FC Barcelona – Manita nella noche di Fati

di Giuseppe Ortu

Il Barça abbatte il Valencia con un secco 5-2, si rilancia in classifica e espone un grande Ansu Fati. Il ragazzo guineano mette in campo tutta la sua classe e l’abilità nel palleggio e sotto rete, realizza la rete di apertura dopo appena 2 minuti e fornisce a De Jong l’assist per il raddoppio cinque minuti dopo. Un recital, quello del 16enne, che lo lancia nel firmamento blaugrana. Il primo tempo si è chiuso con la rete del 2-1 per i valenciani con Gameiro che ha bruciato Jordi e ha battuto Ter Stegen. Il Var ha decretato la regolarità della marcatura al non ravvisare il fuorigioco del calciatore francese.
Nella ripresa le altre reti della gara. Subito in apertura è arrivata la terza rete, messa a segno da Piqué che ha sfruttato una maldestra respinta di Cillessen su conclusione da fuori di Griezmann. La palla, colpito il palo, è tornata in campo ed è stata spinta in fondo al sacco dal centrale, più lesto di tutti ad avventarsi sulla sfera. La quarta e quinta rete portano la firma di Suarez, subentrato a Fati. Il Pistolero ha marcato le prime segnature della stagione con due tiri secchi scagliati appena dentro l’area di rigore. Proprio in chiusura, a pochi secondi dal triplice fischio di chiusura, è giunta la rete del 5-2 del Valencia. Autore Maxi Gomez che ha sfruttato una distrazione di Piqué sotto porta.

Fati, il predestinato

Tutti gli onori di questa gara sono per Ansu Fati, autore di una prestazione monumentale. Il ragazzo la scorsa stagione disputava la Youth League con il Juvenil A, quest’anno gioca (e segna) come un veterano in prima squadra accanto a celebrati campioni. Non ha sofferto il salto, non doppio, triplo. Sempre tranquillo, sa cosa fare in qualsiasi circostanza, anche la più complicata. Sopratutto, tra le varie strade da percorrere, sceglie sempre quella più giusta. Un vero predestinato. Con il ritorno in campo di Messi, Dembélé, già quarta scelta di Valverde, partirà anche dietro il ragazzo terribile. Se Fati continuerà a giocare in questa maniera, e a mantenere calma, lucidità e piedi ben saldi per terra, ben presto diventerà un crack di classe mondiale.

Connessione con De Jong

Ansu Fati e Frenkie De Jong hanno duettato e si sono trovati a meraviglia, costruendo una affiatata società di mutua collaborazione. Nella prima rete, marcatore Fati, l’assist è stato dell’olandese. Dopo pochi minuti i due hanno deciso di scambiarsi i ruoli e scambiarsi i favori. Il 2-o, infatti, porta la firma di De Jong su assist del giovane guineano. De Jong ha realizzato una rete molto simile a quella realizzata con la maglia della sua nazionale contro la Germania nelle qualificazioni a Euro 2020. Inserimento in area da dietro e tiro di prima dall’altezza del dischetto.

Conferme, rilanci e previsioni azzeccate

La scelta di Fati l’avevamo ipotizzata prima della partita (leggere il nostro articolo del pomeriggio). Attacco con Griezmann, Carles Perez e Ansu Fati. Poteva essere questa una delle probabili scelte di Valverde. Così è stato. Detto di Fati, anche Perez ha giocato bene, mantenendosi sempre caldo e non accusando cali di tensione o pause. Meno incisivo e sfavillante del compagno della cantera, anche Carles ha meritato un promozione assoluta.
A centrocampo avevamo parlato di Rakitic e Arthur come due giocatori che avrebbero potuto aprire scomodi casi all’interno dello spogliatoio in caso di mancato utilizzo. Come se il tecnico blaugrana avesse letto il nostro pezzo, Arthur è partito dall’inizio, mentre Rakitic è subentrato nella ripresa. Il croato ha dimostrato di essere ancora arrugginito, anche se ha disputato un buon incontro. Il brasiliano ha mostrato tutta la sua classe e capacità nel gestire il pallone, nel far girare la squadra e nel trovare corridoi invisibili per servire i compagni. La sua uscita dal campo per Vidal è stata festeggiata e salutata dal pubblico del Camp Nou con una grande ovazione.

Da una manita all’altra

La partita di questa notte era estremamente delicata e complicata per entrambe le squadre. Risultati e gioco al di sotto delle attese per i blaugrana e terremoto in casa ché con l’esonero di Marcelino e l’allontanamento del dg Alemany. Se il Barça ha reagito bene alla delicatezza del momento, in casa valencianista c’è stato un tracollo. Celades, a cui il Camp Nou non porta decisamente bene, è passato da una manita come secondo di Lopetegui al Madrid nell’ultima sua partita da allenatore proprio al Camp Nou lo scorso anno, ad un’altra alla sua prima da allenatore in prima. Sempre all’Estadi. Da un 5-1 sul groppone ad un 5-2. Il tecnico, che da giocatore ha vestito la camiseta blaugrana per quattro temporadas negli anni 90, chiederà certamente una dispensa alla Liga per non giocare più al Camp Nou.

