CASO NEGREIRA. LE DICHIARAZIONI DEI PROTAGONISTI NEI VERBALI DELLA MAGISTRATURA. IL CASO SI SGONFIA

Giuseppe Ortu Serra

Football Leaks, il portale che aveva portato alla luce il doping di Sergio Ramos del Real Madrid nella finale vinta da las merengues nella finale del 2017, oltre al suo rifiuto di sottoporsi ad altri due controlli posteriori a detta finale, ha rivelato anche il contenuto di alcuni verbali di dichiarazioni rilasciate alle autorità dai protagonisti del Caso Negreira. Verbali che sono poi stati richiamati da Mundo Deportivo.

Ci sono le dichiarazioni di tutti: Enríquez Negreira, Bartomeu, Oscar Grau, Albert Soler. Da questi verbali appare come sia, in realtà, una montagna che partorisce il classico topolino. Dichiarazioni all’Agenzia delle Entrate spagnola e alla PG (la polizia giudiziaria a cui il magistrato competente delega per ragioni di celerità alcune delle indagini, sopratutto gli interrogatori), dalle quali risaltano con ancora maggior evidenza il carattere del tutto lecito della condotta del FC Barcelona. Tutti costoro sono stati sentiti in qualità di persone informate sui fatti.

Cominciamo dall’attore protagonista della storia: José Maria Enríquez Negreira. Il 77enne ex arbitro ed ex vice presidente del CTA (Comité Tecnico Arbitral) era stato sentito nel 2022 da Hacienda (l’Agenzia delle Entrate spagnola), in merito ai pagamenti effettuati dal Barcelona nei suoi confronti. Dopo la deposizione l’Agenzia aveva redatto una relazione e l’aveva trasmessa alla Fiscalia (la Magistratura spagnola). In essa si scriveva, nelle conclusioni, che “Non ci sono prove che i pagamenti effettuati dal FC Barcelona al Negreira influirono a livello arbitrale nell’alterazione di risultati o in designazioni arbitrali”.

Già questo abbatte un muro di dubbi e sospetti di illeciti che avrebbe compiuto il Barcelona negli anni in cui i pagamenti furono effettuati. Il Negreira fu poi sentito direttamente dal magistrato il 1 Febbraio di quest’anno. Ma in quella occasione non rilasciò dichiarazioni in quanto affetto dal morbo di Alzheimer. La malattia gli avrebbe compromesso totalmente la sua memoria. Ma, intanto, abbiamo agli atti le dichiarazioni da lui rilasciate mesi prima a Hacienda, dichiarazioni dalle quali risulta chiaramente la natura del tutto lecita del rapporto con il FC Barcelona.

Da questo verbale spiccano alcune domande e risposte chiave. D: “Designava lei gli arbitri?” R: “No. Era il presidente a farlo”. D: “Quali erano i servizi forniti al Barça attraverso la società Dasnil?” R: “Dare la mia opinione sugli arbitraggi e sui giocatori. Ciò che voleva il Barça era assicurarsi che non ci fossero decisioni di parte prese dagli arbitri contro la squadra. Il Barça voleva che fosse tutto regolare e neutrale”. D: “Come fatturava?” R: “Prima attraverso la Nilsad, poi con la Dasnil”. D: “Come è finita l’attività di consulenza?” R: “Con decisione unilaterale del Barça che ho contestato per inadempimento contrattuale”. D: “Come pagava il Barcelona?” R: “Attraverso il conto corrente bancario del Banco Sabadell”. D: “Ha mai pagato arbitri con quanto ricevuto dal Barça?” R: “No, mai”. D: “Suo figlio Javier Enriquez realizzava informes per il FC Barcelona?” R: “No”.

Già da queste prime dichiarazioni appare qualcosa che nulla ha a che vedere con oscure trame correttive. Si parla di fatture, contratti, inadempimenti contrattuali, pagamenti su c/c bancari. Tutto estremamente normale, pulito e, sopratutto, lecitamente monotono. Ma, ancora più importante, il Negreira ha ammesso la sua estraneità nel processo di designazione arbitrale. Perché dunque, nell’ottica dell’accusa, corrompere proprio lui? Non avrebbe senso.

Lo stesso Negreira avrebbe dichiarato, inoltre, che l’attività era svolta solo verbalmente, che non sussisteva contratto scritto e che gli incontri con i membri del Barcelona si svolgevano “non più di sei volte all’anno“. Tutto così poco credibile, sinceramente. Dichiarazioni, queste, smentite peraltro dalle deposizioni dei dirigenti blaugrana rese agli inquirenti.

