FC Barcelona – Remuntada! Barça – Sevilla 6-1

Recital e exhibicion blaugrana ieri notte al Camp Nou. Un’orchestra sinfonica in maglia azulgrana ha suonato uno spartito perfetto, inmessionante, coinvolgente e avvolgente come nella migliore tradizione della Casa. Sembrava di essere all’interno dell’azione ieri notte all’estadi, come trovarsi in mezzo al campo attorniati dagli 11 in campo che hanno offerto uno spettacolo spettacolare, per usare un’espressione cara al produttore teatrale del musical Moulin Rouge.
Quella che si è giocata ieri notte, ore 21.30 il fischio d’inizio, classico orario copero, è stata una partita meravigliosa da incorniciare. Merito del Barça, certo, ma anche del Sevilla, suo degno e fiero avversario. Anzi, è stato proprio per la splendida attuazione in campo della squadra andalusa, ben diretta da Pablo Machin, ex Girona, se si è potuto assistere ad uno spettacolo memorabile. Un 6-1 che nel punteggio ha richiamato alla mente degli appassionati, e addetti ai lavori, un’altra remuntada, quella portata a termine contro il Psg in Champions nel 2016-17. Stesso punteggio, stesse emozioni, medesima apoteosi finale.

La squadra di Valverde era chiamata ad una epica, per dirla alla spagnola, recuperare uno svantaggio di 0-2 rimediato sette giorni prima al Sanchez Pizjuan nella gara di andata. Possibile certo, ma difficile visto il valore dell’avversario. Anche le statistiche, che spesso hanno il piacere di smentire se stesse, mostravano numeri poco rassicuranti dopo uno 0-2 subito all’andata.

Nei giorni precedenti la gara, Messi aveva rassicurato il popolo blaugrana, invitandolo a recarsi allo stadio perché ci sarebbe stata la remuntada. E’ stato di parola. Il 10 ha capeggiato una squadra combattiva che ha giocato un calcio sublime da tramandare ai posteri.

Schierato in campo con l’Once de Gala di Copa del Rey, quindi con la sola eccezione di Cillessen tra i pali al posto del portierone tedesco Ter Stegen, gli undici capitanati dal Diez non hanno perso tempo e hanno subito fatto intendere al Sevilla che la musica sarebbe stata ben altra rispetto a quella sentita, e suonata, in Andalucia. Pronti via, e in un santiamén, il Barça ha stretto d’assedio l’area avversaria con il suo football fatto di passaggi millimetrici a velocità supersonica. Il movimento perpetuo degli undici di casa ha da subito aperto spazi tra le maglie biancorosse, portando il panico fin dentro la loro area di rigore. Non c’era tempo da perdere o regalare all’avversario. Bisognava agire immediatamente.

Così è giunta la rete del vantaggio. Fallo su Messi in area di rigore, colpito da dietro mentre si apprestava a calciare in porta, e calcio di rigore assegnato ai blaugrana. Da genio, gentlemen e campione qual’è, l’argentino non ha fatto l’egoista asso pigliatutto di ronaldiana memoria, e ha consegnato, pallone e battuta del penalty, al suo amico Coutinho. Il brasiliano, in crisi calcistica e di umore negli ultimi tempi, spesso criticato da questa tribuna per essere la fotocopia mal riuscita del calciatore che si è visto nella prima avventura in blaugrana (la scorsa seconda metà della stagione), era stato protagonista di una riunione tecnica con il mister proprio il giorno precedente alla gara. L’allenatore ha rafforzato il suo appoggio verso il brasiliano, portandogli anche tutta la stima e il supporto del presidente. Il ragazzo, caduto in una spirale di intristimento senza via d’uscita, pareva perso fiducia in se stesso. La chiacchierata serviva proprio per rilanciarne morale e autostima. L’obiettivo è stato centrato in pieno da Valverde, psicologo e motivatore. Quello visto ieri in campo era un’altro Coutinho, quello vero, quello per il quale il Barça ha investito enormi capitali ed energie per portarlo al Camp Nou e costruire, anche grazie a lui, una formazione finalmente in grado di ritornare a sollevare la orejona e risistemarsi lassù, in cima al mondo del calcio.

Il nuovo Coutinho non ha sprecato l’occasione concessagli dalla Pulga. Con un tiro rasoterra, potente e angolato ha realizzato la rete del vantaggio.
Pochi minuti ed il Barça era in vantaggio. Il primo obiettivo, instradare subito la gara verso la rimonta, era stato raggiunto.

Che la partita non sarebbe stata facile lo si sapeva. L’avversario, il Sevilla, non era per niente semplice da affrontare. Lo dimostrano anche i risultati ottenuti in campionato in questa stagione, e la lusinghiera posizione in classifica che occupa. La reazione non si è fatta attendere da parte dell’equipo andaluso. La difesa di Valverde si è dovuta impegnare a fondo per arginare la formazione di Machin. Il portiere di Copa di Valverde, Cillessen, si è dovuto superare in più di una occasione. Nella prima è stato provvidenziale su un colpo di tacco di André Silva. La difficile deviazione dell’estremo difensore olandese è stata neutralizzata anche grazie all’aiuto del palo, che ha baciato il pallone appena smanacciato e lo ha consegnato alla difesa barcelonista. Nella seconda, si è trovato di fronte ad un calcio di rigore assegnato al Sevilla per fallo simile a quello di cui era stato protagonista Messi. Con il risultato di 1-0, una rete sevillista avrebbe certamente indirizzato la sfida verso la Giralda, rendendo assai ardua la remuntada. Cillessen si è superato ancora una volta, respingendo lateralmente la conclusione calciata da Banega. Una parata determinante agli occhi del risultato finale.

