FC Barcelona-Lacazette a Barcelona

di Giuseppe Ortu

L’attaccante dell’Arsenal Lacazette è a Barcelona. È stato visto in città e sono subito saltati gli allarmi e i rumors su questa presenza cella Ciutat Condal. Alexandre Lacazette, centravanti ventottenne francese, è nella lista della secretaría técnica del Barça insieme a Griezmann per rinforzare la delantera e dare manforte a Suárez per la prossima stagione.

Ovviamente la sua presenza non è necessariamente legata al FC Barcelona, posto che la città è una meta frequente del turismo internazionale. In questi giorni, tra l’altro, è in programma il Primavera Sound Festival, evento musicale che occupa il panorama di Barcelona dal 28 maggio al 2 giugno, e che ha catapultato in città centinaia di migliaia di appassionati. Basta pensare che il 99% delle strutture ricettive del capoluogo Catalano sono sold out.

L’attaccante francese dell’Arsenal può giocare sia da centravanti puro che dietro un nueve vero come seconda punta, girando intorno all’area e partendo da dietro.

FC Barcelona – Cadena SER. Griezmann ha firmato con il Barça

di Giuseppe Ortu

La notizia è di quelle che danno la vuelta al mundo Secondo la Cadena SER, emittente radiofonica di Madrid, Griezmann avrebbe già firmato il contratto che lo lega al FC Barcelona nel mese di Marzo. La notizia bomba è stata lanciata nel programma radiofonico El Larguero. La notizia, subito smentita dal club blaugrana, ha fatto il giro del mondo in un battibaleno. L’informazione non indica la durata del contratto che il francese avrebbe firmato con la entità di c/Aristides Maillol, né la misura del suo ingaggio. Il programma ha anche assicurato di avere prove documentali dell’avvenuta firma. Il passaggio avverrà a partire dal primo luglio, momento in cui la clausola rescissoria del francese scenderà dagli attuali 200 milioni a 120 milioni di euro.

Come detto, il club azulgrana si è immediatamente precipitato a negare con forza e decisione la notizia giornalistica lanciata dall’emittente radiofonica.  Attualmente Griezmann, terminata la stagione con l’Atletico de Madrid con un deludente bottino di zero titoli, lui che aveva rifiutato lo scorso anno il Barça per trionfare in Champions con i colchoneros nella finale casalinga del Wanda Metropolitano, si trova attualmente in ritiro con la nazionale francese con la quale disputerà l’amichevole con la Bolivia domenica 2 Giugno alle ore 21:00 presso lo stadio La Beaujoire di Nantes.

Antoine il 14 Maggio aveva annunciato l’addio al club di Cerezo, anche se non aveva svelato la sua prossima destinazione. Da allora il nome del FC Barcelona ha suonato forte e a più riprese. Alcuni contrattempi, tuttavia, hanno fatto dubitare che questa potesse essere la naturale destinazione del ragazzo. La contestazione ricevuta dal Camp Nou in occasione del suo arrivo con l’Atletico il 6 di Aprile, e sopratutto il veto dello spogliatoio del Barça al suo incorporamento, ancora infastidito dal suo rifiuto, plateale e spettacolarizzato attraverso il documentario La Decision, avevano fatto dubitare che il calciatore potesse realmente vestire la camiseta blaugrana. Adesso questa informazione, questa indiscrezione giornalistica, smentirebbe tutto e chiuderebbe il cerchio (con un anno di ritardo) al trasferimento di Antoine Griezmann al Barça.

Editoriale – De Ligt e gli errori della junta

di Giuseppe Ortu

La junta directiva e la secretaria tecnica del Barça, a cui deve aggiungersi l’allenatore Valverde, sono stati protagonisti, nelle ultime due stagioni, di scelte concettualmente errate che hanno portato alla situazione attuale. Le sconfitte di Roma e Anfield sono figlie di una programmazione sbagliata. Una pianificazione che ha fallito dal punto di vista tecnico e da quello economico-finanziario.

