LA SOSTANZA DI LEWANDOWSKY

Giuseppe Ortu Serra

Robert Lewandowsky è un attaccante di livello assoluto. Lo si vede nei movimenti e nelle occasioni che genera e che passano attraverso i suoi piedi. Non ha ancora segnato, vero. Ma ha creato, da solo, tante di quelle occasioni concrete sotto porta come non si vedevano nelle ultime costipate stagioni. Le reti, poi, arriveranno da sole. Il valore di un attaccante non lo si vede, solo, dal numero dei goal che segna (certo quello è il pane quotidiano per un numero 9), ma anche da quanto fa segnare gli altri. Con il termine far segnare non vogliamo dire solo dare l’assist vincente al compagno, ma anche quanti spazi l’attaccante apre per le reti dei suoi teammates. Avere in area un giocatore come Lewa, sempre pronto a intervenire di testa, di piede o di sponda, porta via ogni volta da uno a due giocatori avversari, che non possono permettersi il lusso di lasciarlo libero un solo attimo. L’attenzione sul polacco dei difendenti (non necessariamente difensori), fa sì che altri suoi compagni di squadra possano trovare spazio per inserimenti e per il tiro. Avete fatto caso a quante reti il Barça ha realizzato in queste amichevoli proprio grazie a questo elemento? Vi siete chiesti il motivo di tutta questa improvvisa libertà degli attaccanti blaugrana in area avversaria? Adesso avete la risposta. Avere in area un Messi, un Ronaldo, un Benzema, un Lewandowsky vuol dire proprio questo.   

In queste amichevoli della pretemporada, il minimo comune denominatore è la gran mole di occasioni da rete avete dal Barcelona. Esse sono giunte non solo dall’attuale (e per ancora poco tempo) numero 12, ma anche dagli altri blaugrana. Dembélé, Raphinha, Ansu, Kessié, Gavi. Curiosamente, la gran mole di esse sono arrivate nella frazione di partita che ha visto Lewandowsky in campo. Quando, solitamente nella seconda parte di gara, l’ex Bayern lascia il posto a Aubameyang, esse calano drasticamente. Solo una coincidenza? Nel calcio, e quasi sempre anche nella vita, le coincidenze non esistono, oppure esistono solo nella mente semplice di chi non vuole affaticarsi troppo a vedere la ragione che si nasconde dietro le cose, e che, per comodità, si rifugia dietro alla coincidenza. 

Oltretutto, è inutile e dannoso fare paragoni con altri giocatori di cui si è parlato in questo mercato degli attaccanti, già a segno nelle rispettive nuove squadre. Ciò non solo è molto catalano e barcelonista (il volersi auto flagellare e vedere nero dove altri vedrebbero la luce del paradiso), ma è sopratutto profondamente sbagliato. 

Lewa ha sempre segnato a valanga con il Bayern. E non cinque anni fa, ma appena pochi mesi or sono. Cambiare squadra, compagni di gioco, movimenti e ambiente porta con sé sempre una certa destabilizzazione. Segnare a valanga nelle amichevoli estive e poi smettere di farlo quando i tre punti contano davvero, sarebbe come voler comprare una automobile perché è cool, anche se poi ha problemi al motore. Del tutto inutile. 

Lewandowsky sta solo… prendendo la mira, diciamo così, calibrando il mirino e l’alzo in considerazione delle mutate condizioni ambientali, come ogni tiratore scelto sa fare. Quando servirà davvero segnerà per quanto ci si attende da lui. In tutte queste amichevoli estive il giocatore ha avuto una serie infinita di occasioni da goal. È andato vicino alla rete in una molteplicità di modi: di testa, di piede, da posizione ravvicinata e da fuori; a seguito di azioni combinate e come solista. Solo la varietà di chance procurate mette l’accento sulla sua abilità sottoporta e sulla sua pericolosità. Robert Lewandowsky è un attaccante completo in grado di andare in porta in ogni modo, come solo i grandi goleador sanno fare. Non per niente stiamo parlando dell’attuale Scarpa d’oro e del detentore del The Best, titoli che non si assegnano per sorteggio o per chi indossa il miglior vestito. E, se non fosse stato per Messi, avrebbe conseguito anche il Pallone d’Oro. Ci sarebbe da preoccuparsi solo se non avesse occasioni da rete. Ma non è questo il caso. Anzi, con il passare delle gare queste aumentano di numero e di qualità. Nell’ultima partita contro il New York Red Bulls, il ragazzo si è distinto proprio per le occasioni create, non trasformate solo per un dettaglio di mira, magari per la troppa foga di segnare la prima rete in blaugrana, o per l’esibizione del portiere avversario, che ha messo in scena uno spettacolo degno di Broadway nel ruolo da protagonista di portiere para-tutto.      

