Il Barça batte 2-0 il Celta e chiude l’anno leader

2-0 sul Celta e leader solitario della Liga. Questo il verdetto dell’ultima giornata del 2018. Di Dembélé e Messi le reti della serata. E’ stata una gara placida per i colori azulgrana. Il Celta non è stato pericoloso più di tanto e il Barcelona ha comandato e gestito la partita con facilità. 

Ancora una volta Dembélé e Vidal titolari, con Coutinho e Arthur a guardare dalla panchina la prima parte di gara. L’once così funziona. Dembélé, ritardi a parte, in partita è di una puntualità sconcertante. Non manca quasi mai l’appuntamento con il goal. Arturo Vital, come ormai il Camp Nou lo ha ribattezzato, sta conferendo solidità, forza e corsa al centrocampo. Al 10′ la prima rete blaugrana. Azione iniziata da Messi per Jordi, retropassaggio in area per la Pulce che impegna il portiere galiziano in una respinta difficile sui piedi dell’11 francese che non sbaglia la respinta in rete. In un santiamen il Barça è già sopra di una rete. La gara scivola placida e piacevole per i quasi 80.000 spettatori che hanno gremito l’estadi in questa ultima dell’anno. Il raddoppio è giunto grazie a Leo Messi, 15a marcatura in questa prima parte di campionato, con un diagonale di sinistro sull’uscita del portiere avversario. 

In tribuna c’era anche Iniesta a godersi lo spettacolo dei suoi ex compagni. Si è divertito nel vedere, i compagni di una vita da un punto di osservazione inedito per lui.

Nella ripresa gli ingressi in campo di Coutinho per Dembélé, Arthur per Vidal e Alena per Busquets. Valverde dovrà necessariamente far ruotare bene tutta la rosa, quest’anno veramente di altissimo livello, per portare tutti caldi e riposati al punto giusto in primavera. Da questo punto di vista l’inserimento graduale di Alena dovrà essere accentuato nei prossimi mesi al fine di far riposare el de Badia. Fino a questa stagione senza sostituto, se come sembra l’esperimento Alena dovesse veramente funzionare, quest’anno anche Busquets potrebbe arrivare agli impegni fondamentale per la stagione in ottime condizioni fisiche e con il giusto minutaggio sulle gambe. 

Sarà il Lione l’avversaria agli Ottavi

Sarà l’OL, l’Olympique Lyonnaise, l’avversaria del Barça negli Ottavi di finale di Champios League. Il verdetto, benevolo, è fuoriuscito quest’oggi dall’urna di Nyon. Un buon avversario, se affrontato come si deve per un Ottavo di finale di Champions. Le alternative potevano essere ben più preoccupanti. Prima fra tutte il Liverpool, mina vagante di questo sorteggio in quanto seconda classificata. Lo Utd, squadra di gran nome e storia, al momento vive periodi difficili. Ma giocatori come Pogba, Lingard, Martial, Mata, Rashford, Alexis e molti altri, possono essere sempre una grande minaccia. Per non parlare di Mou, il grande nemico dei blaugrana. Poteva, forse, andare meglio con Schalke 04 e Porto. Ma in un Ottavo di finale il Lione va più che bene. Le date delle partite sono fissate nel 19 febbraio in Francia e il 13 marzo al Camp Nou.

Nel Barça saranno sopratutto i francesi felici dell’abbinamento. Dembélé, Lenglet e Umtiti, tra l’altro ex del prossimo avversario, avranno l’occasione di fare ritorno nella patria natìa. Anche Abidal, secretario tecnico, è un ex del Lione. Fekir, Depay, Traore, Ndiaye, Mendy e Anthony Lopes, sono gli elementi di spicco della formazione transalpina.  

Sorteggio benevolo si diceva; a parte di giocare come se davanti ci fosse il Manchester City, non il Lione. Affrontare la squadra francese con il massimo impegno con il ricordo di Roma sempre vivo nella mente e nello spirito. Solo così si può veramente dire di avere avuto un abbinamento soffice e favorevole. Senza dimenticare, in ogni caso, che i francesi nella fase a gironi sono usciti imbattuti dal doppio confronto con il City di Guardiola. Vittoria in Inghilterra per 1-2, e pareggio al ritorno con il risultato di 2-2. Quindi, una doppia sfida che va giocata e affrontata come se si giocasse contro l’avversario peggiore possibile. Solo così il turno sarà davvero positivo. Roma docet.         

