Laporta si candida – Koeman e Messi punti fermi

di Giuseppe Ortu Serra

Barcellona, l'ex presidente Laporta: "Mi ricandido. Pronti a lanciare la  Nazionale della Catalogna" - ITA Sport Press

Joan Laporta, uno dei presidenti con maggior exito e successo della storia del Barça, il presidente del primo triplete degli anni 2000 (il vero primo triplete blaugrana risale al 1952 con la conquista di Liga, Copa del generalissimo e Copa Latina) che ha guidato il club dal 2003 al 2010, ha presentato ufficialmente la sua candidatura questa mattina. La presentazione ufficiale è avvenuta presso il Recinte de l’Hospital de Sant Pau. Un luogo storico per Barcelona e sopratutto per il Barça. Nei pressi della Sagrada Familia, di per sè luogo iconico di Barcelona e laddove oggi sorge uno dei templi del modernismo catalano, al morire della Avinguda de Gaudí. In quel luogo, nei primi anni del 900 proprio in quel sito sorgeva il primo campo da calcio del FCBarcelona: il campo da gioco frente a l’Hotel Casanovas. Un campo in erba con alle spalle una collinetta, delimitato da un torrentello, la Carrer Indipendencia e la Carrer del Dos de Maig. Spogliatoi e altre strutture per i giocatori erano ospitate proprio all’interno dell’albergo. La gara inaugurale del primo campo da gioco di proprietà del Barça si disputò il 18 novembre del 1900 contro l’Hispania. L’incontro terminò con il risultato di 0-0. Furono quei i tempi di Gamper in campo, con il fondatore e capitano che realizzava reti a nastro (in una partita arrivò a segnarne ben nove). Altri tempi, altra epoca. Prativcamente un’altra era geologica pensando al calcio di oggi. Quello di allora era puro, ingenuo, ricco di ilusión, emozione e di speranze. Un calcio nel quale le maglie erano realizzate in maniera artigianale dalla Camiseria J. Santiveri. Erano tempi in cui potevano vedersi maglie con lo scudo cucito e altre senza nello stesso momento in campo durante una gara. Tutte rigorosamente senza numero. Il Barça iniziò a portare i numeri sulle maglie a partire dal 1946. 
Oggi, in quel luogo così simbolico, iconico di un club che ieri ha compiuto la veneranda età di 121 anniJoan Laportaha presentato la sua precandidatura, il suo progetto di un Barça per il futuro, “un Barça di unione e non divisione per tutti i barcelonisti e il barcelonismo”. Il motto della sua candidatura “Estimém al Barça” (amiamo il Barça), prevede un “Barça che sia un motore di ottimismo da qualunque angolo del mondo. Non voglio guardarmi indietro, ma solo avanti”
Domande e progetto sono stati incentrati sopratutto sul tema Messi e Koeman chiaramente. Sull’argentino il precandidato da dichiarato che “nessuno mette in dubbio che Leo ami il Barça. Noi ci vogliamo bene e ci rispettiamo”. Non ha ancora parlato con lui poiché lo giudica prematuro in questi momenti “perché non ho ancora la capacità e il potere di decidere. Prima ci saranno le elezioni e se avrò la fiducia dei soci allora sì che parleremo”. Su Koeman si è dimostrato aperto a un futuro con l’olandese sulla panchina blaugrana. L’ex membro del Dream Team di Cruyff sta portando avanti una stagione difficile, complicata; una fase nuova con la fine di un ciclo e una rinnovazione e ringiovanimento della squadra, complicata dalla pandemia e dalle difficoltà economiche che attraversano tutti i club del mondo. Nonostante ciò sta portando avanti un progetto interessante con giovani, un buon gioco e tanta prospettiva. Laporta, sul nome di Koemanha detto che ha un contratto e prospettive (ha usato la parola margini). Ha offerto il suo appoggio al suo lavoro, evidenziando le difficoltà nelle quali sta lavorando. 