LAPORTA A 360°: UNHCR, EQUIPAZO, DE JONG, NAGELSMANN E…MESSI

Giuseppe Ortu Serra

New York, Manhattan, Rockefeller Center. Sotto un gazebo bianco arricchito da candide tende alloggiato nella corte interna del complesso che guarda Saint Patrick, a due passi dalla famosa pista di pattinaggio sul ghiaccio, attrazione invernale di migliaia di newyorkesi e turisti, che in estate si trasforma in una grande terrazza interrata dove si possono gustare ottimi aperitivi e cenare sotto lo sguardo attento di Prometeo, ieri sera, alla presenza del sindaco di NYC Eric Adams e di rappresentanti dell’UNHCR, si è celebrato l’atto ufficiale della presentazione dell’accordo tra il FC Barcelona e l’UNHCR, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, che da quest’anno prenderà il posto di Unicef sul retro della maglia del Barça.

In occasione e a margine dell’atto ufficiale, Laporta ha parlato con i media di svariati argomenti riguardanti l’attualità del club. Mercato, ma non solo. Il presidente ha approfittato di questa circostanza per mandare messaggi in tralice dentro e fuori del club e per togliersi dalla scarpa alcuni fastidiosi sassolini.

“Estamos haciendo un equipazo”, “Stiamo costruendo uno squadrone”, ha detto il numero uno di Aristides Maillol, riferendosi agli ultimi colpi di mercato che stanno trasformando il FC Barcelona da brutto anatroccolo in elegante e regale cigno. L’ultimo, in ordine di tempo, l’arrivo di Jules Koundé, centrale difensivo destinato a costruire una coppia di centrali difensivi fortissima.

Come abbiamo detto, durante il faccia a faccia con i media, Laporta ha anche inviato messaggi all’interno del club, in particolare a De Jong, ago della bilancia di un mercato che deve trovare il suo sbocco nella possibilità di iscrivere tutti i giocatori che sono stati acquistati. Il giocatore ha sempre dichiarato di voler restare a Barcelona, il sogno di quanto era bambino. Ma il problema, come sempre detto e scritto, è il suo ingaggio, spropositato per la rigorosa cala salariale che ha imposto l’attuale junta. Una scala che prevede, come ultimo gradino di tre complessivi, un tetto massimo di 10 milioni di ingaggio. L’ex Ajax, invece, questa stagione andrà a guadagnare 18 milioni + circa 3, mentre la prossima i bonus saliranno addirittura a circa 10 milioni, sempre sulla base dei 18 fissi. Chiaramente, come tutti possono ben immaginare, emolumenti fuori dalla nuova concezione di parsimonia economica barcelonista. Laporta è stato chiaro: “Se Frenkie vuole restare, il club vuole che resti. Spero che faccia tutto il possibile per restare”, che tradotto, significa: “Se vuole restare noi siamo contenti, ma si deve ridurre abbondantemente lo stipendio per rientrare nei nuovi parametri imposti dal club”. Il presidente è stato ancora più chiaro, poi, dicendo che “la masa salarial della squadra è ancora superiore di circa il 40% rispetto ai nostri competitors”.

Nella chiacchierata di Jan davanti ai media di mezzo mondo (ogni avvenimento ufficiale e istituzionale che ha luogo a New York coinvolge sempre frotte di colleghi da ogni dove), è stato citato Nagelsmann, che qualche giorno addietro aveva parlato della situazione economica del Barça come fosse addentro alle questioni finanziarie del club blaugrana. Laporta è stato netto in proposito: “Se io non metto il naso in ciò che fanno gli altri, che non si impiccino di ciò che faccio io”, rincarando poco dopo la dose con un chiaro “che guardino il loro conto corrente”. Era il solito Laporta combattivo e istrionico quello del Rockefeller Center, un uomo che si sente anche più carico, forte, sicuro di sé e rinsaldato nel suo ruolo per come è riuscito a rovesciare una situazione che, come lui stesso ha detto, ha visto il Barça “in una situazione terminale. Ora siamo usciti dall’ospedale “con las palancas”, mentre questi signori sono rimasti fermi ad una pagina che abbiamo già superato”. Se non è stato tenero con il Bayern: “Si lamentano di un qualcosa che gli ha fatto guadagnare parecchi soldi”, non lo è stato nemmeno con Nagelsmann in persona: “Parla di cose che non conosce”.

Non solo voglia di mettere i puntini sulle i e rimettere a posto, in maniera piccata e tagliente, avversari sprovveduti, ma anche argomenti deliziosi e dilettevoli. È ormai da giorni che circola il nome di Leo Messi come possibile cavallo di ritorno nella prossima stagione. Laporta ne ha parlato in più di una circostanza; lo stesso Xavi si è espresso con parole chiare e con il suo desiderio di un ritorno dell’astro argentino nella sua Barcelona al termine di questo campionato. “Mi piacerebbe che succedesse” ha affermato Laporta “perché sono corresponsabile della sua partenza e abbiamo un debito morale con lui”. “È una aspirazione personale” ha concluso il mandatario blaugrana. In realtà, come sappiamo e abbiamo detto, non solo personale, posto che per Xavi l’arrivo del 10 argentino nella prossima stagione sarebbe un punto fermo che apporterebbe esperienza, competitività e ilusión. Ma per il momento, godiamoci un presente fatto di una squadra che finalmente sta tornando ad occupare i titoli dei giornali e a far capolino nelle tavole rotonde sportive come un tempo. Il lavoro fatto è stato enorme in questo mercato ma, per dirla con Laporta“Non abbiamo ancora finito”.

