Le parole di Messi: Scuse e richiamo all’unità

di Giuseppe Ortu

Leo Messi ha parlato, rilasciando una intervista esclusiva al quotidiano Sport. I toni sono stati molto concilianti e ha parlato da vero capitano blaugrana. Sotterrata definitivamente l’ascia di guerra, il 10 argentino sembra essersi realmente lasciato alle spalle i malumori e la delusione per il  mancato passaggio al Manchester City, le tensioni con la directiva e il fastidio per il modo in cui Suárez, grande socio nel prato del Camp Nou e nella vita privata, con le abitazioni confinanti e le famiglie che si sono sempre frequentate sin dall’arrivo dell’uruguaiano a Barcelona, è stato fatto fuori dal Barça di Bartomeu. Praticamente messo alla porta come l’ultimo degli indesiderati. 

Messi ha parlato a cuore aperto ammettendo i suoi errori e chiedendo perdono per «aver urtato la suscettibilità dei soci e dei tifosi blaugrana» con il suo comportamento. Però ha aggiunto che ha sempre agito (come ha agito) per il bene del club e per far in modo che il Barça crescesse sempre di più. «Mi piacerebbe mettere il punto finale a tutta questa storia» ha detto il capitano. «Dobbiamo unirci, noi tutti barcelonisti, e dire che il meglio deve ancora venire» Dichiarazioni che suonano come dolce musica alle orecchie di soci e tifosi del club blaugrana. Parole importanti che mettono in evidenza il compromiso del giocatore con il club e la maglia. Il giocatore argentino è convinto che “la squadra darà il meglio di sé per far sorridere a questa gente, i nostri tifosi, che tanto se lo meritano». Ha poi nuovamente puntato all’unione tra tutte le componenti del club («squadra e tifoseria») per ottenere «passione e ilusión come una forma per ottenere gli obiettivi, sempre stando uniti e remando in una unica direzione».

Un manifesto, queste dichiarazioni di Leo Messi, che spazzano una volta per tutte malumori, incomprensioni, musi lunghi e tristezza anche notati in campo nella prima parte dell’incontro contro il Villareal. Punto e a capo. Messi, il Barcelona, la maglia blaugrana e i suoi tifosi sono nuovamente uniti come un blocco di granito. E con le elezioni alle porte e il nuovo presidente tutto è nuovamente aperto. Nulla è impossibile. 

Il nuovo Messi nel Barça di Koeman

di Giuseppe Ortu

Del nuovo Barça di Koeman stiamo parlando da diversi giorni, sviscerandolo in tutte le sfaccettature e evidenziando tutte le differenze con le squadre del passato, quella di Valverde e di Setién
Qui analizziamo un’altra importante differenziazione con il Barça della coppia di allenatori che hanno preceduto Koeman. Il differente modo di impiegare Messi e la sua collocazione negli schemi d’attacco. La nostra disamina ha ancora poco materiale su cui basarsi. Tre amichevoli di crescente difficoltà e la prima di Liga contro il Villareal. Tuttavia queste quattro partite ci offrono del materiale per evidenziare il diverso modo di usare Messi durante la partita. Se fino all’arrivo dell’allenatore ex nazionale olandese Messi era il centro, il fulcro di ogni giocata e il pallone passava sempre, inevitabilmente, necessariamente attraverso i suoi piedi, con il numero 4 del Dream Team di Johan Cruyff Leo è utilizzato diversamente. Certamente meno, ma in maniera non meno importante. Koeman vuole che l’attacco non sia monocentrico, richiede una squadra che gioca in avanti con varietà di modalità offensive e giocatori. Se fino alla scorsa stagione ci si è quasi limitati a passare la palla a Leo, quasi disinteressandosi del piano d’attacco, quasi scaricando sulle sue spalle la responsabilità della manovra e delle marcature, adesso è diverso. Con il Villareal abbiamo visto il ruolo molto più importante di Ansu Fati, di Coutinho e di coloro che sono subentrati nella ripresa, Trincao sopratutto. Chi si trova in possesso di palla non ha più la consegna di dover servire Messi. Adesso il pallone può finire sui piedi anche dei suoi compagni di reparto, liberi anche di finalizzare l’azione. 
Questo nuovo ruolo della pulce non è sminuente per la sua immagine. Non deve essere visto come una sorta di degradazione o una attestazione del suo invecchiamento, né una misura punitiva nei suoi confronti o come un progetto per buttare le basi di un Barça senza Messi. Nulla di tutto questo. E’ semplicemente la constatazione che invece che avere una sola arma per far male all’avversario è meglio averne molte altre ancora. Con Koeman Leo tocca meno palloni ed è meno onnipresente nelle azioni offensive della sua squadra, ma questo non significa che sia meno importante o decisivo. Non è il numero di palle che tocca che rende grande un giocatore, ma la qualità di palloni giocati. Intestardirsi a cercare Messi,sempre e comunque, non serve né al giocatore, né alla squadra. Bloccato lui, il Barça si ritrova senza armi a sua disposizione. Imbrigliato Leo, il giocatore stesso appare meno incisivo e si evidenziano le sue difficoltà ad essere decisivo quando viene ingabbiato da quattro giocatori. Conclusione; Messi appare all’esterno non più quel giocatore onnipotente, mentre la squadra non segna né si rende pericolosa. Koeman punta su schemi offensivi che si fondano su quattro giocatori, non più su uno. Il gioco diventa così imprevedibile, perché si può attaccare con Ansu, Coutinho, Griezmann o Messi (e quando sono in campo con Dembélé, Trincao, Pedri). I difensori avversari non sono più concentrati solo sul numero 10, disinteressandosi degli altri in quanto solo Messi poteva essere l’unico terminale offensivo dei blaugrana. 
C’è di più. Fino ad ora gli altri giocatori erano deresponsabilizzati. Il loro impegno e concentrazione erano certamente minori. A loro non toccava quasi mai concludere a rete. Con il nuovo ruolo costruito da Koeman per Messi, la squadra è molto più pericolosa, tutti i giocatori si sentono valorizzati e con l’autorizzazione di ricevere un passaggio in area e concludere a rete. Di contro l’argentino stesso è molto più incisivo perché viene messo nelle condizioni di giocare solo i palloni giocabili, non quelli senza via di uscita, come avveniva prima. Rispettare e valorizzare un giocatore significa metterlo nelle migliori condizioni per rendere, non servirlo in un vicolo cieco quando è attorniato da un nugolo di avversari. In quelle circostanze metti in evidenza solamente il fatto che il tuo giocatore ha perso il pallone, che non è riuscito a servire un compagno o a segnare. I campioni, le icone, si proteggono, non si mandano al macello, al massacro, per l’incapacità e l’impreparazione tattica degli allenatori di dare un gioco alla squadra. 