5′ dopo è giunta la rete del 2-0 del Barça. Un passaggio illuminante di Arthur, potente, rasoterra, centrale, di più di 20 metri, a tagliare tutta la difesa del Sevilla, ha messo Rakitic solo davanti al portiere. Con un tocco leggero ha superato Soriano facendo proseguire la corsa del pallone in fondo alla rete. Al 31′ il Barça aveva già eguagliato l’eliminatoria. Ma ancora non bastava. Era necessario realizzare una rete ulteriore per passare alle semifinali e evitare i supplementari che sarebbero maturati se il risultato fosse rimasto intonso fino al 90′.

La ripresa si è aperta con il solito protagonista, il Barcelona, a spingere sul piede dell’acceleratore, sospinto dal pubblico che soffiava infuocato verso il campo e dalla autostima di squadra che cresceva con l’innalzarsi del livello delle giocate. In questo modo, quasi in maniera inevitabile, sono arrivate altre due marcature. In rapida successione, prima Coutinho (di testa su assist di Suarez) al 53′, poi un minuto dopo Sergi Roberto, protagonista di un bell’inserimento in area premiato da un assist di Messi, hanno portato il punteggio sul 4-0. Eliminatoria chiusa si sarebbe detto. In qualsiasi altro campionato al mondo sì, certo. Ma non in Spagna, dove il livello delle squadre e delle singole giocate si staglia ad altezze mondiali.

Il Barcelona, con quattro reti rifilate all’avversario, ha inconsapevolmente rallentato il ritmo. Credendo di avere ormai sentenziato il pase a la semifinal, ha abbassato la soglia della concentrazione. Il Sevilla, mai morto e mai domo, ha visto uno spiraglio e ci si è infilato. Ha sollevato il baricentro, guadagnando campo e tenendo maggiormente l’iniziativa. In questo modo ha iniziato ad insidiare la difesa avversaria. Al 67′ Arana, ha sfruttato l’unico errore della gara di Cillessen (un appoggio con i piedi errato recuperato dal Sevilla nella trequarti), e ricevendo un pallone al limite dell’area da Banega, ha infilato un destro potente che è andato a insaccarsi alle spalle del portiere del Barça. Sul 4-1 al Sevilla sarebbe bastato segnare ancora una rete per superare il turno. L’incontro era acceso più che mai.

Valverde ha sostituito Rakitic con Vidal per dare maggiore impulso al centrocampo, mentre Machin ha rinforzato il reparto offensivo con forze fresche. Ben Yedder ha preso il posto di Banega, Franco Vazquez di Roque Mesa. L’entrenador blaugrana ha risposto con Semedo al posto di Coutinho. Passati al 4-4-2, il Barça ha bloccato maggiormente il centrocampo, diventato più aggressivo e combattivo con Vidal. La mossa ha dato gli effetti sperati. Resistendo agli assalti sevillisti, il Barça si è scatenato in pericolosissimi contropiedi portati avanti da tutta la squadra. Messi, ha fallito il 5-1 dopo una combinazione vertiginosa tra Jordi, Suarez e lo stesso numero 10. Poi è stato il turno di Sergi Roberto a fallire il bersaglio con una deliziosa vaselina terminata di poco sopra la traversa. Le occasioni fallite dal Barcelona facevano tremare il Sevilla, ma lo infervoravano ancor più di uno spirito incosciente in fase offensiva, come se vedessero negli errori blaugrana la chiave del destino per fare propria l’eliminatoria.

All’89’ però, l’ennesima occasione del Barça ha dato i frutti sperati. Assist di Jordi e rete di Suarez per il 5-1 che, a quel punto, chiudeva di fatto la sfida. Al 92′, poi, è giunta anche la rete del definitivo 6-1 grazie all’azione più spettacolare di tutta la partita a cui hanno partecipato Vidal, Alena (nel frattempo subentrato a Arthur), Suarez, Piqué, Jordi e Messi. Questa volta il Diez rosarino non ha fallito e ha chiuso la sfida con l’ennesima perla del suo repertorio futbolistico.     

FC Barcelona – Semedo e Messi danno i tre punti ad un Barça con poca intensità

Il derby della Catalunya tra Girona e Barcelona è andato ai blaugrana grazie a due reti, una per tempo, di Semedo e Messi. L’ambiente del Montilivi era carico di elettricità e di voglia di indipendenza. Dalla coreografia con la Senyera all’inno della Catalunya, Els Segadors, diffuso dalle casse acustiche dell’impianto, tutto era apparecchiato per una serata di gemellaggio e fratellanza. L’atmosfera, intrisa di magnetismo e di recriminazioni comuni, si è presto trasformato in un ambiente ostile per i blaugrana. Fischi e atteggiamenti poco amichevoli sugli spalti nei confronti di Piqué e Messi, hanno mutato l’ambiente in una accoglienza inaspettatamente nemica. La vendetta della Pulga, fischiato solo al Bernabeu fino ad ora, è stata di alta scuola. Vaselina sul portiere in uscita, 0-2, tre punti e tutti a casa. Dopo la coreografia del pre-gara, carica di valenza politica anti Madrid, questa partita, che nelle intenzioni di Tebas si sarebbe dovuta giocare a Miami, probabilmente non vedrà come palcoscenico la Catalunya per evitare una nuova manifestazione dell’orgoglio catalano.

