FC Barcelona Gruppo B – Girone complicato per il Barça

Sorteggio Champions poco gradito in casa Barça. Il Gruppo B, quello capeggiato dalla squadra blaugrana, è stato matrigna e patrigno allo stesso tempo. Dall’urna sono venute fuori squadre tutt’altro che abbordabili. Il Tottenham di Kane, il Psv di Lozano e l’Inter di Milano sono le avversarie nella prima fase. 

La squadra di Pochettino ha iniziato alla grande la sua stagione. Prima in classifica a punteggio pieno, la formazione degli Spurs hanno appena battuto il Manchester Utd all’Old Trafford per 3-0 in Premier, dimostrando di essere una squadra in salute e dotata di tutte le armi per essere veramente vincente. La dirigenza britannica non ha compiuto grossi colpi di mercato, ma è stata in grado di resistere alle sirene milionarie per i suoi giocatori e l’allenatore. Kane, Alli, Erikssen, lo stesso Pochettino corteggiato insistentemente dal Madrid dopo l’addio bruciante di Zidane. Tutti continueranno a vestire i panni bianchi della squadra di Londra. Oltre a questo, l’inizio della stagione in Premier sembra averci consegnato una formazione davvero maturata per traguardi importanti. Un avversario dunque molto forte e ostico per il FC Barcelona.

Come è risaputo, la forza e pericolosità di un girone Champions è dato dalla forza della terza e quarta formazione. Da questo punto di vista non c’è da stare troppo tranquilli. Il Psv Eindoven dell’ex blaugrana Mark Van Bommel è una squadra che abbina la corsa all’organizzazione e alla tecnica. Una squadra robusta e quadrata che può impantanare qualsiasi avversario sopratutto se non si trova in stato di grazia. 8 reti realizzate e appena due quelle subite con tre vittorie su tre. Numeri da numero uno. L’unico dubbio su questa squadra è dato dal livello non top del suo campionato. E’ forza assoluta quella del Psv o relativa? La quarta del gruppo è l’Inter di Milano. La squadra italiana in piena crisi di risultati da molti anni ormai, p stata protagonista di un mercato estivo ad effetto. Sono arrivati giocatori importanti come Nainggolan, Vrsalijko che si aggiungono ad altri come Perisic (talento discontinuo). Ha iniziato male la stagione e il suo trainer è già nell’occhio della critica come uomo non in grado di gestire un ambiente notoriamente confusionario, spocchioso e caotico come quello neroazzurro.  

La Playa del Nuevo Zorrilla nell’occhio del ciclone

Si è giocato al Nuevo Zorrilla di Valladolid, ma si sarebbe potuto giocare anche a Barceloneta o alla Playa del Bogatell o direttamente a quella di Casteldefels. Con los bañadores, a petto nudo e scalzi. Ci si sarebbe riconosciuti a vista e si sarebbe utilizzato un bel pallone di gomma. D’altronde siamo in agosto, no? Il pubblico si sarebbe potuto assiepare ai bordi del campo tracciato con un solco sulla sabbia realizzato prima dell’inizio dell’incontro, e alla fine, tutti, vincitori e sconfitti, si sabbero tuffati in acqua per un bagno rinfrescante invece della solita doccia negli spogliatoi. Se così fosse accaduto, molto goliardico, divertente e scanzonato, stile: “Che cosa facciamo adesso?”/ “Perché non organizziamo una bella partita?”, non ci sarebbe stata alcuna differenza rispetto a quello che è accaduto ieri notte a Valladolid. Lo stadio Nuevo Zorrilla altro non era se non una spiaggia dipinta di verde con gli spalti attorno. Il terreno era stato appena concimato, arato meglio. Le zolle saltavano come se avessero appena organizzato una festa in discoteca a base di alcolici che le aveva rese ebbre di gioia e di alta gradazione alcolica. E, come in una vera spiaggia, la palla non procedeva mai in linea retta, ma saltellava qua e là come le caprette di Heidi. Pareva come mossa da una vita propria. Era impossibile da indirizzare con precisione.