Il Barça di Ansu e Koeman

di Giuseppe Ortu

La prima di Ronald Koeman è stata un successo oltre ogni migliore aspettativa. E’ andato tutto bene nella serata di Barcelona contornata dai soliti fuochi artificiali per far sentire la squadra non troppo sola e confortata da un risultato rotondo e scintillante.  Un successo firmato Ronald Koeman che ha presentato un equipo solido e ben orchestrato. Non c’è stato solo il cambio di modulo, il 4-2-3-1, ma anche di mentalità. La squadra è apparsa subito a suo agio con il sistema di gioco approntato dal nuovo tecnico. Sono lontane le incertezze, gli errori, gli squilibri che si erano visti con il passaggio al 3-4-3 di Setién nelle gare di Ibiza e Valencia, o l’andamento lento del4-4-2/4-3-3 di Valverde o dello stesso ex Betis quando era dovuto tornare sui suoi passi con il ritorno al modulo feticcio blaugrana. Cambiare modulo tattico non è mai cosa facile. Cambiano movimenti, distanze e mentalità per i giocatori in campo. Eppure il 4-2-3-1 di Koeman sembra essere sempre stato utilizzato dal suo Barça. Con solo 4 settimane di allenamenti, due dedicate alla forma fisica e due alla tattica, questa squadra appare sotto una luce completamente diversa. La squadra è compatta e unita nelle due fasi, quella di attacco e di difesa. E non si vedono più le profonde praterie degli anni scorsi. Non ci sono zone abbandonate, non presidiate. E il campo è coperto in ogni zona da due, tre giocatori. Il merito va al tecnico blaugrana capace di approntare il profilo tattico della nuova squadra in quattro e quattr’otto. Merito anche dell’intelligenza e dell’entusiasmo dei giocatori che si sono messi subito a disposizione per farsi cambiare pelle e modo di pensare. Sinergia per il momento vincente quella che hanno stretto corpo tecnico e squadra. 
Un grande merito per un allenatore. Riconoscimento professionale ancor più meritato se si pensa che Rambo ha rinunciato a guidare la selezione del suo paese ai prossimi europei di calcio per un sogno che potrebbe anche durare una sola stagione. Ronald ha tutto da perdere in questo progetto, in questa ilusionante avventura chiamata Barça. E ben poco da guadagnare. Si è assunto un incarico ingombrante che potrebbe triturarlo come se non avesse un domani o non avesse avuto altri importanti sfide da affrontare. E ciò mentre altri celebrati personaggi si godono il sole di esotiche locations allenando in pseudo campionati lontani dallo stress di un club impelagato in così turbolente e tempestose acque, ma comunque pronti a saltare sulla agognata panchina non appena le acque si siano chetate. Non appena altri abbiano fatto il gioco sporco per loro. Eh no, il mondo non funziona così. A questo mondo ci si rimbocca le maniche e ci si sporca le mani. Ronald non ha temuto di scuffiare, non ha avuto paura del mare in burrasca e da capitano coraggioso, come fosse un personaggio di Kipling, ha abbassato la benda da pirata su un occhio e ha salpato con la sua ciurma di bucanieri verso Tortuga. 
Tra questi bucanieri ce n’è uno in particolare. Ansu Fati. Già sulla bocca di tutti per quanto ha fatto fino ad ora, più giovane marcatore della Liga con il Barça, più giovane in assoluto a segnare in una gara di Champions, esordio da titolare con rete nella nazionale maggiore, il 17enne blaugrana ieri ha fatto rifare gli occhi a tutti coloro che hanno seguito la partita del Barcelona. Un impatto terrificante per il Villareal, letteralmente schiantato dalla sua classe e forza, dalla sua sua facilità di incidere in una gara d’esordio in un momento così delicato per il club. Ansu ha imperversato sulla fascia sinistra giocando con una naturalezza sconcertante per la sua giovanissima età. In venti minuti ha steso l’avversario con una meravigliosa doppietta, rendendo facile anche le cose più complicate e difficili. Dopo altri 14′ ha provocato il rigore segnato da Messi con un’altra delle sue scorribande lungo l’out di sinistra. Con i suoi verdissimi 17 anni, il ragazzo ha vinto la gara praticamente da solo. Gli sono bastati 34′ per farlo. Una straordinaria mostruosità. Non è più solo il Barça di Messi. Questo è anche il Barça di Ansu e Koeman