Passando alla gara, il Barça ha superato l’ostacolo con fatica. La gara è stata giocata a ritmo basso e con scarsa intensità di gioco da parte del Barcelona, che nel derby catalano si è presentato con l’Once de Gala. Dopo gli esperimenti della Copa, che hanno consegnato ai tabellini una sconfitta che costringerà i blaugrana all’epica nel ritorno contro il Sevilla per restare nella competizione e rinverdire l’ambizioso record delle 5 Copas del Rey consecutive, Valverde ha presentato sul terreno di Montilivi la migliore formazione possibile. Nuovamente in campo dunque Messi, Suarez, Jordi, Vidal, Lenglet, Piqué e Busquets.
Anche i padroni di casa hanno sfoderato i loro migliori attori, così da contrastare il cammino vincente del leader della Liga.

L’inizio è stato invitante e di routine per il Barça, che ha preso in mano il pallino del gioco ed è passato al 9′ con il laterale destro. La squadra di Valverde ha pian piano perso intensità e protagonismo. Il Girona ha aumentato subito il ritmo, guadagnando in aggressività. Il Barça, invece, si è sfilacciato, perdendo il controllo della gara. Qualche distanza ballerina unite a alcune imprecisioni, hanno complicato il lavoro degli uomini di Valverde che sono apparsi insicuri in mezzo al campo e in difesa, rischiando in diverse situazioni di gioco. Coutinho, per l’ennesima volta visto in chiave involutiva, lontano dal vivo del gioco e senza nerbo, ha sprecato una ghiotta occasione, solo davanti al portiere, per raddoppiare e chiudere il primo tempo con un vantaggio più rotondo.

La ripresa si è aperta con il rosso sventolato a Espinosa del Girona per doppia ammonizione. Nonostante lo svantaggio sul risultato e nel numero di giocatori in campo, i rojiblancos hanno continuato a pressare e costruire pericolose occasioni da rete. Il Barcelona ha continuato a soffrire in mezzo al campo, incapace com’era di dominare la palla e la gara.

Al 59′ Valverde è dunque corso ai ripari, inserendo el dominador de la pelota Arthur al posto di Vidal. La partita è cambiata immediatamente. Il Barça ha ritrovato equilibrio e il possesso di palla grazie alla gestione della sfera organizzata dal brasiliano. L’ex Gremio ha gestito i ritmi della squadra, rallentando e velocizzando all’occorrenza.

Le occasioni per i blaugrana, in versione amarilla, sono iniziate a fioccare. Dopo 10 minuti è arrivato il raddoppio grazie ad una deliziosa vaselina di Messi sul portiere in uscita. Suarez per Jordi, assist centrale per Leo che, a differenza di Coutinho, ha depositato in rete con un delicato e meraviglioso tocco sotto.

Lo 0-2 ha tramortito i padroni di casa. Sono fioccate le occasioni per i blaugrana. Ancora Coutinho, sul filo del fuorigioco, ha mancato un’altra favorevole occasione davanti al portiere.

Con questo risultato il Barcelona continua la sua marcia in testa alla classifica e mantiene inalterato il vantaggio sulle inseguitrici, tutte vincenti sui rispettivi avversari.      

FC Barcelona – Il Barça valuta seriamente l’acquisto di De Ligt

Preso il primo, ora a Can Barça si valuta di prendere anche il secondo. Stiamo parlando di due giocatori in prospettiva più forti del calcio mondiale dei prossimi 10 anni. Dopo aver ottenuto la forma sul contratto di De Jong, adesso il Barça sta valutando la possibilità di prendere anche De Ligt, così ricostruendo in blaugrana, la coppia di giocatori Orange dell’Ajax.

 Sponsorizzato da Ronald Koeman, l’ultimo degli Orange blaugrana che caldamente nelle settimane scorse aveva più volte richiesto alla Junta e Secretarìa il tesseramento di De Jong e De Ligt, il club blaugrana sta iniziando a valutare le opzioni e le strade che possano rendere fattibile il progetto. Un piano ambizioso e, sopratutto, molto costoso. De Jong, appena preso per l’estate, è costato 75 milioni + 11. De Ligt avrà un prezzo non molto differente dal compagno. Se l’Ajax richiedeva 75 milioni per il centrocampista, per il difensore centrale la richiesta si attesta su una somma a partire dai 60. L’ostacolo maggiore, tuttavia, non è tanto il costo del cartellino puro, ma la percentuale che richiede il suo agente. Mino Raiola, come è noto, è un personaggio che punta a monetizzare al massimo dai suoi protetti. La fetta per il procuratore del ragazzo è di almeno 10 milioni di euro, somma che unita al costo del cartellino e all’ingaggio da devolvere al giocatore, fa assumere all’operazione dei caratteri decisamente difficili da gestire. Raiola non cerca tanto la soluzione tecnica migliore e più confacente per i suoi assistiti, ma solamente quella più economicamente più conveniente. Tra un club che offre migliori garanzie di successo, per stile di gioco, chance di conquistare trofei e progressione calcistica, ma che offre meno, e una squadra che meno si sposa con le caratteristiche del ragazzo, ma economicamente più vantaggiosa, il procuratore di origini italiane sceglie sempre questa seconda strada. Oltretutto, possedere un calciatore da lui gestito pone il club sempre nella difficile situazione di doversi confrontare con una controparte che punta a muovere i giocatori frequentemente per monetizzare il più possibile. Questo, dunque, è certamente uno degli aspetti più complicati nella trattativa per l’acquisto di De Ligt. Certo, la volontà del calciatore è chiaramente fondamentale, a patto che possegga anche una spiccata personalità che gli permetta di imporsi su un personaggio spiccio, forte e deciso come Raiola.

