L’Antipatico – Lo strano caso di Arturo Vidal

di Giuseppe Ortu

Ne Lo strano caso di Benjamin Button, film del 2008 con Brad Pitt nel ruolo del protagonista, che valse all’attore una nomination agli Oscar, la storia si dipana attraverso il procedere a ritroso del tempo. Benjamin Button, infatti, il protagonista del plot, regrediva nell’età con l’avanzare del tempo. Un film fantastico che propone la figura del passo del gambero associato all’età e allo scorrere del tempo. Se normalmente si nasce giovani e si invecchia con il trascorrere del tempo, Benjamin, al contrario, nato vecchio, ringiovaniva con il procedere dell’età. Perché, vi chiederete voi cari lettori, questo riferimento ad una storia fantastica e inverosimile come questa? E cosa ha a che vedere il film con Arturo Vidal? Bene, è presto detto.

Arturo e Benjamin hanno in comune la bizzarra concezione della vita e dello scorrere (al contrario) il corso del tempo. Così come solitamente si invecchia durante la vita, altrettanto solitamente si tende a progredire e non a regredire. Ci si guarda avanti e non indietro, si cerca di fare carriera migliorandocisi, invece che scalando posizioni in senso discendente. Se Benjamin Button ringiovanisce, il bizzarro Arturo Vidal percorre in senso contrario la scala della fama e del successo. Come lo stravagante Professor Armstrong de Il sipario strappato, che comincia a Washington e poi finisce a insegnare. Vidal lo stesso. Passa dal Bayern al Barça, per poi finire nell’Inter. La vita è fatta come una scala: c’è che scende e chi sale. Tutti vogliono salire, sempre di più; il nostro Arturo preferisce scendere.

Certo che è curioso. Riesci a arrivare al top, lassù in cima, in alto, e invece che aggrapparti in maniera salda per non farti gettare giù da un contendente invidioso, decidi, tu stesso, di dire: “no grazie meraviglia, preferisco la mediocrità alla fama e al successo!”. Se non fosse una storia vera sarebbe tanto assurda e sciocca da non poterla raccontare nemmeno in occasione di una reunion tra vecchi colleghi di università. Arturo Vidal, invece, lo vuole fare veramente. Il motivo? Giocare tutte le partite da titolare, guadagnare di più, forse.

In questa bizzarria da una parte troviamo il FC Barcelona, Barcelona con i suoi colori e il clima soleggiato e avvolgente, la maglia blaugrana con i suoi trofei stampati sulla pelle, la Champions League, la Liga, Messi & Co con cui dividere il campo di gioco, gli allenamenti, lo spogliatoio. Dall’altra l’Inter, Milano, con il gelo dei suoi inverni e la torrida calura di quella città di ferro, la maglia nerazzurra ormai sbiadita da tanti insuccessi in fila, la Europa League, la Serie A, un campionato minore che ospita solo elefanti da ricovero per anziani, Lukaku, Barella & Co con cui dividere il campo e lo spogliatoio. Mettendo le due opzioni di scelta nei due piatti della bilancia il peso farebbe crollare tutto l’armamentario dalla parte blaugrana. Ma, evidentemente, il bastian contrario, estroso, eccentrico, bislacco, capriccioso Vidal preferisce ciò che nessuno al mondo sceglierebbe.

Il cileno lamenta il fatto di non essere titolare e di giocare, a sua detta, poco, con scarso protagonismo. Posto che, su 18 gare di Liga il 22 blaugrana ha saltato appena 4 gare, le sue partite da titolare sono state quattro. Non un gran numero vero, ma nelle restanti 10 ha sempre giocato entrando a gara iniziata. L’ultima panchina è stata contro il Celta dopo due consecutive da titolare. Poi 5 partite giocate consecutivamente, quattro da subentrante e l’ultima dal primo minuto per tutti i 90′. Non sembra proprio un giocatore che non abbia un ruolo da protagonista in questa stagione blaugrana, tanto più che è il quarto miglior marcatore della squadra dopo Messi, Suárez e Griezmann. In una formazione come il Barcelona, che vanta i migliori calciatori disponibili sul mercato, e che nel ruolo del cileno annovera nomi del calibro di Busquets, De Jong, Rakitic, Arthur, nessuno può pretendere il ruolo da titolare. Tanto meno in uno schema che prevede un centrocampo a tre. Non puoi volere una squadra vincente, di livello massimo, e poi lamentarti se non giochi tutte le partite. In un club di quel livello tutti i giocatori sono quanto meno al tuo livello, se non più forti di te. Per essere titolare indiscutibile o sei Messi, altrimenti devi metterti in fila, lavorare e scendere in campo quando ti spetta. E sopratutto, farlo in silenzio. 

Arturo, stufo di vivere una vita privilegiata in un ambiente dorato come quello di Can Barça, preferisce fare come il gambero e scendere di livello, giocare in una Liga minore con compagni di squadra meno bravi e forti dove potrà fare il gallo (la cresta già ce l’ha) numero uno. Per poter fare il privo violino in una orchestra da dopolavoro ha addirittura proposto una causa contro il club di appartenenza per mancato pagamento di parte delle spettanze economiche. Si tratta di un bonus da 2,4 milioni di euro che il giocatore non avrebbe guadagnato al termine della passata stagione. Il contratto che lega Vidal al Barça prevede che il giocatore avrebbe dovuto ottenere quegli emolumenti nel caso in cui avesse disputato il 60% degli incontri (per incontro si intende almeno 45′ di giocato). Arturo, invece, conti alla mano, la scorsa temporada ha disputato solo il 51,66% delle partite  Di conseguenza, la domanda è assolutamente infondata. Posto che è difficile pensare che procuratore e giocatore ignorino i termini del contratto, o che non sappiano nemmeno quante partite hanno disputato, la domanda giudiziale contro il club suona come la classica lite temeraria usata come arma per cercare di sfuggire a tutti i costi da questo suo dorato destino crudele chiamato FC Barcelona.  

