Nike mette in vendita la maglia di Coutinho

E’ accaduto nella notte di ieri. La Nike, nel suo sito ufficiale, ha pubblicizzato per alcune ore la vendita della maglia di Coutinho legandola ad una promozione valida fino al 6 gennaio. Acquistando la maglietta del Barça del brasiliano entro quella data, la stampa del numero e del nome venivano offerte gratis. L’annuncio diceva: “Philippe Coutinho is ready to light up Camp Nou. Get your 1017/18 FC Barcelona kit with the Magician’s name on it. Act fast – free personalisation only available until 6 January“.

L’annuncio è rimasto online appena un’ora, dopodiché è stato tolto dallo shop Nike.

Lapsus Freudiano? Prove di marketing? Sia quel che sia, questa è l’ulteriore prova che la i tempi dello sbarco di Coutinho a Barcelona sono sempre più stetti e vicini    

Real Madrid – Barça 0 – 3 Messi Christmas Barça!

Buon Natale Barça! Il Natale di Leo, mutuando il titolo di uno dei romanzi di Agatha Christie (Il natale di Poirot), è scintillante, lussuoso, elegante, semplice. Esattamente come la Pulce argentina. Un Natale allegro e felice per i soci e aficionados culè che sotto l’albero troveranno ben 14 punti di vantaggio sugli odiati storici rivali.

Con una prestazione straordinaria davanti a un Madrid appena laureatosi campione del mondo per club, il Barça ha conquistato i tre punti in palio, lasciato a -14 i rivali, quasi sentenziato la Liga e annichilito i blancos sul campo e i tifosi sulle gradinate del Bernabeu. La fine della partita ha visto i blaugrana festeggiare il terzo goal davanti ad uno stadio mezzo vuoto (molti tifosi del Madrid avevano già lasciato il Bernabeu già ben prima della rete di Aleix Vidal) e i giocatori del Madrid in preda ad uno sconforto che sapeva di arresa incondizionata al rivale.

E meno male che il club di Florentino, e molti dei suoi giocatori, avevano chiesto che il Barça facesse loro il Pasillo de Honor. Alla fine la situazione era del tutto opposta. Dopo questo colpo del ko e questa prestazione, sarebbe stato doveroso che il Madrid stesso si fosse schierato ad ala per il passaggio del Barça vittorioso, come una moderna armata di Cesare dopo l’ennesima conquista in terra barbara.

La partita è stata combattuta sin dalle prime battute. Un primo tempo equilibrato, con due pericolose conclusioni a testa e molto gioco a centrocampo. Il Madrid ha iniziato pressando alto e con intensità. Il Barça ha pensato più a controllare le giocate dell’avversario che a sbilanciarsi per colpire. I blaugrana, con 11 punti di vantaggio, potevano giocare su due risultati; il Madrid, invece, era costretto a vincere per cercare di ridurre il pesante svantaggio in classifica. Questa circostanza ha portato ad avere una squadra frenetica, nervosa e schizofrenica nelle giocate contro una, il Barça, che giocava con la tranquillità e la calma derivanti da una condizione di classifica invidiabile. Lo stesso Zidane, lasciando Isco in panchina per tutta la partita, e preferendogli addirittura Kovacic nell’11 titolare, ha mostrato segni di poca presenza a sé stesso. La squadra di Valverde ha ringraziato. Raramente il Barça si è disunito, giocando sempre un calcio guardingo, intelligente e compatto in ogni reparto del campo. La difesa, ben protetta da attacco e centrocampo, non è quasi mai andata in difficoltà. Quando ciò è accaduto ci ha pensato Ter Stegen a deviare un potente diagonale di Cristiano Ronaldo in angolo. In un’altra circostanza, su conclusione di un fischiatissimo Benzemà, il palo ha graziato il portiere tedesco intervenendo in sua vece. I blaugrana hanno giocato in maniera sorniona, senza fretta, e quando gli si è presentata l’occasione non l’hanno certo lasciata cadere. Per due volte, con Paulinho, la squadra è andata vicina alla rete del vantaggio. In una prima circostanza con un tiro al volo di grande difficoltà su assist di Messi dalla trequarti, e nella seconda occasione di testa dopo l’ennesima azione tambureggiante dell’argentino in combinazione con Jordi. In entrambe le occasioni il portiere costaricense si è dovuto superare per giungere all’intervallo sullo 0-0.