Oltre al Negreira è infatti stato sentito dalla PG anche il Barça nelle persone di Bartomeu, Grau e Soler. Bartomeu disse che “quando arrivai alla vicepresidenza avevo saputo che venivano effettuati dei pagamenti a Javier Enriquez (il figlio del vicepresidente del CTA) per un servizio di relazioni e analisi arbitrali di partite della squadra”. Inoltre “il suo incarico prevedeva che svolgesse dei seminari arbitrali a La Masia”. Sempre Bartomeu ignorava che tali importi fossero pagati “a imprese del padre”.

Da parte sua Grau, sentito a SIT dalla PG il 15 settembre 2022, disse: “seppi delle spese nel 2018 quando studiai approfonditamente il bilancio in cerca di tagli da effettuare”. ADR: “Chiesi a Albert Soler e Josep Segura (direttori sportivi dell’area calcio) la natura di tali spese. Soler disse che erano spese per ottenere schede informative e video arbitrali che analizzavano l’arbitro che avrebbe arbitrato la prima squadra e il Barça B. Dissi che l’idea era buona e utile, ma avevamo necessità di risparmiare e suggerii di tagliare la voce dal bilancio”. Grau aggiunse, anche, che non ha mai saputo “se il servizio appaltato era stato concordato per iscritto o verbalmente”.

Infine Soler, che sentito dalla PG a sommarie informazioni testimoniali il 21 settembre 2022 rivelò di non aver mai avuto “relazioni con Enríquez Negreira. Solo con Javier Enríquez (il figlio)”. Albert Soler fu particolarmente preciso nel descrivere agli inquirenti il contenuto del servizio prestato da Javier Enríquez al FC Barcelona. “Javier Enríquez forniva ogni settimana un’analisi dell’arbitro designato per la prima squadra e per il Barça B. Si analizzava lo stile dell’arbitro al momento in cui avrebbe dovuto affrontare il Barça. Veniva fornito anche un CD con immagini esemplificative del modo di arbitrare dell’arbitro che veniva preso volta per volta in considerazione“. ADR: “Io giravo le informazioni all’area sportiva della prima squadra e del filial”. ADR: “Non so se venissero conservate (le relazioni). Penso che schede, analisi e CD venissero buttati via dopo il loro studio e al termine delle gare“.

Che cosa appare da tutta questa ricostruzione? Un quadro criminale e delittuoso? No. Piuttosto una normale fornitura di servizi sportivi professionali da una azienda specializzata ad un club professionistico. Tutto estremamente normale e banale. Da ciò che abbiamo riportato risulta un padre, José Maria Negreira che all’epoca copriva una carica più che altro onoraria e marginale senza alcun potere esecutivo che, vista la possibilità di una buriana in arrivo ha deciso di coprire il figlio da ogni eventuale rovescio facendo in modo da non farlo apparire all’esterno. Da parte blaugrana si parla, invece, del ruolo svolto da Javier Enríquez in una attività consulenza professionale perfettamente legale con tanto di particolari quali dischetti CD da girare alle sezioni competenti che rendono il tutto di una sconcertante normalità e non certo l’intricato e avvincente plot di un film di spionaggio con James Bond protagonista.

GAVI NON É PIÙ GIOCATORE DEL PRIMER EQUIPO.

Giuseppe Ortu Serra

LaLiga ha revocato, questo pomeriggio, l’iscrizione di Gavi dalla prima squadra. Conseguentemente il giocatore tornerà ad indossare la maglia numero 30 dalla partita contro l’Elche fino alla fine della stagione. Il motivo di questo fatto è che il Juzgado del Mercantil 10 di Barcelona, giudice civile, ha respinto il ricorso del FC Barcelona contro il provvedimento giudiziale che aveva dichiarato nulla la cautelare che permise l’iscrizione di Gavi in prima squadra il 31 gennaio. Il giudice civile di Barcelona ha respinto il ricorso del club perché la richiesta dell’iscrizione cautelare di Gavi in prima squadra era stata presentata un giorno dopo la scadenza del termine, da intendersi tassativo a questo punto.

Avevamo parlato a più riprese, anche nella diretta di Il Diario di Passió Barça, della situazione nella quale era coinvolto il Pitt Bull del Barça. Ai più distratti apparirà strana questa situazione, ma è necessario, a questo punto, fare un recap della vicenda. Torniamo dunque indietro di alcuni mesi, a gennaio. Gavi ha ficha del Juvenil A, anche se gioca costantemente con la prima squadra con il numero 30 alle spalle (numero che indica che il giocatore non è iscritto in prima squadra). Il Barça vuole tesserare il giocatore come membro della prima squadra, ma LaLiga si oppone categoricamente per una questione di fair play finanziario interno. Il Barcelona non si dà per vinto e ricorre al magistrato civile al quale chiede una iscrizione cautelare del giocatore in prima squadra. Iscrizione cautelare che, come facile intendere, è sub judice, e perciò, del tutto momentanea. Qualche settimana addietro il giudice numero 10 ha revocato la cautelare sull’assunto che la richiesta di iscrizione, fatta dal club a gennaio, era stata presentata fuori dai termini previsti dalla legge. Un giorno dopo. Il club ha presentato immediato ricorso contro la pronuncia, ottenendo che il giocatore continuasse, nelle more, a poter essere schierato con la maglia numero 6 come giocatore della prima squadra. Oggi è giunta la notizia che il ricorso in opposizione del Barça è stato respinto dal giudice civile numero 10, che ha confermato la pronuncia precedente, ossia la revoca dell’iscrizione cautelare di Gavi. Adesso il FC Barcelona può adire la Audiencia Provincial de Barcelona.