FC Barcelona – Contro il Valencia per voltare pagina

di Giuseppe Ortu

FC Barcelona – Valencia è una partita difficile che giunge in un momento complicato per entrambe le compagini. Sarà una discovery che metterà sul tappeto verde il reale stato di forma fisico e mentale tra due formazioni sull’orlo di una crisi di nervi. Esoneri, mancati acquisti altisonanti, esclusioni importanti, sono alcuni dei temi di questa partita. Al Camp Nou, questa notte, ore 21:00, sarà sfida ad alta tensione. Il Barça di Valverde deve dare una radicale e repentina sterzata a un inizio di temporada al rallentatore. 4 punti su 9 in palio è un ben misero bottino per la formazione blaugrana campione di Spagna in carica. Valverde è già sotto la lente di ingrandimento di gran parte del barcelonismo che lo vedrebbe con piacere lontano da Barcelona. La squadra non carbura, ha perso il suo stile di gioco offensivo, gioca con lentezza e fa trasparire una debolezza e fragilità allarmante. Ad esso deve aggiungersi una sequela di infortuni che stanno falcidiando la squadra. Messi, Dembélé, Umtiti (l’ultimo aggiunto), Neto sono ancora in infermeria. Suarez ha appena ricevuto l’alta dello staff medico e rientrerà in squadra. Da vedere se partirà titolare o si accomoderà inizialmente in panchina. In questa serie di infortuni certamente c’è lo zampino di una preparazione saltata a causa della Copa America da una parte, e la gira americana e giapponese dall’altra. Business e sport, sebbene uniti da una sinergia fondamentale nel calcio di oggi, sono un binomio che solitamente vanno in direzioni opposte.

Valencia

D’altro canto l’avversario odierno dei blaugrana non gode di ottima salute. L’esonero improvviso di Marcelino, a pochi giorni di distanza dall’uscita di scena di Alemany, dg del conjunto ché, ha creato un terremoto all’interno della formazione valenciana. Il vestuario era, ed è tuttora, con Marcelino, e Parejo non lo ha certo negato, evidenziando non solo grande stupore, ma anche nervosismo nella squadra per questo provvedimento del tutto inaspettato. Il ruolo di tecnico è stato affidato a Celades, ex blaugrana degli anni 90 (4 stagioni al Barça).

Dal Barça al Barça

La curiosità riguardante Celades allenatore è che il suo ultimo incarico era stato come vice di Lopetegui al Real Madrid, e in questo ruolo aveva speso la sua ultima partita proprio al Camp Nou nel Clasico dello scorso campionato, perso dai blancos per 5-1. Da Barcelona a Barcelona dunque. L’ultima gara da allenatore era stata da avversario al Camp Nou, esattamente come la prima dopo quella volta. Certamente Celades cercherà di lasciare l’Estadi con un risultato differente da quello maturato in quella circostanza.

Dubbi formazione per Valverde

Con la situazione infortunati nel Barcelona, gran parte della formazione che scenderà in campo stanotte contro il Valencia è fatta. In difesa l’unico dilemma riguarda il laterale destro. Semedo (in calo le sue quotazioni come le sue prestazioni) o Sergi Roberto. Un’esclusione del portoghese sarebbe quasi una sentenza. I dubbi maggiori riguardano il centrocampo, dove sono tutti in salute. De Jong e Busquets dovrebbero essere sicuri del posto. Da verificare la posizione in campo dell’olandese, fino ad ora utilizzato male da Valverde. Da osservare con attenzione la posizione di Rakitic e Arthur. Terminato il mercato estivo, nel quale il nome del croato è stato abbinato più volte in operazioni in uscita, ora l’ex Sevilla dovrebbe recuperare i gradi persi fino ad ora (tre partite, nessuna da titolare, con le ultime due mai entrato in campo). Una nuova esclusione significherebbe che il ragazzo è stato definitivamente escluso dai piani del suo ex mentore ed estimatore. Riguardo a Arthur, anche il brasiliano è stato osteggiato notevolmente da Valverde. Quest’anno ha giocato appena 37′, con goal, nella trasferta contro l’Osasuna. Una nuova esclusione deflagrerebbe come lo scoppio di un ordigno nella squadra. Valverde deve dunque iniziare a gestire dei casi che possono diventare spinosi e scomodi dentro lo spogliatoio.
In attacco, esclusi Messi e Dembélé, Valverde può contare sull’uruguaiano, ormai recuperato. Se partisse dall’inizio, l’altro posto potrebbe essere di Carles Perez. Se Suarez dovesse partire dalla panchina, al canterano potrebbe unirsi l’altro canterano Ansu Fati. Altra soluzione è l’avanzamento sulla linea degli extremos di Sergi Roberto (con Semedo come laterale). Anche l’ipotesi Vidal avanzato sarebbe percorribile.

