Cosa succede al Barça?

Il risultato della partita di ieri contro l’Athletic Club è estremamente deludente. Poche sono le cose da salvare dalla prestazione. La reazione all’ingresso in campo di Messi, l’equilibrio che ha dato l’inserimento di Busquets nella mediana (elementi fondamentali e insostituibili in questa squadra), i cambi operati da Valverde. Per il resto sembra notte fonda. La fragilità della difesa è sotto gli occhi di tutti. Il centrocampo è sfibrato e sfilacciato. Il modulo, il 4-3-3, come vi avevamo già raccontato nei giorni scorsi, non sembra più sostenibile da questa squadra e il ritorno al 4-4-2 della passata stagione, che tanti frutti a livello di equilibrio di squadra aveva dato, sembra l’unica strada percorribile in attesa di una differente programmazione della directiva in chiave di mercato. Ormai è fin troppo chiaro ed evidente che il laterale di destra necessita di un giocatore di ruolo, forte in difesa e in attacco. Sergi Roberto fa ciò che può essendo un centrocampista e Semedo non è un elemento da Barça. Il laterale di sinistra non ha un’alternativa a Jordi e anche questa è una falla che dovrà essere colmata per ritornare a vincere. Il centrocampo, infine, manca di un elemento che dia equilibrio, forza, corsa e luce. E’ stato preso Arthur dal Gremio. Giocatore che ricorda Xavi nelle movenze, nelle idee e nella posizione in campo. Perché non puntare su di lui in un centrocampo a quattro? Forse può essere questa la chiave per uscire da questo empasse.  

La squadra, inoltre, è irriconoscibile. Non gioca da Barça, ma da una qualunque squadra. Prima il juego de toque, il tiqui taca, era il suo marchio di fabbrica e per questo era riconoscibile, e temuta, in tutto il mondo. Come il Cavallino Rampante per la Ferrari o la Stella a tre punte della Mercedes. Ora la squadra non gioca più come un collettivo. Il movimento continuo e costante con e senza palla non c’è più. Gli scambi, il gioco sempre palla a terra, le triangolazioni e gli inserimenti. Cosa è rimasto di quella meravigliosa squadra? Ieri si è giocato con palle lunghe e azioni individuali. I giocatori portavano palla invee che cercare lo scambio veloce. Non c’è più davvero nulla del Vero Barça?  

1-1 Messi entra tardi per dar fiato a una squadra senza difesa

Ora è ufficiale: è crisi. Terza partita senza vittoria dopo il pari casalingo contro il Girona e la sconfitta contro il Leganés, un avvenimento che riporta il Barça di molti anni indietro. Quella contro l’Athletic sembrava la partita per dare una svolta a questo mini ciclo negativo e riportare la barra in stabilità, le vele a favore di vento e la prua verso mari tranquilli. Così non è stato invece.  Il Barça, senza Messi e Busquets nell’undici iniziale per dar loro riposo in vista del Tottenham di metà settimana, ha mostrato la faccia più triste, buia e oscura da molti anni a questa parte. Forse bisogna risalire al periodo pre rivoluzione guardiolista per ritrovare un Barça così scombinato. Forse al tempo degli inglesi Robson e Venables. Veramente una vita fa.

La formazione blaugrana, dopo un inizio che dava buone speranze, è piombato nel caos totale. Una squadra con una difesa di burro, che soffre e rischia ogni qualvolta gli avversari si affacciano nella tre quarti barcelonista. Fragilità data anche da un centrocampo che non protegge e che non riesce a mantenere le distanze con difesa e attacco. Costantemente superato, come nelle disgraziate partite di Parigi e Torino. Roma è invece un’altra storia, giacché all’Olimpico la squadra non aveva nemmeno tentato di giocare e attaccare. 