Lo spettacolo che ne è scaturito è stato qualcosa di veramente indecoroso. La Liga vuole andare a giocare in USA (altra assurdità di questa estate muy caliente che ha dato alla testa a molti). Prima di trasmigrare oltre oceano per far giocare a New York Girona – Fc Barcelona, sarebbe il caso che Tebas faccia sistemare tutti i campi di gioco degli stadi di Primera. Per la verità Tebas non ha perso tempo ad aprire una investigazione sopra lo stato di manutenzione del “manto erboso” del Nuevo Zorrilla. L’espediente dovrebbe portare a individuare i responsabili del pericolo corso ieri notte dai giocatori in campo e a portare a dei deferimenti con conseguenti sanzioni ai danni di coloro che hanno creato questa situazione. Mi domando come sia possibile impiantare un prato quattro giorni prima della disputa di una partita di calcio. Il rischio di infortuni che hanno corso i calciatori delle due compagini ieri sera è stato fortissimo e concreto. Lo stesso Valverde, durante la conferenza stampa al termine della partita, ha denunciato il fatto e l’accaduto.

FC Barcelona – Il Barça vince soffrendo a Valladolid

Il Barça vince con sofferenze impronosticabili alla vigilia a Valladolid con rete di Dembélé nella ripresa della gara. In un terreno di gioco più simile ad una spiaggia che a un campo da calcio, nella Playa del Nuevo Zorrilla il Barça ha giocato una prima parte sicura, con un piglio da squadra decisa a chiudere la gara già prima dell’intervallo. Un po’ di imprecisione sotto porta, unito a qualche bell’intervento di Jordi Masip, portiere ex blaugrana andato a Valladolid per trovare continuità di prestazioni e di gioco, hanno impedito agli uomini di Valverde di chiudere la gara in anticipo. Concausa di ciò anche lo stato pietoso del manto erboso del Nuevo Zorrilla. Il prato, impiantato appena quattro giorni fa, non ha retto alla pressione e al movimento dei giocatori e si è sfaldato sin dai primi minuti. Le zolle che saltavano, unite alla gibbosità della parte apparentemente salda, hanno complicato lo scorrere del pallone e la manovra rasoterra del Barcelona. Il pericolo che all’improvviso si potessero aprire delle voragini sotto i piedi dei 22 in campo, ha inoltre impedito la naturalezza dei movimenti ai giocatori, timorosi anche, sentendo pattinare e sollevarsi il terreno sotto i piedi, di andare incontro ad infortuni muscolari e articolari.

La ripresa, invece, ha visto la squadra campione di Liga in carica prima passare in vantaggio con Dembélé che ha chiuso in rete una bella combinazione Coutinho-Sergi Roberto, e poi uscire piano piano dal campo, lasciando la scena agli avversari. Il Valladolid, intravista la possibilità di rimontare lo svantaggio, ha preso il sopravvento a centrocampo assediando l’area di Ter Stegen e creando pericoli su pericoli.  

Uno dei protagonisti in assoluto della nottata (gara iniziata alle ore 22:15, orario molto estivo, molto spagnolo, ma molto poco conforme ad una gara di calcio che non sia una goliardata tra amici in ciabatte e magliette dai colori gli uni differenti dagli altri), è stato indiscutibilmente il Var. La tecnologia, innovazione di quest’anno per il calcio spagnolo, ha prima confermato l’annullamento del raddoppio di Suarez per fuorigioco (segnalato dal guardialinee di destra), e poi non convalidato la rete del pari dei padroni di casa giunta sul finire del recupero. Anche la rete dei biancoviola di pucela è stata annullata dalla Var per un chiaro fuorigioco di Keko, sebbene inizialmente l’arbitro avesse assegnato la rete del pareggio ai padroni di casa.

Il Barça di Valverde torna a casa con una sudatissima vittoria di misura che fa morale e classifica, anche se apre qualche quesito di non facile decifrazione circa il calo della squadra nella ripresa e la difficoltà nell’arginare un avversario volenteroso e tignoso ma con ben poche altre qualità.            

Goal 6000 del Barça in Liga – Da Parera a Messi la storia del club in due reti

Sabato notte, 18 agosto 2018, Leo Messi ha realizzato il goal di apertura della sfida contro l’Alavés, una rete su punizione con la palla fatta passare sotto la barriera e terminata alla sinistra del portiere di Vitoria. Una rete fotocopia a quella segnata contro il Girona a Montilivi nello scorso campionato. Stesso stile, angolo opposto. Al Camp Nou, alle ore 00:34 di sabato, eravamo al 64′ quando la palla dell’argentino si è infilata in fondo al sacco. Non una rete normale, non una come tante nel paniere della Pulga. Quella era la rete 6000 del FC Barcelona in Liga. Una rete storica.