Formazione valenciana tutta da scoprire

Ancora più complicato è indovinare l’undici valenciano. Il cambio di panchina potrebbe far saltare le gerarchie prefissate. Esclusi alcuni punti fermi, l’ex blaugrana Cillessen, Parejo, Garay, Rodrigo, il resto della formazione è avvolto in una fitta e spessa nebbia che sarà diradata solo al momento dell’arrivo delle formazioni ufficiali.

FC Barcelona – Idea Mbappé. Fattibile?

di Giuseppe Ortu

Le dichiarazioni di Leo Messi rilasciate a Sport hanno marcato alcuni importanti argomenti che stanno facendo discutere tutto il barcelonismo. I titoli che ci ha proposto l’astro argentino sono senz’altro di quelli che lasciano il segno. 
Tra questi c’è certamente la conditio sine qua non del proyecto ganador. Per restare ancora molti anni, fino al termine naturale della carriera al Barça, D10S vuole continuare a vincere. Sopratutto vincere qualcosa di più importante e rilevante della semplice Liga. Ciò lo ha detto quando ha parlato della “stagione deludente” per aver conquistato solo la Liga. E qui dobbiamo aprire una parentisi su quell’avverbio. Il campionato spagnolo è complicato, ben più di altri come la Bundes, la Ligue 1 o la Serie A. Nella Liga ci si scontra quotidianamente con squadre come Atletico, Madrid, Valencia e Sevilla. Aver vinto due Ligas consecutive, otto delle ultime undici, non è cosa da poco. Il fatto è che ci si è acostumbrados, abituati cioè, alla tirannia interna tanto da assumerla come una cosa scontata. Ma lasciare a squadre come Real Madrid e Atletico Madrid solo tre campionati in undici anni, è impresa che ha dell’incredibile. 
Detto questo, è chiaro che gli ultimi rovesci in Champions hanno lasciato il segno, quasi facendo passare in secondo piano le imprese nazionali. Il vero obiettivo, dunque, è imprescindibilmente la Champions League. Tutto il resto è quasi contorno. 

Neymar

Neymar avrebbe dato una indubbia mano a raggiungere questo obiettivo. Ciò che è mancato alla squadra in queste ultime stagioni sono stati i goals, sopratutto quelli in trasferta. Tra Roma e Liverpool, il Barça ha subito 7 reti a zero, ma in entrambi i casi avrebbe superato il turno segnando appena una rete. Ciò che è mancato è stato, perciò, segnare fuori casa. Negli ultimi anni ci si è affidati a Messi, e la directiva, ma non solo, anche la squadra, si sono cullati con la presenza del miglior giocatore della storia. Appare evidente che, con la crisi realizzativa di Suarez nella competizione europea, la presenza di Neymar al fianco di Messi avrebbe permesso di risolvere tanti problemi. Tanto più che quest’anno è arrivato anche Griezmann.
Per questo motivo il numero 10 blaugrana, ma anche i pesos pesados dello spogliatoio, avrebbero voluto il brasiliano in squadra in questa stagione. Da qui la sua delusione manifestata con quella frase “non so se il club abbia fatto tutto ciò che era in suo potere per prendere Neymar”

Mbappé

Se non il brasiliano è diventato blaugrana in estate, potrà esserlo in inverno o nella prossima sessione di mercato estivo. Ma qui si apre un nuovo scenario. E se il Barça tentasse l’assalto a Mbappé e non a Neymar? La directiva ha iniziato a pensarci seriamente. All’interno della junta e della secretaria tecnica il nome del francese sta prendendo piano piano sempre maggiore spazio. E’ più giovane, 20 anni contro 27; è certamente più accettabile da parte dei socis e dell’aficion (parte del barcelonismo, infatti, è assolutamente contro un ritorno del brasiliano); Mbappé ha un profilo maggiormente da goleador e può giocare anche da nove. Il brasiliano, certamente più estroso e imprevedibile, è chiaramente più un extremo de banda che un nueve puro. Al momento in cui si dovrà sostituire Suarez, questo sarà certamente un argomento da tenere in considerazione. 

