FC Barcelona – Valverde fallisce anche con l’Osasuna!

di Giuseppe Ortu

Il FC Barcelona stecca anche a Pamplona. Il pareggio 2-2 tra l’Osasuna e i blaugrana mette in evidenza tutti i limiti tattici della squadra azulgrana. In trasferta, tenendo conto anche il finale della scorsa stagione, il Barça nelle ultime sei partite ha collezionato appena due pareggi contro quattro sconfitte, subendo la bellezza di 13 reti e realizzandone appena 5. Un saldo negativo di 8 goal in sei gare è qualcosa di straordinario. Non un campanello di allarme deve suonare a Can Barça, ma il pericolo deve suonare a distesa.

Oggi, contro la neo promossa Osasuna, abbiamo rivisto il solito film proiettato nelle sale in cui si è esibito il Barcelona. Una squadra senza anima, brio, gioia, meccanismi, gioco, velocità, intesa, schemi. C’è da ripetersi, ma con Valverde questa squadra sta piano piano spegnendosi. E’ come una formazione che va avanti di inerzia, senza entusiasmo, senza forze. Come un’automobile senza motore che riesce a muoversi solo in discesa per la forza della spinta gravitazionale.

Il primo tempo di oggi è stato un calvario per tutti i barcelonisti. In 45 minuti non c’è stata una sola azione da rete di marca blaugrana. Il Barça è apparso svuotato, senza idee, né gioco. Lenti e prevedibili, i giocatori hanno portato palla invece che cederla ai compagni vicini. La squadra era disconnessa con la gara e il gioco del calcio. Non c’era equilibrio tra le linee e mancavano velocità di esecuzione e di movimenti. L’attacco era immobile, il centrocampo lento in impostazione e in chiusura, la difesa totalmente fuori fase, spaesata. In tutto il primo tempo l’Osasuna, per quel poco che ha fatto, ha certamente prodotto di più dei blaugrana. In difesa hanno gestito la lenta manovra del Barcelona con facilità e sicurezza. In attacco hanno punito alla prima e unica vera chance che hanno creato. Un errato posizionamento della difesa ospite, nella circostanza Semedo, andato a raddoppiare al centro mentre alle sue spalle l’avversario attendeva solo soletto il pallone vincente, ha permesso a Torres di portare in vantaggio i padroni di casa in apertura di partita.

Nella seconda parte gli uomini di Valverde sono apparsi più in vita rispetto al comatoso primo tempo. Più velocità e iniziativa hanno contraddistinto l’azione dei blaugrana. I cambi dell’ex Athletic hanno premiato il Barça. Prima Fati, seconda partita stagionale consecutiva dopo l’esordio contro il Betis e prima rete assoluta in prima squadra, che con un colpo di testa su cross dell’altro canterano Carles Perez ha ristabilito la parità, poi l’altro neo entrato Arthur, che dall’interno dell’area ha portato i suoi in vantaggio con un destro a giro sul secondo palo, hanno ribaltato il risultato. Con il 2-1 sul marcatore a favore, il Barça ha ripreso a sonnecchiare, mostrando pericolosissimi cali di intensità, temperamento e battute a vuoto nel povero gioco mostrato. I passaggi a vuoto della squadra di Valverde e i bassi ritmi, hanno permesso all’Osasuna di rendersi nuovamente pericoloso in più di un frangente. Il Barça ha ripreso a dare l’impressione di essere fragile e debole in ogni momento della partita. Amnesie difensive individuali e di reparto, buchi nella zona mediana del campo e mancati recuperi difensivi, oltre a una passività generale dei calciatori, hanno dato la sensazione di una formazione sul punto di crollare ad ogni azione. I giocatori dell’Osasuna avevano spazi incontrastati per arrivare al limite dell’area e provare il tiro.

Nel corso di una azione di attacco dei padroni di casa, Piqué ha contrastato in elevazione un avversario. Aveva il braccio largo per mantenere l’equilibrio e darsi la spinta, ma il pallone proveniente dal cross ha incocciato proprio l’arto del difensore. L’arbitro non ha avuto esitazioni e ha indicato il dischetto. Dagli undici metri, ancora Torres, ha realizzato la rete del pareggio della serata.