Prima di allora una infinita serie di reti blaugrana. Se le contassimo e raccontassimo a ritroso, una dopo l’altra, come una macchina del tempo, retrocederemo lungo i tortuosi cunicoli del tempo e ci ritroveremo nel corso del 1929.

La prima marcatura del Barça, la Numero Uno, scritto in maiuscolo come fosse la mitica moneta portafortuna di Zio Paperone, fu segnata proprio in quell’anno da Parera, attaccante del Barça di Romà Forns, già giocatore blaugrana dagli anni 1904 al 1913 quando lasciò il calcio giocato per dedicarsi al ruolo di allenatore di giovani anime.

Eravamo nel lontano 1928-29. Era quella la prima edizione della Liga, un campionato a soli 10 squadre con 18 partite da disputare. La partita era Racing de Santander – Barcelona. Si giocò il 12 febbraio del 1929 al Sardinero. Il Barça scese in campo con Vidal in porta, Saura, Samitier in difesa, Martì, Castillo, Obiols a centrocampo, Sagi-Barba, Arnau, Ramon, Garcia e Parera in attacco in quello che allora era il 2-3-5 come schema imperante. Al 53′ Parera, sfruttando una indecisione dei difensori del Racing, realizza la prima rete della partita con un tiro rapido e preciso. Una rete storica: il primo goal del FC Barcelona nella Liga spagnola.

Ottantanove anni dopo quella rete di Parera, e 5999 reti dopo, è arrivata la marcatura di Leo Messi a realizzare il goal numero 6000. In mezzo c’è tutta la storia di un club, una vita intera dedicata allo sport, a coltivare un sogno e giovani vite. Una vita di fatica, tensioni, gioie. Una esistenza transitata attraverso eventi memorabili, gioie e tragedie, come la fucilazione di Sunyol ad opera dei franchisti, la morte di Gamper costretto all’esilio per i fischi alla Marcia Real in occasione dell’amichevole contro una squadra della marina britannica la cui nave era alla fonda a Barcelona, la guerra civile, le partite amichevoli durante il conflitto per tirare su il morale alla popolazione e raccogliere fondi per gli Ospedali del Sangue, la prima gira americana organizzata per sfuggire alle bombe ed esportare la richiesta di aiuto per la democrazia spagnola e catalana, l’arrivo di Cruyff, il Motin de l’Hesperia, il Dream Team e la prima Champions del 1992, l’avvento di Guardiola e il primo Triplete del 2008-09 e l’inizio dell’era Messi con il secondo Triplete del 2014-15. Una storia forgiata nel fuoco e nella roccia, nel sudore e nelle lacrime. La storia di una squadra, di un club, di un popolo in trincea, sempre “anti” e “contro”, mai domo e mai piegato. 

C’è tutto questo tra quei due goals. Una intera vita vissuta appieno nell’essenza dell’esistenza stessa.      

Bentornati a Messilandia. Messi, Coutinho e Messi schiantano l’Alavés

È tornata la Liga. Con essa sono tornati il Barça, la vittoria (3-0 all’Alavés) e sopratutto Leo Messi. Un Messi strepitoso lidera un Barça che ha iniziato il cammino per la difesa del titolo conquistato nella scorsa temporada. I numeri dell’argentino, che nei giorni scorsi ha annunciato il suo anno sabbatico nei confronti dell’albiceleste, sono mostruosi: due reti, due pali, tiri in porta, aperture di 40/50 metri come se fossero di due, giocate funamboliche, passaggi illuminanti per i compagni. Messi è stato tutto questo oggi. Il suo primo goal, palla sotto la barriera su punizione come lo scorso anno contro il Girona, è una rete oltremodo storica, essendo la numero 6.000 del Barcelona nella storia della sua Liga.

