ARAUJO IN FINLANDIA PER OPERARSI

Giuseppe Ortu Serra

Dopo la decisione di operarsi, presa conciliarmente con Xavi, il suo agente, e il dottor Pruna, Araujo si è imbarcato questa mattina alle 11:00 per volare in Finlandia, destinazione finale Turku, ed essere oprato dal dottor Lasse Lempainen, a suo tempo chirurgo di Dembélé nella sua prima grave lesione al tendine del bicipite femorale della gamba destra.

Araujo, messo davanti alla possibilità di giocare il suo primo mondiale nel caso di un trattamento conservatore, ma anche alla prospettiva non troppo edificante di rischiare di dare addio alla sua carriera professionale, con evidenti esempi a lui vicini (il caso di Umtiti dovrebbe ormai diventare esempio di scuola per tutti i professionisti dello sport), ha deciso di anteporre la carriera e la salute personale alla disputa di una manifestazione iridata che per lui, essendo molto giovane, sarà solo rimandata alle prossime edizioni.

Per il Barça, manco a dirlo, si tratta di una notiziona, una di quelle da festeggiare con gli hurrah. Con l’intervento chirurgico le possibilità di tornare al 100% delle sue capacità fisiche sono totali. L’esempio di Dembélé, altro in casa blaugrana e a diretta conoscenza del numero 4 di Xavi, tornato ai suoi massimi livelli, fisico e sportivi, sono qui a dimostrarlo.

Il ragazzo uruguayo resterà fermo tre mesi e potrà rientrare ai primi del 2023. Una assenza indubbiamente pesante per la squadra, ma la consapevolezza che il recupero dall’operazione sarà piena e totale, tranquillizza il club per il futuro.

IL BARÇA SI RIAPPROPRIA DEL PIACERE DELLA VITTORIA. DOPPIETTA PER LEWA

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça volta pagina e accantona il risultato dell’Allianz Arena con una buona, tranquilla partita casalinga contro l’Elche, formazione colista de La Liga, ottenendo una placida vittoria per 3-0. Contro la formazione di Francisco, Xavi ha riproposto il suo piatto preferito: “Barça con Rotazioni”, un piatto elegante, con un tocco raffinato, innaffiato da un pregiato Müller-Thurgau polacco e tre palline di gelato a forma di pallone di calcio come dessert.

In difesa sono tornati Balde e Eric. Kessié è stato riproposto come interiór dopo la pausa di Monaco; Busi si è accomodato in panchina, con il suo posto nel ruolo preso da un ottimo De Jong. L’olandese ha interpretato molto bene il ruolo di pivote, abbassandosi sulla linea dei centrali, distribuendo bene il gioco e cercando il passaggio filtrante. Davanti nuova panchina per Ansu, accantonato anche da Luis Enrique nelle sue convocazioni per la nazionale. Con il neo papà Dembélé e l’inossidabile Lewa, è stato schierato Depay. Il ragazzo, che ha iniziato con qualche preziosismo (non riuscito) di troppo, con il passare dei minuti è entrato meglio nel tessuto del gioco, migliorando giocate e prestazioni. Con esse, anche il nostro giudizio è cresciuto.

Nel reparto offensivo i punti fermi sono due: Dembélé e Lewandowski. Il francese ha giocato anche nel giorno della nascita del suo primo figlio, nonostante abbia trascorso sostanzialmente la nottata in ospedale. Dunque, elemento chiave per Xavi. Il polacco… beh è l’uomo squadra. L’uomo dei goal, ma non solo. Unisce reti a raffica, oggi altra doppietta, al gioco associativo. Non solo un bomber con i fiocchi, ma un vero uomo squadra che crea, fa girare e giocare la squadra come un guanto nella mano. Ma c’è di più. Il suo modo di stare in campo, a differenza di altri grandi bomber che stazionano irritanti avanti mentre il resto dei compagni corre e si danna l’anima, crea equilibrio e permette di poter avere una squadra a trazione offensiva come questa.

