Giuseppe Ortu Serra
Il Barcelona di Koeman, con tutta probabilità alla sua ultima al Camp Nou da allenatore del Barça, esce nuovamente sconfitto per 1-2. Questa volta è il Celta a fare la festa a Mister Koeman e a comprargli un biglietto di sola andata per Amsterdam. La trentesima rete di Messi in campionato non è servita, nemmeno questa volta, per regalare alla squadra i tre punti. Al vantaggio dell’argentino nel primo tempo ha risposto Santi Mina, sempre nei primi 45 minuti, al primo tiro della sua squadra. La rete del galiziano ha trovato la difesa di Koeman totalmente impreparata e insufficiente. Nella ripresa il Barça si è sgonfiato come sempre gli è capitato in questo finale di stagione e il Celta, ancora con Mina, ne ha approfittato per siglare doppietta e rete della vittoria.
Un mesto, mestissimo addio alla Liga da parte di un Barça bello per brevi spazi nel corso dei primi 45′ e orrorifico nel secondo tempo. Il solito Barça double face, dunque. Bello in una facciata, brutto in quella opposta. Come Giano bifronte, questa squadra ha due aspetti del suo carattere calcistico totalmente differenti e incompatibili. Mentre Xavi e famiglia fanno bagagli veri (non due trolley per 20 giorni di vacanza) e tornano a Barcelona, Koeman dimostra per l’ennesima volta la sua impreparazione tattica a livello difensivo e una gestione mentale della squadra, oltreché dei cambi totalmente casuale. Come sempre buono il primo tempo, o parte di esso (errori difensivi a parte), disastrosa la ripresa, con la squadra che stacca la spina, smette di giocare e viene travolta dall’avversario. La fase d’attacco, almeno nei primi tempi, è stata buona, sostenuta da velocità e movimento senza palla dei suoi uomini. Bruttissima e agghiacciante, invece, la fase difensiva. Oggi, contro il Celta, all’ultima in casa, abbiamo visto il solito Dottor Jackyll and Mister Hyde.
La superiorità blaugrana è stata schiacciante nei perimi 45′. La squadra di Koeman ha avuto diverse palle da goal prima di passare con Messi di testa su assist di Busquets. Ma ecco che, come nella peggior tradizione di questo Barça schizofrenico, al primo affondo dei galiziani è arrivata la rete del pareggio. Ripartenza del Celta sulla sinistra; formazione blaugrana sbilanciata e impreparata sulle pre marcature, con Dembélé disattento; Santi Mina affrontato con eccessivo lassismo dalla difesa blaugrana. Conclusione, tiro in porta e rete. Incredibile. Un unico normalissimo tiro è stato in grado di far prendere goal al Barcelona. Gli errori della fase difensiva, non della difesa, sono indubitabili. Innanzitutto il posizionamento difensivo dei giocatori blaugrana nel momento in cui il Celta è ripartito. Secondo, Santi Mina è stato “affrontato” da Araujo che gli ha concesso due metri. Non solo, al momento del tiro dell’avversario il difensore si è per giunta voltato. Risultato, Ter Stegen spiazzato nel suo posizionamento (male anche il portiere nella circostanza) e rete del pareggio. Tanta fatica da parte dei giocatori del Barça per segnare per poi buttare via tutto il lavoro speso con una unica scellerata impreparazione difensiva.
La ripresa è iniziata con Koeman che ha mandato in campo Riqui al posto di Pedri. Il 16 ha giocato il suo calcio, ma come al suo solito, ha calciato alta una conclusione subito ad inizio gara che avrebbe potuto dare il vantaggio ai suoi ben prima della rete di Messi. Il 18enne deve imparare a concludere a rete. Il prossimo allenatore dovrà dedicarsi particolarmente a questo fondamentale in merito all’ex Las Palmas. Riqui ha mostrato subito ciò che è in grado di fare. Ingresso un po’ timido, ma dopo un leggero riscaldamento con il pallone tra i piedi, ha subito impresso una grande accelerazione alla manovra. Incursioni, cambi di passo, velocità. Il ragazzo ha portato il pressing, ha affrontato con durezza anche gli avversari (in risposta ai detrattori che gli contestano una presunta incapacità alla lotta è stato per giunta ammonito), ha illuminato. Fintantoché la squadra ha tenuto fisicamente e nervosamente Riqui è stato il migliore in campo insieme a Messi. Koeman è stato senza ombra di dubbio obbligato da Laporta a mandare in campo il numero 12. Dalla chiacchierata avuta con il presidente, Koeman ha utilizzato il ragazzo per gli ultimi 5 minuti di gara contro il Granada. Oggi per tutto un tempo.
Poi, “Improvvisamente l’estate scorsa”, permettetemi questa innocente citazione, il crollo repentino, a piombo, totale. Così, all’improvviso, senza segni di cedimento. Come una costruzione che crolla di punto in bianco, che cede dalle fondamenta. Il motivo resterà sempre senza un perché. Il calo è giunto, pressapoco, in coincidenza con l’ammonizione ai danni di Riqui. Il cartellino ha spento leggermente le giocate del de Matadepera che non ha più rischiato il pressing furioso. Con un Riqui meno cattivo sull’avversario, la squadra è andata a sciogliersi come neve al sole. Tutti hanno smesso di correre e di recuperare le posizioni arretrate. Il Celta, da parte sua, ha continuato a fare la sua partita ordinata e ben giocata. Con il Barça che ha iniziato a sbagliare i passaggi più elementari, a non muoversi più senza palla, i galiziani hanno creato pericoli alla svagata difesa blaugrana più per demeriti del Barcelona che per meriti degli uomini di Vigo.
In questo modo è arrivato il goal del sorpasso ad opera di Mina, che ha ribadito in rete un cross dalla destra che si era stampato contro l’interno del palo della porta di Ter Stegen ed era tornato nel terreno di gioco nei pressi del primo palo. Mentre dagli altri campi giungevano notizie che in qualche modo sembravano aprire spazi di una clamorosa rentrée di Messi & Co per la corsa della Liga, Lenglet, disastroso fino all’ultima gara della stagione, si è fatto gentilmente espellere per doppia ammonizione, lasciando una banda in disarmo, mentale e tattico, per giunta in inferiorità numerica.
E Koeman? L’allenatore olandese, sempre più in confusione tattica, colpito da crisi mistica, ha gestito malamente i cambi anche in questa gara. Le mosse della disperazione sono state Braithwaite al posto di Griezmann, anche lui ai saluti (sempre che si riesca a piazzarlo in estate) dopo l’ennesima gara senza costrutto; Trincao per Dembélé (giocatore inutile) e, udite udite, Pjanic per Ilaix. Il bosniaco, punito senza colpe dal carceriere Koeman, all’improvviso, a cinque dalla fine, ha visto il campo. Clamoroso sarebbe da dire. Da stracciarsi le vesti addirittura. Che senso ha inserire in campo un giocatore bocciato con la cella della tribuna per tutta la stagione? Aveva per caso idea, Koeman, di regalargli il contentino finale? O pensava, invece, che gli risolvesse la partita dopo che lui stesso lo aveva demolito moralmente e psicologicamente, e dopo averlo umiliato per tutta la stagione? Il cambio mette in luce una vena autolesionista e masochista del tecnico olandese, oltre a certificare lo stato di confusione mentale per un tecnico ormai giunto all’ultima portata di un pranzo mal cucinato e peggio servito.