Non solo Messi

Questo Barça non è stato solo un Messi immenso e inmessionante. Oltre Leo, che ancora una volta ha chiarito chi è il più forte della storia di questo sport, è salita in cattedra tutta la squadra, apparsa decisamente più forte e quadrata di quella dello scorso anno. A partire dalla panchina. Andati via tanti elementi allo stato gassoso che componevano il banquillo nelle scorse stagioni, oggi si è visto il significato di una panchina importante e solida, una di quelle che ti permette di vincere partite, trofei e di andare fino in fondo in tutte le competizioni. Nel secondo tempo sono entrati giocatori come Coutinho, Arthur e Vidal, pesos pesados in grado di dare realmente il cambio a coloro che partono dall’inizio. Il numero 7 ha aperto la sua Liga così come l’aveva chiusa: con una rete delle sue, un destro a girare sul palo lontano. Arthur, il cui ingresso ha permesso il passaggio dal 4-3-3 al 4-4-2, si è sistemato in mezzo al campo con una personalità da consumato blaugrana e ha contribuito a chiudere il centrocampo, a pressare fino alla fine della gara e a fare girare il pallone con uno, due tocchi. Il cileno, infine, appena messo piede in campo ha rubato il pallone che poi è stato scagliato in rete da Coutinho. Una efficacia della panchina assoluta come da tanti, troppi anni non si vedeva al Camp Nou.

Molto altro oltre alla panchina

La partita contro l’Alavés di Abelardo ha lasciato molte sensazioni positive. La forma fisica, al netto di alcune imprecisioni sotto porta e in alcuni appoggi, oltre ad una preparazione che chiaramente non può essere ottimale a metà agosto, è già ragguardevole. Altro elemento positivo è dato dalla crescita dei giocatori al loro secondo anno. Semedo ha disputato un’ottima partita sulla scia della pretemporada americana. Ciò ha permesso a Sergi Roberto di ritornare alla sua posizione naturale di centrocampista. Il ragazzo di Reus è partito nell’once titular e si è messo in evidenza nel centrocampo a tre con Busquets e Rakitic. Ha spinto e ripiegato, duettato e si è inserito. Insomma, quest’anno la squadra ha guadagnato un centrocampista di valore in più. Dembélé, da parte sua, è stato molto attivo. È parso meno timido e titubante nelle giocate e nelle scelte di campo dimostrando che questa può davvero essere la stagione della svolta e della consacrazione.

Il pasillo

È da segnalare il gesto di signorilità e sportività dell’Alavés, che prima dell’inizio della gara, ha voluto omaggiare il Barça con il pasillo de honor per la recente conquista della Supercopa d’España contro il Sevilla. Informati delle intenzioni degli ospiti, gli addetti del Camp Nou hanno fermato i giocatori blaugrana che si accingevano ad entrare in campo per permettere agli ospiti di schierarsi in due ali e omaggiare in questo modo l’ingresso sul terreno di gioco della squadra campione. Un gesto di signorilità che lo scorso anno fu negato dal Madrid in occasione del Clásico di ritorno a Barcelona per la conquista della Liga avvenuta matematicamente la giornata precedente.

FC Barcelona – Dembélé e Ter Stegen consegnano al Barça il primo titolo di stagione

Con una rete di Dembélé e una parata su calcio di rigore di Ben Yedder del portiere tedesco, il Barça batte il Sevilla per 2-1 e conquista il primo titolo della stagione 2018-19. La Supercopa d’Espana, che a rigor di logica sarebbe dovuta essere blaugrana in  automatico per avere trionfato in entrambe le competizioni che danno diritto alla sua disputa, è stata meritatamente vinta da un FC Barcelona ancora imballato e fuori forma per aver disputato la gara con quasi tutti i giocatori appena rientrati dalle vacanze. Il 12 agosto, una data più consona per stare sdraiati al mare che per disputare una Finale di Supercopa. E meno male che, per gli impegni successivi del Sevilla, e quelli precedenti del Barça, impegnato nella gira americana, non ci si è contesi il trofeo con la solita formula delle due gare di andata e ritorno. In questo calendario assurdo, compattato, concentrato e stipato come all’interno di una scatola di sardine, dove si gioca tanto, troppo persino per dei super professionisti dai muscoli e polmoni d’acciaio, ecco che, smesse le flip flop, il costume da mare e la crema solare, si è scesi in campo a Tangeri, con un tasso di umidità del 67%, ancora in piena estate. 

Se i giocatori in maglia blaugrana avevano ancora la sabbia nei piedi e il fiato corto  di chi era in vacanza fino al giorno prima, il Sevilla, dal canto suo, si presentava alla sfida in fase di preparazione già avanzata per via dei preliminari di Europa League che sta affrontando in questo periodo (altra assurdità di un calendario concepito più da un ragioniere folle che da un uomo di sport).

