Il Barça vince soffrendo contro il Psv 1-2

Vittoria con molta sofferenza del Barça in Olanda contro il Psv dell’ex Overmars. 1-2 il risultato finale con reti di Messi e Piqué.

Non è stata una passeggiata o un recital da parte dei blaugrana. Tutt’altro. Falcidiati dagli infortuni (otto assenti in totale, con Valverde che ha portato in panchina Alena, Miranda e Chumi), i ragazzi di Valverde hanno dovuto soffrire le proverbiali sette camicie per uscire vittoriosi dal Psv Stadion di Eindoven. Il successo del Barcelona è giunto grazie all’ennesimo goal capolavoro della Pulga, che, nel secondo tempo, ha calciato e segnato dall’interno dell’area di rigore nonostante fosse attorniato dalla bellezza di quattro avversari a fargli da muro. Nonostante ogni pertugio e spiraglio fosse chiuso, el de Rosario è riuscito a fare centro. Dopo una prima finta di sgusciare sulla destra, e una seconda in direzione opposta, l’argentino ha trovato una conclusione impossibile sul palo del portiere. Il tiro, chissà come, è riuscito a passare, non si sa dove, tra i corpi degli avversari e ad insaccarsi nel minuto spazio tra il portiere e il palo. In un mondo scientifico in cui si è trovata la strada per manipolare le cellule sane ai fini di un loro rafforzamento contro le malattie (è di questi giorni la notizia dell’esperimento scientifico compiuto in Cina su questa materia), Leo Messi, come in un film di fantascienza, ha già scoperto la formula per la penetrazione dei corpi umani.

Il raddoppio è opera di Gerard Piqué che si è consolato dalla enorme sanzione amministrativa comminatagli per aver guidato senza più punti sulla patente, con la rete dello zero a due sfruttando l’ennesima giocata del numero 10. Sugli sviluppi di un calcio di punizione, il rosarino ha messo la palla morbidamente al centro dell’area. Piqué è stato lesto ad avventarsi sul pallone e a toccare la sfera quel tanto che è bastato per imprimere alla stessa una traiettoria beffarda per il portiere avversario. Zoet spiazzato e palla in fondo al sacco.

Prima e dopo dell’uno due blaugrana c’è stato anche tanto Psv. La squadra di Overmars ha giocato alla pari per larghi tratti della gara. Non come possesso palla s’intende, a chiaro appannaggio della squadra di Valverde, ma sì come pericolosità e occasioni da rete. Il Barça ha sofferto molto gli olandesi i quali, sfruttando anche una giornata storta di molti blaugrana, hanno minacciato più e più volte la retroguardia catalana. Nel primo tempo due pali e una traversa hanno salvato la porta di Ter Stegen. Dall’altra parte due salvataggi sulla linea a portiere battuto hanno evitato una doppia marcatura per Arturo Vidal, sempre più calatosi nella realtà azulgrana. 

Il primo tempo è stato ricco e combattuto, con molteplici occasioni da rete da ambo le parti e evidenti errori della difesa e centrocampo blaugrana. Messi & Co sono parsi da subito spaesati e confusionari. La difesa e il centrocampo hanno perso un’infinità di palloni, le marcature in area non sono state perfette, e così i padroni di casa sono riusciti a tenere in apprensione la difesa del Barça per tutti i primi 45′. I rientranti Rakitic e Coutinho non hanno fornito il solito livello di performance, e la loro scadente prestazione ha inciso sul rendimento di tutti i reparti. Non si può dire, tuttavia, che la prestazione non all’altezza della squadra sia attribuibile esclusivamente al croato e al brasiliano. Tutti i giocatori non hanno reso secondo le aspettative. Lo stesso Ter Stegen, che ha comunque salvato la sua porta con alcuni mirabili interventi, ha sbagliato molto sui rilanci, regalando la palla in più di una occasione agli avversari al limite della propria area, contribuendo a accrescere il panico negli ultimi 16 metri.

La ripresa è filata via tra alti e bassi. L’opera d’arte di Messi e l’abilità e furbizia di Piqué hanno permesso di portare a casa tre punti che garantiscono al Barcelona il passaggio del turno come prima ad una giornata dal termine del girone. 

