FC Barcelona – Il Barça sfata il taboo trasfera al Coliseum

Alla fine è arrivata! La tanto attesa vittoria in trasferta è giunta al nono tentativo. Il trionfo fuori casa mancava dal 23 aprile, 2-0 contro l’Alaves. Contro il Getafe i blaugrana hanno replicato il risultato, andando a vincere a Madrid con reti di Suárez di assist di Ter Stegen, e di Junior alla prima segnatura in blaugrana dopo un primo tempo di estrema sofferenza difensiva.

Una battaglia

Il Getafe, avversario di giornata, si è presentato con il poco lusinghiero biglietto da visita di squadra più cattiva e fallosa della Liga. Una media di 20 falli a partita e quattro cartellini gialli. Non per nulla gioca al Coliseum. Mai nome dello stadio fu più adeguato al modo di giocare, all’attitudine della squadra azulòn. Al Coliseum è stata battaglia pura. Al sesto minuto di gioco i padroni di casa avevano già accumulato quattro falli. Quasi uno al minuto. Alla fine della partita saranno 20 con quattro cartellini gialli. Il Barça ha accettato la sfida e non è rimasto a farsi picchiare. Gil Manzano ha sanzionato i blaugrana con 15 fischi contro e un doppio giallo per Lenglet. Il Barcelona ha giocato così gli ultimi 10 minuti in inferiorità numerica.

Atteggiamento da duri

La squadra di Valverde ha decisamente svoltato con questa trasferta. Più che il risultato, molto gradito s’intende, l’aspetto più positivo è dato dall’atteggiamento della squadra. Non più impaurita, fragile e propensa a farsi dominare, ma con buona personalità e carattere. Ha accettato la sfida aperta e lo scontro fisico. Fino a solo la settimana scorsa i blaugrana si sarebbero comportati come ragazzini timidi impauriti di prendere le botte. Oggi, invece, la squadra non ha abbassato lo sguardo, non si è rintanata in un angolo nella speranza che la gara finisse quanto prima. Ha ribattuto colpo su colpo facendo vedere il lato caratteriale che più è mancato da aprile a questa parte in trasferta. La sicurezza nei propri mezzi, lo sguardo e l’atteggiamento da duri.

Barça quadrato

Il Barça di Valverde è apparso per la prima volta una squadra vera. Uniti, compatti, non è quasi mai andato in difficoltà davanti alla pressione, all’arroganza, alle provocazioni di giocatori e pubblico avversari. Non si è fatto intimorire. Ha dimostrato, anzi, di non avvertire per niente questo atteggiamento da gangasta del Coliseum. Il Barça non si è scomposto. Ha giocato e ha vinto. La difesa non ha quasi mai sofferto e questo è l’aspetto più importante. Il centrocampo ha giocato compatto nei tre è come un blocco con la difesa. L’attacco, pur primo di Messi, Dembélé, nuovo sconcertante infortunio, e Fati, anche lui in infermeria, ha giocato bene, emergendo vittorioso dalla battaglia campale dell’arena.

Più di tre punti

A poche ore dal derby di Madrid, questa era un appuntamento della massima importanza per la classifica. Ma, sopratutto, ha molto più valore per il morale e per ciò che la squadra ha dimostrato questo pomeriggio. Il Barça ha gettato la maschera ed è tornato. La migliore notizia in vista degli impegni contro l’Inter di mercoledì in Champions e il Sevilla in campionato.

Ter Stegen assistman

La prima rete porta la firma di Suárez, che con una vaselina ha gelato il portiere locale. Ma la cosa più fantastica è l’autore dell’assist: Marc André Ter Stegen. Il portierone tedesco, che in precedenza aveva salvato la squadra da rete sicura con un intervento uno contro uno dei suoi, ha anticipato un giocatore azulon lanciato a rete uscendo dall’area con uno stop di petto di grande classe per poi lanciare il compagno con un preciso passaggio di 40 metri che ha messo il Pistolero davanti all’orologio del Getafe. Il raddoppio è giunto al termine di una azione corale nella quale hanno partecipato Sergi Roberto, Arthur, De Jong, Carles Pérez, Griezmann e Junior. Sul tiro di Pérez, Soria ha respinto centralmente. Junior, che fino a quel momento aveva sofferto le pene dell’inferno, è stato il più lesto a precipitarsi sul pallone vagante e ha ribadito in rete.

Arthur sugli scudi

In una gara in cui il centrocampo composto da De Jong, Busquets e Arthur ha giocato una gara eccellente, come da tempo non si vedeva, il brasiliano ha staccato i compagni di reparto con una prestazione eccellente. Sempre lucido, veloce nelle giocate e nel pensiero, il ragazzo ha sempre trovato la scelta migliore. Non ha mai perso un pallone, ha dato il ritmo alla squadra, accelerando e rallentando a seconda delle necessità e facendosi fallo nei momenti di gioco complicati. Una prestazione veramente alla Xavi. E ora, tranquilli tranquilli, tutti seduti in attesa di guardare Atletico- Madrid

L’Antipatico – Heil Hoeness!

di Giuseppe Ortu

La diatriba a distanza tra Ter Stegen e Neuer si è arricchita di un nuovo capitolo nelle ultime ore. Ad aggiungere un po’ di pepe alla pietanza ci ha pensato Uli Hoeness, sereno presidente del Bayern Monaco, con alcune sue dichiarazioni quando meno dittatoriali. Vestiti i panni di Goebbels, ministro della propaganda del regime nazista, o meglio ancora del Führer Adolf Hitler in persona, il nostro Uli ha deciso di mostrare al mondo il lato più democratico della sua anima nera.

