Riqui Puig e il suo sombrerito. La cantera funziona

La partita contro il Tottenham della ICC ha messo in evidenza tanti elementi di valutazione del nuovo Barça. Se il titolo di apertura è stato a chiaro appannaggio di Arthur e della sua performance da veterano blaugrana, altri spunti interessanti sono nati da quella partita. Uno di questi è Riqui Puig. Il ragazzo di 18 anni della Masia è entrato in campo al 26′ del primo tempo al posto dell’infortunato André Gomes e, dopo l’iniziale timore dall’esordio, ha piano piano preso confidenza con il terreno di gioco, l’appuntamento e l’avversario. Nel secondo tempo il ragazzo di Matadepera, svestiti gli scomodi panni di emozionato debuttante, è salito in cattedra e ha iniziato a giocare da par suo. Sembrava una partita delle giovanili blaugrana (e in realtà lo era in quanto la squadra del secondo tempo, nei suoi 10/11, era esattamente questo), solo che l’avversario era il Tottenham dei grandi. Riqui ha giostrato e incantato per la sua mobilità, visione di gioco e tecnica. La perla della nottata è stato un sombrero perfetto, con altrettanto magistrale stop successivo e fuga palla al piede, nientemeno che ai danni di Erikssen. Gioventù, sfrontatezza, coscienza nei propri mezzi tecnici. Il ragazzo ha molti numeri dalla sua. Deve stare calmo e concentrato sulla sua crescita. Ma il suo futuro è roseo e ricco di soddisfazioni.

La prestazione di Puig, catalano doc, dimostra quanto è ancora fertile il terreno de La Masia. La cantera del Barça non è morta, né in letargo. I campioni del futuro sono qui. I risultati, compresa la conquista dell’ultima Youth League, della cui squadra ben nove elementi fanno parte della spedizione americana, sono qui a dimostrarlo. Serve un cambiamento radicale di managment e di gestione delle risorse della cantera per far si che i talenti non fuggano dalla Casa verso la Premier o non si perdano per strada per l’incapacità di portare in prima squadra talenti come quello di Riqui Puig. La fortuna del Barça è che il ragazzo di Matadepera non è l’unica perla. Il più piccolo Xavi Simmons per esempio, ma anche ragazzi come Miranda, Cuccurella, Abel Ruiz, Ballou, sono ormai in rampa di lancio. Portarli in prima squadra, con i giusti tempi s’intende, deve essere l’imperativo di Valverde e della directiva. Aquistare campioni, veri cracks assoluti (non i vari Gomes, Digne, Alcacer, Aleix Vidal) e aggregare coloro che saranno gli Xavi, Iniesta, Messi, Pedro, Piqué di domani. Questo deve essere il progetto del Barça di oggi e domani.      

FC Barcelona – Editoriale Arthur, il nuovo Xavi

La partita contro il Tottenham della International Champions Cup è stata la prima occasione per vedere il nuovo acquisto del Barça Arthur Melo. Si è sempre parlato molto bene di lui sin dalle stagioni precedenti. Sopratutto nell’ultimo anno, quando il suo nome è stato prima accostato al club blaugrana e successivamente bloccato. Le relazioni erano tutte positive in particolare dopo le sue eccellenti esibizioni nell’ultima Copa Libertadores della quale era stato autentico protagonista. 

La sua giovane età (21 anni), unita al fatto che i ritmi del campionato brasiliano sono storicamente differenti rispetto al calcio europeo e alla Liga spagnola in particolare, hanno sempre fatto dubitare parte del barcelonismo sulle capacità di adattamento del ragazzo. Tuttavia le sue percentuali di passaggi riusciti, palle perse, possesso di palla e tiri in porta sono sempre state eccezionali. Nella pallacanestro uno dei criteri per valutare un cestista è quello delle percentuali: tiri da due, da tre, rimbalzi, palle recuperate e perse. Valutazioni scientifiche che raramente falliscono perché sono in grado di descrivere alla perfezione le caratteristiche tecniche e caratteriali (nel caso dei provvedimenti disciplinari per esempio) di un atleta. Nel calcio questa è una valutazione che si usa poco o niente, anche se dice molto di più di quello che si pensa comunemente, dove le scelte sono invece più umorali che su base scientifica.

