VITTORIA SOFFERTA PER IL BARÇA A VITORIA. QUARTO POSTO A -1

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça conquista una vittoria importantissima per la classifica a Vitoria contro l’Alavés. 0-1 con rete di De Jong al termine di una azione di alto livello che ha visto protagonisti anche Jordi e Ferran Torres.

Il Barça di Xavi si è presentato al Mendizorrotza con qualche cambio rispetto all’undici che era stato eliminato dalla Copa d’Espana ad opera dell’Athletic Bilbao. Luuk in attacco come 9, Dest al posto di Dani Alves, De Jong a centrocampo per Gavi. Il primo tempo è stato deludente, con poche idee e basso ritmo. In avanti i blaugrana hanno fatto veramente poco; quasi mai si sono fatti vedere in area di rigore e al tiro. Male la prima parte di Dest che non ha mai attaccato lo spazio, De Jong e Ferran Torres sottotono. Sembra che la squadra sia in fase di stallo dopo le buone prestazioni, a livello di gioco, della prima fase del periodo di Xavi.

La ripresa ha mostrato una faccia differente. Maggior intensità e velocità di esecuzione dell’azione. I risultati si sono visti subito. Maggiori attacchi (5 corners nei primi 45 minuti; 4 solo in poco più di 10 minuti del secondo tempo). La maggiore pressione, tuttavia, non si è convertita in occasioni da rete. La difficoltà da questo punto di vista è stata più che evidente. L’Alavés ha chiuso tutti gli spazi, concedendo solo calci d’angolo alla formazione di Xavi. Luuk si è dimostrato eccessivamente lento e “leggerino” per poter essere un attaccante di riferimento e un bomber. Già lo sapevamo, e questa gara non ha fatto altro che riaffermare il concetto. Le migliori chance della gara sono capitate nei suoi piedi, ma l’ex Sevilla non è riuscito ad approfittarne per mancanza di istinto, scatto e capacità. Così in tutta la ripresa (goal escluso) si è arrivati alla conclusione appena una volta con Luuk, un debole tocco di punta su un cross dalla destra di Pedri.

All’87’ il Barça è riuscito a passare grazie a una bella triangolazione tra Jordi-Ferran Torres e De Jong. L’apertura del numero 18 per l’ex City (da sinistra a destra) ha tagliato la difesa avversaria. Il tocco dello spagnolo verso il centro dell’area ha trovato Frenkie (partito da una posizione passiva di fuorigioco) pronto, davanti alla porta, a insaccare.

Una brutta partita che quanto meno ha partorito i tre punti, fondamentali per accorciare le distanze dal quarto posto, adesso distante appena un minuto. Per usare le parole di Mario Kempes, indimenticato campione del mondo con l’Argentina nel 1978, questi non sono tempi per voli pindarici e grande gioco. Il Barça di oggi deve cercare di essere molto pratico, conseguire i tre punti e puntare al quarto posto.

IL BARÇA CADE A SAN MAMÉS PER 3-2 E DICE ADDIO ALLA COPA

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça esce dalla Copa de España a San Mamés, eliminato da un Athletic combattivo, ossuto e molto ben organizzato. 3-2 il risultato finale frutto di una gara nella quale il Barça ha sempre inseguito l’avversario nel risultato. Vittoria meritata per i Leones che hanno avuto maggiori occasioni da rete e si sono mostrati più “maturi” dei blaugrana.

Nella partita contro Los Leones di Bilbao, Xavi ha preparato un undici nel quale ha escluso Dembélé dalla convocatoria, (il francese è ormai in rotta di collisione totale con la squadra, l’allenatore e il club ed è totalmente fuori dal progetto e dalla squadra), e De Jong dalla formazione titolare. Il centrocampo, dunque, è stato impostato su Pedri, Busi e Gavi. Non è stata una sorpresa. La mossa la avevamo prevista e annunciata nel programma di ieri notte “Today” di Radio Barça Italia.

