FC Barcelona – Valverde: I problemi di Dembélé legati al primo infortunio

di Giuseppe Ortu

L’infortunio occorso a Dembélé nella prima parte della gara contro il Borussia Dortmund, prognosticato dal parte medico del club come infortuno al bicipite femorale, rientro stabilito presuntivamente intorno all’otto di febbraio, potrebbe costare al francese tra le 12 e le 14 partite. Liga, Supercopa de Espana sono le competizione coinvolte dalla sosta forzata del giocatore. Potrebbe rientrare contro il Betis, il nove febbraio, o la settimana successiva contro il Getafe in casa, il 16. Nel mazzo sono inserite anche le partite della nuova Supercopa de Espana, da quest’anno convertita in un mini torneo a quattro con semifinali e finale a cui prenderanno parte Barça, Valencia, Atletico e Real Madrid. La partita di semifinale contro i colchoneros è in programma l’otto gennaio. In caso di vittoria si disputerà la finale contro la vincente tra Madrid e Valencia. Dal novero delle gare viene mandata salva la fase a eliminazione diretta della Champions, posto che la sfida degli ottavi, il cui sorteggio è in programma il 16 dicembre, si giocherà a febbraio inoltrato (18/19 e 25/26 febbraio e 10/11 e 17/18 marzo).

Nella conferenza stampa di questa sera della vigilia della partita che il Barça disputerà al Wanda contro l’Atletico del Cholo, Valverde ha spiegato che questo, come gli altri infortuni a cui il ragazzo francese è andato incontro, sono dovuti e originati al primo infortunio subito, alla partita di settembre contro il Getafe alla sua prima stagione in blaugrana. Un infortunio molto grave, ha spiegato (rottura del tendine del bicipite femorale della gamba) che, sebbene risolto chirurgicamente, ha lasciato, vista la sua gravità, una serie di debolezze e punti sensibili nel muscolo, che se sollecitati in un modo non consono possono portare a nuove lesioni.   

Fc Barcelona – 700 volte Messi

di Giuseppe Ortu

Con la partita di ieri notte al Camp Nou contro il Borussia Dortmund valida per la penultima giornata della fase a gironi della Champions League, Leo Messi ha raggiunto la ragguardevole cifra di 700 presenze con il club blaugrana. Cifra tonda coincisa con una gara europea e con una prestazione da Pallone d’Oro, con la quale ha dato ragione, per l’ennesima volta, a chi lo ha votato per ricevere il sesto trofeo personale della carriera, premiazione che avverrà luogo a Parigi il 2 di dicembre. Manca l’ufficialità chiaramente, ma è una sorta di segreto di pulcinella, posto che la visita a Barcelona nei giorni scorsi del redattore capo di France Football, in compagnia di uno dei redattori della rivista, a pochi giorni di distanza dalla premiazione, è un indizio attuale e concreto circa l’esito delle votazioni. Tenendo presente le abitudini della rivista che assegna il trofeo, che visita il vincitore in pectore circa una settimana prima del Galà ufficiale per effettuare l’intervista e realizzare le foto che appariranno a corredo dell’articolo sul premiato nella copertina del Numéro Spécial Ballon d’Or in edicola due giorni dopo la premiazione, quest’anno uscirà mercoledì 4 dicembre, la visita della squadra di FF a Barcelona è una rivelazione di come andrà la premiazione.

Detto questo, e tornando alle 700 presenze del Genio di Rosario in maglia blaugrana, l’argentino è ora secondo solo a Xavi, che guida la classifica dei più presenti del club con 767 gare disputate. In queste 700 partite, Messi ha realizzato la bellezza di 613 reti, contando il goal messo a segno nella serata di ieri. 613 su 700 incontri. Una media sbalorditiva di 0,87 reti per incontro. Nel mirino del 10 blaugrana, quanto a reti realizzate nei club, ora ha davanti a sé il mito Pelé,autore di 684 goals messi assieme tra Santos (647) e Cosmos NY (37).

In queste 700 volte in campo, Leo è passato dal numero 30 sulla maglia della stagione 2004-05 al 10, lasciatogli in eredità da Ronaldinho nel 2008-09, in un percorso in cui è transitato attraverso il 19 nelle stagioni 2005-06, 2006-07 e 2007-08.  