“Ter Stegen non sarà mai il portiere titolare della nazionale tedesca” ha dichiarato delicatamente, come un elefante che barrisce infuriato in una cristalleria Baccarat “Se mai questo capiterà il Bayern non darà più giocatori alla nazionale”.

Dalla carica presidenziale del Bayern, il rubicondo e paffuto Uli ha allungato le mani sulla nazionale tedesca, assumendo anche l’incarico di ct. Il buon Her Hoeness, che il 13 marzo 2014 è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere per 7 diversi capi di imputazione per frode fiscale, scarcerato dopo 21 mesi di detenzione, ha dunque minacciato la federazione tedesca di chiudere i rubinetti calcistici se il portiere del suo club, Manuel Neuer, dovesse perdere il ruolo da titolare a vantaggio del blaugrana.

Un tempo il posto in squadra si guadagnava con il lavoro, le prestazioni, i risultati. Nella Germania di Hoeness e di Löw pare funzioni in modo diverso. Nonostante Ter Stegen sia da diverse stagioni costantemente davanti a Neuer, il titolare è, probabilmente per diritto divino, sempre il bavarese. E che di investitura diretta dall’alto dei cieli si tratti, come accadeva per il titolo di imperatore d’Austria, pare essere confermato dal Führer Hoeness in persona. Tanto da minacciare pesantissime ripercussioni se si dovesse propendere il per il mortale Marc André. Chissà che non ricostituisca, e invii, anche le SA di Röhm a Francoforte, nella sede della DFB, se qualcuno si dovesse azzardare a cambiare l’ordine dinastico che regola l’11 della nazionale teutonica.

Che Ter Stegen scalzi il bavarese come numero uno tedesco non è così fantastico, posto che negli ultimi anni Marc André gli è costantemente davanti per prestazioni, risultati e trofei vinti. Non ultime le candidature a miglior portiere nei premi UEFA e FIFA.

Il rubicondo, paffuto e democratico presidente del Bayern forse ignora questi fatti, oppure è talmente accecato da interessi partigiani da rimuoverli totalmente. A Hoeness ha risposto Oliver Bierhoff, ricordandogli che ogni club è obbligato dalla FIFA a fornire alle rispettive selezioni nazionali tutti i giocatori eventualmente richiesti. That’s it folk! Heil Hoeness!

Fc Barcelona – Vittoria sofferta contro il Villarreal

di Giuseppe Ortu

È finita con la vittoria per 2-1 contro il Villarreal la sfida di questa notte nel turno infrasettimanale di Liga. La partita era di quelle da vincere sì o sì. Missione compiuta da parte del Barça, che ha battuto il submarino amarillo con reti di Griezmann su assist di Messi, e Arthur, con un tiro micidiale da fuori area. La rete della bandiera dei gialli porta la firma di un bravissimo Cazorla. La partita ha mostrato luci e ombre, evidenziando che la squadra blaugrana non è ancora uscita dalla crisi.

Messi infortunato

La notizia peggiore è l’infortunio di Messi. Il 10, che aveva iniziato la gara da titolare insieme a Suárez e Griezmann, ha accusato un infortunio muscolare alla coscia sinistra a seguito di un contrasto in mezzo al campo. Inizialmente accasciatosi sull’erba del Camp Nou, si è poi portato nei pressi delle panchine per farsi soccorrere. Il massaggiatore ha praticato delle manovre massaggianti alla coscia infortunata. Nel mentre Dembélé saltava dalla panchina per iniziare gli esercizi di riscaldamento. Tra il boato del pubblico Messi è rientrato in campo per saggiare le condizioni fisiche e valutare il da farsi. Di fatto ha partecipato minimamente all’azione, limitando al massimo gli sforzi muscolari. L’argentino ha terminato il primo tempo in squadra, ma non è rientrato per disputare la ripresa. Al suo posto Dembélé.

Subito in goal

Uno dei crucci maggiori di questa formazione era il fatto di passare in svantaggio troppo spesso. In questa circostanza, invece, la squadra è passata subito, nei primi minuti. Calcio d’angolo dalla destra di Messi per il colpo di testa di Griezmann che ha insaccato sotto la traversa. Il vantaggio ha dato ulteriore vigore, leggerezza e gioia alla squadra, che ha continuato a giocare all’attacco. Così, dopo il vantaggio del 6′, è presto giunto il raddoppio di Arthur, con un tiro da fuori al 15′ che si è insaccato sotto la traversa di un immobile Asenjo.