Le grandi squadre si costruiscono con i grandi giocatori e i grandi allenatori. I trofei e le Champions arrivano quando puoi schierare sul terreno di gioco una formazione composta da campioni, e hai in panchina uno stratega di carattere, di personalità e che non abbia paura di competere e confrontarsi con gli avversari. A Roma e Anfield la squadra si è dissolta per chiare colpe di Valverde, ma anche per gli errori dei giocatori commessi in tutti i reparti della squadra. Se il Barça avesse realizzato una rete, sia a Roma che a Anfield, avrebbe passato l’eliminatoria e, probabilmente, conquistato il triplete in entrambe le occasioni. La sconfitta contro il Valencia in Copa è infatti figlia di quella di Liverpool. Se una squadra come il Barça non è in grado di segnare una rete in due trasferte fondamentali come quelle citate manifesta, evidentemente, enormi limiti che la junta non è stata in grado di leggere. Non si può rimettere tutto sulle spalle di Messi e sperare che sia lui a risolvere sempre le questioni spinose. Se Suarez non segna in una trasferta di Champions dalla stagione  dell’1-1 di Roma nella liguilla, è evidente che esiste un problema attacco nelle partite di Champions League. Quando gli incontri si fanno complicati sul finire della competizione, tutti devono essere pronti a dare il massimo e non possono verificarsi defezioni, cali di rendimento, blocchi mentali e simili. Se il Barça è caduto nelle ultime stagioni di Champions, ciò è dovuto anche al mancato apporto realizzativo dell’uruguaiano.

Si parlava di programmazione. La prossima stagione ci saranno stravolgimenti nella rosa. Arrivato De Jong, l’idea della segretaria è quella di arrivare a De Ligt e a un nueve che possa competere con Suarez. Sono i grandi giocatori a far vincere le squadre; e questi costano molto. Non esiste strada diversa per trionfare in europa che spendere, spendere, spendere. La difesa deve essere rinforzata. Questo è chiaro. De Ligt è caro, vero. E’ tuttavia un giocatore necessario per il progetto ganador del prossimo Barça, sia per la giovane età (19 anni), sia per la sua forza. Il Barça, che vantava una intesa con il ragazzo dell’Ajax, sta ora tentennando visto che le richieste da parte del giocatore sono mutate con la progressione che la squadra di Amsterdam ha avuto in questa Champions. Se ci si irrigidisce troppo su queste posizioni parsimoniose, il club perderà un giocatore fondamentale per sistemare la difesa. Piqué ha superato la trentina e Umtiti non si è più ripreso dall’infortunio. Perdere un giocatore di questo calibro che non ha fatto mistero di voler giocare in blaugrana per non spendere più del previsto, e diciamola tutta, non voler sottostare alla tensione della corda messa in atto da Raiola, sarebbe imperdonabile. Sopratutto se si pensa a quanti soldi sono stati buttati via negli ultimi anni con gli ingaggi dei vari Boateng, Murillo, Malcom, André Gomes, Denis Suarez, Digne, Yerry Mina e Douglas). Chi meno spende più spende. E sopratutto non vince.
Questa junta deve capire cosa significa corretta programmazione economico-sportiva. I giocatori forti vanno sempre presi, a costo di qualche sacrificio economico in più. Spendere meno, risparmiare qualche milione, non vincere trofei come la Champions e perdere danaro in premi per passaggi del turno e in contratti commerciali (che inevitabilmente è più facile attrarre se sei vincente) è un modello perdente a cui questa junta directiva si è abbonata fin troppo negli ultimi anni. A voler risparmiare a tutti i costi, si perde. Sempre. Se l’assioma chi più spende più vince non è sempre veritiero, certamente è vero il contrario. A non voler spendere (o a spendere male) non si vince mai.
Da qui la morale che questa junta spenda i soldi necessari per acquistare De Ligt, sottostia anche ai ricatti di Raiola, ma incorpori il difensore dell’Ajax e acquisti un altro top player in attacco che permetta alla squadra di realizzare i goals che servono per vincere la Champions e a Messi di non essere ogni volta abbandonato a se stesso nel freddo del deserto di Gobi blaugrana.

FC Barcelona – Valverde rimane. Per ora

de Giuseppe Ortu

Valverde rimane. Per ora. Barcelona è in pieno caos per quanto riguarda la situazione della panchina. Tutto rimane congelato alla situazione attuale, con Bartomeu e Segura che mantengono, per il momento, Valverde ancora sulla panchina blaugrana. La situazione rimane convulsa. Nei prossimi giorni, forse ore, la situazione dovrebbe acclararsi. 

Nella giornata di ieri era girata la voce che il tecnico barcelonista avesse le ore contate. Alcuni media in Italia si erano spinti addirittura oltre, lanciando chi le dimissioni, chi addirittura l’avvenuto esonero. Voci azzardate e non corrispondenti al vero che hanno del tutto falsato la situazione reale. La verità, tra tante notizie non vere, è che Valverde ieri è stato sul punto di crollare. Ha avuto le ore contate, sì, ha traballato, ma è sempre stato in sella alla panchina blaugrana.