I catalani sono così stati sempre superati dagli omologhi bilbaini sia in velocità, che in forza fisica. Sulle seconde palle il Barça era incapace di recuperare e iniziare a imbastire una qualche manovra offensiva. In ogni caso l’imprecisione nei passaggi rendeva il tutto enormemente complicato. La squadra, così è stata spesso sovrastata dalla squadra di Berizzo. 

La rete dell’Athletic è giunta dopo una serie di occasioni che non sono sfociate nella rete per puro caso, ma già in precedenza i blaugrana avrebbero potuto incassare la rete dello svantaggio. Così, al 41′, De Marcos ha sfruttato un cross da sinistra per mettere dentro al volo sull’angolo opposto. Nella circostanza la difesa del Barça è stata completamente tagliata fuori da un traversone che ha attraversato in diagonale tutta l’area. Inconcepibile. La difesa, piatta e non reattiva, si è fatta scavalcare nei centrali. Sergi Roberto, oggi in campo al posto di Busquets come mediocentro, è dovuto retrocedere per sostituire Jordi (incomprensibile che fosse fuori posizione), ma non è riuscito a chiudere su De Marcos che gli è passato dietro le spalle e ha segnato la rete del vantaggio.

Nella ripresa Messi e Busquets hanno iniziato gli esercizi di riscaldamento. La squadra ha continuato a faticare, mostrando sempre fragilità nel reparto arretrato. L’ingresso di Busquets per Roberto, ma sopratutto quello di Messi al posto di Vidal (non ha gradito il cambio) ha cambiato totalmente la partita. La squadra impaurita, smarrita, paurosa, alla ricerca perennemente su se stessa, è diventata una leonessa. Il ritmo è cambiato, le facce sono cambiate. All’improvviso è tornata una squadra vorace, con voglia di azzannare alle caviglie l’avversario. L’argentino ha trascinato i suoi all’arrembaggio, animando anche il pubblico che si era addormentato insieme alla squadra. Di colpo è tornato l’entusiasmo . Il Diez ha sfiorato la marcatura su punizione (salvataggio sulla linea) e colpito due pali. Ha portato il panico e lo scompiglio nell’area rojiblanca. Dai suoi piedi è nata anche la rete del pari. Dopo un tiro in diagonale che non ha sortito effetti per la respinta di un difensore, Messi ha calciato nuovamente, cercando e trovando Munir in mezzo (entrato 4′ prima al posto di Dembélé) che ha ringraziato e spedito in fondo al sacco. All’84’ la partita è tornata in parità. Il pubblico ha spinto quanto mai prima, la squadra ha risposto, ma non è riuscita a ribaltare il risultato. Suarez aveva anche trovato la rete del vantaggio, ma in evidente fuorigioco.

Valverde non può più attendere per trovare i rimedi a questa squadra che, con una difesa così fragile, non potrà che fare poca squadra. Messi, come non crederci, è sempre più il deus ex machina di questa squadra che non può prescindere dal giocatore più forte del mondo.     

Ultim’ora – Grave infortunio a Umtiti

L’ultim’ora non è di quelle che si vorrebbero mai sentire. Samuel Umtiti ha lasciato l’allenamento di rifinitura di questa mattina previo alla partita di domani pomeriggio contro l’Athletic Bilbao.

Stando alle prime voci l’infortunio interesserebbe il ginocchio sinistro del giocatore e sarebbe molto grave. Secondo quanto riporta As (https://as.com/) il difensore potrebbe stare fuori parecchi mesi. Si sospetta la rottura dei legamenti del ginocchio sinistro

L’analisi – Il Barça ha già giocato il suo Bonus

L’inaspettata sconfitta del Madrid al Sanchez Pizjuan ha ridotto all’osso le conseguenze della debacle del Barça a Butarque. Una fortuna indubbiamente. Il doppio confronto era tutto a favore del FC Barcelona nel turno precedente, e perdere contro la colista della classifica di fronte ad un successo blanco, sarebbe stato un handicap enorme che la formazione blaugrana avrebbe pagato a caro prezzo per tutto il campionato. Certo, siamo solo alla sesta giornata direte voi, e una frase del genere sembra alquanto eccessiva e azzardata. Se guardiamo alla storia degli ultimi tornei così non è. Se mi seguite ve lo spiegherò.  