In tutto questo, il miglior alleato del Barça può essere De Jong.  I due ragazzi dell’Ajax non hanno mai fatto mistero che vorrebbero continuare a giocare insieme anche nella nuova destinazione. De Jong è già arrivato. De Ligt potrebbe seguire nel solco di questo desiderio. Non solo, il gioco del Barcelona è molto simile a quello fin’ora praticato ad Amsterdam, e anche a livello di adattamento alla nuova realtà sarebbe tutto molto più automatico rispetto ad una scelta differente, tipo Paris St. Germain. La destinazione blaugrana, inoltre, è sempre stata una forte attrattiva per gli olandesi. Da Cruyff, Neskens, Overmars, i fratelli De Boer, Gio, Kluivert, Koeman e tanti altri, il Camp Nou è sempre stato come una seconda casa per i tulipani.

I segnali per un futuro che vedrebbe la coppia De Jong – De Ligt continuare a giocare insieme, non mancano. L’ultimo è proprio di ieri, con una dichiarazione del giovane difensore olandese, di appena 19 anni, che ha sostenuto che “a chiunque farebbe piacere giocare nel Barcelona”. Una espressa apertura che è stata accolta con il sorriso sulle labbra a Can Barça e che rafforza la motivazione del club a insistere nell’idea di assicurarsi i calciatori con il maggiore tasso di crescita del calcio europeo. Raiola permettendo, i due potrebbero convertirsi nella colonna vertebrale del Barça per i prossimi 10 anni.

La sua giovane età, 19 anni, e la quasi certezza che possa divenire il centrale più forte al mondo nel prossimo futuro, come dichiarato dallo stesso Koeman la settimana scorsa, permette anche di pensare di buttare la banca dalla finestra, per dirla come amano gli spagnoli, per assicurarsi un giocatore di questo calibro e livello.

Altro elemento che può rivelarsi un solido alleato del club di Bartomeu è il fatto che i blaugrana seguono il ragazzo da prima del suo esordio in nazionale quando, appena 17enne, fu protagonista di una gara non propriamente semplice per via di alcuni errori che ne macchiarono l’esordio. Nonostante ciò, il Barça non lo mollò e continuò a seguirlo da molto vicino. Questa costanza, molto romantica, sarà stata certamente apprezzata dal giocatore. Al momento di scegliere il suo futuro, questo assiduo corteggiamento potrà anche essere decisivo.

Ufficiale: De Jong è un giocatore del Barça

Ora è ufficiale. Il FC Barcelona ha acquistato Frankie De Jong. Il giocatore dell’Ajax arriverà a Barcelona in estate. Dopo tanti rumors e una lotta serrata con il Paris Saint Germain che ha rilanciato sino all’ultimo, il calciatore olandese di 21 anni ha scelto i colori azulgrana come destinazione per i prossimi 5 anni. Questa, infatti, la durata del contratto che le parti, FC Barcelona, calciatore e Ajax, hanno siglato poco fa ad Amsterdam. Il ragazzo guadagnerà 16 milioni netti a stagione. La battaglia contro City e Psg, ma anche la Juventus era interessata ai servizi calcistici del ragazzo, sebbene partisse dalle retrovie, è stata vinta anche attraverso un aumento dell’offerta economica per l’Ajax. Rispetto ai 75 milioni fissati dalla formazione olandese, il Barcelona ha portato la sua proposta a 75 fissi più 11 di variabili. Il costo del cartellino converte De Jong nell’olandese più caro della storia, superando anche il precedente record di Virgil van Dijk, per assicurarsi il quale il Liverpool ha versato nelle casse del Southampton, nel gennaio scorso, la somma di 85 milioni di euro.

Per il conjunto blaugrana si tratta di un grande acquisto, essendo De Jong uno dei centrocampisti più forti in circolazione. Un giocatore polivalente, posto che, oltre che come mediocentro, o pivote difensivo, può giocare anche come interno destro o sinistro, e perfino come difensore centrale, come gli è capitato di fare in questa stagione nell’Ajax.

Frankie è il primo olandese dopo Ronald Koeman a vestire la camiseta azulgrana. Esattamente 30 anni dopo l’eroe di Wembley ’92, che con il suo micidiale calcio di punizione nei supplementari diede la prima Copa de Europa, Coppa dei Campioni, al Barça nella finale contro la Sampdoria, ecco un altro Orange calare sul pianeta Barcelona. Allora l’acquisto fu opera di Nunez e Johan Cruyff, deceduti entrambi; oggi l’operazione è stata portata avanti e finalizzata da Josep Maria Bartomeu, Abidal, Oscar Grau e Pep Segura. Questo pomeriggio la riunione per gli ultimi dettagli, e la firma, si è celebrata alla presenza del mandatario Bartomeu, Pep Segura, Oscar Grau e il capo dei servizi legali Roman Gomez Ponti per parte del Barça. De Jong era affiancato dal suo agente Ali Dursum.