LAVORI IN CORSO BLAUGRANA

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça cresce giorno dopo giorno, sia come squadra che come rosa; sia a livello di prestazioni in campo che di struttura tecnico-tattica. Il lavoro di Laporta e Alemany, ma anche di Jordi Cruyff, è enorme e va al di là delle più rosee aspettative. Nessuno si sarebbe aspettato un mercato di tal fatta alla conclusione della passata stagione. Speranze di riuscire ad arrivare al nueve diferenciál, sì, ma mettere insieme una serie di acquisti di tal valore, credo che nessuno lo avrebbe mai pensato. Eccetto quei due.

Le prime amichevoli hanno mostrato un Barça che sembra tornato grande, imperioso, dominante nelle due aree e in mezzo al campo. È calcio d’agosto, beninteso, ma le sensazioni sono straripanti. Il nuovo Barça sembra essere in grado di affrontare le partite con una sicurezza e una consapevolezza che solo le squadre veramente forti possiedono. Questo Barcelona ha l’atteggiamento dei forti. Ne ha anche lo spirito e l’autorità. Gioca, e sta in campo, in un modo che definisce se stesso. Mentre lo scorso anno cercava di mettere paura all’avversario, salvo poi ripiegare quando il bluff veniva smascherato, quasi in un “vorrei ma non posso”, in queste prime partite l’impatto caratteriale è diverso. La convinzione nei propri mezzi e nella forza dell’impianto di squadra sono reali e gli avversari lo sentono, lo percepiscono, lo fiutano alla prima occhiata. Nessun bluff; quest’anno si fa sul serio.

La squadra è cambiata totalmente rispetto alla scorsa stagione, e ancora cambierà nel prossimo periodo, in un working progress che rende giorno dopo giorno sempre più appetitosa questa pretemporada. L’attacco è stato trasfigurato. I titolari della passata campagna sportiva sono diventati le riserve di questa. Lewandowsky, da solo, incute quel timore reverenziale che il Barça aveva perso dalla partenza di Messi. Raphinha, giocatore desiderato da Chelsea, Tottenham, Arsenal, disposte ad offrire cifre superiori rispetto a quelle messe sul piatto dai blaugrana, sta dimostrando di essere un giocatore devastante. Sulla fascia, ma anche nella zona centrale del campo a ridosso dell’area di rigore. Visione di gioco, tiro, assist, potenza fisica. Queste le sue migliori doti calcistiche che hanno già portato in dote goal, assist e prestazioni. Ansu, infine, può essere salutato come nuovo acquisto dopo il calvario di infortuni patito nella scorsa stagione.

Il centrocampo è l’unico reparto che non è stato cambiato nei titolari. Puntellato, semmai, nei c.d. rincalzi o, in un periodo storico in cui il buonismo ha preso possesso della nostra lingua, nei diversamente titolari. Kessié offre un profilo di corsa, muscoli e tiro da fuori che mancava nel DNA della rosa. Pjanic, con Xavi, è probabile che avrà una chance di dimostrare la sua utilità in questa squadra. Roberto avrà il suo spazio come tappabuchi alla bisogna. È stato recuperato Pedri, che giocherà la sua prima stagione da crack con il numero 8 sulle spalle. De Jong è il gran dilemma. Resterà?, lascerà la squadra?, sarà titolare o riserva di lusso di Gavi? Ma sopratutto, si ridurrà l’ingaggio (conditio sine qua non per poter restare in blaugrana)?

La difesa, infine, è il reparto che più di ogni altro, al momento, mostra il cartello lavori in corso 24 h/day. Le prime amichevoli si sono giocate solo con Christensen tra le novità della stagione. Già così la difesa è apparsa molto più solida, con l’ex Chelsea che ha dimostrato valore negli anticipi, nel gioco della palla a terra e nel gioco aereo. Ma il bello deve ancora arrivare. Un nuovo centrale, Koundé, per formare una pareja de lujo con Araujo. Entrambi veloci e potenti, il francese possiede grandi doti nel tocco di palla e si trova a suo agio nella costruzione del gioco e nella fase d’attacco. Nella tappa precedente al Sevilla, a Bordeaux, il giocatore veniva spesso usato a centrocampo per portare il sovrannumero grazie alla sua tecnica. Può giocare sia da centrale che da laterale destro, così come Araujo, e questo garantirà a Xavi ampie variazioni sul tema. Ma non è finita qui, perché i due laterali, destro e sinistro, sono quasi imprescindibili. Dest non può giocare da titolare, e nemmeno entrare nel giro costante delle rotazioni. Araujo e Koundé possono anche ricoprire quella posizione (l’uruguayo ha giocato alla perfezione contro il Madrid, annullando Vinicius e lanciandosi anche in proiezione offensiva dove ha bruciato in velocità Rudiger), ma rendono molto di più nel loro ruolo naturale e sarebbe un vero peccato non usare costantemente una coppia di centrali così forte. Ergo, è necessario che i laterali arrivino dal mercato. Azpilicueta a destra e Marcos Alonso, a sinistra, sono i prescelti. I rapporti con il Chelsea si sono irrigiditi dopo il caso Raphinha (soffiato proprio ai blues), ma la negoziazione non si è mai interrotta. Con loro la difesa sarebbe, al pari dell’attacco, nuova di zecca, con l’unica eccezione per Araujo. Jordi e Marcos Alonso si giocherebbero la maglia da titolare. Le rotazioni sarebbero di primissimo livello, con Christensen, Piqué, Eric pronti a essere lanciati nella mischia.