Fuochi artificiali a Barcelona

di Giuseppe Ortu

Fuochi artificiali sul cielo di Barcelona e sul prato del Camp Nou. Koeman esordisce con una vittoria. Un 4-0 perentorio dalle tante prospettive e ambizioni. Tanti sorrisi e poche ombre in questo estremo di Liga. Solo dopo tre amichevoli utili per provare il cambio di modulo, il Barça era atteso a un incontro con una squadra certamente forte e battagliera. Allenatore esperto Emery, attacco dotato Alcácer e Gerard Moreno, centrocampo di esperienza e talento Coquelin e Parejo. Il submarino Amarillo non era certamente la formazione più semplice per impostare un esordio dopo un finale di stagione traumatico e una estate in cui nessuno al Barça ha dormito sonni tranquilli. Tutt’altro. Le piacevoli e interessanti sensazioni suscitate contro il Nástic, Girona e Elche dovevano essere riproposte alla prima di Liga contro una squadra decisamente forte. Il Barça di Ronald Koeman, del 4-2-3-1, del rinnovamento e del rinnovamento generazionale ha iniziato con il piede giusto chiudendo la pratica nel primo tempo. Le piacevoli e ilusionanti sensazioni delle amichevoli sono state confermate. La squadra è compatta davanti e dietro, gioca sempre corta e in velocità con continui intercambi di posizioni. Ma questa è stata la partita di Ansu Fati. Il giovanissimo crack ha spaccato la partita mettendo a segno una doppietta nel primo tempo oltre a causare il calcio di rigore trasformato da Leo Messi. La fascia sinistra è stata la sua casa. Ha messo a ferro e fuoco la difesa avversaria bruciando l’erba sotto i suoi piedi. La prestazione del ragazzo è stata prodigiosa. Ciò che ha stupito maggiormente è stata la facilità con la quale ha giocato, duettato, puntato e segnato. Ogni pallone transitato tra i suoi piedi è stato trasformato in un giochino per bambini tanta è stata la semplicità con la quale ha trasformato ogni azione. La doppietta non è stata casuale. E’ stato lui il vero uomo in più di questo nuovo Barça di Koeman. Nella ripresa, che si è chiusa senza che mutasse il risultato maturato nei primi 45′, ha lasciato il campo per Dembélé. E Messi? Leo ha iniziato la gara molto sotto tono, non solo calcisticamente, ma anche e sopratutto animicamente e moralmente. Triste, quasi svogliato, mai un sorriso. Nel corso della gara si è pian piano rilassato e ha iniziato a provare piacere nelle giocate. Il primo sorriso è giunto in occasione della rete realizzata su rigore. Nella ripresa si è poi definitivamente sciolto. Ha iniziato a giocare alla sua maniera e lo si è visto decisamente più sereno e ben inserito nello scacchiere di Koeman. 
Nei secondi 45′ si sono visti anche gli ingressi di Pjanic, Trincao e Pedri. Tutti e tre hanno avuto l’occasione di mettersi in mostra. Il bosniaco per saggezza tattica, Trincao e Pedri per mobilità e idee. Il giudizio finale della formazione di Koeman è estremamente positiva. Il nuovo tecnico ha messo sul prato del Camp Nou una formazione equilibrata in tutti i reparti. Brillante, veloce, leggera, allegra. E ilusionante. Manca ancora freschezza atletica, nella ripresa la squadra è apparsa affaticata. Con il tempo e la presa del ritmo, oltre alla definizione della preparazione, questa squadra potrà veramente sorprendere. Ha tutto per fare bene. Gioventù, esperienza, talento, un modulo perfetto per questi giocatori e tante alternative, sopratutto in attacco e nella mediana. Con le prossime operazioni in entrata nel reparto difensivo il Barça di Koeman sarà pronto per affrontare tutte le sfide che questa stagione gli proporrà. 