 

   

 

FC Barcelona – Problemi per Valverde con le lesioni di Arthur e Ter Stegen

di Giuseppe Ortu


Periodo di pausa e vacanze natalizie con pensieri per Valverde. Sotto l’albero, oltre al liberato assoluto e in solitaria in classifica in Liga, grazie al simultaneo pareggio delle merengues e alla vittoria blaugrana, l’entrenador del Barça ha trovato due tegole: gli infortuni di Ter Stegen e l’allungamento del periodo di inattività forzata per Arthur. Il portiere soffre di un problema al ginocchio destro dovuto ad una tendinopatia cronica. Die Mauer, come soprannominato ormai Marc André, sta valutando l’opzione di sottoporsi ad intervento chirurgico per eliminare, una volta per tutte, la problematica. L’infortunio si è verificato in occasione dell’ultima partita di Liga, quella vinta contro l’Alavés dell’ex Aleix Vidal per 4-1. In quella circostanza Ter Stegen ha accusato un fastidio che lo terrà lontano dai campi di gioco almeno per la partita contro L’Espanyol in programma il 4 di gennaio. Le garanzie che offre il suo secondo, l’ex Valencia Neto, sono le più ampie. Ma è chiaro che si tratta di un problemino che infastidisce non poco il tecnico azulgrana. Tenendo conto che non è l’unico. L’altro rovescio, dal punto di vista delle notizie mediche, è l’allungamento della sosta forzata di Arthur. Il brasiliano prosegue con i suoi problemi al pube che ne hanno condizionato fortemente il suo utilizzo in questa prima parte di stagione. Il ragazzo ha saltato le ultime tre gare (Mallorca, Real, Alavés) per i medesimi fastidi di Osteitis Pubis che colpisce, sotto forma di infiammazione, il disco interpubico che giunta legamenti e muscolatura pubica. La sostituzione di Arthur proseguirà come nelle ultime settimane con il ricorso a Rakitic e, se dovesse restare, Vidal. In caso di una sua cessione si potrebbero spalancare, unitamente al prestito di Aleñá al Betis, le porte della prima squadra a Riqui Puig, il talentissimo del Barça B di 20 anni che scalpita dietro le quinte per accedere al primer equipo. Sarebbe una occasione per mettere in campo un ragazzo dai grandi numeri e dalle enormi prospettive che marcherà certamente il futuro del centrocampo blaugrana.  

FC Barcelona – Il Natale di Messi cinquantenario. Vittoria sotto l’albero

di Giuseppe Ortu


E sono 50. Altri 50! Per il nono anno consecutivo il Genio di Rosario, il sei volte Pallone d’Oro, ha raggiunto la quota siderale di 50 reti realizzate in un anno solare. Quella contro l’Alavés era l’ultima gara dell’anno (la Liga riprenderà la stagione direttamente nel 2020, il 3 gennaio). Messi aveva un bottino di 49 reti realizzate nel 2019; non male, si direbbe con un moto di ironia. Non per lui. Messi, che ci abituato a rendere ordinario lo straordinario, senza la rete di questa sera avrebbe interrotto una striscia da Guinness dei primati: quella delle annate solari con 50 o più reti siglate. Sarebbe stato una disdetta se non fosse riuscito nell’impresa. Dopo la tripletta contro il Mallorca, il 10 è rimasto per due sfide senza vedere la porta (Real Sociedad e Madrid). A 49 goal, questa era l’ultima occasione per aumentare ancora il suo libro dei traguardi irraggiungibili. Lo ha fatto di nuovo, battendo un altro record. 50 reti nel 2019; dalla prima contro il Girona a Montilivi del 27 gennaio al 21 dicembre, l’apertura e la chiusura del cerchio costituito da 50 marcature. La rete dell’argentino è arrivata nella ripresa, sul risultato di 2-1 per i blaugrana.

La gara era iniziata con una grande prima parte dei ragazzi di Valverde. Buona la lettura e l’interpretazione della gara, gli azulgrana sono passati in vantaggio con Griezmann, sempre più a suo agio nel tridente e integrato nella squadra e negli schemi di gioco. Per il francese si è trattata della settima rete in questa prima avventura al Barça. Il raddoppio porta la firma di Vidal. Il cileno, che molte voci di mercato danno come possibile partente verso l’Italia, sponda Inter, ha disputato la gara da titolare dopo 5 partite dispute tutte da subentrante. Vidal ha giocato tutti i 90′, un chiaro messaggio di Valverdeal giocatore e alla directiva circa l’importanza che il ragazzo riveste per l’allenatore blaugrana. Lo stesso Arturo ha manifestato il suo pensiero in occasione dei festeggiamenti per il goal. Con ampi e plateali cenni ha mostrato a tutto il Camp Nou la sua intenzione, e volontà, a restare a Barcelona. Con questo, sono già 5 i goal del centrocampista in questa metà stagione, già superiori a quelli messi assieme nel corso di tutta la sua prima temporada a Can Barça. La rete dell’Alavés, un gran colpo di testa di Pere Pons, catalano di Sant Martí Vell, ha messo un po’ di inquietudine alla retroguardia blaugrana che ha rischiato in qualche altro frangente. Ma ecco che, quando le cose iniziavano a incresparsi nel pallido specchio d’acqua che il Barça aveva costruito con le reti di Grizzy e Vidal, è venuto fuori l’uomo della provvidenza a sistemare le cose e a riportare il sereno all’orizzonte. Messi, dopo una contrastata palla a due a centro campo, ha preso palla e ha puntato l’area di rigore. Nonostante fosse attorniato da ben 5 avversari, D10S ha calciato con estrema precisione e potenza tanto da mettere fuori causo il tentativo dell’estremo difensore della squadra di Vitoria. 3-1 e gara nuovamente in ghiaccio. Dopo non molti rimuti è giunta anche la rete del definitivo 4-1. Un calcio di rigore assegnato per un fallo di mano della difesa su colpo di testa (contrastato con un braccio) quasi a botta sicura di Suarez. Messi, da signore qual’è, ha concesso la battuta della massima punizione al pistolero affinché anche lui potesse festeggiare la marcatura. Per Suárez si tratta della decima rete stagionale.