Questo 2-2 lascia ampi interrogativi e una serie di allarmi che vanno a crescere di partita in partita. Valverde, alla sua terza stagione, sembra annaspare, e sul punto di affogare, in un mare infido e pieno di trappole e mulinelli. Siamo appena alla terza giornata, ma offre l’idea di non essere più in grado di gestire questa stagione. La squadra è una cosa a sé ed è lontano anni luce dal FC Barcelona che tutti hanno in mente. La squadra è irriconoscibile. I giocatori sembrano i gemelli poveri dei veri calciatori. Questa formazione non ha bisogno di nuovi crack. In rosa ce ne sono più che abbastanza. Questa squadra ha necessità di una guida tecnica seria, preparata e consapevole che abbia una idea di gioco chiara nella sua mente e che sappia trasferirla sul campo di gioco. Uno stile che restituisca al calcio il vero Barça.
Lo diciamo ormai da tanto tempo. Il fumus lo si era visto già durante la scorsa stagione e lo avevamo riportato immediatamente da questa tribuna.
Per citare Marsellus Wallace di Pulp Fiction, Valverde è come il vino. “Se vuoi dire che con il passare del tempo diventa aceto, è così; se vuoi dire che con il tempo migliora, non è così”. Questa squadra sta arrivando ad un punto morto che porterà il club ad essere fuori da tutto prima della fine dell’inverno, al massimo in primavera. E’ sotto gli occhi di tutti. Speriamo che Bartomeu e la junta abbiano occhi per vedere.

FC Barcelona – Dortmund e Inter avversari in Champions

di Giuseppe Ortu

Come spesso accade al FC Barcelona, anche in questa edizione della Champions League che è stata inaugurata questa sera a Montecarlo con il sorteggio dei gironi della prima fase, la squadra blaugrana è finita nel girone della morte. Borussia Dortmund, Inter e Slavia Praga sono le avversarie del Barça nell’edizione della Champions che sta per iniziare.
Un girone certamente complicato dalla presenza dell’Internazionale come terza squadra del raggruppamento. La forza del gruppo è sempre stabilita dalla forza della terza e quarta formazione sorteggiata. Nessun problema per la squadra ceca. Molti, invece, per la formazione di Conte, quest’anno rafforzata dagli innesti di Alexis Sanchez e Lukaku. Un girone di Champions (gruppo F) che dovrà necessariamente trovare pronti gli uomini di Valverde sin dal primo incontro per evitare brutte sorprese. Massima concentrazione in ogni gara, dunque, e spirito combattivo e unitario per evitare quei clamorosi cali di tensione che nella passata edizione hanno compromesso un cammino verso la vittoria finale che pareva ormai certificato dopo l’andata della semifinale contro il Liverpool disputata al Camp Nou.

Nel corso della medesima celebrazione, è stato assegnato anche il titolo di migliore calciatore della Uefa per la scorsa stagione. Il vincitore è risultato il difensore del Liverpool Virgil Van Dijik, che ha preceduto Leo Lessi e Cristiano Ronaldo. Messi è stato insignito del trofeo per il migliore attaccante della scorsa edizione di Champions. Insieme a lui, De Jong, miglior centrocampista, Van Dijik, miglior difensore, e Allison, miglior portiere, hanno ricevuto i rispettivi trofei di specialità. 

Barça-Psg. 170 millones el precio por Neymar

de Giuseppe Ortu

Neymar no ha estado nunca más cerca del Barça que hoy después su fuga de Barcelona dos anos atrás. En la cumbre tenida en Paris, los dos partes a falta de acuerdo, han pactado la cuantiad de dinero por el traspaso del jugador: 170 millones de euro. Los dos partes fueran constituidas par Oscar Grau, Javier Bordas, Eric Abidal y André Cury por el FC Barcelona; Leonardo y un emisario del dueño del club parisino Al Khaleifi por el Paris Saint Germain. Era presente también el agente israelí Pini Zahavi, cercano a la familia Neymar.

La cumbre no ha dado éxito totalmente positivo, pero ha puesto un punto claro en la tractativa. El dinero pactado por el traspaso del jugador. Barça y Psg han decidido de verse nuevamente en las próximas 24/48 horas. Los miembros de la delegación blaugrana han regresado a Barcelona esta tarde. André Cury ha permanecido a Paris por continuar las conversaciones con la otra parte. Al regreso a El Prat, Bordas se ha mantenido cauto, aunque ha admitido que la situación es bastante positiva y fluida. Se espera el cierre de la tractativa en los próximos días.