Che non sarebbe stata una partita facile si sapeva. Così è stato. L’Athletic, ben messo in campo da Marcelino, è passato subito in vantaggio. Al 2′, nell’imbucata in profondità a cercare le spalle della difesa, Jordi è stato sorpreso, e Nico Williams è riuscito a scappare via. Sul cross in area c’è stata la grande giocata di Muniain che dal secondo palo ha cercato e trovato un pallone a giro sul palo lontano che ha scavalcato Ter Stegen e si è insaccato nell’angolino. Un gran goal.

Il Barça ha reagito, ma non si è trattato del solito Barça di Xavi, forte, ordinato, veloce. Tutt’altro. I blaugrana sono stati imprecisi, “fallosi”, disorganizzati e improvvisati in ogni zona del campo. Male in difesa, impalpabili a centrocampo, dove Pedri, Busi e Gavi non sono riusciti né a impostare, né a difendere, quasi non pervenuti in attacco. La rete del pareggio è giunta solo con una preziosa giocata di Ferran Torres che ha pareggiato in bellezza la giocata del suo opposto Munian. Tiro a giro verso il palo lontano e rete di rara bellezza.

I cambi che Xavi ha operato nel corso della ripresa (Nico per Abde, De Jong per Gavi e Ansu per Jutglá) hanno migliorato la squadra, apparsa più tranquilla, equilibrata e sicura di sé. Il Barça ha smesso di prendere imbarcate in mezzo al campo e in difesa e si è difeso meglio, sebbene è stato l’Athletic ad avere le migliori occasioni, tra cui una traversa di Willimas. A cinque dalla fine sono passati i locali grazie a Inigo Martinez che sfrutta una bambola, con foto inclusa, di Piqué che lascia sfilare la palla nei pressi della linea di porta e anticipare dall’avversario che, in scivolata, ha spinto in fondo al sacco. La reazione del Barça è stata immediata e ha portato alla rete del pareggio al 92′. E’ stato Pedri a siglare il pareggio con un tiro secco dall’interno dell’area, leggermente in controbatto, dopo una rovesciata di Dani Alves che ha messo in mezzo una palla proveniente dall’esterno.

Con il risultato di 2-2 si è andati ai supplementari, aperti nel peggiore dei modi per la formazione di Xavi, che ha prima perso Ansu per infortunio muscolare, sostituito da Dest che si stava accingendo a sostituire Jordi, e ha poi subito il calcio da rigore trasformato da Muniain sul finire di primo tempo supplementare per fallo di mano proprio di Jordi (quando il destino e le coincidenze sfortunate si sommano). E per la serie “piove sempre sul bagnato”, nel secondo supplementare c’è stato anche il cambio forzato di Pedri. Nuovo infortunio in casa blaugrana. Una tortura, uno stillicidio continuo. Al posto del Golden Boy 2021 il rientrante e appena recuperato Braithwaite. Gli ulteriori 15 minuti non hanno modificato di una virgola il risultato, terminato con la vittoria per 3-2 per i padroni di casa e l’addio alla competizione per il Barça.

IL BARÇA CADE AI SUPPLEMENTARI DAVANTI A UN MADRID CATENACCIARO

Giuseppe Ortu Serra

È finita con la vittoria del Real Madrid per 3 a 2 nei supplementari la Supercopa de España a Ryhad, ma il Barça è uscito dalla sfida non solo con l’onore delle armi, ma quale vincitore morale della sfida. La gara è stata ben giocata dalla formazione di Xavi, che ha mostrato in campo tutto il suo scibile calcistico e il suo animo blaugrana. Di più, il Barça ha dominato la partita, scavando con la testa e i piedi il campo della capitale Saudita e mangiandosi per larghi tratta della sfida l’avversario, rimasto in balia dei giocatori barcelonisti a guardare le loro giocate. Il Madrid si è mostrato solido, quadrato, esperto nella maggioranza dei suoi giocatori e, come spesso gli capita, assistito dalla proverbiale fortuna.