Ripresa

Nel secondo tempo la musica è cambiata totalmente. Il Barça ha preso decisamente il comando della partita. Assunto il controllo del centrocampo con autorità e personalità, Iniesta, Rakitic e Busquets, sovente aiutati da Leo che svariava per il campo a suo piacimento, ora in difesa a recuperare palloni, ora in mezzo a illuminare o in attacco per fare ammattire i difensori avversari, hanno gestito la sfera facendola girare per i quattro angoli del campo. Gli avversari si sono così trovati costretti a rincorrere per ogni dove palla e avversari come in una sorta di torello a tutto campo. Mentre il Barça acquisiva sempre maggiore sicurezza, il Madrid perdeva il già fragile equilibrio tattico e psicofisico. Ecco dunque fioccare le entrate proibite sulle gambe (e non solo) dei giocatori di Valverde. Marcelo avrebbe meritato di andare anzitempo negli spogliatoi per un doppio giallo mai arrivato; lo stesso Ramos, autore di un attentato all’incolumità fisica di Suarez, colpito da un pugno sferrato dal numero 4 in maglia blanca, avrebbe meritato un rosso diretto invece del semplice cartellino giallo. Alla fine il rosso arriverà, destinatario Carvajal, per essersi sostituito al suo portiere nel tentativo di evitare il goal del 2-0, poi giunto sul conseguente calcio di rigore.

Ma facciamo un passo indietro. Sullo 0-0 una azione magistrale del Barça, iniziata da Busquets, che ha gestito un delicato possesso poco oltre la propria area di rigore, proseguita da Rakitic, che ha percorso tutto il campo senza trovare avversari che si opponessero alla sua cavalcata, rifinita da Sergi Roberto, autore di un pase da maravilla per Suarez che ha fulminato il Madrid sul lato debole, ha instradato la partita verso Barcelona. Il Madrid ha sbandato e il Barça ha affondato il colpo. Il tempo di un battito d’ali ed è giunta l’azione della svolta definitiva. Altra giocata di Messi per Suarez; sulla sua conclusione Keylor Navas ha fatto il miracolo, ma sul batti e ribatti che ne è seguito Carvajal ha parato la conclusione di Paulinho poco prima che la palla finisse in fondo al sacco. Per l’arbitro non ci sono dubbi: rigore e espulsione. Dal dischetto Messi sentenzia partita e, probabilmente, Liga.

Da quel momento, sopra di due reti e con un uomo in più, il Barça ha gestito da gran signore davanti ai vassalli la parte finale del match. Tra una toreada e l’altra c’è lo spazio anche per la terza rete giunta, come lo scorso anno, praticamente sul fischio di chiusura dell’arbitro. Ancora Messi che ha tenuto la palla in campo sull’out di destra, supera Marcelo e pur senza una scarpa riesce a servire Aleix Vidal che arrivava in corsa da dietro per spaeare in porta, trafiggere il portiere avversario e chiudere la sfida sul risultato di tre a zero. Buon Natale Barça. Buon Natale Leo. Messi Christmas a tots!

   

L’Atletico denuncia il Barça alla Fifa per i contatti con Griezmann

Brutte notizie in casa Barça. L’Atletico ha presentato una denuncia presso la Fifa contro il Barça per avere contattato Antoine Griezmann senza avere avuto previamente il consenso del club colchonero. I contatti tra l’entourage del giocatore e il Barça erano diventati di dominio pubblico nei giorni scorsi quando si era venuto a conoscenza di un pranzo tra la famiglia del giocatore e il Barça. Le indiscrezioni che giravano in città sull’interessamento sempre più concreto del club blaugrana verso il francese, sfociato in questo incontro tra le due parti in un noto ristorante della città, sono state poi confermate, poco cautamente viene da dire, da Amor che ha ufficializzato questo incontro. 

A questo punto, con l’ufficializzazione da parte del club, l’Atletico si è mosso di conseguenza decidendo i passi ufficiali da intraprendere. Questi sono sfociati in una denuncia presso la Fifa per irregolare interferenza del club nella trattativa di un giocatore vincolato. Il regolamento prevede che prima di poter contattare direttamente un giocatore sotto contratto ci debba essere l’assenso scritto della società di appartenenza. In assenza di questo, il giocatore può essere avvicinato da un altro club solo se il tesserato versa nel suo ultimo semestre di contratto. Ma questo non è il caso di Griezmann che è legato al club di Simeone fino a oltre il 2020. Da qui la richiesta di intervento della Fifa per far cessare questo “corteggiamento non gradito” e sanzionare di conseguenza il Barça.