Un Messi per tutte le stagioni stende il Levante. 0-5

Messi, Messi, Messi, Suarez, Piqué. Questi i marcatori di una serata che ha visto il Barça in versione canarino (indossava la camiseta amarilla) passeggiare, maramaldeggiare sui poveri resti di un Levante, sì battagliero, ma enormemente inferiore per valori tecnici. La gara è stata risolta dal Genio argentino con una tripletta e un assist per la rete di Suarez. Le assistenze alle marcature della Pulga sono state di Busquets, Jordi con velo di Suarez, e Vidal (sempre più Vital).

Il Barcelona ha giocato la gara rimaneggiato per l’indisponibilità dell’ultimo momento di Semedo (da valutare le sue condizioni fisiche nelle prossime ore). Valverde dunque, complice l’assenza del comodin Roberto, ha optato per una difesa a tre, con Piqué a destra, Lenglet al centro e Vermaelen a sinistra. Jordi è salito a centrocampo insieme a Rakitic, Busquets, Vidal. Dembélé, Messi e Suarez hanno completato la formazione. La difesa a tre è stato un esperimento tutto sommato riuscito. Poca spinta sulla destra e sulla sinistra, con Jordi più preoccupato di guardare le spalle ai compagni che di accompagnare l’azione offensiva, ma il reparto arretrato ha retto egregiamente. Ottima conferma per Vermaelen, uscito nella ripresa (da verificare il suo stato di salute). 

Che si giochi a tre o a quattro, il risolutore delle gare è sempre lui, Leo Messi. Con lui in squadra, sopratutto quando gioca con questo grado di ispirazione, i dettammi tattici sono un dettaglio. Palla a Messi e l’argentino risolve le partite come avesse la bacchetta magica di mago Merlino. E forse lo è veramente. 

La prima parte della gara è terminata con il risultato di 0-2, reti di Suarez e Messi. La ripresa si è aperta con altre due reti del numero 10 e con la rete del definitivo zero a cinque di Piqué in versione centravanti. Ha fatto partire l’azione dalla sua area, ha gestito la palla a centrocampo, e ha concluso l’azione sotto porta dopo un dribbling su un avversario come un bomber di razza. Da applausi. Tra l’ultima rete di Messi e quella di Piqué c’è stata l’espulsione diretta del granota Cabaco reo di una entrata killer sulle gambe di Dembélé, successivamente uscito dal terreno di gioco. Da verificare anche le sue condizioni di salute.   

Barça-Tottenham. Rientra Messi

Questa notte, ore 21:00, al Camp Nou torna la Champions per la disputa dell’ultima giornata del Gruppo B. In palio, primo posto già assicurato, ci sono l’onore, un record, e un buon guadagno economico.

L’onore perché il Barça è il Barça, e a queste latitudini ogni partita è da vincere, che sia di Champions, Liga o Copa. Il Barça gioca sempre per vincere e divertirsi, divertire il proprio pubblico e il socio. Solo vincendo ci si diverte. Da questo punto di vista la squadra blaugrana non ha mai fatto distinzione tra gare ufficiali, di qualsiasi importanza esse siano, o non ufficiali. Un vincente intende primeggiare in qualsiasi condizione.

Il record perché la formazione di Valverde è a un passo dall’ennesimo capitolo storico della sua storia. Il FC Barcelona somma, ad oggi, 28 partite di Champions casalinghe senza sconfitta. Una gara in meno del Bayern, che a cavallo delle stagioni 1998-2002 collezionò questa prestigiosa serie di gare da imbattuto (29 appunto). Il Barça può oggi raggiungere la formazione bavarese sul tetto più alto del mondo in merito a questa prestigiosa statistica. 29 partite casalinghe consecutive europee da imbattuto.

L’incentivo economico è invece rappresentato da 2,7 milioni di euro che il club incasserà in caso di vittoria contro il Tottenham. A questo ammonta il bonus vittoria che la Uefa attribuisce ad ogni gara vinta. Il pareggio paga appena 900.000 euro. Una bella differenza, non c’è di che. In un periodo di forti investimenti nel club, tra la necessità di rinnovare la plantilla investendo nel futuro in un mercato drogato dall’affaire Neymar (i casi di De Ligt e De Jong sono all’ordine del giorno) e le opere dell’Espai Barça, anche 2,7 milioni in più possono essere utili. Danaro da incamerare gratis nel forziere di Paperone in attesa di essere usato per continuare a far crescere il club. 