La partita è stata messa subito in discesa dall’espulsione di Verdú per fallo da ultimo uomo sul polacco lanciato a rete. Rosso ineccepibile con Lewa cinturato mentre si involava, centralmente, in area di rigore. Il fatto di giocare in superiorità numerica non vuole dire, di per sé, vittoria facile. Il Barça, anzi, negli anni scorsi, ha incontrato le maggiori difficoltà proprio in scenari come questi, con l’avversario che si metteva dietro ad aspettare un attacco, quello blaugrana, macchinoso, senza spunti e classe. Ma questa è un’altra stagione. In campo e… in panchina. Dall’espulsione dell’Elche, giunta al 14′, alla prima rete blaugrana sono trascorsi 17 minuti. In mezzo ai due eventi il Barça ha tirato con pericolosità quattro volte, creando altrettante situazioni di allarme.

La prima rete porta la firma di Lewa (10a rete in 8 gare), trovatosi pronto sul cross rasoterra dalla sinistra di Balde. Il raddoppio non ha tardato ad arrivare. È stato Depay a siglare una splendida segnatura dopo essersi girato, portandosi avanti la palla con la suola, e avere sparato sotto la traversa una cannonata che ha fulminato Badía. Dopo tre minuti è arrivata il 3-0 di Pedri, ma la rete è stata annullata dal Var per un fuorigioco dello stesso canario che aveva ribattuto in porta un tiro acrobatico di Lewandowski, miracolosamente deviato dall’estremo portiere avversario.

La ripresa si è aperta con la doppietta per Wunder Robert. LewanGolwski, arretrando leggermente la sua posizione in area di rigore, ha messo dentro una seconda palla schizzata verso il dischetto da un rimpallo tra Depay, Badía e un difensore. Per il nueve è stato un gioco da ragazzi indirizzare un rasoterra nell’angolo libero della porta dell’Elche. 11ª rete in otto incontri. Signori, chapeau!

Il Barça ha continuato a martellare in quella che è diventata una sorta di comodo allenamento. Pedri si è messo in evidenza con le sue giocate e i tocchi vellutati di mezzo collo, gli scavetti, le imbucate di prima in area. Tra lui, Lewandowski e Dembélé abbiamo la terna dei migliori dell’incontro. Le marcature sarebbero potute essere di più, ma alla fine il risultato, ma sopratutto il gioco, sono più che soddisfacenti.

Nel secondo tempo c’è stato l’esordio in maglia blaugrana per Bellerin. Hanno fatto il loro ingresso in campo anche Ansu, Ferran, Gavi e Raphinha.

La partita serviva per dormire in testa alla classifica in solitaria una notte in attesa del derby di Madrid di domani, riassaporare piacevoli sensazioni dopo la notte in chiaroscuro di Monaco e riprendere immediatamente confidenza con la vittoria e con il pubblico del Camp Nou. Lo stadio ha visto una capienza di poco più di 85 mila spettatori. Nella scorsa stagione una affluenza di pubblico di questo genere è stato il secondo massimo risultato della stagione. In questa temporada lo si è ottenuto in una normalissima partita contro l’Elche di un sabato pomeriggio. Questo significa che il clima è cambiato, che c’è fiducia ed entusiasmo nel pubblico e che la squadra, grazie ai risultati che sta ottenendo e ai nomi dei giocatori che manda in campo, ha nuovamente creato una sinergia vincente con la sua gente.

IL PIÙ E IL MENO DEL BAYERN – BARÇA

Giuseppe Ortu Serra

La partita di ieri del Barça all’Allianz ha messo in evidenza alcuni In and Out, delle cose più o meno piacevoli, particolari da evidenziare che ci sono piaciuti di più (I Più) e altri che ci sono piaciuti di meno (I Meno). Alcuni più seri e… calcistici, altri maggiormente di colore, ma tutti elementi, comunque, che si sono visti nel campo dell’Allianz Arena ieri notte.