Le indicazioni del suo progetto prevedono il recupero della Masia e la sua conversione in un centro di eccellenza che darà futuro sportivo e economico alla squadra. Ognuno al proprio posto e con le proprie competenze. E’ questa la sua idea del nuovo Barça: “L’allenatore allenerà, il secretario tecnico proporrà e la junta e il presidente decideranno” Non più come nell’era Bartomeu dove non si sapeva chi prendeva le decisioni e chi gestiva e governava il club, o come adesso, dove Ronald Koeman deve svolgere più ruoli, quello di allenatore, di direttore sportivo, di psicologo e presidente. Il tema economico è certamente uno dei più attuali vista la congiuntura internazionale europea e mondiale. Laporta è sicuro. “Lavoreremo per il recupero economico del club. Ad oggi abbiamo pochi elementi perché non siamo dentro al club. La situazione è drammatica, però invertiremo questa traiettoria con sforzo e lavoro. Dovremo rimboccarci le maniche e cercare nuove voci di guadagno. Il Barça Corporate, l’Espai Barça o proposte di altre competizioni possono rappresentare maggiori guadagni e si dovrà amministrarli bene“. Il riferimento alle “altre competizioni” è una apertura alla SuperLega Europea sponsorizzata dall’ECA e voluta da più parti del professionismo top europeo? 
“Nessuna vendetta o azioni contro alcuno”. E’ questo il pensiero di Laporta sui danni che la giunta dimissionaria ha causato al club. “Governare con il rancora non conduce a niente”Non avremo realizzato queste perdite, ma dovremo gestirle”
Il precandidato non vuole parlare di futuri acquisti“Sarebbe una svilimento delle capacità degli attuali giocatori e una mancanza di rispetto verso di loro. Non voglio disturbare o destabilizzare la rosa della prima squadra che abbiamo”
Ci saranno patti tra candidati vicini come idee? A primo achito Font e Laporta sono sulla stessa linea contro i precandidati continuisti, i rosellani, i bartomiani, i nunisti. A Laporta non piacciono i patti tra precandidati (almeno ufficialmente e prima dell’inizio delle ostilità). “Non vedo fattibile i patti tra persone una volta che ci si è presenati come candidati”
Interrogato in merito all’indipendencia della Catalunya e alla sua visione in proposito, l’ex presidente ha dichiarato di non voler essere trascinato in polemiche a tal proposito. “Ho le mie idee” dice Laporta, anche se poi lo spirito indipendentista si fa largo nella maschera atona indossata quando sostiene che “Il Barça ha la grandezza di poter difendere i diritti e la libertà della Catlunya e allo stesso tempo dei barcelonisti di tutto il mundo”
Laporta ha le idee chiare anche sulla selezione spagnola e sul fattto che è da moltissimo tempo che non gioca al Camp Nou. Tanti, troppi gli attriti con un paese chiaramente e dichiaratamente indipendentista per far giocare la Roja a Barcelona. Il pensiero di Laporta è che se la nazionale ha giocato spesso a Madrid, Sevilla e Valencia è una decisione di Rubiales (presidente della Federazione Spagnola), “e dal Barça diciamo che è ciò che conviene maggiormante. In questo senso (Barcelona) non è mai stato il posto più adeguato”. Come dire: che continui a giocare altrove
Che Laporta si sarebbe voluto candidare con Guardiola come nome per la panchina non è un segreto per nessuno. Ciò non è stato possibile per il recente rinnovo di Pep con i citizens. Forse Laporta ha dubitato dopo questo smacco, forse ha meditato di non presentarsi alle elezioni senza il suo candidato top per il banquillo, ma alla fine ha comunque fatto il passo e tratto il dado. A Guardiola ha rivolto il suo augurio per la nuova avventura in Inghilterra. “Felice lui, felici tutti”
Da cruyffista convinto non poteva mancare un pensiero al suo mentore, al vero deus ex maquina del Barça. In tempi di celebrazioni di Maradona, al Camp Nou passato quasi inosservato, Cruyff è il vero uomo Barça da celebrare e commemorare, colui che ha creato il mito e dato tutto per la maglia. “Era una persona che mi consigliava e tutto quello che mi diceva veniva bene. Spero di avere appreso tanto da lui perché era un maestro. Penseremo sempre a quello che avrebbe detto lui ogni volta che agiremo”.      

