L’Antipatico – Quando gli Alieni arbitrano al Mestalla finisce esattamente come contro il Betis

Ci risiamo! Come lo scorso campionato al Benito Villamarin. La palla entra di mezzo metro ma per arbitro e guardalinee non è goal. Al Mestalla è riaccaduto. La palla di Messi entra di mezzo metro, la visuale è libera, chiara, pulita. Tutto lo stadio vede, i giocatori pure, anche quelli che stazionano a centrocampo (come lo stesso Jordi dirà a fine gara). Le maglie blaugrana esultano per la rete che porta il Barça in vantaggio. Quelle bianche abbassano il capo in segno di sconforto. Lo stadio ammutolisce. Da casa, attraverso i teleschermi, si gioisce e ci si dispera. Tutti vedono perfettamente e sono testimoni del fatto che il Barça sta sentenziando la Liga. Tutti tranne arbitro e assistente (assistente di cosa?).

Alieni al Mestalla

I due sembrano una coppia di alieni calati improvvisamente con la loro astronave sul pianeta terra. Si trovano in mezzo ad un campo di gioco attorniati da migliaia di persone che guardano 22 ragazzi contendersi un pallone e non capiscono. Non comprendono dove sono, chi sono, e sopratutto, cosa ci fanno lì. E, sinceramente, neanche noi a questo punto. Sono lì che guardano cosa accade intorno a loro e non capiscono. “Perché tutta questa confusione, questo chiasso?”. “Ma dove siamo finiti?” si chiedono basiti. Vedono cosa accade, sono consci di ciò che stanno osservando, ma non ne afferrano il significato. Gli alieni, infatti, non sanno che se la palla supera la linea della porta devono fermare il gioco e assegnare un punto (si chiama goal, ma gli alieni non lo sanno) alla squadra che è stata capace di farlo. Gli alieni, dicevamo, non è che non hanno visto. Oh no, per quello hanno visto benissimo! Solo che non conoscendo le regole del gioco non sanno che in quelle circostanze devono concedere la rete. Per la stessa ragione (perché sono alieni) non comprendono perché gli uomini in maglia blaugrana prima esultano e poi protestano con loro.

A fine gara Valverde, Jordi e altri si lamenteranno per la mancanza della tecnologia sul campo di gioco. Errato. La tecnologia serve nel caso in cui un episodio non venga visto dalla terna arbitrale, non nel caso in cui tutti abbiano visto quello che c’era da vedere. D’altronde non gliene si può fare una colpa. Sono alieni!

 Una domanda però ancora permane: come è possibile vedere e azzeccare tutti i fuorigioco, anche quelli di un frammento di punta della scarpetta (stiamo parlando di quanto, uno/due centimetri tra una selva di giocatori?) e non vedere una palla in rete di oltre mezzo metro in una situazione di vista completamente aperta e pulita? Chiaro, capita solo quando gioca il Barça e arrivano gli alieni.

Messi rinnova! Finalmente la foto protocollaria!

È arrivata! La foto protocollaria, con annessa la firma sul rinnovo del contratto, è giunta all’ora di pranzo. Dopo giorni frenetici nei quali si rincorrevano sempre più le voci sul rinnovo di Messi (o meglio sul mancato arrivo del rinnovo), sulla firma e sulla foto protocollaria insieme a Bartomeu, stamattina, a sorpresa, è arrivata la notizia. Il rinnovo è fino al 2021 e porta con sé una clausola risolutiva di 700 milioni di euro. Nel 2021 Leo avrà 34 anni e a quel punto lo stesso giocatore deciderà se prolungare o passare ad un ruolo differente all’interno della società che lo ha accolto da bambino e lo ha trasformato in un uomo, un campione (sul campo e fuori) e nel calciatore più forte di tutti i tempi della storia del calcio.

Messi e il Barça, Barça e Messi. Un binomio indissolubile. Non sarebbe pensabile l’uno senza l’altro. Come ha sostenuto Mario Kempes, “Messi es el escudo del Barça”. L’uno ha fatto le fortune dell’altro, e viceversa.

