Editoriale – De Ligt e gli errori della junta

di Giuseppe Ortu

La junta directiva e la secretaria tecnica del Barça, a cui deve aggiungersi l’allenatore Valverde, sono stati protagonisti, nelle ultime due stagioni, di scelte concettualmente errate che hanno portato alla situazione attuale. Le sconfitte di Roma e Anfield sono figlie di una programmazione sbagliata. Una pianificazione che ha fallito dal punto di vista tecnico e da quello economico-finanziario.

Le grandi squadre si costruiscono con i grandi giocatori e i grandi allenatori. I trofei e le Champions arrivano quando puoi schierare sul terreno di gioco una formazione composta da campioni, e hai in panchina uno stratega di carattere, di personalità e che non abbia paura di competere e confrontarsi con gli avversari. A Roma e Anfield la squadra si è dissolta per chiare colpe di Valverde, ma anche per gli errori dei giocatori commessi in tutti i reparti della squadra. Se il Barça avesse realizzato una rete, sia a Roma che a Anfield, avrebbe passato l’eliminatoria e, probabilmente, conquistato il triplete in entrambe le occasioni. La sconfitta contro il Valencia in Copa è infatti figlia di quella di Liverpool. Se una squadra come il Barça non è in grado di segnare una rete in due trasferte fondamentali come quelle citate manifesta, evidentemente, enormi limiti che la junta non è stata in grado di leggere. Non si può rimettere tutto sulle spalle di Messi e sperare che sia lui a risolvere sempre le questioni spinose. Se Suarez non segna in una trasferta di Champions dalla stagione  dell’1-1 di Roma nella liguilla, è evidente che esiste un problema attacco nelle partite di Champions League. Quando gli incontri si fanno complicati sul finire della competizione, tutti devono essere pronti a dare il massimo e non possono verificarsi defezioni, cali di rendimento, blocchi mentali e simili. Se il Barça è caduto nelle ultime stagioni di Champions, ciò è dovuto anche al mancato apporto realizzativo dell’uruguaiano.

Si parlava di programmazione. La prossima stagione ci saranno stravolgimenti nella rosa. Arrivato De Jong, l’idea della segretaria è quella di arrivare a De Ligt e a un nueve che possa competere con Suarez. Sono i grandi giocatori a far vincere le squadre; e questi costano molto. Non esiste strada diversa per trionfare in europa che spendere, spendere, spendere. La difesa deve essere rinforzata. Questo è chiaro. De Ligt è caro, vero. E’ tuttavia un giocatore necessario per il progetto ganador del prossimo Barça, sia per la giovane età (19 anni), sia per la sua forza. Il Barça, che vantava una intesa con il ragazzo dell’Ajax, sta ora tentennando visto che le richieste da parte del giocatore sono mutate con la progressione che la squadra di Amsterdam ha avuto in questa Champions. Se ci si irrigidisce troppo su queste posizioni parsimoniose, il club perderà un giocatore fondamentale per sistemare la difesa. Piqué ha superato la trentina e Umtiti non si è più ripreso dall’infortunio. Perdere un giocatore di questo calibro che non ha fatto mistero di voler giocare in blaugrana per non spendere più del previsto, e diciamola tutta, non voler sottostare alla tensione della corda messa in atto da Raiola, sarebbe imperdonabile. Sopratutto se si pensa a quanti soldi sono stati buttati via negli ultimi anni con gli ingaggi dei vari Boateng, Murillo, Malcom, André Gomes, Denis Suarez, Digne, Yerry Mina e Douglas). Chi meno spende più spende. E sopratutto non vince.
Questa junta deve capire cosa significa corretta programmazione economico-sportiva. I giocatori forti vanno sempre presi, a costo di qualche sacrificio economico in più. Spendere meno, risparmiare qualche milione, non vincere trofei come la Champions e perdere danaro in premi per passaggi del turno e in contratti commerciali (che inevitabilmente è più facile attrarre se sei vincente) è un modello perdente a cui questa junta directiva si è abbonata fin troppo negli ultimi anni. A voler risparmiare a tutti i costi, si perde. Sempre. Se l’assioma chi più spende più vince non è sempre veritiero, certamente è vero il contrario. A non voler spendere (o a spendere male) non si vince mai.
Da qui la morale che questa junta spenda i soldi necessari per acquistare De Ligt, sottostia anche ai ricatti di Raiola, ma incorpori il difensore dell’Ajax e acquisti un altro top player in attacco che permetta alla squadra di realizzare i goals che servono per vincere la Champions e a Messi di non essere ogni volta abbandonato a se stesso nel freddo del deserto di Gobi blaugrana.

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