Pausa

Dopo il doppio vantaggio il Barça si è rilassato. Ha commesso l’errore di lasciare iniziativa e pallone all’avversario. Ha smesso di attaccare e gestire il risultato (parola taboo nell’estilo barcelonista). Il Villarreal ha iniziato a entrare nel gioco è in partita e i blaugrana hanno mostrato alcune di quelle carenze difensive che quest’anno sono costate fin troppi punti. La difesa è apparsa vulnerabile e non sicura. Così è giunta la rete di Santi Cazorla, un gran tiro da fuori che, modificando all’improvviso la sua traiettoria, ha ingannato Ter Stegen.

Dembélé e Fati

Nel secondo tempo l’ingresso di Dembélé ha dato una prima scossa alla squadra. Nei primissimi minuti della ripresa il francese ha dato due assist pazzeschi a Griezmann e Suárez che non sono stati sfruttati a dovere. Scampato il pericolo, il Villarreal ha ripreso a pungere e mettere in difficoltà la retroguardia blaugrana. L’ingresso in campo di Fati, giunto nei 15 minuti finali, ha un’altra volta dato la scossa alla gara. Il canterano è entrato in campo con sicurezza, forza, coraggio e sfrontatezza. Sistematosi sulla fascia sinistra, quella di sua competenza fino a qualche mese fa nello Juvenil A, il giovane crack ha iniziato a incantare pubblico e compagni con le sue giocate, le finte e gli sprint in velocità. Incuneandosi tra maglie gialle incredule che un ragazzo così giovane potesse giocare con la sicurezza di un campione affermato, Fati ha creato il panico nella retroguardia del Villarreal. Ha dribblato, assistito, duettato in connessione con De Jong. È sembrato di rivedere in campo Neymar. Ma quella maglia non apparteneva al brasiliano, ma al guineano numero 31. Uno spettacolo.

La partita è finita tra la preoccupazione per il nuovo infortunio di Messi e gli applausi di un pubblico sempre più conquistato è innamorato dal predestinato. Tre punti sono stati conquistati. Il vero Barça non ancora.

Valverde “en tres días ya es crisi”

de Giuseppe Ortu

Esta tarde la rueda de prensa de Valverde ha estado un poquito, como se dice, paradójica y fuera del tiempo; y de lo espacio también. Lo de nosotros y de el. Puede ser que Valverde vive en una otra dimensión temporal u entres las nubes, posible, pero estrenar la rueda con la frase “en el mundo del fútbol se habla de crisis en tres días, y en tres días sales de la crisis“, me parece un poco como se el nuestro Ernesto llegase de Marte.

Tres días. Por Ernesto Valverde todo se reduce a tres días! Felicitaciones por estar comprometido con la realidad del FC Barcelona. Estamos en el 2019, y el gobierno de Sánchez es en crisi, en Catalunya está Torra y la tierra se mueve alrededor del Sol. De que estamos hablando Ernesto? Por ti son tres días? Todo va bien, todo es perfecto y todo esto es solo por tres malditos días? Dime que me equívoco por favor.

Porqué a mi parece una situación totalmente diferente. Ocho partidos consecutivos sin ganar fuera de casa entre las dos temporadas, dos derrotas en esta campaña, siete puntos de 15 posibles, nueve goles encajados, la peor defensa de la tabla, el fracaso de Anfield y en la Final de Copa, la falta de juego, estilo, presión, chispa, acierto, velocidad, ataque, voluntad. Los jugadores que caminan en la cancha, l’equipo roto es tres partes (defensa, mediocampo, ataque), un disparo, uno, contro el portero adversario en todo un partido, el peor arranque de la temporada desde la media de los ’90. He que seguir? Entonces hablamos de Roma, de la gestión de aquel partido, sin olvidar el saque de esquina de Anfield. No sé, a mi no me parecen tres días. Tres años puede ser, pero no seguramente tres días.

Un entrenador que no es consciente de la realidad y que piensa de vivir en los cómics colorados de Walt Disney, no puede estar nel banquillo del Barça. Un entrenador que no es consciente de la gravedad de la situación no merece de estar en el banquillo blaugrana. En el último partido el había dicho que la responsabilidad era suya. Un otro tecnico, no pegado al banquillo con el bostik, por dignidad personal habría ya dado sus dimisiones. Por Ernesto Valverde esto sería como mirar a su fracaso como entrenador y, por eso, una cosa inadmisible.

FC Barcelona – Umiliazione totale del Barça di Valverde

di Giuseppe Ortu


Valverde supera se stesso e consegue la seconda sconfitta di questa stagione. 2-0 in casa del Granada neo promosso. I numeri del tecnico extremeno cono impietosi. Su cinque gare disputate in Liga, il Barcelona ha conquistato due vittorie (in casa), due sconfitte (Athletic e Granada) e un pareggio (Osasuna) esterni. Bottino totale 7 punti su 15 totali. Con questa partita il Barça somma l’ottava trasferta consecutiva senza vittorie, contando la fine della scorsa stagione e l’inizio di questa e tenendo conto di tutte le competizioni disputate (Liga, Champions, Copa).