Il Psg

La difficoltà dell’operazione è in re ipsa. Prendere Neymar o Mbappé sarà complicatissimo anche la prossima stagione. Difficoltoso per difficoltoso che sia, tanto vale, questo il pensiero del club, puntare sul cavallo con più prospettiva. Entrambi i giocatori hanno il contratto in scadenza nel 2022. Contrattare con il Psg è cosa quasi impossibile per tutti; per il FC Barcelona è impossibile. Troppe le pendenze, i rancori, i precedenti tra i due club. Il Barça, conseguentemente, non riuscirà a prendere nessuno dei due se ci si dovrà sedere ad un tavolo con lo sceicco qatariota. C’è comunque una differenza enorme tra i due giocatori.

L’art. 17 del regolamento Fifa

L’art. 17 del regolamento Fifa, regola quei casi in cui un giocatore, con un contratto pluriennale, senza clausola rescissoria e che non sia stato rinnovato, possa svincolarsi dallo stesso trascorsi tre anni dalla firma (se all’epoca era minore di 28 anni) o due anni (se maggiore di 28). Le condizioni sono che la richiesta venga fatta dal giocatore interessato alla Fifa quindici giorni prima dell’ultima partita stagionale della squadra di appartenenza e che non vada in una formazione dello stesso campionato al quale partecipa al momento. In tali casi la Fifa stessa stabilirà il prezzo di vendita del giocatore istante, tenuto conto del costo di acquisto, l’ammortamento già accantonato e l’ingaggio del giocatore. 
Questo articolo è azionabile da Neymar per tornare al Barça, non eventualmente da Mbappé per svincolarsi dal Psg. Al francese mancherà ancora un anno l’estate prossima. Lasciare passare il treno di ritorno Neymar, per attendere un anno Mbappé che potrebbe anche decidere diversamente, per esempio restare a Parigi o andare a Madrid (il giocatore è un pallino di Florentino), potrebbe significare accettare un rischio troppo grande per Bartomeu e restare con il più classico dei cerini in mano.
Tutto ciò fa presumere, dunque, che se non a gennaio, a partire dalla prossima estate si riaprirà in grande stile il tormentone Neymar, con il brasiliano che, molto probabilmente, tornerà a vestire la camiseta blaugrana.      

FC Barcelona – Messi: “Quiero estar toda mi vida en un Barça ganador”

di Giuseppe Ortu

Nelle ultime settimane si è parlato molto della clausola presente nel contratto di Leo Messi che gli attribuisce la facoltà di liberarsi dal Barça gratis alla fine della stagione 2020 per accedere a una Liga di secondaria importanza rispetto ai campionati top. La clausola esiste, e della cui esistenza erano in tanti ad esserne informati. Il FC Barcelona usa rifarsi a questo tipo di contratti per i suoi giocatori simbolo. Così è stato anche per Xavi e Iniesta. Della lista gratuita ne ha beneficiato anche Dani Alves, che lasciò il Barça, allora per giungere alla Juventus, per meriti sportivi guadagnati sul campo. Tutto questo parlare sul contratto di Messi e sulla esistenza di questa clausola non sorprende chi da anni segue Can Barça. E’ una cosa normale nel club blaugrana, una prassi ormai consolidata.

Posto questo, il campione argentino ha chiarito questo ed altri punti importanti in merito alla sua permanenza in blaugrana nel corso di una intervista concessa in esclusiva al quotidiano barcelonès Sport.
“Barcelona e il Barça sono la mia casa, non intendo andare via e voglio trascorrere tutta la mia carriera qui. Però voglio un Barça ganador, un proyecto ganador”. Il messaggio è dunque chiaro ed è rivolto alla Junta directiva. Resto volentieri, ma voglio vincere. E per vincere, s’intende, si riferisce alla Champions. Se il suo sogno è restare a Barcelona per tutta la carriera, al contempo non desidera un contratto a lunga durata. “Voglio giocare nel Barça non perché ho un contratto, ma perché sto bene fisicamente e posso fare ancora tanto”, facendo intendere che ama talmente questa squadra e questo club che non vuole sentirsi un peso, che gioca non perché vincolato da un contratto, ma perché è ancora capace di meravigliare e far vincere la squadra.
A questo proposito, il Diez ha dichiarato anche che “quest’anno abbiamo una plantilla spettacolare (“con molte possibilità e alternative a centrocampo e in attacco”) e possiamo vincere tutto”.  Messi ha anche ripercorso la delusione per l’uscita di scena dalla Champions League e la bruciante eliminazione ad opera del Liverpool. “Abbiamo giocato seriamente solo la seconda parte della partita di Liverpool” ha detto l’argentino “mentre abbiamo regalato la prima. Il problema è stato non segnare in trasferta. Nella Champions è fondamentale farlo anche se vinci bene in casa”. E a Roma e a Anfield il Barça non ha realizzato nemmeno una rete. Andando a ritroso con la memoria, Messi ha ricordato che quando si è vinto la Champions si è sempre segnato fuori casa. Questa è la gran lecciòn. Conseguentemente quella passata “è stata una brutta stagione perché abbiamo vinto solo la Liga”.