Se nella scorsa stagione la squadra latitava in attacco e scricchiolava in difesa, con l’incubo di sostituire uno dei centrali con Lenglet, nella stagione che sta iniziando il Barça disporrà di due squadre complete, entrambe competitive. La prima, decisamente forte e in grado di arrivare veramente in fondo in tutte le competizioni, la seconda, certamente meno forte, ma comunque capace di giocarsela. Sarà un bel vedere.

400 MILIONI DA SIXTH STREET PER IL SECONDO 15% DEI DIRITTI TV

Giuseppe Ortu Serra

Lo avevamo scritto il 18 Luglio che il Barça era in procinto di accendere la segunda palanca per la vendita dell’ulteriore 15% dei diritti tv. Parola mantenuta. L’annuncio è di questa sera. Pochi minuti fa è infatti giunta l’ufficialità. A Sixth Street, che già si era aggiudicato il primo 10% per 207,5 milioni di euro, va anche l’ulteriore 15% di quel 25% dei diritti tv che l’Assemblea dei Compromissari aveva a suo tempo deciso di cedere per 25 anni.

Il Barcelona incassa, con questo 15%, la bellezza di 400 milioni di euro, importo che tiene conto anche della plusvalenza generata dall’operazione. Un importo enorme che si somma ai 267 milioni (plusvalenza inclusa), del primo 10%. Un totale di 667 milioni che entrano nel bilancio dissestato del club e che danno ossigeno a una macchina in affanno e in debito d’aria.

Con questa vendita il club non è ancora completamente in regola dal punto di vista finanziario. Per uscire a pieno titolo dalla crisi che la dissennata gestione Bartomeu aveva aperto come una voragine nei conti del Barcelona, manca poco. Appena 100 milioni, stando alle dichiarazioni provenienti dalla Junta, che potranno tranquillamente essere recuperati dalla vendita del 49,99% di Barça Studios più che di BLM. Con la società di produzione degli audiovisuales del Barça si conta di ottenere almeno 200 milioni (il calcolo dovrebbe essere compiuto per difetto e scevro della quota di plusvalenza). Quando anche la tercera palanca sarà attivata, il club uscirà definitivamente e una volta per tutte dal regime controllato nel quale è stato fino a questa estate, con limiti, controlli, intromissioni da parte di enti terzi e calcoli imposti dall’alto. Manca ancora poco prima di poter dire addio all’austerità stile Grecia 2015 (forse è una esagerazione questo accostamento) che attanaglia il club da diversi anni ormai.

Essere ad un passo dall’uscita di una crisi che ha rischiato, nell’ultimo anno di Bartomeu e il conseguente passaggio di consegne a Laporta, di disintegrare il club sia dal punto di vista sportivo che economico, è qualcosa di incredibile, equivalente ad un vero miracolo finanziario compiuto da Laporta, Alemany e la loro squadra. Quasi un “Whatever it takes” di draghiana memoria pronunciato 9 anni dopo quello famosissimo di Draghi durante la crisi del debito sovrano europeo. E come in quel caso, la bravura, il carisma e la preparazione delle persone protagoniste hanno sortito degli effetti che sono andati ben al di là dello sperato, sia per quanto riguarda la tempistica che i contenuti. Chapeau!

NUOVI RICAVI IN VISTA PER UNA MAGGIORE OPERATIVITÀ: IL 15% DEI DIRITTI TV E BARÇA STUDIOS

Giuseppe Ortu Serra

Tempi frenetici per il FC Barcelona. Tempo di calcio mercato e di entrate finanziarie. Necessari l’uno e l’altro per poter riportare il Barça laddove merita: al top d’Europa. Per far questo è necessario sia rinforzare la squadra con giocatori in grado di fare la differenza e risolvere le partite, sia rinvigorire le entrate finanziarie del club. Non si può avere l’uno senza l’altro. I due elementi vanno di pari passo. Il problema, infatti, è il fair play finanziario. Il Barça ha una masa salarial ancora molto elevata: 560 milioni e si trova, ancora oggi, in una posizione di 1:4 nell’iscrizione dei giocatori. Dunque, per le regole finanziarie del calcio bisogna abbassare il monte ingaggi della squadra e aumentare i ricavi.