Una squadra in coma

Ieri la formazione di Valverde ha disputato la peggiore partita, non solo della fin troppo lunga gestione del Txingurri a Can Barça, ma della sua gloriosa storia. Come abbiamo riferito dalla stagione passata, la squadra sta piano piano disgregandosi, sia come assieme che come singoli giocatori. Ieri, a Los Carmenes, è scesa in campo una pattuglia di 11 giocatori tristi, impauriti, sconfortati, demoralizzati, rassegnati. La squadra non ha mostrato nulla di ciò che è nelle sue corde, di ciò che i suoi giocatori sono in grado di fare. La squadra blaugrana è una formazione in stato comatoso e vegetativo, con un encefalogramma piatto. Slegata, estremamente lunga, con distanze abissali tra i giocatori, la formazione blaugrana non è riuscita nemmeno a gestire il pallone, sbagliando anche il più semplice dei passaggi. In mancanza di gioco collettivo, si è andati avanti per 94′ con inutili tentativi personali. Gli scambi erano impossibili per la poca disponibilità dei giocatori a smarcarsi, ad accorciare rispetto al portatore di palla e a aiutarsi a vicenda. La pressione dei padroni di casa ha così isolato singolarmente i blaugrana, rendendo inutile ogni tentativo di fraseggio e lasciando come unica opzione l’azione personale.

I goals

Pronti via e il disastro va in scena. Sono bastati 67” al Granada per affondare la formazione valverdiana. Doppio errore marchiano di Junior (sostituto dell’infortunato Jordi Alba) sul lateral, che prima ha toccato debolmente un pallone all’indietro lanciando un avversario e poi è scivolato nell’affrontarlo. Sul cross che ne è derivato Semedo si è fatto anticipare da Azeez sulla linea di porta. 1-0.
Il raddoppio è giunto nella ripresa su calcio di rigore concesso per fallo di mano di Vidal su un cross dalla trequarti sugli sviluppi di un calcio di punizione.
Prima, durante e dopo questi due fatti il nulla assoluto di matrice blaugrana.

L’incapacità di Valverde

Se qualcuno della Junta avesse a cuore le sorti del club dovrebbe immediatamente staccare la spina a questo vergognoso strazio e esonerare seduta stante, già negli spogliatoi, Ernesto Valverde. Incapace di guidare la squadra, l’allenatore anche ieri è rimasto in panchina a rimirare la sua creatura che veniva presa a ceffoni dal Granada. Ha visto, senza colpo ferire, come i suoi ragazzi vagavano per il campo come fantasmi ubriachi senza la minima idea di dove andare e cosa fare del pallone. Davanti a tutta questa pena l’allenatore non ha reagito in alcun modo. I primi due cambi sono arrivati all’intervallo, con Messi e Fati al posto di Carles Perez e Junior. Il terzo cambio è arrivato al 62′ con Vidal per Rakitic. Prima e dopo, l’immobilismo, il mutismo e la cecità assoluti di Valverde. Il Txingurri non è un allenatore che possa allenare il FC Barcelona. Lo andiamo dicendo dalla stagione scorsa. Non riesce a leggere la partita e a intervenire nel corso della stessa. E’ come quel pilota che parte quarto e taglia il traguardo nella medesima posizione senza che tenti mai un sorpasso. Non è in grado di modificare lo schieramento tattico perché non ha altre idee da quelle con le quali prepara la partita. Che ci sia o non ci sia in panchina non cambia nulla. Il risultato è sempre il medesimo. Il niente assoluto.

Il primo tiro all’82’

Contro il Granada il Barça non è esistito in ogni reparto del terreno di gioco. In attacco, addirittura, il primo vero tiro in porta è giunto all’82’ grazie a Messi. In precedenza, 67′, Fati aveva fatto sporcare i guanti al portiere avversario con un tiro cross neutralizzato a terra. Tutto qui. Nonostante Griezmann e Suarez dall’inizio, Messi e Fati dal secondo tempo. E poi Rakitic, De Jong e via discorrendo.

In attesa di decisioni importanti

Non sappiamo che cosa accadrà adesso. Siamo tutti in attesa. Possibilmente delle dimissioni seduta stante di Valverde. Una cosa è certa. Così non si può continuare. Il FC Barcelona, i soci, gli aficionados, i giocatori, Messi sopratutto, non meritano uno spettacolo del genere. Non meritano sopratutto Valverde e questa Junta, immobili come l’Empire State Building.

Editoriale – E’ questa la risposta di Valverde a Messi?

Appena qualche giorno fa Messi rilasciava una intervista nel corso della quale dichiarava che il Barça è la sua casa e che la sua volontà è quella di restare per tutta la carriera. Ma, cosa molto importante, con un proyecto ganador, con un Barça ganador. La dichiarazione era stata data in risposta a una domanda sul suo futuro, sul contratto, e sul gentlement agreement secondo il quale D10S può svincolarsi gratis dal FC Barcelona al termine del 2020. Vale a dire alla fine della stagione in corso.

In Italia si dice: uomo avvisato, mezzo salvato. Come a dire… Sapete quello che è il mio pensiero, il mio amore per questa città, questa gente, questa squadra, ma sono competitivo e voglio giocare per vincere. Per Leo la vittoria, la competizione, il giocare, il tendere a superarsi, a battere traguardi dopo traguardi fa parte del suo DNA, scorre nel suo sangue insieme a piastrine e globuli. 

