E sono tre. Tre titoli di Copa del Rey conquistati in tre anni. Un degno finale di stagione per un allenatore e una squadra che, assieme, in tre anni hanno conquistato 9 titoli sui 13 disponibili. Il coronamento di un cammino nato con una grande incognita tre anni fa, ma con tante grandi speranze dopo il breve periodo contrassegnato dalla gestione del Tata. La terza Copa conquistata consecutivamente porta il Barça di Luis Enrique nella storia di questo Club in quanto raggiunge l’Equip de Cinq Copes che agli inizi degli anni 50′ mise in fila tre Coppe del Re in a row. Con questo trionfo il Club si conferma al secondo posto nella classifica all time del palmares della competizione, ad un titolo solo dall’Athletic Club che ne vinse quattro di fila dal 1930 al 1933. E’ da tenere presente che le quattro vittorie del Real Madrid conquistate dal 1905 al 1908 non sono da considerarsi ufficiali in quanto la competizione fu organizzata dalla stessa società Merengue e non dalla federazione, ancora non esistente.
La partita di ieri è stato un saluto per tanti: per il Calderon, per Lucho, per alcuni giocatori di ambo le squadre. Una partita senz’altro spettacolare. Da una parte spettacolo puro, tecnica e giocate; dall’altra una formazione robusta, dura (fin troppo), organizzata e battagliera. Una partita anche di ritorni. Splendido per quanto riguarda il significato intrinseco quello di Aleix Vidal. L’esterno è rientrato proprio contro l’avversario che lo aveva messo fuori causa causandogli un grave infortunio e costringendolo ad una assenza dai campi di gioco di alcuni mesi.
Barça – Alaves è stata anche la partita nella quale Messi ha messo in evidenza che è sempre lui il migliore e che merita assolutamente l’ennesimo Pallone d’Oro. Una partita meravigliosa. Un goal, che lo porta sul tetto dei cannonieri della manifestazione con 5 reti, un assist che da solo vale una rete e il biglietto di ingresso, una serie di giocate strappa applausi. La notte è da ricordare anche per il goal realizzato da Paco Alcacer, che dopo un inizio di stagione difficoltoso, dalla metà del girone di ritorno ha iniziato a ingranare e segnare. L’Apprendistato Barça, lo chiamo io. Un anno di pratica è assolutamente necessario per qualsiasi giocatore che entri a far parte di questa squadra, salvo non provenga direttamente dalla cantera. Nemmeno Neymar e Suarez, per stare al presente, o Laudrup e Koeman, per tornare indietro nel tempo, sono sfuggiti a questa regola. Nelle stesse condizioni si trova Il Ragazzo Triste, André Gomes. Utilizzato per la terza volta da esterno destro, in precedenza ha giocato nella stessa posizione contro Las Palmas e Eibar, ha reso per quanto non è riuscito a dare nelle differenti posizioni di centrocampo, o di extremo, nelle quali era stato provato fino ad allora. Forse Lucho gli ha trovato l’ubicazione perfetta in campo. La prossima stagione sarà quella della verità, e non solo per lui, una volta smaltito il periodo di apprendistato. Ma sarà compito di Valverde e della Secreteria Tecnica dover decidere il suo futuro, non solo in campo. E come lui, parecchi giocatori della attuale plantilla attenderanno notizie provanienti dal Club. Unica nota stonata della gara la prestazione di Cillessen. Una volta chiamato non si è fatto trovare pronto. Non ha risposto presente né nell’occasione del palo colpito da Ibai Gomez al 27′ (con il risultato ancora sullo 0-0), né nella circostanza del pareggio su punizione di Theo.
Ma ora è il momento dei festeggiamenti. Si vince e si perde in undici. Il momento delle scelte e del mercato inizierà da lunedì prossimo.