A livello di sanzioni la società blaugrana rischia il blocco del mercato per una o più finestre oltre ad una multa salata. Nella storia recente abbiamo altri casi sanzionati in questo modo: La Roma con Mexes, il Chelsea con Kakuta. In entrambi i casi i clubs colpevoli sono stati condannati alla inabilitazione a operare sul mercato per due finestre di mercato. Nel caso della Roma il divieto era stato ridotto ad un periodo di inabilitazione ad iscrivere nuovi giocatori. Il divieto per gli inglesi era rimasto inalterato dopo il ricorso dei Blues anche perché in quel caso la trattativa irregolare riguardava un calciatore allora minorenne. In ogni caso il Barça rischia grosso, e questa sarebbe una tegola di proporzioni immani, tanto più se si pensa quali e quanti sono i progetti di rinforzo della squadra già instradati e pronti per essere portati a termine, uno per tutti quello di Coutinho.

Pasillo de honor? Porque?

Il Real Madrid, per bocca della dirigenza e di alcuni giocatori, primo fra tutti Cristiano Ronaldo che si è espresso in questo modo subito dopo la conquista del Mondiale per Club, vorrebbe, o meglio, avrebbe voluto, che il Barça facesse il pasillo de honor all’ingresso in campo dei blancos per onorare la recente conquista del trofeo internazionale. Dal primo istante le voci provenienti da Can Barça erano state di chiaro diniego. “Perché mai dovremmo?” E’ stata la prima reazione blaugrana. Tale sentimento era unanime nello spogliatoio e nella dirigenza tra coloro che avevano espresso la propria opinione in merito. Dopo alcune singole voci avente più che altro carattere personale, è giunta la voce ufficiale da parte del club. Guillermo Amor, già mitico giocatore blaugrana e ora Responsabile delle relazioni sportive e istituzionali del club, ha messo in ordine queste singole opinioni le ha espresso la linea decisionale del club. Non ci sarà alcun pasillio de honor.

“Perché mai?” dice il dirigente. “Il pasillo de honor si usa quando le due squadre (quella omaggiante e quella omaggiata) hanno partecipato alla medesima competizione e una è risultata vincente sull’altra”. Questo non è certamente il caso in discussione, posto che il Barça non ha partecipato al Mondiale per Club e, conseguentemente, non ha avuto modo e occasione di misurarsi con il rivale. Non essendosi verificata questa condizione non è pensabile che ci sia l’omaggio di uno sconfitto verso il vincitore; perché il pasillo de honor altro non è se non l’omaggio della squadra battuta nei confronti della squadra vincitrice, che con questo gesto ne riconosce, e ne celebra, la superiorità.

In guerra, sopratutto in altri tempi, si usava, raramente è da dirlo, l’esatto opposto. L’Onore delle armi era il riconoscimento del valore militare, del coraggio e dell’onore attribuito all’esercito sconfitto da parte del vincitore. Gli sconfitti, che si erano particolarmente distinti per le loro valorose azioni, passavano in rassegna davanti al vincitore schierato sull’attenti e con le armi sollevate in segno di saluto, come se fosse l’omaggio al vincitore. Ma anche in quel caso, entrambi gli eserciti si erano misurati in un aspro confronto diretto sul medesimo campo di battaglia.

La pretesa di un Pasillo de honor da parte di una formazione che non si è misurata con chi si dovrebbe omaggiare, e che dunque non è risultata mancante nel confronto diretto, è del tutto fuori da ogni logica. E tale pretesa, come tutte quelle prive di ogni fondamento logico, deve essere cestinata immantinente… e senza passare dal via!    

-4 al Clasico Chance per sentenziare la Liga

Ci siamo quasi. Sabato alle 13:00 si pranza con il Barça. In uno degli orari più scomodi per preparare una partita, sopratutto una partita di questo livello e questa importanza, il Barça si giocherà al Bernabeu la chance per dare il colpo di grazia al campionato e al rivale di una vita. 

La squadra blaugrana sbarcherà a Madrid forte del 4-0 contro il Depor e di una prestazione di altissimo livello agonistico e tecnico. Preparare meglio la sfida delle sfide non si poteva. Risultato, gioco, buon umore e buone sensazioni. C’è tutto questo dietro la gara di ieri notte. L’infortunio di Alcacer, che poteva fornire un’alternativa a Valverde nella fase offensiva è l’unica nota negativa della giornata di ieri. Il digiuno di Messi contro il Depor renderà l’argentino ancora più famelico nella gara di sabato contro i blancos. Dopo tre pali, 14 in stagione, è ora che la palla finisca in fondo al sacco. Questo è almeno ciò che si augura la Pulce e tutti i soci blaugrana. 