Dal 2010-11 allo scorso campionato chi ha trionfato in Liga ha collezionato da un minimo di una sconfitta (lo scorso anno), ad un massimo di 5 (stagione 2015-16). Togliendo gli estremi, che in quanto tali non fanno storia, ci si deve incentrare sui valori mediani, quelli più probabili. In tre degli altri casi la vittoria finale è giunta con 2 sole sconfitte (2010-11, 2011-12 e 2012-13). In un caso ci si è classificati primi con 3 sconfitte (temporada 2016-17), e in 2 campionati la squadra vincente ha collezionato 4 derrotas (2013-14 e la successiva 2014-15). 

Il risultato più frequente assegna la vittoria del campionato con appena 2 sconfitte dunque. Il che significa che se il Barça fosse stato superato e staccato dal Madrid al termine di una giornata ad esso così favorevole (Leganés ultimo da una parte, Sevilla in trasferta dall’altra), le conseguenze sul campionato sarebbero già potute essere fatali. Come detto sopra il campionato è appena agli inizi e il cammino è ancora lungo. Le occasioni per andare incontro a momenti difficili e a partite veramente complicate (i due clasicos e gli scontri con l’Atletico sono ancora tutti da giocare) non mancheranno. In un torneo nel quale il numero delle sconfitte è così risicato, ritrovarsi già attardati con il Madrid di tre punti, con una sconfitta sul groppone rimediata non al Wanda o al Bernabeu, ma a Butarque sarebbe stato disastroso.

Per buona sorte dei blaugrana questo non è accaduto e i blancos sono andati incontro a una derrota con goleada che ha miracolosamente annullato gli effetti in classifica del patatrac contro il Leganés. Non solo, addirittura e paradossalmente, la posizione del Barcelona è migliorata in quanto si è guadagnato una rete nella differenza reti, passata da un +3 all’attuale +4.

Il bonus, però, la squadra di Valverde se lo è già giocato. Da ora in poi non potranno più essere commessi passi falsi di questo genere se non si vuole compromettere il cammino in Liga.        

 

Busquets 2023 Renovado!

Il FC Barcelona ha ufficialmente rinnovato il contratto a Sergi Busquets. La firma è arrivata questa mattina insieme alla foto protocolaria con il presidente Bartomeu. Il rinnovo del contratto ha esteso il vincolo del calciatore di Badìa con il club di ulteriori due anni. Adesso ha una scadenza a giugno 2023. Con esso aumenta anche la clausola rescissoria, fissata in 500 milioni di euro.

Editoriale – Lente d’ingrandimento sulla crisi del FC Barcelona

Senza scadere in facili buffi esercizi lessicali, stile il Barça in barca, la barca del Barça fa acqua da tutte le parti, giochini di parole più da tabloid (o da memes) che altro, cerchiamo di fare una analisi seria e ragionata del momento della squadra.

Che siamo di fronte ad una crisi blaugrana è sotto gli occhi di tutti. Sono i risultati, i numeri e il gioco a dirlo. 

I risultati

Il Barça ha perso la sua prima gara della stagione liguera alla sesta giornata. Nella stagione scorsa l’unica sconfitta era giunta alla penultima di campionato, corrispondente alla 37 giornata. In questa temporada la squadra ha già subito 7 reti; due contro l’Huesca alla terza, una contro la Real Sociedad alla quarta, due contro il Girona alla quinta e due contro il Leganés alla sesta. Vale a dire che, eccetto le prime due giornate (3-0 al Depor, e 1-0 in trasferta a Valladolid con Ter Stegen impegnato nel finale), il Barcelona ha subito una rete o più ad ogni partita e contro avversari morbidi.