Inviso a tutto il barcelonismo, l’aficiòn lo chiama da tempo immemore Malverde, ora ha perso anche la fiducia di parte dello spogliatoio. La sconfitta di Anfield ha segnato profondamente la convinzione nei giocatori, o in alcuni di loro, che non sia la figura giusta per le prossime sfide. Perdere la fiducia dei propri calciatori è quanto di peggiore possa capitare ad un allenatore. Anche nella directiva l’opinione non è unanime. Bartomeu è decisamente per la permanenza, altri membri della junta, invece, sarebbero per un cambio. Le notizie giunte ieri su un imminente cambio di guida tecnica, e i nomi circolati ieri di Martinez e Koeman, sono stati fatti proprio da appartenenti dei verticici del club in disaccordo con la permanenza del tecnico extremeno sul banquillo azulgrana.

Valverde non ha voluto dimettersi. Bartomeu non vuole assumersi la responsabilità di provocare un terremoto, uno scossone che è comunque necessario. E lo stallo continua.
Valverde non vuole fare un passo indietro per un discorso economico, non volendo rinunciare al contratto che lo lega ancora per due stagioni, e che è stato rinnovato solo pochi mesi fa, o ne fa un discorso puramente sportivo, credendo di aver fatto dei buoni risultati di squadra? Con due umilianti eliminazioni fotocopia in Champions e la sconfitta in finale di Copa del Rey da parte di una squadra in disarmo, il bilancio delle due gestioni valverdiane è assolutamente negativo. Da una parte due Ligas e una Copa, ma nell’altro piatto della bilancia di Osiride Roma, Anfield e Sevilla, con una squadra disarmante vista in mondovisione. Il danno di immagine e credibilità ricevuto dal club dalle ultime due Champions, è ben più dannoso dei trionfi ottenuti in patria. A questo dovrebbero pensare Valverde e Bartomeu. Il FC Barcelona non può ripresentarsi ai nastri di partenza della nuova stagione con ancora il Txingurri tranquillamente seduto sul banquillo azulgrana.  

FC Barcelona-Valverde con le ore contate

Forse già dal pomeriggio potrebbe esserci l’annuncio. Valverde non sarà l’allenatore per la prossima stagione. L’eliminazione dalla Champions, la sconfitta in finale in Copa del Rey, è uno stile ultimamente troppo lontano dall’Estilo Barça, è eccessivamente lento e difensivo, oltre ad un approccio poco coraggioso e senza personalità delle partite, con incapacità nel gestire i risultati favorevoli contro la Roma e il Liverpool, hanno fatto saltare il banco. Alla sfiducia che il tecnico aveva da molto tempo da parte dei soci e del barcelonismo, ora si è aggiunta anche quella della squadra, che dopo un iniziale appoggio, più che altro di facciata, ora è stato definitivamente ritirato. In queste condizioni il destino di Valverde è segnato.

Noi lo avevamo richiesto, da questa tribuna, già in precedenza alla sconfitta di Anfield, sulla base di una serie di analisi che ponevano l’allenatore blaugrana in posizione antitetica con l’FC Barcelona.

Riguardo alla sua sostituzione, secondo fonti belghe e catalane (RAC1), Martínez, attuale tecnico della nazionale belga e Catalano di Balaguer, sarebbe il prescelto.

FC Barcelona – Copa del Rey. Il Barça rimane senza la Quinta

di Giuseppe Ortu

La quinta Copa consecutiva rimarrà un sogno nel cassetto. Il FC Barcelona si ferma ad un passo dal record storico del calcio spagnolo. Mai nessuna squadra era riuscita in un’impresa così grande. Il Barça ha sfiorato questo sogno, ma è rimasto tale: un sogno appunto.

La sconfitta per 2-1 in finale contro il Valencia al Benito Villamarin è di quelle che lasciano ferite profonde nel morale, e c’è da scommetterci, anche nella programmazione per la costruzione della nuova squadra. I segnalati sono tanti, tra chi scende in campo e chi li dirige. Ma per ora lasciamo questi discorsi ad un altro momento e concentriamoci su quanto accaduto questa notte.