A questo punto, cosa? Gavi può continuare a giocare con la prima squadra fino al termine della stagione con la maglia numero 30, con ficha del Juvenil A, e guadagnando quello che era stato concordato con la stipula del nuovo contratto da prima squadra. Ma, a fine stagione, non essendo valido quel patto con scadenza 2026, il ragazzo si ritroverà senza contratto e libero di accasarsi dove vorrà. Non solo. Non potrà nemmeno essere nuovamente schierato come giocatore di una delle categorie inferiori perché il ragazzo ha ora sottoscritto un contratto con la prima squadra. Si può salire in questa speciale scala, ma mai scendere.

Il problema non è tanto che Gavi si ritrovi libero di accasarsi dove vuole inquartò senza contratto, posto che il giocatore non ha alcuna intenzione di lasciare la maglia blaugrana, quanto piuttosto il fatto che da giugno prossimo il club non potrà iscrivere il nuovo contratto di Gavi senza prima abbassare la masa salarial del primero equipo. E qui arrivano le note dolenti. Il Barça ha, al momento, un monte ingaggi di 640 milioni, euro più, euro meno. Per il rigido fair play financiero de LaLiga, il club dovrebbe ridurre la masa salarial di circa 200 milioni di euro, o liberare dal bilancio voci per un corrispettivo importo, o aumentare per la stessa cifra gli introiti attraverso contratti di sponsorizzazioni. Sappiamo infatti come funziona il fair play finanziario. Puoi spendere per la squadra (pagamenti per cartellini più ingaggi) quanto te lo consente il tuo bilancio pari ad una certa misura percentuale delle entrate. Perciò più incassi, più puoi spendere. La soluzione per questa prossima stagione sta nel liberare ingaggi con la cessioni di giocatori da destinare ai nuovi o agli altri (che nuovi non sono) che si trovano nella situazione di Gavi e stipulare nuovi contratti di sponsoring e partnership che ti permettano di contare su nuovi introiti che servano per alzare l’asticella dei capitali da destinare a contrattualizzare i giocatori.

ROBERTO PIU KESSIE UGUALE PIU 12

Giuseppe Ortu Serra

Il Barca batte il Madrid nel Clasico di ritorno e si installa a piu 12 sul rivale di sempre. Una partita bellissima, dominata dai blaugrana che sono usciti dalla sfida meritatamente vincitori. La gara si era messa subito in salita per il Barcelona, con il vantaggio dei blancos nelle immediate vicinanze del fischio di inizio. Era appema scoccato il nono minuto quando Vinicius, dalla linea del foindo, ha messo in area un pallone che AAraujo ha deviato di testa. Il tocco ha allungato la traiettoria del pallone, deviandolo in direzione della porta e prendendo in controtempo Ter Stegen che non ha potuto opporsi al maleficio creato dalla carambola. Palla che sfiora il primo palo e si insacca beffardamente. La partita, gia difficile, e diventata di colpo una montagna da scalare. La formazione di Xavi, scesa in campo con alcune novita rispetto a quanto preventivato, una su tutte la presenza di Sergi Roberto al posto del piu gettonato Kessie, non si e data per vinta, e ha ripreso a giocare come se nulla fosse. E certo che sarebbe potuta essere una mazzata tremenda, tenendo in considerazione che la formaziuoine di casa aveva reso il sopravvento sull-avversario sin dalle prime battute. Un tiro di Benzema al primo di gioco, poi una secuela di occasioni per i blaugrana, Lewandowski, Raphinha, Roberto sulle quali Curtois aveva lasciato il segno sulla gara con le sue parate salvifiche.

Come detto, il Barca non si e lascviato prendere dallo sconforto. Fortificato nelle certezze da una seconda parte della stagione all insegna delle vittorie e da uno storico stagionale assolutamente favorevole nei confronti delle merengues, il Barcelona ha ripreso a spingere foino alla meritata rete del pareggio giunta proprio sul filo della sirena. E stato Sergi Roberto, l uomo che non avrebbe dovuto giocare, a siglare la rete del pari. Rete nata da una azione tambureggiante in area di rigore degli azulgrana, con una prima conclusione di Raphinha ribattuta dalla difesa proprio sui piedi del numero 20, che ringrqziando del gentile omaggio, ha stoppato e infilato il pallone laddove Curtois non sarebbe potuto arrivare con un destro a giro.