Posto che i club, come è notorio, devono sorreggersi con i propri bilanci, è chiaro che i capitali per poter iscrivere i giocatori devono provenire dall’interno del club, non dall’esterno. Ecco come si inserisce, in questo discorso, il tormentone De Jong. Il ragazzo, per via del differimento degli ingaggi in tempo di Covid, arriverà a guadagnare 18 + quasi 3 milioni in questa stagione, e 18 più quasi 10 nella prossima. Cifre impossibili da sostenere in tempi di parsimonia economico-finanziaria. La cessione del giocatore libererebbe una masa salarial di circa 40 milioni di euro, con i quali è possibile iscrivere, grazie alla nuova politica impostata sulla morigeratezza blaugrana, i nuovi acquisti. Infatti, è bene dirlo, il problema non è acquistare un giocatore, ma poterlo iscrivere. Con De Jong, quindi, il discorso è semplice. O il giocatore decide di ridursi lo stipendio e parametrarlo alla nuova politica di austerity portata avanti da Laporta, o deve salutare. Delle due l’una, per dirla con un esimio professore di procedura penale durante gli esami.

Non è però sufficiente ridurre il monte ingaggi. È necessario anche generare nuove entrate. Per aumentare gli incassi ecco in arrivo la c.d. segunda palanca, vale a dire la vendita dell’ulteriore 15% dei diritti tv, operazione concordata con Goldman Sachs che detiene il 90% degli stessi diritti a garanzia del prestito da 595 milioni di euro (a fronte di un bassissimo tasso di interesse: circa il 2%) che questa junta accese come primo atto per poter pagare gli stipendi degli impiegati del club (a questo eravamo un anno fa grazie a Bartomeu). Compratore sarà Sixth Street, la compagnia di investimenti con sede a Frisco che già si è assicurata il primo 10% dei diritti tv a cambio di 207,5 milioni di euro. Questa seconda vendita è fissata intorno a poco più di 300 milioni (320/330 milioni di euro). Il contratto dovrebbe chiudersi questa stessa settimana, forse anche mercoledì, e permetterebbe al club di passare dalla condizione di 1:3 (3 in uscita; 1 in entrata) a 1:1.

In questo modo saremo però soltanto a metà dell’opera. Per completare l’operazione e avere mani libere e margine di manovra per iscrivere i nuovi acquisti, è necessario avere maggiori ricavi (sempre per il fair play finanziario) e dunque procedere con la vendita del 49,99% di Barça Studios (produzione di audiovisuales), che negli ultimi giorni ha superato nelle preferenze della junta la vendita di BLM (che concede a aziende terze la licenza di prodotti ufficiali FCB). Della vendita di tali asset si era già parlato tempo addietro.

Ricordiamo che il primo passo era stato raggiungere l’attivo di bilancio al 30/6 con la vendita del primo 10% dei diritti tv, condicio sine qua non per poter poi completare gli altri sopra descritti e raggiungere la piena autonomia e operatività. Le operazioni di mercato e di incremento dei ricavi procedono di pari passo. Il percorso non è ancora terminato, siamo forse a metà del guado, ma ormai la riva è visibile, il tratto del fiume più impegnativo e turbolento è alle spalle. È il momento di non mollare. Stiamo vivendo certamente uno dei periodi più delicati della storia del club da quando Gamper stesso, trovatosi all’improvviso quasi senza soci nei primi anni del ‘900, decise di assumersi in prima persona la responsabilità di cercare nuovi compagni di viaggio che potessero consentire al Barça di sopravvivere.

L’ANTIPATICO – AVEVO RAGIONE. E GIÙ LE ZAMPE DALL’ASTRONAVE

Giuseppe Ortu Serra

“Mi riservo il diritto di poter dire successivamente: “Avevo ragione””, disse in più di una circostanza, ma in una in particolare, Lady Violet Grantham. Ebbene, per dirla con lei in merito a Robert Lewandowsky al Barça: “Avevo ragione io”. E non da ieri o da un mese o più. Lewandowsky è del FC Barcelona per 45 milioni più 5 di variabili. Nelle prossime ore, probabilmente domani, al più tardi lunedì, forse direttamente a Miami dove il giocatore si riunirà con i suoi nuovi compagni di squadra dopo otto anni di Bayern Monaco, Lewandowsky firmerà un triennale più opzione sul quarto anno.

Mi definisco un Lewandowskiano della prima ora. Anzi, di un periodo ancora precedente. Contro tutto e tutti. O quasi tutti. Un gruppuscolo di quelli buoni per fortuna ancora sopravvive. Ma siamo rimasti in pochi. Pochi ma buoni. Non era ancora terminato il campionato quando ho iniziato a parlare dell’attaccante polacco quale alternativa a quell’Haaland sognato e agognato da tutti che pareva allontanarsi, giorno dopo giorno, sempre più da Barcelona. Un nome, quello di Lewandowsky al Barça, che in quei tempi suscitava l’ilarità e le gratuite battute e ironie dei soliti poveri tronfi soloni, persone incapaci di guardare al di là del proprio naso e di vedere ciò che si cela dietro le apparenze per l’assoluta mancanza di visione d’insieme, di acume e di perspicacia. Per ognuno che intravede una chance, una possibilità, c’è un altro che osserva un muro invalicabile. Persone che allora ti rispondevano, sogghignando, con il classico “Il Bayern lo ha dichiarato incedibile”, come se questo avesse un qualche valore e che ti trattavano come quello che entra in un ristorante e sostiene di avere visto un ufo con tanto di alieni parcheggiato in doppia fila.

