Editoriale – Le ragioni di una sconfitta

La sconfitta di ieri del Barça ha radici profonde e radicate innanzitutto nella natura umana. Nell’inconscio dei giocatori. Dopo un periodo difficile, nel quale hanno dovuto affrontare una serie di partite complicate senza il più forte di tutti, il cinque volte pallone d’oro Leo Messi, il ritorno dell’argentino deve avere inconsciamente scaricato le menti e i cuori dei blaugrana. La squadra deve avere creduto che il ritorno della Pulce potesse permettere agli altri dieci in campo di abbassare la guardia e prendersi un pomeriggio di riposo. Ecco che, all’improvviso, quella squadra battagliera, che aveva esercitato una pressione altissima e costante sugli avversari, aggredendo con tre uomini nella metà campo opposta sin dalla trequarti, che aveva puntato tutto sulla velocità, il movimento continuo senza palla e sugli interscambi per sopperire all’assenza del giocatore più forte del pianeta, si è sciolta come neve al sole. All’ora della siesta la squadra blaugrana ha deciso di farsi un sonnellino. L’idea “Abbiamo in squadra il più forte al mondo, noi possiamo anche giocare deconcentrati tanto risolve tutto lui“, non è l’equazione vincente. Il risultato non tornerà mai con questi presupposti e con questi numeri. Forse un atteggiamento di questo tipo è umano. L’inconscio è una terribile e infida trappola. Ma ad essere troppo umani non si vincono le partite e tanto meno i trofei.

I fatti hanno dato ragione a chi propugnava questi concetti e a chi temeva che ciò sarebbe potuto capitare. Fcbarcelonafootball era tra questi. Avevamo annusato il pericolo e lo avevamo ipotizzato come uno spauracchio, come una storia del terrore che un tempo si raccontava ai bambini cattivi per farli stare buoni.

Nel primo tempo di ieri è mancato tutto quanto avevamo visto nelle partite senza Leo. Lo spirito di gruppo battagliero e solidale da Tutti per uno e Uno per tutti mutuato da I tre moschettieri di Dumas.


Il Barça si è svegliato nella ripresa quando era sotto di due reti. Troppo tardi, sopratutto in una serata in cui tanti sono stati gli errori; individuali e di squadra. Ieri ha sbagliato anche chi non lo aveva mai fatto. Come Ter Stegen. E’ stato espulso Rakitic. Insomma, è capitato di tutto. 

Questa sconfitta può essere trasformata in una vittoria se dentro lo spogliatoio saranno in grado di leggerla per come deve essere letta. Come un insegnamento, un libro di testo universitario su come ci si deve comportare per vincere e trionfare.
La squadra ha perso perché ha messo da parte la pressione, la velocità e l’intensità che aveva sfoderato nel momento del massimo bisogno, quando cioè Messi si è infortunato. Quell’unità di intenti, quella condotta solidaria da grande squadra che ha sopperito all’assenza del più grande con la forza, la pressione, l’intensità dell’azione e l’unità del gruppo ieri si è persa, evaporata come una pentola d’acqua lasciata troppo tempo su un fornello. Se questo gruppo capirà che potrà trionfare su tutti i fronti solo unendo il ritorno di Messi all’intensità e alla pressione messe in campo nel Clasico e con l’Inter, allora si aprirà una stagione di grandi soddisfazioni e nessun traguardo sarà precluso.

Adesso si è avuta la prova e la controprova. La formula per la vittoria è stata dimostrata. Spetta ad allenatore e giocatori prendere coscienza di ciò e metterla in pratica in campo. La stagione, adesso, è a un bivio. Una strada porta verso il trionfo, l’altra verso il disastro: dalla prossima mossa, dalla prossima sfida, capiremo che scelta avrà fatto quest’equipo.

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