La rete del Psv nel finale di gara ha riacceso una gara che sembrava ormai archiviata, accendendo nuovamente il patema d’animo fino al triplice fischio dell’arbitro. 

Ora l’appuntamento con la Champions League è fissato per l’11 dicembre, quando al Camp Nou scenderà il Tottenham affamato di punti per la conquista della seconda piazza nel girone e del passaggio agli ottavi di finale.

Coutinho e Rakitic tornano in gruppo

Una buona notizia per Valverde di fronte a tante cattive. Se Suarez, Arthur, Cillessen si aggiungono oggi a Rafinha e Sergi Roberto tra i giocatori infortunati che salteranno le prossime gare (Arthur dovrebbe mancare solo mercoledì contro il Psv), l’allenatore blaugrana ritrova Rakitic e Coutinho, pedine fondamentali dello schieramento, tanto più ora che l’infermeria è in pieno affollamento.

I due giocatori saranno dunque della gara di Champions contro il Psv Eindoven.

Virus infortuni: Suarez, Arthur e Cillessen out

Nello spogliatoio del Barça si sta diffondendo un pericoloso virus: quello degli infortuni. A catena, uno dietro l’altro, stanno cadendo i blaugrana. Di domenica sono le lesioni di Rafinha e Sergi Roberto. Stamattina sono caduti anche Suàrez, Arthur e Cillessen.

L’attaccante ha avuto un nuovo fastidio al ginocchio che lo ha tormentato sopratutto ad inizio stagione e che, con cure specifiche, era riuscito a buttarsi alle spalle. Ora quel problema fisico è riemerso e l’uruguayo dovrà stare ai box per due settimane

Situazione meno grave per Arthur, che soffre solo di un affaticamento muscolare agli adduttori. Per lui si prevede uno stop di una sola gara e salterà la sfida in Olanda contro il Psv Eindoven.

Cillessen, infine, resterà al palo per due, tre settimane per una piccola rottura al retto della gamba destra sofferta in occasione del riscaldamento nella partita contro l’Atletico. 

I cinque giocatori si uniscono così agli altri infortunati, Samper e Vermaelen. Unica nota lieta il recupero e ritorno in squadra di Rakitic e Coutinho

Le Conseguenze di Atleti – Barça

Cosa ha lasciato in dote il pareggio tra Atletico e Barcelona? In casa blaugrana certamente aspetti positivi, ma anche negativi. I due infortuni, grave quello di Rafinha, sono chiaramente le note dolenti di una serata che altrimenti sarebbe stata archiviata nella colonna degli attivi. 

Rafinha out per tutta la stagione e Sergi Roberto fuori per 3/4 settimane. Ma è la rottura del crociato collaterale anteriore di Rafinha che lascia gli strascichi maggiori. Dal punto di vista umano prima che tecnico/tattico. Il ragazzo era stato bloccato nella sua progressione calcistica una prima volta qualche anno fa a causa del medesimo infortunio di cui soffre ora. In quella circostanza fu il giocatore della Roma Naingolan a causargli la rottura del legamento collaterale con una entrata da killer, in scivolata, da tergo. Anche in quel caso stagione finita e mesi e mesi di lento e faticoso recupero. Il giro tra diverse squadre per verificare il suo completo recupero e, finalmente, il ritorno a casa, a Can Barça. Ora ci risiamo. Un infortunio identico al precedente interrompe, per la seconda volta, la progressione futbolistica di Rafinha. Proprio ora che Valverde stava iniziando a prenderlo in considerazione con maggiore frequenza rispetto all’inizio della stagione (in estate si dava per certo un suo taglio). 

Se dal punto di vista umano è un disastro, da quello cinicamente tecnico/tattico, il ragazzo potrà essere sostituito nello schieramento di Valverde con altre soluzioni. Il ruolo di Rafinha potrà essere preso da Malcom, sempre che curi con dedizione la fase difensiva, ma anche con l’utilizzo di Sergi Roberto, quando recupererà dal suo di infortunio. Altre soluzioni non mancano nella faretra di Valverde, non ultima il ripescaggio, dal fondo dell’armadio, di Denis, ormai finito nell’oblio più assoluto in casa blaugrana. Non bisogna dimenticare che l’assenza prolungata di Rafinha potrebbe anche favorire un utilizzo più costante di Vidal, che dal canto suo sta recuperando, insieme alla forma/forza fisica, anche quel protagonismo tanto desiderato che lo stava portando al limite della zona rossa all’interno della squadra.