Fenomenale Leo, Bravo Barça – 4-0 all’Osasuna

di Giuseppe Ortu Serra

E’ tornata la vittoria, è tornato il Barça, è tornato Messi. Una combinazione vincente che rilancia la formazione di Koeman in classifica e la avvicina alle posizioni che gli competono per forza, blasone, storia. Un 4-0 che non ammette replica giocato molto bene da una squadra ringiovanita nello spirito, nell’animo e che sembra lontana parente da quella triste, pesante, ingolfata di appena qualche giornata fa.   
Un pomeriggio assolato, ma freddo, ha fatto da cornice all’incontro casalingo del Barça contro l’Osasuna. Un incontro che non lasciava spazio di manovra alla formazione blaugrana. L’impertativo era unico: Vincere! Per fare questo, Koeman ha approntato un undici che inizialmente, alla lettura della formazione ufficiale dava l’idea di un 4-3-3 con De Jong pivote con ai lati Pedri e Coutinho. In realtà così non è stato, e sin dai primi movimenti del Barça si è notato che Pedri ha sempre assunto una posizione in campo molto bassa a differenza di Coutinho. Dunque il solito modulo con doble pivote. In questo caso a fare compagnia a Frienkie è stato Pedri nell’inusuale ruolo di mediano. Il ragazzo, come se avesse una esperienza ventennale nei campi della Primera División, lo ha gestito e sbrigato con una sorprendente facilità. La squadra, che ha iniziato la gara con il cerimoniale del minuto di raccoglimento per Maradona, che ha giocato due stagioni al Camp Nou dall’82 all’84, ha preso subito possesso del campo, del pallone e del gioco. Koeman aveva predicato intensitò, corsa, velovità di esecuzione nella conferenza stampa della vigilia della gara. Non è stato deluso. La sua squadra ha giocato un ottimo primo tempo andando in rete due volte con Braithwaite, alla terza rete consecutiva dopo la doppietta in Champions League contro la Dinamo Kiev, e Griezmann, autore di una grande rete con tiro al volo da fuori area su respinta della difesa avversaria. L’ottima gara dei blaugrana, supportata da una messe di occasioni da rete, tiri in porta e parate del portiere dell’Osasuna, ha evidenziato su tutti le prestazioni di Dest, una spina nel fianco costante nello schieramento di destra della formazione del nord della Spagna. Il Barcelona può esultare per aver trovato finalmente un vero esterno destro difensivo. Ottima anche la prestazione di Pedri, come sopra già accennato. Da valutare positivamente anche la prestazione di Griezmann al di la della rete realizzata. Ha giocato libero da condizionamenti di posizione e ha giocato in allegria e leggerezza, duettando e partecipando con tutti i compagni della fase offensiva del Barcelona. Anche Coutinho ha giocato molto bene. Molto partecipativo e inserito nel pieno del tessuto della formazione blaugrana. 
Nel corso della ripresa hanno fatto il loro ingresso in campo Trincao, Alena, Junior e Dembélé. Tutti loro hanno continuato a ricamare calcio in una serata davvero di grazia. Anche nella ripresa la formazione di casa non ha mollato di un centimetro, continuando a giocare in velocità e con allegria. Non solo buone notizie però. Lenglet ha dovuto lasciare il campo per un infortunio occorsogli alla caviglia sinistra. Grosso guaio a Chinatown era il titolo di un film. In qiesto caso il problema è tutto per Ronald Koeman, rimasto desolatamente senza più difensori dopo gli infortuni di Piqué, Araujo e quello cronico di Umtiti. Contro l’Osasuna l’allenatore vi ha posto rimedio con il riposizionamento di De Jong nei due centrali di difesa accanto a Mingueza. Alena è invece entrato proprio per occupare la casella nella mediana lasciata libera dall’olandese. Per questo pomeriggio è bastato, ma è chiaro che la situazione emergenziale non potrà garantire successi a lunga scadenza. Alena, nella posizione che è stata sua anche a Kiev, si è riconfermato con una buona prestazione anche oggi. Sicuro, sereno e calmo in ogni situazione, ha gestito i tempi della squadra, rallentato e fatto ripartire in velocità i compagni, trovando sempre il passaggio filtrante e rischiando anche l’apertura complicata. Ottimo impatto anche a gara iniziata e in un momento di emergenza. Ma ottima anche la prova degli altri subentrati, da Trincao, veloce, ficcante, pungente, sempre attivo nel saltare l’uomo, e Dembélé, altrettanto efficace sulla fascia opposta a quella del numero 17 portoghese, la destra. Il ragazzo francese è stato autore di una ottima partita e ha anche realizzato una rete  annullata per un fuorigioco di Trincao che gli aveva servito un ottimo pallone. Il tre a zero è giunto ad opera di Coutinho che ha beneficiato di un assist al bacio fornitogli da Griezmann. La rete della chiusura della gara è stata realizzata da un Leo Messi ispiratissimo. Ha giocato una partita delle sue, a tutto campo, con buona velocità, precisione e acierto offensivo. Abile in ogni fasi del gioco e in ogni zona del campo. Finalmente il vero Leo Messi. La sua rete è un capolavoro. Velocità, una serie di dribbling e un tiro fortissimo angolato a sfondare la rete. L’esultanza è un altro capolavoro di intensità emotiva. Il 10 ha mostrato la maglietta del Newells’ Old Boys di Maradona che indossava sotto la maglia del Barça. Un gesto che gli è valso, sì l’ammonizione di Mateu Lahoz, ma gli applausi di tutto il mondo.    