Il Barça ha perso la gara perché ha sostanzialmente buttato via il primo tempo. Ha commesso imperdonabili errori nella fase difensiva che sono costati le due reti con le quali il Valencia ha conquistato la coppa e ha mostrato limiti nel gioco offensivo, dove il solo Messi è stato capace di creare pericoli. Senza Suarez e Dembélé infortunati, l’aiuto all’argentino sarebbe dovuto arrivare da Coutinho, ma il brasiliano ha fallito per l’ennesima volta. Il sette blaugrana si è intestardito in giochini personali alla Neymar prima maniera, ha creato confusione, ma senza riuscire a aprire spazi e gioco. La squadra è apparsa senza idee, con un gioco troppo scontato e leggibile da parte degli avversari. A bordo campo, frattanto, mentre Marcelino si dannava l’anima nel tentativo di caricare la squadra e fornir loro suggerimenti tattici, Valverde si godeva lo spettacolo come uno dei quasi 54.000 spettatori. Con una sostanziale differenza. I paganti urlavano a squarciagola sostenendo la propria squadra, Valverde se ne stava irrimediabilmente in silenzio a guardare.

Nella prima frazione di gioco blaugrana non hanno funzionato i laterali, sopratutto con Semedo, e il centrocampo in fase di copertura. Un Busquets stanco, fundido, ormai senza energie, non è stato in grado, unitamente a Arthur, di fare la fase di filtro, lasciando così scoperta la difesa alle verticalizzazioni e agli inserimenti dei valencianisti. Tutti i pericoli dei primi 45′, reti comprese, sono nati da situazioni di questo genere, con gli uomini di Marcelino che hanno sempre tagliato in due il mediocampo blaugrana con estrema facilità. E così al 21′, alla prima occasione del Valencia, il Barça è stato travolto in velocità nella zona di Semedo. I centrocampisti, in grave ritardo, non sono riusciti a recuperare le posizioni difensive e il Valencia è andato a nozze contro uno schieramento difensivo scoperto e mal posizionato. Il tiro di Gameirò ha trovato Cillessen coperto da Lenglet e si è insaccato alle spalle del portiere olandese.
Il raddoppio è giunto al 33′ con una azione molto simile alla precedente. Altro buco a centrocampo e nuovo contropiede in uno contro uno. Soler crossa a centro area un pallone per Rodrigo che, lasciato solo nella corsa da Semedo, incredibilmente fermatosi mentre gli correva accanto, non ha avuto problemi a incornare di testa solo soletto davanti al portiere blaugrana. Un disastro!

La ripresa ha visto subito due cambi di Valverde. Fuori Arthur e Semedo. Al loro posto Malcom e Vidal. Sergi Roberto, che aveva iniziato extremo destro, è quindi arretrato nel ruolo di laterale. La partita è subito cambiata. Vidal ha conferito compattezza al centrocampo, aiutato Busquets, migliorato nella seconda frazione di gioco, e dato quel filtro che era mancato nella prima parte di gara. Il Barça nel secondo tempo non ha più mostrato quelle falle che avevano permesso ai giocatori del Valencia gli inserimenti che avevano sconquassato le retrovie blaugrana. Malcom ha, invece, allargato il gioco a destra, facendosi vedere costantemente dai compagni e ricevendo molti palloni. Sistemato lo schieramento, il Barça è apparso immediatamente pericoloso. Ha posto l’assedio al fortino del Valencia, ha giocato con grinta e rabbia agonistica, ha aumentato il ritmo e la velocità delle giocate e creato molti pericoli alla formazione di Marcelino. Il portiere Che è stato decisivo in alcune circostanze con parate determinanti. Dove non è arrivato il numero uno sono stati basilari gli interventi alla disperata dei difendenti in maglia bianca, tutti schiacciati a difesa della propria area di rigore. Gambe, corpi buttati a peso morto sulle conclusioni blaugrana. Tutto è servito per evitare la rete del Barcelona. Dove non hanno potuto i giocatori del Valencia è arrivato il palo a evitare una rete da cineteca di Messi, che dopo aver ricevuto da Malcom ha saltato due uomini con un pallone sollevato a oltrepassare le loro gambe e calciato di esterno senza far rimbalzare il pallone. Per uno scherzo della sorte la palla è andata a sbattere sul palo senza che Vidal, centravanti improvvisato, riuscisse a segnare sulla ribattuta. Il Barça c’era comunque. Confusionario, forse, senza limpidezza nel gioco, frenetico, ma era assolutamente in gara.

Dai e dai il Barça è riuscito a riaprire la gara con Messi (chi altri?). L’argentino ha segnato mettendo dentro una miracolosa respinta del portiere avversario su colpo di testa di Lenglet. I blaugrana avevano in mano il pallino del gioco e l’entusiasmo di chi sente di essere nuovamente in gara. Nuovi attacchi, nuovi assalti, nuovi pericoli portati dai blaugrana. Sembrava sempre che la rete stesse per giungere da un momento all’altro, ma alla fine il risultato non è cambiato.