L’avversario odierno, il Tottenham, arriva a Barcelona con l’impellenza di fare risultato. Una vittoria gli garantirebbe il passaggio del turno, un pareggio o una sconfitta lo costringerebbe a guardare il risultato dell’Inter, impegnato a Milano contro l’eliminato PSV Eindoven. Davanti alla tentazione di fare ampio turn-over, Valverde dovrà utilizzare il bilancino del chimico provetto per far riposare qualcuno dei titolarissimi senza far calare la cifra tecnica, e la forza, del suo once.

Inizialmente si pensava ad una esclusione dalla convocatoria di Suarez e un inserimento di Riqui Puig. Valverde, invece, ha inserito l’uruguayo e lasciato a casa il promettente ragazzo della Casa. Non è detto che Luisito sarà schierato dall’inizio. Appena rientrato dopo una sosta di due settimane, con l’incontro disputato contro l’Espanyol pochi giorni fa, il tecnico blaugrana potrebbe farlo accomodare inizialmente nel banquillo. Chi rientrerà certamente sarà Arthur. Il brasiliano, completamente ristabilitosi dalla lesione che gli ha fatto saltare le ultime tre gare, dovrebbe recuperare il suo posto a centrocampo. Da vedere quale sarà la posizione di Vidal. Sempre più determinante in questa squadra, tanto da essere soprannominato Arturo Vital, il cileno potrebbe godere di un turno di riposo, o quantomeno seguire la sorte di Luis Suarez e accomodarsi inizialmente in panchina pronto a rilevare Arthur, certamente non con i 90′ nelle gambe. Chi sarà pronto dal primo minuti sarà certamente Messi. Dopo il recital contro l’Espanyol, l’argentino è in rampa di lancio per splendere anche in Champions. L’argentino non gioca in Europa da tre gare (ha saltato le ultime due per infortunio). In casa non gioca dal poker contro il PSV, gara in cui ha realizzato un Hat-trick. Con sei reti nel suo backpack, la Pulce è l’attuale capocannoniere della Champions insieme a Lewandowski. Due partite di assenza forzata possono bastare. E’ ora di riprendere a macinare e segnare anche sotto le stelle della Competizione delle Stelle.    

Un Messi stellare dipinge di blaugrana il cielo di Cornella 0-4

Zero a quattro. Doppietta di Messi e reti di Dembélé e Suarez. Questo il risultato di una serata in cui il protagonista assoluto è stato lui, Leo Messi. Il quinto classificato al Pallone d’Oro ha smentito ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, France Football, la Uefa e il trofeo stesso. Come abbiamo scritto ultimamente, un trofeo che dimostra ormai l’assenza di qualsiasi valenza sportiva. Un trofeo assegnato da giornalisti inesistenti che lavorano per testate giornalistiche ormai chiuse da anni non può che descrivere se stesso. Un trofeo inutile, fuori dal tempo e dal contesto sportivo ormai superato. Non saranno quattro giornalisti, scelti chissà come dall’organizzazione, a scrivere la storia del calcio assegnando un premio che, oggi ancora di più, dimostra di avere l’importanza che si può attribuire ad una coppetta di gelato sciolta per averla tenuta troppo tempo fuori dal freezer. Questa notte Leo Messi ha dimostrato al mondo, a France Football, alla Uefa, ai quattro giornalisti di cui sopra, veri e inventati, chi è il vero Pallone d’Oro. Modric?, non scherziamo grazie! Si pensava che il fondo fosse stato toccato con Sammer Pallone d’Oro, o con Ronaldo nell’anno della Champions al Bayern e del mondiale alla Germania. Invece, non c’è mai limite al peggio. 

Messi ha preso per mano la squadra contro l’Espanyol. Ha realizzato una doppietta su punizione, ha deliziato con le sue giocate, le fughe, le serpentine tra nugoli di pericos increduli. I due goals? Due perle da destinare alle copertine di ogni trasmissione sportiva del mondo. Con questa doppietta l’argentino sale a quota 11 nella classifica del Pichici e riconquista la vetta dei cannonieri. 

