Recital e exhibicion blaugrana ieri notte al Camp Nou. Un’orchestra sinfonica in maglia azulgrana ha suonato uno spartito perfetto, inmessionante, coinvolgente e avvolgente come nella migliore tradizione della Casa. Sembrava di essere all’interno dell’azione ieri notte all’estadi, come trovarsi in mezzo al campo attorniati dagli 11 in campo che hanno offerto uno spettacolo spettacolare, per usare un’espressione cara al produttore teatrale del musical Moulin Rouge.
Quella che si è giocata ieri notte, ore 21.30 il fischio d’inizio, classico orario copero, è stata una partita meravigliosa da incorniciare. Merito del Barça, certo, ma anche del Sevilla, suo degno e fiero avversario. Anzi, è stato proprio per la splendida attuazione in campo della squadra andalusa, ben diretta da Pablo Machin, ex Girona, se si è potuto assistere ad uno spettacolo memorabile. Un 6-1 che nel punteggio ha richiamato alla mente degli appassionati, e addetti ai lavori, un’altra remuntada, quella portata a termine contro il Psg in Champions nel 2016-17. Stesso punteggio, stesse emozioni, medesima apoteosi finale.
La squadra di Valverde era chiamata ad una epica, per dirla alla spagnola, recuperare uno svantaggio di 0-2 rimediato sette giorni prima al Sanchez Pizjuan nella gara di andata. Possibile certo, ma difficile visto il valore dell’avversario. Anche le statistiche, che spesso hanno il piacere di smentire se stesse, mostravano numeri poco rassicuranti dopo uno 0-2 subito all’andata.
Nei giorni precedenti la gara, Messi aveva rassicurato il popolo blaugrana, invitandolo a recarsi allo stadio perché ci sarebbe stata la remuntada. E’ stato di parola. Il 10 ha capeggiato una squadra combattiva che ha giocato un calcio sublime da tramandare ai posteri.
Schierato in campo con l’Once de Gala di Copa del Rey, quindi con la sola eccezione di Cillessen tra i pali al posto del portierone tedesco Ter Stegen, gli undici capitanati dal Diez non hanno perso tempo e hanno subito fatto intendere al Sevilla che la musica sarebbe stata ben altra rispetto a quella sentita, e suonata, in Andalucia. Pronti via, e in un santiamén, il Barça ha stretto d’assedio l’area avversaria con il suo football fatto di passaggi millimetrici a velocità supersonica. Il movimento perpetuo degli undici di casa ha da subito aperto spazi tra le maglie biancorosse, portando il panico fin dentro la loro area di rigore. Non c’era tempo da perdere o regalare all’avversario. Bisognava agire immediatamente.
Così è giunta la rete del vantaggio. Fallo su Messi in area di rigore, colpito da dietro mentre si apprestava a calciare in porta, e calcio di rigore assegnato ai blaugrana. Da genio, gentlemen e campione qual’è, l’argentino non ha fatto l’egoista asso pigliatutto di ronaldiana memoria, e ha consegnato, pallone e battuta del penalty, al suo amico Coutinho. Il brasiliano, in crisi calcistica e di umore negli ultimi tempi, spesso criticato da questa tribuna per essere la fotocopia mal riuscita del calciatore che si è visto nella prima avventura in blaugrana (la scorsa seconda metà della stagione), era stato protagonista di una riunione tecnica con il mister proprio il giorno precedente alla gara. L’allenatore ha rafforzato il suo appoggio verso il brasiliano, portandogli anche tutta la stima e il supporto del presidente. Il ragazzo, caduto in una spirale di intristimento senza via d’uscita, pareva perso fiducia in se stesso. La chiacchierata serviva proprio per rilanciarne morale e autostima. L’obiettivo è stato centrato in pieno da Valverde, psicologo e motivatore. Quello visto ieri in campo era un’altro Coutinho, quello vero, quello per il quale il Barça ha investito enormi capitali ed energie per portarlo al Camp Nou e costruire, anche grazie a lui, una formazione finalmente in grado di ritornare a sollevare la orejona e risistemarsi lassù, in cima al mondo del calcio.
Il nuovo Coutinho non ha sprecato l’occasione concessagli dalla Pulga. Con un tiro rasoterra, potente e angolato ha realizzato la rete del vantaggio.
Pochi minuti ed il Barça era in vantaggio. Il primo obiettivo, instradare subito la gara verso la rimonta, era stato raggiunto.