Obituary – Maradona: Genio e sregolatezza

di Giuseppe Ortu Serra

Maradona se ne andato dalla vita terrena con il clamore con il quale ha vissuto. Un uomo sempre oltre. Oltre ogni convenzione, ogni raffinatezza, ogni stile e eleganza. Calciatore, capopopolo, rivoluzionario, politico sui generis, tossicodipendente. Ha condotto una vita sregolata che lo ha accompagnato lungo la sua china discendente che è la strada dell’esistenza. La sua vita è stata come uno yo-yo. Un su e giù costante, una altalena di emozioni, genialità e miserie umane; picchi di eccellenza calcistica e cadute negli abissi più profondi dell’esistenza umana fuori dal campo in ossequio ad una vita sregolata, dedita agli eccessi più assoluti: donne, donnine, droga, frequentazioni poco raccomandabili, dichiarazioni fuori luogo e sempre sopra le righe, spari con il fucile dal balcone di casa sua.

Ha usato il pallone e il campo da calcio per farsi strada in una vita grama fatta di una infanzia di povertà e salute precaria. E’ stato a sua volta usato da personaggi loschi per ottenere visibilità e spazio in certi ambienti sociale. Anche dalla FIFA per sponsorizzare con un nome altisonante il campionato del mondo del 1994 a dispetto della sua tossicodipendenza prima di inchiodarlo alle sue responsabilità per doping e uso di droga.

Alla morte di una persona, all’atto di celebrarla, gli antichi greci si ponevano solo una domanda: E’ stato capace di passione? A suo modo sì. Una passione distorta, smodata, incontrollata e incontrollabile che lo hanno portato sui percorsi tortuosi di una vita piena di contraddizioni; una vita in contrapposizione assoluta rispetto a quella di un professionista dello sport, votata ad onorare lo sport stesso fuori e dentro dal campo con una vita salutista e morigerata, fatta di allenamenti, sudore e profumo di erba appena tagliata dei terreni di gioco, di scarpette e palloni da calcio. Maradona non è stato nulla di tutto questo. Un uomo contro, sempre, a prescindere. In lui c’erano due personalità. Maradona e il calciatore. La prima ha preso il sopravvento e ha distrutto la seconda. Cruyff e Maradona. Mai persone più distanti tra loro.

In blaugrana è rimasto due stagioni. Dall’estate del 1982 al 1984. Due anni contraddistinti da una infezione per epatite che si portava geneticamente dietro quale bagaglio, quale indelebile promemoria di una vita adolescenziale fatta di disagio e povertà, e da una entrata assassina di Goikoetxea, difensore dell’Athletic Club, che lo lasciò a terra, dolorante, ferito, con una caviglia spezzata in due.

Diego Armando Maradona è stata una casuale meteora al Barça. Non è mai stato un blaugrana in fondo; mai è stato un uomo del club; mai un culé. Troppo selvaggio, troppo selvatico, troppo assetato di assaporare quel nettare che è la vita per fare il professionista in un club che non ama gli eccessi, ma la serietà dentro e fuori dal campo erboso, lo stile parco e orgoglioso di chi rappresenta una squadra, una maglia, una città, una regione, una nazione (la nazione catalana), una idea di gioco e di vita, di stile e di principi. Maradona non era nulla di tutto questo. A Barcelona non si è mai integrato nel tessuto sociale della città, viveva isolato e circondato da un club inaccessibile di argentini. Non è mai stato uno del Barça, ma un corpo estraneo. In squadra aveva litigato con tutti: a cominciare dal presidente. Allo stadio erano sempre di più quelli che non sopportavano più le sue bizzarrie, la sua scarsa applicazione; la sua fame di vita notturna, le donnine e i primi passi verso la droga. Segni allarmanti incompatibili con lo stile del FC Barcelona. A Barcelona avevano visto giocare tanti grandi campioni per restare affascinati da quel capellone con la maglia numero 10 e accettare supinamente ogni stravaganza, ogni bizzarria da mustang ribelle. Così quando se ne andò in direzione Napoli, dove gli avrebbero consentito ogni eccesso pur di venerarlo come il Re della Corte dei Miracoli, al Camp Nou in tanti tirarono un sospiro di sollievo per essersi liberati di un peso più che di un grande calciatore.