Il Barça ha perso partita e Copa del Rey per avere buttato via un primo tempo nel quale è stato disastroso nella sua fase difensiva e inesistente in attacco. Certo, l’immobilismo di Valverde (tardivi i cambi a modificare lo schieramento) non ha giovato. Il tecnico blaugrana si è dimostrato anche questa notte, una volta di più, allenatore incapace di vincere le finali e le sfide a eliminazione diretta, quelle che non hanno un domani, che non ammettono replica e possibilità di rimediare alla gara successiva. Una volta di più Ernesto Valverde si è dimostrato non all’altezza del compito assegnatoli, del livello della competizione, dello standard del FC Barcelona e dell’eccellenza che il Barça si aspetta da ogni elemento che ne costituisca la squadra. Dopo Roma e Anfield, adesso arriva anche questa nuova sconfitta. E sono tre! Quante altre saranno necessarie per far capire a Bartomeu & Co che Valverde non può continuare a sedere sulla panchina del Barça anche nella nuova stagione? Que pena vedere il miglior giocatore della storia del calcio, alias Messi, lottare come un pesce in cerca di ossigeno per le mancanze della panchina e della Junta Directiva

FC Barcelona – Messi chiede perdono per Anfield

di Giuseppe Ortu

In occasione della conferenza stampa della vigilia della Finale di Copa del Rey, in programma questa sera alle 21:00 contro il Valencia allo stadio Benito Villamarin di Sevilla, Messi è tornato sull’argomento Anfield. E’ stata la prima volta dopo molto tempo (dal 2015) che il primo capitano non prendeva parte ad una conferenza stampa. Presentatosi insieme a Gerard Piqué, il fuoco di fila delle domande è stato tutto per lui (18 contro 3). Per una volta il President ha fatto quasi da muta e invisibile comparsa. E’ stata anche la prima volta che il Diez ha parlato della notte orrorifica di Liverpool. Con un viso triste, una espressione addolorata, e la sua solita voce dai toni bassi e sommessi, mai sopra le righe, l’argentino si è prodigato in un mea culpa senza se e senza ma.
“Chiediamo perdono per non aver giocato a Liverpool. Dobbiamo chiedere perdono per questo, per non essere stati competitivi, non per non aver vinto”. Questa la premessa di un discorso che è andato avanti e si è sviluppato in una sorta di analisi della partita.
La autocritica inizia a farsi ancora più dura quando ha detto che “è stata deplorevole la partita che abbiamo fatto e la immagine che abbiamo dato. Ti può capitare una volta, però che ti capiti una seconda volta in una semifinale di Champions è imperdonabile e inammissibile”.
Il riferimento alla sfida di Roma (anche se si era in un ottavo di finale allora) è più che evidente. L’argentino ha accomunato le due partite, trovando gli elementi comuni tra esse.
“Entri in campo e ti fanno subito goal. A quel punto la testa inizia a pesarti, sai che non deve riaccadere. Il primo goal lo avremmo anche potuto prendere, ma il secondo no. Nel secondo non abbiamo competuto”. Il 10, uno dei pochi a salvarsi dal disastro di Anfield, ha messo la faccia laddove altri, ben più colpevoli di lui, hanno preferito nascondersi, in silenzio, dietro ai larghi e comodi pantaloni del capitano, che ha rincarato la dose quando ha dichiarato “non possiamo perdonarci di non essere stati competitivi. Ci giocavamo una finale e ci siamo fatti passare sopra”.

Sempre da buon capitano ha difeso l’operato di Valverde, spendendosi per l’ottimo lavoro svolto dal tecnico e per la stagione che potrebbe concludersi con il secondo doblete consecutivo. “Un ottimo risultato anche se con una grande macchia; quest’anno (rispetto a quella dello scorso anno) ancora più grande”. Nella difesa del tecnico per la gara di Liverpool ha dichiarato “Anche Valverde ha una parte di colpa, come tutti nello spogliatoio, però è stata sopratutto colpa nostra”.

Dopo essersi dedicato alla disamina della sconfitta di Champions si è incentrato sulla gara di questa sera, dichiarando che “la sconfitta è stata un duro colpo e ci sta costando molto riprenderci. Ma c’è da giocare una finale e un titolo da conquistare contro un avversario, il Valencia, che ha fame e si trova in un buon momento. Ma in quanto a voglia e atteggiamento non dovrebbe superarci nessuno. Non vincere oggi significherebbe stare anche peggio moralmente. Dobbiamo pensare a questo e fare di tutto per superare il momento negativo”.