Che la partita non sarebbe stata facile lo si sapeva. L’avversario, il Sevilla, non era per niente semplice da affrontare. Lo dimostrano anche i risultati ottenuti in campionato in questa stagione, e la lusinghiera posizione in classifica che occupa. La reazione non si è fatta attendere da parte dell’equipo andaluso. La difesa di Valverde si è dovuta impegnare a fondo per arginare la formazione di Machin. Il portiere di Copa di Valverde, Cillessen, si è dovuto superare in più di una occasione. Nella prima è stato provvidenziale su un colpo di tacco di André Silva. La difficile deviazione dell’estremo difensore olandese è stata neutralizzata anche grazie all’aiuto del palo, che ha baciato il pallone appena smanacciato e lo ha consegnato alla difesa barcelonista. Nella seconda, si è trovato di fronte ad un calcio di rigore assegnato al Sevilla per fallo simile a quello di cui era stato protagonista Messi. Con il risultato di 1-0, una rete sevillista avrebbe certamente indirizzato la sfida verso la Giralda, rendendo assai ardua la remuntada. Cillessen si è superato ancora una volta, respingendo lateralmente la conclusione calciata da Banega. Una parata determinante agli occhi del risultato finale.
5′ dopo è giunta la rete del 2-0 del Barça. Un passaggio illuminante di Arthur, potente, rasoterra, centrale, di più di 20 metri, a tagliare tutta la difesa del Sevilla, ha messo Rakitic solo davanti al portiere. Con un tocco leggero ha superato Soriano facendo proseguire la corsa del pallone in fondo alla rete. Al 31′ il Barça aveva già eguagliato l’eliminatoria. Ma ancora non bastava. Era necessario realizzare una rete ulteriore per passare alle semifinali e evitare i supplementari che sarebbero maturati se il risultato fosse rimasto intonso fino al 90′.
La ripresa si è aperta con il solito protagonista, il Barcelona, a spingere sul piede dell’acceleratore, sospinto dal pubblico che soffiava infuocato verso il campo e dalla autostima di squadra che cresceva con l’innalzarsi del livello delle giocate. In questo modo, quasi in maniera inevitabile, sono arrivate altre due marcature. In rapida successione, prima Coutinho (di testa su assist di Suarez) al 53′, poi un minuto dopo Sergi Roberto, protagonista di un bell’inserimento in area premiato da un assist di Messi, hanno portato il punteggio sul 4-0. Eliminatoria chiusa si sarebbe detto. In qualsiasi altro campionato al mondo sì, certo. Ma non in Spagna, dove il livello delle squadre e delle singole giocate si staglia ad altezze mondiali.
Il Barcelona, con quattro reti rifilate all’avversario, ha inconsapevolmente rallentato il ritmo. Credendo di avere ormai sentenziato il pase a la semifinal, ha abbassato la soglia della concentrazione. Il Sevilla, mai morto e mai domo, ha visto uno spiraglio e ci si è infilato. Ha sollevato il baricentro, guadagnando campo e tenendo maggiormente l’iniziativa. In questo modo ha iniziato ad insidiare la difesa avversaria. Al 67′ Arana, ha sfruttato l’unico errore della gara di Cillessen (un appoggio con i piedi errato recuperato dal Sevilla nella trequarti), e ricevendo un pallone al limite dell’area da Banega, ha infilato un destro potente che è andato a insaccarsi alle spalle del portiere del Barça. Sul 4-1 al Sevilla sarebbe bastato segnare ancora una rete per superare il turno. L’incontro era acceso più che mai.
Valverde ha sostituito Rakitic con Vidal per dare maggiore impulso al centrocampo, mentre Machin ha rinforzato il reparto offensivo con forze fresche. Ben Yedder ha preso il posto di Banega, Franco Vazquez di Roque Mesa. L’entrenador blaugrana ha risposto con Semedo al posto di Coutinho. Passati al 4-4-2, il Barça ha bloccato maggiormente il centrocampo, diventato più aggressivo e combattivo con Vidal. La mossa ha dato gli effetti sperati. Resistendo agli assalti sevillisti, il Barça si è scatenato in pericolosissimi contropiedi portati avanti da tutta la squadra. Messi, ha fallito il 5-1 dopo una combinazione vertiginosa tra Jordi, Suarez e lo stesso numero 10. Poi è stato il turno di Sergi Roberto a fallire il bersaglio con una deliziosa vaselina terminata di poco sopra la traversa. Le occasioni fallite dal Barcelona facevano tremare il Sevilla, ma lo infervoravano ancor più di uno spirito incosciente in fase offensiva, come se vedessero negli errori blaugrana la chiave del destino per fare propria l’eliminatoria.
All’89’ però, l’ennesima occasione del Barça ha dato i frutti sperati. Assist di Jordi e rete di Suarez per il 5-1 che, a quel punto, chiudeva di fatto la sfida. Al 92′, poi, è giunta anche la rete del definitivo 6-1 grazie all’azione più spettacolare di tutta la partita a cui hanno partecipato Vidal, Alena (nel frattempo subentrato a Arthur), Suarez, Piqué, Jordi e Messi. Questa volta il Diez rosarino non ha fallito e ha chiuso la sfida con l’ennesima perla del suo repertorio futbolistico.