NUOVI RICAVI IN VISTA PER UNA MAGGIORE OPERATIVITÀ: IL 15% DEI DIRITTI TV E BARÇA STUDIOS

Giuseppe Ortu Serra

Tempi frenetici per il FC Barcelona. Tempo di calcio mercato e di entrate finanziarie. Necessari l’uno e l’altro per poter riportare il Barça laddove merita: al top d’Europa. Per far questo è necessario sia rinforzare la squadra con giocatori in grado di fare la differenza e risolvere le partite, sia rinvigorire le entrate finanziarie del club. Non si può avere l’uno senza l’altro. I due elementi vanno di pari passo. Il problema, infatti, è il fair play finanziario. Il Barça ha una masa salarial ancora molto elevata: 560 milioni e si trova, ancora oggi, in una posizione di 1:4 nell’iscrizione dei giocatori. Dunque, per le regole finanziarie del calcio bisogna abbassare il monte ingaggi della squadra e aumentare i ricavi.

Posto che i club, come è notorio, devono sorreggersi con i propri bilanci, è chiaro che i capitali per poter iscrivere i giocatori devono provenire dall’interno del club, non dall’esterno. Ecco come si inserisce, in questo discorso, il tormentone De Jong. Il ragazzo, per via del differimento degli ingaggi in tempo di Covid, arriverà a guadagnare 18 + quasi 3 milioni in questa stagione, e 18 più quasi 10 nella prossima. Cifre impossibili da sostenere in tempi di parsimonia economico-finanziaria. La cessione del giocatore libererebbe una masa salarial di circa 40 milioni di euro, con i quali è possibile iscrivere, grazie alla nuova politica impostata sulla morigeratezza blaugrana, i nuovi acquisti. Infatti, è bene dirlo, il problema non è acquistare un giocatore, ma poterlo iscrivere. Con De Jong, quindi, il discorso è semplice. O il giocatore decide di ridursi lo stipendio e parametrarlo alla nuova politica di austerity portata avanti da Laporta, o deve salutare. Delle due l’una, per dirla con un esimio professore di procedura penale durante gli esami.

Non è però sufficiente ridurre il monte ingaggi. È necessario anche generare nuove entrate. Per aumentare gli incassi ecco in arrivo la c.d. segunda palanca, vale a dire la vendita dell’ulteriore 15% dei diritti tv, operazione concordata con Goldman Sachs che detiene il 90% degli stessi diritti a garanzia del prestito da 595 milioni di euro (a fronte di un bassissimo tasso di interesse: circa il 2%) che questa junta accese come primo atto per poter pagare gli stipendi degli impiegati del club (a questo eravamo un anno fa grazie a Bartomeu). Compratore sarà Sixth Street, la compagnia di investimenti con sede a Frisco che già si è assicurata il primo 10% dei diritti tv a cambio di 207,5 milioni di euro. Questa seconda vendita è fissata intorno a poco più di 300 milioni (320/330 milioni di euro). Il contratto dovrebbe chiudersi questa stessa settimana, forse anche mercoledì, e permetterebbe al club di passare dalla condizione di 1:3 (3 in uscita; 1 in entrata) a 1:1.

In questo modo saremo però soltanto a metà dell’opera. Per completare l’operazione e avere mani libere e margine di manovra per iscrivere i nuovi acquisti, è necessario avere maggiori ricavi (sempre per il fair play finanziario) e dunque procedere con la vendita del 49,99% di Barça Studios (produzione di audiovisuales), che negli ultimi giorni ha superato nelle preferenze della junta la vendita di BLM (che concede a aziende terze la licenza di prodotti ufficiali FCB). Della vendita di tali asset si era già parlato tempo addietro.

Ricordiamo che il primo passo era stato raggiungere l’attivo di bilancio al 30/6 con la vendita del primo 10% dei diritti tv, condicio sine qua non per poter poi completare gli altri sopra descritti e raggiungere la piena autonomia e operatività. Le operazioni di mercato e di incremento dei ricavi procedono di pari passo. Il percorso non è ancora terminato, siamo forse a metà del guado, ma ormai la riva è visibile, il tratto del fiume più impegnativo e turbolento è alle spalle. È il momento di non mollare. Stiamo vivendo certamente uno dei periodi più delicati della storia del club da quando Gamper stesso, trovatosi all’improvviso quasi senza soci nei primi anni del ‘900, decise di assumersi in prima persona la responsabilità di cercare nuovi compagni di viaggio che potessero consentire al Barça di sopravvivere.

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