Il tridente sta piano piano affinando automatismi, sintonie personali e mandando a memoria schemi e movimenti. 13(Messi), 10 (Suárez) e 7 (Griezmann) il bottino di queste prime 18 partite di Liga. E’ la terza partita in Liga in cui i tre vanno in goal assieme. Alla 9a contro l’Eibar, alla 16a contro il Mallorca e, adesso, alla 18a. Ad esse va ad aggiungersi la partita contro il Dortmund di Champions. Marcature del tridente al completo in gare sempre più ravvicinate. Grandi tridenti crescono dunque. E con essi, anche le prospettive di una grande stagione in blaugrana.  

FC Barcelona – 0-0 per un Clasico senza vincitori

di Giuseppe Ortu

E’ finito 0-0 il Clasico tra Barça e Madrid. 90′ giocati con spirito battagliero dalle due squadre, sempre sul filo dell’equilibrio. Una partita tesissima in cui i due contendenti hanno dato l’impressione che l’equilibrio potesse essere rotto da una singola giocata, da un errore, da una genialità di uno dei 22 giocatori. La gara si è così dipanata sul filo della tensione per tutti i 95′. Tanta emotività che ha partorito, alla fine, uno 0-0 che conferma il Barça leader della Liga per differenza reti davanti proprio al Real Madrid.

I blancos hanno affrontato la sfida con un piglio migliore, mettendo in difficoltà il Barça a centrocampo. Maggiore la pressione de los de Zidane, migliore la corsa e la presenza di spirito in campo. Il Madrid è andato a prendere gli uomini di Valverde sin dall’area di rigore catalana, portando un pressing alto e asfissia te per quasi tutta la gara. Il Barça si è trovato in difficoltà sin dall’inizio, senza che il suo allenatore fosse capace di trovare le corrette contromisure. Così i blaugrana hanno subito la maggior baldanza e personalità dei rivali, e si sono trovati costretti a far di necessità virtù, difendendosi bassi, a volte con affanno, e  ripartendo in contropiede. Nonostante la maggior pressione dei ragazzi di Zidane, le occasioni più ghiotte sono state sui piedi dei giocatori del Barcelona. Con Messi (salvataggio di Ramos sulla linea) e Jordi (su assist di Leo con palla terminata di pochissimo a lato con Courtois battuto). Anche i blancos hanno avuto la loro chance clamorosa. Ma Piqué è stato lesto a salvare di testa sulla linea la rete del vantaggio madridista.

Con il Madrid più in palla e spavaldo, e il Barça spaventato, frenetico nel tentativo di dibattersi alla maggiore sicurezza degli avversari, è iniziata anche la ripresa. La seconda metà della gara è iniziata sulla falsariga dei primi 45′. Madrid che è parso migliore, e gli azulgrana in difficoltà a fare il .loro gioco. Come nel primo tempo, i blaugrana arrivavano quasi sempre in ritardo nei contrasti, la squadra appariva lunga e poco compatta. Mancava, inoltre, il pressing alto che avrebbe permesso alla squadra di portare in avanti la barra di 30 metri. In questa situazione in cui la formazione di Valverde si è ritagliato il ruolo di difendente e ripartente, al 55′ è entrato Vidal al posto di Semedo. Roberto è retrocesso nel ruolo di laterale destro e Arturo si è inserito in mezzo al campo come interno. Il cileno ha apportato il giusto elemento per una partita più da battaglia campale che da fiorettista. Calatosi subito nel ruolo, l’uomo dalla cresta impettita e spavalda si è subito metaforicamente rimboccato le maniche (giocava con la camiseta a manga corta) e ha dato il suo contributo in termini di corsa e aggressività. Ha rincorso gli avversari in ogni zona de la cancha, è entrato in scivolata, ha intercettato palloni, deviato la traiettoria di altri. Insomma, il solito lottatore. In uno di questi interventi ha anche sventato un pericoloso contropiede imbastito dai blancos che sarebbe potuto terminare in differente maniera senza la sua provvidenziale scivolata all’ingresso dell’area di rigore.

Una partita pareggiata sul campo dalle due formazioni, anche se vinta, in panchina, da Zidane nei confronti del suo omologo Ernesto Valverde. Piatto e limitato nella sua visione della gara, l’entrenador extremeno è stato salvato dai suoi giocatori. Il tecnico blaugrana ha sempre inseguito il suo avversario, dimostrando, se ce ne fosse stato ancora bisogno, di essere l’unico neo di questa squadra. Il pubblico presente lo ha chiaramente fatto capire, fischiando sonoramente il proprio allenatore per alcuni, interminabili secondi al triplice fischio di chiusura dell’arbitro.  