Xavi ha messo in campo una squadra che abbina qualità, sostanza e spettacolo. Ancelotti, ba bravo italiano sparagnino, catenaccio e contropiede. Fantasia e poesia da una parte, calcio rurale da mezzadro dall’altra. In un mondo ideale, la bellezza e l’iniziativa dovrebbe sempre vincere sulla mera speculazione di chi si attacca supinamente sulle spalle dell’avversario e lo sfrutta succhiandone la linfa vitale. Come quei parassiti che vivono alle spalle degli altri. Un po’ come quando un naufrago lotta con tutte le forze che ha in corpo, nuotando allo sfinimento, e qualcun altro si attacca come un parassita alle sue gambe sfruttando l’altrui lavoro per poi salvarsi ai suoi danni. Nella vita reale, invece, e nel calcio, spesso hanno la meglio coloro che distruggono più che costruire, che vivono e speculano sugli altri.

Il Barça-Madrid può essere, sinteticamente e filosoficamente riassunto a questo modo. Il Barça ha giocato, il Madrid è partito in contropiede. E’ stato bravo a sfruttare quelle poche occasioni che gli ha concesso il Barça e ha vinto con poche, scarse occasioni create. Il numero dei tiri in porta e dei calci d’angolo d’altronde, sono scolpite come in un bassorilievo.

Il Madrid è sempre riuscito a passare in vantaggio, il Barça ha ogni volta ripreso in campo il risultato fino alla terza marcatura Blanca, quella che ha marcado el partido. Le marcature sono state di Vinicius, Luuk, Benzema, Ansu e Valverde. Tutti i blaugrana hanno giocato una grande partita e avrebbero certamente meritato di vincere e arrivare in finale. Ma così non è stato. Ma la grande vittoria di Xavi va al di là del risultato di questa sera. La vera vittoria è avere ritrovato una squadra spettacolare e vincente. Una squadra che, continuando in questa maniera, non vivrà certamente molte serate deludenti, dal punto di vista del risultato, come questa di oggi. Ci sono errori da correggere, certo, come la perdita del pallone che hanno dato la stura ai contropiede del Madrid e ai relativi goals, ma siamo sulla buona strada. Da quando Xavi è arrivato, la squadra ha fatto enormi passi in avanti. Il rientro di alcuni giocatori, come Ansu e Pedri, e l’inserimento di Ferran Torres, dipingono un futuro brillante per questa squadra.

DUE PUNTI BUTTATI A GRANADA CON ALCUNE BOCCIATURE DEFINITIVE

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça di Xavi butta via i tre punti contro il Granada al Nuevo Los Cármenes, con una seconda parte di ripresa deludente e sconcertante. Ottima gara nel primo tempo e nella parte iniziale del secondo. L’espulsione di Gavi (doppio giallo) e l’attuazione sconcertante di alcuni giocatori nella seconda metà della ripresa hanno vanificato tutto quanto di buono era stato costruito per tre quarti di gara.