Infine l’argentino ha risposto a una domanda riguardante un eventuale arrivo di Griezmann con una laconica frase che fa capire quanto sia gradito il francese nello spogliatoio del Barça. “Non ho nulla da dire su Griezmann” è stata la secca risposta di un Messi scuro in volto e per niente soddisfatto dall’idea. Già in passate occasioni avevamo informato che lo spogliatoio del Barça è contrario all’ipotesi che Grizzi possa arrivare in blaugrana dopo il suo gran rifiuto, spettacolarizzato dal documental La Decision, della scorsa estate.               

Messi Bota de Oro per la sesta volta

di Giuseppe Ortu

Messi è ufficialmente Scarpa d’Oro 2018-19 con 36 reti realizzate in campionato. Al secondo posto si classifica il francese del Paris Saint Germain Kylian Mbappé con 33 marcature. Il Diez blaugrana ha dovuto attendere una settimana per la conferma dell’ambito trofeo personale. Con la Liga terminata domenica scorsa conclusasi con le due reti realizzate contro l’Eibar nel 2-2 in trasferta, l’argentino ha dovuto attendere l’ultima di Ligue 1 di ieri per la certezza della conquista del titolo personale di capocannoniere tra i campionati nazionali europei. L’unico che restava ancora in corsa, con possibilità di strappargli il titolo, era Mbappé. Dietro di 4 reti (36 a 32) alla vigilia dell’ultima giornata di Ligue 1, il francese avrebbe potuto insidiare il trono dei cannonieri d’Europa realizzando una goleada personale. L’attaccante del PSG ha messo a segno, invece, una sola rete nella gara persa dalla sua squadra a Reims per 3-1, fermandosi così a quota 33 goals realizzati nel torneo transalpino.

Con questo trofeo Leo Messi consegue la sua sesta Scarpa d’Oro, un risultato che lo pone al vertice delle classifiche anche come massimo bomber a livello europeo. Già recordman con cinque, con questa nuova vittoria il rosarino entra ancor più nella leggenda. La sesta Bota de Oro giunge dopo le precedenti conseguite nel 2009-10, 2011-12, 2012-13, 2016-17, 2017-18. La Scarpa d’Oro 2018-19 è la terza conquistata consecutivamente dal Genio di Rosario.

La classifica finale vede Messi primo con 36 reti e 72 punti davanti a Mbappé (33 goals e 66 punti) e all’italiano Quagliarella (26 goals e 52 punti). Questo il podio della competizione. A seguire tutti gli altri. Per trovare Cristiano Ronaldo bisogna scorrere a ritroso la classifica. Lo juventino è solo 11° (21 reti con 42 punti).

Con questa nuova affermazione di Messi, il palmares del riconoscimento conferito da European Sports Media si tinge ancor più di blaugrana, essendo questa la quarta stagione consecutiva in cui il premio va ad un giocatore del Barça (nel 15-16 era stato Suarez ad aggiudicarselo).

Editoriale – Il perché del nostro no a Griezmann

di Giuseppe Ortu

Griezmann sì, Griezmann no. Il barcelonismo è in pieno fermento sulla questione dell’attaccante francese in predicato di diventare blaugrana la prossima stagione. In merito il vestuario, o meglio la maggior parte di esso, e in particolar modo i suoi pesos pesados si sono espressi contro questa ipotesi. D’altro canto, a suo tempo, la aficion stessa aveva già espresso il suo no in occasione del Barça-Atletico del 6 aprile al Camp Nou con fischi in direzione del francese ad ogni suo tocco di palla. La secreteria tecnica con Abidal e la junta con Bartomeu in testa cercano invece di perseguire il tesseramento del giocatore per una congiuntura favorevole di condizioni economiche (120 milioni di clausola al 1° luglio) e sportive (Suarez va avanti con gli anni e Coutinho ha fallito clamorosamente alla sua seconda stagione).

Davanti a questa diatriba, con la cupola barcelonista che cercherà di convincere lo spogliatoio della bontà dell’operazione, come ci poniamo noi? A parere dello scrivente Griezmann al Barça non è una operazione, o meglio un matrimonio che s’ha da fare per dirla con Manzoni. La negativa giunge da tre ordini di motivi. Uno meramente sportivo, uno caratteriale e il terzo di matrice comportamentale.

