FC Barcelona – 3-0 al Madrid. Il Barça in finale di Copa

A por el triplete! E’ questo il canto che si leva dal Bernabeu nella serata di ieri dopo l’ennesima impresa del Barça in casa del suo rivale Numero Uno. Primo in Liga con un ampio vantaggio, in finale di Copa (che si giocherà il 25 maggio), ora non resta che concentrarsi sulla Champions per sfatare il tabù degli ultimi tre anni, rappresentato dai quarti di finale, e gettarsi anima e corpo verso la conquista della orejona. Ma andiamo per gradi e torniamo con la testa e le emozioni alla partita del Bernabeu.

Il Barça ha conquistato la sua sesta finale consecutiva di Copa in casa del Real Madrid. La gara di ritorno della semifinale di Copa del Rey si è chiusa con il trionfo dei blaugrana al Bernabeu sui blancos di Solari, sempre più accartocciati su loro stessi ogni volta che affrontano i rivali blaugrana. Il risultato è impietoso: 3-0 con reti di Suarez, autorete di Varane per anticipare l’inevitabile rete dell’uruguayo, e ancora Suarez, su rigore alla Panenka, per atterramento dello stesso numero nove.

Un recital quello del Pistolero. Una giornata da ricordare in uno stadio che ormai si è tramutato nel giardino di casa del Barcelona. Sono tante le vittorie a Chamartin del Barça. Tanto che è quasi come giocare a Sant Joan Despì sui campi della Ciutat Esportiva Joan Gamper dove i blaugrana si allenano durante la settimana.

Se questa è stata la gara di Suarez, altrettanto è da dirsi per Ter Stegen. Il super portiere tedesco è stato fondamentale tanto quanto il suo compagno di squadra per l’ottenimento di questo fondamentale successo. Il nueve ha realizzato due reti e mezzo (l’autorete di Varane è stata provocata dall’inserimento di Luisito alle sue spalle e dalla quasi certezza della marcatura dell’uruguagio senza la disperata scivolata del difensore centrale madridista); il numero uno ha tenuto la porta inviolata nel primo tempo sullo 0-0, quando la pressione del Madrid si era fatta veramente forte, gettando le basi per la costruzione della vittoria. Ter Stegen ha compiuto quattro parate in tutto l’incontro, una più bella, decisiva e difficile dell’altra. Di queste quattro tre sono autentici capolavori. Un’uscita bassa alla disperata dopo una mischia in area, una respinta di piede in un uno contro uno con Benzema che aveva calciato a colpo sicuro, e una respinta laterale in volo su un colpo di testa potente, improvviso e ravvicinato che pareva inevitabilmente destinato a terminare in fondo alla rete. Ter Stegen, con un volo spettacolare e una reattività quasi inumana, è riuscito a arrivare sul pallone con le due mani e allontanare con violenza la minaccia blanca.

Portiere e centravanti, la colonna vertebrale di ogni squadra. “Dammi un portiere che para e un attaccante che segna e ti vincerò le partite” dice un vecchio adagio. Sacrosanta verità. Questo è esattamente ciò che è avvenuto ieri al Santiago Bernabeu. Suarez ha segnato e Ter Stegen ha difeso il risultato.

In mezzo a loro tanti altri protagonisti. Dembélé per esempio. Autore di una performance da numero uno assoluto, il francese ha creato lo scompiglio nella difesa avversaria, ha sfiancato i difensori del Madrid con le sue accelerazioni sfibrandone la resistenza e tenuta, e ha graziosamente concesso due assist su tre reti al goleador di serata. Un giocatore che partita dopo partita sta diventando sempre più determinante. Tutto l’opposto di Vinicius del Real Madrid. Opposto in tutti i sensi, non solo come posizione in campo. Il ragazzo brasiliano del Madrid, che prima di essere acquistato per più di 60 milioni da Florentino ad appena 16 anni era stato promesso sposo del Barça, salvo poi preferire Valdebebas a Sant Joan Despì, ha messo sul terreno di gioco tutta la sua voglia e il suo talento acerbo. Ha corso, saltato, si è sbattuto. Ha dato tutto, creato molti pericoli alla retroguardia barcelonista, ma ha sprecato tutto quanto era riuscito a creare con la sua velocità e abilità tecnica. Vinicius è un ragazzo vivace in campo, che gioca con brio, ma che non vede la porta. Nessuno dei suoi tiri è terminato tra i pali, e la maggior parte delle giocate in area a favore dei suoi compagni non hanno raggiunto l’obiettivo prefissato. Pecca che sta diventano norma in questa stagione. Tanto fumo e poco arrosto insomma. Dembélé, invece, è chirurgico. Quando tocca la palla sbaglia raramente. E’ come un cecchino che la mette sempre nel centro. Ieri, nel faccia a faccia tra i due, la differenza è stata esemplare e impietosa. Una sfida stravinta dal blaugrana che si è mangiato l’avversario.

Messi, dal canto suo, per una serata si è preso una vacanza dal goal. Solo dal goal beninteso. Per il resto è stato il Messi di sempre. Veloce, ficcante, imprendibile. Prende la palla a centrocampo, abbassandosi, o nella trequarti, e imposta i ritmi della manovra d’attacco. Lancia il contropiede, fiondandosi laddove a nessun’altro verrebbe in mente di avventurarsi, tra un nugolo di maglie bianche per poi trovare sempre la giusta via d’uscita. Un po’ come quelle barche dei film (La Tempesta Perfetta) che si fiondano consapevolmente in mezzo ad una paurosa tempesta. Così, per spirito sportivo, per misurare il proprio coraggio e vedere come va a finire. Se non si lancia a capofitto in un contropiede solo contro tutti, rallenta l’azione con il surplace e le finte per poi partire a razzo. Oppure gestisce l’azione con il palleggio e il fraseggio con i compagni di squadra. Insomma, regola il battito cardiaco e la pressione sanguigna di tutta la squadra e ne decide i tempi. Anche ieri, sebbene non abbia segnato (ha però concesso la battuta del calcio di rigore all’amico e partner d’attacco), è stato fondamentale nel conseguimento della vittoria.