Riguardo all’infortunio di Sergi Roberto, il laterale dovrà stare fermo per un periodo vicino al mese, giorno più giorno meno. La sua sostituzione dovrebbe essere scontata con l’utilizzo di Semedo, che anche con la presenza del ragazzo di Reus stava iniziando a diventare sempre più effettivo nelle ultime settimane. Valverde crede nel portoghese. Per coprire le spalle del colored blaugrana si potrà certamente fare affidamento sulla cantera. Circa il valore di questa nessuno può avanzare dubbi. La prestazione di sabato scorso di Cucurella contro il Madrid è uno degli esempi più chiari e fulgidi. Piccoli campioni crescono.    

Un Barça dominador, con la polvora mojada, empata a 1 con l’Atleti

Un Barça dominatore al Wanda, ma con l’innesco bagnato, pareggia 1-1 contro l’Atleti. La partita è stata condotta in lungo e in largo dalla squadra di Valverde che ha avuto il solo torto di non aver concretizzato, con la rete del vantaggio, l’enorme mole di gioco creata.

Il tecnico extremeno ha mandato in campo un undici con alcune sorprese. Semedo e Vidal titolari al posto degli infortunati Rakitic e Coutinho, con Roberto portato avanti nella posizione di interno destro. In campo il Barcelona si è sistemato con un 4-4-2 molto equilibrato e ben organizzato, in cui doti tecniche e leggerezza sono state combinate con forza e aggressività da Valverde – il chimico. Con polveri colorate e alambicchi, l’allenatore è riuscito a trovare una sistemazione in campo capace di rendere inoffensivo l’avversario. Ci si attendeva una squadra colchonera all’assalto sin dai primi minuti, invece i blaugrana, ben messi sul terreno di gioco, hanno impedito ogni manovra agli uomini del Cholo. 

Così il Barça ha gestito con inaspettata facilità una partita difficilissima contro un avversario che aveva il chiaro obiettivo di scavalcare la capolista in classifica. La temuta aggressività rojiblanca non si è vista; lo stesso per il pressing furioso che ha da sempre costellato ogni gara dei padroni di casa. Merito certamente del Barcelona, che ha impedito al Cholo di sfoderare le sue armi migliori.

La difesa di Simeone però ha gestito molto bene gli attacchi e la manovra blaugrana. Così la partita è scivolata senza grandi colpi di scena per tutto il primo tempo e per parte della ripresa.

Come un fulmine a ciel sereno, al 77′, in una delle rare occasioni in cui l’Atletico si è affacciato nell’area azulgrana, è arrivata la rete del vantaggio dei locali. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo Rafinha è stato troppo morbido in marcatura su Diego Costa (si è liberato facilmente del giocatore blaugrana con una spinta). Sotto porta, il brasiliano naturalizzato spagnolo ha incornato il pallone spedendolo nell’angolo alto opposto alla direzione del cross. Dopo una partita letteralmente dominata, i blaugrana si trovavano sotto di una rete. 

La reazione di Valverde è stata immediata. Dentro Dembélé per Arthur, e dopo qualche minuto Malcom per Vidal. La doppia mossa ha premiato il suo fautore. I due colored hanno spinto sull’acceleratore, permettendo alla squadra di rigettarsi in avanti alla ricerca di un meritatissimo goal del pareggio. Al 90′, proprio Dembélé, il discusso Dembélé, il criticato Dembèlé, in odore di taglio per via dei suoi continui ritardi poco consoni ad un professionista, ha regalato alla sua squadra la rete del pari. Assist di Messi per l’accorrente e libero Ousmane. Il ragazzo ha fintato il tiro, si è portato la palla sul sinistro, e con un tiro deciso sotto le gambe di Oblak in uscita, ha insaccato per la gioia incontenibile sua e di tutta la squadra.

Un pari preziosissimo che permette al Barcelona di mantenere la testa della classifica davanti al rivale dopo lo scontro diretto a Madrid. La gara ha anche messo in evidenza, ancora una volta, la capacità tecnica e tattica della squadra, che nelle partite importanti e decisive non sbaglia un colpo.      