Nonostante la chiara difficoltà fisica rispetto all’avversario, il Barcelona, come suo costume, ha preso possesso del campo e della partita e ha cercato sin dall’inizio di fare la gara. Anche se i ritmi e l’intensità non sono stati altissimi, le trame di gioco e il giro palla sono stati sempre i medesimi. Il Barça è stato molto più pericoloso dell’avversario, ha tirato più in porta, e alla fine è risultato il giusto vincitore della sfida. A centrocampo ha esordito ufficialmente Arthur. Il ragazzo ex Gremio ha preso possesso della zona mediana e ha iniziato a distribuire il gioco come gli avevamo visto fare nelle tre gare statunitensi: con autorità e semplicità. Quando nella ripresa ha lasciato il posto a Coutinho, la sua assenza dalla zona nevralgica del campo si è fatta sentire. La sfera ha girato meno, anche se la squadra ci ha guadagnato in pericolosità offensiva e in verticalità. Oltre ad Arthur, anche Lenglet (ex della partita) ha confermato le buone prestazioni messe in campo in occasione della International Champions Cup, dimostrando di essere un difensore sul quale il Barça può puntare ad occhi chiusi. Valverde ha riproposto anche Rafinha come interno. Il ragazzo è stato sempre nel vivo dell’azione, anche se in questa circostanza è stato meno ficcante e devastante di quanto non lo fosse stato nelle partite di pretemporada. Infine Dembélé; questa dovrà essere obbligatoriamente la sua stagione. Dopo gli infortuni dello scorso campionato e alcune prestazioni altalenanti e non totalmente convincenti, il ragazzo è chiamato a dissipare tutte le nubi e i dubbi che ancora si addensano intorno alla sua figura. Il primo tempo è stato ancora una volta deludente. Timido, quasi impacciato e ai margini della manovra. Nella ripresa, sopratutto nella sua seconda parte, il francese si è svegliato e ha iniziato a prendere fiducia in se stesso. Qualche bella giocata e accelerazione hanno preceduto la rete che ha consegnato alla squadra la tredicesima Supercopa della storia blaugrana, Un goal bello e importante; per il club e per se stesso.

Ma ieri notte sono stati due gli eroi a meritarsi la ribalta. Come si diceva all’inizio, questa è la vittoria di Dembélé e di Ter Stegen. Il primo ha realizzato la rete della vittoria, il secondo l’ha salvata con una parata su calcio di rigore di Ben Yedder fischiato da Del Cerro Grande per un fallo commesso dallo stesso portiere ai danni di Aleix Vidal. Mancavano pochi secondi al triplice fischio di chiusura quando l’arbitro ha assegnato il penalty. Una meritata vittoria stava per sfumare proprio sul finale e i supplementari stavano per divenire certezza. Sembravamo sul set di Fuga per la Vittoria di John Huston. In un silenzio irreale, da esperto ipnotizzatore, Ter Stegen, messi i panni di Hatch alias Sylvester Stallone, ha coartato la volontà di Ben Yedder, costringendo l’attaccante al suo volere. Il Sevillista ha così calciato piano e in maniera non eccessivamente angolata. Ter Stegen, intuito il pensiero dell’avversario, si è buttato nella giusta direzione e ha bloccato a terra il pallone della vittoria, esattamente come l’eroe della squadra degli alleati nel celebre film.

Con questo successo il FC Barcelona inizia la stagione nel migliore dei modi. La conquista di un trofeo è sempre il miglior viatico per iniziare la rincorsa a tutti i titoli in palio.  

         

Firma e presentazione di Vidal

Arturo Vidal è blaugrana a tutti gli effetti. Oggi è il Vidal Day. Stamattina ha posato davanti allo scudo del club fuori dagli uffici del Camp Nou, poi è stato sottoposto alle visite mediche, importantissime stando alle recenti condizioni fisiche del giocatore (l’ultimo infortunio, al ginocchio, risale alla fine di aprile). Le visite si sono svolte in due parti. Una prima presso l’Hospital de Barcelona in Diagonal, la seconda presso le installazioni di San Joan Despì. Avendo dato esse esito positivo, si è passati alla terza fase, quella protocollaria, con la firma, la foto e poi la presentazione alla stampa all’Auditori 1899. Per finire si è svolta la consueta sessione fotografica sul prato dell’Estadi. 