I numeri

Per contare sette reti al passivo, l’anno scorso si dovette attendere al mese di dicembre, per la precisione al 2/12 nella gara contro il Celta a Balaidos. A quel tempo la difesa blaugrana era di ferro. Oggi, con due mesi e mezzo circa in anticipo rispetto a quella data, quella stessa retroguardia è invece diventata di burro.

Come se non bastasse il fatto che la difesa subisca goal da quattro partite di fila, nelle ultime due la squadra è stata rimontata. Sia contro il Girona che contro il Leganés il Barça ha segnato per primo. In entrambe le occasioni gli avversari hanno prima pareggiato e sono poi passate in vantaggio. Contro la squadra girondì è poi giunta la rete del pari, ma non ieri. 

Tutti questi numeri mettono in evidenza un chiaro disagio della squadra, sia negli uomini che collettivo. Tanto più, e il fatto è ancora più preoccupante, se si tiene in considerazione il valore oggettivamente modesto delle avversarie di questa prima parte di stagione. 

Il gioco

Altro elemento su cui puntare il dito e apporre la lente d’ingrandimento per spiegare la crisi involutiva che ha colpito la formazione di Valverde è il gioco.

Ieri notte la squadra ha giocato indubbiamente male. E ciò è avvenuto dopo un inizio promettente, fatto di velocità, gioco arioso, precisione e molto movimento (con e senza palla). In questi venti minuti di vero Barça la squadra è passata in vantaggio con Coutinho e ha sfiorato il raddoppio in diverse circostanze. Tra queste è da ricordare l’ennesimo legno colpito da Messi. Ieri l’incrocio dei pali, dopo una meravigliosa azione personale ed un tiro a giro sul palo lontano del portiere. Dalla metà del tempo in avanti, la squadra ha invece iniziato a rallentare il ritmo e la pressione sugli avversari. Ha smesso di aggredire il pallone e gli spazi e si è come accartocciata su se stessa, narcotizzata da non si sa quale strano virus che ha colpito questa formazione. La squadra ha così iniziato pian piano a disunirsi, perdendo effettività, efficacia e intensità; sopratutto precisione nei passaggi. Il gioco è divenuto meno fluido e con esso le idee. Tutto è diventato improvvisamente più difficile e segnare una rete al modesto Leganés, che prima di questa gara aveva subito 10 reti in 5 partite, è stato come scalare l’Everest con le flip flop e i calzoncini. 

La squadra vista ieri è apparsa chiaramente squilibrata. Curioso, se si pensa che proprio l’equilibrio apportato da Valverde con il suo arrivo a Can Barça era stata l’arma in più lo scorso anno.  E allora, che cos’è cambiato rispetto alla scorsa stagione?

4-3-3 o 4-4-2?

La prima cosa che salta agli occhi è il cambio di modulo. Se Valverde lo scorso anno aveva costruito un once forte in ogni reparto è anche dovuto alla rivoluzione del 4-4-2. La fuga di Neymar in estate e l’ingresso in squadra di Paulinho dalla partita contro il Getafe del 16 settembre (vittoria in rimonta per 2-1 con reti di Denis e del proprio Paulinho entrato nella ripresa al posto di Rakitic) avevano dato all’11 di Valverde una quadratura totale del cerchio. Il centrocampo a quattro assicurava protezione e copertura alla difesa e assistenza offensiva. Le incursioni senza palla di Paulinho, e la sua presenza costante in area di rigore avversaria invece, goals, pericolosità e apertura di maggiori spazi per gli attaccanti. Curiosamente la partita contro il Getafe è anche quella dell’infortunio a Dembélé. Ora, non per puntare il dito su nessuno, ma è certo che l’assenza del francese dall’undici titolare e la presenza del centrocampista brasiliano sono stati tatticamente determinanti.

In questa stagione, rientrato Dembélé e perso Paulinho (assenza che non sarà mai sufficientemente rimpianta) sì è tornati al 4-3-3. Il dubbio adesso sorge spontaneo. Non è possibile che il Barça non sia più in grado di sostenere quello storico modulo e che ora sia il 4-4-2, un aborro fino a qualche stagione fa, la migliore e più efficace disposizione tattica per questa squadra?

