L’ANTIPATICO – AVEVO RAGIONE. E GIÙ LE ZAMPE DALL’ASTRONAVE

Giuseppe Ortu Serra

“Mi riservo il diritto di poter dire successivamente: “Avevo ragione””, disse in più di una circostanza, ma in una in particolare, Lady Violet Grantham. Ebbene, per dirla con lei in merito a Robert Lewandowsky al Barça: “Avevo ragione io”. E non da ieri o da un mese o più. Lewandowsky è del FC Barcelona per 45 milioni più 5 di variabili. Nelle prossime ore, probabilmente domani, al più tardi lunedì, forse direttamente a Miami dove il giocatore si riunirà con i suoi nuovi compagni di squadra dopo otto anni di Bayern Monaco, Lewandowsky firmerà un triennale più opzione sul quarto anno.

Mi definisco un Lewandowskiano della prima ora. Anzi, di un periodo ancora precedente. Contro tutto e tutti. O quasi tutti. Un gruppuscolo di quelli buoni per fortuna ancora sopravvive. Ma siamo rimasti in pochi. Pochi ma buoni. Non era ancora terminato il campionato quando ho iniziato a parlare dell’attaccante polacco quale alternativa a quell’Haaland sognato e agognato da tutti che pareva allontanarsi, giorno dopo giorno, sempre più da Barcelona. Un nome, quello di Lewandowsky al Barça, che in quei tempi suscitava l’ilarità e le gratuite battute e ironie dei soliti poveri tronfi soloni, persone incapaci di guardare al di là del proprio naso e di vedere ciò che si cela dietro le apparenze per l’assoluta mancanza di visione d’insieme, di acume e di perspicacia. Per ognuno che intravede una chance, una possibilità, c’è un altro che osserva un muro invalicabile. Persone che allora ti rispondevano, sogghignando, con il classico “Il Bayern lo ha dichiarato incedibile”, come se questo avesse un qualche valore e che ti trattavano come quello che entra in un ristorante e sostiene di avere visto un ufo con tanto di alieni parcheggiato in doppia fila.

“Mai smettere di lottare” disse il “tutto chiacchiere e distintivo” ad Al Capone in una delle ultime scene del film Gli Intoccabili, quando lo scontro in aula tra “l’agente delle tasse” e l’inferocito, tronfio, iracondo e sgambettante Al arrivò al suo culmine in un drammatico faccia a faccia. Nel mercato si opera con perseveranza, pazienza e, sopratutto, intelligenza, vedendo possibilità laddove gli altri non vedono niente. La squadra di Laporta e Alemany ha portato a termine una operazione magistrale, permettendo di acquistare l’attaccante più devastante che abbia calcato, negli ultimi anni, la scena mondiale.

Il nueve che mancava dall’addio di Suarez. Il Nueve per eccellenza stando ai numeri che il goleador polacco ha sommato nel corso della sua mirabile carriera e che il Bayern ha tentato di trattenere in tutti i modi, arrivando perfino a sporcarsi la faccia, l’onore, il nome, con bassezze e sgambetti da infimo livello sociale, con un comportamento da birraio da taverna bavarese che puntava a insinuare lo spettro di fallimenti e insolvenze da parte del Barcelona. Che, a dirla tutta, se c’è uno che avrebbe dovuto avere quel minimo di pudore e di dignità da rifuggire come la peste da simili argomenti, e che per reati fiscali è stato realmente pizzicato dalla magistratura tedesca, condannato alla pena di 3 anni e 6 mesi di carcere per aver evaso oltre 28,5 milioni di euro, finendo rinchiuso in una delle patrie galere tedesche da cui ne è uscito con i vestiti con i quali ne era entrato, è proprio lui, il re delle salsicce, presidente ad honorem del Bayern Monaco, Uli Hoeness.

Adesso che l’ufo Robert Lewandowsky è atterrato e ha parcheggiato in doppia fila, che nessuno si azzardi a salire sul carro del vincitore e lasci le sue povere tronfie soloniche zampe ben lontane da quell’astronave.

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