Detto fatto. Manco a farlo apposta, Valverde ha risposto alle ambizioni e dichiarazioni di Leo con la gara di Dortmund. Se lo si voleva rassicurare circa il progetto ganador, ossia vincente del Barça, forse non è stata scelta l’occasione migliore. A Dortmund abbiamo visto un assalto alla diligenza di stampo western, dove la diligenza era rappresentata dalla porta del povero, meraviglioso Ter Stegen, e il gruppo di banditi armati di tutto punto erano rappresentati dalla banda di Lucien Favre. Per fortuna del Barça Marc André, vestiti i panni di un moderno Pinkerton, ha difeso la porta blaugrana con tutto ciò di cui disponeva: mani, braccia, gambe, figura del corpo. Siamo certi che registi del calibro di Sergio Leone, John Huston, Sam Peckinpah o James Mangold (Quel treno per Yuma) avrebbero fatto a gara per girare il film della partita per quanto eroica è stata la strenue difesa del migliore portiere del mondo (per buona pace di Neuer).

Al di là della prestazione da 10 e lode del super portiere blaugrana, la gara è stata un autentico disastro. Il Barça ha fatto la figura della piccola squadra che viene presa a pallate dalla grande di turno. Un tiro al piccione stile battaglia d’Inghilterra della seconda guerra mondiale. Se si voleva rassicurare Messi sulle potenzialità della squadra e sul proyecto ganador, francamente si è proprio sbagliato il messaggio inviato. Questa Junta e Directiva si sono legati mani e piedi a Valverde e, stando a vedere come sono andati fin qui questi due anni e un’anticchia (Totò docet) di regno di Re Ernesto, non sembra che ci sia molto da stare allegri. La partita di ieri è stata come un tweet di Trump che minaccia nuovi dazi contro la Cina in un periodo in cui i mercati sono già in correction territory. Invece che rassicurare, quelle notizie scatenano il panico e gli investitori vendono facendo colare a picco i mercati. Dovremo sentire oggi il Messi pensiero sulle possibilità di questa squadra di trionfare in Champions. Non è con figure di quel genere che si invoglia a restare chi vuole sopratutto vincere.

Vedere quella partita ci è dispiaciuto sopratutto per il Genio di Rosario. Ieri è entrato in campo e si è trovato nell’impossibilità di fare alcunché. Non aveva compagni vicini da servire o da cui farsi assistere. Intorno a lui regnava solo il caos tattico. Difensori che concedevano tre metri all’avversario per la giocata o il cross. Centrocampisti che non rientravano, allungando la squadra come un organetto rotto. Attorniato dal caos tattico più assoluto, Leo ha provato a giocare da solo. Dopo alcune serpentine veniva costantemente bloccato da tre, quattro avversari all’ingresso dell’aria di rigore. Povero Leo!

   Invece che costruire intorno a lui una squadra che possa anche esimerlo da essere necessariamente il salvatore della patria, come sempre ha fatto negli ultimi anni, fornendogli anche la possibilità di tirare il fiato, si costruisce una squadra che non gioca nemmeno in attacco. Una squadra che fa (male) difesa e contropiede; che non gioca più la palla, ma la calcia via; che non incanta più i tifosi, i soci o i ragazzini che si avvicinano al calcio perché hanno visto una partita del Barcelona. Un tempo sì, ora non più.

Le colpe di chi sono? Dei giocatori? No. Piuttosto di chi li mette (male) in campo; di chi dice loro cosa fare e come farlo, come se in passato avesse allenato chissà quali squadre e vinto chissà quali titoli

Alcuni colleghi dicono che gli allenatori non contano o contano poco in una squadra di calcio. Forse è così se il materiale umano è di scarso valore. Purtroppo gli allenatori sono in grado di incidere positivamente o negativamente con altissime percentuali. Un tecnico con un grande materiale a disposizione è in grado di fare disastri colossali semplicemente snaturando le caratteristiche di una squadra per l’arroganza e la presunzione di dover lasciare l’orma del suo passaggio. Ne più ne meno come gli uragani.

A tal proposito la scorsa estate c’è stato il ciclone Ernesto. Aveva colpito l’Atlantico, i Caraibi e poi si era diretto in Europa (Danimarca e Inghilterra). Dopodiché si era dissolto. Almeno così sembrava. Al momento di tirare le somme di ciò che è stato, sempre che non sia troppo tardi, non basterà il pensiero di Gwendolen (Frances O’Connor) sull’Importanza di chiamarsi Ernest a salvare Valverde da quello che sarà il suo destino. All’opposto suo, e per fortuna, a Barcelona non interessa a nessuno come ti chiami conta una sola cosa: vincere giocando bene

FC Barcelona – Ter Stegen salva il Barça dal disastro Valverde

di Giuseppe Ortu

Un FC Barcelona degno dei peggiori incubi demoniaci strappa un punto a Dortmund contro il Borussia solo grazie a un gigantesco Ter Stegen e a una buona dose di buona sorte. Dove non è arrivato il portierone tedesco, che ieri notte ha dimostrato alla Germania tutta e a Neuer chi è il vero numero uno, non solo della nazionale teutonica ma di tutto il mondo, è giunta la traversa in suo aiuto a negare la gioia della rete alla squadra allenata da Lucien Favre

