Giuseppe Ortu Serra
Vittoria sofferta e importantissima in un campo complicato come El Sadar da parte del Barcelona. In 10 uomini per più di un tempo e sotto di una rete, il Barça è stato capace di rimontare e vincere con il risultato di 1-2. Di Garcìa al 5′, Pedri al 47′ e Raphinha all’84’, le reti dell’incontro.
Una partita assurda con un arbitraggio che dire scandaloso è dire poco. Nei primi 45′ minuti, l’ineffabile Gil Manzano, noto per andare via dallo stadio Bernabeu, dopo aver arbitrato il Madrid, con buste colme di omaggi del Real Madrid, ha indirizzato la gara sin dai primi minuti. Il vantaggio dell’Osasuna è eminentemente irregolare. Rete da annullare per un fallo in area di rigore ai danni di Marcos Alonso, travolto come da un tir in piena corsa da un avversario durante la battuta di un calcio d’angolo. Sulla battuta dalla bandierina il fallo sul 17 blaugrana ha permesso a Garcìa di trovare l’impatto con il pallone in maniera indisturbata e di infilare, di testa, l’angolino della porta difesa da Ter Stegen. Al 5° minuto di gioco partita già indirizzata a El Sadar. La meraviglia è stata che il Var, dopo aver rivisto l’azione, ha confermato la rete senza notare l’investimento fuori dalle strisce pedonali del centrale blaugrana.
Ma il vero capolavoro di Gil Manzano è giunto al 30′, quando ha ammonito per la seconda volta Lewandowski, espellendolo, per una normale spallata ai danni di un avversario durante un contrasto per la conquista di un pallone aereo conteso. Tra lo stupore generale e le proteste dei giocatori blaugrana fattisi a capannello intorno al fischietto canarino, Manzano ha estratto il cartellino giallo. Giallo più giallo uguale rosso. Per Gil metà dell’opera era stata portata a casa. L’avversario (dei blancos, non dell’Osasuna, beneficiario indiretto e inconsapevole) era praticamente sistemato, e la coscienza, di conseguenza, tranquilla. L’uno-due dell’arbitro ai danni del Barcelona è stato come quando, nel film il Gladiatore, Commodo scende nei sotterranei e accoltella Massimo prima della scena madre del film, lo scontro a due (o quasi) tra il prode, l’eroe Massimo Decio Meridio, “comandante delle legioni del nord”, altrimenti detto Ispanico, e l’imperatore codardo. Un uno contro uno con l’avversario ferito, sanguinante, quasi morente. Ebbene, la partita di stasera ci ha caldamente riportato alla mente quella scena. Accoltellare ad un fianco una squadra prima di un confronto sul campo, non è soltanto disonesto, è, sopratutto, meramente vile e codardo. Se l’idea era questa, Gil Manzano ha fatto un capolavoro.
Ma, come si sa, non sempre le ciambelle escono con il buco, e non sempre tutto va a finire come Nella mente dell’assassino, per citare un altro film. Questa volta il fato, rappresentato dalle fattezze di Pedri, e sopratutto, di Raphinha, ci ha messo del suo. La nemesi è scesa in campo nella ripresa con la forma del 4-4-1 approntato da Xavi. Nessun cambio dopo l’espulsione, nessuno nemmeno ad inizio del secondo tempo. Solo due linee da quattro schiacciate per non lasciare spazi nel mezzo e il solo Ferran davanti. Dembélé, invece, è retrocesso a destra sulla linea dei centrocampisti.
Il Barça, così, è riuscito a blindarsi dietro, aspettando il momento di colpire alla prima occasione. La chance è arrivata quasi subito, con una azione sviluppatasi sulla sinistra, una palla buttata nel mezzo a servire Ferran ma intercettata dalla difesa. Sulla seconda palla si è fiondato Pedri che, avendo seguito l’azione in area di rigore, ha colpito sul palo vicino trafiggendo così due difensori e il portiere avversario nel tentativo di intercettare la conclusione.
L’1 a 1 rimetteva la squadra blaugrana in linea di galleggiamento, ma sempre alla portata del Madrid in caso di sua vittoria domani. L’Osasuna, sentendosi forte anche in quanto spalleggiato dall’arbitro, che ha evitato di espellere Torro per doppia ammonizione chiudendo gli occhi su un evidente fallo da dietro, antisportivo, su De Jong, ha pressato con forza, cercando di schiacciare i blaugrana nella propria tre quarti difensiva. Il Barça ha tenuto botta, cercando di ripartire quando poteva.
Al 73′ Xavi ha sostituito Christensen con Gavi per dare maggiore man forte alla fase di attacco e ripartenza, oltre che per dare forze fresche e pressione al centrocampo. De Jong è retrocesso a fare il centrale. Questo sarà molto importante nell’occasione della rete blaugrana. Al 77′ la mossa vincente. Entra Raphinha al posto di Dembélé (con lui anche Ansu per Ferran), che poco prima si era fatto tutto il campo palla al piede, superando uno dopo l’altro gli avversari, per poi arrivare a concludere largo una volta in area di rigore, sfiancato dalla fatica. All’84’ De Jong, dal cerchio di centrocampo nella sua posizione di centrale difensivo, ha scodellato una meravigliosa parabola per l’inserimento di Raphinha. Movimento a mezzaluna lungo la linea difensiva dell’Osasuna per evitare il fuorigioco, come un surfista che percorre il tunnel dell’onda, e colpo di testa a scavalcare l’uscita tardiva del portiere avversario. Pallonetto e goal. Rimonta completata in inferiorità numerica contro 12 uomini. Spettacolo. De Jong è poi ritornato nella sua posizione a centrocampo all’88’, quando Xavi ha dato ingresso a Chadi Riad in difesa. Il triplice fischio finale ha fatto saltare tutto il Barça in campo per festeggiare una vittoria importantissima.
Tre punti basilari per chiudere in testa alla classifica il torneo de clausura prima della pausa per il mondiale ormai alle porte. Un successo, questo, che oltre al primo posto conferisce una enorme iniezione di adrenalina e fiducia nelle vene del Barcelona. Battere in un solo colpo due avversari e mezzo, l’Osasuna padrone di casa, e il madridista Gil Manzano, che ha arbitrato come da giusta procura del Real Madrid, non è cosa da poco.