Circa la cornice di pubblico che ha gremito il Camp Nou in ogni ordine di posto, l’Estadi ha mostrato un colpo d’occhio stupefacente all’ingresso in campo delle squadre con un mosaico meraviglioso come solo da queste parti si riesce a realizzare. Tre quarti di stadio blaugrana a strisce verticali e la zona della graderia centrale, opposta alla tribuna stampa, con la senyera dalle quattro strisce rosse. Un chiaro riferimento alle istanze indipendentiste di tutta la Catalunya, la città e tutto il barcelonismo. L’attesa manifestazione di Tsunami Democratics si è avuta nel secondo tempo, con il lancio, al minuto 11, di palloncini gonfiabili in campo. La partita è stata temporaneamente sospesa. All’ingresso delle squadre in campo, dopo le note dell’inno blaugrana, è partito, straordinariamente, il grido di independencia per diversi minuti. Una cosa decisamente fuori costume, giacché quel coro viene cantato solo al minuto 17 e 14” nei due tempi.  

FC Barcelona-Madrid. Il Clasico. Un Mito, non una partita

di Giuseppe Ortu

Serata di Clasico al Camp Nou. Ciò che il Barcelona-Real Madrid si porta dietro non è solo una vetrina mondiale per il calcio. Non è solo la partita delle partite. La sfida che, al pari di Boca-River dell’emisfero calcistico americano, blocca le genti, mobilita i tifosi, paralizza le città. Non solo le due coinvolte più direttamente, Barcelona e Madrid, ma la Spagna intera e gran parte del mondo che vive, ama, si nutre di calcio. Perché il Clasico non è solo una partita di calcio. No, è tanto, molto di più. In gioco non ci sono solo tre punti del campionato della Liga. In gioco, stanotte, ci sono due movimenti opposti e auto respingenti; come due magneti di medesima polarità che si respingono con forza uguale e opposta. Questa di stanotte non è dunque solo una partita di calcio. E’ un simposio di futbol, di politica, di istanze indipendentiste, di repressioni unioniste.

Dal punto di vista sportivo, Barça e Madrid arrivano in buone condizioni psicofisiche a questo incontro. Dopo le iniziali difficoltà, i blancos si sono ripresi nelle ultime settimane. I blaugrana viaggiano spediti (pareggio con polemica finale contro la Real Sociedad a parte). Con il recupero in squadra di Rakitic, quattro partite da titolare tra Champions e Liga (stasera lo attende la quinta consecutiva), il Barça si è assestato a centrocampo. Valverde recupera inoltre Semedo e Jordi in difesa. Sempre out Arthur per problemi di pubalgia e Dembélé. Fuori per decisione tecnica Todibo, Wague e Junior. Il Madrid deve rinunciare ai lesionados James, Hazard, Marcelo, Lucas e Asensio.

Caliente e delicato come nessun altro incontro di calcio al mondo, il classico ha assunto, nella storia dei due club, connotazioni più o meno forti. Dagli esordi non particolarmente spigolosi, le prime sono partite esibizione, disputando blaugrana e blancos differenti campionati, si passa a scontri sempre più accesi. La primissima in assoluto è datata 1902,un Madrid-Barça del 13 maggio, giocata a Madrid per la semifinale del Concurs Madrid. Vincono i blaugrana con il risultato di 3-1. Le prime avvisaglie di frizioni si verificano già dalla seconda partita, una amichevole. Si gioca nella Ciutad Condal nel campo di Muntaner il 13 maggio del 1906. Vince sempre il Barcelona per 5-2, inaugurando la lunga serie di manitas che diverranno poi storiche e quasi usuali nei clasicos a favore del Barça. Secondo le cronache dell’epoca alla fine del banchetto celebrativo del dopo gara, nonostante la batosta subita sul campo, i giocatori e dirigenti madridisti salutano con ironia e scherno gli omologhi blaugrana. Ma la vera nascita della rivalità nasce in occasione de La Verguenza de Chamartin, Copa del Rey, in pieno franchismo, quando, dopo il 3-0 dell’andata a favore del Barça, i blaugrana furono costretti a perdere 11-1 al ritorno, a Chamartin, dopo una amichevole visita dei militari negli spogliatoi dei giocatori catalani. Alcune fonti parlano di armi in mano, altri che furono solo mostrate. Un’altra versione sostiene che gli sguardi dei componenti della squadraccia furono così eloquenti che da soli fornirono un esauriente sostituto delle armi. Fatto sta che, da allora, non fu più solo un partido de futbol. Il franchismo ha, nel corso dei decenni, esacerbato gli animi, conditi anche dal famoso scippo di Di Stefano da parte del Real Madrid ai danni del Barcelona che aveva stipulato un regolare e valido contratto di acquisto. Il giocatore aveva anche già iniziato ad allenarsi in blaugrana. Con la fine del franchismo il clima si è leggermente alleggerito, anche se episodi come il voltafaccia di Figo, le proteste e la testa di maiale lanciatagli alla sua prima visita al Camp Nou in occasione della battuta di un calcio d’angolo, non hanno mai permesso che la temperatura scendesse mai sotto i livelli di guardia. Dal 1 ottobre 2017 gli stimoli sono vieppiù cresciuti per una partita particolare come questa. Le istanze indipendentiste sfociate nel referendum del primo ottobre, nella dichiarazione unilaterale di indipendenza e nella brutale repressione della polizia ai seggi, e pochi mesi fa la sentenza esemplare contro i prigionieri politici, i presos politicos sempre inneggiati a l’Estadi durante il minuto 17 e 14 secondi, hanno riacceso gli animi popolari, sociali e politici di tutta una città e una regioni ai livelli da Defcon 1.
Stanotte Tsunami Democràtic ha indetto una manifestazione di protesta contro l’art. 155, la sentenza contro i politici indipendentisti che avverrà all’interno dello stadio. Ancora si ignora in cosa potrà consistere, ma circolano le voci che possa trattarsi del lancio di palloncini gonfiabili in campo come metafora delle munizioni di gomma sparate dalla polizia contro i manifestanti in occasione delle proteste che hanno seguito la sentenza. Al momento, a poche ore dall’inizio della sfida, i manifestanti stanno dimostrando nelle strade intorno al Camp Nou, bloccando il traffico in diversi punti della Travessera de les Cortes e di Carrer Riera Blanca (vicina al Mini Estadi). 