Paulinho non c’è più, ma c’è Vidal che potrebbe prendere il suo posto nello scacchiere tattico di Valverde. Un 4-4-2 con Rakitic, Vidal, Busquets e Coutinho e Messi e Suarez davanti. L’assenza di Dembélé sul carril de izquierda favorirebbe le sgroppate di Jordi, oggi bloccate proprio dalla presenza del francese. Nella scorsa temporada il 18 blaugrana era diventato l’anello tattico desequilibrante della squadra. La conexion Jordi-Messi aveva creato enormi danni agli avversari e benefici al Barça sia in termini di reti realizzate, di assist, che di scompigli tattici agli schieramenti opponenti. In questa stagione quella conexion pare interrotta come ai tempi di Neymar. La fascia sinistra è ora occupata da Dembélé e Jordi non ha più lo spazio per inserirsi.

Il centrocampo del Barcelona ha tante soluzioni in rosa per variare ampiamente gli uomini sulla base del 4-4-2. Arthur, Vidal, Rakitic, Busquets, Denis, Rafinha, Roberto. C’è da sbizzarrirsi per un allenatore.

La grana laterali 

Il problema, piuttosto, è anche un altro. La debolezza dei laterali. Sergi Roberto è un equivoco tattico mai chiarito. Gioca per necessità in un ruolo che non gli appartiene. Discreto quando deve offendere, mostra tutti i limiti di un centrocampista nella fase difensiva. Jordi, dall’altra parte invece, non ha alternative. Il mercato dovrebbe portare in dote a questa squadra, oltre ad un uomo delle capacità di Paulinho (Pogba è il nome perfetto per quel ruolo), anche un laterale destro di ruolo forte in ambo le fasi e una solida alternativa a Jordi. Solo così si potrà sostenere con minori patemi una fase difensiva che gioca sempre in condizioni di uno contro uno. 

2-1 Patatrac a Butarque. Barça sconfitto dal Leganés

Il Barça fa il più classico degli harakiri a Butarque. Perde 2-1 contro la formazione pepinera ultima in classifica. Oltre alla partita e ai tre punti, il FC Barcelona perde anche la faccia. Questa notte ha dato una immagine orribile di sé, con una difesa debole e messa male in campo, squilibrata. Una difesa che è stata capace di subire due reti in un minuto da una formazione che fino ad oggi aveva segnato appena 4 reti in cinque partite.

Valverde dovrà lavorare seriamente su una linea difensiva che imbarca acqua da tutte le parti. Se balla così contro una formazione come il Leganés che cosa accadrà quando le avversarie diventeranno davvero importanti e si affronteranno attacchi ben più potenti di quello pepinero. Non è certo il miglior biglietto da visita per affrontare una Champions che quest’anno, secondo i proclami iniziali, si sarebbe dovuta vincere. 

La difesa ha subito due reti di una semplicità estrema. Nella prima, su contropiede dei padroni di casa, Sergi Roberto non ha opposto resistenza al facile cross da destra di Silva. Vermaelen, che oggi sostituiva Jordi nel laterale sinistro, era in ritardo nel recupero della posizione difensiva, così che El Zhar si è trovato solo nella sua zona e libero di calciare.

Palla al centro, il Barça si è buttato in attacco in maniera scriteriata, e persa palla, tutta la difesa, Piqué escluso, si è trovata davanti alla linea del pallone. Nel contropiede che ne è nato, due contro uno, Piqué è riuscito a chiudere l’uomo a destra, ma ha allontanato la sfera proprio sui piedi dell’accorrente Oscar che ha ringraziato per il generoso assist e concluso a rete in maniera vincente. Per il centrale è il terzo errore in due partite dopo i due che hanno causato ambo le reti del Girona nell’ultima di campionato. Un periodo assolutamente negativo che sta costando molto caro alla squadra. Se Piqué ha sbagliato nella circostanza, gli altri uomini della difesa non erano nemmeno in posizione, tagliati completamente fuori dal contropiede del Leganés. Che dire dunque di Vermaelen, Umtiti e Sergi Roberto?