Con il morale alle stelle, e una condizione fisica ottimale in tutti i suoi uomini, Valverde affronterà uno Zidane fresco vincitore del mondiale per club. Morale a mille anche per il Madrid, ma il cambio di clima – dal caldo degli Emirati al freddo di Madrid – gli incontri ravvicinati e le scorie della festa, possono aver lasciato qualche segno sulle gambe e sulla testa dei madridisti. Bisogna anche tenere in considerazione che sovente dopo la competizione che ha sostituito la vecchia Intercontinentale, subentra sempre un certo calo nelle prestazioni di una squadra. Questo è ovviamente ciò che si augurano a Barcelona. L’occasione è ghiotta. Presentarsi a Madrid con un +11 in classifica, con la possibilità di andare addirittura a +14 e chiudere ogni discorso (balla chiaramente una partita che il Madrid dovrà recuperare) è troppo ghiotta per farsela sfuggire. Valverde e i suoi ci stanno pensando già da un po’ di tempo. 

Grande esibizione del Barça contro il Depor

Quattro goals, cinque pali, un rigore fallito e una rete valida non vista dalla terna arbitrale. Il tutto condito in salsa spumeggiante e ribollente di gran gioco, spettacolo e giocate strappa applausi. Questo il resumè, il menu della gara di ieri notte tra il Barça e il Depor. Gli autori della quaterna sono stati un redivivo Suarez, che ha colpito anche un palo e causato il rigore della serata, e Paulinho. Entrambi i giocatori sono stati protagonisti con una doppietta a testa.

Nota negativa

L’unica nota negativa in una serata per altro splendente e luccicante, arriva dall’infortunio muscolare di Paco Alcacer, che giunge proprio nel momento migliore per il giocatore. Il ragazzo aveva iniziato a segnare e a giocare con i compagni come mai da quando è arrivato al Barça nella scorsa stagione. L’ex Valencia dovrà restare a riposo alcune settimane e non sarà perciò disponibile per il Clasico. Valverde avrà dunque gli uomini contati in attacco per la partita più importante della stagione.  

Messi all’asciutto

Tra i marcatori contro il Depor non compare il nome di Messi. Questa è decisamente una sorpresa. L’argentino ha disputato una gara maiuscola, deliziando il suo pubblico e favorendo i suoi compagni con giocate strabilianti. Il giocatore ha cercato la via della rete in tutti i modi, ma alla fine si è dovuto arrendere. Ha colpito due pali e una traversa, sbagliato un tiro dal dischetto e dato un assist vincente. In più di una occasione ha sfiorato il goal per pochi centimetri, su azione manovrata, su punizione, addirittura su calcio d’angolo, ma ogni volta la palla è uscita di un filo o il portiere si è esaltato con parate importanti. Alla fine della gara, mentre tutti festeggiavano il balzo in classifica e il vantaggio di +11 sul Madrid, il suo era l’unico volto triste tra quelli in blaugrana. I suoi occhi erano sconsolati, quasi increduli per non essere riuscito a partecipare alla festa con una rete. Una delusione tutta personale e interiore, giacché il pubblico lo ha sostenuto dal primo all’ultimo minuto, coreando il suo nome e osannandolo con il tipico gesto della semi genuflessione che i tifosi sugli spalti hanno dedicato a più riprese al loro campione. E ogni volta che i palloni scagliati dall’argentino sibilavano accanto ai pali della porta del Depor, via via che il cronometro scorreva inesorabile, il suo nome veniva scandito sempre più a gran voce, come per ripagarlo della mancata gioia per il goal che non arrivava.

Gran prova della squadra

Alla Pulce, tuttavia, è mancata solo la via della rete. Il ragazzo ha preso in mano la squadra e ha condotto i suoi prodi ad una prestazione maiuscola ad una settimana esatta dall’incontro forse più decisivo di questa Liga: il Clasico del 23 contro il Madrid al Bernabeu. Forse proprio per quello voleva segnare anche lui. Per presentarsi a Chamartin con le scarpette lucidate dalla marcatura e con un distacco ancora maggiore sul rivale blanco nella classifica del pichici. Ma il fatto che Messi non abbia segnato contro il Depor è solo un dettaglio. La delusione durerà appena il tempo di una nottata. La sua gara è stata talmente accecante nella sua bellezza che una mancata marcatura non può minimamente intaccare il suo morale, che deve essere altissimo data la fenomenale prestazione messa in campo.