Riqui e Foden – due modi diversi di fare calcio

di Giuseppe Ortu

La situazione di Riqui Puig al Barça è particolarmente curiosa (in senso negativo) se la paragoniamo a come vivono altri giocatori giovani o giovanissimi in altre realtà calcistiche. Come è il caso di Phil Foden, talentuosissimo todojugador del Manchester City
Riqui (21 anni), è elettricità allo stato puro. Possiede una visione calcistica fuori dal comune.  Nonostante ciò, trovare spazio in squadra appare sempre una impresa. E se negli anni scorsi queste difficoltà potevano essere in qualche sostanza giustificabili (minore esperienza del ragazzo a far da contrappeso dalla presenza di giocatori decisamente ingombrante davanti a lui) nella scorsa, e ancor più in questa stagione, la volontà del club di prescindere dalla sua qualità è qualcosa di inconcepibile. 
I giocatori bravi scendono in campo, quelli che lo sono meno si accomodano in panchina o in tribuna. O vengono ceduti. Negli ultimi tempi al Barça sembra accadere esattamente il contrario. Valverde gli aveva clamorosamente voltato le spalle, Setién non si è comportato in maniera molto diversa. Il manifesto di Ronald Koeman, con le prime parole da tecnico barcelonista sembravano fatte apposta per il numero 28. Era finalmente arrivato un sarto da Savile Rawintenzionato a tagliare un abito tattico su misura per Riqui e gli altri talenti della Masia. Il ragazzo ha iniziato a giocare e a trovare spazio nelle tre amichevoli della pretemporada. In occasione del Gamper Riqui Puig ha giocato addirittura da doble pivote in coppia con Alena. All’improvviso l’ostracismo. Al ragazzo è stato detto di cercarsi squadra. Di chi è stata la decisione di tagliare il promettente trequartista? Del tecnico? Della Directiva? Oggi è giunta la risposta di Koeman. In occasione della conferenza stampa previa alla gare di Liga contro il Villareal, il tecnico olandese ha chiarito alcune posizioni sui casi di Suárez e appunto di Riqui Puig. “La decisión sobre Riqui forma parte de decisiones que también son de club. No es verdad que no cuento con él, mañana está en la lista de convocados”. In precedenza Rambo si era espresso in una maniera non dissimile in relazione al Pistolero. Il tecnico ha dunque deciso di uscire allo scoperto. Troppe le illazioni, troppi i malumori che iniziavano a serpeggiare non solo all’interno del vestuario, ma anche della massa sociale. Perché pagare per colpe anche altrui? Perché passare per il cattivo della situazione? Koeman ha dichiarato di avere avvallato alcune scelte prima di firmare il contratto. Avvalli obbligati s’intende. O mangi di questa minestra o salti dalla finestra. Evidentemente non aveva molte alternative per sedersi sulla panchina del Camp Nou. Sul giocatore di Matadepera ha detto che “le decisioni sono anche del club” Anche. Dunque persiste una percentuale di sua scelta personale. C’è da credergli, oppure “quella parte di scelta personale” è dovuta al club come pagamento sotto forma di ringraziamento per avere la possibilità di sedersi su quel banquillo
Altrove, tuttavia, accade il contrario. In merito possiamo portare l’esempio di Guardiola con Foden. Il 20 enne di Stockport è una delle perle delle giovanili dei citizen. In tre stagioni Pep non si è mai sognato di tagliare il giocatore, di proporlo per il trasferimento come a Can Barça accade con Riqui da diverso tempo ormai. Foden è un giocatore importante per il tecnico catalano, e corrispondentemente a questo assunto, lo ha inserito in squadra per gradi. 5, 13 e 23sono state le presenze del ragazzo nelle ultime tre stagioni al City in Premier. E’ chiaro che un giocatore cresce bene solo a casa sua, dove ha l’opportunità di giocare con lo schema della prima squadra, attorniato da campioni che altrove mancano e dove è inserito in una realtà che ha il massimo interesse a farlo esplodere. Un giocatore ceduto in prestito spesso vede bloccata la sua crescita professionale. In alcuni casi perché sviluppa delle conoscenze calcistiche dannose per il futuro percorso professionale (se la squadra che lo riceve gioca in un modo differente da quella che lo cede), in altri perché ci si migliora solo a contatto con i campioni e non il contrario. In certe ipotesi, inoltre, il ragazzo può anche trovare una sorta di avversione da parte dell’allenatore locale, che preferisce puntare su uno dei suoi ragazzi piuttosto che far progredire un giovane che giunge da fuori e che alla fine della stagione tornerà alla base. 