The future behind the Pesos Pesados

by Giuseppe Ortu Serra

Yesterday night’s game showed us a new, deep world behind the usual 11 first string players. The cantera, the Masia, indicated us the path to follow. Despite the Champions League game, the away match against a more experienced team, the emotional impact of lot of the Koeman’s guys with the top European competition, they played very well, showing us their impressive football’s skills. In the first leg game, played in Barcelona with the blaugrana’s complete team, the Pesos Pesados suffered a lot against an opponent decimated by the coronavirus. Yesterday, versus a better team, that recovered some of their starting list players, the Ronald’s Band risked nothing in defense. Not only; they put the competitors in a bad situation in a lot of cases. In the starting list there was only two movement’s starting list players, Lenglet and Coutinho. For the rest were, using a bad, unpleasant and unfair word, the so called second lines: a bunch of bad young guys, poor in experience at those level, but with a huge talent, technical ability and football’s skill enough to have a brilliant future in front of their eyes. Everyone played as better they couldn’t. From Mingueza, passing through Dest, Junior, Alena, Pedri, Trincao, to Riqui, Matheu Fernandez and Konrad.

Special mention must go to Braithwaite, the number 9 that didn’t know score (it seems a Alfred Hitchcock title’s movie). After a first half with no chances for him, the Danish realized a double in the second half. The first one with a good, acrobatic shot; the second one with a good penalty. In Kiev fairy tale’s night there was glory for Griezmann too. After a very suffered starting season, the French lived yesterday a happy, light-in-soul night. He scored a nice goal and completed a game to frame, for him and the whole team. 4 goal to 0 away, in the situation above described, is a real honor’s medal for the players and the trainer who took the courage to line all of them up on the pitch and drive them to the road of victory.

Of course this is a one game only. But they showed to their own trainer they are ready to play every time he wants. Yesterday they got the right to be a real part of the first team with an important and leading role. Yesterday night Alena, Riqui, Mingueza & Co made the club’s future less dark than described. They told to barcelonismo that the economic depression involved the world football, can no touch blaugrana’s color, because if all other clubs need buy players to go on, Barça can look to its cantera to have solid and talented players and proceed in the signed path to look ahead in a confident way.

The game against Dinamo Kiev clarified an other theme. It served, and it will, as warning towards the pesos pesados of the lock room. Behind them a new talented and strong generation is pushing firmly to claim its one’s space in the team. Nowadays no one can afford to lower the intensity and play level. Without exceptions. No more; no today; no with Koeman in the bench.

Il Barça dei ragazzi mostra la strada ai veterani. 4-0 a Kiev

di Giuseppe Ortu Serra

Il Barça sperimentale di Ronald Koeman funziona e vince con autorità sul campo della Dinamo Kiev con un rotondo 4 a 0 maturato nel secondo tempo. Una squadra estremamente giovane, costituita da ragazzi sbarazzini ma di assoluto valore tecnico, ha mostrato la strada ai titolari. Un Barça bello, piacevole da vedere che rinverdisce fasti passati. Certamente molto meglio del Barcelona dei pesos pesados. 
Le tante assenze per infortunio nel Barcelona, aggiunte alla necessità di far tirare il fiato a alcuni dei senatori che hanno sempre giocato fino a questo momento hanno portato Koeman a impostare una formazione basata sui giovani. Messi e De Jong rimasti a Barcelona; Piqué, Ansu, Roberto, Araujo, Busquets infortunati; Dembélé, Griezmann e Jordi in panchina, sono scesi in campo appena due giocatori di movimento titolari su 10. In campo dunque Dest, Mingueza, Lenglet, Junior; Pjanic, Alena; Trincao, Coutinho, Pedri e Braithwaite
La Dinamo di Lucescu ha a sua volta dovuto rinunciare a molti dei suoi giocatori titolari, ancora fiori in quanto malati/positivi per coronavirus. I blaugrana con così tanti volti nuovi tutti insieme sul terreno di gioco hanno giocato un calcio piacevole, verticale, veloce, elettrico. E’ mancato il goal nel primo tempo in quanto il numero 9 danese, il cui cognome fa pensare a un sarto londinese di Savile Row più che a un calciatore, ha anche oggi mostrato tutti i limiti che ne hanno pregiudicato il suo inserimento in squadra. Un buon insieme fino al limite dell’area di rigore, ma enormi problemi nella fase offensiva. Nei primi 45′ i blaugrana hanno tenuto palla dimostrando di trovarsi a occhi chiusi. Buona anche la pressione offensiva al fine di recuperare immediatamente il possesso della palla. Buona la prestazione dei singoli, numero nove a parte. Tra questi certamente da evidenziare il numero 6 Alena. Il ragazzo ha dimostrato di avere i numeri per giocare in pianta stabile in questa squadra. Buono il primo tempo anche di Coutinho e Pedri. Ma  anche quello di Dest e Mingueza. Cou e Pedrito nel corso della gara si sono scambiati le posizioni, trasmigrando l’uno a destra e l’altro a sinistra. 
La ripresa si è aperta con le due reti del Barça. Dest, su assist involontario di Braithwaite al 52′ e lo stesso danese cinque minuti dopo per la sua prima rete e per il raddoppio del Barcelona. Subito dopo il raddoppio sono giunti i primi cambi di Koeman. Fuori Lenglet, Pjanic e Coutinho e hanno fatto il loro ingresso Griezmann, Jordi e Riqui Puig. La difesa cambia con Junior centrale al fianco di Mingueza, con Dest e Jordi da laterali. Riqui a fare il doble pivote con Alena e Grizzy trequartista alle spalle di Braithwaite. I blaugrana hanno continuato a comandare aumentando il ritmo delle giocate con il crescere dell’autostima. Con esso è cresciuta anche la manovra e l’allegria della squadra. Così sono arrivate anche le altre due reti. Prima ancora Braithwaite su calcio di rigore e poi di Griezmann, finalmente in goal dopo le ultime polemiche che lo avevano visto protagonista fuori dal campo, per il quattro a zero finale. Da segnalare anche gli esordi di Matheus Fernandez e di Konrad. Due statunitensi in campo contemporaneamente è una primizia assoluta nei 120 anni di storia blaugrana.   