Una vittoria di squadra

Ognuno degli undici in campo ha disputato una partita di elevato livello qualitativo,  tattico e tecnico. Quella di ieri è stata la vittoria di una squadra unica, un blocco granitico che gioca, soffre (se c’è da soffrire) e vince all’unisono. Una formazione composta da undici elementi che si integrano alla perfezione e che compongono un ensamble che esegue lo spartito con una perfezione musicale assoluta. Come Rakitic, che ha recuperato palloni a iosa e difeso nella posizione solitamente occupata da Busquets; Iniesta, che ha strappato applausi e ohhh! al pubblico per la qualità delle sue giocate (l’apertura sopra la difesa per Messi in occasione della prima rete è qualcosa di celestiale; la raffinata giocata a centrocampo a liberarsi di due uomini che ha dato il via all’azione conclusasi con la rete del 3-0 in apertura del secondo tempo valeva da sola il prezzo del biglietto); Sergi Roberto, autore di una prestazione di spessore e di un assist per Suarez da vedere e rivedere; Vermaelen, che da quasi rietto sta diventando una sicurezza in difesa, collezionando una prestazione più convincente dell’altra tanto da mettersi seriamente in alternativa con il rientrante Mascherano per il ruolo di titolare nel Clasico al centro della difesa. Addiritura André Gomez è stato il destinatario, per la prima volta in assoluto da quando veste la samarreta blaugrana, di uno degli ohhhh! che il pubblico ha riservato ai propri beniamini. Se fino allo scorso anno si vinceva grazie al tridente, con tutti gli scompensi tattici che ciò comportava, quest’anno, e questa gara è la cartina di tornasole della stagione, le vittorie giungono per mezzo di una prestazione unitaria di tutti gli uomini in campo. Dalle vittorie del tridente si è passati alle vittorie di squadra. Un passo avanti di enorme valore. Se lo scorso anno, per una ragione o per l’altra si bloccava il tridente o uno dei suoi interpreti, il Barça faticava, non trovava risorse alternative per arrivare alla vittoria. Se in questa stagione uno degli interpreti dovessi incorrere in una giornata no, è la squadra a risolvere la situazione e a trovare le giuste contromosse. Negli anni targati MSN le reti arrivavano a valanga quasi esclusivamente dall’attacco; in questa temporada, invece, il registro è molto diverso. E le sei reti di Paulinho, un centrocampista, sono qui a dimostrarlo.

Valverde direttore d’orchestra

Di chi è il merito di questa metamorfosi? La fuga di Neymar ha dato certamente una mano e il ritrovato protagonismo di Jordi, che con Messi ha creato una connexion determinante proprio grazie all’assenza del brasiliano, è qui a dimostrarlo con i fatti. Il peso offensivo del numero 18 e il numero degli assist parlano da soli. Ma la ragione della trasformazione della squadra non è solo spiegabile con l’assenza del Brasilian Fuggiasco. In questa squadra che gioca come un ensamble, una orchestra sinfonica perfettamente accordata, il maestro sul banchetto del direttore è decisamente Valverde. E’ lui la vera risorsa del Barça di quest’anno. Ha preso in mano una squadra che sognava rinforzi milionari per poi ritrovarsi immediatamente dopo senza uno dei giocatori di maggior prestigio della rosa. Non deve essere stato certo facile. Gli inizi, con un clima arroventato dai malumori, le polemiche, le mozioni di censura che scuotevano le fondamenta della Junta, sono stati traumatici e disastrosi. Ma dopo la doppia lezione subita ad agosto dal Madrid in Supercopa e le parole taglienti di Piqué (“Per la prima volta in tanti anni mi sono sentito inferiore al Madrid”), il direttore d’orchestra Valverde ha messo mano alla sua creatura, l’ha plasmata, ha inserito i nuovi acuisti tanto dileggiati in estate, Paulinho su tutti, ha provato nuove posizioni (Suarez a sinistra e Messi falso nueve con Dembélé a destra), e dopo avere perso anche il francese, con il mondo che pareva crollare addosso a tutto il barcelonismo, la formichina Valverde, da bravo tecnico qual’è, in silenzio, nel suo laboratorio alla Ciutat Esportiva, tra provette e alambicchi, è riuscito a trovare la giusta alchimia e come un moderno Merlino ha trasformato una pattuglia sull’orlo di una crisi di nervi (grazie Pedro per avere trovato un titolo così meravigliosamente calzante con la nostra situazione) in una creatura meravigliosa che marcia come un perfetto meccanismo di manifattura. Sì, è Valverde il vero deus ex machina del Barça 2017-18; è Valverde il direttore d’orchestra che è riuscito ad accordare un gruppo di solisti eccelsi che pareva suonare in una chiave differente l’uno dall’altro. Ed è merito di Valverde la rinascita di giocatori chiave come Iniesta (che con Lucho pareva sul viale del tramonto), come Jordi (che aveva chiesto il trasferimento sul finire della scorsa stagione perché non trovava più posto in squadra con il passaggio della difesa a tre). Anche il recupero di uomini come Paco Alcacer (l’infortunio di stasera che lo terrà lontano dai campi da gioco per alcune settimane è l’unica nota stonata della serata) e di Vermaelen, sono dovuti alla preparazione di un tecnico che non appare molto, ma che si fa certamente notare per il lavoro che la sua squadra produce in campo. Questa notte lo scontro da titani della prossima settimana, che può essere decisivo per sentenziare la Liga, fa decisamente meno paura. Grazie Barça; grazie Valverde.