I Più

Il primo tempo del Barça

Il Barça ha disputato ieri un primo tempo incredibile, eccezionale. Xavi ha messo in campo una squadra che si muoveva a memoria, una formazione che non giocava a calcio, ma che recitava un copione. Sembrava un gioco frutto del momento, dell’estro dei giocatori, della direzione verso la quale rotolava la palla. Nulla di tutto ciò. La squadra, ieri, nel primo tempo correva sui binari, eseguiva uno spartito mandato a memoria, recitava un copione sapientemente scritto dallo sceneggiatore Xavi. Dal primo passaggio di Ter Stegen, all’ultimo in direzione Lewandowski, tutto era già stato stabilito, già scritto. Come la prima mossa degli scacchi che obbliga l’avversario a coprirsi e ad aprire spazi precisi sui quali il campione sa già che si inserirà in quella che è una strategia pensata e immaginata a tavolino, e in cui nulla è lasciato al caso.

Il tifo blaugrana sugli spalti

In molti momenti della gara, sopratutto quando il Barça dettava legge davanti ai tedeschi, i cui tifosi avevano iniziato a richiudere frettolosamente i tavolini pronti per i loro scomposti, chiassosi, poco eleganti, rumorosi picnic, sopra il cielo di Monaco si sentivano solo i canti blaugrana. L’inno cantato a cappella, i cori per Lewa, il battimani ritmato che termina nel coro “Barça!”. Per lunghi istanti della gara, l’Allianz Arena sembrava essersi trasformato nel Camp Nou.

Lo stile di Xavi

Sempre perfetto, impeccabile. Mai una nota stonata, una scenata o un comportamento dozzinale, nemmeno quando la terna arbitrale e il Var hanno negato alla sua squadra un rigore netto sul risultato di parità. Questa volta la sua mise portafortuna non ha avuto gli effetti sperati.

I Meno

Gli abbracci di Lewandowski nel tunnel prima della partita

Mai prima della gara! Sempre dopo, a maggior ragione al termine di una vittoria con goal incluso. Bella immagine quella vista ieri notte, dal punto di vista sentimentale. Ma prima di una partita i sentimenti stordiscono, confondono, inteneriscono, fanno girare la testa e volare le farfalle. Sopratutto dopo otto anni spesi in quello stadio e a maggior ragione se si possiede una anima latina. A dispetto della sua nazionalità e dei suoi trascorsi tedeschi, Lewa è meno macchina, meno freddo, meno automa di quanto ci si potesse attendere. Il ragazzo ha dei sentimenti. Questo dovrebbe farci propendere per inserirlo ne I Più, ma il romanticismo questa volta ha giocato un brutto scherzo al nostro eroe. Molti giocatori, in casi del genere, preferiscono tenere la testa bassa e restare concentrati sull’obiettivo, non vedere, non salutare nessuno. A cose fatte, poi, si può dare il via ai ricordi.

La prestazione di Dembélé e Raphinha

Hanno deluso entrambi. Non è stata la loro partita, evidentemente. Il francese era reduce da un partitazo contro il Viktoria, al termine del quale Xavi lo aveva definito al livello del miglior Neymar di sempre. Beh, ieri è stato pari al peggior Neymar. Anche Raphinha ha steccato la sua gara. Ad entrambi non è riuscito nulla di quanto hanno provato. Dribbling non portati a casa, palle perse, passaggi sbagliati.

L’equivoco laterale destro

Che e quanto Azpilicueta fosse importante e strategico in questa squadra lo abbiamo visto ieri notte. Senza di lui, e con al suo posto un acquisto tappabuchi (Bellerin, che non ha nemmeno giocato), il Barça si trova davanti ad un problema che noi abbiamo sottolineato fino alla noia in ogni circostanza e in ogni consesso dall’inizio di questa stagione. Senza un buon laterale destro di ruolo, costretti a delegare quelle funzioni a un centrale, Koundé, che tra l’altro non fa che ripetere che vuole giocare nella sua posizione naturale, il Barça si indebolisce sia nel laterale, perché non c’è spinta sull’out, che nel centro della difesa perché viene a mancare uno dei due pilastri. Speriamo che l’ex Arsenal possa essere schierato al più presto (anche se non sarà mai Azpilicueta), affinché la coppia di centrali possa offrire quelle garanzie che ieri notte sono mancate sopratutto in occasione della rete di Sané.

I pantaloni di Nagelsmann

Decisamente out, tutta la vita out. Ma come ti vesti, Julian? Possono andare bene per scendere in spiaggia con il telo sotto braccio. Ma non di più. Vederlo con i pantaloni all’altezza dei polpacci è stato uno dei colpi bassi della serata. Pura moda tedesca. Grazie al cielo che Karl Lagerfeld ci ha già lasciati, e non gli è toccato di vedere tanto abominio.