Il pareggio prima dell-intervallo e stato probabilmente fondamentale per il risultato della partita. Ha acceso gli anumi come fosse stato il passo “Egregie Cose” dei Sepolcri di Foscolo, e colpito nelle proprie certezze la formazione di Ancelotti. E stato come dire, “Signori, abbiamo scherzato, scommesse annullate, all bets are off”.

La rtipresa ha visto una serie di cambi da parte dei due allenatori, con i blancos che hanno mandato in campo Rodrygo, Tchouameni, Ceballos e Asensio. Xavi ha risposto innanzitutto con con Kessie, il predestinato, l uomo che avrebbe dovuto giocare e che, alla fine, ha risolto la sfida a favore dei suoi nei minuti di recupero di questa sfida pazzesca. Oltre all ex Milan hanno fatto il loro ingresso in campo Ferran e Ansu. Con Rodrygo al posto di Kroos Ancelotti ha cercatro la carta quasi della disperazione, avanzando notevolmente il baricentro della squadra. Il Madrid in effetti e stato piu pericoloso dei primi 45 minuti, anche se quasi ogni chance dei blancos sono nate da errori in fase di impostazione dei padroni di casa. In questa fase della gara, leggermente confusa, le due squadsre si sono affrontate quasi senza scudi tattici inseriti, come due pugili che si affrontano con la difesa scoperta in una gragnuola di colpi senza quartiere. Con il risultato sulla parita, che comunque favoriva ancora il Barca, la tattica ovviamente tendeva a favorire gli ospiti.

E cosi, all 81 minuto, stava per scriversi il capitolo piu nero della partita per i blaugrana. Triangolo a centrocampo sulla fascia sinistra del Madrid a tagliare fuori il centrocampo del Barcelona, e nel prosieguo dell-azione Asensio, partito pero da una evidente posizione di fuorigioco, aveva trovato l-angolino basso della porta difesa da Ter Stegen. Il Camp Nou si e ammutolito. I blaugrana era nuovamente sotto, ma ora mancavano appena 9 minuti al novantesimo. Lo spavento e durato il tempo in cui il Var ha fatto il suo, tracciando le linee, valutando e sanzionando la posizione di partenza del madridista. Barca ancora vivo, dunque.

E cosi si arriva alla scena madre della gara, con una ripartenza fulminea del Barcelona sviluppatasi sulla sinistra. il colpo di tacco di Lewandowski a favore dell inserimento di Balde a fare un tagliafuori cestistico della difesa del Madrid, il centro oculato del numero 28 a cercare l-inserimento di Kessie dalla parte opposta e la sua conclusione di prima a battere Courtois sul suo palo. Questa volta Ansu non si e trovato sulla traiettoria e cosi il Camp Nou e potuto esplodere in una gioia irrefrenabile nel festeggiare il completamento della remuntada. Dallo zero a uno al due a uno.

Se si esclude il primo Clasico della stagione, quello della gara di andata al Bernabeu vinto dai blancos con il risultato di 3 a 1, da allora le sorti della sfida hanno strambato totalmente. Tre a uno per il Barca in finale di Supercopa, zero a uno sempre per gli uomini di Xavi nella semi di Copa del Rey, e adesso il 2 a 1 nel ritorno di Liga. E la storia degli incontri tra Barca e Madrid non e finita qua. Il 5 di aprile c e il ritono della semifinale di Copa a Barcelona.

Questa gara, al di la dei 12 punti di vantaggio di Xavi su Ancelotti, con tre quarti di LOiga portata a casa, ha scattato tre foto che possono costituire il manifesto di questa importantissima partita. Il tocco dello scudo di Asensio poco prima che la sua rete venisse annullata, mai festeggiare in modo cosi sfacciato, perche il destino ama prendersi beffe di chi si burla di lui e degli avversari. Il colpo di tacco di Lewandowski, che da solo vale meta rete, se non quancosina di piu, con Carvajal che cade alla Boateng quasi in un moto di resa all-avversario, e infine, il saluto militare di Kessie e la sua fuga verso la curva dopo aver siglato la rete della vittoria. Queste somo le immagini simbolo di queta sfida che puo, veramente, chiudere qui il campionato di Liga 22/23.