Giuseppe Ortu – Riproduzione riservata 

       

Obiettivo Yerry Mina

E’ Yerry Mina il sostituto di Mascherano. Il colombiano del Palmeiras è in rampa di lancio per sbarcare a Barcelona. Non tutto è fatto, però. Il Barça vorrebbe il giocatore già da gennaio per coprire la partenza del Jefecito in procinto di accasarsi alla corte di Pellegrini al Hedei Fortune. Ma da questo punto di vista c’è un problema da risolvere con il club di appartenenza. Il Barça ha un accordo con il Palmeiras e il giocatore per il passaggio in blaugrana nel prossimo mercato estivo ad una cifra fissata di 9 milioni. Nell’accordo non si prevedeva un arrivo anticipato del giocatore in quanto non si presumevano partenze in quel reparto. L’addio di Mascherano, invece, obbliga il club della Ciudad Condal a sveltire i piani e ad anticiparne l’arrivo. Il Palmeiras, dapprima contrario, sta entrando adesso nell’ordine di idee di lasciare partire il colombiano in inverno. Ma non vuole fare ciò gratis. Il club brasiliano pretende un ristoro economico per la perdita improvvisa e imprevista. Il Barça ha fissato questa riparazione in non più di 3 milioni per un totale di 12 milioni di euro. Il Palmeiras chiede di più per rinunciare adesso al giocatore. Anche perché, nel frattempo, è arrivata una offerta del Borussia Dortmund che si aggira sui 27 milioni. In Brasile si mangiano le mani per essersi legati mani e piedi al Barça. Se dovessero fare resistenza e non lasciare partire il difensore a gennaio, nulla potranno in estate, quando il giocatore sarà blaugrana per i nove milioni prefissati. Nell’ipotesi di una resistenza ferrea del Palmeiras in inverno, il Barça cercerà rifugio in un centrale di esperienza, da prendere in prestito fino all’estate quando, nolente o volente, il Palmeiras dovrà lasciare partire il giocatore. Dal canto suo, Yerry Mina smania per vestire la samarreta azulgrana, e per i brasiliani trattenerlo adesso non sarà per niente semplice.  

Champions League – Il Chelsea. L’analisi

Tra gli avversari dell’urna di Nyon che il Barça poteva trovare, forse la squadra di Conte è la più tosta e rognosa. Una squadra aggressiva per il tipo di gioco che pratica, dura negli interventi, molto accorta tatticamente e difensivista. Una squadra capace di chiudersi a riccio e ripartire in contropiede in maniera molto pericolosa. Il Chelsea è una formazione che gioca male, ma è dannatamente efficace. Un avversario, dunque, da prendere con le pinze se non si vuole essere colpiti dalle sue lunghe e temibili chele. 

L’arma in più della formazione di Stamford Bridge è senz’altro il suo allenatore. Un uomo di forte carattere che trasmette alle sue squadre un’attitudine battagliera capace di trasformare in meglio i suoi giocatori. Un allenatore che riesce sempre a tirare fuori da ognuno il massimo delle proprie capacità. Agli Europei di Calcio, quando allenava la nazionale italiana, è riuscito ad arrivare ad un risultato eccellente con una squadra di basso valore tecnico, tanto modesto che, praticamente con la medesima formazione, il suo successore Ventura non è nemmeno stato in grado di qualificarsi per i mondiali di Russia ’18.