Leo oggi è stato il trascinatore, il diamante di una formazione che ha giocato un football fantastico. Veloce, semplice eppure complicato (per tutti gli altri) al tempo stesso, con campi di gioco di 30, 40 metri. Nel primo tempo l’Espanyol è stato travolto come uno tsunami dalla marea blaugrana che giungeva da tutte le parti. La squadra di casa non è riuscita a coprire le falle che si aprivano a profusione. Se lo schieramento espanyolista chiudeva a destra, si aprivano varchi dalla parte opposta in cui i blaugrana, oggi con la tercera color salmone, ci si infilavano con licenza di portare lo sconquasso nella retroguardia avversaria. 

Così il primo tempo è terminato sul risultato di 0-3 grazie alle marcature di Messi al 17′, Dembélé (assist di Messi) al 26′ e Suarez (assist di Dembélé) al 45′ con una rete che ha dell’incredibile, posto che l’uruguayo ha calciato dalla linea del fondo. 

Con la gara già chiusa all’intervallo, nel secondo tempo i giocatori di casa hanno iniziato con un piglio più combattivo, complice il fatto che il Barcelona ha deciso di risparmiare energie in vista della gara contro il Tottenham di Champions in programma l’11 dicembre. 

L’Espanyol ha preso campo e ha provato a pressare. Il Barça si è leggermente ripiegato su se stesso, mettendo in mostra una buona qualità difensiva non solo nei difensori. Ottima, da questo punto di vista, la prova di tutti i giocatori di Valverde, pronti a sacrificarsi in diagonali e recuperi difensivi. Da menzionare l’ottima performance di Semedo, sempre più inserito nei meccanismi difensivi della squadra, e di Vidal, giocatore fondamentale in questo schieramento. Il cileno anche oggi ha dato qualità e quantità. Pericoloso in area avversaria, è stato provvidenziale in moltissime chiusure difensive. In questa stagione Valverde può veramente contare su una rosa di livello, dove realmente chi siede in panchina è del medesimo livello di chi inizia la gara. Questa sera, con la formazione titolare formata da Ter Stegen, Semedo, Piqué, Lenglet, Jordi; Vidal, Busquets, Rakitic; Messi, Suarez, Dembélé, in panchina sedeva Coutinho (che è subentrato a Dembélé). Senza contare i giocatori che sono fuori per infortunio (Sergi Roberto e Arthur tra gli altri) e i canterani come Alena e Riqui Puig che spingono da dietro.

Dopo aver fatto sfogare l’Espanyol, il Barça ha ripreso a giocare da par suo, spezzando l’orgoglio perico con la rete dello zero a quattro. Ancora Messi, al 65′, nuovamente su punizione, ha messo il sigillo ad una prestazione, personale e di squadra, eccezionale. Se Valverde sarà bravo a gestire i giocatori, ruotandoli in modo da tenerli tutti caldi e in forma e non stancarli con troppi minuti sulle gambe, questa squadra è destinata a conquistare grandi traguardi in tutte le competizioni e a riscrivere, per l’ennesima volta, la storia del calcio.  

   

Rabiot sì, Rabiot no

Sembra quasi un dubbio amletico quello che ha in mano la secretaria tecnica del Barça. Fichar o no il centrocampista francese del Paris Saint Germain. Il giocatore pare ormai alla resa dei conti con la sua attuale squadra. Non ne vuole sentire di restare nella Ville Lumiere dei petrodollari qatarioti e si è impuntato fermamente nel non rinnovare il contratto faraonico che gli aveva proposto il patron della formazione parigina. Chiaramente spinto dall’allettante chance di giocare a Barcelona insieme ai più grandi. 

Il Barça maneggia differenti opzioni per il ruolo di centrocampista. Come sappiamo tutti molto bene non c’è solo Rabiot, ma suona forte anche il nome di De Jong, il numero 21 dell’Ajax che sarebbe un perfetto vice Busquets. Non solo, oltre i due appena citati, in cui in una ipotetica lista di preferenza l’olandese è certamente al primo posto con distacco, ci sono i ragazzi della Casa. La cantera, forse a torto snobbata negli anni passati, sta producendo una generazione di giocatori che potranno diventare dei veri fenomeni. In rampa di lancio, oggi come oggi, ci sono Alena e Riqui Puig. Il primo, con il numero 21, è appena stato inserito nella lista della prima squadra, il secondo è ancora del Barça B, ma ha al suo attivo qualche perla con la squadra maggiore. Non ultima la sua esibizione, al fianco di Alena ed altri canterani, contro la Cultural Leonesa. Una prestazione, ed un assist, da grande giocatore.