Mentre il Real Madrid rimane anche senza Copa, dopo aver già detto addio anticipatamente alla Liga, Il Barça vola in finale dove, il 25 maggio al Benito Villamarin di Sevilla, incontrerà la vincente della sfida di stasera (ore 21:00) tra il Valencia e il Betis. Le due formazioni partono dal 2-2 conseguito all’andata a Sevilla.    

Ha ancora senso l’uso del Var?

Esiste la Verguenza de Chamartin. Adesso esiste anche la Verguenza del Ciutat de Valencia. Quelli erano altri tempi, altro calcio, altra situazione politica. Allora si era sotto il franchismo più becero e violento, dove la repressione faceva rima con “facciamo ciò che ci pare a dispetto delle regole“.
Le regole, bella parola. Qualcuno in passato ha detto che “le regole sono state poste per essere violate“. Per il piacere di essere violate. Per il sottile piacere edonistico, narcisistico, di porsi scientemente al di sopra di esse, con totale spregio di ogni regola di comune e pacifica convivenza. La legge del più forte sostanzialmente. La legge che vige dove non c’è legge. Dove le norme valgono, aleatoriamente, a seconda dei soggetti. La legge del far west, dei pistoleri, dei bounty killers; la legge dei boss di quartiere, dove la legalità o illegalità di una condotta dipende da colui che la pone in essere. La Verguenza de Chamartin, il famoso 11-1 di quel Madrid CF – C de F Barcelona (la Spagna di Francisco Franco aveva anche modificato il nome del Club in Club de Futbol Barcelona), con i militari che si presentarono negli spogliatoi dei giocatori blaugrana prima dell’incontro di ritorno di Copa del Rey (andata terminata 3-0 a favore del Barça) con le armi sotto le giacche e non certo per offrire loro tea e pasticcini, è uno degli esempi a cui ci riferivamo utilizzando il termine verguenza, vergogna. Un incontro che segnò, una volta per tutte, lo sbarramento, la linea di confine tra le due entità calcistiche. Quella fu una non partita a cui si deve il vero inizio della rivalità tra Madrid e Barça e il punto di partenza della storia dei Clasicos.

Ieri abbiamo assistito, direi purtroppo, ad una cosa che rinverdisce il significato della parola verguenza, sul prato di uno stadio di calcio. Lo scenario è stato il cespéd del Ciutat de Valencia, la casa del Levante. La partita: Levante-Real Madrid. Stadio stracolmo di tifosi. In tribuna d’onore i presidenti delle due formazioni. Sul terreno di gioco, oltre ai 22 giocatori, l’arbitro Ignacio Iglesias Villanueva. La partita è andata avanti con entrambe le squadre che cercavano di superarsi nel punteggio e con normali polemiche dovute a interventi sanzionati e/o non sanzionati. Il Levante ha protestato in particolar modo per una entrata da tergo in piena area di rigore sul comandante Morales poco prima di calciare in porta a tu per tu con Courtois, e per la concessione di un calcio di rigore a favore del Madrid per fallo di mano in area di rigore di Bardhi. Rigore convertito in rete da Benzema.
Nella ripresa, dopo che il Levante era riuscito a pareggiare il risultato con rete di Roger Martì, è giunto il momento topico della gara. Un chiaro ed evidente piscinazo di Casemiro su intervento a vuoto di Doukouré sul pallone. Il giocatore granota non ha colpito il pallone, ma nemmeno il numero 14 del Madrid, che invece è crollato a terra come fosse impegnato in una gara olimpica di tuffi dal trampolino di 3 metri. Villanueva ha indicato immediatamente il dischetto. Rigore. Le proteste dei giocatori di casa hanno fatto il paio con il dialogo fitto dell’arbitro con la postazione Var. Ed ecco dove si verifica l’episodio vergognoso. La squadra del Var vede e rivede l’episodio due, tre, quattro volte. Nonostante ciò concede il calcio di rigore al Real Madrid. A vedere le immagini la simulazione è chiara, solare, evidente, cristallina. Dal campo, in presa diretta, è normale e logico sbagliare. Live sembrava penalty. Ma non una volta rivistole immagini. Esse sono impietose. Mentre la squadra del Var si scervellava su come giustificare la concessione di un calcio di rigore da tempi bui del calcio spagnolo, la tv mostrava con innocente candore la ripetizione dell’azione. Un manifesto tuffo di Casemiro. Se Marinetti fu autore del Manifesto sul Futurismo, Casemiro è ora autore del Manifesto su un’altra corrente: il Tuffismo. L’assurdità della situazione è che mentre tutto il mondo ha visto immediatamente la simulazione alla prima ripetizione televisiva, negli stessi istanti gli uomini del Var stavano argomentando di concedere la massima pena.