El Barça propuso dos opciones. La primera un pago de 150 millones el próximo verano que los franceses han rechazado de plano. Una segunda opción fu la que ha puesto las bases por el negocio. 170 millones en dos campanas. Mitad el próximo verano (2020) y el restante dinero en 2021. Si el Psg ha sido de acuerdo por la suma del traspaso, ha dicho no por la forma del pago. No quiere recibir el dinero en dos plazos pero en única solución. Esto fue el punctum dolens de la cumbre. En las próximas horas las partes hablaran de nuevo y encontrarán seguramente el punto de encuentro. En la tractativa no han entrado por el momento alguno jugador. Ni Rakitic u Dembélé. No se puede excluir que el nombre del francés pueda servir por arrebatar el precio del negocio. Si llegase Neymar el espacio de Ousmane seria más reducido que nunca, especialmente después la nueva lesión con indisciplina conectada.

El precio de 170 millones con pago único en 2020 es un muy buen negocio por el club blaugrana. El próximo verano Neymar podría llegar por el mismo precio porque tiene una cláusula de rescisión incluida en el contrato. El Barça obtendrá el jugador una temporada antes con la misma cuantiad de dinero a pagar después 12 meses.

Si finalmente el Barça se llevará el gato a l’agua tendrá un ataque muy brutal con Messi, Suárez, Griezmann, Neymar, y quizás, Dembélé.

FC Barcelona – Manita del Barça contro il Betis

di Giuseppe Ortu

Il FC Barcelona esordisce al Camp Nou con una vittoria ristoratrice dopo il capitombolo di San Mames, conquista i tre punti, mette a segno una manita e mette in evidenza un Griezmann in formato esportazione. Il francese ha realizzato una doppietta e un assist. Il Betis, dal canto suo, realizza due reti che rendono meno pesante il passivo subito. Da evidenziare gli esordi eccellenti del canterano Carles Perez (esordio casalingo), bagnato con una rete, e quello assoluto di Ansu Fati, ragazzo del Juvenil A. Nel finale ha trovato spazio anche il neo acquisto Junior, Under 21 della nazionale e ex Betis.

La gara, che vedeva gli infortunati eccellenti Messi, Suarez e Dembélé (i primi due in tribuna con i rispettivi figli), aveva sin dalla vigilia posto alcuni dubbi sulla composizione dell’attacco. Alla fine Griezmann, unico sopravvissuto del parco attaccanti, ha giostrato da falso nueve, attorniato da Rafinha (a sinistra) e Carles Perez (a destra). Il francese ha svariato su tutto il fronte d’attacco, non dando punti di riferimento alla difesa andalusa. Così ha giocato in tutte le tre posizioni offensive, risultando imprendibile per i ragazzi di Rubi. De Jong, nella posizione di interno sinistro, ha composto il centrocampo insieme a Busquets e Roberto (interno destro). Rakitic è rimasto in panchina per tutta la gara. Per lui è la seconda supplenza consecutiva e la prima gara senza giocare neanche un minuto. Questo è un chiaro segnale di operazioni di mercatro in uscita.

La gara era iniziata alla grande per i blaugrana, con un gioco spumeggiante e in gran velocità. Il goal è stato sfiorato in diverse occasioni, ma nonostante la pericolosità dei padroni di casa il risultato è rimasto sulla 0-0. Buone la pressione della difesa e del centrocampo sugli avversari e il recupero della palla immediato. Nonostante ciò è stato il Betis a passare con l’unica azione della gara fino a quel momento. Contropiede mal protetto da centrocampo e difesa e rete del vantaggio di Fekir del tutto imprevedibile.

La rete verdiblanca ha smorzato gli entusiasmi di pubblico e giocatori blaugrana. Improvvisamente è calato un velo di oscurità sul gioco, sulle menti e sulle gambe dei ragazzi di Valverde. Si è così rivista la squadra “morta”, senza anima e corazon di San Mames e Anfield. La manovra è diventato di colpo lenta e prevedibile, e i giocatori si sono fermati, non dando chance alcuna al portatore di palla.