Sergi Roberto due mesi di stop per rottura del retto femorale destro

di Giuseppe Ortu Serra

Le brutte notizie non arrivano mai da sole. Mi sembra che si dica così. Ebbene, se questo detto è vero non è mai stato così vero come adesso. Ieri la sconfitta del Barça contro l’Atletico ha lasciato tanti caduti sul campo e fuori quanto sono stati i punti persi dalla squadra sul prato del Wanda. Piqué out per mesi, resta ancora da stabilire l’esatta prognosi ma chiaramente si parla di circa 5 mesi, Roberto fuori per sessanta giorni. Cinque/sei da una parte, due dall’altra.

Sembra un gioco fatto con il pallottoliere, ma è la stramaledetta realtà. Caduti come in una battaglia della prima guerra mondiale, con assalti alla baionetta alla trincea nemica. Sergi Roberto si è infortunato alla gamba destra nel corso della partita, nella parte finale del secondo tempo nel calciare a rete un pallone poi deviato in corner da un avversario in piena traiettoria . La forza esercitata nel colpire la palla ha provocato la rottura del retto femorale del muscolo della gamba destra. Risultato due mesi di stop forzato per il comodín di Reus.

Senza Piqué e Roberto sarà davvero dura per Koeman schierare in campo una difesa che possa essere in qualche modo affidabile. Malos tiempos ocurren

Breaking News su Piqué. Rottura parziale del crociato

di Giuseppe Ortu Serra

Parlare delle condizioni fisiche di Piqué è come fare un giro nella ruota nei pressi della Rambla del Mar. Adesso ti trovi su, qualche secondo dopo sei altrove. In questa altalena di notizie, prima brutte, poi leggermente migliori, infine nuovamente cattive, non ci si può distrarre un attimo senza perdersi parte del giro panoramico. Se non si sta sul pezzo minuto per minuto si ha necessità del riassunto delle puntate precedenti e quello che hai appena finito di scrivere lo devi buttare nel cestino perché è già vecchio, superato dalle nuove ultime notizie. 
Ieri in tarda serata, nell’immediatezza della gara, si temeva per la rottura dei legamenti, poi nella corso della notte e nella mattinata di oggi il decorso dell’infortunio pareva nuovamente positivo e si parlava di una semplice distorsione del ginocchio da 8 settimane di stop. Poco fa un’altra breaking news ha nuovamente capovolto la situazione. Altro giro, altra corsa. Adesso il referto recita: “distorsione di terzo grado del legamento laterale interno e lesione parziale del legamento crociato anteriore del ginocchio destro”. Quasi un bolletino di guerra. 
Con queste notizie sembrerebbe normale pensare a uno stop di parecchi mesi, fino a 5/6. Praticamente stagione finita per il 34enne difensore centrale. Una tegola terribile non solo per Koeman e la squadra, ma sopratutto per il giocatore. Vista l’età, uno stop e un infortunio di questo tipo possono veramente mettere a rischio la ripresa della attività sportiva professionale ad alti livelli. I servizi medici del Barça hanno inizialemente consigliato una terapia conservativa, senza ingtervento chirurgico, che porterebbe a una pausa dall’attività agonistica di circa tre mesi. Ma pensare a una terapia senza intervento chirurgico in un caso di rottura parziale del crociato risulta quantomeno stramba. In questo caso, anche se l’infortunio è differente, Umtiti docet. Per questo motivo Piqué non si vuole limitare a un unico parere medico e vuole rivolgersi al dottor Cugat, specialista del ginocchio di fama, che ha operato anche Ansu Fati recentemente, per ottenere un secondo consulto.  

