Giuseppe Ortu Serra
Calcio. Calcio allo stato puro. Non tagliato da impurità, da mescolanze, da imbarbarimenti, da forzature, da atteggiamenti sparagnini, speculativi, conservatori e pavidi. Non da palloni calciati via a casaccio o in tribuna. No, Xavi ci ha mostrato la strada che porta alla purezza del football contro l’Athletic Club. Quattro reti e un recital monumental di un Barça sempre più Barça. Questa è la terza gara consecutiva che i blaugrana realizzano 4 reti: contro il Valencia al Mestalla (1-4) contro il Napoli al Maradona (2-4) e adesso contro l’Athletic Bilbao al Camp Nou. 12 reti in tre partite contro tre subite, delle quali, la seconda contro il Napoli, viziata da evidente irregolarità della formazione italiana.
Contro la formazione di Marcelino, capace di mettere sempre in difficoltà il Barça, non c’è mai stata partita. La formazione blaugrana ha messo in campo due tempi di gioco per esteti del pallone. Dalla primissima azione una voce è emersa su tutte le altre. Barça is back! Se avevamo visto una super squadra incantare e dominare contro il Napoli, contro la formazione di Marcelino il Barça di Xavi si è confermato in bellezza ed effettività. Vedere giocare questa squadra è come vedere il Barça di Guardiola dei suoi tempi migliori. Giocatori diversi, tranne pochissimi, ma stesso sballo.
Xavi come Guardiola anche riguardo all’utilizzo dei giocatori. Ha resuscitato Dest e lo ha reso un giocatore formidabile. Contro l’Athletic lo ha utilizzato da laterale sinistro e il ragazzo non ha fatto una piega. Nel ruolo ricoperto nella nazionale a stelle e strisce, il numero 2 ha ripetuto la prestazione sfoggiata contro il Napoli. In attacco e in difesa, il ragazzo ha giocato alla grande. Sempre concentrato, sul pezzo, ha offerto un grande supporto lungo tutta la fascia.
La prima rete è stata realizzata al 37‘ da Aubameyang sugli sviluppi di un corner il cui pallone era stato mandato a sbattere sulla traversa da un colpo di testa di Piqué. Sul rimbalzo in campo, Aubameyang ha calciato al volo insaccando alle spalle di Unai Simón. Una rete da vero attaccante, da nueve, proprio quello che mancava a questa squadra. In appena quattro gare da titolare, l’ex Arsenal ha già realizzato 5 reti. Una barbaridad, sopratutto se si pensa che con la sua ex squadra ne aveva realizzato 7 in 15 presenze. Adesso, con appena 6 presenze totali, ha quasi già raggiunto quel bottino. E tutto ciò è chiaramente merito di Xavi, capace di resuscitare una squadra in coma solo tre mesi fa e far rinascere e rigenerare tutti i suoi giocatori.
Nel secondo tempo sono arrivate le altre tre reti nel mezzo di una prestazione sontuosa, fatta di calcio sopraffino, colpi di tacco a smarcarsi e a lanciare il compagno, tocchi celestiali di prima a 200 all’ora. È stato Dembélé, entrato al 73′ al posto di Ferran, a mettere il secondo sigillo con un tiro in diagonale che non aveva quasi spazio per passare, stretto com’era tra palo, traversa e portiere. Il francese, in stato di grazia nonostante i fischi del Camp Nou, ha messo il pallone proprio nell’unico pertugio in cui sarebbe potuto e dovuto passare: sotto la traversa in uno spazio microscopico. La statistica televisiva ha poi valutato la percentuale di riuscita di un tiro del genere in un 4,4%. Ousmane c’è riuscito.
Il Barça si è palesato forte e meraviglioso non solo davanti o in mezzo al campo. Anche dietro questa squadra sta diventando una fortezza. L’Athletic, che nella gara di andata, con Koeman stramazzato e sprofondato in panchina con tutto il suo notevole peso, aveva preso i blaugrana a pallate, pressati nella propria area come aringhe in scatola fin dai primissimi minuti (3 calci d’angolo subiti nei primi 2 minuti), ha tirato in porta la prima volta in partita all’85° minuto!
Quello di Xavi è un Barça stellare nel quale ognuno può essere stella e chiunque ha il suo spazio e la sua opportunità. E così le altre due reti sono state realizzate da Luuk (al 90′, entrato al posto di Aubameyang), al 5° centro in Liga, di testa su assist di Dembélé, e da Memphis al 94′ (che in precedenza aveva preso il posto in campo di Adama) su una scivolata tra i due centrali dell’Athletic da vero opportunista, sempre su assist del francese.
In un Barça-show come questo (mai parola fu usata in un senso più preciso), in cui tutti sono attori protagonisti dello spettacolo, la luce cristallina di Pedri ha brillato più forte di tutti gli altri. Con una prestazione monumentale, degna del miglior Messi, il ragazzo ha messo in fila una serie di tocchi, giocate, aperture a tagliare il campo e azioni mozzafiato, tra cui un tunnel con un colpo di suola, dando le spalle all’avversario, per andare via poi palla al piede come se niente fosse. Vedere caracollare per il campo quel giocatore vale il prezzo del biglietto. Come, ugualmente, vedere Xavi a bordo campo parlare, confrontarsi, dare consigli alla squadra. Xavi non ordina; Xavi parlamenta, scambia opinioni con i giocatori e poi spiega la sua ricetta, che eseguita dai suoi adepti, si trasforma in una opera d’arte in movimento su un prato d’erba. Come Le Déjeuner sur l’herbe di Monet. Semplicemente meraviglioso!