Nel caso di Arthur tutti questi elementi erano favorevoli. Dall’esame dei numeri è sempre venuto fuori il profilo di un giocatore che non perde mai la palla e ha un’altissima percentuale di passaggi riusciti. Buon recuperatore di palloni, ha anche un notevole tiro da fuori. Sulla carta.

Nella prima uscita con il Barça questi valori, prima scritti solo su di un foglio, hanno preso magicamente forma e li abbiamo visti danzare sul terreno di gioco come con La Danza delle Ore di Ponchielli nel film Fantasia. La performance di Arthur è stata impressionante. Calma, personalità, efficacia, semplicità, gioco di prima, visione di gioco. Non solo, ma anche tiro da fuori. La sua rete al Tottenham è stata fenomenale. Stop di alta classe di suola alla Deco e tiro, praticamente da fermo, di una potenza e precisione assolute. Ha 21 anni ed è appena giunto dal Gremio, ma in campo contro i britannici è sembrato ne avesse il doppio quanto a maturità calcistica. Ha inoltre dato l’impressione di essere nato in quella squadra. Un ragazzo appena giunto dall’altra parte del mondo che gioca da veterano in un undici complicato e “pesante” come quello del FC Barcelona. Una rivelazione!

In campo è parso di rivedere Xavi che giostrava tra avversari con finte di corpo, passaggi di prima e tocchi apparentemente semplici ma assolutamente geniali. Se la linea del passaggio era chiusa e si è trovato circondato, Arthur non è mai andato nel panico. Ha gestito la sfera tornando indietro e trovando un comodo appoggio. Non ha mai strafatto. E’ sempre stato puro, semplice, elegante. Negli ultimi anni solo Umtiti ha avuto questa facilità di inserimento in una realtà come quella blaugrana. Solo che il difensore già giocava in Europa. Si dirà che è solo una partita, per giunta una amichevole senza grandi responsabilità. Ma i grandi calciatori si vedono dai particolari anche all’interno di una amichevole di agosto. Se i movimenti e i colpi li hai, si vede. 

Il Barça cercava il sostituto di Xavi dalla stagione dopo l’ultimo triplete, fin’ora invano. Forse, e senza voler responsabilizzare il ragazzo eccessivamente con accostamenti così complicati, finalmente il club sembra essere proprio riuscito nell’impresa.          

In Texas il Barça sarà ricevuto dalla Penya Barça Dallas

Una delle tre tappe della gira americana del Barça sarà il Texas. Nella capitale di uno degli Stati più americani degli US, Dallas, il Barça giocherà il 31 luglio contro la Roma. Una partita che, dopo l’affaire Malcom, acquisirà ben più del significato di una semplice gara di un torneo estivo. Spettatore di questo confronto sarà l’AT&T Stadium. Nella capitale dello stato texano è attiva una Penya blaugrana, la Barça Dallas

Abbiamo parlato con il responsabile del gruppo organizzato di aficionados blaugrana, David Goude, di quello che sarà il programma dei festeggiamenti e delle manifestazioni organizzate dalla Penya in occasione della gara dell’FC Barcelona.

La squadra arriverà a Dallas nella giornata di domenica e sin dalla sera saranno in programma degli avvenimenti che coinvolgeranno i tanti tifosi blaugrana che raccoglie la Penya e il board del club catalano. Dalle 19:00 sarà organizzato un grande happy hour in uno dei bar di Downtown Dallas dove saranno presentati ai presenti i trofei conquistati dalla squadra nel corso della stagione appena conclusa, Liga e Copa del Rey. Il lunedì mattina alcuni membri della Penya faranno visitare ai rappresentanti della Junta lo stadio nel corso di un tour privato, mentre al pomeriggio ci sarà una riunione tra i membri del club e i rappresentanti delle Penyes americane al Rugby House Pub. Il martedì, giorno della partita, ci sarà un grande party all’interno dello stadio di baseball dei Texas Rangers. La festa inizierà alle 13:00 per terminare poco prima dell’inizio della sfida contro la Roma, il cui inizio è fissato alle ore 20:30, ora americana (le 3:35 in Europa). Gli organizzatori della Barça Dallas si aspettano la partecipazione di più di 2000 persone per questo evento. Da lì il trasferimento al AT&T Stadium per assistere all’incontro contro la formazione giallorossa stretti in un unico abbraccio blaugrana. From Texas with Love. 