Questa apatia è durata fino alla rete del pareggio, giunta sul finire del primo tempo per merito di Griezmann. Il francese ha sfruttato un assist di Sergi Roberto dalla trequarti di destra e ha colpito al volo in spaccata il pallone dopo che questo aveva superato il suo marcatore diretto. Una rete con un grande coefficiente di difficoltà. Il pareggio prima dell’intervallo ha permesso alla squadra di rientrare carica e rinfrancata nella ripresa.

Il secondo tempo è stato tutto di matrice blaugrana. Il Barça ha spinto molto, e corso, trovando giocate e movimento senza palla, oltre al recupero repentino del pallone, che hanno permesso di avere innumerevoli soluzioni al momento di dare l’ultimo passaggio. Così sono arrivati in serie i goal del 2-1, ancora di Griezmann, celebrato dal francese con un lancio di coriandoli sopra il suo capo, del 3-1 di Carles Perez, del 4-1 di Jordi, e del 5-1 di Vidal, nel frattempo subentrato a un irregolare Busquets. La rete del 5-2 porta la forma di Moron per il Betis.

La partita contro il Betis permette al Barcelona di respirare in classifica, di celebrare l’acquisto di Griezmann, che già segna reti fondamentali, ma non maschera del tutto i problemi manifestati dalla squadra nel primo tempo. La difesa, e l’aspetto psicologico del Barça, sono ancora troppo deboli per pensare che i problemi siano risolti. Valverde dovrà lavorare seriamente e correggere ancora evidenti lacune se si vuole pensare a vincere tutto. Il Betis accusa la seconda sconfitta consecutiva e rimane ultimo da solo a zero punti in classifica

FC Barcelona – Messi, Suarez, Dembélé out contro il Betis

di Giuseppe Ortu

Dopo Messi e Suarez, si è fermato anche Dembélé. Valverde avrà i suoi problemi per mettere insieme un attacco competitivo per affrontare il Betis nel secondo turno di campionato. Se l’argentino continua a allenarsi in solitario non avendo ancora ricevuto il nulla osta medico, e l’uruguagio dovrà star fermo per un mese, ora anche il francese resterà fuori ben 5 settimane. Rottura di fibre muscolari della gamba sinistra, la stessa nella quale aveva subito l’operazione poco dopo il suo arrivo dal Borussia Dortmund. Questa lesione muscolare è stata vista in malo modo dal club dato che, dopo i fastidi accusati al termine della gara di San Mames, il ragazzo non si è presentato all’appuntamento con i medici fissato per l’indomani mattina sostenendo che non era nulla di grave e non era il caso di sottoporsi ad alcun controllo. Il francese è dunque partito per Rennes, dove vive la madre, per poi presentarsi ieri all’allenamento e “scoprire”, così, la lesione muscolare. Dembélé continua perciò a far parlare di sé per i suoi comportamenti poco professionali più che per giocate sul campo di gioco (certamente non per quelle mostrate a Bilbao).

A questo punto, in vista del Betis, con il tridente fuori uso, a Valverde rimane abile il solo Griezmann. Chi lo accompagnerà in attacco nell’esordio casalingo è un rebus che dovrà risolvere il tecnico blaugrana. L’ex Atletico potrebbe giocare come falso nueve, centrale e arretrato con libertà di svariare lungo il fronte d’attacco e inserirsi in area partendo da una posizione leggermente arretrata. Insieme a lui potrebbero essere della partita Rafinha a destra e il canterano Carles Perez a sinistra. Sempre con gli stessi protagonisti potrebbero essere modificate le posizioni sul campo di Perez e Griezmann. Il canterano potrebbe fare il delantero centro, il suo ruolo nel filial, e Griezmann potrebbe partire largo a sinistra. Sfruttando la boa del compagno, potrebbe inserirsi indisturbato nel cuore dell’aria avversaria. Rimane, meramente residuale, l’opzione Riqui Puig schierato dietro Griezmann e Rafinha.   