FC Barcelona – Dembélé… Futuro incerto e a rischio nel Barça

Felicità a momenti e futuro incerto“. Il testo della canzone di Antonio de la Cuesta, meglio noto come Tonino Carotone, sembra il manifesto di Ousmane Dembélé nella sua avventura in blaugrana. Un’avventura che potrebbe anche essere già agli sgoccioli. Il perché è presto spiegato. Le continue mancanze di concentrazione all’interno del club, di attitudine nei suoi atteggiamenti, i ritardi che iniziano a sommarsi in maniera preoccupante, la scarsa voglia di integrarsi con il vestuario, la dieta non proficua per un professionista stanno iniziando a fare terra bruciata intorno al ragazzo ex Dortmund.

Il futuro di Dembélé nel Barça è dunque sempre più a rischio. Martedì sera c’è stata una riunione ai massimi livelli tra i rappresentanti del giocatore e il club blaugrana. Nel Barcelona sono preoccupati per il comportamento del giocatore e la mancanza de compromiso con compagni e club. L’ingaggio del 21enne francese è stato il più caro della storia blaugrana fino all’arrivo di Coutinho. 105 milioni più 40 di variabili non sono uno scherzo. Se all’interno della directiva sono soddisfatti del suo rendimento in campo, gli atteggiamenti extra tecnici fanno suonare le sirene d’allarme. I casi che infastidiscono nello spogliatoio e nella junta iniziano a diventare troppi e raggruppati in un periodo di tempo limitato. Alcuni sono rimasti all’interno del club, altri sono invece venuti alla luce del sole. Come quando Dembélé ha saltato l’allenamento di inizio settimana scorsa per un problema intestinale avvisando il club della sua assenza solo un’ora e mezza dopo l’orario fissato per l’allenamento; o come il riscaldamento sotto ritmo, e con i lacci slegati delle scarpe, in occasione della partita contro il Sevilla quando ha sostituito Messi infortunato. In quella circostanza si era anche sostenuto che il cambio fosse stato ritardato (con ulteriore rischio di aggravio della lesione stessa) proprio per la scarsa voglia del francese nel completare il riscaldamento. A ciò deve aggiungersi l’arrivo con notevole ritardo allo stadio in occasione della partita di Champions contro l’Inter in casa. L’ultimo caso è recentissimo e risale a domenica scorsa. Non convocato per la partita (persa) contro il Betis a causa degli scarsi allenamenti compiuti, complice anche i problemi intestinali avuti, al ragazzo era stato fatto obbligo di presenziare alla gara dalla tribuna, di restare con i compagni alla sera e partire per il ritiro con la nazionale l’indomani. A dispetto di tutto e tutti, dopo la partita vista dalle gradinate dello stadio, l’attaccante ha preso il volo per Parigi e ha lasciato la squadra e la città contravvenendo a tutte le prescrizioni affidategli.

Insomma, una serie di atteggiamenti inaccettabili per un calciatore di un club dell’eccellenza del FC Barcelona. All’eccellenza calcistica corrisponde, e deve corrispondere, altrettanta eccellenza nei comportamenti e nell’impegno lavorativo. Ne più ne meno di quando si entra in un’entità accademica dell’eccellenza della Columbia University. Aumenta il livello, aumentano i vantaggi e le possibilità, ma anche le pretese di rendimento negli studi e nei comportamenti. Lo stesso capita nel Barça. Essere del Barça significa esserlo dentro e fuori dal campo. Eccellenza di gioco, di rendimento e di comportamento. Altrimenti, anche se bravo e preparato, si cambia aria e squadra. 

Di tutto questo si è parlato nella riunione avvenuta all’Hotel Princesa Sofìa avvenuta tra Moussa Sissoko e Marco Lichtsteiner, rappresentanti dell’attaccante, e Bartomeu, Jordi Mestre (vicepresidente sportivo), Pep Segura (manager generale) e Eric Abidal (secretario tecnico) per il Barça. Il club ha chiaramente detto alla controparte che il giocatore fa parte del progetto calcistico della squadra, che il suo rendimento in campo è soddisfacente, ma che non lo è quello fuori dal terreno di gioco. Per questo c’è la necessità che il loro assistito cambi subito i suoi atteggiamenti per evitare che le loro strade si separino sin dal mercato estivo. I rappresentanti del calciatore si sono prodigati per rassicurare l’altra parte, dichiarando che avrebbero affiancato a Dembélé una figura di loro fiducia affinché lo seguano passo passo, giorno dopo giorno, ad evitare che si ripropongano le situazioni che stanno infastidendo anche i compagni di squadra, stanchi di ritrovarsi nel gruppo un giocatore che pare vivere in un pianeta a parte.