Dal punto di vista tecnico-tattico Grizzi non è il giocatore perfetto per il Barça. Innanzitutto vediamo qual’è il profilo cercato dalla secreteria blaugrana. Un attaccante che abbia certamente mobilità, che possa giocare indifferentemente a destra e a sinistra, ma che, all’occorrenza, sappia anche stare dentro l’area e fare il centravanti puro. Serve un uomo capace nel fraseggio e che sappia combinare con i compagni palla a terra a grande velocità. Un delantero che non faccia l’accentratore (questo aspetto acquisirà importanza più avanti nella disamina) e sia pronto a sacrificarsi per la squadra anche nei ripieghi difensivi. Queste sono le caratteristiche imprescindibili che dovrà avere il nuovo attaccante. Come si vede peculiarità che tendono ad escludere la gran parte dei giocatori offensivi. Jovic è stato una delle vittime di questa selezione. Il giovane dell’Eintracht è stato giudicato eccessivamente uomo da area da rigore, poco mobile e poco propenso al gioco partecipativo fuori dall’area.
Griezmann è giocatore che gioca molto bene come seconda punta. La sua pericolosità è massima quando parte da dietro, fuori area, possibilmente dagli esterni. Diventa molto meno efficace quando deve fare la prima punta. Ciò è stato notato quando ha dovuto giocare senza Diego Costa, lo scorso anno e in questa stagione. Il francese è pericoloso quando gioca dietro un centravanti che faccia da apripista per i suoi inserimenti quasi invisibili alle spalle della difesa. Nella nazionale gioca bene alle spalle di Giroud per esempio. La sua pericolosità e percentuale realizzativa si abbatte drammaticamente se è costretto a giocare là davanti. Ora, nel Barça giocherà alcune stagioni insieme a Suarez e calzerà come un guanto quel modello di uomo dietro il delantero centro. Ma come abbiamo detto, il Pistolero ha 32 anni e il nuovo acquisto servirà non solo per giocare con l’uruguagio, ma anche per sostituirlo a livello di rotazione nell’immediato e in prospettiva futura quando avrà lasciato il club per raggiunti limiti di età. In queste situazioni il profilo di Griezmann non è quello giusto. E lo si sa già da oggi.

Dal punto di vista caratteriale la sua persona suscita un altra tipologia di diffidenza. Nel corso della sua carriera, il giocatore dell’Atletico non è quasi mai stato un uomo decisivo nelle sfide che contano. Segna, ed emerge, nelle gare a peso specifico non apicale, ma non in quelle decisive. Nelle finali o nelle partite da dentro o fuori, dove devono risaltare caratteristiche di carattere e personalità, il ragazzo non ha mai convinto in pieno. Il Barça gioca molte gare dal peso enorme dove deve venir fuori la stoffa del campione, e il nuovo acquisto dovrà essere letale sopratutto in quelle sfide.

Il comportamento di Griezmann è un altro dei punctum dolens del giocatore. Giudicato dallo spogliatoio del Barça un voltagabbana per la parola data e poi negata a Bartomeu di fronte alla vagonata di soldi offertagli dall’Atletico, ora è ben lieto di fare retromarcia dopo aver capito sulla sua pelle, come già prima di lui Neymar, che i soldi non sono tutto per uno sportivo, ma lo sono i trofei. Un club come il Barça, con la sua storia, il suo orgoglio e i suoi ideali di integrità e libertà, non è un autobus dal quale si sale e si scende come se si fosse in prossimità di una fermata a richiesta. Un calciatore dovrebbe ringraziare di avere la chance di indossare quella maglia e partecipare a quello spogliatoio. Non è piaciuto, inoltre, la spettacolarizzazione delle sue scelte, che evidenziano un carattere fin troppo accentratore, edonistico e egocentrico. La lunga tiritera inscenata la scorsa estate prima del documental La Decision ha fatto storcere la bocca a molti all’interno del barcelonismo. Quest’anno era pronto un altro video per annunciare l’addio ai colchoneros, ma i vertici del club glielo hanno impedito obbligandolo ad uscire rapidamente e semplicemente allo scoperto. Ha creato sconcerto in seno al Barça anche il suo silenzio sulla nuova destinazione dopo l’addio all’Atletico. Di fatto il giocatore si è posto sul mercato, senza dichiarare che la sua scelta era il Camp Nou. Tutti si sarebbero attesi una chiara presa di posizione da parte sua. Invece altri silenzi, altri enigmi in stile Aida che altro non fanno che creare un alone di interesse intorno al giocatore. E questo non piace, né è gradito, al FC Barcelona. Comportamenti da ragazzino viziato e egoista che fanno dubitare della sua reale volontà e capacità di lavorare con abnegazione per il club. Un’attitudine che si pone all’opposto di uno spirito altruistico verso la squadra e i compagni di gioco. Al Barça Suarez è il compagno di squadra perfetto di Messi per i suoi movimenti senza palla, i ripiegamenti difensivi, il pressing sfiancante. Questa capacità basata sul sacrificio, che hanno fatto trionfare il Pistolero al Barça laddove molti altri numeri 9 avevano fallito, si sposa anche con un carattere di indole altruistica. Cosa che al nostro Antoine pare fare difetto.  