“Mai smettere di lottare” disse il “tutto chiacchiere e distintivo” ad Al Capone in una delle ultime scene del film Gli Intoccabili, quando lo scontro in aula tra “l’agente delle tasse” e l’inferocito, tronfio, iracondo e sgambettante Al arrivò al suo culmine in un drammatico faccia a faccia. Nel mercato si opera con perseveranza, pazienza e, sopratutto, intelligenza, vedendo possibilità laddove gli altri non vedono niente. La squadra di Laporta e Alemany ha portato a termine una operazione magistrale, permettendo di acquistare l’attaccante più devastante che abbia calcato, negli ultimi anni, la scena mondiale.

Il nueve che mancava dall’addio di Suarez. Il Nueve per eccellenza stando ai numeri che il goleador polacco ha sommato nel corso della sua mirabile carriera e che il Bayern ha tentato di trattenere in tutti i modi, arrivando perfino a sporcarsi la faccia, l’onore, il nome, con bassezze e sgambetti da infimo livello sociale, con un comportamento da birraio da taverna bavarese che puntava a insinuare lo spettro di fallimenti e insolvenze da parte del Barcelona. Che, a dirla tutta, se c’è uno che avrebbe dovuto avere quel minimo di pudore e di dignità da rifuggire come la peste da simili argomenti, e che per reati fiscali è stato realmente pizzicato dalla magistratura tedesca, condannato alla pena di 3 anni e 6 mesi di carcere per aver evaso oltre 28,5 milioni di euro, finendo rinchiuso in una delle patrie galere tedesche da cui ne è uscito con i vestiti con i quali ne era entrato, è proprio lui, il re delle salsicce, presidente ad honorem del Bayern Monaco, Uli Hoeness.

Adesso che l’ufo Robert Lewandowsky è atterrato e ha parcheggiato in doppia fila, che nessuno si azzardi a salire sul carro del vincitore e lasci le sue povere tronfie soloniche zampe ben lontane da quell’astronave.

RAPHINHA: PRIMO GIORNO DA BLAUGRANA CON SGUARDO SU LEWANDOWSKY

Giuseppe Ortu Serra

La presentazione di Raphinha, extremo destro procedente dal Leeds, è stata celebrata nel pomeriggio presso la Ciudad Sportiva Joan Gamper. Presenti all’atto, oltre allo stesso giocatore, anche Laporta e Alemany. Il brasiliano, che ha firmato un contratto fino al 2027, con una clausola rescissoria di 1 miliardo di euro, ha sfoggiato uno smoking color indaco dai revés neri portato con sneakers bianche, camicia dello stesso colore e cravatta nera. Impeccabilmente vestito, il giocatore, capocannoniere della sua squadra nella scorsa stagione di Premier con 11 reti e tre assist, è stata una richiesta esplicita di Xavi che, insieme a Dembélé, intende formare una coppia di extremos di destra assolutamente di primo livello.

La sala stampa di Sant Joan Despí era piena fino all’inverosimile, con moltissimi colleghi (e pochissime mascherine purtroppo), che sono dovuti restare in piedi sul fondo della sala. Il giocatore ha dimostrato di saperci fare anche senza pallone, con microfono in mano e savoir-faire da vendere, nella pregevole arte di interloquire con scafata abilità. Uno degli argomenti del bollente pomeriggio barcelonés, infatti, è stato non tanto il conoscere i primi pensieri da blaugrana del venticinquenne brasiliano di Porto Alegre, quanto il possibile/probabile/prossimo arrivo di Robert Lewandowsky. Il polacco, giacché contumace, è stato l’argomento saliente dell’evento. Molte delle domande rivolte al duo Laporta-Alemany hanno avuto questo come oggetto. Ma non solo loro sono stati i destinatari delle brulicanti curiosità della stampa presente. I due dirigenti si sono destreggiati con sapienza, rifugiandosi dietro il più classico: “Per rispetto al Bayern non parlo di giocatori tesserati per altre squadre”. Gli attentati a Laporta sono stati molteplici sull’argomento. Posto che non si riusciva ad ottenere risposte sufficienti, si è passati ad autentici agguati verbali, a domande trabocchetto, del tipo: “Oltre al portoghese, conosce anche il Polacco?”, puerili e innocenti tentativi atti a saggiare le intenzioni del presidente; e ancora: “Si immagina, nel primo Clásico che si terrà nella gira americana, un assist di Raphinha con rete di Lewandowsky?”. Ma, al di là dei sorrisi a 36 denti di Laporta, che evidentemente aveva una voglia matta di gridare al mondo il suo pensiero in merito, ma che per rispetto all’istituzione della sua posizione non poteva sbottonarsi, salvo tradire una gioia irrefrenabile palesemente tradita dal suo sorriso smagliante e dal luccichio dei suoi occhi, c’è stata poca soddisfazione per l’uditorio che voleva ben altre pietanze da fornire ai propri followers delle scontate parole del Bevingut a Raphinha. Posto che ogni tentativo di far cadere Laporta nella rete si è rivelato vano, la curiosità dei giornalisti ha cercato sfogo nel giocatore brasiliano, al quale è stata riformulata una precedente domanda indirizzata al presidente e che lo stesso, vestendo le vesti da giudice, aveva dichiarato inammissibile. Ma quando il neo blaugrana è stato investito dalla domanda su quanto gli piacerebbe servire un assist per “il polacco del Bayern”, Raphinha ha dimostrato di possedere anche fuori dal campo la lucidità, la calma, la freddezza che ogni giocatore di alto livello deve avere. Chi si aspettava un “Me gustaría mucho” è rimasto irrimediabilmente deluso. “Se il presidente” ha esordito “non vuole parlare dei giocatori che non sono qui non lo farò nemmeno io. Mi piacerebbe fornire assist a tutti i giocatori del Barça che giocheranno con me la prossima stagione”. Risposta sontuosa da raffinato diplomatico più che da giocatore di calcio. Chapeau!