I fatti di ieri del Ciutat de Valencia costituiscono un salto nell’oscurità e nell’oscurantismo dei tempi andati. Tempi in cui non esistevano i mezzi di comunicazione che potessero cristallizzare e documentare gli accadimenti. Ciò che è accaduto ieri è una vergogna per lo sport, una macchia per tutti i tifosi, appassionati di calcio, sportivi e professionisti che ogni domenica assiepano le tribune o calcano i terreni erbosi. Ieri il Var ha compiuto un misfatto che danneggia l’immagine tutta del calcio spagnolo, della Liga e del movimento arbitrale iberico. Ieri è stato dato uno schiaffo alla tecnologia, coartata e sottomessa chissà da quale scempio decisionale. Ieri abbiamo assistito alla negazione dell’evidenza in ogni suo aspetto più vero. Con quella decisione si è uccisa la verità, si è accecata la vista ai milioni di spettatori che hanno assistito alla gara. Ieri, mentre tutto il mondo vedeva le immagini alla tv della simulazione di Casemiro, il Var ha processato un’altra volta Galileo perché diceva la verità, costringendolo, nuovamente, all’abiura. Ieri abbiamo assistito ad una nuova Verguenza de Chamartin in versione moderna.

Che senso ha, oggi, continuare con la farsa del Var? Esso altro non è che l’ennesimo sopruso ai danni dello sfortunato di turno che, in un modo o nell’altro, con le buone o le cattive, deve soccombere. Anche la decisione di rivedere e revisionare certi episodi sì e certi altri no desta sospetti. Perché il Var non è intervenuto per la chiara spinta subita da Morales quando si trovava a tu per tu con Courtois? Allora il risultato verteva sulla parità. E se fosse passato in vantaggio il Levante? O peggio, se avesse vinto?
Sabato 2 marzo si gioca il Clasico al Bernabeu. Il Barça viaggia con un più nove in classifica. Le speranze del Real Madrid a 13 gare dalla fine sono veramente minime. Ma sarebbero state zero se quella gara si fosse giocata con los merengues a meno undici o addirittura a meno dodici. Eh no, non sarebbe stato cortese un simile affronto. Sarebbe stata una mancanza di rispetto che ieri, il Var, non ha voluto assumersi.   

FC Barcelona – Messi, tripletta e assist, stende il Sevilla

Un Messi inmessionante, superlativo, unstoppable; un Messi al meglio del suo livello ha preso per mano la sua squadra e l’ha condotta, quasi da solo, alla conquista di tre punti che a questo punto della stagione può valere tre quarti di Liga. Il campionato ha lanciato la sfida. Il Barça, e Messi, hanno risposto; forti, fortissimi. Un Messi spettacolare in versione imparable ha trascinato i suoi ad una vittoria fondamentale nella corsa alla conquista della Liga. Un secondo tempo da incorniciare e appendere nella parete dei ricordi più belli ha messo nell’angolo un bel Sevilla, lo ha sepolto sotto una valanga di reti grazie a un gioco strepitoso, e ha quasi sentenziato il campionato.
L’appuntamento odierno era una delle tappe finali del Tourmalet che il Barça sta affrontando da inizio mese. Un tour de force iniziato con la partita di Valencia che avrà il suo finale il 2 di marzo con il Clasico di Liga da disputarsi al Bernabeu. In mezzo l’altro Clasico, quello di Copa, in programma sempre a Madrid mercoledì prossimo. Sevilla rappresentava dunque una delle ultime trasferte più complicate per la formazione di Valverde. Dopo il Sanchez Pizjuan si giocherà solo a Chamartin. La sfida con l’Atletico sarà in programma al Camp Nou e si giocherà il 7 di aprile. Uscire vittoriosi da questa trasferta, e mantenere quantomeno il vantaggio sugli inseguitori (+7 sull’Atletico e +9 sul Madrid) era di fondamentale importanza per evitare di rinvigorire le speranze di rimonta degli uomini di Solari in occasione dello scontro diretto della prossima settimana. La parola d’ordine del vestuario blaugrana era vincere contro il Sevilla anche per smorzare l’attesa e il significato del prossimo Clasico di campionato.

