RAPHINHA: PRIMO GIORNO DA BLAUGRANA CON SGUARDO SU LEWANDOWSKY

Giuseppe Ortu Serra

La presentazione di Raphinha, extremo destro procedente dal Leeds, è stata celebrata nel pomeriggio presso la Ciudad Sportiva Joan Gamper. Presenti all’atto, oltre allo stesso giocatore, anche Laporta e Alemany. Il brasiliano, che ha firmato un contratto fino al 2027, con una clausola rescissoria di 1 miliardo di euro, ha sfoggiato uno smoking color indaco dai revés neri portato con sneakers bianche, camicia dello stesso colore e cravatta nera. Impeccabilmente vestito, il giocatore, capocannoniere della sua squadra nella scorsa stagione di Premier con 11 reti e tre assist, è stata una richiesta esplicita di Xavi che, insieme a Dembélé, intende formare una coppia di extremos di destra assolutamente di primo livello.

La sala stampa di Sant Joan Despí era piena fino all’inverosimile, con moltissimi colleghi (e pochissime mascherine purtroppo), che sono dovuti restare in piedi sul fondo della sala. Il giocatore ha dimostrato di saperci fare anche senza pallone, con microfono in mano e savoir-faire da vendere, nella pregevole arte di interloquire con scafata abilità. Uno degli argomenti del bollente pomeriggio barcelonés, infatti, è stato non tanto il conoscere i primi pensieri da blaugrana del venticinquenne brasiliano di Porto Alegre, quanto il possibile/probabile/prossimo arrivo di Robert Lewandowsky. Il polacco, giacché contumace, è stato l’argomento saliente dell’evento. Molte delle domande rivolte al duo Laporta-Alemany hanno avuto questo come oggetto. Ma non solo loro sono stati i destinatari delle brulicanti curiosità della stampa presente. I due dirigenti si sono destreggiati con sapienza, rifugiandosi dietro il più classico: “Per rispetto al Bayern non parlo di giocatori tesserati per altre squadre”. Gli attentati a Laporta sono stati molteplici sull’argomento. Posto che non si riusciva ad ottenere risposte sufficienti, si è passati ad autentici agguati verbali, a domande trabocchetto, del tipo: “Oltre al portoghese, conosce anche il Polacco?”, puerili e innocenti tentativi atti a saggiare le intenzioni del presidente; e ancora: “Si immagina, nel primo Clásico che si terrà nella gira americana, un assist di Raphinha con rete di Lewandowsky?”. Ma, al di là dei sorrisi a 36 denti di Laporta, che evidentemente aveva una voglia matta di gridare al mondo il suo pensiero in merito, ma che per rispetto all’istituzione della sua posizione non poteva sbottonarsi, salvo tradire una gioia irrefrenabile palesemente tradita dal suo sorriso smagliante e dal luccichio dei suoi occhi, c’è stata poca soddisfazione per l’uditorio che voleva ben altre pietanze da fornire ai propri followers delle scontate parole del Bevingut a Raphinha. Posto che ogni tentativo di far cadere Laporta nella rete si è rivelato vano, la curiosità dei giornalisti ha cercato sfogo nel giocatore brasiliano, al quale è stata riformulata una precedente domanda indirizzata al presidente e che lo stesso, vestendo le vesti da giudice, aveva dichiarato inammissibile. Ma quando il neo blaugrana è stato investito dalla domanda su quanto gli piacerebbe servire un assist per “il polacco del Bayern”, Raphinha ha dimostrato di possedere anche fuori dal campo la lucidità, la calma, la freddezza che ogni giocatore di alto livello deve avere. Chi si aspettava un “Me gustaría mucho” è rimasto irrimediabilmente deluso. “Se il presidente” ha esordito “non vuole parlare dei giocatori che non sono qui non lo farò nemmeno io. Mi piacerebbe fornire assist a tutti i giocatori del Barça che giocheranno con me la prossima stagione”. Risposta sontuosa da raffinato diplomatico più che da giocatore di calcio. Chapeau!

Sempre in merito al polacco del Bayern Laporta si è sbilanciato solo nel dire che stanno facendo tutto quanto è nelle loro possibilità per affidare a Xavi una squadra molto competitiva, e che sì, all’offerta del Barcelona il Bayern non ha ancora risposto.

L’arrivo di Raphinha al Barça (58 milioni + 7 di variabili) porta quella ilusión che solo i brasiliani sanno portare. Il presidente si è anche sbilanciato scomodando un paragone porta fortuna della sua prima avventura alla presidenza del Barça, sebbene ingombrante come quello di Ronaldinho. “Era da tanto che non si sentiva l’allegria e il samba dentro il Barça. È tornato il Jogo Bonito. Raphinha ci ricorda l’epoca recente dei brasiliani che ci hanno riportato l’allegria”. E non solo quella.

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