Il contratto appena sottoscritto non è lo stesso già firmato dal padre nei mesi scorsi. È un contratto nuovo, differente. Il nuovo accordo prevede la stessa durata del precedente, ma una clausola rescissoria che passa dai 300 milioni prevista dal contratto stipulato con il padre, ai 700 milioni attuali. Anche l’ingaggio dovrebbe essere differente e maggiormente aderente al mercato attuale (il precedente aveva cifre intorno ai 38/40 milioni a stagione). In ogni caso al momento non si hanno notizie ufficiali sugli importi relativi a questa voce.

Qualificazione con vista sul Mestalla

Chissà quante volte Valverde avrà maledetto il pessimo timing della sfida di stanotte. La partita contro la Juventus di Champions arrivava proprio nel momento peggiore. Nella stessa settimana dell’incontro clou della Liga. Al Mestalla il Barça si gioca infatti quasi metà campionato. L’obiettivo di Valverde era ottenere il massimo nella partita con la Juventus con il minimo dispendio di energie al fine di poter disputare una sfida vibrante e intensa domenica prossima a Valencia. Detto fatto. Il Barça ha svolto il suo compitino alla perfezione. Questa non doveva essere partita da fuochi d’artificio, ma da formichine sagge e lungimiranti.

Obiettivo raggiunto

Traguardo centrato al primo colpo. Lo zero a zero, con un minimo dispendio di energie fisiche e mentali, è stata la logica conseguenza. Per una sera lo spettacolo poteva attendere, c’era una qualificazione da conquistare come primi del girone e mantenere le gambe fresche per la sfida di domenica sera.

Schieramento senza Messi

Le idee dell’allenatore si sono viste sin dall’ufficializzazione della formazione. Messi non è tra gli undici titolari. Dopo un primo momento di sgomento, con una certa paura per un infortunio nel riscaldamento, arriva la notizia: l’esclusione dell’argentino è dovuta a una scelta tattica. Concordata con Leo, s’intende. Lo scopo? Chiaramente quello di riservarlo (e preservarlo) per la trasferta del Mestalla, dove sarà fondamentale vincere e spendere tante energie. Insieme a lui si accomoda in panchina anche Jordi. Gli altri pesos pesados sono tutti in campo. C’è da mettere in campo una formazione comunque equilibrata. Deulofeu, Digne e Paulinho completano lo schieramento. Nella partita della scorsa stagione, il 3-0 subito a Torino, la squadra era stata travolta a centrocampo e sotto il profilo del ritmo. La presenza di Paulinho, la sua fisicità e corsa, servivano a colmare questa lacuna.

Tutta un’altra storia

Sin dalle prime battute si è capito subito che questa partita non sarebbe stata come quella sciagurata della passata temporada. Il Barça ha da subito preso il controllo della gara, del centrocampo, del terreno di gioco. La squadra di Valverde ha occupato ogni spazio, ogni centimetro del rettangolo verde, chiudendo gli spazi e mettendosi subito in modalità gestione. Era evidente da subito che l’obiettivo era tenere palla, non correre rischi e faticare il meno possibile. La squadra ha dato subito una netta sensazione di superiorità e di calma olimpica. Non sembrava che stesse giocando a Torino contro la Juventus in Champions League, ma che stesse disputando un incontro di Copa contro un avversario di categoria inferiore, tanto la manovra e la gestione della gara apparivano placide e sicure come uno specchio d’acqua nel giardino di casa. Per larghi tratti della gara la Juventus non è riuscita nell’atto di superare la metà campo. E’ certo che, se la sfida di stasera non fosse capitata nella stessa settimana della partita di Valencia, il risultato sarebbe stato decisamente differente. Ma come è stato accennato in precedenza, c’è un tempo per i fuochi artificiali, e uno per la luce soffusa delle candele.

No Messi no fantasy

Se in fase difensiva i rischi corsi sono stati praticamente nulli (Ter Stegen è stato impegnato severamente solo al 92′), in attacco l’assenza di Messi si è trasformata in una mancanza di fantasia e imprevedibilità. 