Sensazione di debolezza e fragilità dell’impianto di gioco di Valverde

Il risultato è assolutamente bugiardo. Solitamente gli incontri a reti bianche sono sinonimo di scarse emozioni. In questo caso le emozioni si sono avute, e succedute, a grappoli. Tutte da parte del Borussia Dortmund però, che avrebbe ampiamente meritato la vittoria. I blaugrana, ieri con la terza maglia, una inguardabile maglietta in stile Kappa della metà degli anni novanta, sono apparsi una squadretta di poco conto sballottata qua e là come un carico mal disposto all’interno di un furgone che percorreva una strada tortuosa a folle velocità. Le responsabilità di Valverde in questo lento sgretolamento della formazione blaugrana sono chiare. Nei tre anni sotto la sua guida, la squadra sembra perdere sempre più certezze, idee, schemi e visione d’insieme.

Ieri, costantemente in balia dell’avversario, la squadra di Valverde ha sofferto per tutta la partita la maggiore intraprendenza dei tedeschi. Veloci, decisi, precisi nelle giocate e nelle geometrie, sempre ficcanti negli attacchi, i ragazzi di Favre per larghi tratti di gara hanno posto un assedio che pareva infinito all’area di rigore blaugrana. La BVB ha giocato come avrebbe dovuto fare il Barça. Come sapeva fare il Barça. Ma quella squadra, nell’era Valverde, non c’è più. Al suo posto c’è un ibrido senza senso che cerca di giocare in difesa senza riuscirci e ripartire in contropiede con lanci lunghi per giocatori da sempre abituati a gestire la partita nella metà campo avversaria con passaggi brevi, rasoterra, ravvicinati e ad altissima velocità. Un paradosso. 

Grande Ter Stegen

Se la gara non è terminata con una goleada del Borussia Dortmund è solamente frutto delle parate di un Ter Stegen da 10 in pagella, (ha anche parato un calcio di rigore calciato da Reus) e dell’imprecisione sotto porta dei padroni di casa. Il Barcelona non è mai stato veramente in partita. Questo risultato, ma sopratutto la maniera in cui la squadra è stata messa sotto, deve fare ampiamente riflettere il suo allenatore e la junta directiva. Di questo passo, senza un cambio di rotta deciso e drastico, tra cui l’assoluta necessità di un cambio della guida tecnica, questa squadra si ritroverà a essere fuori da tutti i giochi già in inverno. Altro che sogno di triplete! 

Una squadra allo sbando in trasferta

La formazione di Valverde ha fallito per l’ennesima volta in trasferta. Con quella di ieri sono ben sette le trasferte consecutive senza vittoria tra la fine della stagione scorsa e l’inizio di questa. Quattro sconfitte e tre pareggi con un bottino di 12 reti subite e appena cinque realizzate. L’ultima vittoria risale addirittura al 23 aprile, 0-2 a Vitoria contro l’Alavés.
Nella sfida di ieri notte si è manifestato tutto il disagio e la confusione che regna dal punto di vista tattico e tecnico. La squadra è chiaramente messa male in campo. Estremamente lunga, con praterie tra i reparti che gli avversari cavalcano come i pionieri della frontiera americana. La difesa è lasciata in balia di se stessa dai mancati, o tardivi, rientri di centrocampisti e attaccanti. Ieri i difensori dovevano affrontare avversari che giungevano da tutte le parti. Con lunghe distanze tra i giocatori, gli stessi sono costretti a portare palla, tentare dribbling o rifugiarsi in inutili, dannosi e antiestetici lanci lunghi. Di conseguenza anche l’attacco risulta sterile e improduttivo senza i dovuti e costanti rifornimenti.
In questo modo si snatura quello che era il carattere più identitario del Barça: il suo stile di gioco, l’Estilo Barça. Se Cryuff diceva, “finché abbiamo il possesso della palla gli avversari non ci possono fare goal”, Valverde sta portando i blaugrana a fare esattamente il contrario, trasformando una squadra unica in una formazione normale che si difende e spara il pallone in aria alla ricerca del compagno lontano. 

Come un cigno

Il Barça è come un cigno. Una creatura regale e elegante, austera e unica nel suo genere; inimitabile. E’ così finché resta nel lago, del cui specchio d’acqua è l’indubbio signore e padrone. Ma se dovesse portarsi sulla riva, perderebbe tutto il suo fascino e si trasformerebbe in una ridicola oca. Il FC Barcelona, con la sua storia di gioco, è come un cigno. Meraviglioso finché mantiene il suo status e il stile, unico e inimitabile. Se intende scimmiottare altre squadre, facendo difesa e contropiede, e allungandosi oltre misura, si snatura e diventa inguardabile e fragile. Il Barça non è in grado di difendersi passivamente, non è nelle sue corde. Ogni qualvolta ci ha provato è stata messa sotto. Roma, Anfield e ieri notte, tanto per citare alcuni esempi. Il Barça deve giocare all’attacco, avendo un possesso di palla non sterile (come capita con Valverde), ma finalizzato a trovare lo spazio in area di rigore per il taglio, l’imbucata e la conclusione a rete. Speriamo che qualcuno veda, apra gli occhi, e agisca per il bene dell’Entità barcelonista. 

