Lunedì 3 dicembre è mancato ai suoi cari e a tutto il barcelonismo Josep Lluis Nunez i Clemente. Primo presidente del dopo Franco, è una delle figure più importanti e celebrative di tutto il mondo blaugrana. E’ deceduto all’età di 87 anni alle ore 13.30 per via di un male incurabile che lo aveva colpito al cervello. Entrato in ospedale il passato 17 ottobre, Josep Lluis Nunes non ne è più uscito. I funerali saranno ospitati nella Iglesia de Sant Gervasi i Protasi alla Bonanova il 5 dicembre, con una cerimonia funebre che prenderà inizio alle ore 10:15.
Il Barça come esiste oggi non sarebbe potuto essere senza la sua figura. Presidente longevo, è stato in carica dal 1978 al 2000, in 22 anni di presidenza ha conquistato la bellezza di 175 titoli.
29 di football (una Coppa dei Campioni, 4 Coppe delle Coppe, 7 Ligas, 6 Copas del Rey, 2 Copas de la Liga, 2 Supercoppe d’Europa, 4 Supercoppe d’Espana e 3 Copas de Catalunya); 1 titolo di calcio femminile (Copa del Rey); 35 titoli di pallacanestro (2 Coppe delle Coppe, 2 Coppe Korac, 10 Ligas, 9 Copas del Rey, 1 Mondiale per Clubs, 1 Supercoppa d’Europa, 1 Supercoppa d’Espana e 9 Ligas de Catalunya); 3 di futbol sala (1 Coppa delle Coppe, 1 Copa del Rey e 1 Copa Catalunya); 64 di pallamano (5 Coppe d’Europa, 5 Coppe delle Coppe, 13 Ligas, 10 Copas del Rey, 3 Copas Asobal, 4 Supercoppe d’Europa, 9 Supercoppe d’Espana, 12 Ligas de Catalunya e 3 Ligas dei Pirenei); 43 di hockey (9 Coppe d’Europa, 1 Coppa delle Coppe, 10 Ligas, 7 Copas del Rey, 7 Supercoppe d’Europa, 1 Coppa Intercontinentale, 2 Coppe delle Nazioni, 1 Coppa Continental, 1 Coppa Iberica e 4 Ligas Catalanas).
Un palmares stratosferico da far tremare i polsi a qualunque presidente di qualsiasi club al mondo. Nunes ha costruito il Barça come lo conosciamo oggi si diceva. Usciti dall’epoca franchista, con i presidenti nominati dal regime e non eletti dai soci, Nunes fu il primo mandatario delle libere elezioni che si tennero il 6 maggio 1978 battendo gli altri candidati Ferran Arino e Nicolau Casaus. Difese la presidenza nelle altre elezioni dell’89 contro il gruppo Sixte Cambra e nel 1997 contro Angel Fernandez. Nel 1981, 1985 e nel 1993, nessun candidato riuscì ad ottenere il numero di firme sufficiente per presentarsi alle elezioni sociali e sfidare, in questo modo, il presidente in carica.
Nunes prese in carica un Club sostanzialmente rimpicciolito nelle sue potenzialità, che viveva più che altro di ricordi fondanti su l’Equip dels Cinq Copes e sull’exploit avuto ad inizio anni ’70 con l’avvento di Cruyff e la conquista della Liga del 1973-74 dopo ben 14 anni di digiuno. Quando Nunes assunse la carica, il club era stritolato dai debiti e si reggeva quasi esclusivamente sulle quote sociali. Piccole entrate, grossi debiti, modesti risultati e traguardi. Nunes mise subito mano alla sua creatura e la trasformò dal brutto anatroccolo che era diventato, in un principe azzurro con tanto di destriero bianco, carrozza d’oro (rigorosamente bianco), e principessa dai capelli… no, sbagliato; dai capelli meravigliosamente scuri. L’entità venne sanata e trovò nuove fonti di finanziamento, nuove fonti di entrata. Il FC Barcelona di Nunes fu pioniere nel marketing e negli accordi commerciali con entità fino ad allora estranee al mondo del calcio.
Come magicamente, forse un segno del destino, uno di quei lampi che squarciano l’oscurità della notte, il primo titolo della sua presidenza arrivò proprio nel 1978-79. Anche qui, come un’immagine di quello che sarebbe stato il cammino futuro della squadra, il primo fu un titolo internazionale, la prima Recopa (la Coppa delle Coppe) conquistata contro il Fortuna Dusseldorf. Non poteva che essere un titolo europeo il primo di Nunez, come a spalancare una porta che nei decenni a venire il Barça avrebbe varcato, e frequentato ininterrottamente, come fosse stato il salotto di casa.
Uno dei momenti più difficili della sua presidenza fu certamente in occasione del Motin del Hesperia, nel 1988, con lo sciopero/ammutinamento che la squadra pose in essere per alcune rivendicazioni economiche nei confronti della Junta. Nunez fu risoluto. Richiamò Cruyff, questa volta nelle veci di allenatore. L’olandese fu chiaro e netto. Come un moderno cacciatore di teste aziendale, fece fuori gran parte dei giocatori. La rosa che ne nacque portò alla prima Coppa dei Campioni (quando ancora si chiamava così) nel 1991-92 a Wembley contro la Sampdoria. Da quel momento, rotta la maledizione che aleggiava sulle finali della Copa d’Europa (sconfitta contro il Benfica nel 1961 e ai rigori nell’88 contro la Steaua), il fiume europeo blaugrana, rotti gli argini, strabordò e diventò irrefrenabile.
Nunez portò a Barcelona grandi campioni. Sono suoi gli acquisti di Maradona, Laudrup, Stoichkov, Romario, Ronaldo, Koeman, Schuster, Krankl, Simonsen, Rivaldo, Lucho, Kluivert, Figo.
La sua presenza non verrà mai meno nel barcelonismo. Ora, il Barcelona, ha un angelo custode in più a proteggerlo nel suo cammino verso la gloria.