Un acquisto, questo del 21 enne olandese, che è stato una corsa ad ostacoli. Da un iniziale momento in cui tutto pareva apparecchiato a favore del Barça, con una intesa verbale raggiunta tra il giocatore e il club di carrer Aristide Maillot nelle settimane scorse, tutto è sembrato improvvisamente perso per l’intromissione nella trattativa del Paris St Germain di Al Khalaifi. In una cena di lavoro con il calciatore e il suo agente, il club parigino-qatariota aveva offerto una cifra stratosferica al ragazzo, promettendogli un posto da titolare nella formazione della prossima stagione. De Jong aveva così rotto la parola data al club blaugrana per sposare il progetto del PSG. Con negli occhi un film già visto più volte, prima con Verratti e Neymar, poi con Griezmann, il Barça ha reagito subito, e nei giorni scorsi è volato ad Amsterdam con i vertici al completo per recuperare il terreno e riottenere la preferenza e la fiducia del giocatore. Arriviamo così alla giornata di ieri e l’altro ieri, con il Barcelona che ha aumentato l’offerta economica fatta in precedenza al ragazzo e all’Ajax, e assicurando al suo agente che il suo rappresentato sarebbe stato un elemento basilare nell’undici titolare della prossima stagione, complice anche alcune cessioni nel reparto di centrocampo. Su queste nuove basi De Jong si è convinto della bontà della proposta azulgrana, rimandando al mittente l’ultimo assalto parigino che, attraverso il suo presidente, ha offerto un assegno in bianco a Frankie pur di giocare sotto la Tour Eiffel. Nonostante questo insensato assalto economico del club di Al Khelaifi, c’era ottimismo nella spedizione del Barça che stamattina si è ripresentata ad Amsterdam in pompa magna con il fermo obiettivo di rientrare a Barcelona con il contratto firmato da Frankie De Jong. 

Boateng, il nuovo Larsson

Boateng è stato presentato ufficialmente questa mattina alla stampa e ai soci. Il nuevo Larsson sostituirà Munir, passato al Sevilla, nella rosa del Barça. Il ruolo ritagliato intorno a lui è quello del giocatore che permetterà a Suarez di riposare in vista di una stagione che si accinge ad entrare nel suo vivo. Un giocatore esperto (ha 31 anni) con ancora un buon fisico, polmoni e tecnica. Un giocatore che entrando dalla panchina, o giocando in luogo dell’uruguayo in certe partite di minore importanza alla vigilia della Champions per esempio, sia in grado di mantenere elevato il livello di pericolosità e di efficienza. Sicuramente un passo in avanti da questo punto di vista rispetto all’opzione Munir. Il ragazzo, a prescindere dal fatto che la sua preferenza è andata verso il giocare con maggiore continuità rispetto a quanto non avrebbe potuto fare restando in blaugrana, era chiaramente meno esperto del nuovo arrivato. E, per necessità particolari, sempre meglio affidarsi ad un elemento come Boateng, con esperienza in Liga e in Champions, che a un calciatore acerbo come il neo sevillista. 

Kevin Prince Boateng ha parlato in conferenza stampa della sua gioia di atterrare al Camp Nou e di calcare l’erba dell’Estadi, oltre della soddisfazione e dell’onore di giocare con Messi, Suarez e compagnia. “E’ un regalo anche solo vederlo giocare”. Il calciatore ghanese ha rivelato di aver detto ai compagni di squadra del Sassuolo dell’enorme emozione nell’essere stato chiamato in blaugrana e che, aereo o non aereo, “sarei andato anche correndo a Barcelona”.

Boateng è consapevole del suo ruolo e del fatto che non avrà un minutaggio elevato in blaugrana. Farà tanta panchina, ma anche se per 10/20 minuti è un giocatore in grado di impegnare gli avversari sotto porta e di non far scadere eccessivamente il livello di pericolosità dell’attacco, a differenza di quanto accadeva con Munir. Di ciò il nuovo numero 19 (un numero non come un altro in blaugrana e di cui fra poco parleremo) è perfettamente conscio. Lui stesso ammette che non giocherà molto e farà tanta, tanta panchina. Il giocatore, reduce da una buona prima parte in Italia e da una stagione, quella scorsa, giocata a buoni livelli in Bundesliga è in prestito per sei mesi con opzione di compra per il prossimo anno. Il neo blaugrana ha chiaro in mente il suo proposito: dare tutto in questa parte di stagione e conquistarsi il rinnovo del contratto. 

Kevin Prince Boateng ha giocato in Liga due stagioni or sono con il Las Palmas, squadra nella quale fu protagonista di un grande campionato. Il conoscere la Liga era uno dei paletti che aveva posto Valverde alla directiva per il nuovo acquisto. Prima dubbioso, gli è bastato avere una conversazione telefonica con Quique Setien (allenatore di Boateng a Gran Canaria), per sgombrare la mente da ogni incertezza. Setien è stato chiaro nella charla con Valverde. Il ragazzo è un profilo perfetto per il Barça e come vice Suarez. In poche parole: “Prendilo!”