Üli Hoeness in tribuna

Al fianco di Rummenigge, Üli se ne stava seduto tranquillo in tribuna a rappresentare, da pregiudicato, il suo club. Ancora non mi ha inviato un suo messaggio. Lo sto aspettando, se vorrà, anche questa volta. E so già come rispondergli. Con una immagine della pesa del cuore nel giudizio di fronte a Osiride. E… Üli, occhio ad Ammit!

GLI ERRORI E IL BAYERN PONGONO IL BARÇA DAVANTI AD UNA DURA REALTÀ

Giuseppe Ortu Serra

Nelle partite di alto livello, con due squadre che si equivalgono fin nei minimi particolari, la differenza tra la vittoria e la sconfitta la fanno i particolari e gli errori, piccoli o meno. A Monaco il Barça ha giocato un gran primo tempo, annichilendo il Bayern e raggelando il pubblico di casa, che si apprestava a banchettare sulle spoglie blaugrana, oggi con indosso la improponibile camiseta grigio topo. La squadra di Xavi ha mostrato il suo football elegante e piacevole con una organizzazione perfetta al fine di trovare sempre l’uomo libero da portare alla conclusione. Così è stato. Ha creato occasioni da rete, ma le ha sbagliate, tre limpidissime con un insolito Lewandowski. Nella ripresa lo stesso errore non ha commesso il Bayern, che alle prime due occasioni create ha segnato due volte. Il calcio di alto livello è questo. Hai una occasione e la devi realizzare, perché sai bene che il tuo avversario farà altrettanto quando gli capiterà. Quando sciupi, sprechi, perdi. Questo è il calcio. Quella di questa sera è stata una partita che servirà per fare un bell’esame di coscienza in casa blaugrana. Contro avversarie di livello inferiore puoi anche permetterti di sprecare qualche occasione da rete perché la differenza di qualità ti sorreggerà nel risultato finale. Ma quando la competizione si fa dura, l’avversario è pari a te e la partita si può decidere anche per un particolare infinitesimale (anche se le occasioni da rete del primo tempo del Barça sono state addirittura colossali), sbagliare significa perdere. La formazione di Xavi ha sbagliato sottoporta nel primo tempo in tre occasioni, è andata al riposo sullo 0-0 invece che con un bottino di almeno due reti di vantaggio, e pronti via, due errori difensivi della ripresa (mancata marcatura di Marcos Alonso su corner e difesa trovata aperta su inserimento di Sané), hanno dato la vittoria finale alla formazione tedesca. Il Barcelona ha sbagliato nelle occasioni importanti, il Bayern no. Il calcio è facile da spiegare. Non ci servono i geni da lavagna tattica. È come il gioco degli scacchi. Se il campione del mondo gioca con un avversario di livello inferiore può, forse, anche permettersi di sbagliare qualche mossa perché il suo avversario non se ne accorgerà nemmeno e non sfrutterà l’errore. Ma quando la sfida è tra due pezzi da novanta, una distrazione sarà fatale. Al Barça è capitato questo contro il Bayern. Al primo top test di livello internazionale il Barcelona ha dimostrato di non essere ancora pronto. Rispetto alla scorsa stagione la squadra è di un’altro pianeta, certo, ma per gare di questo genere bisogna ancora lavorare perché il Bayern, oggi, ci ha detto che loro sono al top, i blaugrana ancora no.