Valverde sta facendo di tutto per aiutare il ragazzo ad integrarsi, passando sopra alle sue indiscipline. Lo stesso sta facendo Deschamps, ct della Francia, quando si reca in nazionale. 

Nonostante le rassicurazioni di ambo le parti, sembra sempre più probabile che Dembélé verrà messo sul mercato in estate. L’obiettivo è cercare di recuperare il massimo possibile da un’operazione economica che non può essere finanziariamente in perdita per il Barça.  

Editoriale – Le ragioni di una sconfitta

La sconfitta di ieri del Barça ha radici profonde e radicate innanzitutto nella natura umana. Nell’inconscio dei giocatori. Dopo un periodo difficile, nel quale hanno dovuto affrontare una serie di partite complicate senza il più forte di tutti, il cinque volte pallone d’oro Leo Messi, il ritorno dell’argentino deve avere inconsciamente scaricato le menti e i cuori dei blaugrana. La squadra deve avere creduto che il ritorno della Pulce potesse permettere agli altri dieci in campo di abbassare la guardia e prendersi un pomeriggio di riposo. Ecco che, all’improvviso, quella squadra battagliera, che aveva esercitato una pressione altissima e costante sugli avversari, aggredendo con tre uomini nella metà campo opposta sin dalla trequarti, che aveva puntato tutto sulla velocità, il movimento continuo senza palla e sugli interscambi per sopperire all’assenza del giocatore più forte del pianeta, si è sciolta come neve al sole. All’ora della siesta la squadra blaugrana ha deciso di farsi un sonnellino. L’idea “Abbiamo in squadra il più forte al mondo, noi possiamo anche giocare deconcentrati tanto risolve tutto lui“, non è l’equazione vincente. Il risultato non tornerà mai con questi presupposti e con questi numeri. Forse un atteggiamento di questo tipo è umano. L’inconscio è una terribile e infida trappola. Ma ad essere troppo umani non si vincono le partite e tanto meno i trofei.

I fatti hanno dato ragione a chi propugnava questi concetti e a chi temeva che ciò sarebbe potuto capitare. Fcbarcelonafootball era tra questi. Avevamo annusato il pericolo e lo avevamo ipotizzato come uno spauracchio, come una storia del terrore che un tempo si raccontava ai bambini cattivi per farli stare buoni.

Nel primo tempo di ieri è mancato tutto quanto avevamo visto nelle partite senza Leo. Lo spirito di gruppo battagliero e solidale da Tutti per uno e Uno per tutti mutuato da I tre moschettieri di Dumas.


Il Barça si è svegliato nella ripresa quando era sotto di due reti. Troppo tardi, sopratutto in una serata in cui tanti sono stati gli errori; individuali e di squadra. Ieri ha sbagliato anche chi non lo aveva mai fatto. Come Ter Stegen. E’ stato espulso Rakitic. Insomma, è capitato di tutto. 

Questa sconfitta può essere trasformata in una vittoria se dentro lo spogliatoio saranno in grado di leggerla per come deve essere letta. Come un insegnamento, un libro di testo universitario su come ci si deve comportare per vincere e trionfare.
La squadra ha perso perché ha messo da parte la pressione, la velocità e l’intensità che aveva sfoderato nel momento del massimo bisogno, quando cioè Messi si è infortunato. Quell’unità di intenti, quella condotta solidaria da grande squadra che ha sopperito all’assenza del più grande con la forza, la pressione, l’intensità dell’azione e l’unità del gruppo ieri si è persa, evaporata come una pentola d’acqua lasciata troppo tempo su un fornello. Se questo gruppo capirà che potrà trionfare su tutti i fronti solo unendo il ritorno di Messi all’intensità e alla pressione messe in campo nel Clasico e con l’Inter, allora si aprirà una stagione di grandi soddisfazioni e nessun traguardo sarà precluso.