Con il pensiero al Mestalla

Le regole d’ingaggio della trasferta italiana erano chiare: ottenere la qualificazione agli ottavi come prima del girone senza spostare mai la mente dal Mestalla. Come in quel film, Camera con Vista, il Barça si è affacciato allo Juventus Stadium, ora Allianz Stadium, con lo sguardo puntato su Valencia. Torino e Valencia non sono mai state così vicine come stanotte.  

  

Messi fuori dalla squadra titolare

Clamorosa sorpresa di Valverde. Nell’11 titolare non c’è Messi. Escluso per scelta tecnica non per infortunio. Il 10 si accomoderà in panchina pronto a subentrare. Al suo posto Deulofeu. Altra sorpresa l’esclusione di Jordi. Sulla fascia destra giocherà Digne.

Questa la formazione del Barça contro la Juventus. Ter Stegen; Semedo, Piqué, Umtiti, Digne; Rakitic, Busquets, Paulinho, Iniesta; Deulofeu, Suarez

Omaggio a Andres Iniesta Homenaje a Andres Iniesta

Omaggio a Andres Iniesta. 
22 Novembre 2016
Di Giuseppe Ortu
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Ho visto giocare Don Andres Iniesta. 
Si muoveva sul campo come un direttore d’orchestra che dirige una sinfonia con i suoi movimenti eleganti e autoritari, inventando calcio come fosse un componimento su un pentagramma.
L’ho visto correre su e giù per il campo, inventare poesia per i suoi adepti, ricamare, tagliare e ricucire, allungare e accorciare la squadra come un grande Maestro della moda.
L’ho visto correre a perdifiato, inseguire, scappare via.
L’ho visto saltare avversari come birilli, nascondere loro la palla e fare lo slalom come una potente e filante auto che romba sull’asfalto.
Ho visto Don Andres Iniesta dare la palla, lanciarsi nello spazio, chiudere il triangolo e fiondarsi con tutta la forza delle gambe e tutto il fiato nei polmoni su quel pallone.
L’ho visto colpire con tale forza che pareva volesse spedirla sulla Luna quella sfera colorata, come un moderno Paulino – Romperedes – Alcantara; spedire la palla in fondo al sacco e correre a pierdifiato dalla gioia circondato da una folla pietrificata.
Ho visto Don Andres Iniesta recitare calcio come solo un grande attore sa fare, prendersi la scena, attirare su di sé le luci della ribalta e seguitare omaggiando il pubblico con la sua Arte.
L’ho visto lasciare il campo da vittorioso tra avversari sconfitti in piedi ad applaudirlo.
Stasera ho visto Don Andres Iniesta giocare, stella cometa tra 10 stelle in maglia Blaugrana.
Stasera ho visto Il Calcio.

Giuseppe Ortu
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Serata italiana per il Barça. Imperativo cancellare i brutti ricordi

Questa notte il Barça scenderà in campo all’Allianz Stadium di Torino per disputare la penultima gara del girone D della Champion League. Inizio della gara ore 20:45. A Torino il Barça scenderà in campo con l’Onze de Gala. Formazione pressoché fatta. Unico dubbio in chiave offensiva dove è da vedere chi sarà il giocatore a condividere l’attacco con Messi e Suarez. Valverde potrebbe optare per la riproposizione di Alcacer, per lui sarebbe la terza partita consecutiva da titolare (due reti e un assist il suo bottino totale), conservando il 4-3-3 o 4-3-1-2, o optare per un centrocampista in più, Paulinho nella fattispecie, aggiungere sostanza, forza, corsa e inserimenti al centrocampo e impostare la squadra con un 4-4-2. 