Sempre in merito al polacco del Bayern Laporta si è sbilanciato solo nel dire che stanno facendo tutto quanto è nelle loro possibilità per affidare a Xavi una squadra molto competitiva, e che sì, all’offerta del Barcelona il Bayern non ha ancora risposto.

L’arrivo di Raphinha al Barça (58 milioni + 7 di variabili) porta quella ilusión che solo i brasiliani sanno portare. Il presidente si è anche sbilanciato scomodando un paragone porta fortuna della sua prima avventura alla presidenza del Barça, sebbene ingombrante come quello di Ronaldinho. “Era da tanto che non si sentiva l’allegria e il samba dentro il Barça. È tornato il Jogo Bonito. Raphinha ci ricorda l’epoca recente dei brasiliani che ci hanno riportato l’allegria”. E non solo quella.

CON RAPHINHA IL NUOVO BARÇA GIà PRENDE FORMA

Giuseppe Ortu Serra

Giorno dopo giorno il nuovo Barça, il primo di Xavi, inizia a prendere forma. Il primo, sì, perché il precedente era frutto di una eredità scomoda, di quelle da “beneficio d’inventario”. Con un colpo di martello qua e là, il buon Xavi ha cercato di rattoppare una barca che faceva acqua ogni qualvolta prendeva il mare. Una riparazione oggi, una domani, il Capitano Xavi è riuscito far rientrare in porto la sua barca con il minimo di acqua imbarcata. Certo, non è stata una navigazione degna di una imbarcazione da regata di primo livello, ma in ogni caso lo scafo è stato riportato in porto e issato per il rimessaggio in attesa dei lavori di manutenzione che permettessero al team di ripresentarsi ai nastri di partenza con il fine di uscire in mare senza il pericolo di andare a picco alla prima ondata. E, possibilmente, mettere la prua davanti a tutte le altre.

Per fare ciò il team si è impegnato aspramente. Giocatori nuovi e volti conosciuti. Il Barça di Xavi inizia a prendere forma. Dembélé riacquistato, Raphinha strappato alla concorrenza di Arsenal, Chelsea e Tottenham, disposte ad offrire cifre ben superiori a quelle del Barça pur di portarlo alle rispettive corti, Lewandowski ad un passo, Kessie e Christiansen come prime incorporazioni ufficiali.

Xavi aveva chiesto dall’inizio un doppione in ogni ruolo. E così sarà. Una coppia per ruolo che sia, tra l’altro, competitiva. Mai più le combinazioni Junior-Jordi per intenderci, o Aubameyang-Luuk, Dembélé-Adama; doppioni solo sulla carta, con assenza di vera competizione nel ruolo. La programmazione di questa stagione, la prima anche della nuova Era Laporta, è differente. In attesa della definizione delle contrattazioni dei due laterali Marcos Alonso e Azpilicueta, e della definizione dell’affaire De Jong, la squadra blaugrana già prende forma e acquisisce un aspetto che inizia a diventare interessante. Senza fare voli pindarici, maggiormente ad uso delle estati delle piccole squadre, quanto è stato già fatto per la stagione ’22-23 è quanto meno appetitoso e sgranocchioso.