S’intende che in un evento di questo livello tutte le componenti devono essere allo stesso livello, e nessuno può permettersi di fallire, di sbagliare. Le squadre, come già detto, ma anche gli altri componenti della sfida. Tra i quali l’arbitro. Perché se è vero che in una partita di tale equilibrio le sorti della gara possono dipendere da qualsiasi errore dei giocatori, è altrettanto vero che anche l’arbitro e il Var devono essere all’altezza della situazione. Oggi non hanno fallito solo i blaugrana, ma anche la squadra arbitrale. Nel primo tempo, sul risultato di partita, un chiaro, evidente fallo da rigore non è stato fischiato dall’arbitro. Poco male, si dirà. Grazie a Dio c’è il Var. Ma quando l’errore dell’arbitro, già di per sé incomprensibile viene doppiato in cabina Var, questo diventa scandaloso. Non si possono invitare dei dilettanti che strappano il panno del biliardo al loro primo tiro in una partita tra professionisti. Se vogliamo salvare e salvaguardare questo sport e questo livello, è necessario che tutte le parti in causa, tutte le componenti del gioco siano altrettanto preparate e professionali. Fare arbitrare una gara come Bayern-Barça ad incapaci di tal fatta; permettere la supervisione al Var ad elementi che probabilmente nella circostanza dell’atterramento di Dembélé in piena area di rigore erano andati al bar a sbevazzare, è inammissibile. Sarebbe come fare arbitrare la finale di Wimbledon tra Federer e Nadal ad un passante che non ha mai visto una partita di tennis. Se alla Uefa, che si riempiono la bocca con paroloni e concetti che nemmeno capiscono, pensassero a lavorare per il bene del calcio invece che rimpinzarsi di quanto più possono finché si trovano in quella posizione, volessero dare un senso compiuto alle parole Respect, Integrity, Honesty, e non vederle solo come un orpello per magliette e sito internet, dovrebbero iniziare a presentare delle squadre arbitrali di super professionisti come i giocatori che devono arbitrare. Assistere ad errori come quello di oggi all’Allianz Arena è squalificante per il Calcio (Maiuscolo) e la Uefa. Che il Signor Ceferin pensi a evitare di riproporci, per il futuro, squadre arbitrali di impresentabili come quella di oggi. Altrimenti il calcio è bell’e che morto.  

IL BARÇA VINCE A CADICE IN UNA PARTITA DRAMMITICA PER QUESTIONI EXTRA SPORTIVE

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça vince per 0-4 nel secondo tempo di una partita funestata da un dramma occorso negli spalti al minuto 83′, con un tifoso che ha sofferto un attacco cardiaco che ha portato alla sospensione della partita. Dopo una serie di 4 gare consecutive senza vittoria per la formazione blaugrana contro il Cadice, il Barça di Xavi e Lewandowski riscrivono la storia degli scontri diretti tra le due formazioni.

Il primo tempo di Cadice – Barça è stato alquanto sottotono, con un Barcelona che, con molte rotazioni nell’undici titolare in vista di Monaco, non è riuscito a pungere come al solito. I blaugrana, in campo con Bellerin nel laterale destro, Piqué in coppia con Araujo centrali, e Balde a sinistra, Pedri in panchina e al suo posto De Jong, ma sopratutto Lewa e Dembélé in panchina, con al loro posto Memphis e Ferran, hanno tenuto palla, ma non hanno punto. Contro una squadra che ha subito 10 reti nelle prime 4 gare, il palleggio della squadra di Xavi è stato troppo lento e prevedibile. Conclusione: poche le occasioni per passare in vantaggio e quasi tutte accumulatesi nei primi 15′ di gioco. Due volte Depay, De Jong e Raphinha, che ha colpito un palo a portiere ampiamente battuto. Per il resto inconsistenti tentativi di passare. Non bene certamente il tridente composto da Memphis, Ferran e Raphinha. La mancanza di Lewandowski e di Dembélé si sono sentite oltre ogni limite. La loro assenza dal campo ha colpito anche il brasiliano, che non è riuscito ad esprimersi come al solito.

Dietro il Barcelona non ha rischiato niente, dimostrandosi, il Cadice, formazione fantasma in avanti. Le zero reti realizzate in questo inizio di Liga parlano da sole sulle capacità offensive della formazione allenata da Soriano. Anche l’arbitro, De Cerro Grande, è mancato dalla prima parte di gara, negando un chiarissimo calcio di rigore a favore degli uomini di Xavi e fischiando a casaccio secondo un criterio noto solo a lui.