IL BARÇA FA IL PIENO ANCHE A SAN MAMES SOFFRENDO NEL FINALE E RIPORTA IL GAP A +9

Giuseppe Ortu Serra

L’Athletic ha iniziato subito di gran lena con una pressione alta asfissiante. Che partisse forte si sapeva. Alla riprova dei fatti quanto detto e anticipato nella previa si è puntualmente verificato. Subito pressione alta nel tentativo di mettere in difficoltà il possesso palla difensivo blaugrana e l’uscita della palla. Il Barça non si è fatto impressionare e ha giocato la palla con tranquillità, riuscendo a non andare in affanno. È stata la formazione blaugrana, anzi, ad essere maggiormente pericolosa nei primi 15′ con Ferran al 1′, Busi all’8′ e Lewa al 16′ in un uno contro uno dalla quale è uscito vincitore il portiere avversario per un allungo di palla del polacco nel controllo del pallone. Il primo tempo è scivolato con le due squadre si sono date battaglia frontalmente e senza speculazioni, aggiudicandosi piccole frazioni di partita. E così i secondi 15 minuti sono stat ad appannaggio dei leones di casa, con chance per Berenguer (24′), Inaki (31′) con Ter Stegen in angolo, e Raul Garcia al 32′ (traversa di testa dal corner). In questo periodo della partita il Barça si è difeso egregiamente, dimostrando la sua ottima capacità e resistenza nella fase difensiva. Solo un errore in questo frangente, nell’occasione di Berenguer, nella quale Koundé è andato a vuoto nel suo intervento di testa, permettendo all’avversario il tiro. Finito questo mini ciclo a favore dei padroni di casa, il Barça ha ripreso il possesso della metà campo altrui, andando in goal con Raphinha su tiro secco si destro sul palo opposto. Busi ha servito il pallone della rete, inizialmente annullata dal segnalinee per posizione irregolare di fuorigioco, ma successivamente convalidata dal Var.

Nella ripresa il Var è intervenuto nuovamente, anche in questo caso a favore del Barça ma a parti invertite, annullando la rete del pareggio alla formazione di casa per un fallo di mano di Munain che, con il braccio, ha tolto il pallone dalla disponibilità di De Jong, facendo partire un contropiede di Inaki (con errato movimento di Alonso che ha aperto le cateratte della difesa blaugrana al giocatore avversario) che il numero 9 aveva finalizzato battendo Ter Stegen. Buon per la formazione di Xavi, salvatasi per il rotto della cuffia. Ciò accadeva all’86’, ed è stato il momento clou del finale di gara e di tutto il secondo tempo.

La seconda frazione, chiusasi con il vantaggio di Raphinha, ha visto un Barça tranquillo mettere in apprensione i locali con Lewandowski, prima al 51′ e poi dieci minuti dopo. Ma in entrambe le circostanze il bomber polacco ha perdonato l’Athletic. Al 67′ Xavi ha messo mano alla panchina facendo entrare Kessie per Ferran. Il numero 11 non aveva incantato fino a quel momento e il tecnico di Terrassa ha preferito guardarsi dall’ingresso in campo di Muniain e gestire un avversario che non pareva in grado di impensierire più di tanto la difesa del Barcelona. Con un centrocampista fisico in più, e tornando al falso extremo con Gavi, la formazione azulgrana avrebbe gestito la gara portandola in porta senza troppi scossino. Almeno questo è stato il pensiero del tecnico blaugrana.

Se non che da quel momento l’Athletic ha aumentato il ritmo dei giri motore e ha minacciato la porta di Ter Stegen in due circostanze, chiamando l’estremo difensore tedesco a due respinte impegnative. Prima su Berernguer, sfuggito al controllo di Roberto, con un intervento basso a pochi sentimenti dal palo (calcio d’angolo), poi su Muniain, che con un tiro dal limite sul palo lontano, ha smanacciato in allungo verso la bandierina opposta a quella precedente. Xavi ha usato ancora la panchina per dare ingresso a Ansu per Raphinha e Alonso per Sergi Roberto. Le due mosse non sono state propriamente azzeccate. Ansu non è neanche entrato in partita, lasciando di fatto i suoi in 10 uomini. Il numero 10 ha avuto una sola occasione, un minuto dopo il suo ingresso, ma ha impiegato le classiche calende greche prima di calciare tanto da vedersi respinto il tiro e la ghiotta occasione. Alonso è stato, come visto prima, protagonista in negativo nella circostanza della rete annullata a Inaki. Invece che coprire sul 9 rojiblanco, che agiva nella sua zona, l’ex Chelsea è andato verso destra lasciando scoperto il corridoio centrale, proprio quello sul quale il più grande dei Williams si è infilato, salutando e ringraziando il giocatore blaugrana. La rete annullata ha scaldato ulteriormente un catino che già ribolliva di passione basca e caricato i giocatori locali in campo. Il Barcelona è andato in affanno, rischiando clamorosamente in due circostanze, entrambe al 92′. Solo due disperati salvataggi della difesa blaugrana hanno permesso di mantenere la porteria a cero. Prima Koundé in concorso con Ter Stegen hanno salvato sulla linea di porta; poi sugli sviluppi della medesima azione, una seconda conclusione a botta sicura è stata respinta in angolo da un colpo di testa di Alonso (qui decisivo in positivo). Dopo 8 minuti di recupero e affanno il sempre pericoloso Gil Manzano ha decretato la fine di un match difficile, combattuto, che ha visto il 19° cleen sheet su 25 gare in Liga, la sesta marcatura di Raphinha, la distanza sul Madrid ristabilita a +9 a una settimana dal Clásico e l’ennesima vittoria di misura di questa stagione.

