Mascherano per il ruolo di titolare nel Clasico al centro della difesa. Addiritura André Gomez è stato il destinatario, per la prima volta in assoluto da quando veste la samarreta blaugrana, di uno degli ohhhh! che il pubblico ha riservato ai propri beniamini. Se fino allo scorso anno si vinceva grazie al tridente, con tutti gli scompensi tattici che ciò comportava, quest’anno, e questa gara è la cartina di tornasole della stagione, le vittorie giungono per mezzo di una prestazione unitaria di tutti gli uomini in campo. Dalle vittorie del tridente si è passati alle vittorie di squadra. Un passo avanti di enorme valore. Se lo scorso anno, per una ragione o per l’altra si bloccava il tridente o uno dei suoi interpreti, il Barça faticava, non trovava risorse alternative per arrivare alla vittoria. Se in questa stagione uno degli interpreti dovessi incorrere in una giornata no, è la squadra a risolvere la situazione e a trovare le giuste contromosse. Negli anni targati MSN le reti arrivavano a valanga quasi esclusivamente dall’attacco; in questa temporada, invece, il registro è molto diverso. E le sei reti di Paulinho, un centrocampista, sono qui a dimostrarlo.
Valverde direttore d’orchestra
Di chi è il merito di questa metamorfosi? La fuga di Neymar ha dato certamente una mano e il ritrovato protagonismo di Jordi, che con Messi ha creato una connexion determinante proprio grazie all’assenza del brasiliano, è qui a dimostrarlo con i fatti. Il peso offensivo del numero 18 e il numero degli assist parlano da soli. Ma la ragione della trasformazione della squadra non è solo spiegabile con l’assenza del Brasilian Fuggiasco. In questa squadra che gioca come un ensamble, una orchestra sinfonica perfettamente accordata, il maestro sul banchetto del direttore è decisamente Valverde. E’ lui la vera risorsa del Barça di quest’anno. Ha preso in mano una squadra che sognava rinforzi milionari per poi ritrovarsi immediatamente dopo senza uno dei giocatori di maggior prestigio della rosa. Non deve essere stato certo facile. Gli inizi, con un clima arroventato dai malumori, le polemiche, le mozioni di censura che scuotevano le fondamenta della Junta, sono stati traumatici e disastrosi. Ma dopo la doppia lezione subita ad agosto dal Madrid in Supercopa e le parole taglienti di Piqué (“Per la prima volta in tanti anni mi sono sentito inferiore al Madrid”), il direttore d’orchestra Valverde ha messo mano alla sua creatura, l’ha plasmata, ha inserito i nuovi acuisti tanto dileggiati in estate, Paulinho su tutti, ha provato nuove posizioni (Suarez a sinistra e Messi falso nueve con Dembélé a destra), e dopo avere perso anche il francese, con il mondo che pareva crollare addosso a tutto il barcelonismo, la formichina Valverde, da bravo tecnico qual’è, in silenzio, nel suo laboratorio alla Ciutat Esportiva, tra provette e alambicchi, è riuscito a trovare la giusta alchimia e come un moderno Merlino ha trasformato una pattuglia sull’orlo di una crisi di nervi (grazie Pedro per avere trovato un titolo così meravigliosamente calzante con la nostra situazione) in una creatura meravigliosa che marcia come un perfetto meccanismo di manifattura. Sì, è Valverde il vero deus ex machina del Barça 2017-18; è Valverde il direttore d’orchestra che è riuscito ad accordare un gruppo di solisti eccelsi che pareva suonare in una chiave differente l’uno dall’altro. Ed è merito di Valverde la rinascita di giocatori chiave come Iniesta (che con Lucho pareva sul viale del tramonto), come Jordi (che aveva chiesto il trasferimento sul finire della scorsa stagione perché non trovava più posto in squadra con il passaggio della difesa a tre). Anche il recupero di uomini come Paco Alcacer (l’infortunio di stasera che lo terrà lontano dai campi da gioco per alcune settimane è l’unica nota stonata della serata) e di Vermaelen, sono dovuti alla preparazione di un tecnico che non appare molto, ma che si fa certamente notare per il lavoro che la sua squadra produce in campo. Questa notte lo scontro da titani della prossima settimana, che può essere decisivo per sentenziare la Liga, fa decisamente meno paura. Grazie Barça; grazie Valverde.
Giuseppe Ortu – Riproduzione riservata