Nella prima parte di partita si è vista una squadra in continuo e progressivo miglioramento. Con ancora 8 assenze, importanti, la squadra è scesa in campo a Los Cármenes con una idea di gioco ben precisa in testa. È evidente che i giocatori sappiano esattamente cosa fare e quando farlo. Il gioco è semplice, smooth, lineare, veloce. Si gioca di prima alla ricerca dello spazio e del compagno libero. Tutti i giocatori sono mobili, attaccano gli spazi avanti a loro e ciò permette al possessore del pallone di avere sempre una o più opportunità di passaggio. Il gioco così diventa non solo piacevole allo sguardo, ma anche redditizio sul terreno di gioco. Il Barça si è mostrato equilibrato sin dall’inizio. Ben messo in campo, non ha mai sofferto in difesa nei primi 45′ tranne che in una occasione. Mancata copertura di Dani Alves, eccessivamente accentrato in area, e occasione al tiro per Machis, che da breve distanza, in diagonale, ha impegnato un ritrovato Ter Stegen. Il portiere è andato giù con rapidità e ha intercettato il forte tiro secco dell’avanti del Granada. La palla è stata poi allontanata definitivamente da Piqué. Unica pecca dei primi quarantacinque minuti di gara, le poche occasioni prodotte sotto porta a fronte di un gioco dominante in ogni zona del prato. Il più pericoloso degli uomini di Xavi è stato Luuk, autore di una rete annullata dopo 10 minuti per fuorigioco millimetrico di Gavi. Ancora l’ex Sevilla è stato protagonista di un colpo di tacco volante, stile scorpione, che è terminato di poco alto sulla traversa.

Nella ripresa il Barça ha continuato a pressare e a creare pericoli, passando con Luuk, servito ottimamente da Dani Alves in area, che di testa ha messo alle spalle dell’estremo difensore dei locali. Era il 57′. Pochi minuti dopo, al 61′ Xavi ha iniziato qualche rotazione, facendo uscire l’autore della rete del vantaggio a favore di Depay e cambiando anche l’altro attaccante extremo, Jutglá per Abde. In coincidenza con questi cambi, ma non necessariamente a causa di essi, la squadra ha iniziato a calare e a uscire di scena. Meno gioco, meno corsa e velocità di palleggio. Depay non si è praticamente visto in campo se non nel momento del suo ingresso sul prato verde; Dembélé, dal canto suo, è andato a spegnersi come una fiamma senza più ossigeno. Il Granada ha tentato di approfittarne e ha creato due occasioni pericolose, annullate da due buone attuazioni difensive. Una, sopratutto, ha visto protagonista un grande intervento difensivo di Dani Alves. A parte queste fiammate dei padroni di casa, la partita era destinata verso una lenta, ma inevitabile, dissolvenza al nero quando una entrata da dietro di Gavi, già ammonito, ha costretto l’arbitro a mostrare il secondo giallo al numero 30 blaugrana e, di conseguenza, il rosso. L’espulsione ha cambiato tutto. Il Barça non è più riuscito a tenere il pallino del gioco. Depay, sempre non pervenuto, non ha dato una mano in avanti nel tentativo di tenere palla e aiutare la squadra a presidiare zone del campo lontane dalla propria area di rigore. Dembélé, anche lui, ha marcato visita ed è come se si sia nascosto nel cono d’ombra del compagno. In queste condizioni, il Barça, ufficialmente con un uomo in meno, ma sostanzialmente con tre giocatori assenzi dal campo, è andato subito in affanno. Gli ultimi 10 minuti sono stati in mano al Granada che ha spinto a tutta creando pericoli a ripetizione. La squadra blaugrana ha resistito in qualche modo, barcollando ma non andando al tappeto fino all’89’, quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo, un pallone non allontanato dalla difesa, è stato colpito con forza dall’interno dell’area da Puertas. La palla si è insaccata sotto la traversa nell’angolo lontano rispetto a Ter Stegen che nulla ha potuto sulla forte conclusione del numero 10 del Granada.

Alla fine il Barça spreca una comoda occasione di conquistare i tre punti in trasferta, mettendo assieme la seconda vittoria consecutiva, per una seconda parte di secondo tempo giocata e gestita male. I cambi non hanno funzionato (male Depay, inefficace Abde); Dembélé non ha fornito quegli strappi che a lui si chiedevano in una situazione come questa, come portare il pallone nella metà campo avversaria grazie alla sua velocità e catalizzare quei falli che avrebbero caricato gli avversari di cartellini gialli, oltre a fare scorrere il tempo che separavano la sua squadra alla fine della gara (10 minuti, non mica 80!).