Questa volta è andata bene e la vittoria conquistata è di una importanza vitale per non permettere al Madrid di riprendere il filo della speranza. Arrivare a +9 allo scontro diretto del Camp Nou è basilare anche a livello morale. Piuttosto bisogna ragionare su alcuni aspetti.

Il ruolo di Ansu per esempio. Oggi ha steccato per l’ennesima volta. È sempre più comparsa e sempre meno calciatore. Da quando Raphinha è uscito dal campo i blaugrana non si sono più visti dalle parti dell’area dell’Athletic. Così non va. Il Barça sta lottando strenuamente per il campionato, punto su punto con il Madrid. Ogni gara e ogni punto possono essere decisivi e non ci si può permettere di aspettare nessuno. Il Barça deve pensare a vincere La Liga e non può essere la stampella di Ansu. Se gli va, bene. Altrimenti…

Secondo, anche l’ingresso in campo di Kessié per Ferran non ha sortito gli effetti sperati. Non esiste controprova, s’intende, ma è proprio in coincidenza con l’uscita del numero 11 che l’Athletic ha iniziato a prendere coraggio e il sopravvento. L’uscita del brasiliano per far entrare Ansu, poi, ha spento totalmente la luce dei blaugrana in fase offensiva. È chiaro che contro il Madrid non ci si può permettere di regalare la fase d’attacco per nessun momento della gara così come non si potranno avere sul terreno di gioco elementi che non rispondono presente ormai da molto, troppo tempo.

NUOVO TRIONFO PER UN BARÇA CHE HA RIPRESO IL CONTROLLO DELLA STAGIONE

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça conquista un nuovo trionfo in Liga e porta momentaneamente a 10 i punti di vantaggio sul Real Madrid. Di Raphinha, al 15°, la rete della vittoria. La partita contro il Valencia aveva un valore triplo. Innanzitutto mettere pressione al Madrid che giocherà stasera alle 21:00 al Benito Villamarin contro il Betis a -10 dai blaugrana. Secondariamente l’incontro aveva un retrogusto pungente perché poteva costituire il classico partido trama, come quello già giocato contro l’Almería. Terzo, contro il Valencia si testava il valore psicologico della vittoria in Coppa del Rey contro il Madrid.

Potere salvifico e rivitalizzante di una vittoria. Tra il Barça confuso di Almería e quello del Camp Nou contro il Valencia si è notata tutta la differenza del mondo. Lì una formazione traumatizzata, qui una squadra che veleggia spinta da un forte vento che gonfia lo spinnaker. E, anche davanti alle difficoltà, come nel secondo tempo, la formazione blaugrana non si è mai disunita. Nella ripresa, con 10 contro 11 per l’espulsione di Araujo, si è rivisto il carattere di Madrid. La mente e lo stato psicologico nello sport è tutto. Il Barça ha affrontato l’avversario con una sicurezza degna del periodo precedente alla sconfitta di Old Trafford. La formazione di Baraja è stata costantemente dominata e controllata nel primo tempo.

Gara tra due formazioni menomate dalle assenze. Il Barça con i soliti infortunati Pedri, Dembe, Lewandowski e lo squalificato Gavi; Valencia privo di Gayá, Domenech, G. Paulista, Mar. André, Cavani, Nico e Lato. Blaugrana con attacco con i due extremos puri, Raphinha e Ferran, più Ansu a agire da nueve. Centrocampo con Roberto al posto di Kessie, più Busi e De Jong. Nessuna novità nella linea difensiva. Baraja ha risposto con una formazione abbottonata. Una unica punta, Hugo Duro, 5 centrocampisti e difesa a quattro.