Champions o Liga

Lo spirito competitivo che anima il campione argentino è sempre massimo. Messo davanti all’alternativa di rinunciare alla Liga per conquistare la Champions, il 10 blaugrana ha dichiarato di non voler rinunciare a niente. “Come sempre iniziamo per vincere tutto. Non voglio lasciare niente. Voglio vincere sia la Liga che la Copa Europa”.

Neymar

Il capitolo Neymar è ancora un punctum dolens. “Non so se il Barça ha fatto di tutto per prenderlo”, malcelando una certa delusione sul volto e nel tono di voce per il mancato ritorno del grande amico. “E’ un grande campione e il suo arrivo avrebbe aumentato le nostre possibilità di ottenere i risultati che tutti vogliamo”. Nello stesso tempo, tuttavia, capisce anche il sentimento di quella parte di aficionados che non gradisce il suo ritorno al Barça per il modo in cui è andato via.
Il campione ha ripercorso la stagione scorsa dal punto di vista personale, dichiarando di essersi sentito bene, in forma, anche se alla fine a lui interessano le prestazioni collettive e i titoli di squadra, non le sensazioni individuali.

Pallone d’oro.

Riguardo al prestigioso trofeo assegnato da France Football, Leo Messi è il chiaro favorito alla vittoria finale dopo la eccellente e splendida stagione scorsa, costellata dai titoli di capocannoniere sia della Liga, che della Champions League, l’abbattimento del muro dei 600 goals, le doppiette realizzate negli ottavi, quarti e semifinali di Champions, praticamente decise in solitaria. Oltre a questo, il record delle reti realizzate su punizione in una sola stagione, oltre a giocate trascinanti e spettacolari.
Interrogato in proposito, l’argentino si è nascosto dietro il suo schivo velo di modestia, sostenendo di non avere alcun tipo di sensazione in merito alle chance di vincere il trofeo. “A volte si privilegia la vittoria in Champions, altre volte il titolo mondiale”, ma è anche accaduto il contrario. “Quindi veramente non saprei dirlo”.

Lesione al soleo

In stagione Leo non ha ancora giocato un minuto. Infortunatosi al soleo al primo allenamento dopo la Copa America, D10S ha avuto una ricaduta alla vigilia del Betis quando aveva ottenuto il nulla osta medico e si stava allenando per esordire in campionato. Da allora continua a allenarsi al margine del gruppo, con un lavoro specifico che sta allungando notevolmente i tempi del recupero. “E’ un infortunio delicato e difficile quello al soleo” ha ammesso mestamente “E’ un punto delicato. Non avevo mai avuto un infortunio in quel punto e non avevo esperienza su come avrebbe reagito il mio fisico”.
Le cattive notizie sono dietro l’angolo, però, dato che per il recupero non è stata fissata una data, ma si continuerà a monitorizzare la situazione fintanto che non si avrà la certezza della guarigione totale. Escluso con certezza un suo schieramento contro il Valencia sabato alle 21.00, nel prossimo turno di campionato, al momento è in forte dubbio anche la sua partecipazione al primo incontro di Champions, in programma a Dortmund il 17 settembre.

Editoriale – Se il Barça fosse allenato da Robert Moreno!

di Giuseppe Ortu

In questi giorni di pausa del campionato per le gare delle nazionali, abbiamo avuto modo di rifarci gli occhi con le partite della Seleccion spagnola, che ha disputato due incontri molto convincenti contro Romania e Far Oer in questo ultimo turno di Qualificazioni per Euro 2020. Due vittorie convincenti dal punto di vista del risultato e del gioco. Se l’avversario della partita di ieri notte non era certamente molto competitivo, sì che lo era la Romania, squadra dura, ostica, quadrata; poco propensa allo spettacolo ma estremamente pragmatica e concreta. Una squadra scorbutica, insomma, che spesso fa giocare male gli avversari con una tattica di gioco sparagnina e spartana. Nonostante ciò, la nuova Seleccion di Robert Martinez, catalano di L’Hospitalet de Llobregat, ha messo in piedi una rappresentazione calcistica di gran valore. Il gioco è stato spumeggiante, e tanti sono stati i riferimenti e citazioni guardiolistiche. Pressing altissimo e asfissiante portato da tutta la squadra tendente al recupero immediato del pallone il più in alto possibile; interscambi tra giocatori, movimenti senza palla di tutti gli elementi della squadra per fornire sempre più opzioni di scarico al portatore di palla, velocità negli scambi e tocchi di prima, tagli e cambi di campo di giocatori e palla per portare sempre lo scompiglio nello schieramento avversario, costretto a ondeggiare da destra a sinistra di continuo fino a scomporsi e allentare le maglie per l’inserimento e l’imbucata centrale. Questo il gioco messo in mostra dalla Roja nelle due partite prese in considerazione. Da lustrarsi gli occhi e fare tanto di cappello a Moreno con tanto di Bravo!, come ha titolato in prima il quotidiano Sport quest’oggi.