Oltre alla presenza di un gran motivatore come Conte, il Chelsea è formato da giocatori di grande caratura: Hazard in primis, ma anche Morata, Pedro, Cesc, Willian. Oltre ad essi il tecnico dispone di un giocatore che costituisce una pedina tattica fondamentale nel suo schieramento base, quel Kanté che ha fatto le fortune del Leicester di Ranieri e che ora ha equilibrato il centrocampo del Chelsea. Possiamo dire che, con tutte le proporzioni tecniche del caso, Kanté sta nel Chelsea come Sergi Busquets nel Barça. Giocatori, cioè, che rappresentano quel tocco in più necessario per trasformare un meccanismo di precisione in un movimento perfetto. Senza di essi le squadre si ritrovano senza bilanciamento, distanze, equilibrio. La sfida ravvicinata tra i due sarà entusiasmante da osservare. Entrambi grandi recuperatori di palloni, Busquets ha dalla sua una classe e una tecnica che l’avversario non possiede. A favore di el de Badia gioca anche una esperienza che il blue non può vantare, oltre ad una abitudine a queste sfide che può costituire la linea di confine tra una grande prestazione e un fallimento totale per la grande responsabilità che appuntamenti di questo genere ti mettono addosso fino a schiacciarti. 

L’altra nota di pericolo è lo stile di gioco del Chelsea. Il Barça ha sempre sofferto gli spazi stretti e intasati. Ciò non gli permette il gioco di fraseggio e le incursioni centrali, con o senza palla. Quando l’avversario gioca in questo modo, i blaugrana sono sempre costretti a tenere palla, farla girare al largo dell’area di rigore, e cercare il pertugio giusto spostando il pallone da una fascia all’altra. E come con tutte le squadre che si chiudono a riccio, sopratutto se composte da giocatori forti fisicamente e tecnicamente, il Barça soffre enormemente. Gli inglesi non brillano per il gioco offensivo e di iniziativa. Sono piuttosto una squadra che si chiude dietro, si avventa con aggressività e durezza sull’avversario, corre a perdifiato e riparte con veloci contropiedi. Con tutti gli scongiuri del mondo, ricordano enormemente la squadra di Di Matteo del 2012: brutta, difensivista, ma tremendamente pratica e efficace. Il Barça dovrà essere bravo nel velocizzare al massimo la manovra: uno/due tocchi al massimo per innescare veloci dai e vai in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica nelle zone vicine all’area di rigore. La velocità di circolazione della manovra, il movimento di tutti gli uomini senza palla e la precisione nelle conclusioni saranno determinanti per la sorte dell’eliminatoria. Il Barça ha tutte le carte in regola per avere la meglio sul Chelsea. Ha tecnica, classe, esperienza e forza psicologica per superare qualsiasi avversario. Ha, sopratutto, il giocatore più forte della storia del calcio. Da non sottovalutare anche il ritorno al Camp Nou. Bisognerà arrivare a febbraio con la mente e le gambe fresche. Per questo sarà importante il ruolo di Valverde. Dovrà dosare le energie della squadra e dei suoi elementi migliori affinché siano in perfetto stato psicofisico nel momento cruciale della stagione. Anche, e sopratutto per questo, l’arrivo di Coutinho a gennaio è basilare. Alleggerire il carico di minuti dalle gambe di Iniesta sarà determinante se si vuole arrivare a giocarsi la finale di Kiev. Febbraio, marzo e aprile sono i tre mesi basilari per la Champions. Negli ultimi anni il Barça è crollato fisicamente proprio in quel periodo. Quando ciò non è capitato, nel primo anno di Luis Enrique, è stata vinta la Champions e realizzato il triplete.

Giuseppe Ortu – Riproduzione riservata   

FC Barcelona – E’ il Chelsea l’avversario per gli ottavi

Nel sorteggio degli ottavi di finale di Champions a Nyon il Barça ha pescato il Chelsea. Poteva andare meglio. Tra gli avversari morbidi c’erano il Porto, il Basilea, lo Shakhtar. Ma… no pudo ser. La dea bendata ha rivolto il viso altrove e ha pescato una delle due avversarie più temibili che sarebbero potute capitare; l’altra era il Bayern. Sinceramente, tra le due, sarebbe stato difficile scegliere. 