La rete del Barça subito, nella prima parte di gara. È stato Raphinha che, al 15′ su assist stupendo di Busi, ha citato se stesso contro l’Osasuna, e ha insaccato con un pallonetto di testa sull’uscita del portiere. Tutto perfettamente stabilito e mandato a memoria in allenamento. Taglio dentro, imbucata alta da fermo, colpo di testa a scavalcare. A Pamplona l’azione era stata identica, con De Jong nei panni di Busquets. Unici brividi sulla schiena dei tifosi blaugrana, due occasioni per il Valencia nate da altrettante leggerezze difensive nei disimpegni. Lino e Ilaix, ex che aveva lasciato Barcelona convinto di trovare la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno, salvo poi rendersi conto che la pentola conteneva solamente carbone, hanno reso i primi 45 minuti con una leggera nota thrilling. Sopratutto nella circostanza del 38′ il Barça ha voluto esagerare. Palla per De Jong che, dall’out di sinistra, abbondantemente fuori area, quasi sulla trequarti, è tornato indietro da Ter Stegen con un pallone alto complicato e con un coefficiente di difficoltà massimo nel controllo. Pur pressato, il portiere tedesco ha messo giù il pallone senza colpo ferire come se lo avesse incollato alla scarpa, ma è stato troppo frettoloso nel cercare l’imbucata rasoterra. Palla intercettata da Lino che ha concluso male su ottimo recupero di Koundé.

La ripresa si è aperta con il rigore assegnato da Alberola Rojas al Barça per fallo di mano in area. Piccolo dissidio in campo tra Ansu, che avrebbe voluto calciarlo, e Ferran, che lo ha battuto. Risultato, palla sull’esterno del palo sinistro e tutti scontenti. Per non essere da meno, il numero 10 ha voluto copiare il compagno di squadra due minuti dopo. Azione sviluppata sulla destra, taglio di Ansu, imbucata e tiro a colpo sicuro: palo destro. Al 55′ i blaugrana sono rimasti in 10 per l’espulsione di Araujo (fallo da ultimo uomo su ripartenza di Vasquez).

Da quel momento è iniziata una nuova partita, con un Valencia rinvigorito dalla situazione e un Barça maggiormente guardingo. Non impaurito beninteso, ma oculato. In questa occasione è riemerso il carattere di Madrid. Squadra pugnace, sicura, battagliera. Xavi ha messo dentro Alonso per un brutto Ansu che ha sbagliato tutto ciò che poteva nel corso della gara. La squadra è passata al 4-3-2, con Raphinha e Ferran rimasti alti (ma pronti a ripiegare) e Roberto pronto a inserirsi. Dietro Alonso è andato a fare il centrale di sinistra.

Il Barça ha concesso il possesso palla all’avversario, ma non ha praticamente mai rischiato. Il Valencia è riuscito a calciare in porta solo due volte: al 91′ con Hugo Duro; al 94′ con Kluivert. All’80’ nuovo cambio tattico. Fuori Roberto e dentro Eric. Il 24 ha rilevato Alonso che si è spostato nel laterale sinistro, provocando la conseguente alzata (termine orribile ma che rende bene l’idea) di Balde, andatosi a posizionare a centrocampo come interno sinistro.

La gara si è così conclusa con il triplice fischio finale che ha consegnato alla storia di questo campionato il 18° cleen sheet della squadra in 24 incontri di Liga. Un risultato straordinario per una formazione che nelle ultime due gare giocate (Madrid in Copa e Valencia in Liga), ha concesso agli avversari appena tre tiri in porta, uno ai blancos e due alla formazione che.

IL BARÇA PUNISCE NUOVAMENTE IL MADRID. AL BERNABEU É VITTORIA PER ZERO A UNO

Giuseppe Ortu Serra

Nuovo Clásico e nuova vittoria blaugrana. Nel secondo scontro consecutivo dopo la finale di Supercopa a Ryad il Barça ingabbia i blancos a Madrid e li mette nel sacco, vincendo per zero a uno la semifinale di andata della Copa del Rey. A Chamartin è una autorete di Militao, provocata da una incursione e conclusione a tu per tu con Courtois di Kessie, a siglare la vittoria del conjunto di Xavi. Il mental game tra Barça e Madrid se lo aggiudica il Barcelona. Gara importantissima a livello psicologico, come più volte avevamo detto e insistito negli ultimi giorni. Importante perché capitata proprio nel momento in cui il Barça appariva in difficoltà per la doppia caduta, europea e domestica, e il Madrid aveva preso fiducia per essersi salvato dal ko che l’eventuale vittoria del rivale contro l’Almería gli avrebbe provocato. Salvatosi, invece, il Madrid aveva respirato e tratto fiducia per il restante cammino in Liga. Se oggi avesse battuto il Barcelona avrebbe probabilmente cambiato totalmente la dinamica psicologica della fase finale del campionato. Invece è stato il Barça a vincere la sfida e il mental game, probabilmente rimettendo le cose nella giusta luce a livello mentale. Il Barça, questa sera, ha ribadito chi è il dominatore in Spagna, rimettendo le cose nelle giuste proporzioni e rimettendo al suo posto il Real Madrid.