Ora ditemi chi di voi, guardando la Seleccion, non ha pensato immediatamente al Barça e al suo gioco. Nel parallelo Moreno – Valverde, il tecnico blaugrana ne è uscito con le ossa rotte, spazzato via come da un uragano dal collega catalano. E in quanti hanno subito pensato, immaginato, sognato di vedere il Barça e i suoi meravigliosi campioni guidati dall’allenatore che ora siede sul banquillo della nazionale? Vedere Messi, Suarez, Griezmann, De Jong, Arthur, Busquets, Dembélé, e in immediata prospettiva futura Riqui, Fati e Ilaix guidati da un tecnico con nelle vene lo stesso sangre guardiolista sarebbe veramente uno spettacolo. Sarebbe come riallacciare il filo della memoria e fare un tuffo a ritroso nel passato, ritornando ad assaporare emozioni, sensi e profumi di un gioco che hanno fatto del FC Barcelona una icona. 

 

Editoriale – De Jong e il problema Valverde

di Giuseppe Ortu


Valverde sta diventando sempre più un problema per il Barça. Anche il rendimento deludente di de Jong, così come quello di Arthur e di Coutinho rispondono al nome dell’allenatore blaugrana.

                                                   De Jong cartina a tornasole  

Dopo le prime gare ufficiali di inizio stagione del nuovo FC Barcelona, iniziano a sorgere i primi dubbi sulle capacità tecniche e gestionali dell’allenatore blaugrana in merito ad alcuni giocatori. De Jong è la cartina di tornasole della confusione che da tempo affligge il tecnico extremeno. Il calciatore olandese è passato ad essere il faro e l’anima dell’Ajax e della nazionale Orange, a quasi un oggetto misterioso nel Barça. La centralità che il ragazzo ha nella nazionale e che aveva nella sua vecchia squadra di club, non è la medesima qui nella formazione blaugrana. C’è di peggio. Nelle prime uscite stagionali, giocate sotto ritmo dalla squadra, il numero 21 era stato uno dei pochi a toccare la palla di prima o al massimo con due tocchi. Proveniva da una formazione che faceva, infatti, della velocità e del movimento senza palla, oltreché del pressing per il recupero immediato del pallone, uno dei dogmi del calcio totale olandese. Ciò si è notato sopratutto nella prima uscita in Liga, a San Mames. In quella circostanza è stato il solo a cercare il passaggio filtrante/in verticale a un tocco. Calato in una realtà completamente diversa, dove il Barça di Valverde porta palla e si addormenta in uno giro-palla estremamente lento e prevedibile, anche Frenkie ha iniziato a tenere il pallone e a rallentare il suo modo di giocare. Basta vedere la sua ultima gara a Pamplona. E qui squilla il primo campanello di allarme.