Piqué- stop di 6 – 8 settimane

di Giuseppe Ortu Serra

Brutte notizie per Gerad Piqué e per il Barça, ma alla fine molto meno cattive di quelle che apparivano nell’immediatezza del brutto infortunio subito dal centrale nella partita contro l’Atletico al Wanda Metropolitano. Le immagini della gamba che si piega, che si flette sotto il peso del corpo di Correa, finito a peso morto sulla gamba destra del giocatore avevano fatto temere il peggio. L’uscita dal terreno di gioco del numero 3 con le mani in faccia a coprire una disperazione non mascherabile e un pianto a dirotto, non facevano presagire scenari incoraggianti per quella che sarebbe stata la prognosi medica dell’infortunio. Tutti hanno immediatamente pensato ai legamenti. E questo è probabilmente stato il primigenio pensiero del President. Un peso così elevato sulla gamba, vieppiù aumentato dalla forza e velocità di caduta avrebbe anche potuto provocare una frattura dell’arto. L’uscita dal campo sorretto a braccia da due componenti dello staff medico blaugrana ha immediatamente fugato una ipotesi del genere. Avrebbe certamente lasciato il terreno di gioco in barella. Ma è chiaro che l’ipotesi rottura dei legamenti non poteva essere esclusa. Le prime notizie mediche, immediatamente dopo la fine della partita, hanno interrotto le prime prognosi casalinghe che parlavano già di uno stop di 6 mesi, di stagione terminata. Il primo comunicato medico uffiale ha portato una ventata di speranza e spazzato via i comunicati dei medici fai da te, degli appassionati del piccolo chirurgo e gli ipocondriaci malati di enciclopedia medica, escludendo la rottura dei legamenti e evidenziando una forte distorsione del ginocchio della gamba destra. Il giocatore, al netto di ulteriori esami clinici, starà fermo tra le sei e le otto settimane.

Qué está pasando con este Barça?

di Giuseppe Ortu Serra

Ayer por la noche hemos asistido a un partido descomunal en sentido contrario a lo que se puede entender con esta palabra. Un Barça de dos caras. En la primera parte un buen partido con un buen arranque de match. Los blaugrana han tenido ocasiones por marcar aunque si el solito problema del ataque, de la falta de un puntero puro, no ha permitido al team de marcar. La presión fue muy alta, portada muy arriba y continua. Solo la cantada monumental del portero alemán no ha permitido de cerrar la primera parte sin muertos.

La segunda parte fue totalmente diferente, como l’equipo que ha salido en la cancha. Los azulgrana parecían totalmente agotados, consumidos por dentro, en la cabeza y en las piernas. Una cara totalmente diferente, en malo, que hace que pensar. Es un Barça que anda a momentos. Algunos buenos y, de repente y sin sentido u logica, malos. Esto es un equipo muy débil mentalmente y psicológicamente. Ha estado construido en mala manera, sin sentido, sin ataque y con pocos hombres en defensa. Es un equipo sin cabeza y sin cola. No tiene alegría y no juega con felicidad. Todos son tristes y aburridos. Como en la segunda parte del partido del Wanda. Esto del alegría es un tema importante porqué siempre ha estado basico por los éxitos del Barcelona. Jugar con alegría y felicidad por divertirse y divertir. Cuando hubo diversión el Barça, siempre hubo un juego bonito; y con eso, resultados, éxitos y triunfos. Esta alegría no hay más de mucho tiempo. Las caras son largas, tristes; los jugadores son aburridos.