Editoriale – FC Barcelona: stupidità al comando

di Giuseppe Ortu

Le modalità con le quali è stato portato avanti, e concluso, il caso Suarez con la sua cessione all’Atletico Madrid, hanno messo in evidenza, una volta di più, quanto approssimativa sia la gestione della Junta Bartomeu al Barcelona. Stupidità al comando si direbbe per quanto approssimativa, deleteria e scioccamente dilettantistica è stata la gestione della sua cessione a una diretta concorrente per la conquista della Liga. Il Commander in Chief, il Comandante Capo, è sempre la persona a cui sono deputate le ultime decisioni e quelle più gravi e delicate, quelle che richiedono maggiore controllo, determinazione, esperienza, gestione dei nervi e capacità intellettive. Non a Can Barça. A Barcelona, e nel Barcelona, regna il caos e la stupidità viene innalzata a ragione di stato e a fulgido esempio da seguire.
Luis Suarez non rientrava più nei piani di allenatore e dirigenza per questa stagione. Dopo la champions era necessario fare una rivoluzione, ringiovanire la squadra, alleggerirsi di qualche ingaggio pesante dal punto di vista economico. Sono scelte che si fanno per il bene della squadra e del club. Suarez aveva fatto il suo tempo e certamente non avrebbe potuto fare un’altra stagione da titolare inamovibile. Ma un conto è rinunciare a un giocatore che in 6 stagioni si è convertito nel terzo artillero della storia del club con 198 reti segnate in 283 partite, un’altro è farlo andare via gratis a una diretta concorrente. Come è stato possibile riuscire in una impresa del genere?  
Nel caso Suarez sono stati commessi una serie enorme di errori. L’ABC degli affari dice che quando si vende un bene, si cede sempre uno dei pezzi più pregiati, e lo si fa solo per sostituirlo con un bene ancora migliore. In ogni caso non si vende mai perché si ha la necessità di farlo. Per ottenere il miglior risultato deve passare il messaggio che il venditore possa tranquillamente far saltare l’affare se il prezzo non dovesse essere quello richiesto. Solo in questo modo si procede a una vendita. In tutti gli altri casi si fa una svendita. Con Suarez (e non solo con lui) il Barça ha affisso sulle vetrine del Camp Nou il cartello ‘On sale’. Svendita. Il Barça ha regalato il Pistolero a una diretta concorrente perché ormai non poteva più fare altro. E ha dovuto anche ringraziare i colchoneros di avergli tolto l’immane peso di avere l’uruguagio in squadra.  
Vediamo come si è arrivato a questo paradosso. Al suo arrivo, Koeman ha detto al giocatore di cercarsi una squadra perché non era più di nessuna utilità per il Barça. Come se non bastasse lo ha messo fuori rosa, non convocandolo per nessuna delle amichevoli della preparazione. Con queste premesse Bartomeu è andato alla guerra delle trattative. Senza alcuna carta in mano, completamente scoperto e alla mercé della controparte. Qualsiasi cosa avesse portato a casa, anche niente, avrebbe dovuto ringraziare la parte avversa per avergli tolto un peso. E questo è esattamente ciò che è accaduto. Come si sarebbe dovuto comportare invece? Innanzitutto Koeman avrebbe dovuto, almeno ufficialmente, confermargli fiducia sin dal primo incontro. Lo avrebbe dovuto convocare e far giocare le partite contro il Nastic, il Girona e l’Elche e frattanto, intavolare delle trattative per la sua cessione. Un conto è cedere un giocatore importante su cui fai affidamento, altro è disfarsi di un giocatore senza valore e di cui non sai cosa farne. Se vuoi vendere un bene lo metti in vetrina per mostrarlo in tutta la sia bellezza. Non lo cedi al peggior offerente urlando ai quattro venti che è un inutile vecchio bidone. Se vendi della frutta, non lo fai dicendo che “tanto ha i vermi”.
La stessa cosa è accaduta con gli altri campioni blaugrana Rakitic e Vidal. Andati via a zero con la minaccia, fino alla fine, di dover addirittura pagare pur di liberarsene. 
Mentre il Barça si privava di tre campioni senza guadagnare un euro, il Real Madrid cedeva il 31 enne Bale in prestito al Tottenham per 22 milioni di euro. Un giocatore che a Madrid ha collezionato un fallimento dietro l’altro, litigato con tutti coloro con cui poteva farlo e trascorso più tempo sul campo da golf che sul prato del Bernabeu. Lui sì che era un peso morto per Florentino. Nonostante ciò il gallese è andato agli Spurs in prestito portando alle casse dei blancos la cifra di 22 milioni di euroThat’s life!