Dopo l’uno-due, il Barça ha tentato di costruire qualcosa, ma è stato confusionario. Il Leganés si è difeso bene ed è ripartito in maniera pericolosa. Quando i blaugrana hanno visto la porta, Cuellar si è superato. Ciò è accaduto verso la fine della gara, con due parate clamorose su due conclusioni a botta sicura nel corso della stessa azione.

Eppure la gara si era messa bene ad inizio del primo tempo. La squadra aveva iniziato di buona lena, con aggressività e combattività. Messi sembrava in gran spolvero e ha costruito ogni azione della squadra. Passata in vantaggio con Coutinho al 12′ (gran tiro al volo dopo una serpentina di Messi), la squadra non è riuscita a raddoppiare. Una traversa di Messi (l’ennesima di questo inizio di campionato) ha bloccato il 2-0 che, forse, avrebbe scritto un diverso finale. Da metà del primo tempo il Barça ha iniziato a perdere brillantezza, mentre il Leganés ha iniziato a farsi più coraggioso, impertinente e sfrontato. 

Ad inizio ripresa è giunto il patatrac blaugrana. La squadra è rientrata in campo nella maniera molle con cui ne era uscita. Il resto è giunto di conseguenza, con la doppia marcatura avversaria al 52′ e 53′ che ha mandato definitivamente al tappeto una squadra che ha bruciato la sua verve e la sua anima vincente in appena metà del primo tempo.

Una brutta botta, questa, che lascerà enormi strascichi all’interno dello spogliatoio (oltre che nella classifica). La difesa è indubbiamente debole e necessita di maggiore copertura da centrocampo e attacco. Non è ammissibile che i laterali siano talmente alti da non rientrare, o da non rientrare a tempo nelle azioni di contrattacco avversarie. Avere due laterali così impalpabili ed evanescenti sia nella fase offensiva, ma sopratutto in quella difensiva (sono sempre dei difendenti dopotutto), fa sì che questa squadra sia destinata a fare davvero poca strada. Permettere un cross facile facile, come è accaduto a Sergi Roberto nell’azione del primo goal, significa dare all’avversario tutto il tempo di bilanciarsi e pennellare con tranquillità la palla per il compagno. Si difende con foga e velocità nella pressione, impedendo all’opponente di di calciare facilmente e in maniera pulita, non dandogli due/tre metri per effettuare un cross in area o un passaggio a centrocampo. Quale è sempre stato il segreto delle difese impenetrabili? Mettere pressione, impedire i cross, chiudere ogni varco con ferocia, sporcare ogni passaggio, cross e tiro riducendo gli spazi uomo-palla e i tempi di calcio del pallone.

Sarebbe meglio accantonare i progetti ambiziosi sbandierati ad inizio stagione e pensare seriamente a mettere mano ad una difesa horrorosa quanto la nuova terza maglia color salmone.     

Pogba – FC Barcelona Matrimonio a gennaio?

Le voci su un prossimo matrimonio tra Paul Pogba e il FC Barcelona si inseguono. I recenti screzi tra Mourinho e Pogba non fanno altro che alimentarle. Sono di oggi due notizie che ci giungono da due quotidiani inglesi: The Sun e Daily Mirror. Le due notizie, combinate, ci danno il chiaro polso della situazione. Pogba vuole lasciare lo United già a gennaio e vuole venire al Barcelona. Non è un mistero che il Barça lo avrebbe voluto già in estate. Mino Raiola lo aveva offerto anche prima del mercato estivo, ma per una serie di vicissitudini, non ultima la chiusura del mercato di Premier la prima decina di agosto e una decisa riluttanza dei Red Devils a privarsi del recente campione del mondo, avevano fatto naufragare tutto.