Posizione in campo

Ma non è solo questo il problema. Importante è anche la sua posizione in campo. De Jong ha sempre giocato nella posizione del pivote mediocentro, dove ha possibilità di difendere basso davanti alla difesa e ripartire velocemente smistando la palla verso i suoi compagni di squadra. Non gioca in una posizione rigida, con consegne asfissianti che tarpano il suo genio, ma è libero di svariare lungo tutta la linea di centrocampo. Lo si vede al centro, poi a destra, infine viene a giocare sulla sinistra per poi rientrare nella sua posizione iniziale di vertice basso del centrocampo, o alto della fase difensiva. Nella partita della nazionale contro la Germania, de Jong ha messo in evidenza tutto il suo genio con una prestazione eccellente. Libero da linee e perimetri da non oltrepassare, il centrocampista ha dettato legge in mezzo al campo, proponendosi in attacco, dove ha segnato una rete stupenda, e retrocedendo in difesa. Questo è il de Jong che ha acquistato il Barça. Ed è questo giocatore che vuole vedere in campo tutto il barcelonismo anche con la maglia blaugrana. De Jong è un leader, un grande giocatore. Questo è evidente solo quando gioca con la maglia Orange della sua selezione nazionale.
Perché fino ad esso non abbiamo visto lo stesso giocatore anche con la camiseta blaugrana? Semplice, perché Valverde non lo fa giocare per rendere al meglio e al massimo delle sue capacità. Valverde sta imbrigliando l’olandese in rigidi schemi che ne mortificano e uccidono fantasia e talento, entro linee e tracciati di corsie da non oltrepassare per non incorrere in 10 secondi di penalità. Ma qui non siamo in Formula Uno! Relegato nella posizione di interno a destra, con la stretta consegna di non fuoriuscire da quella zona, il tecnico azulgrana sta autolimitando e rovinando le capacità del suo giocatore.
Ciò ricorda il sacchiano Ancelotti prima maniera, o lo stesso Sacchi, che cresciuti nel dogma e nel mito del 4-4-2, hanno rovinato grandi talenti e geni perché non si adattavano alle loro rigidità e intransigenze schematiche. Giocatori come Baggio e Zola, sono stati letteralmente fatti fuori da questi allenatori perché il loro 4-4-2, costruito per soldatini del pallone, volenterosi operai del calcio, non prevedeva la fantasia di chi decideva di lasciare la mattonella di competenza per andare a creare calcio altrove. Così Baggio è dovuto andare in provincia a giocare, Zola è approdato, per sua fortuna, in Inghilterra, al Chelsea, dove è divenuto Magic Box. Valverde rischia di fare lo stesso, adesso, con de Jong. Se hai un cavallo da corsa, non puoi tenerlo in un recinto e non farlo mai correre. Non avrebbe senso alcuno. Lo stesso nonsense che sta mettendo in pratica Ernesto Valverde in questa prima parte di stagione. Al centro gioca Busquets, certo. Ma l’ex Athletic può anche optare per il doble pivote Busquets-de Jong, mai provato in questo inizio di temporada, o iniziare a dare un pò di descanso al giocatore di Badia e proporre l’olandese nel suo vero e naturale ruolo. Il rischio di rovinare de Jong è francamente molto elevato andando avanti di questo passo. Lo stesso ex blaugrana Frank de Boer ha sollevato più di qualche dubbio sull’utilizzo del suo connazionale da parte di Valverde. “Non so che cosa sta accadendo con Frenkie. Non so cosa vuole fare Valverde con lui” ha detto l’orange. “Contro l’Osasuna è stato schierato più da extremo di destra che da mediocentro. Quella non è la sua posizione”.

Altri prima di de Jong

Valverde non è nuovo a questo genere di dibattito sui giocatori. Questa estate, durante la Copa America, anche Arthur si era lamentato del suo utilizzo da parte di Valverde nel Barça. “Nella seleçao gioco diversamente e in una posizione diversa”, dichiarando di avere più libertà nella canarinha che in blaugrana. Non si sa se sia un caso, ma per il momento Arthur si può dire che non sia ancora mai sceso in campo con il Barcelona. Come mai? Cosa c’è dietro? Stiamo parlando di un problema fisico o c’è qualche problema interpersonale tra Arthur e Valverde?

Lo stesso con Coutinho

Valverde è già stato la causa del fallimento di Coutinho nel Barça. Sull’ex Red se ne sono dette e scritte tante. Ma la verità è che è stato rovinato da Valverde in blaugrana. A Can Barça ha dovuto giocare sempre da extremo sinistro, posizione non sua e che non gli è congeniale. Preso per essere l’erede di Iniesta, e giocare dunque nel centrocampo a tre come interno di sinistra, il Txingurri lo ha dirottato quasi subito sulla linea dell’attacco. In una posizione non sua, il ragazzo ha comunque fatto una metà stagione strabiliante. Reti, giocate, velocità e imprevedibilità sono stati il suo biglietto da visita. Veniva però, c’è da ricordarlo, dalla preparazione fisica realizzata a Liverpool agli ordini di Jurgen Klopp. Nella prima stagione dall’inizio in Catalunya, tutti ci aspettavamo uno show da parte sua. Il ragazzo, invece, si è letteralmente fermato, come fosse cotto, andato, da buttare. La preparazione fatta al Barça sotto gli ordini dello staff di Valverde lo ha liquefatto. Troppo dura? No quasi inesistente! Di quel giocatore formidabile ammirato solo pochi mesi prima, non era rimasto più nulla. Lento, triste, demoralizzato, senza idee, svuotato, stanco. Anche su di lui si era posata la mano di Valverde.

E la Junta?

Nonostante tutte queste considerazioni, tutti questi problemi accusati da giocatori importanti, la junta di Bartomeu sembra continuare a voler tenere gli occhi chiusi, a dar fiducia all’allenatore, e a far finta di non vedere ciò che è lampante a chiunque segua il Barça. Vedere un albero e non la foresta. Questo è il problema principale al Barcelona di oggi.    