È evidente che questa rosa ha molte lacune, sia tecniche che caratteriali. Un repulisti è d’obbligo per potare i rami secchi che portano via l’acqua ai nuovi germogli e per far posto a nuovi giocatori che possano essere utili alla causa. Questa gara ha accertato definitamente che giocatori come Depay e Dembélé sono, non solo inutili, ma anche dannosi alla causa blaugrana. L’olandese è stato a tratti irritante tanta era evidente la sua pigrizia e la sua poca voglia di giocare. Tenere in squadra un giocatore del genere non è solo frustrante per chi assiste a un evento sportivo, ma anche per coloro che ci giocano assieme e che, al suo opposto, danno l’anima in campo. Mille volte meglio Luuk, che con tutti i suoi limiti tecnici, dimostra, e mette in campo, una voglia, una partecipazione, un sentimento di appartenenza encomiabile rispetto ai così detti titolari.

TRE PUNTI D’ORO PER XAVI E I SUOI LEONI A MALLORCA

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça conquista una importantissima vittoria a Mallorca per uno a zero e fa un salto doppio in classifica. Il risultato è stato portato a casa grazie alla rete di Luuk, di testa sul finire del primo tempo, e per la super parata di Ter Stegen nei minuti di recupero su una botta di Costa a tu per tu con il portiere tedesco. Tutta la squadra ha giocato bene nel suo insieme, anche se una nota di merito personale spetta, oltre ai due appena citati, a Riqui. Il numero 6 ha fatto una gara esemplare. Presente in ogni zona del campo, il centrocampista ha cantato e portato la croce. Ha gestito la palla e il gioco, accelerando e rallentando a seconda dei casi, distribuendo il gioco, inserendosi in area e andando anche al tiro. Sempre al centro del gioco, il giocatore di Matadepera ha toccato una infinità di palloni, sbagliando appena due passaggi in tutta la sua gara.

Xavi ha fatto di necessità virtù contro il Mallorca nella prima giornata del 2022. Con la rosa decimata dagli infortuni e dal Coronavirus, con solo 9 giocatori della prima squadra disponibili, compresi i due portieri, il tecnico di Terrassa ha messo in campo tutto ciò che infortuni, squalifiche e virus gli avevano lasciato. Il risultato è stato un undici compatto, diligente, equilibrato. Con tre giocatori con ficha del filial, Nico, Jutglá, Ilias, e Luuk, utilizzato per mancanza di alternative, la formazione blaugrana ha disputato un signor primo tempo. La squadra è partita bene da dietro, sempre con palla a terra, impostando con tranquillità alla ricerca dell’uomo libero. Sembrava di vedere le lezioni tattiche che Xavi aveva pubblicato tempo addietro su YouTube. Tutto molto diretto e semplice. Così almeno è sembrato. Bravi i giocatori a farlo apparire tale. Quanto sia complicato, invece, è dimostrato dai primi giorni di Xavi al Barça e dalle prime gare della squadra. La rosa segue con piacere il suo allenatore e ciò si vede sul campo. Tanta serenità, pressione alta, gioco di posizione e manovra di prima.

Nei primi 45′ il gioco e le occasioni sono state per il Barça, tra cui un palo (Luuk) e una traversa, sempre del numero 17. Dell’ex Sevilla è anche la rete con la quale si è chiusa la prima frazione di gioco, un colpo di testa sul secondo palo su cross (e assist), di Mingueza, dalla destra.