I recenti rovesci sportivi del Man Utd, uniti a quelli umani tra il giocatore e il suo trainer, ancora più roventi, hanno messo il centrocampista francese, perfetto sostituto di Paulinho nello scacchiere di Valverde, ma con molti anni in meno, sull’uscio della porta dell’Old Trafford.

The Sun ha riportato che Pogba avrebbe parlato chiaro, chiedendo la cessione a gennaio, attraverso il suo agente, per sbarcare in Liga. Il Daily Mail è ancora più preciso ed esplicito parlando di una espressa richiesta di essere ceduto al Barça.

I rapporti tra Pogba e Mourinho, già incrinati all’inizio della stagione, sono precipitati in questi ultimi giorni. Le recenti dichiarazioni del giocatore che aveva chiaramente contestato la tattica utilizzata dal suo allenatore nella gara casalinga di Premier contro il Wolverhampton, terminata con il risultato di 1-1, dichiarazioni che accusavano il portoghese di non essere sfrontato e coraggioso (“In casa lo Utd deve incutere timore, deve attaccare, attaccare, attaccare e ancora attaccare”) non sono state gradite dall’ex Special One che per tutta risposta lo ha degradato, togliendoli i gradi di Capitano, e relegandolo in tribuna nella partita di English Football League Cup, meglio nota come Carabao Cup giocata ieri sera. La gara ha visto la clamorosa eliminazione dei Red Devils da parte del Derby County, squadra di Championship. Alla ripresa degli allenamenti, stamattina, Pogba ha lanciato e sostenuto per diversi secondi uno sguardo omicida, di puro odio, nei riguardi di José Moutinho. Dopo averlo guardato con tanta intensità e durezza, in assoluto silenzio, il giocatore gli ha anche rivolto alcune parole che non sono state colte dai microfoni. Immaginiamo che non fossero parole d’amore.   

In questa situazione, con un rapporto tra i due in perfetto stile La guerra dei Roses, le notizie lanciate dai due quotidiani britannici aumentano enormemente di valore e credibilità.      

Il club blaugrana, da parte sua, continua domenicalmente ad osservare il centrocampista che aggiungerebbe un enorme quid pluris al centrocampo di Valverde. 

Valverde “The Best senza the best”

Nella conferenza stampa della vigilia della 6a giornata di Liga, in programma domani a Butarque contro il Leganes, Valverde non ha perso tempo a togliersi qualche sassolino della scarpa riguardo al premio Fifa The Best.

Un premio che si chiama The Best e che non annovera il vero the best del calcio mondiale è una contraddizione in termini. Valverde è stato chiaro dicendo che “es un premio que se llama The Best y el mejor no estaba”. Il riferimento a Leo Messi è stato chiaro e cristallino. Come la classe e la caratura calcistica e umana (ha votato Ronaldo, ma l’ex Madrid non ha fatto altrettanto) del 10 di Rosario in maglia blaugrana. 

Sebbene il tecnico del Barça non abbia fatto cenno al premio per miglior portiere, andato a Thibaut Courtois, è curiosa la sua assegnazione ad un portiere che, sebbene abbia vinto il Golden Glove al recente mondiale di Russia, ha chiuso al 5° posto in Premier League, mancando con i suoi Blues anche la qualificazione in Champions League. Forse il suo miglior titolo personale da far valere è stato il passaggio al Real Madrid.

Le maglie del Barça più belle di sempre

In questi giorni si parla tanto di maglie da gioco del FC Barcelona. La polemica maglietta a scacchi della prossima stagione ha scatenato una vera e propria crociata contro la Nike. Di questa maglia anche fcbarcelonafootball si è occupato. A far da contraltare ad una brutta maglia ce n’è sempre una bella. Chiariamoci, la nuova maglia non è brutta in sé, piuttosto non rispecchia la storia del club. E’ su questo punto che sono nati i giudizi polemici.