In & Out – Semedo out Dest in

di Giuseppe Ortu

Ora c’è l’ufficialità. Semedo lascia il Barcelona per attraversare la manica e firmare con i lupi del Wolverhampton. Il passaggio è a titolo definitivo e prevede una contropartita economica di 30 milioni fissi più 10 in variabili. E’ questo il primo passo per la sistemazione dell’intero reparto difensivo del Barça. In & Out. C’è movimento a Can Barça; in entrata e uscita. Come le indicazioni sopra il cancello esterno della vecchia Scotland Yard a Londra, o il titolo del film di Frank Oz.
Come avevamo annunciato nei giorni scorsi, il 19 settembre nella fattispecie, https://passiobarca.wordpress.com/2020/09/19/semedo-la-chiave-per-sistemare-la-difesa-del-barca/, il piano era esattamente questo. Semedo sarebbe stata la prima mossa per sistemare tutte le caselle della difesa blaugrana. Con il mercato bloccato per la mancanza di liquidità, il primo passo doveva essere in uscita. E come avevamo anticipato, sarebbe stata l’uscita del portoghese a completare il puzzle. Semedolascia il Barça dopo tre anni vissuti con l’amaro in bocca. Tre anni di rimpianti dal sapore insoddisfacente di qualcosa che poteva ma che non è stato. Tante le aspettative sul ragazzo che non sono state mantenute. Sempre sul filo della sufficienza, ma mai di più nelle giornate buone. Prestazioni da rosso profondo nelle giornate negative. Semedo non ha mai svoltato in blaugrana e non è cresciuto come ci si attendeva. Va via esattamente con il bagaglio tecnico e di crescita di come è arrivato. 
Adesso il club azulgrana ha la chance di sistemare il reparto difensivo. Sostituire il portoghese e aggiungere un altro centrale per formare due coppie di difensori di buona affidabilità. I nomi li avevamo anticipati la scorsa settimana. Destper il ruolo di laterale; Eric Garcia per il centrale. Il primo è stato praticamente bloccato con l’accordo chiuso con l’Ajax. Il secondo è via di definizione. 
Sergino Dest, laterale destro che all’occorrenza può agire anche da sinistro a pierna cambiada (il ragazzo è un destro puro), sarà ufficializzato nelle prossime ore. Il costo sarà di 20 milioni fissi più 5 in variabili. Rimangono da definire le modalità di pagamento. Sembra che sarà realizzato in due/tre tranche. Il Barcelona ha battuto il Bayern Monaco nella trattativa, anch’esso interessato nell’avvalersi dei servizi del 19enne olandese che difende i colori della nazionale Usa in quanto avente doppia cittadinanza. 
Il ricavato dalla cessione di Semedo servirà anche per aggredire e definire la cessione di Eric Garcia, altro 19enne di proprietà del Manchester City, ma formatosi alla Masia che adesso farà il percorso inverso. Dalla terra dei tre leoni a quella della estelada (o della senyera per essere politicamente corretti). Ricordiamo che il catalano del City ha il contratto in scadenza nel 2021 e si è opposto ad ogni tentativo di rinnovo da parte dei citizens. Dunque o arriva quest’anno per una cifra vicina ai 18 milioni, o la prossima stagione lascerà Manchester a zero. La situazione invita perciò entrambe le società a arrivare a una definizione in questa stagione per evitare che da una parte possa saltare il trasferimento per l’inserimento di una altra squadra che possa mutare l’orientamento del giocatore, e dall’altra di perdere il giocatore senza corrispettivo. A conferma del fatto che il trasferimento è veramente vicino suona anche l’esclusione di Garcia dalla partita che il City ha disputato in campionato contro il Wolverhampton due giorni fa. 
Con questi due arrivi il Barça sistemerebbe la difesa in un colpo solo e ringiovanirebbe ulteriormente la rosa, lanciando un progetto futuro di ampio respiro che avrebbe una visione pluridecennale.