Boateng indoserà il numero 19. Un dorsal particolare al Barça che evoca dolci e lieti ricordi. Il 19 è stato il secondo numero di Leo Messi. Dopo aver iniziato con il 32 sulle spalle, è transitato per il 19 prima di ricevere in eredità da Ronaldinho il numero 10. Oltre al 19, il giocatore porterà sulle spalle il nome Prince. Il nuovo Principe del Camp Nou potrebbe sedere in panchina già domani in Copa contro il Sevilla (Levante e TAD permettendo). “Ho giocato anche domenica in campionato e sono perfettamente a posto” ha dichiarato, avanzando la sua candidatura alla conquista di un posto privilegiato, in prima fila, per vedere giocare, per dirla con lui, Messi, Suarez e compagnia. Da oggi il sogno diventa realtà. Bene arrivato Kevin Prince.              

Il Barça batte il Leganés ma perde Dembélé per infortunio

Il Barça batte il Leganés al Camp Nou nella prima giornata del girone di ritorno della prima Liga asimmetrica della storia della Primera Division. La gara di ieri sera corrisponde infatti non alla prima giornata del girone d’andata, bensì alla sesta. Una novità, quella di quest’anno, mutuata dai gironi della Champions, che prevede la medesima asimmetria tra le gare di andata e ritorno.

Il risultato, tre a uno a favore dei padroni di casa, è frutto delle reti di Dembélé, Suarez e Messi. La rete dei pepineros, corrispondente all’allora momentaneo 1-1, proviene dai piedi di Braithwaite, che al 57′ ha finalizzato un contropiede nell’unica azione offensiva dei suoi fino a quel momento.

La formazione di Valverde è scesa in campo con uno schieramento rimaneggiato per il turn over applicato dall’allenatore extremeno. Tanti gli impegni ravvicinati che attendono la sua squadra per non iniziare a dare un po’ di descanso ad alcuni dei suoi. A partire da mercoledì, con la partita di andata dei quarti di finale di Copa del Rey contro il Sevilla degli ex Munir e Aleix Vidal. Con Messi, Arturo Vidal, Semedo, Lenglet e Rakitic in panchina, sono scesi in campo Ter Stegen, Roberto, Piqué, Vermaelen, Jordi; Alena, Busquets, Arthur; Dembélé, Suarez e Coutinho
Il Leganés ha risposto con Pichi Cuellar; Nyom, Tarìn, Omeruo, Siovas, Silva; Rodriguez, Recio, Vesga, En-Nesyri; in attacco Braithwaite.

Mauricio Pellegrino ha approntato il medesimo schieramento che nella gara d’andata funzionò alla perfezione, stante la vittoria contro il collega Valverde per 2-1 in rimonta. Un 5-4-1 spinoso che il Barça aveva manifestato di soffrire in più di una occasione nel tramo iniziale della temporada.
Questo è, in ogni caso, un Barcelona diverso e più maturo rispetto a quello iniziale. Gli automatismi e l’estilo sono stati assimilati dai nuovi, e chi doveva emergere dopo “l’apprendistato del primo anno” nel Barça ha risposto alla grande.

La gara si è così subito dipanata a favore degli uomini di casa. Davanti al proprio pubblico, per la seconda volta consecutiva dopo la partita di Copa contro il Levante piuttosto scarso, la formazione blaugrana ha schiacciato sull’acceleratore e ha fatto ballare il Leganés al ritmo desiderato. Il Barça ha fatto la gara, ha creato molte occasioni e ha praticamente estromesso gli avversari dalla sfida, non soffrendo mai nella prima parte di gara. 

Il Barcelona, privo di Messi, ha giocato e incantato sopratutto con due giocatori: Dembélé e Alena. Il francese ha certamente giocato la migliore partita da quando veste blaugrana, il canterano è stato protagonista di una prestazione maiuscola. Piccoli campioni crescono, potrebbe essere la nota a margine della sua grande prova. Si diceva di Dembélé. Ieri pareva volare. Sembrava come baciato in fronte dal Dio del Calcio (che sedeva ammirato in panchina). Era in stato di grazia. Gli riusciva qualsiasi cosa tentasse. Imprendibile per gli avversari, che superava come birilli o pali dello slalom nello sci, era la meraviglia del pubblico del Camp Nou. Sua la prima marcatura, quella con la quale si è aperta la lata del partido. Un colpo di biliardo di piatto destro che ha fatto sbattere la palla contro la sponda del palo per poi insaccarsi sull’angolo opposto. Una meraviglia; un tiro di una grazia e delicatezza infinite.
La squadra blaugrana ha continuato a giocare e a deliziare, ma senza passare. 

Con la prima parte conclusasi por la minima, la ripresa si è aperta con il Barça leggermente deconcentrato. Il Leganés ha approfittato di questo calo di ritmo e, sostanzialmente nell’unica azione della gara fino a quel momento, ha organizzato un fulmineo contropiede che è valso la rete del pareggio. Come un fulmine a ciel sereno, e dopo uno show infinito nei primi 45′, il risultato era incredibilmente sull’uno a uno.