Vediamo ora quali sono le maglie più belle, affascinanti, intriganti della storia del Barça. Tra quelle che rimangono nella memoria degli aficionados per le loro fattezze semplici ed eleganti (l’eleganza è semplicità) e che probabilmente rientrano al primo posto della nostra speciale classifica c’è la Mont-Halt. La storica casa, distribuita da Deportes Martin è stata la divisa da gioco del FC Barcelona per gran parte della sua vita, fino agli anni 80. Senza marchi o loghi, è la classica maglia blaugrana a strisce verticali ampie dagli splendidi colori caldi e saturi. Solo vedere l’escudo del Barça, per le sue fattezze artigianali che sanno di vissuto, di antico e pregiato, è una meraviglia per gli occhi.

Prima di essa, ma parliamo davvero degli albori del club, vi era la vecchia casacca metà blau e metà grana della fondazione. Bellissima, di flanella, colletto e bottoncini, a maniche lunghe, era realizzata dalla Camiseria Kneipp di J Santiveri presso Calle del Call 20.

In tempi moderni, parliamo degli anni ’80 (1982-83 / 1988-89), un altro classico è la prima maglia Meyba blaugrana. A righe verticali larghe, in poliestere, aveva colletto di differenti tipologie (bicolor blaugrana nel 80-81 e prima parte dell’81-82, blue con revès blue e blue con revès rosso) e tessuto traforato all’altezza delle ascelle per permettere la respirazione. Riportava una greca blaugrana lungo le maniche (eccetto la maglia dell’80-81). E’ la più classica delle maglie del Barça, quella usata da Migueli, Julio Alberto, Lineker, Maradona, ecc.

Altrettanto bella e storica è quella degli ultimi anni Meyba, dal 1989-90 al 1991-92. E’ la maglietta della conquista della prima Coppa dei Campioni. In finale contro la Sampdoria la squadra giocò con la naranja, ma per festeggiare Guarduola, Laudrup, Koeman e Co. indossarono la blaugrana. La particolarità è data dalla presenza di righe di una tonalità leggermente più chiara all’interno delle strisce verticali blaugrana. La maglia risulta cangiante alla luce e il risultato è assolutamente meraviglioso. 

Dell’era Kappa da ricordare è certamente la splendida maglia usata per la finale di Atene contro il Milan. Colori blaugrana inensi e brillanti, la greca rossa lungo le maniche, il colletto blue chiuso da un bottoncino e racchiuso all’interno di un bordo bianco in rilievo che mette in evidenza ancor più i colori della maglia. Una delle maglie più belle di sempre a mio parere.

Della Nike si possono citare certamente quella del Centenario, metà blau e metà grana scuro, maniche e colletto (con una sottile riga rossa) blue notte. Sul petto, centralmente, lo scudo e le date 1899 – 1999.

Molto bella, e più classica, la maglia del cinquantenario del Camp Nou. Blaugrana a righe larghe e scudo bordato con foglie di alloro dorate, la scritta Camp Nou e le date 1957 – 2007.

Un posto a parte merita la recente maglia del 2016-17 che richiama nei colori e nel disegno, la Meyba blaugrana della conquista della prima Coppa Campioni. La Nike ha infatti voluto omaggiare con questa maglia il venticinquesimo anniversario della prima Champions della storia del Barça.

Tra tante prime maglie blaugrana, mi piace ricordare forse la più bella di tutte. Non è una prima maglia ma una terza maglia. E’ di colore rosso acceso a tinta unita, senza la banda verticale lungo il petto destro tipica delle seconde e terze maglie degli anni 80 (la gialla, la turchese e la rossa stessa). Questa è stata usata nel 1986-87 in Coppa Uefa, in trasferta, contro il Bayer Uerdingen. Per similarità di colori con la casacca dei padroni di casa il Barça non poté utilizzare la maglietta blaugrana. Il giorno dopo la vittoria, 0-2 per il FC Barcelona, i titoli dei giornali furono per il Barça in edizione Liverpool.