Adesso si è avuta la prova e la controprova. La formula per la vittoria è stata dimostrata. Spetta ad allenatore e giocatori prendere coscienza di ciò e metterla in pratica in campo. La stagione, adesso, è a un bivio. Una strada porta verso il trionfo, l’altra verso il disastro: dalla prossima mossa, dalla prossima sfida, capiremo che scelta avrà fatto quest’equipo.

Il Betis golea 3-4 a un Barça che regala un tempo

Il Barça perde in casa contro il Betis per 3-4 in una partita loca che servirà da grande insegnamento a Valverde e ai suoi. Se serve per capire come stanno le cose, ben venga anche questa sconfitta interna (mancava dal 2016). 

Un primo tempo sin presion, intensidad, ni velocidad, apre la strada al Betis che in più di una occasione è andata vicina alla rete, ne ha realizzato due e ha sfiorato in altre occasioni di rimpinguare ulteriormente il bottino. Il Barça? Non pervenuto. All’ora della siesta, ore 16:15, i blaugrana hanno deciso di fare la siesta. Una squadra troppo brutta per essere vera. Fantasmi in campo, figurine da album senza anima e spessore. Questo è stato il Barcelona nei primi 45′. Nella partita del rientro in campo di Messi, nella gara in cui la squadra avrebbe dovuto abbinare la straordinaria concentrazione, pressione e intensità mostrata nelle partite senza Messi all’eccellenza del miglior giocatore della storia, i giocatori hanno deciso che con l’argentino in campo non era il caso di disturbarsi troppo e faticare. Ma Messi, nonostante tutto, non è Mago Merlino che agita la bacchetta magica e trasforma zucche e topini in carrozze e cavalli. Hoops, quella era la Fata Madrina, invero. In ogni caso la straordinaria classe del Diez deve essere accompagnata da una squadra di calcio. Cosa che, nei primi 45′ minuti, non si è assolutamente vista. 

Negli spogliatoi la squadra deve avere preso coscienza di quanto non aveva fatto e che anche la squadra più forte ha necessità di giocare seriamente per battere qualunque avversario. I blaugrana sono scesi in campo per giocare la ripresa con un altro spirito. In campo subito Vidal per Arthur per dare quella fame, grinta, foga e garra che nella prima parte di gara era mancata a tutti i suoi compagni. Insieme al cileno è rientrata sul cespéd un altro Barça; il vero Barça. Improvvisamente ecco velocità e pressione sull’avversario, ma anche il patema d’animo di dover recuperare due reti in 45′ ad una squadra che stava giocando alla grande sul campo della più grande. Il Barcelona ha premuto ma non è riuscito a passare. Al 68′ è giunta la rete di Messi che ha riaperto la partita e dato nuove speranze al Camp Nou. Calcio di rigore per fallo su Jordi realizzato magistralmente con un pallone sotto la traversa. 

Tutto sembrava indirizzato verso una remuntada. Ma era proprio la giornata no. Tutti lo hanno capito quando a sbagliare è stato Ter Stegen. Così è giunta la rete del Betis che ha ristabilito le distanze nel punteggio. Il tedesco non commetteva un errore da tempo immemorabile. Oggi, su un tiro di Lo Celso, si è lasciato sfuggire la presa sul pallone che è finito in rete. 1-3.

Il Barça è tornato alla carica in maniera commovente e ha segnato ancora con il Guerriero Vidal al termine di una elaborata azione nel più puro Dna blaugrana. Ma un fallo a centrocampo di Rakitic ha portato al doppio giallo che Matheu Lahoz ha sventolato sotto il naso del croato. Sotto di una rete e di un uomo, la squadra ha rischiato ancor di più pre arrivare al pareggio. In una azione di contropiede, con Piqué attardato in una azione d’attacco, il Betis ha trovato il buco a centro area e ha allungato ancora. 2-4.

La partita era ormai segnata mancando meno di 10 minuti alla fine. Nonostante tutto il Barcelona ha insistito per cercare di non dare nulla per scontato. Altri attacchi, occasioni, respinte e calci d’angoli. In una di queste concitate azioni Piqué ha anticipato Vidal togliendoli di testa la palla che il cileno si stava apprestando a mettere in fondo al sacco.