FC Barcelona – Sarà il Napoli l’avversario agli Ottavi

di Giuseppe Ortu

L’urna di Nyon ha scelto. Il Napoli sarà l’avversario del FC Barcelona negli ottavi di finale di Champions League, doppia sfida che si giocherà a cavallo di febbraio e i primi di marzo. L’accoppiamento, indubbiamente molto più semplice di quanto l’urna avrebbe potuto partorire, presenta però segnali di allarme che non devono essere affatto sottovalutati in casa blaugrana. Se affrontare il Napoli è molto più semplice che giocarsela contro il Tottenham di Mourinho, per caratura tecnica, esperienza, personalità dei giocatori e del proprio allenatore (Mourinho non stava nella pelle per vedersela contro il Barça e magari cercare di passare il turno con uno 0-0 casalingo e un 1-1 in trasferta, nel più tipico e classico Mourinho style), la partita contro i campani non deve essere presa troppo alla leggera. Il Barça lo ha già fatto in passato, e il risultato è stato disastroso. E’ accaduto con Valverde; non una, ma due volte. Ormai, in Catalunya, è come quasi uno scioglilingua maledetto snocciolare i nomi di Roma e Anfield. Per differenti situazioni, la pochezza tecnica dell’avversario con i giallorossi, e la situazione contingente data dal risultato d’andata e dalle assenze degli avversari con i reds, il Barça ha clamorosamente toppato in ambedue le circostanze. Ben venga, dunque, un accoppiamento positivo. Ma siamo comunque agli ottavi di finale di Champions, e qualunque avversario giunto a questo traguardo, è avversario degno di massimo rispetto. Sotto dunque con questa partita, con la massima fiducia, ma con il pensiero alle precedenti esperienze. La storia serve per imparare. Dopo Roma, nessuno avrebbe mai pensato ad una ricaduta immediata. Eppure è accaduto. Imparare dagli errori per ripartire e apprendere la lezione. Dopo due botte in testa di quel tipo è sufficiente per capire che non dovrà mai più accadere.

Che si rimettano i calici e lo champagne nelle vetrine e cantine, e che si calzino le scarpette bene allacciate ai piedi. Contro il Napoli, andata al San Paolo e ritorno al Camp Nou, saranno due partite da giocare. Gli azzurri, da pochi giorni allenati da Gattuso, un guerriero senza tempo, hanno sempre dato filo da torcere, nelle ultime stagioni, ad avversari di grande classe e levatura. Basti pensare a Liverpool, una sorta di bestia nera per Klopp, che contro il Napoli ha sempre faticato, e al City, messo in difficoltà dalla squadra italiana nelle precedenti edizioni di Champions.

Se affrontata come si deve, e se giocata con la dovuta serietà e concentrazione che ogni gara necessariamente richiede, la doppia sfida è da accogliere con sollievo e con il sorriso sulle labbra. Come detto, sarebbe potuto arrivare  qualcosa di molto più scomodo dall’urna di Nyon, come gli spurs o il Chelsea.

Per il Barça sarà una primizia contro il Napoli. In Champions League la formazione blaugrana non ha mai affrontato i napoletani. Ciò è accaduto in altre competizioni, come nel Trofeu Gamper, quando i campani vennero a Barcelona per affrontare i blaugrana nel 2011. Quella partita del Gamper del 23 agosto del 2011 finì con una manita del Barcelona, 5-0, e ben 5 pali colpiti dalla formazione di Guardiola. Messi, che in quella circostanza giocò il secondo tempo, realizzò una doppietta. Più recentemente, le due formazioni si sono affrontate in amichevole nella gira americana del Barça dell’estate di quest’anno. Due partite, 7-11 agosto, 2-1 e 4-0 per il Barça di Valverde. Così come per i suoi compagni, per il Genio di Rosario sarà la prima partita al San Paolo di Napoli.    

Editorial – La Liga y la RFEF quieren desprenderse del Barça?

de Giuseppe Ortu

Después de la mala actuación del Var en el partido contra la Real de ayer por la tarde, hoy el club blaugrana, por la voz de su máximo mandatario, Josep Maria Bartomeu, ha expresado en una queja formal su malestar por los hechos de Anoeta. Dos penaltis iguales, uno por parte, uno a favor de la Real a inicio partido pitado; el otro, a favor de los blaugrana, al final del match no pitado. Mismo partido, mismo arbitro, mismo Var, diferentes criterios y soluciones. No puede ser. En el pasado se podía dir que el arbitro no lo había visto; claro. Pero no en época de Var. Con la tecnologia nada escapa, si no lo quiere que escape. Esto el tema. 