Puntare su Rabiot, buon giocatore ma con diversi passaggi a vuoto, incostante e non dotato di grande agonismo, potrebbe essere un danno notevole per la crescita, l’inserimento e l’esplosione di Alena e Puig. La secretaria tecnica e la Junta devono ben pensare a questo aspetto prima di prendere un giocatore che, come detto, non è certo un elemento desequilibrante. Tarpare le ali a futuri grandi giocatori per un elemento tutto sommato normale potrebbe essere controproducente per il futuro della squadra     

Ombre minacciose sul Pallone d’Oro 2018. La denuncia di Toimimou Abdou

Modric Pallone d’Oro è certamente un verdetto che ha lasciato molti dubbi sulla validità di un premio personale che di sportivo non ha veramente più nulla. La riprova è il fatto che Messi si sia classificato quinto! Il miglior giocatore attualmente in circolazione, il migliore di tutti i tempi secondo quelli bravi, l’attuale capocannoniere della Champions League, il detentore del Trofeo Pichici della Liga, della Scarpa d’Oro europea, il vincitore della Liga e della Copa del Rey che si classifica quinto, dietro a Modric appunto, Ronaldo, Griezmann e Mbappe, non è solo ridicolo, ma scandaloso. Questa sarà una di quelle edizioni di cui ricordarsi di non ricordare, una di quelle poco lusinghiere per il trofeo stesso che avevano visto vincitore Sammer nel 1996.  

Quest’anno il Pallone d’Oro sarà ricordato come uno di quegli anni poco memorabili, in cui uno sconfitto nella finale dei Campionati del Mondo (Modric) ha battuto un Campione del Mondo (Griezmann), a sua volta vincitore dell’Europa League. Con Ronaldo ineleggibile in quanto fuoriuscito dal Real Madrid, non restava che puntare sul cavallo zoppo della terna, dotato, però, del giusto pedigree

Come se non bastasse tutto questo, è di oggi una notizia che getta ancora più discredito su questo trofeo e sulla sua assegnazione. Ci riferiamo alla denuncia di un fotografo di una testata delle Isole Comore, la Albalad Comores, Toimimou Abdou che dichiara che il giornalista del medesimo quotidiano che ha votato al Pallone d’Oro, tale Abdou Boina non esiste, e che la testata suddetta è addirittura chiusa da ben sei anni! Come se non bastasse questo per far crollare tutto il castello di carte su cui è fondato questo trofeo, si aggiunge anche la denuncia di un giornalista di Trinidad & Tobago, Lasana Liburd, che afferma che l’ordine della sua votazione è stato cambiato.     

Malcom, due, tre settimane di stop

Non sembra proprio essere l’anno di Malcom. L’arrivo al Barça tra le polemiche per l’affaire Roma, gli inizi promettenti durante la gira americana, ma la successiva scomparsa dai radar di Valverde. Tante mancate convocazioni, tribune e panchine. Qualche inizio di lamentela, voci su un suo malcontento e sul suo volere di uscire dal Barça a gennaio. Poi all’improvviso, Improvvisamente l’estate scorsa, mutuando il celebre film di Mankiewicz, il ragazzo brasiliano ha trovato protagonismo in Champions. Contro l’Inter Valverde lo ha buttato in campo al posto di Dembélé e subito ha trovato il goal. Da quel momento è sembrata svoltare la stagione di Malcom. Ha recuperato un ruolo da protagonista e ha iniziato a giocare con maggiore costanza. Sembrava la classica svolta. Ma quando la stagione inizia storta c’è poco da fare. In Copa del Rey contro la Cultural Leonesa il ragazzo si fa male. Lesione alla caviglia che lo terrà lontano dai campi di gioco per un periodo di due, tre settimane. L’extremo, conscio del fatto che la lesione avrebbe interrotto il suo rally, è uscito dal campo con le lacrime agli occhi. Di oggi, nuovamente, una nuova voce che lo vede lontano dal Camp Nou a gennaio. Non c’è proprio pace per Malcom. 