Malcom al Barça – contratto di 5 anni Clausola di 400 milioni. Oggi in città

Non è Malcom X ma già fa discutere. Potere di un nome altamente evocativo, come quello del leader nero statunitense paladino dei diritti dei neri nell’America segregazionista degli anni 50/60.

Malcom, calciatore, invece, non ha nulla a che vedere con il leader degli afroamericani. E’ solo un giovane (21 anni) calciatore brasiliano che milita nel Bordeaux. Sembrava essere stato acquistato dalla Roma, nella capitale italiana lo attendevano addirittura ieri, ma alla fine sembra ad un passo dal vestirsi di Blaugrana. Tutto è accaduto in pochissime ore. Dal giallorosso al blaugrana in meno di un giorno è un salto enorme. 

Il ragazzo firmerà un contratto quinquennale a poco più di 2,5 milioni a stagione e avrà una clausola rescissoria di circa 400 milioni di euro. Malcom è atteso in serata a Barcelona per la foto di prammatica sotto lo escudo del FC Barcelona. Domani in mattinata sono previste le visite mediche. La foto protocollare con Bartomeu sarà rimandata a dopo la gira americana della squadra. 

Tutto nel volgere di una manciata di ore dunque. Il Barça, impantanato nelle secche paludose della trattativa con il Chelsea per Willian ha deciso di saltare sul treno in corsa di Malcom che già infuriava sulle rotaie roventi in direzione Roma. Una chiacchierata con gli agenti del giocatore, un colloquio fulmineo con la società dei Girondins (il Barça offre loro più della Roma), ed il veloce cambio di direzione è stato realizzato. Azionato uno scambio, il treno che scavava con la testa furiosamente verso lo stadio Olimpico, ha cambiato binario, percorso e destino nella futura carriera del giovane calciatore brasiliano. Non più stadio Olimpico, no; la nuova rotta è Estadi Camp Nou. 

Il perché di questa veloce mossa, degno di una dei migliori borseggiatori cinematografici, è dovuta alle difficoltà che il club sta incontrando nell’acquisto di Willian. Il giocatore, loco per giocare nel Barça, è incastrato nella rigidità del club blue che inizialmente si era negato a contrattare, e poi, spinto anche dalla volontà del calciatore, si era deciso a mercanteggiare sulla base di cifre eccessive per le intenzioni del Barça. Il club blaugrana era pronto a mettere sul piatto della trattativa una cifra variabile dai 56 ai 60 milioni di euro. Il Chelsea si è trincerato dietro una richiesta ritenuta eccessivamente elevata dalla secretaria tecnica: 70/80 milioni. Il giocatore piace molto a Valverde e lo ha richiesto chiaramente, ma un giocatore di quasi 30 anni, dalle indubbie doti di corsa, tiro da fuori e inserimenti senza palla, ma anche incostante nel rendimento nel corso della stagione (lo si è notato anche durante gli ultimi mondiali di Russia), non può essere tesserato ad un prezzo così elevato. Dopo l’affaire Griezmann il Barça non poteva permettersi di essere preso per il collo e spendere una milionada per un trentenne non di classe assoluta. Nel dubbio se portare avanti una operazione del genere o restare con il cerino in mano se il Chelsea non avesse abbassato le sue pretese, ecco spuntare, come l’arcobaleno dopo la tormenta, il nome di Malcom. Il ragazzo è giovane, appena 21 anni, molto promettente, e gioca nella medesima posizione del suo connazionale del Chelsea. Il costo del cartellino concordato con il Bordeaux è nettamente inferiore a quello di Willian: 41 milioni + 2 di bonus. Al Bordeaux dalla stagione 15-16, nel campionato appena concluso ha realizzato 12 reti e assicurato 7 assist per i compagni di squadra. Il suo ruolo naturale è attaccante di destra, ma può ricoprire anche la fascia opposta e i ruoli di seconda punta e trequartista. Nel Barça potrebbe giocare interno di destra, ruolo pensato per Willian e disputarsi il posto in squadra con Dembélé. Potrebbe però essere schierato anche in posizione più avanzata come extremo.      