Ad inizio del secondo tempo è arrivata la prima occasione per il Cadice, immediatamente seguita dal vantaggio blaugrana di De Jong, che ha messo in porta una respinta centrale di Ledesma su cross di Gavi,. imbeccato da Raphinha. I cambi di Xavi hanno trasformato la squadra in avanti. Dentro Dembélè, per Ferran, Lewa per Depay (il peggiore in campo) e Pedri per Gavi. Al polacco sono bastati 7 minuti per marcare il solito goal della sua stagione. Ripartenza del Barça iniziata proprio dal numero 9, proseguita da Bellerin per Raphinha, sul cui cross rasoterra, se non è riuscito a intervenire De Jong, non è mancato all’appuntamento con il puntuale goal Wunder Robert, che, nonostante fosse in ritardo rispetto agli avversari, è riuscito, in scivolata, a realizzare il raddoppio. Due goal concettualmente uguali, con due tagli in area di rigore (Gavi e Raphinha) e due assist rasoterra nell’area piccola di porta per i falchi blaugrana. Al 77′, poi, l’esordio di Marcos Alonso al posto di Balde.

Ma il dramma era dietro la porta. In tutti i sensi. Correva il minuto 82 quando un tifoso seduto nella curva alle spalle della porta del Cadice ha sofferto un attacco di cuore. La partita è stata immediatamente sospesa e i medici delle due squadre sono corse in tribuna per assistere lo spettatore. Ma sopratutto è stato Ledesma, il portiere del Cadice, che con una corsa è andato a recuperare un defibrillatore e lo ha letteralmente lanciato sugli spalti. Una mossa tempestiva salva vita quella del giocatore di casa. I calciatori in campo, resi edotti della situazione mostravano la loro enorme preoccupazione nelle loro espressioni e negli atteggiamenti. Araujo inginocchiato a pregare, Bellerin pure. Lo stadio è piombato, immediatamente, in un irreale e spettrale silenzio. Alcuni giocatori del Cadice, quasi con le lacrime agli occhi, guardavano verso la curva con le mani in viso o giunte al cielo. Al 101′ De Cerro Grande ha richiamato i due capitani e richiamato le due squadre negli spogliatoi. Nel frattempo si è fatto sgomberare il settore nel quale si prestavano disperatamente i soccorsi medici. Gli spettatori sono stati fatti scendere in campo. Dopo molto tempo è arrivata una barella dal tunnel degli spogliatoi che ha raggiunto, in tutta fretta, gli spalti. Tra gli applausi del pubblico, spaventato e ansante, lo sfortunato spettatore è stato portato fuori dallo stadio. Ma le notizie drammatiche non arrivano mai da sole. Un’altro spettatore, seduto in una diversa zona dello stadio, ha sofferto uno svenimento, anche se, dopo i primi soccorsi, le sue condizioni di salute si sono stabilizzate e lo sfortunato si è ripreso.

Alle 21:10, dopo un’attesa ricca di preoccupazione e pathos, ospedalizzato uno spettatore e ripresosi il secondo, la gara ha potuto riprendere per la disputa degli ultimi 9 minuti di gara. I ritmi sono stati blandi si dall’inizio. C’era poca voglia di giocare con intensità dopo lo spavento e l’interruzione che ha tagliato le gambe e il ritmo alle due squadre. Nonostante tutto, il Barça è passato ancora due volte, chiudendo l’incontro con una vittoria per 4-0. Di Ansu, azione ispirata e servita magistralmente da Lewandowski e di Dembélé, le ultime due reti dell’incontro.

UN BARÇA DA PUNTO ESCLAMATIVO NE FA TRE AL SANCHEZ PIZJUÁN

Giuseppe Ortu Serra

Il tre a zero al Sanchez Pizjuán di Sevilla non lascia spazio per molti commenti. Il Barça ha vinto bene, chiaramente, con merito. Il punteggio sarebbe potuto essere molto più ampio a favore della formazione guidata da Xavi senza che qualcuno avesse potuto sollevare la manina per eccepire qualcosa. Una grande squadra, un grande gioco, un attacco bomba con un trio temibilissimo (Raphinha, Lewa, Dembélé), un centrocampo semplicemente eccellente e una difesa robusta e sicura. Quella del Barça è stata una grande partita disputata in un campo difficile come il Sanchez Pizjuán di Sevilla. Contro la formazione rojiblanca, il Barça ha mostrato di che pasta è fatto. Gli andalusi arrivavano da due sconfitte e un pareggio nelle precedenti tre partite, perciò la gara presentava un coefficiente di difficoltà ancora maggiore del normale.