Koeman:”Riqui non giocherà nel Barça questa stagione”

di Giuseppe Ortu

La notizia è esplosa nella giornata di Barcelona con la classica bomba d’acqua gelata su Riqui e tutta l’afición blaugrana. Il talentuosissimo giocatore, una delle perle più ilusionanti della Masia, non farà parte del progetto di Ronald Koeman.Da voce, lanciata in tarda mattinata da una emittente radiofonica, si è trasformata con il passare delle ore in verità. E’ stato lo stesso allenatore blaugrana a ufficializzare il suo pensiero sul ragazzo 21 enne, gioia e emozione allo stato puro per tutti i tifosi del Barcelona.“Es verdad, estuve hablando con Riqui ayer por la mañana antes del entrenamiento. Siempre hablo con los jóvenes y tienen que jugar, no pueden estar tiempo sin jugar” (E’ vero, stavo parlando con Riqui ieri mattina prima dell’allenamento. Parlo sempre con i giovani e devono giocare, non possono restare troppo tempo senza farlo). “A 21 anni i giocatori non possono restare troppo tempo fermi, senza giocare”. Il tecnico olandese ha proseguito nella sua spiegazione sul perché ha deciso di tagliare uno dei prospetti più importanti della cantera. “Abbiamo preso delle decisioni. Arriviamo da tre settimane di allenamenti e per Riqui c’è troppa concorrenza nella sua posizione”. Poi la mazzata, la sentenza, la bastonata che non ammette repliche. “Riqui ha bisogno di giocare, ma non lo farà qui”
Un’assurdità e un pericoloso autogol. I commenti e le reazioni non si sono fatte attendere. Le reti sociali sono state travolte dal numero di commenti contro questa decisione. “Aziendalista”“Deludente”, “Incapace di avere una visione”, la maggior parte dei commenti che hanno come bersaglio e destinatario Ronald Koeman. Un sondaggio lanciato nel pomeriggio a Barcelona ha raccolto nel breve volgere di qualche ora una percentuale da Bielorussia lukashenkiana a favore del giocatore. Ben più dell’80% è contrario a questa decisione del tecnico e della Junta. 
Dal punto di vista del giocatore, Riqui è del tutto spiazzato da questa decisione, anche perché contava di poter dare molto ed essere importante per questo progetto che, parole dello stesso tecnico, avrebbe messo davanti a tutto la gioventù e il merito dei calciatori. Il ragazzo, fino ad ora, ha sempre fatto bene e convinto osservatori e addetti ai lavori. Dunque, anche da questo punto di vista la decisione appare contraddittoria e incomprensibile. Il giocatore di 21 anni ha il contratto in scadenza al 2021. Dunque anche dal punto di vista contrattuale e politico il caso può diventare una vera e propria bomba ad orologeria che può ulteriormente complicare il futuro del club. Riqui e il suo entourage sono rimasti completamente spiazzati e basiti dalla decisione. Fino ad ora nessuno della sua cerchia ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. La situazione sarà da valutare attentamente già dalle prossime ore. Questo Barça non ha proprio pace.

La festa del Gamper presenta un equipazo che alimenta sogni e speranze

di Giuseppe Ortu

Una festa del Gamper in tono minore dal punto di vista delle celebrazioni. Eccezionalmente a metà settembre e senza pubblico per la pandemia di coronavirus che ha stravolto la tradizione, il Gamper ha celebrato la presentazione della squadra al proprio pubblico senza la pompa e la gioia del pubblico sulle tribune. Niente bande musicali o caroselli, niente giochi per famiglie e bambini nelle ore precedenti la gara al di fuori dello stadio. Nulla di tutto questo. Solamente la gara in una austera festa del Gamper al tempo del coronavirus. Come una festa al tempo di guerra. 
Koeman ha presentato ai nastri di partenza quella che sarà quasi sicuramente l’undici titolare all’esordio di Liga, in casa contro il Villareal. Il 4-2-3-1 di questo inizio stagione che sarà ormai il marchio di fabbrica dell’allenatore olandese. Messi falso nueve per non dare riferimenti offensivi e portare fuori i centrali con i suoi movimenti a retrocedere verso la trequarti. Dietro di lui Ansu Fati, Griezmann e uno straordinario e sorprendente Coutinho (MVP della gara). Doble pivote con De Jong e Busquets e in difesa Roberto a destra al posto di Semedo (possibile partente) Piqué, Lenglet e JordiNeto in porta a difendere i pali del Barça.
La formazione di Koeman è apparsa sempre più a suo agio con il nuovo modulo e la mentalità che ha importato il tecnico olandese. Velocità, verticalità, gioco di prima, pressione alta e intensità. La squadra gioca sempre meglio e sempre più a memoria, con una perfetta integrazione tra giocatori e reparti. La rete del primo tempo è giunta grazie a Griezmann che ha finalizzato una azione velocissima della formazione blaugrana in cui sono intervenuti tutti i giocatori offensivi della squadra. 
La partita è proseguita sulla stessa falsariga anche nella ripresa. L’aspetto più importante di questa gara è stata la praticità del gioco. Velocità, verticalità, pressione alta e aggressività alla pura ricerca della conclusione. Questa squadra non è neanche lontana parente di quelle di Valverde e Setien. Con Koeman si va a velocità doppia se non tripla. I giocatori senza palla sono in costante permanente movimento alla ricerca dello spazio per dettare il passaggio ai compagni. Messinon ha sempre il pallone tra i piedi e non tutte le azioni passano per lui. Gioca i palloni che deve, non quelli inutili. Così è molto più importante e decisivo, oltre a prendere meno botte e a alleggerire la squadra negli schemi offensivi, così molto più vari e imprevedibili. Tutti giocano il pallone e tutti ne sono i finali destinatari, non come nelle stagioni precedenti dove tutta la produzione offensiva era unicamente cristallizzata su Messi. Non si vedono più, inoltre, quegli stucchevoli retropacssaggi al portiere che rallentavano e spezzavano il ritmo. Vedere giocare questi giocatori con questa velocità e fantasia con indosso la nuova prima maglia che ricorda straordinariamente quella super vincente del 2010-11, presenta esaltanti rimembranze per tutto il barcelonismo.  
Altra nota positiva i tanti giovani in campo. Se nel primo tempo c’era un 17 enne in campo (Ansu Fati), nella ripresa, uscito il primo, ne è entrato un altro, Pedri. Oltre a lui sono entrati Trincao, 19 anni e Dembélé (23). Ha fatto il suo esordio nel Barça anche Pjanic, entrato al posto di Busquets. 
Due note negative. La minima produzione in chiave realizzativa davanti a tante occasioni create in tutto l’arco della gara e la mancata convocazione di Riqui Puig. Un talento cristallino che il Barça non può assolutamente permettersi di disperdere. 
In conclusione una ottima impressione per un Gamper che sarà certamente ricordato negli anni a venire per l’eccezionalità della situazione e, forse, per aver assistito alla nascita di un nuovo straordinario ciclo blaugrana.  