FC Barcelona – Estreno en Champions con la duda de Messi

de Giuseppe Ortu

Esta noche el Barça se estrena en Champions a Dortmund contra l’equipo local. Un partido non sencillo, especialmente porqué es a fuera y en esto tramo inicial de la temporada l’equipo blaugrana ha dado la impresión de friabilidad y debilidad. Así lo hemos visto en San Mames y en El Sadar. Por eso esta noche, contra un adversario muy complicado, que ha estado fortalecido en verano, y que se encuentra en un buen estado de forma, sirve un Barça muy centrado en el partido y sin amnesias defensivas como aquellas vistas en Liga. También contra el Valencia, pese a la larga victoria, las dos redes ché son nacidas de errores individuales. El Barça sufre particularmente cuando es atacado frontalmente en velocidad. Por eso, hay que poner mucha atención contra los amarillos alemanes. El del Dortmund es en estadio complicado, difícil por la presión que pone l’afición, y el famoso Muro amarillo, al rival.

Messi, Suárez, Ansu Fati

Las notas positivas en casa blaugrana son el recupero de Messi, entrado en la convocatoria bajo las ordenes de Valverde. Como dicho ayer, Valverde no ha clarificado si Leo será a disposición por todo el partido u solo por una fracción de eso, ni si partirá desde inicio. El entrenamiento de la previa despistará las dudas. Quien será del partido es Suárez, que después el doblete al Valencia se ha relanzado a nivel psicológico y moral. En contra Valverde no ha retenido clarificar la posición de Fati por el Dortmund. Seguro que el chico será del partido, pero no sabemos aun si por todo el partido u saltará al césped a partido arrancado. Con Messi y Suárez será seguramente un otro Barça que lo visto hasta ahora. Esperando que Ansu haga maravillas en Champions también.

Recupero del Estilo

Pese al recupero de sus cracks, el Barça tiene que recuperar su Estilo desaparecido. Velocidad en la maniobra, juego de toque de primera, presión arriba por recuperar el balón cuanto antes posible y movilidad de todos los sectores del equipo. El Barça no sabe defenderse pasivamente. Cuando lo ha hecho ha estado derrumbado y derrotado. No puedes poner un cisne fuera de l’agua, no sería el mismo y parecería a una ridícula oca. Si se quiere mandar nuevamente al mundo no está otra vía que jugar el balón como al tiempo de Guardiola. Con velocidad y sin miedo.

Mediocampo

Por eso es importante; no importante, fundamental, tener un mediocampo competitivo, veloz, con chispa, fantasía y dinámica positiva por pensar a mandar y no a defender retrasando en las posiciones defensivas. Por eso el barcelonismo quiere coraje y juego coral de ataque. Por mandar el juego sirven los mejores en el césped. Veremos si Valverde apostará por Arthur, Busquets y De Jong, con l’holandés con libertad de acción y movimiento. La calidad y el talento no se pueden encarcelar en una banda u en una porción de césped determinado.

FC Barcelona – Esordio in Champions a Dortmund con il dubbio Messi

di Giuseppe Ortu


Questa notte, ore 21:00, il Barça esordisce in Champions contro il Dortmund in trasferta. Un esame certamente difficile per una squadra, quella blaugrana, che ha mostrato un lato inaspettato in trasferta in questo inizio di stagione. Un Barça timido, insicuro, quasi impaurito, che ha demandato l’iniziativa di gioco all’avversario in alcuni frangenti, non ha lasciato un gran ricordo di sé nelle prime due trasferte della stagione in Liga. San Mames e El Sadar hanno visto una squadra azulgrana irriconoscibile e impacciata, che in entrambe le circostanze ha regalato un tempo agli avversari prima di animarsi leggermente nella seconda parte. In ogni caso una squadra lontanissima da uno standard accettabile.
In Germania sarà necessario un Barcelona differente in tutti gli aspetti, tattici, agonistici e mentali. Quello del Borussia Dortmund è uno stadio complicato per la pressione che mettono le gradinate, sopratutto il famoso Muro giallo, sul rivale. La squadra tedesca, come abbiamo scritto ieri, si è rafforzata nei giocatori e nella capacità di autostima.

Messi, Suarez, Ansu Fati

Le note positive in casa blaugrana è dato dal recupero di Messi, entrato nella convocatoria e a disposizione di Valverde. Come detto, il tecnico extremeno deciderà stasera se schierarlo in campo dall’inizio o meno. La rifinitura della sera svelerà i dubbi del tecnico. Chi sarà della partita sarà certamente Suarez, che dopo la doppietta contro il Valencia si è rilanciato anche a livello psicologico. Anche su Fati Valverde ha lanciato falsi bersagli, non facendo capire se sarà schierato e per quanto tempo.
Con Messi in campo e Suarez dall’inizio, sarà certamente un altro Barça rispetto a quello visto finora in trasferta. In attesa che Ansu ci stupisca anche in Europa

Recupero dell’Estilo

Oltre ai suoi crack, la squadra deve recuperare l’Estilo smarrito, lo Stile Barça. Velocità della manovra, pressione alta di tutti i reparti per il recupero immediato del pallone, juego de toque, passaggi di prima e mobilità senza palla di tutti i giocatori. Per una squadra che ha sempre sofferto quando si è difesa passivamente, il recupero di quella visione di gioco offensiva per non far giocare l’avversario, e dell’imprevedibilità della manovra (azionabile solo con la velocità della circolazione della palla), è fondamentale per riprendere a comandare nel mondo.