El Barça actual no tiene ni siquiera nivel de juego. Perdido por perdido, malo por malo, Koeman debería arrancar a pensar de disfrutar en diferente manera de sus jugadores y gestionar de diversa manera su plantilla. A esto punto, después del segundo tiempo contra l’Atleti, no se entiende porqué no juegan Riqui y Alena. Ojalá que puedan actuar mucho mejor que muchos de los que han estados en el césped ayer en el segundo tiempo. En el dia de su toma de posesión del cargo de entrenador, Koeman había dicho que entre un veterano y un joven habría apostado por eso. Algunos de los pesos pesados no tienen forma física, carácter, personalidad, minutos en las piernas o en la cabeza. Perfecto. Ha venido el momento de un cambio de escenario en el equipo. Por dentro los que hasta ahora no han tenido minutos u posibilidades y que se sientan los demás. Al césped la pronuncia.

Una cantada di Ter Stegen fa harakiri rituale davanti a un vuoto Atletico

di Giuseppe Ortu Serra

Il Barcelona cade al Wanda contro l’Atletico Madrid e certifica le difficoltà della squadra in questa stagione tribolata caratterizzata da cambi generazionali, caos istituzionale, tecnico, crisi finanziaria e da una squadra piena di buchi tanto da assomigliare a una gruviera. Una squadra che questa notte ha mostrato grandi limiti in attacco, mancanza di convinzione, fantasia e gioia. Sì, gioia. E’ l’allegria che manca a questa formazione. Una allegria che nel Barça ha sempre significato entusiasmo, voglia di giocare, di stupire e divertire. Divertirsi per divertire è sempre stato il motto del club. In questa squadra manca sopratutto questo; la gioia di scendere in campo e di divertirsi. Sopratutto manca l’attacco. E manca Messi. Anche oggi lo abbiamo visto patito, triste, fuori dal gioco e dalla squadra. Gli infortuni non hanno certo aiutato in una situazione quasi al limite del tragico. Prima Ansu nelle scorse settimane, adesso Piquè, infortunatosi forse gravemente, e Sergi Roberto che ha dovuto lasciare il campo a finestre per le sostituzioni già esaurite e dunque la sua squadra in 10 uomini per gli ultimi minuti di gara. Piove sul bagnato.


Koeman ha appostato per un undici titolare senza grandi sorprese. Il recuperato Coutinho si è accomodato in panchina. Roberto ha fatto coppia con Dembélé sulla destra. Jordi e Pedri sulla sinistra. Doble pivote composto da De Jong e Pjanic. Davanti Messi e Griezmann. I colchoneros, con sei assenti per vari problemi di salute e sopratutto senza l’ex della nottata Suárez, ha giocato con un attacco veloce composto da Joao Felix e Correa. Centrocampo e difesa solide come sempre. 


Un primo tempo combattuto, equilibrato, con le due squadre che si sono confrontate a visto aperto. Ben giocato sia dai colchoneros padroni di casa che dai blaugrana, questa notte con la quarta maglia, la senterà usata sempre nelle sfide contro le squadre della capitale per innalzare al massimo livello lo spirito catalunista e indipendentista. L’equilibrio della prima frazione di gioco è stato spezzato da una folle uscita di Marc André Ter Stegen, che durante una azione in contropiede dei padroni di casa ha deciso di tentare l’anticipo a centrocampo nei confronti di Carrasco. Il giocatore belga è riuscito a sua volta anticipare il portiere e a trovare la porta da distanza siderale. La rete del vantaggio è giunta praticamente sul duplice fischio dell’arbitro. Una azione folle, quella del portiere del Barcelona che non aveva alcun senso. Carrasco, lanciato dopo un errato controllo del pallone di Piqué a seguito di un buon anticipo, aveva così tanti metri davanti a sé che non avrebbe certo potuto offendere nell’immediato la porta barcelonista. La difesa in maglia amarilla, tra l’altro, stava recuperando le posizioni e avrebbe certamente reso difficile la vita al rojiblanco nella sua azione offensiva. Una rete che certo cambierà l’atteggiamento tattico degli uomini di Simeone per la ripresa. In casa blaugrana è anche da segnalare l’infortuno alla spalla occorso a Dembélé, caduto malamente sulla spalla nel corso della difesa del pallone nei pressi della linea di fondo campo difensiva proprio nei confronti di Carrasco. Nel primo tempo il belga è stato certamente il giocatore, tra gli uomini di Simeone, che maggiori dannosi ha portato alla formazione allenata da Koeman.

Nella ripresa il gioco non è stato certamente frizzante da ambo le parti e ha languito per lunghi tratti della gara davanti alle difficoltà offensive dei blaugrana e forse alla pochezza degli uomini del Cholo o a una tattica speculativa da ebreo errante del Mercante di Venezia di Shakespeare. Fatto sta che la ripresa è stata tale da poter essere tranquillamente cancellata da un colpo di spugna senza che  nessuno avrebbe avuto motivo per lamentarsi.