La firma è avvenuta alla presenza di Jordi Mestre in rappresentanza di Bartomeu, assente giustificato per impegni non rimandabili. Il giocatore cileno ha firmato un contratto per tre stagioni. La clausola rescissoria è di 300 milioni di euro. Non sono stati forniti particolari né sull’ingaggio dato al neo acquisto blaugrana, né le cifre del trasferimento. Come è stato spiegato in conferenza stampa, il silenzio sulle cifre della transazione è avvenuto su espressa richiesta del Bayern Monaco.

Arturo Vidal, il guerriero, ha rilasciato le prime dichiarazioni da giocatore del FC Barcelona che sono tutte un programma. “Sono qui al Barça per vincere tutti i trofei in gioco. Giocherò fino alla morte per questo club e per conseguire tutti i titoli disponibili. Il mio obiettivo è vincere la Champions e sarebbe bello farlo con il Barcelona per tutti i tre anni del mio contratto. Posso promettere che in campo lascerò l’anima e il cuore”. “Per me è un grande piacere e onore giocare al lato di Messi, il miglior giocatore della storia. Cercherò di aiutarlo in tutti i modi”. “Dopo il Bayern, arrivare al Barça è come scalare uno scalino ulteriore perché questo è il miglior club al mondo. Apporterò garra e metterò a disposizione della squadra, dei compagni e dell’allenatore tutte le mie qualità senza mai risparmiarmi”. “Quando ho avuto contezza dell’interessamento del Barcelona non ho avuto dubbi o esitazioni. Ho scartato tutte le altre proposte e ho accettato immediatamente”.

Queste ultime dichiarazioni servono anche per sgombrare il campo da tutte quelle voci di parte della stampa italiana che voleva che l’acquisto di Vidal da parte del Barça fosse dovuto esclusivamente al fatto che l’Inter di Milano aveva rinunciato al giocatore per puntare Modric. Una volta tanto tutte le pedine tornano al loro posto e si riprendono a dare le giuste proporzioni e i giusti pesi a squadre, maglie e clubs. E certa stampa ritorna, come magicamente, al proprio posto.      

FC Barcelona – L’importanza della Gira Americana del Barça. Appunti sparsi

Con la partita di questa notte contro il Milan a San Francisco, Santa Clara, al Levis Stadium, si è chiusa la tournée americana del Barça. I blaugrana hanno perso 1-0 la sfida contro la squadra lombarda con una rete sul filo della sirena, ma hanno destato un’ottima impressione. Giocata, come tutte le altre di questa spedizione statunitense con alcune delle riserve e una montagna di ragazzi del Barça B e del Juvenil, squadra recente campiona della Youth League, la spedizione azulgrana in US è servita enormemente per le casse del club e per mettere in evidenza tante delle joyas della cantera.

La spedizione perfetta si può dire: fare cassa lucrando ragguardevoli contratti di sponsorizzazione necessari per incamerare denaro e arricchire così i forzieri, fare riposare i titolari che saranno protagonisti della stagione ormai alle porte (il 12 si gioca la Supercopa d’Espana contro il Sevilla a Tangeri) e nello stesso tempo fare accumulare esperienza internazionale e minutaggio ai ragazzi. Il Barça, infatti, ha affrontato sempre squadre composte da titolari. Questo fatto ha dato un valore ancora superiore alle performances positive dei ragazzini della cantera. 

Contro il Milan si sono riproposte le ragguardevoli prestazioni di Riqui Puig, ormai stella in rampa di lancio nella galassia blaugrana. Il diciottenne catalano ha incantato ancora una volta con una prestazione in linea con le precedenti due che hanno dato la vuelta al mundo. Il ragazzo ha indossato una maglia non casuale, la numero 8 che al Barça rappresenta il top del top. Non solo ha avuto la forza psicologica e la personalità di giocare con quella maglia, ma ha giocato proprio da numero 8 del Barça. Non diciamo una eresia nel sostenere che Puig sarà il nuovo Iniesta dei prossimi 15 anni del Barça.

Questa gira oltreoceano sarà ricordata per aver trovato, in un colpo solo, gli eredi di due dei più grandi: Xavi e Iniesta. Arthur e Puig hanno tutti i numeri, le caratteristiche tecniche e mentali per rinverdire le carriere dei due cracks blaugrana. Servirà attenzione nella loro gestione, sopratutto nei confronti del più piccolo Riqui, ma una gestione oculata dei due blaugrana equivarrà ad avere tra le mani due giocatori che marcheranno un’epoca.