Ayer han querido que escapase la falta sobre Piqué? Si revisas el episodio, no se puede no pitar la pena máxima. Especialmente porqué el criterio de actuación fue claro desde el arranque del partido con el agarrón de Busi, aquello sì castigado. 

Los fallos así manifiestos, así claros que casi parecen sospechosos, no se pueden aceptar en ningún partido, pero menos aún en encuentros así importantes como el Real Sociedad-Barça de ayer, con la Liga en juego. 

En un periodo tan delicado como esto que estamos viviendo, con el tema de la independencia, de la libertad y de la libre expresión de parola sobre la mesa, con una parte de la sociedad y de la politica que busca la separación, el federalismo u la independencia, y la otra que busca con la fuerza de agarrarle a sí misma, episodios similares ponen las dudas que los señores que toman las decisiones y mueven los hilos quieren desprenderse del FC Barcelona. El señor Tebas y el señor Rubiales quieren al Barça en la Liga u están maniobrando por favorecer una separación que pueda seguir la de Catalunya de España? La pregunta es automática cuando arrancas de sumar una serie de episodios ocurridos en los últimos años. Si los señores que cuentan en España no quieren ver jugar y triunfar más al Barça en casa, porqué no lo dicen en manera clara? El club blaugrana es una maná por la Liga española porqué garantiza dinero, visibilidad y contratos comerciales y televisivos. Sin el Barça y Messi, la Liga no sería la misma. Sería una liga menor. El FC Barcelona, con sus 120 años de gloriosa historia, merece mucho más de lo que está obteniendo de la Liga y la RFEF. El club blaugrana merece toda la atención y el cuidado que su grandeza requiere. En contra, obtiene solo desprecio, intolerancia y una actitud molestosa. Algunos quieren que el Barça juegue lejos de España, así que puedan triunfar los amigos de los amigos? Si es así, están jugando bien sus cartas. Pero atención! Tal vez a jugar con el fuego ya se puede quemar las manos.

FC Barcelona – Pari con polemica finale a Anoeta

di Giuseppe Ortu


Finisce 2-2 la partita dell’Anoeta tra Real Sociedad e FC Barcelona. Una bella partita giocata a viso aperto tra due protagoniste della Liga. Il Barça, dominatore del campionato, e la Real, meritatamente quarta forza di Spagna. Due reti per parte, con Griezmann, alla seconda marcatura consecutiva dopo quella casalinga contro il Mallorca, e Suárez su assist di Messi per i blaugrana; di Oyarzabal, su rigore, trattenuta di Busquets, e Isak, su errore nel piazzamento difensivo barcelonista, le reti che hanno segnato l’incontro.

Le due formazioni hanno dato vita a una bella partita giocata a viso aperto e con un ottimo ritmo di gara. Che la Realfosse in un buon momento lo si è visto sin dall’avvio. Gioco arioso, veloce, di prima. Una squadra messa insieme da Barrenetxea con grandi giocatori e tanti giovani dalle ottime qualità. Se così non fosse non si potrebbero ottenere questi risultati e queste risposte in termini di gioco. E, come si sa, in Liga il livello medio di giocatori, squadre, tecnica e gioco è molto, molto alto.

La partita non ha avuto un padrone univoco. E’ andata a fasi alterne e a strattoni. Il primo tempo della Real è stato altisonante. Ritmi altissimi che hanno messo in difficoltà il Barça. In occasione di una trattenuta di Busquets in area di rigore, l’arbitro ha assegnato il calcio di rigore (trasformato da Oyarzabal) che ha portato in vantaggio i locali. Sul finire del tempo è arrivata la seconda rete consecutiva di Griezmann dopo quella contro il Mallorca che ha riportato il discorso della partita sul binario della parità. Rete fotocopia all’ultima realizzata dal francese, con una fuga sulla sinistra e ingresso in area con scavato sul portiere in uscita. Se la settimana scorsa aveva aperto la lattina nella vittoria per 5-2, questa volta la sua marcatura ha impattato l’iniziale vantaggio dei baschi. In apertura di ripresa si è assistito ad un cambio di scena e protagonisti. Il Barça si è chiaramente impossessato del gioco e si è portato in vantaggio con una azione in verticale sull’asse Busquets-Messi-Suárez, che ha appoggiato in rete l’invito laterale del 10 blaugrana. I blaugrana hanno insistito e sono andati vicini alla rete in almeno due occasioni. La più chiara con Piqué che ha colpito di testa a botta quasi sicura. Per sua sfortuna il pallone è stato intercettato dalla difesa donostiarra prima che oltrepassasse la linea di porta.

Il Barcelona non ha chiuso la gara, così dal possibile 3-1 blaugrana si è giunti alla rete del pari. Azione sulla sinistra con cross al centro in area barcelonista. Cross deviato sotto porta e Ter Stegen, leggermente sorpreso, ha smanacciato come ha potuto sui piedi di Isak, lasciato colpevolmente solo a pochi passi dalla porta. Sul tap-in il portiere tedesco non è riuscito nell’impresa di intercettare, da terra, la conclusione ravvicinata.