Centrocampo

Questa notte vedremo se Valverde schiererà un centrocampo che potrà imporre il gioco o una mediana di lotta e rottura. Il barcelonismo richiede qualità in mezzo al campo. Busquets, De Jong e Arthur sarebbero i prescelti secondo questa visione del calcio made in Barcelona. Vedremo stanotte quale sarà il pensiero del tecnico barcelonista e le sue scelte in merito.  

FC Barcelona – Valverde su Messi “Speriamo ci possa aiutare domani”

di Giuseppe Ortu

Tutto è pronto per l’esordio blaugrana in Champions League. Si è da poco conclusa la conferenza stampa di Valverde della vigilia. Il tecnico blaugrana ci ha dato una serie di temi e titoli sull’incontro di domani.
Dopo il fallimento dello scorso anno, si riparte con l’obiettivo di riuscire finalmente a sollevare la orejona. Non sarà facile. Le avversarie sono agguerrite e un torneo di questo genere, di breve durata e con partite a eliminazione diretta lasciano sempre il fianco a incidenti e sventure di qualsiasi tipo. Troppe le incognite che possono pesare nel cammino di una squadra: infortuni, stato di forma, concentrazione. Di quest’ultima ne sa qualcosa il Barcelona, per due anni di fila eliminata proprio per uno stato di convinzione che ha minato testa e gambe dei giocatori.

Blaugrana altalenanti

Il Barça esordisce a Dortmund. Partita non semplice contro un avversario che vede Paco Alcacer in ottimo stato di forma e in vena realizzativa. La squadra è composta da ottimi giocatori: Sancho, Reus, Hummels, Witsel, Brandt solo per citarne alcuni. Servirà il miglior Barça per non rischiare contro la squadra di Lucien Favre. I blaugrana in questa stagione hanno offerto uno spettacolo altalenante. Bene in casa contro Betis e Valencia, male a Bilbao e Pamplona.

Incognita Messi

La buona notizia è che Messi, superato l’infortunio, ricevuto l’alta medica, ha viaggiato con la squadra. In merito a un suo utilizzo domani, Valverde nella conferenza stampa di questa sera ha messo le mani avanti e non ha risolto l’arcano. Sarà schierato? “Vedremo domani” ha affermato il tecnico. “Negli ultimi allenamenti si è mosso bene. Vedremo. Speriamo che giochi e ci possa aiutare”. Il tecnico non ha perso occasione per elogiare il suo Re Mida, parlando di lui come “di un esempio per tutti” essendo “il miglior giocatore del mondo”.

Ansu Fati

Il ragazzo, dopo il gran debutto in campionato, due goal e un assist in due gare, con giocate da campione celebrato, fa parte della comitiva che è in Germania. Valverde lo ha fatto uscire all’inizio della ripresa per un leggero affaticamento muscolare. Resta da vedere se il guineano sarà in campo domani notte. Anche per Fati il tecnico ha azionato la macchina per la nebbia, creando una cortina di mistero circa il suo esordio in Champions. Sarebbe un enorme traguardo per lui, sopratutto se dovesse partire titolare. Ma per usare le parole di Valverde in conferenza stampa “non siamo qui per far battere dei record”. L’impressione è che il ragazzo giocherà. Sta a vedere se a gara iniziata. Molto dipenderà dall’utilizzo o meno di Messi.

Suarez

Dopo la doppietta in campionato il sabato contro il Valencia, l’uruguaiano sembra pronto per la Champions. Anche qui Valverde è stato enigmatico. Essendo appena rientrato da un infortunio non vuole caricare eccessivamente il giocatore di minuti. Il Pistolero partirà quasi certamente titolare per stessa ammissione del tecnico (pensiamo che possa partire dall’inizio). Domani il numero nove avrà la possibilità di battere il peso della rete in trasferta, che in Europa manca ormai da quattro anni.

Borussia Dortmund

Del rivale di domani il tecnico blaugrana ha esaltato le virtù tecniche dei singoli e dell’impianto di squadra, elogiando la chimica che si crea tra giocatori in campo e aficiòn grazie alla presenza del Muro giallo.

Liverpool

Nella prima gara europea non si poteva non tornare a quella disgraziata trasferta e all’apparente debolezza mentale della squadra nelle trasferte come Roma e Liverpool. “Abbiamo sbagliato due partite in due anni” esordisce il Txingurri nel suo solito abituale ritornello espresso mille volte nelle interviste a Barcelona. “gli errori si pagano caro. Lo scorso anno eravamo eccitati di andare in finale e vincere la coppa. Quest’anno ci riproveremo. Abbiamo molta voglia di andare oltre e migliorarci. Non siamo i soli comunque. Anche altre squadre si trovano nella nostra stessa situazione” riferendosi al fatto che alla fine una sola è la formazione che trionfa e le altre si leccano le ferite e rimuginano sugli errori commessi.