Puig è stato il centro degli elogi del dopo partita contro la squadra italiana. In conferenza stampa a Valverde è stato chiesto se il ragazzo giocherà titolare nella finale di Supercopa contro il Sevilla. I milanisti Gattuso e Massaro, rispettivamente allenatore e dirigente, ex giocatori di un Milan vincente, non hanno risparmiato elogi per il numero 8, restando a bocca aperta per la sua prestazione. Daniele Massaro ha richiesto la sua maglia, Gattuso si è lanciato in elogi sperticati, non dovuti, e perciò ancora più sentiti e graditi. 

Detto di Riqui Puig, nella partita di Frisco c’è stata l’ennesima conferma di Arthur. L’ex Gremio ha confermato le sue doti di palleggiatore, di regista delle azioni e dei ritmi del gioco della squadra e di stoccatore. Anche questa notte è stato protagonista di una conclusione da fuori area di estrema pericolosità. Ha 21 anni, ma gioca da veterano. Gestisce il pallone come visto solo a Xavi e non perde mai il possesso di palla. Che sia pressato, circondato da avversari o libero di stoppare e impostare, il risultato è sempre lo stesso: passaggio riuscito. Tra i suoi piedi la palla sembra come conservata in una cassetta di sicurezza nel caveau di una banca. Contro i rossoneri il ragazzo ha perso appena tre palloni in tutta la gara. E’ sempre al centro dell’azione, si smarca e si fa dare la palla. Non teme la giocata complicata in avanti e gioca sempre con uno, massimo due tocchi. 

Degna di nota è anche la tournée del nuovo acquisto Malcom. Il giocatore ha le doti per essere un giocatore importante in questo club. Velocità, dribbling, equilibrio in campo, capacità di scambio con i compagni e tiro. Arrivato tra lo scetticismo di Valverde, che in conferenza stampa alla vigilia della prima gara di questa International Champions Cup aveva messo le mani avanti bollando l’acquisto come “una scelta della directiva”, come per dire: non prendetevela con me se dovesse rivelarsi un giocatore inutile, l’ex Bordeaux ha impiegato una manciata di minuti per conquistare il suo allenatore. Nelle successive interviste infatti, Valverde ne ha elogiato le caratteristiche e la sua preparazione, definendolo un giocatore importante. Conferma del positivo impatto di Malcom nel Barça è data anche dal fatto che Dembélé ha anticipato di qualche giorno il suo arrivo alla Ciutat Esportiva per gli allenamenti. Il francese ha fiutato aria di competizione alla pari sulla fascia destra d’attacco e ha preferito fare lo scolaro modello che si presenta volontario ad una difficile e temuta interrogazione che rischiare di essere scavalcato nelle gerarchie dell’allenatore. 

Le altre note positive sono state quelle di Sergi Roberto, che riportato nel suo ruolo di centrocampista, e schierato pivote alla Busquets, ne ha ricalcato le prestazioni e il rendimento sia in fase di proposizione che difensiva. Vederlo arretrare sulla linea dei difensori centrali che si allargavano, come Busi tra Piqué e Umtiti, è stato semplicemente esaltante e sorprendente. Non che si dubitasse delle sue caratteristiche (ricordiamo tutti il suo esordio nel Gamper contro il Santos di qualche anno fa, vero?), ma vederlo giocare esattamente come Sergi B., con la sua tranquillità e classe, è stato fantastico. Con un Semedo forte come mai prima (anche la sua pretemporada statunitense è stata una rivelazione), è forse veramente arrivato il momento per Sergi R. di traslocare sulla linea mediana di Valverde. Il Barça ha davvero trovato il vero vice Busquets.

Se la fascia destra difensiva sta forse cambiando padrone, quella sinistra sta trovando gli alter ego di Jordi. Miranda e Cucurella sono in rampa di lancio, con il primo davanti al secondo nelle preferenze del Txingurri. 

Mai come quest’anno la tanto odiata (da tecnici e stampa) tournée estiva, esaltata solo all’interno della stanza dei conti del club, è stata produttiva di enormi benefici per la squadra. Grazie all’assenza dei titolari, che hanno potuto riposarsi a casa dalle fatiche del mondiale, il Barça in queste tre partite ha messo insieme una miriade di informazioni tecniche, trovato nuovi giocatori al suo interno e nuove sistemazioni in campo che saranno fondamentali per questa e le prossime stagioni a venire.         