L’attacco per esempio. Raphinha è un extremo destro che all’occorrenza può giocare anche a sinistra. Non solo, nella stagione appena conclusa con il Leeds ha dimostrato doti camaleontiche fuori dal comune. Di quelle che ne fanno un comodín perfecto per la squadra blaugrana. Il giocatore ha ricoperto i tre ruoli d’attacco e i tre di centrocampo, dimostrando di essere duttile e intelligente al di là del suo potenziale offensivo e del suo apporto in termini di reti realizzate. In questa stagione il brasiliano ha realizzato 11 reti in 35 gare in Premier, offrendo 3 assist ai compagni. Inutile ricordare l’apporto in zona goal di Dembélé, con appena due reti realizzate, anche se a fronte di ben 13 assist. A destra, tra il francese e il brasiliano, il ruolo è certamente coperto. In area, con il prossimo arrivo del numero nove polacco e la spalla Aubameyang ad aggiungere peso al carico da 90, il problema da goal che nella stagione passata aveva dato infiniti tormenti alla formazione blaugrana sarà solo un brutto ricordo. A sinistra, tra il rientrante Ansu, che inizierà la pretemporada avendo resettato tutti i problemi accumulatisi nel corso dell’ultimo anno e mezzo, e Ferran, che avrà l’obbligo di crescere in prestazioni ed effettività, l’accoppiata è bella e pronta. A loro sono da aggiungere tutti coloro che saliranno dal filial, da questa stagione Barça Atlétic, come aveva preannunciato Laporta dalle prime ore del dopo vittoria elettorale.

A centrocampo le posizioni certe sono, ad oggi, il pivote, con il duo Busi-Kessie e l’interno sinistro con Pedri. A quanto si vocifera, Xavi vedrebbe l’ex Milan anche in una delle due posizioni da interiór, e Nico come pivote dietro Busi. Certo è che il giocatore ivoriano ha sempre giostrato nei corridoi centrali del campo a Milano, e mai da interno. A destra la certezza è Gavi. Permane l’incognita De Jong, in attesa di un suo trasferimento ormai quasi godotiano. Il sostituto del giocatore orange, il sogno di Xavi, ma non solo suo, è il quasi inarrivabile (al momento) Bernardo Silva. Ma, come si sa, le vie del mercato, del Signore e di Laporta (mi perdonerete questo accostamento eretico), sono infinite e ci si può attendere tutto e il contrario di tutto. Tanto più che con l’attivazione della vendita del restante 15% dei diritti tv, questa volta per una cifra tra i 300 e i 400 milioni di euro, con il risparmio in masa salarial che porterebbe in dota il trasferimento di Frenkie, non ci sarebbero problemi ad aggredire la posizione del centrocampista del City. Non bisogna dimenticarsi il nome di Sergi Roberto, eterno tappabuchi che Xavi potrà utilizzare veramente ovunque all’interno del reparto mediano.

Per la difesa, con la prossima definizione di Azpilicueta a destra e Marcos Alonso a sinistra, il gioco dei ruoli è presto fatto: Azpilicueta-Dest-Roberto (sempre che l’americano resti), Araujo-Eric, Christiansen-Piqué, Jordi-Marcos Alonso.

In porta, invece, non ci sarà competizione all’interno del ruolo. Ter Stegen è chiaramente il numero uno, con Inaki Pena nel ruolo di eterno supplente. La posizione del portiere è, come in Formula Uno, talmente delicata anche a livello psicologico, per cui una battaglia in casa per il posto da titolare non sarebbe di giovamento a nessuno, risultando semmai foriero di insicurezze che porterebbero a minare le certezze personali e di reparto dell’intera squadra.

LA FASE 2 DE LA VENTA DE LOS DERECHOS TV YA EN MARCHA

Giuseppe Ortu Serra

Después del éxito de la venta del primero 10% de los derechos tv a Sixth Street, con un ingreso de 207 millones de euros, ahora viene el momento de vender el otro 15%. La compañía adquisidora será diferente da la cual ha obtenido el primero 10%. Así como diferente será el beneficio de esta segunda venta. Se habla de un importe entre los 300 y los 400 millones de euros, una cifra bastante importante por ir al mercado futbolístico y adquirir peso deportivo por competir a por todo.

Con la primera venta, el 10% a Sixth Street, el club ha arreglado el balance justo poco antes del cierre de la fatídica data del 30 de Junio. Con el presupuesto en orden y en activo, ahora es el momento de pensar a regalar a Xavi l’equipo que quiere y sueña. Así que lo cobrado de esta segunda venta será usado por tener bastante músculo financiero por cerrar todas las operaciones de mercado ya puestas en marcha en las semanas pasadas. Hablamos del culebrón que se refiere a los Lewandowski, Raphinha, Marcos Alonso, Azpilicueta. Además de tener el dinero por las inscripciones del ex Chelsea Christansen y del ex Milan Kessié, ya bloqueados y a la espera de ser anunciados oficialmente.

Con la venta del 10 + 15% de los derechos tv por 25 años, el Barça no tendrá más la obligación de encontrar un acuerdo por la cuota minoritaria de BLM y de Barça Studios, operaciones que se han enfriadas en las últimas semanas. Especialmente la de BLM con la pareja Fanatics – Investindustrial, con la cual parecía todo listo por el traspaso, pero que al final han venido apareciendo obstáculos que han puesto la operación en pausa. Ahora, con la sola venta de los derechos tv, el club no tiene necesidad de forzar un acuerdo no totalmente agradecido en las oficinas blaugrana. La Fase 2 de la venta de los derechos tv parece schedulada, programada, para la próxima semana/próximos 10 días.