FC Barcelona – Fati il predestinato e le differenze con Vinicius

di Giuseppe Ortu


Ansu Fati è il ragazzo prodigio del FC Barcelona di questa stagione. Dopo le due partite d’esordio in maglia azulgrana, il giovanissimo calciatore di 16 anni è stato aggregato definitivamente alla prima squadra e potrà essere sostanzialmente un nuovo acquisto del Barça. Fati, nonostante la pausa per le nazionali, non tornerà a giocare con i suoi vecchi compagni del Juvenil o con il Barça B. Non solo, ma come il suo compagno Carles Perez, anch’egli promosso in prima squadra, si alleneranno, si cambieranno e mangeranno con il primer equipo. Si tratta, conseguentemente, di una integrazione totale con la plantilla di Ernesto Valverde.

Fati è la rivelazione della temporada non solo blaugrana, ma anche di tutta la Liga. Con la rete realizzata a Pamplona, il ragazzo della Guinea Bissau, ma con passaporto anche spagnolo, ha stracciato tutti i record di precocità per un marcatore nella storia del campionato iberico. Fati si è convertito nel più giovane calciatore ad aver mai marcato in Liga.

Non solo goal. Il sedicenne del Barça è stato anche un elemento fondamentale nei pochi minuti giocati finora con la squadra. 12 minuti nella prima partita, quella del 5-2 casalingo contro il Betis, e 45′ contro l’Osasuna. Nella gara dell’esordio ha dimostrato di che parta è fatto, giocando nella fascia opposta a quella dove solitamente gioca nello Juvenil A. Nelle giovanili la sua fascia di competenza è la sinistra. Valverde lo ha mandato in campo per calpestare l’out di destra. Era la prima partita con la prima squadra, in casa, con un Camp Nou colmo fino all’orlo e alla sua prima convocazione. Ansu è entrato in campo come se nulla fosse, con una calma olimpica, come se in quella squadra, con quei compagni, in quello stadio ci avesse giocato già da una vita. Non ha sofferto l’emozione, e se l’ha sentita non l’ha fatta percepire all’esterno. Ha giocato, corso, trattato la palla e dialogato con i compagni in maglia blaugrana come un veterano. Da predestinato. Perché è questo che Ansu Fati è: un predestinato. Nella sua seconda gara, a Pamplona, è entrato con una situazione difficile nel punteggio. La squadra perdeva uno a zero dopo un primo tempo bruttissimo da parte dei suoi compagni. Non un solo tiro verso la porta dell’Osasuna. Valverde lo ha gettato nella mischia non in una situazione comoda. Non in un tessuto tecnico, ambientale e psicologico facile per un semi-esordiente assoluto. Ansu ha impiegato appena sei minuti per realizzare di testa la rete del pareggio del Barça. Non tutti i goal sono uguali e hanno lo stesso peso. Segnare la rete del 1-1 e raddrizzare una situazione delicata non è come realizzare un tre o un quattro a zero. Quella rete è stata maledettamente importante nell’economia della partita e di quel rateo di gara. Il ragazzo ha dimostrato, una volta di più di essere un predestinato, di accettare la sfida e di saperla gestire. Sopratutto, di saperla vincere. Certo, è presto per fare tanti elogi, per stendere tappeti rossi e attribuire patenti da crack. Ma di una cosa siamo certi. Questo ragazzo è un calciatore vero. Spetterà a lui, al suo ambiente familiare e amicale e al club fare in modo che cresca fino a diventare una stella. Fati è al Barça dall’età di 10 anni, proveniente dal vivaio del Sevilla. Un campione fatto in casa, dunque, come tantissimi creati dalla Masia. L’ennesima grande promessa a costo zero.

Tutto l’opposto di Vinicius del Madrid. Aquistato dal Flamengo per 65 milioni totali, soffiandolo al Barcelona con una offerta monstre per un ragazzo di allora 16 anni, il rendimento del ragazzo è stato decisamente al di sotto delle attese. Dotato di un buon passo e velocità, oltre che di una buona tecnica individuale, Vinicius manca assolutamente di concretezza, tiro a rete e controllo e misura dell’ultimo passaggio. Così si spiegano i suoi numeri. Lo scorso anno ha giocato 18 partite per un totale di 864′. Due assist e una rete realizzata nel 3-0 contro l’Alavés alla 22a giornata. In questa stagione il ragazzo 19 enne ha giocato le tre partite disputate dal suo club. 69, 33 e 16 i minuti disputati nei quali non ha ancora violato la rete avversaria o dato passaggi vincenti ai compagni. Il tiro è una delle sue maggiori pecche. Come si dice negli ambienti degli avvocati, Vinicius fa tanta gazzosa, intendendo con questa espressione colorita, bollicine, schiuma ma poco altro. Tutte chiacchiere e distintivo per citare De Niro – Al Capone ne Gli Intoccabili nella memorabile scena finale.

Il paragone tra i due ragazzi è ancora più disarmante ai danni del blanco se si pensa alla differenza di età, l’esperienza accumulata in campo e la loro differente effettività. In casa blaugrana è nata una stella.