Per ottenere ciò Valverde aveva preannunciato che non avrebbe operato rotazioni per non minare la solidità del suo undici titolare. I blaugrana sono scesi in campo con appena una variante: il ritorno di Umtiti al posto di Lenglet. Dembélé si è accomodato in panchina e Coutinho ha giocato da extremo a sinistra.
Il Barcelona è partito sotto-ritmo. Al contrario dei blaugrana, Pablo Machin ha dato la carica ai suoi che hanno giocato un primo tempo ad alta intensità. Pressione alta, corsa, movimento di tutti i suoi effettivi. Il Sevilla ha sfruttato il gioco sulle fasce sopratutto a destra. Questa chiave tattica, unita alla maggiore concentrazione, ha permesso ai padroni di casa di creare molti pericoli alla retroguardia blaugrana. Le reti degli uomini di Machin sono arrivate da due svarioni difensivi di una squadra indolente e proiettata scriteriatamente in avanti. Jesus Navas ha banchettato sulla fascia di competenza di Jordi Alba, perennemente in ritardo nei ripiegamenti. Così è giunto il vantaggio del Sevilla. Una prateria cavalcata a destra da Navas. Jordi attardato in area avversaria; Umtiti, al rientro dopo parecchi mesi di inattività forzata, inerte nel chiudere a sinistra. Solo Piqué ha cercato di porre una pezza allo strappo causato dai compagni, ma la sua scivolata alla disperata non ha impattato il tiro dell’esterno che è finito nell’angolino apposto della porta difesa da Ter Stegen. Duro lo sfogo del centrale verso i suoi, che li ha accusati di “essere tutti in attacco“. “Estais todos arriba, estais todo arriba!” è sbottato il President.
Il Barça, seppur sottotono, ma capitanato da un Messi con i piedi fatati e la mente di chi è quattro mosse avanti degli altri, è riuscito a riprendere la gara grazie ad una magia dell’argentino, protagonista di una mezza rovesciata dal limite dell’area che non ha lasciato scampo al povero Guaita. La lezione non è servita al Barça che ha continuato a giocare in maniera lenta e prevedibile. Ancora una volta è stata la fascia sinistra il tallone di Achille della formazione blaugrana. Con Jordi ancora in giro per il campo, per l’ennesima volta fuori posizione, è stato Mercado a battere per la seconda volta Ter Stegen.
La ripresa si è aperta con due novità immediate. Entrambe nella fascia opposta a quella dei disastri. Fuori Semedo e Vidal, dentro Sergi Roberto e Dembélé. Coutinho è retrocesso in posizione di interno, mentre el de Reus ha sostituito il laterale portoghese. Dembélé ha subito dato brio, chispa, e velocità, trasformando la sua squadra. Il secondo tempo ha così visto in campo un altro Barcelona; quello vero. Forte, intenso, aggressivo, ben concentrato sulla partita. Mobilità, velocità nel giro palla e pressione alta in uscita per il recupero immediato del pallone, sono state le armi con le quali il Barça è riuscito a ribaltare una gara che nei primi 45′ sembrava segnata. In questo modo, e grazie ad un Messi stellare ben sostenuto ora dai suoi compagni, la squadra blaugrana è riuscita a mutare un 2-1 contrario in un 2-4 a favore. Nel secondo tempo la formazione di casa, suo malgrado, è uscita di scena. Il Barça si è impossessato della partita e, azione dopo azione, ha costruito una rimonta da 10 e lode. Al 67′ è giunto il goal del pari. Azione sulla destra portata da Dembélé, assist per Messi, che dal limite dell’area ha fatto partire un destro a giro che si è insaccato sotto la traversa. Dopo l’ingresso di Alena per Coutinho (ancora sotto tono e incapace di prendersi la squadra sulle spalle), è giunta la rete del sorpasso. Azione impostata a destra da Sergi Roberto con palla per Alena. Il tiro dal limite deviato dalla difesa ha messo in moto Messi che ha superato con uno scavetto morbido morbido il portiere in uscita bassa e ha depositato in rete il pallone del 2-3. Il Barça ha continuato ad attaccare. E così Suarez, su azione nata dai piedi di Ter Stegen e assist di Messi, è andato a chiudere la sfida del Sanchez Pizjuan con la rete del 2-4 grazie ad una vaselina sull’uscita di Guaita.           

FC Barcelona Champions League – Pari senza reti a Lione

Il FC Barcelona pareggia a reti bianche contro l’OL e getta una buona ipoteca sul passaggio del turno in questi ottavi di finale di Champions League. Il Barça si presentava in casa dei transalpini da chiaro favorito, sebbene i buoni risultati ottenuti ultimamente dai francesi lasciava un minimo di incertezza sulla gara di ieri notte. Imbattuti in Europa, il Lione era riuscito a fermare il City nella doppia sfida del girone di Champions (vittoria e pareggio contro gli uomini di Guardiola). Ha inoltre recentemente sconfitto la corazzata parigina del PSG in campionato. Dall’altro lato della barricata, il Barça giungeva a questo appuntamento con qualche affanno di troppo. Una forma fisica non al top certificata da tre pareggi e una vittoria di misura nelle ultime quattro sfide giocate in Spagna.

Con Arthur e Vermaelen infortunati, Valverde si è presentato in Francia con tutti gli arruolabili. Ter Stegen in porta, Semedo, Piqué, Lenglet, Jordi in difesa; Sergi Roberto, Busquets e Rakitic a centrocampo; Messi, Suarez e Dembélé in attacco. Vidal, Coutinho e Alena si sono accomodati in panchina.

La partita è iniziata con l’aggressione del Lione alla squadra blaugrana. Subito gran ritmo, i padroni di casa hanno corso e pressato in ogni zona del campo. L’obiettivo era di sorprendere all’inizio il più quotato avversario con un atteggiamento sfrontato e garibaldino. Il piano ha subito dato i suoi frutti, posto che nella prima parte di gara la formazione di casa ha impegnato severamente il portiere blaugrana con due difficili interventi salva risultato. La seconda parata, sopratutto, è meritevole di una decorazione al valor sportivo. Su una conclusione violenta e improvvisa da fuori area, Ter Stegen è volato sulla sua destra. Con la mano di richiamo è riuscito a intercettare il pallone e a deviarlo sulla traversa a mano piena. Con grande prontezza di riflessi l’estremo difensore è riuscito a recuperare posizione eretta e sfera prima che potessero intervenire gli attaccanti del Lione per ribadire in rete. Dopo i primi minuti di sofferenza, il Barça è riuscito a riequilibrare l’assetto, anche se sono mancate velocità, pressione alta sugli avversari e intensità. Il filtro non funzionava e il Lione è stato in grado di produrre pericoli potenziali ad ogni affondo. La formazione di Genésio ha giocato bene a centrocampo, dove Ndombele ha gestito la manovra con sapienza e presenza fisica. E’ stato proprio nel mezzo che il Lione ha creato i maggiori problemi alla formazione blaugrana. In attacco la squadra di Valverde è apparsa disattenta e imprecisa, sprecando un notevole numero di occasioni con conclusioni o scelte errate nell’ultimo passaggio. Sotto questo punto di vista si è ripetuto il film già visto nell’ultima casalinga di Liga contro il Valladolid. Molte occasioni, molti tiri, ma scarse conclusioni nello specchio di porta.