La partita ha ripreso a viaggiare sulla strada dell’equilibrio, tra grandi aperture e gioco veloce, leggiadro e piacevole. Entrambe le squadre hanno cercato di superarsi fino alla fine senza più riuscirsi. Polemica chiusura di partita con una trattenuta sulla maglia ai danni di Piqué, portato letteralmente giù da un avversario mentre si accingeva a colpire di testa a pochi passi dalla linea di porta. Un intervento non dissimile a quello che, nel corso della prima parte del primo tempo, aveva portato alla concessione del calcio di rigore a favore della Real Sociedad. Il check del Var nom ha assegnato il penalty a favore della formazione blaugrana per una doppia trattenuta sulla maglia. Da notare, tuttavia, che il centrale catalano si è aggrappato in fase di caduta all’avversario, che già lo aveva affossato nel tentativo di impedirgli la battuta. Dalla dinamica, quindi, appare chiaro come la massima punizione fosse solare e legittima. Un rigore che avrebbe cambiato il destino della gara e la classifica di questa Liga sempre più equilibrata.

Con questo punto il Barça segna parzialmente il passo in attesa della partita di domani del Madrid al Mestalla.     

FC Barcelona – Ansu Fati si veste da Messi e entra nella storia

di Giuseppe Ortu

Un Barça ampiamente rimaneggiato batte l’Inter al Meazza di Milano per 2-1, che cade eliminato dalla Champions League. I nerazzurri vengono così retrocessi in Europa League, strozzando le ambizioni di gloria del suo allenatore, Antonio Conte. Il Barça si è presentato a Milano da qualificato come primo in classifica, con all’orizzonte due scontri di Liga importanti e delicati, come quello dell’Anoeta del 14, campo storicamente ostico e complicato per i blaugrana, e il Clasico del 18 contro il Madrid al Camp Nou. Per Valverde e i suoi era chiaro che a questo punto la Liga diventava indubbiamente più importante, a livello di attenzioni, dell’ultima di Champions. Detto fatto. Già le convocazioni avevano fatto capire le intenzioni del tecnico blaugrana. Messi, Piqué e Roberto sono rimasti a Barcelona. Con Jordi Alba, Semedo e Dembélé ancora infortunati, Suarez, De Jong, Busquets, Ter Stegen si sono accomodati in panchina. In campo il Barça si è presentato praticamente con una sorta di Barça B, in cui i soli titolari erano Griezmann e Lenglet. Per il resto seconde linee come Neto, Rakitic, Vidal e Umtiti e terze linee (Alena, Carles Perez, Wague, Todibo, Junior). Una grande occasione per l’Inter di poter giocare contro una formazione inesperta, giovanissima e senza affiatamento alcuno e cercare la vittoria che sarebbe valsa il passaggio del turno. A complicare il compito per il Barça ci si è messo anche lo stesso Valverde, che ha stravolto lo schieramento della sua squadra. Dal 4-3-3 il tecnico è passato ad un improvvisato 3-5-2. Tre centrali difensivi, Todibo, Umtiti e Lenglet che mai avevano giocato assieme.

Con queste premesse, chi si attendeva una passeggiata interista è rimasto deluso. Il Barça delle seconde e terze linee ha sfoderato una prestazione con qualche buco sì, un gioco non particolarmente scintillante, approssimativo in qualche appoggio e trama, vero, sopratutto nel secondo tempo, ma pur sempre efficace e sufficiente per battere a domicilio la proprietaria del campionato Italiano di Serie A. La prestazione dei ragazzi blaugrana è assolutamente da elogiare in tutti i suoi effettivi. Per mettere alla prova i suoi, Valverde ha mantenuto intatto l’equilibrio tra titolari e riserve per tutta la gara. Se si è partiti con due componenti dell’Once de Gala (Lenglet e Griezmann), si è terminata la gara con tre titolari: lo stesso Lenglet, De Jong e Suarez.

Il primo tempo è stato giocato ad un buon ritmo da parte dei blaugrana. Buone trame di gioco e velocità di esecuzione. Il Barça è passato in vantaggio con il canterano Carles Pérez. Lenglet si è mangiato la rete del raddoppio prima che Lukaku regolasse i conti con un tiro da fuori deviato e finito in fondo al sacco.
La ripresa è stata maggiormente sotto tono da parte blaugrana. Il ritmo è calato e con esso anche l’efficacia delle trame di gioco. Il giudizio complessivo rimane comunque sempre positivo se si tiene conto della differenza di esperienza che c’era in campo tra italiani e catalani. L’equilibrio nel risultato è stato spezzato dall’ingresso di Ansu Fati sul finale di gara. Il ragazzo di 17 anni, che con la sua rete si è convertito nel più giovane giocatore della storia della Champions League a marcare nella massima competizione europea, si è travestito da Messi e, un minuto dopo il suo ingresso in campo avvenuto all’85’, ha scambiato con Suárez (sponda precisa come quella per Messi contro l’Atletico) e ha calciato di prima all’angolino opposto. La palla ha sbattuto contro il palo ed è finita in rete.