FC Barcelona – Gira Americana in rampa di lancio

E’ tutto pronto per il tour statunitense del FC Barcelona che inizierà il 28 luglio per concludersi il 4 di agosto. Gli avversari della International Champions Cup 2018 saranno il Tottenham, Roma e Milan. I blaugrana affronteranno i londinesi il 28 luglio a Los Angeles al Rose Bowl, ore 20:05 ora locale e 05:05 del 29 ora europea.

La seconda partita è in programma a Dallas il 31 luglio alo AT&T Stadium. L’avversario di turno sarà la Roma. Sarà la prima partita contro i giallorossi dopo l’eliminazione dalla Champions. Un ricordo ancora vivo e una ferita aperta che i blaugrana vorranno certamente far dimenticare nel primo faccia a faccia da quella catastrofica doppia sfida. Blaugrana e giallorossi scenderanno in campo alle 20:35, orario del Texas e 03:35 ora catalana del 1 agosto. 

Il terzo incontro che chiuderà la partecipazione blaugrana negli Stati Uniti è in progranna il 4 agosto contro il Milan. La partita, in programma a San Francisco alle 17:05 ora californiana (ore 02:05 del 5 agosto orario catalano), si disputerà al Levis Stadium.

Terminata la partita contro il Milan la squadra farà ritorno in Catalunya per preparare la sfida di Supercopa d’Espana contro il Sevilla in programma a Tangeri il 12 agosto in gara unica. 

Questa del 2018 è la nona gira americana della storia del Barça. Dalla prima, storica, datata 1937, passando per il 2003, il 2006, il 2008, 2009, 2011, 2015 e 2017, le date delle esibizioni blaugrana negli Stati Uniti.

FC Barcelona – Editoriale Arthur, Lenglet… e altro ancora

Le grandi manovre al Barça sono appena iniziate. Temporada di volti nuovi e semi rivoluzioni quella che si annuncia a Can Barça. Arrivi e partenze. La stazione del FC Barcelona è particolarmente affollata questa estate. Con tutti gli occhi ancora puntati al mondiale, il club blaugrana si muove quanto più possibile sotto copertura. 

Gli arrivi di Arthur, giovane talento brasiliano del Gremio con profilo alla Xavi, e quello di Lenglet, presentato questa mattina e proveniente dal Sevilla, difensore centrale francese di grandi prospettive, non saranno gli unici e ultimi colpi di mercato di una squadra in fase di restyling. Andato via il grande, uno dei più grandi di sempre, Andres Iniesta, ceduto Paulinho e il mancato arrivo di Griezmann che ha lasciato un certo sconcerto e malcontento per un affare che praticamente era già fatto (ci si domanda ancora come sia potuto accadere, con le domande e le mezze risposte che si spalmeranno per parecchio tempo ancora), è iniziato il casting per completare il mosaico della rosa per la prossima stagione, che avrà come obiettivo primario e prioritario la conquista della Champions League. Dopo avere trasformato la Liga e la Copa del Rey nel giardinetto di casa, adesso negli uffici del Camp Nou puntano decisamente alla conquista della Orejona. Troppi anni sono trascorsi dall’ultima vittoria (2015), e troppe sono state le cocenti eliminazioni consecutive ai quarti di finale per non scuotere dalle fondamenta tutto il barcelonismo (junta e secretaria incluse). Per raggiungere l’obiettivo tutte le forze sono incentrate nel costruire una squadra che possa coniugare palleggio, tecnica, forza fisica, imprevedibilità e armi di sorpresa di massa. Esse sono rappresentate da quei cambi di tattica che possano sorprendere qualsiasi avversario. Come anche la Spagna ha messo in evidenza in questi campionati del mondo, la ripetizione dello stesso spartito, senza aggiunte, modifiche o integrazioni, comporta inesorabilmente l’inefficacia delle proprie armi a disposizione. Lo scorso anno è stato Paulinho a rivitalizzare lo schieramento tattico di Valverde fornendo ad esso delle innovazioni tattiche che sopratutto nella prima parte di stagione sono state determinanti per i successi della squadra. La sua uscita di scena lascia degli interrogativi sull’efficacia e sulle varianti del gioco della squadra di quest’anno. Al momento non esiste nella rosa un giocatore con quelle caratteristiche di forza fisica, corsa, velocità e capacità di inserirsi senza palla che sono valse la bellezza di nove reti per il centrocampista verdeoro e che hanno fruttato molte reti da parte dei suoi compagni proprio grazie a quegli inserimenti che portavano via sempre almeno un uomo allo schieramento difensivo opponente. La sua uscita di scena ha fruttato 50 milioni che possono essere reinvestiti sul mercato, ma non tutto può essere misurato sulla base del danaro. Certi innesti, come le tessere di un puzzle che con quel tassello completano un insieme e lo rendono perfetto, non si possono misurare con il danaro perché valgono molto di più dei soldi investiti. Chiaramente si può fare il medesimo ragionamento al contrario. La directiva ha detto che “è stato un buon affare economico”. Economico, esatto. Sarebbe stato meglio se avessero usato il termine tecnico-tattico più che economico, posto che il primario interesse deve essere il rafforzamento della squadra, non fare cassa. 