La ripresa ha visto Il Barcelona prendere decisamente l’iniziativa. Se a livello di possesso palla la prima parte si era chiusa con un certo equilibrio tra le due squadre (leggero vantaggio del Barça), nella seconda frazione i blaugrana, ieri in tenuta amarilla, hanno giocato con maggiore incisività e velocità. Il Lione non è stato più in grado di ripartire e ha perso la capacità di contrastare il centrocampo del Barça. Sopraffatto nel mezzo, il Lione ha dovuto retrocedere nella propria tre quarti a difesa della porta di Lopez. Il Barcelona ha così preso possesso della metà campo avversaria facendo girare la palla alla ricerca del pertugio vincente. Sono arrivate le occasioni per passare, ma come nel primo tempo, le polveri degli attaccanti sono rimaste bagnate. Laddove, invece, si è trovata la giusta conclusione, ci ha pensato il portiere di casa a negare la rete a Messi, Coutinho (entrato nella ripresa al posto di Dembélé), Busquets, Rakitic.

Non è arrivata la vittoria, ma il risultato è comunque positivo in vista del ritorno al Camp Nou. Tra le note liete della serata è da annoverare il buon secondo tempo. Incoraggiante il fatto che la squadra sia cresciuta nel corso della gara dal punto d vista atletico, della velocità di esecuzione della manovra e del recupero immediato del pallone già nella trequarti offensiva. Neanche il tempo per riposare mentalmente che è subito alta sfida di campionato. Sabato al Sanchez Pizjuan si scende in campo contro il Sevilla per una partita che non permetterà alcun tipo di riposo, né fisico o psicologico, ai giocatori blaugrana.        

Il Barça vince por la minima con Messi

Il FC Barcelona batte il Valladolid per uno a zero nel corso di 90 minuti caratterizzati dagli errori sotto porta dei delanteros blaugrana. Il Valladolid, da parte sua, ha recitato la parte dell’attore non protagonista, partecipando al plot messo in scena da Valverde da spalla compiacente dell’attore principale.

L’allenatore blaugrana, fresco di rinnovo contrattuale (un anno più una opzione sul secondo), ha approfittato della semplicità dell’avversario per proporre quel turn over che il doppio confronto con il Madrid in Copa del Rey non gli aveva ancora permesso. Dunque, riposo per Suarez, Rakitic, Coutinho, Semedo, Lenglet. In campo, al loro posto, Boateng, Alena, Dembélé, Roberto e Vermaelen.

Il Valladolid è partito subito con un buon ritmo. I primissimi minuti sono stati appannaggio degli ospiti che hanno cercato di sorprendere i padroni di casa, in chiaro calo fisico nelle ultime settimane (tre pareggi di fila tra Liga e Copa). E’ stato un mero fuoco di paglia tuttavia. Tra il quarto e il quinto minuto la squadra blaugrana ha preso possesso del gioco, del campo e della sfida e, piano piano, la notte è calata sulle flebili velleità del Valladolid. Il Barça ha dimostrato una maggiore velocità dell’azione e della circolazione della palla, uno dei punti deboli delle ultime uscite, con un ottimo Alena che sta sempre più assumendo le vesti di un nuovo accorcia e cuci sulla falsariga di Xavi e Iniesta. Più trascorre il tempo, e il ragazzo prende confidenza con la categoria e il terreno di gioco, maggiori sono i progressi. Le sue movenze, fatte di piroette, veroniche, accelerazioni e diminuzioni di ritmo, fanno vedere in campo gli ultimi grandissimi della cantera della generazione passata.

Nonostante il numero 21 in grande spolvero, e una manovra su ritmi accettabili, la squadra non è riuscita a impegnare più di tanto l’ex della serata, l’estremo difensore del Valladolid Masip. Solo un’opportunità da goal dei blaugrana nei primi 45′. Il rigore trasformato da Messi per fallo da tergo su Piqué. Da parte del Valladolid qualche tentativo in contropiede, ben arginato peraltro da puntuali diagonali difensive e dall’ottima attuazione dei due centrali, Piqué e sopratutto Vermaelen.

Nella ripresa la squadra di casa si è avvicinata maggiormente alla rete, Proporzionalmente alle occasioni da goal, sono anche arrivati incredibili errori sotto porta. A iniziare da Boateng che ha fatto subito notare la differenza che passa tra giocare in Italia al Sassuolo e in Catalunya con il Barcelona. Solo davanti al portiere, il ghanese ha cercato goffamente di superarlo in dribbling, non riuscendo nel tentativo. Dopo il suo, sono iniziati a fioccare gli errori del resto della compagnia. Il gioco a emulazione ha colpito tutti, da Messi a Suarez (subentrato a Boateng), a Coutinho (entrato al posto di Dembélé). L’uruguayo ha sbagliato tutto il possibile. Indecisioni al momento decisivo, tocchi di palla, tiri. Improvvisamente pareva essere stato colpito da Boatenghite. Coutinho ha avuto sui piedi la palla giusta per il raddoppio, ma un tiraccio terminato da qualche parte in tribuna ha dimostrato che è ancora lontano dalla condizione che aveva evidenziato in red e nei primi mesi della seconda parte di stagione in blaugrana. Anche Messi ha fallito qualche conclusione non da lui. Tra esse, anche il secondo rigore concesso al Barça per fallo su Coutinho. Dal dischetto la Pulga si è fatto respingere il tiro alla sinistra del portiere, non riuscendo a ribadire di testa sulla respinta.