Editoriale – Il Peccato Originale del Barça

di Giuseppe Ortu

Recuperare il vecchio spirito guardiolista. Questo è l’imperativo. Come possa una squadra, piena zeppa di campioni come una statuetta di terracotta di microfilm, giocare così male tanto da sembrare una barca alla deriva nel pieno di una tempesta, è un assoluto mistero. La preoccupazione che ha lasciato l’immagine della squadra sabato contro l’Athletic, va al di là della sconfitta. Non sono i tre punti mancati a levare il sonno, quanto la fragilità e lo smarrimento della formazione di Valverde. Come abbiamo già scritto, una squadra che gioca assieme da molti anni, diretta da un tecnico che inizia la sua terza stagione, e che vanta tra le sue file una lista di crack come quelli blaugrana, dovrebbe giocare a memoria, intendersi al minimo battito di ciglia. Non solo non dovrebbe perdere contro il volenteroso (senza andare a scovare alcun dispregiativo in questa parola) Athletic, ma dovrebbe dare spettacolo, proponendo un calcio fatto di intesa, tecnica, magia. Niente di tutto ciò si è visto a San Mames. Sembrava, anzi, una squadra costituita da giocatori che non si erano mai visti, diretti da un tecnico che aveva preso la squadra in mano per la prima volta.

Di chi è la responsabilità di questo scempio? Dei giocatori, della guida tecnica, della directiva? Da quando Guardiola ha lasciato, la squadra ha, piano piano, prima in maniera impercettibile, poi sempre più evidente, iniziato a disgregarsi, ad arrotolarsi su se stessa, perdendo tutte quelle caratteristiche che l’avevano fatta assurgere a modello del calcio mondiale, a squadra utopistica, come il modello di democrazia dell’antica Grecia. Grande compattezza della squadra, giocatori e reparti vicini gli uni agli altri, velocità di esecuzione dei movimenti, tocchi di prima, massimo di seconda, movimento perpetuo di tutti i calciatori sul terreno di gioco per permettere al portatore di palla sempre multiple soluzioni di gioco, pressing portato non da un singolo elemento o da un reparto, ma da tutta la squadra al fine di accorciare in avanti e rubare palla sin dalla trequarti offensiva. Con Pep non correvano i giocatori, correva la palla. Nessuno portava il pallone attendendo lo smarcamento degli attaccanti; la sfera girava a ritmo vertiginoso da una parte all’altra, prima in orizzontale e poi in verticale perché i tagli dei giocatori permettevano sempre lo scarico veloce e sicuro. Chi effettuava il passaggio non si fermava come se avesse completato il suo compito, ma si proponeva per ricevere nuovamente e scambiare con altri compagni.

Di tutto questo, del guardiolismo, del gioco totale e del cruyffismo, oggi non c’è più niente nel FC Barcelona. I blaugrana sono diventati dei giocatori lenti, compassati, con poca voglia di giocare, o peggio ancora, con scarsa intelligenza calcistica, quasi fossero invecchiati di colpo con la fine dell’Utopia del Pep. Fisicamente sono belli asciutti, pieni di muscoli e floridi, ma a vederli giocare sembrerebbe di vedere in loro dei tranquilli, pasciuti (con tanto di pancia) impiegati statali che al termine del loro comodo lavoro lezioso, lento, sonnolento e noioso, scendono in campo per fare una sgambata. Nulla più. Il rischio, oltretutto, è anche quello di rovinare giocatori che hanno nelle loro corde quello spirito originale. Come De Jong, che a differenza dei suoi compagni è stato l’unico a giocare a uno-due tocchi. Per quanto tempo ancora? Sarà De Jong a trasformare Valverde o sarà il tecnico a rovinare l’olandese? Non per nulla l’ex Ajax aveva subito messo in evidenza, dalle primissime uscite, le differenze tra Ten Hag e Valverde, l’Ajax e il Barça, contestando il mancato recupero immediato del pallone e la scarsa velocità della manovra.

Le partite e i trofei non si vincono per il nome che si porta, ma per ciò che esprimi sul campo. E anche un avversario inferiore può battere il più forte se gioca seriamente. E non basta, come fa il Barça in Champions, giocare una gara su due per vedere alzare la orejona. Ed è proprio per questo sonnolento, comodo e tranquillo tran-tran che nascono le partite di Torino, Parigi, Roma, Liverpool, Bilbao.