Con gli innesti di Arthur e Lenglet è dunque iniziato il casting Barça per acquisire quei giocatori che possano permettere finalmente alla squadra di riuscire a migliorarsi rispetto all’ultima, già eccellente peraltro, stagione. Vale a dire, trionfare in Champions League. In questi giorni sono tanti i nomi che circolano. Tutti, per lo più, nel settore nevralgico del campo. Con l’attacco in grande spolvero grazie a Messi, Suarez, Coutinho, Dembélé (questa dovrà essere la sua stagione), il reparto che più necessita rinforzi e migliorie è proprio la linea mediana. Servono freschezza, corsa, aggressività e alternative a giocatori come Busquets e Rakitic. C’è da sostituire l’insostituibile Iniesta e trovare un nome nuovo per colmare l’assenza di Paulinho. Si è dunque parlato di Rabiot per il quale le voci sono ancora piuttosto discordanti rispetto a chi dice che il Psg avrebbe fissato il prezzo a 40 milioni, e chi invece che il club parigino si sarebbe negato a trattare preferendo irrigidirsi fino a rischiare di perdere il giocatore a zero la prossima estate. Chi che ci sarebbe un braccio di ferro all’interno del club parigino tra Al Khelaifi (proprietario e falco) e Antero Henrique (direttore sportivo, colomba e fautore della linea riassumibile in meglio qualche decina di milioni oggi che niente domani). Oltre al nome del 23enne centrocampista francese, balla quello di Willian, quasi 30enne brasiliano del Chelsea che porrebbe seri dubbi di convivenza con Ousmane Dembélé per posizione in campo e caratteristiche di velocità. Da questo punto di vista, sebbene in Inghilterra insistano su una nuova offerta da parte del club blaugrana dopo il presunto rifiuto di una proposta da 56 milioni, il suo nome suscita dubbi e domande anche per la sua incostanza di rendimento durante tutta una stagione.

In queste ultime ore si è aggiunto alla lista il nome di Kanté. Il centrocampista francese, gran recuperatore di palloni, giocatore veloce, aggressivo, capace di spaccare in due le squadre avversarie, è stato l’uomo decisivo del Leichester di Ranieri ed uno dei migliori e più efficaci giocatori dello schieramento del Chelsea di Conte. Ngolo Kanté, 27 anni, sarebbe un profilo perfetto per il Barça. Potrebbe sostituire Busquets nel ruolo di pivote o ricoprire una delle due posizioni di interno. In questo caso potrebbe proporsi come il nuovo Paulinho per caratteristiche tattiche. 

Uno degli ultimi nomi che si sono accostati al FC Barcelona è quello di Hazard. In questi ultimi giorni il suo nome è stato fatto insistentemente anche all’interno del club tanto che nella conferenza stampa di presentazione di Arthur la domanda sul suo possibile acquisto è stato fatto ad Abidal stesso il quale non ha negato l’interessamento del club, ma si è trincerato dietro un molto diplomatico “non parlo di giocatori che appartengono ad altri club”. Gli sarebbe bastata una sola parola per far cessare queste voci; ma non l’ha fatto. Dunque l’interesse del Barça sul grande giocatore belga è concreto.