Oltre all’eccezionalità dell’impatto sulla partita del 17enne, la sfida ha raccontato le buone prestazioni individuali di alcuni giocatori. Su tutti Todibo, che ha lottato duramente con Lautaro, il migliore dei suoi. Sebbene non sia riuscito mai nell’anticipo, gli ha sempre impedito di girarsi verso la porta, annullandolo in ogni suo tentativo di attacco. Ottima anche la gara di Alena, finalmente titolare e in campo per tutti i 90′. Padrone della linea mediana, il canterano ha dimostrato di avere imparato la gestione del pallone e dei tempi di gioco dal suo mentore Sergi Busquets. Controllo della palla e dei tempi di gioco, l’arte di sapersi fare fallo, imbucate verticali, il ragazzo ha dimostrato di avere i numeri per giocare stabilmente in questa squadra. Ottima anche la prestazione di Carles Pérez. Rete, corsa, lotta, tiro in porta. Il giocatore del Barça B ha mostrato tutto il suo repertorio e il suo carattere. Anche per lui una promozione sin un pero. Sotto tono le prestazioni, invece, di Vidal, lento, impreciso, poco grintoso, e Griezmann, sebbene si sia sacrificato molto nella fase di recupero. In una partita in cui mancavano sia Messi che Suárez, quantomeno per gran parte della gara quest’ultimo, l’ex Atletico avrebbe dovuto prendersi la scena e comandare tutta la fase d’attacco.

Fc Barcelona – Recital di Messi e del Barça contro il Mallorca

di Giuseppe Ortu

Recital del Barça e di Leo Messi nella partita susseguente alla consegna del Pallone d’Oro. 5-2 casalingo al malcapitato Mallorca dell’ex, e fischiatissimo, Take Kubo. Una partita in cui il Genio di Rosario ha fatto valere tutto il suo valore, la sua classe, mostrando a tutti gli scettici, e a coloro che ancora non capiscono la ragione per la quale sia stato lui il premiato e non Van Dijk, che il Pallone d’Oro non poteva avere un proprietario differente. Nelle precedenti occasioni in cui era stato premiato con il riconoscimento organizzato da France Football, nella partita immediatamente successiva aveva sempre segnato. Così è capitato anche questa volta. Una doppietta nel primo tempo di una valenza strategica nel bilancio della gara. Una rete nei secondi quarantacinque minuti. Tripletta e pallone della gara insieme a quello d’oro mostrato al suo pubblico prima dell’inizio della gara. Tutte le reti sono state belle, ma le prime due reti sono state di un grado di difficoltà e di una bellezza massima. Il primo goal dopo uno stop spalle alla porta e una girata con tiro dopo due veloci passetti che ha fatto finire il pallone sul palo lontano del portiere avversario. Il tutto, tra lo stop e la conclusione, in una frazione di secondo. Un battito d’ali che ha lasciato di stucco portiere avversario e Camp Nou, pieno in ogni ordine di posto. All’arquero del Mallorca c’è voluto qualche secondo in più per capire cosa era accaduto, prima davanti a lui e poi alle sue spalle. La seconda rete è stata la ripetizione di quella messa a segno contro l’Atletico al Wanda nell’ultima partita di Liga. La differenza l’autore dell’assist. Allora Suárez, questa volta Rakitic, sempre più nuovamente al centro della squadra e del progetto di Valverde. La terza rete, assist di Suárez, è stato un calcio a giro di massima potenza ma anche controllo. Il pallone, infatti, ha preso un giro talmente innaturale che il portiere è rimasto totalmente spiazzato. Come fosse stato un tiro dal dischetto: portiere da una parte, pallone dall’altro.

Non è stato un recital solo di Messi, ma di tutta la squadra. Pressione alta, ormai da tre partite, gioco veloce, tocchi di prima e movimento di tutti gli effettivi. Il Barça sembra abbia rotto definitivamente gli ormeggi e abbia salpato verso lidi baciati dal sole e da orizzonti allettanti in vista del finale di stagione.

Due dei motivi di questo strappo definitivo rispetto a una prima parte di stagione zoppicante, difficile, con tante paure e incognite, portano i nomi di De Jong e Rakitic. L’olandese sta entrando sempre più nel vivo del gioco, si assume responsabilità maggiori e inizia a svariare su tutte le zone del centrocampo. Ora è a destra, un attimo dopo imposta a sinistra, per poi trovarlo chiudere un varco al centro. Corre e si muove sempre più come il suo illustre connazionale: Johan Cruyff. Stessa andatura caracollante, stesso passo a strappi, stessa postura con le braccia leggermente allargate come per darsi l’equilibrio. L’altro motivo è rappresentato da Rakitic. Da quando il croato è rientrato in squadra a tempo pieno, questa contro il Mallorca è la terza partita di fila disputata da titolare (Dortmund, Atlético e Mallorca), la squadra ha cambiato registro. Ha ritrovato mobilità come d’incanto, pressione alta con recupero immediato del pallone e vecchi automatismi apparentemente perduti. È stato sufficiente di sentirlo in campo nella sua posizione perché anche i suoi compagni ne beneficiassero. È stato dello stesso nostro avviso anche il Camp Nou, che quando è uscito dal terreno di gioco per lasciare spazio a Aleñá, gli ha riservato una ovazione da vera leggenda.

Quella contro il Mallorca è stata veramente la partita di tutti. Anche il tridente al completo, sempre più affiatato, è andato in goal. Griezmann, rete d’apertura su assist di Ter Stegen (è il secondo per il portiere tedesco in nemmeno un terzo di stagione), e Suárez (assurda e meravigliosa rete di tacco dal vertice dell’area piccola da posizione angolata, con difensore e portiere tra lui e la linea di porta. Assist di De Jong).

Questo Barça sembra far cambiare le prospettive che si erano già troppo frettolosamente dichiarate. Tre partite costituiscono un indizio che forse la stagione blaugrana ha veramente svoltato nella corretta direzione all’ultimo bivio disponibile. Questa squadra è adesso attesa da partite molto impegnative, in Liga e Champions. Vedremo se questi piacevoli presagi saranno veramente benevoli.