Questa importantissima e cruciale sfida il Barça l’ha vinta senza Lewandowski, Pedri e Dembélé, infortunati. E non è poco. Tanto più che, il recente distruttore del Liverpool ad Anfield, non ha creato pericoli concreti alla porta del Barcelona. Pressione costante, sì, giro-palla continuo, pure, ma alla fine, Ter Stegen si è dovuto disimpegnare con una certa apprensione solo al 57′, quando ha dovuto smanacciare, allungandone la traiettoria, un tiro-cross di Vinicius. Per il resto molti palloni buttati in area di rigore e molte mischie, con i baluardi blaugrana che hanno sempre dominato l’area blaugrana e controllato i veementi tentativi dei blancos. Di contro, è stato il Barça ad essere più pericoloso, e non solo nella circostanza della rete del vantaggio, giunta nel primo tempo (26′), grazie ad un’autorete di Militao che ha messo in porta involontariamente una respinta bassa di Courtois su incursione in area, e tiro, di Kessie, imbeccato da Ferran. Nella ripresa è stato ancora il Barça a sfiorare seriamente la rete, quando Kessie, al 71° minuto, ha girato in porta di destro una palla bassa fornitagli da Ferran dal lato corto dell’area di rigore. Il tiro, che aveva spiazzato il numero uno merengue, è stato però respinto nei pressi della linea di porta da Ansu, che, sbagliando la lettura dell’azione, si è fatto trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il numero 10, entrato nella ripresa al posto di Raphinha, ha fallito ancora una volta la gara, sprecando l’ennesima occasione concessagli da Xavi.

Il Madrid può contare due occasioni nel primo tempo, con Modric e Valverde, e tre nella ripresa, con il portiere tedesco del Barça chiamato in causa in solo due di queste circostanze. Per il resto, come già spiegato, molta gazzosa e poco altro. Una partita simile, nello sviluppo, a quella persa dal Barça contro l’Almería, con la formazione blaugrana, questa volta, dalla parte giusta. Madrid che è andato a sbattere contro il muro barcelonista senza che Ancelotti riuscisse a cambiare tattica e sistema di attacco. Come Xavi allora, l’italiano ha continuato imperterrito a far buttare palloni alti nel mezzo, puntualmente gestiti dall’eccellente prestazione della difesa del Barça. Araujo è stato eccellente nell’annullare il teppistello con la maglia numero 20, rissoso e attaccabrighe quanto un disadattato di periferia alla ricerca di una buona scusa per menare le mani. Il giovane dal sorriso da presa in giro si è fatto notare più per la gara di tuffi mortali con il doppio carpiato che per la partita di calcio a cui avrebbe dovuto partecipare. Koundé si è contraddistinto per la sua abilità nel gioco aereo e il tempismo sui palloni vaganti in area; Marcos Alonso è stato impeccabile nel dare manforte ai compagni di reparto; Balde ha cantato e portato la croce, con ripartenze sul laterale sinistro e recuperi, e diagonali, che hanno reso invalicabile per chiunque si provasse a passare il confine della sua zona.

Degni di nota anche i centrocampisti, con De Jong perfetto nelle due fasi (si è messo in evidenza anche come difensore aggiunto); Busi, un incantatore di serpenti; Kessie, giocatore dai mille polmoni e uomo ovunque, oltreché soggetto attivo della rete della vittoria in concorso con Militao, e uomo più pericoloso dei suoi.

Forse le note più deludenti arrivano proprio dal reparto offensivo. Raphinha e Ferran hanno fatto un grande lavoro per la squadra, indubbiamente, sacrificandosi in un massacrante lavoro di chiusura e ripartenza, ma sono stati poco lucidi in attacco, mancando di spunto e velocità nelle occasioni in cui hanno avuto tra i piedi delle palle che avrebbero meritato uno sviluppo migliore dell’azione. Ferran, in ogni caso, è stato l’autore dei due palloni per Kessie che solo per l’errato posizionamento di Ansu non sono valsi due reti. Capitolo Ansu. Spiace dirlo, ma il ragazzo continua a deludere a pie sospinto. Legge male le azioni dei compagni, sbaglia molti tocchi, stop e il linguaggio del corpo in campo è sempre negativo.

Il primo capitolo del libro è andato al Barça, che da questa gara ha ripreso confidenza con se stesso, mostrato al secondo in classifica in Liga chi è il vero dominus del campionato, e ha rimesso le cose a posto a livello di gestione dell’euforia nei confronti del Madrid. Il secondo capitolo è ancora da scrivere. Ciò non avverrà prima del 5 aprile al Camp Nou. Sarà lì, e solo allora, che si completerà la storia. Tutti coloro che muoiono dalla voglia di scoprire come andrà a finire il libro e chi sarà l’assassino dovranno ancora attendere poco più di un mese. Ma l’attesa ne varrà la pena.