La morte di Josep Lluis Nunez

Lunedì 3 dicembre è mancato ai suoi cari e a tutto il barcelonismo Josep Lluis Nunez i Clemente. Primo presidente del dopo Franco, è una delle figure più importanti e celebrative di tutto il mondo blaugrana. E’ deceduto all’età di 87 anni alle ore 13.30 per via di un male incurabile che lo aveva colpito al cervello. Entrato in ospedale il passato 17 ottobre, Josep Lluis Nunes non ne è più uscito. I funerali saranno ospitati nella Iglesia de Sant Gervasi i Protasi alla Bonanova il 5 dicembre, con una cerimonia funebre che prenderà inizio alle ore 10:15.

Il Barça come esiste oggi non sarebbe potuto essere senza la sua figura. Presidente longevo, è stato in carica dal 1978 al 2000, in 22 anni di presidenza ha conquistato la bellezza di 175 titoli.

29 di football (una Coppa dei Campioni, 4 Coppe delle Coppe, 7 Ligas, 6 Copas del Rey, 2 Copas de la Liga, 2 Supercoppe d’Europa, 4 Supercoppe d’Espana e 3 Copas de Catalunya); 1 titolo di calcio femminile (Copa del Rey); 35 titoli di pallacanestro (2 Coppe delle Coppe, 2 Coppe Korac, 10 Ligas, 9 Copas del Rey, 1 Mondiale per Clubs, 1 Supercoppa d’Europa, 1 Supercoppa d’Espana e 9 Ligas de Catalunya); 3 di futbol sala (1 Coppa delle Coppe, 1 Copa del Rey e 1 Copa Catalunya); 64 di pallamano (5 Coppe d’Europa, 5 Coppe delle Coppe, 13 Ligas, 10 Copas del Rey, 3 Copas Asobal, 4 Supercoppe d’Europa, 9 Supercoppe d’Espana, 12 Ligas de Catalunya e 3 Ligas dei Pirenei); 43 di hockey (9 Coppe d’Europa, 1 Coppa delle Coppe, 10 Ligas, 7 Copas del Rey, 7 Supercoppe d’Europa, 1 Coppa Intercontinentale, 2 Coppe delle Nazioni, 1 Coppa Continental, 1 Coppa Iberica e 4 Ligas Catalanas).

Un palmares stratosferico da far tremare i polsi a qualunque presidente di qualsiasi club al mondo. Nunes ha costruito il Barça come lo conosciamo oggi si diceva. Usciti dall’epoca franchista, con i presidenti nominati dal regime e non eletti dai soci, Nunes fu il primo mandatario delle libere elezioni che si tennero il 6 maggio 1978 battendo gli altri candidati Ferran Arino e Nicolau Casaus. Difese la presidenza nelle altre elezioni dell’89 contro il gruppo Sixte Cambra e nel 1997 contro Angel Fernandez. Nel 1981, 1985 e nel 1993, nessun candidato riuscì ad ottenere il numero di firme sufficiente per presentarsi alle elezioni sociali e sfidare, in questo modo, il presidente in carica. 

Nunes prese in carica un Club sostanzialmente rimpicciolito nelle sue potenzialità, che viveva più che altro di ricordi fondanti su l’Equip dels Cinq Copes e sull’exploit avuto ad inizio anni ’70 con l’avvento di Cruyff e la conquista della Liga del 1973-74 dopo ben 14 anni di digiuno. Quando Nunes assunse la carica, il club era stritolato dai debiti e si reggeva quasi esclusivamente sulle quote sociali. Piccole entrate, grossi debiti, modesti risultati e traguardi. Nunes mise subito mano alla sua creatura e la trasformò dal brutto anatroccolo che era diventato, in un principe azzurro con tanto di destriero bianco, carrozza d’oro (rigorosamente bianco), e principessa dai capelli… no, sbagliato; dai capelli meravigliosamente scuri. L’entità venne sanata e trovò nuove fonti di finanziamento, nuove fonti di entrata. Il FC Barcelona di Nunes fu pioniere nel marketing e negli accordi commerciali con entità fino ad allora estranee al mondo del calcio. 

Come magicamente, forse un segno del destino, uno di quei lampi che squarciano l’oscurità della notte, il primo titolo della sua presidenza arrivò proprio nel 1978-79. Anche qui, come un’immagine di quello che sarebbe stato il cammino futuro della squadra, il primo fu un titolo internazionale, la prima Recopa (la Coppa delle Coppe) conquistata contro il Fortuna Dusseldorf. Non poteva che essere un titolo europeo il primo di Nunez, come a spalancare una porta che nei decenni a venire il Barça avrebbe varcato, e frequentato ininterrottamente, come fosse stato il salotto di casa. 