Il Chelsea dunque. Una squadra che richiama alla mente momenti memorabili e meravigliosi come dolci melodie provenienti dalle trombe degli angeli (l’Iniestazo a Stamford Bridge del 2009), ma che generano anche incubi difficili da scacciare, come la dolorosa eliminazione in semifinale nel 2012, quel 2-2 casalingo, con pali, miracoli di Cech e tanta sfortuna, che ancora oggi aleggia nella mente dei barcelonisti come Freddy Krueger aleggiava nei sogni dei protagonisti di Nightmare. 

Da allora, da quel 2-2 casalingo del 2012, il Barça non ha più incontrato i Blues di Chelsea. Può essere l’occasione buona per una revenge. Come si dice: la vendetta va consumata fredda, no? Dopo sei anni, questa sfida giunge proprio a puntino. Di quella partita molti saranno nuovamente in campo, alcuni dei quali proprio nelle fila londinesi. Fabregas e Pedro, che allora sfidarono con la maglia azulgrana la squadra di Di Matteo, questa volta giocheranno in campo contrario. Tra le fila barceloniste saranno indiscussi protagonisti Iniesta, Piqué, Messi, Busquets. Tra i Blues, invece, l’unico “sopravvissuto” di quella semifinale sarà Cahill. Chissà se anche la memoria di quella ferita ancora aperta in molti giocatori blaugrana non giochi a favore di Valverde. Come è noto, i ricordi delle sconfitte rimangono nella mente dei giocatori ben più vividi delle vittorie. Questo potrà senza dubbio essere uno stimolo ulteriore per i giocatori del Barça. Sopratutto tenendo in considerazione l’importanza, il peso e la qualità dei giocatori in questione.

Giuseppe Ortu – Riproduzione riservata  

La conexión Messi-Jordi e i guanti di Ter Stegen

Come cambiare vita con un click. Non è solo il titolo di un film. È anche ciò che è accaduto al Barça. Il segreto della resurrezione della squadra di Valverde, che ad agosto dopo la Supercopa contro il Madrid era morta e sepolta, e dopo pochi mesi guida autorevolmente la graduatoria e si candida ad essere l’asso pigliatutto di questa stagione. Cosa è accaduto per un rovesciamento così radicale?

Tra le motivazioni, oltre all’arrivo di Valverde, c’è certamente la connessione Messi-Jordi e la definitiva maturazione di Ter Stegen. “Prendi un attaccante che segna è un portiere che para e vincerai tutto”, dice un vecchio adagio del calcio. In realtà è proprio ciò che sta accadendo al Barça. Il tedesco è in uno stato di grazia. Certamente il miglior portiere al mondo in questo momento. E di ciò dobbiamo ringraziare l’occhio esperto di Zubi che ha tirato fuori dal cilindro un portiere che sta rendendo oltre ogni aspettativa. Che diventasse forte non vi erano dubbi, che superasse Neuer in così breve tempo non era immaginabile. Marc Andrè è uno di quei portieri che come gli attaccanti portano molti punti alla sua squadra. Solo in questo inizio di temporada più volte le sue parate sono state decisive. Anche ieri contro il Villarreal, sullo zero a zero ha fatto una parata da fenomeno che ha salvato la squadra dal subire una rete. E se in avanti hai Messi, e Suarez, tutto diventa più facile.Ecco, Messi appunto. Con l’uscita di scena del Brasilian Fuggiasco, si è creata la Messi-Jordi Connection. Una collaborazione fatale per tutte le difese avversarie. Senza il numero 11 il catalano ha la possibilità di scatenare la sua corsa, la sua verve, per tutta la fascia sinistra. Il suo moto perpetuo diventa sempre la prima scelta nei passaggi dell’argentino che lo cerca costantemente. Jordi, a sua volta, quando è in possesso di palla nel lato corto di sinistra dell’area di rigore, attende sempre l’inserimento di Leo per servirlo con palloni rasoterra che il 10 deve solo toccare e spingere in rete. Anche ieri è accaduto esattamente la stessa cosa. In due, tre occasioni Messi ha sfiorato la marcatura proprio al termine di questa classica azione. E, paradossalmente, alcune delle difficoltà che il Barça ha patito nella partita allo Estadio de la Ceramica sono nate proprio dal fatto che i gialli sono riusciti in molteplici circostanze proprio ad intercettare questa connessione, chiudendo o solo sporcando le linee di passaggio.

Se fino allo scorso campionato il Barça era di proprietà del tridente, quest’anno sono mutati gli attori e i punti di vista. In questa temporada gli attori principali sono la squadra stessa, ma il sistema nervoso centrale passa attraverso tre elementi sopra gli altri: Ter Stegen, e la conexión Messi-Jordi