Al 92′ è giunta la rete del 3-4. Ancora Messi su assist di Vidal (grande gara la sua) per mettere la parola fine su una gara dai due volti. Una sconfitta questa che può essere molto salutare se letta nel modo corretto. Nel momento il cui la squadra ha pensato di tirare i remi in barca, rilassandosi sul rientro in campo di Messi è stata punita. Questa squadra, come nessuna nel calcio moderno, può permettersi di giocare in maniera scontata e superficiale contando che la partita venga risolta da un solo uomo. Se il Barcelona capirà, e oggi ne ha avuto la prova, che deve giocare con la medesima pressione e intensità del Clasico e delle due partite contro l’Inter con l’aggiunta di Messi, questa squadra potrà diventare imbattibile. Oggi, si spera, lo ha capito. A volte le lezioni si capiscono meglio con una sconfitta. Se serve per far cambiare registro alla squadra, non c’è miglior vittoria di una sconfitta. E se si doveva perdere per capire bene come stanno le cose, non c’è partita migliore di questa. In campionato, con la squadra comunque ancora prima. 

Speriamo che Valverde e i suoi ragazzi sfruttino al meglio questo che può essere veramente il dono che può cambiare completamente la stagione. In meglio, decisamente in meglio. 

Il Betis fa il Barça e goleanei primi 45′

Un primo tempo sin presion, intensitad, ni velocidad, apre la strada al Betis che in più di una occasione è andata vicina alla rete, ne ha realizzato due e ha sfiorato in altre occasioni di rimpinguare ulteriormente il bottino. Il Barça? Non pervenuto. All’ora della siesta, ore 16:15, i blaugrana hanno deciso di fare la siesta. Una squadra troppo brutta per essere vera. Fantasmi in campo, figurine da album senza anima e spessore. Questo è stato il Barcelona nei primi 45′. Nella partita del rientro in campo di Messi, nella gara in cui la squadra avrebbe dovuto abbinare la straordinaria concentrazione, pressione e intensità mostrata nelle partite senza Messi all’eccellenza del miglior giocatore della storia, i giocatori hanno deciso che con l’argentino in campo non era il caso di disturbarsi troppo e faticare. Ma Messi, nonostante tutto, non è Mago Merlino che agita la bacchetta magica e trasforma zucche e topini in carrozze e cavalli. Hoops, quella era la Fata Turchina, invero. In ogni caso la straordinaria classe del Diez deve essere accompagnata da una squadra di calcio. Cosa che, nei primi 45′ minuti, non si è assolutamente vista. 

Coutinho infortunato! 2/3 settimane out

Brutte notizie per il Barça. La partita di Milano non ha avuto solo la sgradita sorpresa di un risultato beffardo per la squadra blaugrana, ma ha portato in dote anche un infortunio pesante. Quello di Coutinho. 

Al termine del match del Meazza, l’extremo brasileno ha accusato un problema muscolare al bicipite femorale della gamba sinistra. Le prove e gli accertamenti medici a cui è stato sottoposto il ragazzo al rientro a Barcelona hanno evidenziato che il problema è più grave del previsto. Non si tratta di un semplice affaticamento muscolare, ma di una vera e propria rottura del muscolo del bicipite femorale.

I tempi di recupero del giocatore sono al momento prognosticati dallo staff medico in due, tre settimane di stop. Coutinho salterà la partita di questa domenica al Camp Nou contro il Betis. Potrebbe saltare anche la sfida al Wanda contro l’Atletico il 24 novembre e fare il suo ritorno in squadra qualche giorno dopo nella partita di Champions contro il Psv Eindoven del 28. 

In questa vicenda ci sono tuttavia due aspetti che rendono meno amaro lo stop del giocatore. Il primo è che se si ferma Coutinho rientra in squadra Messi, pronto a riapparire già nella sfida casalinga contro il Betis di domenica. Il secondo è che il calendario dà una mano alla squadra blaugrana, essendo in programma la sosta per le nazionali. Ciò permetterà che il brasiliano si perda un numero di partite inferiore a quello che si sarebbe perso senza tale sosta. Dopo il turno di questa prossima giornata di Liga infatti, il campionato ritornerà la settimana dal 23 al 26 novembre. Il Barcelona sarà atteso dal match di sabato 24 in trasferta contro l’Atletico