Nella ripresa il Barça ha continuato a tenere palla e a condurre gioco e partita. I blaugrana hanno accusato leggermente la stanchezza e il Mallorca ha sofferto meno rispetto alla prima parte. Le assenze, ben 14 giocatori, e i problemi fisici, ai quali Xavi sta pian piano rimediando, ha fatto sì che il secondo tempo sia stato meno spumeggiante. Nonostante l’abbassamento dei ritmi da parte del Barça, il Mallorca è diventato pericoloso solo nella parte finale della gara, quando Xavi ha dovuto rinunciare anche a Nico e Mingueza, entrambi usciti per crampi. Sopraffatti dalla stanchezza, il Mallorca ha cercato il tutto per tutto negli ultimi 10 minuti di partita. Tanti attacchi in massa dei rossi di casa, molta confusione, ma pericoli concreti pochi, in realtà. I padroni di casa hanno avuto una sola occasione da rete in pieno recupero. Una di quelle chance da goal da far tremare i polsi anche al più navigato dei portieri. Al 92′ Costa, non marcato da alcuno, sugli sviluppi di un cross dalla destra ha calciato, in corsa, al volo di sinistro. Sulla potentissima conclusione Ter Stegen non si è disunito, non ha tremato, non ha chiuso gli occhi su quella bomba di cannone sparatagli da pochi metri. Ha semplicemente allargato il braccio destro, tendendolo e bloccandolo come fosse di titanio, per intercettare quel missile aria-aria diretto in porta. La palla ha incocciato il braccio di Marc André ed è schizzato via lontano con altrettanta forza. Una autentica super parata, un paradón degno di essere immortalato e riproposto nelle buie e fredde giornate di pioggia per ritrovare un po’ di calore e serenità.

Il Barcelona ha sofferto alla fine di una gara iniziata con una formazione incerottata e finita anche peggio, con due ulteriori uomini che hanno dovuto abbandonare il terreno di gioco. Il risultato di ieri sera è un successo di tutti. Della squadra nel suo complesso, dei singoli e dell’allenatore. Da quando è arrivato, Xavi ha preso una squadra allo sbando, senza un minimo comune denominatore, un insieme di giocatori apparentemente senza alcun elemento che li legasse tra loro, e ha costruito una squadra, un gruppo, una orchestra in cui ognuno ha un compito e lo svolge al meglio. Vedere giocare questo Barça è un piacere. La mano di Xavi è evidente sin dai primi minuti di gioco della sua squadra. I movimenti sono chiari e cristallini, ed è evidente una logica nel gioco dell’undici in campo per un occhio esperto. Il calcio di Xavi è spurio di barocchismi ed elementi ridondanti. Ciò che è superfluo è stato eliminato. I passaggi, fatti con velocità, precisione e verticalità, sono realizzati per far male all’avversario, non tanto per farli. Nel corso della gara Xavi stesso continuava a ripetere ai suoi, da bordo campo, di “Jugar fácil“.

I progressi della squadra si sono visti anche quando le forze fisiche sono venute a mancare e il Mallorca ha cercato di prendere il sopravvento negli ultimi 10 minuti. Nonostante le difficoltà, la squadra non si è disunita, ma è rimasta compatta, non perdendo le distanze e concedendo una unica occasione all’avversario che attaccava con la bava alla bocca, cercando di buttarla in rissa per accendere ulteriormente gli animi. Il Barça non è caduto nella trappola; ha mantenuto i nervi calmi e non si è fatto travolgere dalla paura. Ha lottato sfoderando l’orgoglio, il coraggio e lo spirito pugnace dei grandi guerrieri.

Questi conquistati dal Barça a Mallorca sono tre punti fondamentali nella rincorsa alle posizioni che contano della classifica. La squadra ha guadagnato punti sulle formazioni che la precedevano, come Real Sociedad e Rayo, adesso messe alle spalle, e accorciato sul Betis. Il Barcelona è ora quinto a due punti dal terzo posto ed è in serie utile da quattro gare. Ciò che conforta maggiormente sono i progressi che la squadra mostra gara dopo gara. Con queste premesse, tenendo conto anche il mare tempestoso nel quale Xavi si sta trovando a governare e dirigere la nave, il futuro, costellato dai rientri degli infortunati, dei positivi al covid e dei nuovi acquisti, è sempre più roseo e caratterizzato dal sole che già splende all’orizzonte.