L’ingresso di Messi, accolto da un boato del pubblico al 64′ per Alena, ha dato la scossa alla squadra. La presenza in campo dell’argentino è stata come il trombettiere che suona la carica prima di un assalto militare. La partita è cambiata e sono fioccate nuovamente le occasioni. L’infortunio di Dembélé (oggi si saprà qualcosa di più dagli esami medici circa la durata dello stop), il risultato di parità, unito a qualche disattenzione difensiva della squadra, hanno riportato la mente dei tifosi alla gara d’andata. Quel ricordo è durato fino al 71′ quando Messi si è portato dietro un nugolo di avversari e ha calciato in porta da fuori area. Cuellar ha fatto un grande intervento per evitare la rete, ma nulla ha potuto sull’intervento di Suarez che, da falco dell’area, si è precipitato sul pallone ribadendolo in rete. Il tempo (per i culés) di tirare il fiato per una pericolosa azione del Leganés sotto porta, e Messi, beneficiato dalla conexion con Jordi, ha chiuso definitivamente i conti con un potente destro di leggero interno dall’altezza del dischetto che ha spiazzato Cuellar.

Il Barça si mantiene leader della classifica con un vantaggio immutato di +5 sull’Atletico e +10 sul Madrid terzo.

Il Levante non si arrende. Annuncia il ricorso al Comité de Apelacion

Sconfitto dal Comité de Competicion, il Levante ha annunciato che presenterà ricorso al Comité de Apelacion, l’istanza giurisdizionale superiore, pur di avere il passaggio del turno per vie diverse da quella sportiva, nella quale la squadra granota è uscita dal confronto con il Barcelona con un bel 3-0 sul groppone e una valanga di occasioni da rete contro che avrebbero potuto far assumere proporzioni ridicole al risultato. Ma tant’è!

Posto che per i motivi di inamissibilità il ricorso non è stato nemmeno valutato dal Giudice Unico di Competicion, l’entitad granota ha già dichiarato che intende ricorrere al grado superiore, l’Apelacion. Per attivare il ricorso, la UD Levante ha dieci giorni a disposizione per il deposito dell’atto di appello. Gli avvocati della squadra di Valencia faranno in tempo a redigere l’atto questa volta, o si presenteranno nuovamente con una domanda tardiva?

Essendo il ricorso dichiarato irricevibile in primo grado, stessa sorte potrebbe avere la domanda attoriale anche nell’ulteriore grado. Se ciò non dovesse accadere, il ricorso sarà ben suffragato da parte convenuta (il FC Barcelona), con dovizia di argomentazioni giuridiche che dovrebbero garantire il mantenimento della sentenza di primo grado. 

Se l’Apelacion dovesse confermare la decisione favorevole ai blaugrana, il Levante potrebbe, in ultima istanza, adire al TAD (Tribunal de Arbitraje Deportivo).

Respinto il ricorso del Levante! Il Barça ai quarti contro il Sevilla

Il FC Barcelona prosegue il suo cammino nella Copa del Rey. Il giudice unico del Comité de Competicion, Carmen Perez, respinge il ricorso del Levante. La motivazione della pronuncia è una questione meramente formale. Il ricorso è stato presentato fuori dai termini previsti dalla normativa regolamentaria della Federazione. Il termine per depositare la domanda è, in occasione delle partite che si disputano durante la settimana, 48 ore dalla fine dell’incontro (diventano invece 24 per le gare che si disputano il fine settimana.) Il Levante, contrariamente alla normativa procedurale, ha presentato il ricorso questa mattina, venerdì, alle 09:33, esattamente otto giorni dopo la gara. L’atto di reclamo della squadra granota sarebbe stato rituale se fosse stato depositato entro sabato scorso. Spirati i termini per il deposito, automaticamente il ricorso diventava irricevibile.

Il giudice nella sua pronuncia non è nemmeno entrato nel merito della questione e non ha esaminato il ricorso e le relative prove a sostegno della domanda. Essendo la pretesa dell’attore irricevibile, il giudizio del togato si è limitato ad una pronuncia di legittimità pregiudiziale a qualsiasi decisione sul merito.

Di fatto, non sussistevano i presupposti rituali sanciti dalla norma per nemmeno valutare i fatti del contendere.

Questo il testo del provvedimento del giudice Perez:

Competicion considera que la denuncia del Levante llegò fuera de plazo. El fallo de la Jueza Unica, Carmen Pérez, mantiene al FC Barcelona en la Copa del Rey”

(“Competicion considera che il ricorso del Levante è giunto fuori dai termini. 
La risoluzione del Giudice Unico, Carmen Perez, mantiene il FC Barcelona nella Copa del Rey”).

Questa era la decisione più scontata che il giudice potesse prendere e, codice di rito alla mano, l’unica assumibile. In ogni caso, seppure avesse preso una decisione sul merito, la sentenza non sarebbe potuta essere che a favore del FC Barcelona, così come avevamo spiegato nel nostro articolo nel quale avevamo esaminato, punto per punto, i motivi di doglianza del Levante e la tesi difensiva del Barça a confutazione.

Il Barça prosegue dunque la corsa nella competizione della Copa del Rey. Nei quarti la formazione blaugrana giocherà contro il Sevilla.

Le differenze tra il caso Cheryshev e il caso Chumi

In queste ore di turbolenza giudiziaria che ha investito il Barça in relazione alla denuncia presentata dal Levante agli organi federali in merito alla Alineacion indebida del canterano Chumi, da molte parti si sente fare un parallelo con ciò che accadde alcune stagioni or sono al Real Madrid quando, per aver fatto giocare nella partita contro il Cadiz (Cadice) in Copa del Rey il russo Cheryshev, allora squalificato, venne estromesso amministrativamente dalla manifestazione nonostante il passaggio del turno conquistato sul campo.