Il Sevilla ha iniziato la gara con il fuoco in corpo, con gran forza fisica, velocità e aggressività. Ha condotto la partita nei primi minuti, tenendo il possesso della palla e creando una grandissima occasione con Rakitic. L’ex Barça, che ha ricevuto da Isco, si è presentato solo davanti a Ter Stegen. Il tedesco si è esibito in una spettacolare parata nell’uno contro uno con il suo ex compagno. Una smanacciata salvifica che ha mantenuto la sfida sullo 0-0. Scampato il pericolo, la squadra di Xavi ha iniziato a prendere possesso del campo e della gara. Il match è così girato. Gli extremos hanno iniziato a pungere in velocità, aprendo la difesa avversaria in due. Lewandowski, dalla fascia centrale del campo, ha dato il colpo di grazia.

La rete di Raphinha, giunta al 20′, ha poi chiaramente indirizzato la sfida. Il merito della marcatura è certamente del polacco, che in occasione di una ripartenza di Dembélé si è presentato in area davanti al portiere, lo ha superato con una vaselina respinta sulla linea dalla difesa, ma ribadita in rete di testa dal brasiliano che aveva seguito l’azione.

Con il vantaggio il Barça ha definitivamente decollato, prendendo il volo e facendo sua la partita. Al 35′ la rete dello 0-2. Marcatore LewanGolski, autore di un goal magistrale. Stop di petto in area di rigore su cross di Koundé e girata al volo. Applausi! Il Barça ha continuato a giocare, pressare e correre, non arrivando mai a rischiare in difesa. L’esibizione dei blaugrana è proseguita anche nella ripresa, aperta con una occasione per Lamela (salvata in angolo da Eric) e suggellata dalla terza rete blaugrana. Autore Eric, che ha chiuso con un destro ravvicinato da centro area una sponda – assist di testa di Koundé, appostato nel secondo palo. L’azione era nata da un cross da destra di Raphinha. Anche questa rete, come da manuale. Cross da destra sul secondo palo, sponda di testa verso il centro e palla in rete.

Il Barça non si è assolutamente fermato, anzi ha continuato a giocare come se si fosse sullo 0-0, con Xavi che dalla sua area tecnica caricava e soffiava sulla squadra come se stesse ravvivando il fuoco del camino. Il messaggio era chiaro. Mai rilassarsi; mai accontentarsi. Lewandowski voleva segnare la sua terza doppietta consecutiva, dopo quelle contro la Real e il Valladolid. Non ci è riuscito, anche se ci è andato molto vicino al 62′ con un tiro in spaccata volante che ha costretto il portiere Bono a superarsi in istinto e a deviare la palla a fil di palo. Il polacco ha lasciato il campo, sostituito da Xavi (mercoledì c’è l’esordio in Champions contro il Viktoria Plsen) al 73′. Al suo posto è entrato Ansu. Il ragazzo non è stato protagonista della sua migliore partita. Gli è costato parecchio ad entrare in partita e ha sbagliato molti palloni. Oltre ad Ansu, e prima di lui, sono entrati anche De Jong e Ferran. Il primo per Pedri, il secondo per Dembélé. L’uscita dal terreno di gioco del francese e del polacco hanno spento la squadra in chiave offensiva. Né Ansu, come detto, né Ferran, sono stati in grado di emulare coloro che gli avevano fatto posto.

Il Barça c’è ed è un’altra cosa rispetto alla formazione volenterosa, ma poco più, della scorsa stagione. Questa squadra, che oggi mancava dei due laterali titolari (Bellerin e Marcos Alonso), ma Balde si è confermato alla grande sulla sinistra, è una formazione completa e forte in ogni reparto. I numeri (terza vittoria consecutiva, 11 goal fatti, 1 subito, terzo clean sheet consecutivo), il gioco, le occasioni create e la qualità dei singoli giocatori fanno sgranare gli occhi e permettono di sfregarsi le mani per una stagione che inizia a dipingersi come estremamente interessante e degna di attenzione.