FC Barcelona – 2-2 Un brutto Barça chiude la Liga a Ipurua

di Giuseppe Ortu

Troppo brutto per essere vero. Se questa di Eibar doveva essere la prova generale della finale di Copa del Rey del 25, beh, non c’è da sorridere. L’unica nota lieta della serata è la doppietta di Messi. Con queste due reti Leo raggiunge quota 36 marcature e stacca di quattro goals il francese Mbappe fermo a 32 (anche se con una partita in meno). 

Tutto è stato da buttare in questa gara. Dal risultato, un 2-2 mai così scarno, all’attuazione dei giocatori in campo, alla strategia tattica (se ne sia mai esistita una) di Valverde.

Cominciamo dal tecnico. Ha schierato in campo un incomprensibile 4-5-1 che ha costretto la squadra a difendersi contro l’Eibar. I blaugrana sembravano gli ultimi in classifica che giocavano contro la prima della classe. Paura, incertezze, errori sono stati il corollario di una partita che deve fare seriamente riflettere sulla capacità del tecnico di poter guidare questa squadra anche il prossimo anno. Sono stati i blaugrana di casa a fare la gara, non il contrario. Scesi in campo color salmone, gli uomini di Valverde sembravano come tanti salmoni pronti ad essere fiocinati dai pescatori baschi. Nonostante il possesso di palla sia stato ad appannaggio del Barça, vedendo la partita è sembrato assolutamente il contrario. Ciò che rispecchia maggiormente la gara è un altro dato. Le occasioni da rete create dalle due squadre. 15 dell’Eibar contro le 6 del Barça. I tiri in porta rispecchiano questo trend: 8 contro 3. 7 a 2 i tiri fuori dallo specchio. I calci d’angolo, che spiegano chi ha avuto il controllo della partita sono, anch’essi, a favore dei padroni di casa: 5 contro 2. In parecchie circostanze il Barça non ha superato la propria metà campo, schiacciato dagli avversari. La “manovra” barcelonista, giustamente tra virgolette, è stata stiracchiata, fallosa (in senso tennistico), arraffazzonata. Piena di errori quanto una versione di greco da tre. E in effetti, la pagella dei singoli non si discosta eccessivamente da quella valutazione. Hanno sbagliato tutti. Da Cillessen, autore della respinta-regalo della rete del pari eibarese, a Malcom. Tra i migliori Messi, autore della doppietta che vale 36 reti e mezza Scarpa d’Oro nella sfida con Mbappe del Psg fermo a 32, ma con una partita ancora da giocare, e l’uomo per tutte le stagioni Vidal.

La squadra oggi è stata imbarazzante, tanto quanto Ernesto Valverde. Andare a Ipurua asserragliato in difesa, con Messi unico uomo avanzato, isolato e abbandonato non ha veramente senso. La debacle di Anfield, con quel modo di giocare sparagnino, attaccato al risultato e speculativo si è rivisto contro l’Eibar. Grazie a Dio che c’è D10S verrebbe da dire. Se fosse solo per Valverde sarebbe veramente triste e da morire di noia. Oltre che dalla rabbia nel vedere un grande equipo ridotto come una cosetta qualunque da buttare. Questa squadra ha perso l’anima e lo stile. L’estilo Barça. Si è ridotta a fare i lanci lunghi stile squadra italiana sperando che il pallone giunga al destinatario. Valverde pian piano sta distruggendo la cultura e filosofia del cruyffismo e del guardiolismo cercando di trasformare una squadra unica e invidiata al mondo, iconica per il suo stile, la classe e il suo modo di giocare, in una squadra come tante. Il Barça è come un cigno. Regale e leggiadro finché sta in acqua, ma goffo e inadeguato quando si trasferisce sulla terraferma. Finché gioca il suo di calcio è una squadra unica. Se cerca di scimmiottare il calcio da palla lunga e pedalare, da catenaccio madridista, mourinhesco, ecco che da cigno si trasforma in una ridicola anatra.