Contro il suo acquisto ci sono alcuni fattori. Il primo è il prezzo. Il Chelsea sarebbe disposta a disfarsi del suo faro in attacco per una cifra rondeante ai 200 milioni. Una barbaridad per dirla alla castellana. Secondo, il nuovo allenatore in pectore Sarri avrebbe richiesto ad Abramovic l’incedibilità di due giocatori: Willian e Hazard stesso. Al Barça, terzo elemento negativo, sorgerebbero compatibilità in campo con Coutinho, giacché le loro aree d’azione sul campo di gioco sono praticamente le stesse. E’ vero che il brasiliano potrebbe giocare anche a destra, ma il suo ruolo naturale è proprio l’interno/extremo sinistro. Sarebbe perciò preferibile evitare di creare costosi dualismi in una unica zona del campo con il rischio di non avere più risorse economiche per coprirne altre.      

Editoriale – La scelta di Paulinho

La scelta di Paulinho di lasciare il FC Barcelona è una della più controverse a livello personale che si possano prendere. Risulta quantomeno particolare che un giocatore, che per sua bocca si è sentito rinato e vivo dopo il suo passaggio al Barça, abbia deciso di prendere baracca e burattini e trasferirsi nuovamente in Cina. La sua vecchia squadra, il Guangzhou, l’ha riconquistato con un sonoro e pesante ingaggio: 14 milioni annuali.

Paulinho, che per concretare il sogno di giocare in blaugrana si era ridotto l’ingaggio, passato dai 7 ai 5,5 milioni (con l’accordo di ristabilire il gap al primo rinnovo), ha ora fatto il percorso inverso per il raddoppio del suo vecchio compenso, ben 14 milioni; contratto di quattro anni.

Scelta discutibile, si dirà. Un giocatore, importante per il Barça e la Seleçao, che riesce ad riemergere sdoganandosi dalla nomea di giocatore da campionato cinese, mettendosi in evidenza in un campionato selettivo come la Liga, non a caso, e giustamente, definito la mejor liga del mundo, mettendo a segno la bellezza di 9 reti e che fa il passo del gambero, decidendo di tornare nel dorato e invisibile campionato cinese, è di difficile inquadramento negli schemi normalmente in uso nel mondo della psicologia umana. Una scelta di questo genere è riconducibile esclusivamente nel senso della vile pecunia.

Una scelta che danneggia non solo l’uomo-giocatore, ma anche la squadra. In un mondo nel quale si cerca sempre di progredire, la ragione per la quale solitamente con una carota davanti e un bastone dietro si tende sempre ad andare avanti e mai indietro, scegliere di rinunciare a progredire professionalmente è un fallimento. Detto dell’uomo-giocatore, vediamo di aprire un focus sugli aspetti negativi di questa scelta a livello di squadra. Paulinho è stato un acquisto eccellente con un impatto al di là di ogni più rosea previsione. Arrivato tra lo scetticismo generale di chi non conosceva il giocatore e del suo ruolo fondamentale nella trasformazione del centrocampo della Canarinha, ha subito conquistato gli scettici. Paulinho era il giocatore in più, diverso e unico della plantilla. Un giocatore in grado di spaccare la squadra avversaria con le sue accelerazioni improvvise e i suoi inserimenti in area avversaria. Moltissime partite sono state risolte grazie a questi movimenti. L’attenzione che le difese dedicavano agli attaccanti blaugrana liberava sempre gli spazi per le scorribande del brasiliano. La sua forza fisica era un quid pluris. La rete realizzata contro il Getafe nel girone d’andata è il manifesto delle sue capacità futbolistiche. Un calciatore con queste caratteristiche non è presente nell’attuale rosa e la sua assenza sarà pesante nella prossima stagione. Alla stessa maniera in cui la maggior parte di tifosi e addetti ai lavori aveva sottovalutato il suo arrivo, adesso ne sottostima la sua partenza. Nessuno dei nomi che la secretaria técnica sta maneggiando per il centrocampo del prossimo futuro ha queste caratteristiche. Né Willian (che comporterà problemi di convivenza con Dembélé, con i giocatori che si escluderebbero a vicenda coincidendo nella stessa fascia), né Rabiot (non dotato di altrettanto impeto e forza fisica) saranno in grado di prenderne il posto in squadra e occuparne la posizione tattica in campo.