Da Guardiola in poi, passando prima per Tito, il Tata, Lucho e ora il Txingurri, la squadra ha perso la sua anima e identità, creando un pericoloso effetto memoria sulle stagioni immediatamente precedenti. Così sembra di giocare sempre alla stessa maniera senza rendersi conto che tra la formazione di Guardiola e quella di Valverde, ma anche quella di Luis Enrique, l’unica nota in comune è lo stadio in cui si gioca. Per recuperare ciò che si è perso bisogna resettare tutto e ripartire dall’ultimo Guardiola. Se giocatori, allenatore, directiva non sono in grado di farlo che si facciano da parte. Il barcelonismo merita ben altro che questo brodino malamente riscaldato.     

Primera derrota por un mal Valverde

di Giuseppe Ortu


Il FC Barcelona di Valverde inizia la Liga con una sconfitta sul campo dell’Athletic Club di Garritano, che vince la sfida con il suo collega senza se e senza ma. La rete della vittoria rojiblanca porta la firma di Aduriz, che all’88’, con una spettacolare semirovesciata volante, batte Ter Stegen e consegna ai suoi i primi tre punti della stagione.
Dall’altra parte Valverde deve già interrogarsi sui problemi della sua squadra. La formazione blaugrana, oggi con la maglia amarilla con banda diagonale blaugrana, come da disegno originale della Monthalt anni ’70, è apparsa in chiara confusione. Il gioco è stato lento, arraffazzonato, impreciso. I giocatori sono apparsi confusi sin dalle prime battute, attaccati e messi in difficoltà da un Athletic aggressivo e arrembante nelle giocate di pressing. Al Barça è mancata calma, paradossalmente tecnica, e distanze. Si sono osservate giocate con il pallone sollevato sopra le teste dei giocatori, invece che rasoterra, per la precipitazione dovuta al pressing portato alto dall’Athletic, oltre a distanze eccessivamente elevate tra i calciatori azulgrana. Le azioni sono apparse così improvvisate e casuali, non frutto di un calmo lavoro di programmazione in allenamento. In questo marasma tattico in cui ha giocato il Barça, l’Athletic è andato a nozze, mettendo la sfida più sul piano fisico che su quello squisitamente tecnico. Con le distanze errate da parte dei giocatori del Barcelona, con troppo campo tra gli uni e gli altri, gli uomini di Valverde sono sempre stati costretti a portare troppo la palla invece che giocarla velocemente con passaggi brevi e veloci di prima. Questo lo puoi fare solo restando vicini, non se tra l’uno e l’altro si sommano metri e metri. Di conseguenza la manovra è stata lenta e prevedibile, e il pallone spesso sporcato dal pressing avversario. Questa notte del Barça delle meraviglie non c’era assolutamente niente. E’ parsa una normalissima squadra con evidenzi limiti di gioco. Una volta superato il centrocampo basco, gli uomini di Valverde si sono scontrati anche con il poco movimento senza palla degli attaccanti in maglia amarilla. Restando fermi nelle proprie posizioni, la difesa di casa ha avuto il compito agevolato nella marcatura. Viceversa i portatori di palla hanno dovuto cercare un aggiramento per vie orizzontali della difesa biancorossa in attesa di qualche movimento a tagliare che aprisse qualche spiraglio nella difesa dell’Athletic, sempre ben posizionata. La serata poco felice di elementi come Dembélé (una delle sue peggiori partite da quando è a Barcelona), complice anche l’infortunio nel corso del primo tempo di Suarez, non hanno certo reso più semplice il compito del Barcelona in chiave offensiva. Il Barça ha dato la spiacevole impressione di essere un cantiere aperto, e una squadra con un allenatore nuovo che ancora non conosce i giocatori. Una formazione che affronta la terza stagione con il medesimo tecnico in panchina dovrebbe giocare a memoria, con movimenti, schemi, idee ormai cristallizzate e eseguibili a occhi chiusi. Ciò che si è notato questa notte, invece, è stato tutto il contrario. Il tecnico extremeno inizia laddove aveva lasciato la scorsa stagione: con una brutta figura, una sconfitta dolorosa, e una immagine da squadra in disarmo. A questa formazione servono goal, pressing, recupero immediato della palla quando viene persa, velocità di esecuzione, gioco di prima, tagli e movimenti senza palla, oltre ad una propensione ad andare sempre in avanti, mai indietro, anche quando si deve difendere. Ma sopratutto serve un allenatore da Barça, che diriga la squadra con sicurezza e infonda calma e serenità ai suoi uomini, che sia in grado di gestire le pressioni e non trasformare le stesse in paure e insicurezze. Al Barça serve un allenatore da FC Barcelona che perpetui lo stile di gioco blaugrana, non un allenatore medio capace di rovinare anche l’eredità culturale di un club. Il gioco del FC Barcelona, l’Estilo Barça, non c’è più. Siamo solo alla prima giornata, e se il buongiorno si vede dal mattino… c’è poco di cui rallegrarsi.