Semedo, la chiave per sistemare la difesa del Barça

di Giuseppe Ortu

Semedo è sul piede di partenza. Non è un segreto questo. Lo sanno tutti, compreso il calciatore a cui è stato detto che non sarà uno dei ragazzi di Koeman per questa stagione. Il portoghese, al Barça dal 2017, non ha mai convinto. Positivo, ma senza mai eccellere nella fase offensiva, è stato invece trovato mancante in fase difensiva. La sua velocità, punto di forza del suo calcio, non è mai stata decisiva in zona difensiva. Utile nei ripiegamenti, anche se le lacune nei posizionamenti e nell’uno contro uno, sono sempre state evidenti. E’ dunque ora di cambiare passo e registro. 
Koeman è arrivato al Camp Nou per portare cambiamento di mentalità e di metodologie di lavoro. Ma sopratutto di uomini. Dopo Suarez, Rakitic, Vidal, Umtiti, adesso tocca a Semedo. Umtiti non ha mercato e resterà ai margini della prima squadra. Per il portoghese adesso si apre uno spiraglio di uscita. In un mercato penalizzato dal confinamento e dalle lunghe chiusure per il coronavirus nessuno ha capacità di spesa autonoma, salvo che non sia provocata. Ed è proprio questo il caso di Semedo. 
Il Wolverhampton ha ceduto l’attaccante Diego Jota al Liverpool per 45 milioni di euro. Con questa quantità di danaro il club delle volpi può attaccare la figura di Semedo, uno degli obiettivi dei britannici per la difesa. Secondo indiscrezioni la cifra che il Wolves sarebbe pronto ad investire per il portoghese oscillerebbe intorno ai 30/35 milioni. Nei giorni scorsi si parlava di un investimento fino a 40/45 milioni di euro. In ogni caso il Barça avrebbe liquidità sufficiente per pensare a sistemare la sua difesa, reparto ancora eccessivamente leggero per far dormire sonni tranquilli a tecnico e tifoseria blaugrana. Le priorità in casa Barcelona sono chiaramente un centrale giovane, già individuato in Eric Garcia del Man City, e un laterale che sostituisca Semedo ma che garantisca prestazioni al livello degli azulgrana. Il nome è quello di Dest, 19enne dell’Ajax con passaporto olandese e statunitense. Nel solco del rinnovamento generazionale, Ronald punta forte su questo ragazzo che conosce molto bene. Dest gioca a destra come laterale, anche se può giostrare anche a sinistra a pierna cambiada. Il valore di mercato è di 18 milioni, anche se, ovviamente, il club olandese lo valuterà certamente molto di più anche per la sua prospettiva di crescita. Comunque sia, con questi introiti e con quanto risparmiato dagli ingaggi di Vidal e Suarez, se alla fine dovesse trovare sistemazione fuori dal Barça, Koeman potrebbe cercare di portarsi a casa uno o entrambi i difensori per inserire freschezza atletica, gioventù, entusiasmo, prospettiva futura e velocità di manovra al suo Barcelona.