 

    

FC Barcelona – Valverde: Dopo Vidal faremo qualcos’altro a centrocampo

Dopo l’ufficialità di Vidal, il Barça non si ferma. L’occasione è di quelle ghiotte. Con il Madrid in crisi di nervi, con il fuggi fuggi generale che si sta verificando a Chamartin come da una spiaggia investita dalla tempesta che si spopola alla velocità della luce sotto un improvviso e violento temporale, il FC Barcelona ha l’occasione per assestare un colpo devastante all’avversario di una vita. L’arrivo di Vidal colma l’uscita di scena di Paulinho. Il ruolo, le caratteristiche fisiche e tecniche sono simili. Il cileno, forse meno tecnico, è però molto più aggressivo e muscolare del collega brasiliano. In una linea mediana che negli ultimi anni è mancata forse proprio di aggressività, cattiveria agonistica e mordente, l’ex Bayern si inserisce perfettamente e completa un quadro che ora mette in campo tecnica sopraffina e forza istintiva e primordiale. Un mix che può essere solo fautore di grandi risultati.

Valverde, nella conferenza stampa della vigilia dell’ultima sfida di International Champions Cup, in programma questa notte a Frisco contro il Milan, ha parlato del giocatore in termini entusiasti. “Un guerriero” l’ha definito “Un guerriero che ci può portare a grandi cose. Un giocatore come lui mancava nella nostra rosa e ci potrà aiutare molto in questa stagione”.

Il tecnico si è soffermato anche sulla campagna acquisti, definita “non ancora chiusa” per quanto riguarda il reparto del centrocampo. Non è un mistero, infatti, che il club blaugrana voglia tentare di raggiungere Pogba nonostante l’acquisto del cileno. Abbinare Vidal e Pogba nella media blaugrana sarebbe il sogno progettuale della directiva. Una operazione non semplice come abbiamo spiegato sin dalle settimane scorse per via dei tempi di chiusura del mercato della Premier, fissati al 9 agosto, e la difficoltà dello Utd di trovare un sostituto all’altezza in questi ultimi giorni di contrattazioni. Anche l’elevato ingaggio del francese non aiuta. Certo, con la volontà del giocatore da una parte, e uno sforzo del club dall’altra, si potrebbe veramente arrivare ad un giocatore che per caratteristiche e età, appena 25 anni, potrà garantire una marcia in più alla linea mediana del Barça per molti anni a venire.    

Il Barça ha smesso di cercare: Arturo Vidal

È lui il prescelto per sostituire Paulinho nel centrocampo blaugrana. I tentativi di arrivare a Rabiot prima e a Pogba dopo si stanno scontrando con l’irremovibilità del Psg e con il tempo ridotto per portare avanti la trattativa per Pogba con lo Utd (il mercato della Premier chiude fra pochi giorni). A questo va aggiunto un costo di ingaggio notevolissimo per l’ex Juventus. Davanti a questi ostacoli il Barça ha virato a 180° e si è rivolta al cileno. Il giocatore del Bayern, di 31 anni, può lasciare i bavaresi per una cifra intorno ai 30 milioni e non ha un ingaggio elevato, il che permetterebbe di continuare la politica blaugrana di abbassare la massa salariale.

Il gioco del cileno si inserirebbe perfettamente in quel profilo lasciato libero dalla cessione di Paulinho al Guangzhu: corsa, forza fisica, tiro da fuori. Un giocatore che spariglia le classiche contromisure degli avversari del Barça grazie alla sua imprevedibilità e al suo essere intimamente differente dal fútbol de toque tipico della formazione catalana. Per questo può essere un ottimo acquisto. Esattamente come fu lo scorso anno quello di Paulinho.

Se queste sono le note positive, le meno liete sono rappresentate dall’età del calciatore (31 anni), perciò non più giovanissimo, e dalla sua irruenza in campo. Se può essere un vantaggio nel pressing alto e nel veloce recupero palla, il suo carattere irruente spesso lo fa trascendere nella forza degli interventi e lo indica come il cattivo di turno da parte degli arbitri, che talvolta lo puniscono con dei pesanti cartellini rossi.

Fonti vicine al club blaugrana parlano di una trattativa bene avviata. Ci sarebbe già l’accordo con il giocatore, mentre con il Bayern si potrebbe chiudere nelle prossime ore. Il giocatore sarebbe così vicino al Barça che si vocifera che potrebbe giungere in città nelle prossime ore per sottoporsi alle visite mediche.