Giuseppe Ortu Serra
Nel gelo di Montilivi (si è iniziato a +2° per finire a 0°), sotto un cielo plumbeo che lasciava trasparire tristi presagi, il Barça ottiene i tre punti al termine di una partita in cui, senza più attaccanti per i cambi incomprensibili di Xavi, la formazione blaugrana ha pensato solo a difendersi con 11 giocatori dietro la linea della palla e a spazzare via la pressione costante negli ultimi 20 minuti di un Girona che ha creduto nel risultato di parità fino alla fine.
Il Barça è sceso in campo con la formazione impostata sul tridente puro (con i due extremos), Raphinha a destra e Dembélé a sinistra, lasciando il modulo con il falso extremos per le partite di cartello. Le altre novità sono state Eric per Christensen, Alonso, fresco di rinnovo (1+1) per Balde. Koundé laterale a destro e Araujo centrale. Ansu nueve al posto dello squalificato Lewandowski (ultima giornata di stop per lui). I blaugrana, scesi in campo con il completo amarillo e la samarreta con la Senyera, hanno dominato sin dal primo istante. Giusto la concessione di un calcio d’angolo per il Girona al primo minuto e poi sempre e solo Barça. La formazione di Xavi ha sfondato sopratutto sulla sinistra, con un Dembélé indiavolato che, ripetendo la prestazione messa in scena contro la Real in Copa, ha creato pericoli a raffica da quella parte. È stata sua l’occasione più importante, al 14′. Palla rubata da Ansu al portiere e palla sul lato corto di sinistra dell’area, dove il francese ha calciato in porta, trovando, però, il portiere di casa sulla traiettoria.
Al 24′ tuttavia, in occasione di uno scatto dei suoi, il numero 7 ha sentito tirare il muscolo della gamba sinistra, costringendolo al cambio. Dalle prime risultanze, e al netto degli esami medici delle prossime ore, il ragazzo ha subito un infortunio al quadricipite della coscia sinistra. Da verificare la lunghezza dello stop forzato.
Fuori Dembélé, dentro Pedri e ritorno al falso extremo. Da questo momento la squadra ha incontrato maggiori difficoltà a creare pericoli alla difesa del Girona. La fascia sinistra, senza più la “freccia nera”, non è stata più praticabile e mai più utilizzata per l’attacco. Alonso si è limitato al lavoro difensivo, ma ha fatto mancare la sua presenza in avanti. Senza più sbocchi da quella parte, il Barcelona ha dovuto ripiegare più su un gioco manovrato al centro, ma ogni chispa e pericolo sono scomparsi.
Nella ripresa Xavi ha inserito Jordi al posto di Alonso, certamente colpevole di non aver mai dato una mano di aiuto in fase offensiva dopo l’uscita di scena di Dembélé. Al 60′ il Barça è passato con Pedri al termine di una bella azione corale iniziata a destra, proseguita a sinistra e terminata nuovamente a destra con tocco di Pedri sul secondo palo da cross rasoterra di Jordi. Quella è stata, praticamente, l’unica occasione in cui il Barça si è presentato con una certa pericolosità dalle parti di Gazzaniga nella seconda metà di gara, ad eccezione di una clamorosa scivolata di Raphinha, che solo davanti al portiere, è andato per terra dopo lo stop e prima di tirare. Eccettuando ciò, dopo la rete barcelonista, è stato un monologo del Girona che, con il passare dei minuti, è divenuto via via sempre più pericoloso. Al 72′ e al 74′ la squadra di casa ha rischiato di impattare. Solo due interventi di Araujo (salvataggio sulla linea su cross alto dalla destra) e Koundé (intervento in tackle a salvare su un cross al bacio verso il centro dell’area) hanno evitato la marcatura.
Il Girona ha pressato, comandato il gioco e messo alle corde un Barça svuotato da ogni contenuto offensivo dagli incomprensibili cambi di Xavi. Prima è uscito Ansu all’80’. Al suo posto Balde; 7 minuti dopo è stato il turno di Raphinha; in campo Kessie. Così il Barça ha trascorso gli ultimi 16 minuti di partita prima con un solo extremo in campo, poi con nemmeno più quello. Offensivamente, sempre che si possa usare questo avverbio, il Barça è stato rappresentato da Pedri e Kessie. Tutti gli altri indietro a fare fronte comune (leggasi barricate), sperare nella buona sorte e nel fatto che nessuno sbagliasse un intervento. Il Barça ha rischiato enormemente in ogni azione offensiva del Girona che, non avendo più attaccanti da controllare, si è riversato in massa nella tre quarti blaugrana. I cross e le mischie si sono sprecate, e con esse le situazioni sporche di pericolo per un rimpallo, una deviazione incontrollata, una trattenuta di troppo in area di rigore. Eric, in una di queste, ha rischiato il fallo da rigore su una plateale cintura ai danni di un avversario. Il Girona è andato vicino al pareggio all’84’, all’85’ e al 95′. In due di queste situazioni Ter Stegen è stato attento, nella terza è stato graziato da una conclusione incredibilmente fuori da due passi.
Il triplice fischio di chiusura di Muniz Ruiz ha fatto tirare un sospiro di sollievo ad un Barça che ha chiuso con tre punti immeritati e tanto, tanto affanno. Tattica e cambi sbagliati quelli dell’allenatore blaugrana, che ha deciso di ispirarsi al buon catenaccio anni ’70 negli ultimi 20 minuti invece che continuare a giocarsi la partita. Il risultato è buono. Ma è l’unica cosa di una serata iniziata male (infortunio di Dembélé) e terminata in maniera assolutamente deprecabile.