Ritorno nel luogo del delitto

Il Barça torna a Torino una stagione dopo un doloroso 3-0 contrario che ha segnato per sempre la scorsa edizione della Champions, il morale della squadra e i rapporti interpersonali all’interno dello spogliatoio. Una partita, quella, che ha lasciato scorie, polemiche mai sopite (l’utilizzo di Mathieu grida ancora vendetta), e un senso di frustrazione che aveva fatto perdere certezze, autostima e precipitare la squadra e il barcelonismo tutto in un tunnel dal quale non si era più ripreso del tutto per il resto della temporada.

Aria nuova di Primavera

L’arrivo di Valverde e la fuga di Neymar, inizialmente un dramma e poi una fortuna dal punto di vista tattico, hanno ribaltato le cose. Il nuovo tecnico ha portato una ventata di aria fresca, ha spalancato le finestre di Casa Barça e ha fatto risplendere il sole. La sua intelligenza tattica, la sua umiltà (mai un difetto, ma anzi un pregio da grande), e il suo carattere pacato, hanno subito fatto breccia nella squadra. I risultati si sono visti. Gli inserimenti, poi, di alcuni giocatori, come Semedo, Paulinho, e Deulofeu, hanno reso la squadra molto più forte ed equilibrata.

Cancellare i brutti ricordi

Stanotte il Barça ha l’occasione per riavvolgere il nastro come un vecchio VHS e schiacciare il tasto Rec sulla doppia sfida con la Juventus della scorsa stagione. Non sarà una partita facile, certo. La Juventus, sebbene senza la difesa dello scorso anno, è sempre un avversario molto pericoloso. Ma, sopratutto, è il Barça fondamentalmente diverso da quello della scorsa stagione. I blaugrana, quest’anno, sono in grado di riscrivere un’altra storia sopra quella demoralizzante e distruttiva della scorsa Champions. E’ già accaduto nella gara di andata, dove la squadra è riuscita a segnare tre reti a zero a quella formazione che aveva chiuso a reti bianche il ritorno al Camp Nou. Riscritta la gara in casa, ora è il momento di farlo anche a Torino. Questa notte ci si attende una partita e un risultato da Barça per buttarsi definitivamente alle spalle un brutto ricordo (purtroppo ancor oggi vivo) e poterlo cancellare dalla memoria, oltreché dal nastro, per poter ripartire verso un futuro più radioso. Il vecchio VHS è stato riavvolto nel punto giusto. Ora spetta a Messi & C premere il tasto Rec e riscrivere un’altra storia che sovrascriva per sempre la triste notte di Torino della passata edizione di Champions. Visca el Barça! 

Chiellini out stasera contro il Barça!

Buone notizie in casa Barça. Per la partita di questa sera la Juventus perde Chiellini. Il difensore ha sofferto un infortunio muscolare alla coscia sinistra durante la rifinitura e non potrà scendere in campo alle 20:45 nella penultima sfida del girone D di Champions. Il suo posto sarà presumibilmente preso da Benatia che si troverà a giostrare in coppia con Barzagli al centro della difesa. 

Rispetto alla gara dello scorso anno dunque, la difesa della squadra bianconera sarà completamente diversa. Di quella squadra che aveva nel reparto arretrato la sua arma letale (ricordiamo che il Barça in due gare non riuscì a segnare neanche una rete), cambia la coppia di centrali difensivi. Bonucci (oggi al Milan) e Chiellini (infortunato) sono due pedine la cui assenza potranno favorire certamente il compito dell’attacco di Valverde. L’assenza di Chiellini contro il Barça si ripete dall’altra assenza maturata in occasione della finale di Berlino, quando anche allora un infortunio dell’ultimo momento gli aveva impedito di giocare contro l’undici di Luis Enrique che aveva avuto la meglio sulla squadra di Allegri con il risultato di 3-1. Un segno del destino?  

FC Barcelona – I sorprendenti numeri di Paulinho

Paulinho, da uomo sopportato in estate a elemento decisivo della stagione. Ricevuto con un certo scetticismo da una platea che aveva appena perso Neymar e che aveva visto arrivare un ventinovenne dal campionato cinese, il giocatore ha fatto cambiare opinione a tutto il barcelonismo nel tempo necessario per dire “Torta ai mirtilli”. E’ stato pagato 40 milioni, ma i soldi spesi sono stati già ampiamente ripagati. 