Con questa minima vittoria il Barcelona riprende la via della vittoria smarrita nelle ultime due gare di campionato, e risponde all’altrettanta sofferta vittoria del Cholo sul Rayo.    

FC Barcelona – Il Barça non va oltre l’1-1 contro il Madrid


Al Camp Nou finisce in parità 1-1. A Lucas Vasquez replica Malcom nella ripresa. La finalista uscirà dalla sfida del ritorno a fine febbraio al Bernabeu. Quello di questa notte è stato un incontro molto equilibrato. Il Madrid ha ritrovato i suoi giocatori migliori (Kroos, Varane, Bale, Navas), e d’improvviso, anche la migliore versione.

Il Barça è rimasto sorpreso all’inizio della gara dall’efficacia e velocità dei blancos. Partiti con piglio deciso e sicuro, sono stati subito pericolosi, costringendo Ter Stegen alla parata. Dopo pochi minuti, la rete degli ospiti. Doppio errore di Jordi (scavalcato da un traversone per Benzema) e Lenglet (anticipato da Vasquez che ha girato in rete l’assist del numero 9 del Madrid).
La squadra di Valverde ha patito molto l’intraprendenza e la freschezza del Real Madrid. Nei primi quarantacinque minuti il Madrid ha conquistato il centrocampo e per ampie frazioni di gioco anche il possesso palla, apparendo molto più sicuro e sciolto dei blaugrana. Molto male Coutinho, inesistente per tutta la prima frazione di gioco. Il più efficace tra gli azulgrana è stato Malcom, sostituto di Messi, inizialmente accomodatosi in panchina. Attivo e partecipativo, il numero 14 ha giocato molti palloni, si è fatto trovare libero di ricevere e si è trasformato in una spina nel fianco destro dello schieramento di Solari. Nei primi 45 minuti spaesati del Barça, l’occasione migliore è capitata sulla testa di Rakitic. Il croato ha trasformato un cross in area in una pericolosa conclusione che si è stampata sulla traversa a portiere battuto. Navas è stato pronto anche su una pericolosa conclusione di Suarez deviata in corner dal portiere costaricense.

La ripresa ha visto un Barcelona più competitivo con Messi ancora seduto in panchina. Il gioco è passato dai piedi dei giocatori del Madrid a quelli del Barça. Più equilibrato, il Barcelona è stato in grado di gestire meglio la partita e trovare le opportune contromisure al centrocampo blanco.

La rete del pareggio è giunta al 57‘. Fuga di Jordi sulla sinistra. Navas, in uscita, è riuscito a rimpallare la conclusione del laterale. Sulla respinta si è materializzato Coutinho per l’unica giocata meritoria di tutta la partita. La conclusione a rete da posizione molto angolata da fuori area del brasiliano è andata a sbattere contro il palo. Il pallone, schizzato nel lato corto di destra dell’area di rigore, ha incontrato i piedi di Malcom. Il 14, sebbene da posizione impossibile, ha calciato in porta centrando il bersaglio grande sebbene fosse attorniato da due difendenti del Madrid. La rete del pareggio e l’ingresso in campo di Messi al posto di Coutinho, hanno acceso ancora di più la partita.

Il Madrid si è sentito improvvisamente vacillare nelle sue sicurezze e ha forzato gli interventi fallosi nei confronti dei giocatori di casa, già sufficientemente duri anche nella prima frazione di gioco. Matheu Lahoz, mai amato dalle parti del Camp Nou, ha fatto spallucce voltandosi spesso dalla parte opposta in un atteggiamento di pilatesca memoria. E fu così che Ramos e Marcelo riuscirono a restare in campo fino alla fine dell’incontro senza lasciare i compagni in 10 uomini come avrebbero meritato in più di una circostanza.
La partita è andata avanti fino alla conclusione con azioni furiose del Barça nel tentativo di agguantare la vittoria, e velocissimi contropiedi dei merengues.
Fra 15 giorni, al Bernabeu, si deciderà tutto. 

FC Barcelona – Il Clasico di Messi


Alla fine Messi è entrato nella lista dei 19 per il duello di questa notte, ore 21:00, contro il Real Madrid nel primo dei due clasicos di Copa; il primo dei tre che si disputeranno in meno di un mese.
Messi sì, Dembélé no. L’argentino sarà della sfida. Il francese, appena rientrato in gruppo e con poco ritmo partita nelle gambe, resterà nella grada a gustarsi la sfida.

Il fatto che il numero 10 sia stato convocato non significa di per sé che scenderà in campo, né tanto meno dall’inizio. In ogni caso è un bel segnale di fiducia che l’allenatore extremeno ha voluto mandare a squadra e ambiente. Quanto sarà protagonista della serata dipenderà dagli accordi che le due parti hanno preso. Il giocatore farà di tutto per esserci. Giocare un clasico, sebbene di Copa, non è mai una cosa come un’altra. Tuttavia le priorità restano la sua salute, la Liga e la Champions. Non che conquistare la quinta Copa del Rey consecutiva, e issarsi così sul tetto del palmares della competizione, sia cosa da non tenere conto.