Uno dei momenti più difficili della sua presidenza fu certamente in occasione del Motin del Hesperia, nel 1988, con lo sciopero/ammutinamento che la squadra pose in essere per alcune rivendicazioni economiche nei confronti della Junta. Nunez fu risoluto. Richiamò Cruyff, questa volta nelle veci di allenatore. L’olandese fu chiaro e netto. Come un moderno cacciatore di teste aziendale, fece fuori gran parte dei giocatori. La rosa che ne nacque portò alla prima Coppa dei Campioni (quando ancora si chiamava così) nel 1991-92 a Wembley contro la Sampdoria. Da quel momento, rotta la maledizione che aleggiava sulle finali della Copa d’Europa (sconfitta contro il Benfica nel 1961 e ai rigori nell’88 contro la Steaua), il fiume europeo blaugrana, rotti gli argini, strabordò e diventò irrefrenabile. 

Nunez portò a Barcelona grandi campioni. Sono suoi gli acquisti di Maradona, Laudrup, Stoichkov, Romario, Ronaldo, Koeman, Schuster, Krankl, Simonsen, Rivaldo, Lucho, Kluivert, Figo.

La sua presenza non verrà mai meno nel barcelonismo. Ora, il Barcelona, ha un angelo custode in più a proteggerlo nel suo cammino verso la gloria.     

2-0 Piqué e Alena stendono il Villareal

Il Barça dei canterani, più Dembélé, stendono il submarino amarillo con un punteggio all’inglese. Due a zero, un goal per tempo, e i gialli sottomarini sono colpiti e affondati. L’abbordaggio, per continuare a usare un gergo marinaro, è stato portato avanti e messo in pratico dalla cantera del Barcelona. Una cantera senza tempo, di oggi e di ieri. Le reti sono state messo a segno dalla casa. Piqué nel primo tempo e Alena, Carles Alena, nella ripresa. Assist di Messi per completare il dolce della casa servito dalla cambusa blaugrana al pubblico del Camp Nou.

La partita, e il risultato, non sono mai stati in discussione. Troppo superiore il Barça per non portare a casa il punteggio o anche solo per metterlo in discussione. Nonostante ciò, un piccolo brivido è aleggiato sugli spalti dello stadio nel corso dei primi 45 minuti di gioco. Una indecisione di Lenglet, che ha fatto rimbalzare un pallone conteso in area di rigore, ha dato luogo ad una azione confusa che ha portato ad un palo colpito dagli ospiti. Una azione isolata, casuale, che poteva costare, tuttavia, il momentaneo pareggio. Un po’ ciò che era accaduto contro l’Inter a Milano. Anche in quel caso una casualità, una azione fortuita nata da un errore difensivo. 

Al di là di questo piccolo sbuffo di pittura schizzato su una bella tela, la gara è sempre stata in controllo dei blaugrana. Tra questi merita una speciale nota di merito Dembélé; per distacco il migliore della partita. El moschito è stato protagonista di una prestazione maiuscola. Non ha segnato, ma ha fornito a Piqué l’assist per la prima rete. Tutte le azioni pericolose della serata sono nate dai suoi piedi e si sono sviluppate sulla sua fascia. Accelerazioni improvvise, strappi, cambi di ritmo e passo, dribbling. Il francese ha fatto ammattire da solo la retroguardia amarilla. Ha duettato con Semedo, con Messi e con tutti coloro si facessero vicino. Probabilmente una delle sue migliori partite da quando è in blaugrana.

Altro giocatore degno di nota è certamente Vidal. Nuovamente titolare, complice anche l’assenza forzata di Arthur, il cileno ha fornito un’altra prestazione di grande rilievo. Ha recuperato palloni, ha partecipato ad entrambe le fasi di gioco, ha sfiorato la rete, ha corso e si è dannato come se non ci fosse un domani. Sostituito da Valverde al 70′ per far posto a Alena, avrebbe certamente meritato di terminare la gara. Alla sostituzione è piovuto qualche fischio di disapprovazione in direzione del tecnico azulgrana, subito soppiantato dagli applausi che hanno accompagnato l’uscita dal campo di Vidal e l’ingresso del canterano. Un bel passo in avanti per l’ex Bayern dai fischi ricevuti al suo ingresso sul terreno di gioco qualche tempo fa dopo le sue rimostranze, via social, dovute allo scarso minutaggio di cui era, allora, protagonista.