La previsione di Valverde

Valverde lo aveva detto sin dall’inizio: “Un giocatore che non ha eguali nella nostra plantilla e che ci permetterà delle varianti tattiche”. Come sempre, aveva ragione. Un ragazzo titolare nella canarinha, che segna come un attaccante, e a cui Tite non rinuncerebbe per tutto l’oro del mondo, non poteva essere scarso. Piano piano anche il Camp Nou se n’è accorto. E lui ha conquistato tutti, a suon di goals e di prestazioni importanti. I suoi inserimenti lasciano spiazzati centrocampo e difesa avversari. In area di rigore, stante la sua altezza e la capacità in elevazione funge da catalizzatore a vantaggio di altri compagni di squadra. Ne è un esempio la rete del pareggio contro l’Atletico al Wanda Metropolitano, giunta anche grazie ad un suo inserimento a centro area che ha richiamato su di sé l’attenzione dei difensori lasciando libero Suarez di deviare in rete il cross partito dalla destra. Il suo modo di giocare ricorda, come fcbarcelonafootball aveva scritto in estate, Keita e Yaya Toure. La forza fisica, unita alla capacità di corsa, sono sue armi fondamentali. Contro il Getafe il suo goal è giunto proprio grazie ad un inserimento in area e alla capacità di resistenza ad un contatto fisico importante con il difensore. Ciò che aveva sempre mostrato con la Seleçao, la sua capacità di essere determinante e di spaccare le gare in due, è riuscito a riproporlo anche nel Barça.

L’intesa con Messi

Altro elemento che suona a favore del brasiliano, è la capacità di connectar con Messi. I due si cercano spesso e si trovano a meraviglia. Assieme aprono spazi a vicenda e duettano in velocità come se avessero sempre giocato assieme. Anche questa unione di intenti della società Messi-Paulinho è uno dei segreti del Barça di Valverde. 

Centrocampista con il vizio del goal

Dal punto di vista realizzativo, Paulinho, con i suoi 4 goals, è il terzo marcatore della squadra dopo Messi e Suarez. Ha una media per minuti giocati molto alta, avendo segnato una rete ogni 102′, ben davanti a giocatori come Neymar (uno ogni 115′ con 7 reti in totale in Ligue 1), Bale (uno ogni 198′), senza parlare, ovviamente di Benzema (uno ogni 570′) e Ronaldo (uno ogni 720′).

Numeri eccellenti anche con la Seleçao

I numeri sono eccellenti anche se spostiamo l’attenzione sulla Canarinha. Con la nazionale del suo Paese ha realizzato lo stesso numero di marcature di Neymar (6), con una media minuti giocati-reti realizzate superiore al 10 verdeoro (160′ contro 206′ a favore del blaugrana) e una precisione nei passaggi superiore all’ex blaugrana (89% contro 80%).       

Piqué salterà il Mestalla

Non solo gioie. La partita vittoriosa di Butarque ha lasciato in dote gioie e dolori. I tre punti, il consolidamento del primato in classifica e il vantaggio sul Madrid e Atletico portato a +10, oltre alle consuete mosse azzeccate di Valverde con gli inserimenti a gara iniziata di Paulinho e Denis sono gli aspetti positivi di una grande domenica per i colori blaugrana. Ma come talvolta capita, la vita, a volte, riserva anche aspetti meno lieti della stessa situazione. E così ieri, tra i festeggiamenti domenicali, si è dovuta incassare la notizia non positiva dell’ammonizione a Piqué che gli farà saltare la trasferta di Valencia.

