Valverde e la Rivoluzione culturale cinese di Mao c’entrano ben poco. Vi chiederete, dunque, il perché di quest’accostamento. Per Rivoluzione Culturale di Valverde intendiamo la capacità del tecnico extremeno di incidere nel Dna del Barça sin nel suo profondo, modificando un pensiero, una condotta, uno stile che erano ormai intesi come dogmi senza creare una sollevazione popolare, ma anzi con il plauso di tutto il barcelonismo.
A quali dogmi mi stia riferendo è presto detto: il 4-3-3, la fase offensiva, il pallino dell’azione sempre in mano.
1) Il 4-3-3 è stato un dogma intoccabile per moltissime stagioni. Da esso non si poteva prescindere, e chi ci ha provato è stato trattato alla stregua di uno scomodo dittatore da rovesciare e detronizzare. Luis Enrique ci aveva provato nei suoi esperimenti quasi patologici e schizofrenici. Ma sia lo spogliatoio, sia il barcelonismo, non avevano gradito. Valverde non solo è stato in grado di metterlo in discussione, ma addirittura di metterlo nel dimenticatoio per sostituirlo con un comunissimo e plebeo 4-4-2. Solo la stagione scorsa sarebbe stata una eresia bella e buona, e stampa e aficionados avrebbero preparato la catasta di legna per ardere vivo nell’antistadio il colpevole di turno. Oggi, non solo non si è proceduto a questa pubblica esecuzione bruciando vivo Valverde nei panni della strega cattiva, ma addirittura si elogia e esalta, giustamente, il nuovo modulo che ha permesso al Barça di avere 11 punti di vantaggio sull’Atletico secondo in campionato a nove partite dalla fine, di essere in finale di Copa del Rey per la quinta volta consecutiva e di essere bene instradato sulla strada per Kiev in Champions League.
2) Valverde ha messo in campo una squadra che abbina una fase offensiva spettacolare e turbinante ad una difensiva granitica. Il Barça vanta una difesa alla quale è persino complicato tirargli contro, non solo segnare. La formazione blaugrana ha il record del minor numero di reti subite sia in campionato che in Champions. Solo 13 a nove giornate dalla fine in Liga, una in meno della retroguardia del Cholo, da sempre sinonimo di impenetrabilità, e appena 2 in Champions League. Il modo di difendere del Barça è prodigioso. Non solo gli avversari non riescono a tirare contro Ter Stegen, ma addirittura Valverde è riuscito a creare un sistema difensivo tanto efficiente che non permette agli avversari di avere nemmeno dei calci di punizione da zone limitrofe all’area di rigore. Si difende in maniera pulita, senza falli. Geniale! Tanta accuratezza difensiva fa sì che la squadra venga comunemente definita come solida e equilibrata, sostantivi solitamente abbinati ad una squadra difensivista che bada per lo più a non prenderle, non a una nata per vincere e dare spettacolo. Parole solitamente incompatibili con lo stile blaugrana. Il nuovo Barça di Valverde, invece, mette in mostra questa solidità e questo equilibrio come se fossero degli schemi d’attacco.
3) Un altro peccato che Valverde ha fatto passare quasi inosservato, come se disponesse del magico mantello che tutto nasconde di Frodo, è la condotta di gestione delle forze fisiche e mentali di certe partite. Nelle gare contro Las Palmas, Atletico, Athletic, Malaga, Eibar, i secondi tempi sono stati giocati con il freno a mano tirato, lasciando il pallino del gioco all’avversario e retrocedendo il proprio baricentro e il raggio d’azione nella propria metà campo. Atteggiamenti così passivi, bassi e difensivi, sarebbero stati inammissibili e non tollerati fino alla scorsa stagione. La logica di Valverde, la sua umiltà, educazione, il suo essere così brava persona, oltre che uno dei tecnici più preparati che si siano seduti sulla panchina blaugrana (e sì che quel bench ne ha visto di grandi allenatori sedercisi sopra) ha fatto sì che anche concetti calcistici più da Real Madrid, da squadra passiva e speculatrice che pensa prima di tutto al risultato, potessero essere non solo accettati, ma anche esaltati da tutta la gent blaugrana.
In una battuta del film I Soliti Sospetti si dice: “La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste”. Valverde ha fatto un po’ allo stesso modo. E’ riuscito a far passare concetti incompatibili con lo stile Barça come se fossero stati sempre nel Dna della squadra. Anche da questi elementi si giudica la grandezza di un allenatore. Basta solo ricordare il tumulto che si verificò appena qualche stagione fa quando, nella trasferta di Vallecas, il Barça vinse sì, ma cedendo il possesso palla agli avversari. Quel fatto fu recepito come uno schiaffo, un oltraggio ad un metodo, un sistema, una filosofia che ha sempre anteposto lo spettacolo, l’allegria, il bel gioco a tutto. Vincere giocando bene, per il Barça è sempre stata la sintesi della filosofia francescana del lavorare in letizia. Ebbene, Valverde è riuscito anche dove nessun’altro aveva provato e osato. Semplicemente usando la massima: vincere giocando bene; con equilibrio.