I casi Cheryshev del Madrid e Chumi del Barça sono diametralmente opposti, e non sussistono argomentazioni legali per unificarli sotto lo stesso tetto. Vediamone ora le principali differenze.

1 Cheryshev, quando scese in campo contro il Cadiz era sanzionato in Copa del Rey per una squalifica che lo aveva colpito quando era ancora un giocatore della prima squadra del Villareal. Giunto al Madrid al termine del mercato, il ragazzo si trovava in condizione di squalificato (in Copa) quando fu schierato da Benitez contro il Cadiz. Stiamo parlando dunque di squalifica all’interno della medesima competizione

2 Il Cadice, cosa molto importante e da non sottovalutare, aveva presentato reclamo nei tempi di rito, ovverossia all’interno delle 48 ore (i termini di rito sono 24 ore se l’incontro viene giocato nel fine settimana, 48 se all’interno della settimana).

Chumi, invece, ha ottenuto la squalifica nel campionato di Segunda, non nella medesima competizione come nel caso di Cheryshev. Per completezza di informazione ricordiamo che per squalifiche derivanti da condotte lievi, come quella ricevuta da Chumi (raggiunto limite di cartellini gialli, 5), la squalifica si sconta nella medesima competizione nella quale è stata comminata (nel caso di Chumi in Segunda B); nel caso di squalifiche per fatti gravi, invece, la sanzione si estende a qualsiasi competizione.

Il Levante, inoltre, ha presentato la denuncia oggi, a più di una settimana di distanza dalla partita, risultando chiaramente fuori termine e, di conseguenza non ammissibile.

Tutto questo senza tenere in conto che la modifica regolamentaria di Novembre permetteva al FC Barcelona, in tutti i casi, di schierare il giocatore contro il Levante nella gara incriminata.   

Il Levante presenta denuncia contro il FC Barcelona

Lo avevano preannunciato e così è stato. Il Levante ha deciso di presentare denuncia contro il Barça alla RFEF per alineacion indebita di Chumi nella partita di andata contro il Levante disputata al Ciutat de Valencia, gara terminata con il risultato di 2-1 a favore della squadra granota. Era stato proprio il presidente levantino a chiarire, nella nottata di ieri, al termine della gara, che questi sarebbero stati i passi che avrebbe intrapreso. Così è stato.  

Questa mattina il Levante ha depositato presso la Federazione Spagnola di Calcio, la RFEF, la denuncia contro il FC Barcelona per Alineacion indebita del giocatore Chumi nella gara di andata di Copa Del Rey.

Ieri intanto si è giocato il ritorno dell’eliminatoria al Camp Nou e il Barça ha battuto la squadra granota con il risultato di 3-0 con doppietta di Dembélé e rete di Messi, qualificandosi sul campo ai quarti di finale della competizione. Nella partita di ieri notte, giocata alle ore 21:30, orario scomodo anche per i soci e gli aficionados culé essendo oggi giornata lavorativa, e di ciò ne ha pagato le conseguenze la cornice dello stadio, mai così poco popolato negli ultimi tempi, la formazione di Valverde ha ribaltato l’1-2 dell’andata. Sul campo, dunque, la squadra blaugrana si è qualificata al turno successivo della competizione.

Sul campo si diceva. Sì, perché il lato sportivo ora lascia il passo al lato burocratico e giudiziale. Il Levante infatti, come sopra menzionato, ha presentato un’ora fa una denuncia alla RFEF contro l’FC Barcelona perché nella gara di andata la formazione della Ciutad Condal ha schierato un giocatore, Chumi, che era squalificato in Segunda B, categoria nella quale il ragazzo gioca con il Barça B.

In questi minuti si sta dunque dibattendo il caso che potrebbe privare il FC Barcelona del passaggio del turno ed eliminarlo, amministrativamente e giudizialmente, dalla Copa del Rey con provvedimento giurisdizionale. 

Per meglio comprendere la questione e la materia del contendere, vediamo la sostanza dei fatti. Chumi, difensore centrale destro del Barça B, che disputa il campionato di Segunda B, era squalificato per una giornata per somma di cartellini gialli, 5. Il Barcelona ha schierato il ragazzo nella partita di Copa contro il Levante a Valencia in quanto, per una recente modifica al regolamento, entrata in vigore a Novembre, le squalifiche commutate per condotte di lieve entità (come è quella che ha colpito Chumi) si devono scontare esclusivamente nella categoria e competizione di competenza.
Per questo motivo il FC Barcelona ha schierato il ragazzo nella partita della prima squadra in Copa del Rey, conscio che la squalifica non si sarebbe potuta estendere a tutte le competizioni, come è invece il caso in cui la squalifica venga inferta per gravi condotte, nel qual caso il provvedimento inibitorio all’attività sportiva si estende a tutte le categorie e competizioni. Se Chumi, in ipotesi, fosse stato squalificato per un rosso diretto dovuto a condotta violenta sul terreno di gioco, in quel caso sì che il canterano non sarebbe stato schierabile dal Barça nella partita incriminata. 

Il FC Barcelona sostiene dunque che, stante la recente modifica regolamentaria, non ha incorso in nessuna violazione del regolamento sportivo della federazione, e dunque, la condotta posta in essere con l’utilizzo del giocatore in questione è del tutto legittima e lecita. Questa è la tesi difensiva che in questi momenti l’Entitad blaugrana sta sostenendo davanti al giudice Carmen Perez