Alla vigilia dell’incontro i diffidati erano lui e Umtiti. Partita ad alto rischio disciplinare come si era scritto alla vigilia. Con Mascherano infortunato, le due maglie da titolare dovevano essere assegnate tra tre papabili: Piqué, Umtiti e Vermaelen. Valverde ha preferito non rischiare l’utilizzo del belga e schierare i due difensori in diffida confidando nell’esperienza dei giocatori e nell’impegno difficile ma non proibitivo. Il giochino gli è riuscito a metà. Dei due diffidati, Piqué ha visto il giallo e sarà squalificato al Mestalla. E bene è andata che Umtiti sia uscito dal campo intonso, altrimenti sarebbero stati veri guai.

A Valencia, nello scontro tra le prime due della classe divise da quattro punti (sette al momento in cui si scrive, ma il Valencia giocherà alle 16:15 contro l’Espanyol), la coppia di centrali sarà obbligata: Umtiti e Vermaelen. Il belga non ha ancora mai giocato in questa stagione in Liga (vanta solo una presenza in Copa del Rey), ed è più che evidente che il tecnico extremadureno non lo veda nel modo più assoluto. La curiosità più crudele è che la mancanza di fiducia del tecnico sul giocatore lo costringerà a contare su di lui nella gara al momento più importante della stagione. Lo scherzo del destino, infatti, fa sì che la squalifica di Piqué obblighi Valverde ad impiegare Vermaelen nella trasferta di Valencia. Scelta obbligata, ma dura. Se il giocatore non era reputato idoneo per il Leganes, tanto da rischiare entrambi i diffidati, come potrà puntare su di lui per la trasferta del Mestalla in quello che potrà essere presumibilmente la chiave di volta dell’intera stagione domestica? Posto questo, non ci stupiremo se Ernesto studiasse una soluzione alternativa, come quella dell’utilizzo di Digne come centrale. Ma a volte esagerare con gli esperimenti può risultare più dannoso che fidarsi della soluzione più naturale.      

La doppia vittoria del Barça

Il Barça è sceso in campo una volta, ma ha vinto due partite. Strano?, impossibile? Valverde e i suoi erano ieri attesi dalla partita di Butarque, vinta per 3-0 con le reti di Suarez (due) e l’immancabile Paulinho. In serata si giocava il derby de Madrid al Wanda Metropolitano. Il Barça non era in campo, ma nonostante ciò, è stata la formazione vincitrice dello scontro diretto tra le inseguitrici di Madrid. Con la vittoria contro il Leganes del pomeriggio, per beffardo scherzo della sorte gara giocata a venti chilometri dalla casa dell’Atletico, il Barça è balzato a +11 sulle due di Madrid. Lo scontro serale Atletico-Madrid avrebbe dovuto eleggere la squadra che poteva mettersi in scia del Valencia, secondo in classifica e atteso oggi dalla sfida in trasferta contro l’Espanyol, e mantenere immutato il distacco dai blaugrana capofila della graduatoria di Liga. La formazione sconfitta avrebbe praticamente detto addio ai sogni di gloria perché il distacco dalla prima sarebbe diventato difficilmente colmabile. La partita, dai toni ruvidi e drammatici, ha tirato fuori dal cilindro il risultato probabilmente più favorevole ai blaugrana. Un pareggio che lascia due morti sul campo di battaglia invece che un vincitore. Atletico e Real Madrid si sono praticamente eliminati da soli dalla lotta per il titolo. A – 10 dai blaugrana, con la squadra di Valverde che riesce a vincere anche nelle serate non di grazia, una rimonta di questo genere, mai accaduta in Liga in passato, suona come una sentenza.

Ciò che è accaduto ieri al Metropolitano è lo stesso che può capitare in una gara di Formula 1 quando i contendenti diretti del pilota che comanda il GP si scontrano in un tentativo di sorpasso e si auto eliminano dalla gara. Con sommo gaudio del leader che può gestire con maggiore tranquillità la corsa e concentrarsi esclusivamente nell’evitare errori banali che possano costargli la testa della gara e la vittoria finale. Il Barça ieri è stato il vincitore del derby tra l’Atletico e il Madrid. Vincitore in una partita terminata in parità. Ora serve concentrazione ad ogni curva per evitare errori banali che possano rimettere in gioco avversari altrimenti già fuori dai giochi.