Messi o non Messi, Valverde metterà in campo un undici in grado di affrontare il Madrid nel migliore dei modi. Dunque niente esperimenti o rotazioni e dentro tutti i migliori arruolabili. Eccetto Dembélé, sono tutti schierabili. Ter Stegen rileverà Cillessen infortunato. Semedo prenderà il ruolo di laterale destro e Jordi di sinistra. I centrali saranno Piqué e Lenglet. A centrocampo rientrerà Arthur insieme a Busquets e Rakitic. Davanti, sicuri Suarez e Coutinho, rimane l’incognita Messi. Se dovesse partire dalla panchina sarà Boateng a scendere sul terreno di gioco.

FC Barcelona- Valverde convoca Messi

Messi in, Dembélé out. Questa la decisione di Valverde che ha convocato l’argentino e lasciato fuori il francese dalla lista per la partita di semifinale di andata di Copa contro il Real Madrid. L’argentino, che si è allenato in gruppo insieme al francese, ha recuperato dalla botta ricevuta contro il Valencia di sabato. Non è dato sapere se partirà titolare o si accomoderà in panchina ad inizio gara.

Il francese, invece, è rimasto fuori per mancanza di ritmo e abitudine ai ritmi partita.

Questa la lista dei convocati:

Ter Stegen e Iñaki Peña, Sergi Roberto, Nelson Semedo, Gerard Piqué, Clément Lenglet, Thomas Vermaelen, Jeison Murillo y Jordi Alba, Ivan Rakitic, Arthur Melo, Carles Aleñá, Arturo Vidal y Philippe Coutinho, Luis Suárez, Malcom, Kevin-Prince Boateng y Leo Messi.

FC Barcelona – Messi si allena in gruppo in vista del Clasico

Alle 20:00 Valverde annuncerà le convocazioni per la gara di domani contro il Real Madrid valevole per l’andata delle semifinali di Copa del Rey. Allora sapremo se Messi sarà della sfida o meno. 

Il gran dilemma di Valverde è se schierare o meno Leo Messi contro il Real Madrid. La Pulga argentina ha subito una contrattura muscolare nella parte finale della gara di Liga contro il Valencia. Dopo i massaggi a bordo campo è rientrato sul terreno di gioco, anche se si è limitato nei movimenti e nelle giocate. Il pericolo era che la botta potesse trasformarsi in lesione muscolare.

Il dubbio che affligge Ernesto Valverde alla vigilia del Clasico di Copa di mercoledì è se schierare il giocatore contro il Madrid. La partita si giocherà al Camp Nou alle 21:00, e l’allenatore blaugrana non ha ancora deciso. Tutto l’ambiente si pone la medesima domanda da domenica notte. Il banco di prova era l’allenamento di questo pomeriggio. Se Leo fosse saltato in campo con il resto del gruppo ci sarebbe stata qualche possibilità, viceversa, si sarebbe tenuto pronto per la prossima giornata di campionato.

Medesimo punto interrogativo riguarda anche Dembélé. Il francese si era infortunato due settimane fa alla caviglia contro il Leganés. Il tempo limite iniziale era fissato in 15 giorni. Sin dall’inizio l’eventuale semifinale di andata era a rischio per il ragazzo di colore. Anche per lui la cartina di tornasole era l’allenamento di oggi. In caso di doppia assenza di Messi e Dembélé il compito del Barça nella sfida contro il Real Madrid sarà certamente più ardua e complicata.

Dall’allenamento di oggi sono giunte notizie confortanti per entrambi. Ambedue i giocatori hanno preso parte alla sessione di training con il resto dei compagni a Sant Joan Despì e hanno partecipato alla sessione pomeridiana di riscaldamento ed esercizi con il pallone. A questo punto, la parola definitiva spetterà ai giocatori e all’allenatore al termine dell’allenamento.
Per quanto riguarda Messi, l’argentino vuole giocare fortemente. Affrontare il Madrid per lui è uno stimolo ulteriore, essendo il massimo goleador nei Clasicos. Il rischio, tuttavia, è che la contrattura possa trasformarsi in lesione. Ciò propenderebbe per non forzare un suo recupero. Non bisogna dimenticare che è sempre una gara di andata di Copa del Rey. Ben altre sono le priorità della squadra: la Liga e la Champions. Dopo l’allenamento, il giocatore parlerà con Valverde, gli riferirà le sue sensazioni, e prenderà una decisione.

Discorso analogo può valere per Dembélé. Essendo appena rientrato in gruppo, al francese manca passo e ritmo di gioco. Valverde annuncerà le convocazioni alle 20:00. A quell’ora sapremo se Messi e Dembélé saranno della gara, oppure se resteranno fuori per recuperare al meglio in vista delle prossime gare.

Contro il Madrid ci sarà l’esordio in Copa per Marc-André Ter Stegen. Il portiere tedesco, infatti, non gioca le partite della competizione. Il titolare della porta è Cillessen che si è infortunato nei giorni scorsi in allenamento. Spetterà al tedesco, dunque, difendere i pali blaugrana anche contro il Real Madrid domani. Per lui si tratta di un ritorno al passato. Acquistato dal ‘Gladbach da Zubizarreta per essere titolare, il ragazzo si infortunò subito e Bravo si guadagnò i gradi di primo portiere. Al giovane tedesco spettò il ruolo di guardiameta in Copa del Rey e Champions. Con la cessione del cileno al City e la sua promozione a numero uno, Ter Stegen ha lasciato spazio nella competizione copera al suo secondo Cillessen. Domani invece, complice l’infortunio dell’olandese, il tedesco tornerà all’antico e difenderà nuovamente la porta del Barcelona in una partita della coppa nazionale.  