Athletic – FC Barcelona. Estreno del Barça en Liga

di Giuseppe Ortu

Estreno del FC Barcelona nella Liga 2019-2020 nella tana dell’Athletic Club a San Mames. Una partita non facile per il nuovo undici di Ernesto Valverde. Un equipo non ancora chiuso, definito, e definitivo, posto che il nome di Neymar ancora coinvolge le strategie di mercato del Barça.

Valverde di questo si è lamentato nella conferenza stampa della previa, dichiarandosi molesto per dovere iniziare la stagione ufficiale con una plantilla non ancora definita nei suoi uomini. L’arrivo di Neymar, a momenti più possibile di altri, in un altalena di notizie, sensazioni, sentimenti contrastanti, che ribollono il barcelonismo tutto, tra quelli che vedono di buon occhio il ritorno del crack brasiliano, e coloro che sperano in un inciampo sul traguardo della trattativa, sta catalizzando l’attenzione di tifosi e addetti ai lavori. Se l’operazione dovesse andare a buon fine darà certamente degli scossoni importanti alla rosa, poiché l’arrivo di Ney porterebbe con sé l’uscita di alcuni elementi; certamente Coutinho. A giorni alterni mutano anche i nomi che potrebbero fagli compagnia, in uno scambio di giocatori degno del miglior film di spionaggio. Non uno scambio di spie da celebrare all’alba lungo un deserto e tetro ponte di una qualunque località di un teatro da guerra fredda, ma uno scambio compiuto alla luce del sole sulla via Barcelona – Parigi. Rakitic, Dembélé, Semedo, anche Vidal sono i nomi che più frequentemente sono coinvolti in questi rumors.

Ma tant’è, e con l’attuale rosa a disposizione del tecnico extremeno oggi i blaugrana inaugurano la nuova Liga con l’obiettivo annunciato di conquistare la terza Liga consecutiva, la nona in 12 anni. Per la partita di Bilbao gli azulgrana devono fare a meno di Messi, rimasto precauzionalmente a Barcelona per un infortunio al soleo, oltre che di Neto, Arthur, Vidal, Todibo e Wague. Per la visita al suo ex feudo, Valverde ha gli occhi puntati per la formazione che intenderà mandare in campo. C’è grande curiosità sopratutto per il centrocampo, dove, con la scontata presenza di De Jong, rimangono due piazze da assegnare. Sarà presente Busquets insieme all’olandese, spostato da interno, o el de Badia inizierà ad assaggiare la panchina e l’ex Ajax giostrerà come pivote mediocentro? Rakitic, in odore di pedina di scambio in questa parte finale del mercato, sarà della gara? e insieme a chi: Roberto o Alena? Una grande curiosità accoglierà anche l’esordio in Liga di Griezmann. Dopo la buona pretemporada, adesso il francese è chiamato a iniziare da protagonista il campionato. L’intesa con il tridente di questa sera, con Suarez e Dembélé, fin’ora è andata affinandosi sempre più, fino alla grande esibizione messa in scena nel secondo confronto contro il Napoli, dove i tre hanno manifestato una intesa e una voglia di giocare insieme molto promettente. 

Con tutti questi quesiti e aspettative per una squadra ancora in fase di completamento, il Barcelona questa sera, inizio gara alle ore 21:00, scenderà in campo a San Mames per togliere il telone a una nuova Liga che si preannuncia ricca di piacevoli soddisfazioni per il conjunto blaugrana. Tanto è vero che a Bilbao la spedizione blaugrana si è presentata al gran completo, con alla testa il presidente Bartomeu e il secretario tecnico Abidal, il cui arrivo è stato salutato dall’insistente coro di centinaia di aficionados che acclamavano a gran voce “Neymar, Neymar”.