FC Barcelona – 2-2 Il Valencia interrompe la striscia di vittorie del Barça

Il Valencia è riuscito nell’impresa di stoppare gli infermabili. La squadra blaugrana sommava una striscia di ben otto vittorie consecutive in Liga. La formazione di Marcelino impone dunque il pari per 2-2 al Camp Nou. Un risultato che blocca la progressione blaugrana che pareva inarrestabile in Liga. Otto vittorie consecutive che non si sono potute trasformare in nove per la bella prova di un Valencia che, dimenticati gli inizi balbettanti della prima parte di stagione, sta ora veleggiando nelle acque placide e tranquille a ridosso della zona europea. Che il Valencia non sarebbe stato un avversario morbido si sapeva. Due vittorie consecutive, una piratesca a Vigo e una seconda casalinga contro un Villareal che, al contrario della formazione ché, incrocia in mari tempestosi. Un curriculum che erano un biglietto da visita di tutto rispetto.

Valverde, con il pensiero rivolto al tour de force che attende la sua squadra in questo mese di febbraio ad alta tensione, ha messo mano alla formazione titolare apportando qualche ritocco qua e là. Cambi in difesa, con un turno di riposo per Lenglet e Jordi; a centrocampo, Arthur a tirare il fiato in panchina e Busquets squalificato. Al loro posto, rispettivamente, Vermaelen, Roberto (a sinistra), Alena e Vidal.

La partita è stata equilibrata sin dall’inizio. Il Valencia, ben messo in campo da Marcelino, ha chiuso bene gli spazi sia in difesa che a centrocampo. Coperti e compatti, ma molto reattivi, i valencianisti sono riusciti sempre a ripartire in maniera pericolosa. I blaugrana, da parte loro, sono sembrati leggermente sottotono. Intensità non abituale e qualche imprecisione di troppo nei passaggi, non hanno permesso che la manovra si dipanasse leggera e ben oliata come di costume.

Ter Stegen e un palo hanno salvato il Barça già sullo 0-0. Il Valencia è passato al 24′ con Gameiro su imbeccata di Rodrigo Moreno Machado. Al 32′, mentre il Barça cercava di rimettere in sesto la gara, scoprendo il fianco alle ripartenze degli uomini di Marcelino, un penalty assegnato da Undiano Mallenco ha permesso a Parejo di portare i suoi sul doppio vantaggio.

I blaugrana hanno continuato a insistere nella ricerca della rete. Neto ha negato più volte la marcatura agli avversari, che con Coutinho, Messi, Suarez, Rakitic, hanno impegnato seriamente l’estremo portiere del Valencia. In un paio di circostanze anche il palo ha detto no alle conclusioni blaugrana. Sul finire del tempo, per un atterramento in area di Semedo, l’arbitro ha assegnato la massima punizione anche a favore degli azulgrana. Sul dischetto si è presentato Messi, che con una calma olimpica, ha spiazzato Neto e insaccato nell’angolo opposto.

La ripresa si è aperta con la furia Barça materializzatasi sul terreno di gioco. 20 minuti di assedio assoluto a ritmi vertiginosi. La palla, ora, sembrava una trottola che vorticosamente girava tra i piedi dei giocatori del Barcelona. Ritmi altissimi di gioco, velocità e intensità. Tutto ciò che era mancato nella prima parte di gara, ora si stava materializzando in campo. L’assedio all’area di rigore del Valencia ha fruttato la rete del pareggio. Ancora Messi, con la sua doppietta numero 115 in Liga, ha riportato il risultato sulla parità grazie ad un sinistro a girare che ha reso vano il pur bel volo del portiere avversario. Correva il 64′.

Il Barcelona, a quel punto ha iniziato a pagare le fatiche di Copa e della remuntada ai danni del Sevilla di Mercoledì scorso. Non solo, alle fatiche di metà settimana si sono aggiunti 20′ di autentica dannazione calcistica, e una botta che Leo Messi ha subito alla coscia sinistra nel corso di un contrasto in campo. Una ginocchiata che ha costretto il campione argentino a restare a bordo campo per alcuni minuti per farsi curare dallo staff sanitario. In quel mentre, con la squadra momentaneamente in 10, il Camp Nou si è ammutolito. Tutti gli sguardi erano a bordo campo per osservare in trepidante attesa le operazioni di soccorso. Tra il tripudio generale, il Diez si è rimesso in piedi e ha ripreso a giocare. Ma non è stato più lo stesso. Rimasto ai margini del gioco e della manovra, si è limitato a scambiare corto con i compagni e a provare qualche imboccata delle sue. Uscito di scena lui, anche la squadra lo ha seguito. Ora bisognerà attendere le prossime ore per capire se si è trattato di una semplice, dolorosa contusione, o se ci sarà dell’altro.

Il Valencia, che in un modo o nell’altro era riuscito a restare sul risultato di parità, ne ha approfittato per sollevare il baricentro e tenere i padroni di casa il più possibile lontani dalla loro area. La gara è tornata così su binari di maggior equilibrio che hanno condotto la sfida alla conclusione con il triplice fischio arbitrale.

Con questo punto il Barça attenderà stasera il risultato del Sevilla, e domani le gare di Atletico e Madrid. La formazione colchonera, attesa dalla sfida in trasferta contro il Betis, potrà accorciare le distanze sulla capolista. Un risultato, quello di questo Barcelona-Valencia, che apre, con l’amaro in bocca, un periodo molto difficile per la squadra culé. La gara ha chiaramente detto, se mai ce ne fosse bisogno, che Messi è sempre più decisivo, unico e insostituibile. La partita di questa sera certifica inoltre il buon periodo e l’ottimo lavoro organizzativo del Valencia.