FC Barcelona – 3-1 al Dortmund e Barça ai quarti

di Giuseppe Ortu

Il Barça batte il Dortmund 3-1 in casa, allontana le paure e passa ai quarti da primo in classifica. Ma non sono tutte rose e fiori.

Un Barça dai due volti, un po’ Dr Jeckyll and Mr Hyde, come il suo allenatore d’altronde. Un primo tempo spettacolare che ha riportato per 45′ il vecchio Barça degli invincibili. Un primo tempo da Guardiola, e, purtroppo, una ripresa alla Valverde, con il resultadismo dell’allenatore extremeno riportato a mantra assoluto del suo credo calcistico. Queste le due facce della partita di ieri notte.  
I primi 45′ sono stati contrassegnati da un gioco veloce, leggero, con il pallone che restava tra i piedi dei giocatori blaugrana il tempo di un battito d’ali dei pappagalli che riempiono gli alberi della Ciudad Condal. Movimento costante degli uomini in maglia blaugrana a scacchi, linea altissima di difesa e pressing portato incessantemente e continuativamente fin sulla trequarti avversaria. Così il Barça è riuscito a neutralizzare la formazione di Favre, che tanto lo aveva messo in difficoltà all’andata, e a giocare nella metà campo avversaria per tutto il tempo, mostrando alla grada un gioco che da tanto, troppo tempo non si vedeva al Camp Nou, riportando le menti, i ricordi e le lancette dell’orologio della memoria al periodo pre-Tata Martino. Una gioia per gli occhi vedere giocare questa squadra sul manto erboso dell’Estadi. La difesa, in grave emergenza per le assenze contemporanee di Semedo, Piqué, Jordi Alba (infortunio, squalifica, infortunio), ha giocato in scioltezza grazie agli anticipi straordinari di Umtiti (un gigante su chiunque passasse dalle sue parti) portati fin oltre la metà campo del Dortmund. Conclusione, la squadra blaugrana ha difeso attaccando, sistemandosi nella metà campo avversaria, recuperando il pallone immediatamente dopo la sua perdita attaccando l’avversario in possesso del pallone e mai rinculando nella propria metà campo. Il risultato è dato dal possesso palla dei primi 45′: 55% Barça, contro 44% del BVB. Nella prima frazione di gioco sono arrivati i primi due goal. Di Suarez su assist di Messi dopo una azione tutta in velocità al 29′, e di Messi con un sinistro angolatissimo, su assist del Pistolero, al 33′. Da segnalare anche una rete del numero 9 uruguaiano annullata per fuorigioco millimetrico (ginocchio oltre la linea ideale) sullo 0-0. Anche in questo caso Messi aveva fornito l’assist vincente. Nei primi 45′ il Borussia Dortmund si è limitato a spaventare Ter Stegen nei primissimi minuti cin una azione ficcante salvata prima da una deviazione a terra del portiere tedesco, e poi da Umtiti sulla linea di porta sulla ribattuta. Per il resto i tedeschi sono stati letteralmente annichiliti dalla prova dei blaugrana.

Tutt’altro discorso nella ripresa. La partita dei bei tempi andati ha lasciato il posto al Valverde style. Rientrati in campo in vantaggio di due reti, invece che continuare ad assaltare il rivale barcollante continuando a portare la pressione altissima come nella prima parte, il Valverde pensiero ha preso il sopravvento e la squadra ha iniziato a tirare i remi in barca, iniziando a gestire il risultato. Che parolaccia per il credo calcistico catalano. La squadra ha retrocesso il suo raggio d’azione di 20, 30 metri. Se prima occupava stabilmente la metà campo avversaria, con i difensori che portavano l’anticipo quasi sulla trequarti offensiva, adesso la squadra stazionava nella propria metà campo, rintanata dalla trequarti difensiva e l’aria di rigore. Sono calati i ritmi e con essi i movimenti dei giocatori e la loro concentrazione. Si sono rivisti errori di misura tipici di questo discontinuo inizio di stagione e il Borussia ha iniziato a impossessarsi del pallone e della partita. Il Barça restava passivo a guardare i tedeschi fare girare la palla nel tentativo di trovare il pertugio giusto. In questa fase della partita raramente la formazione di Valverde ha pressato gli avversari, appiattendosi in un monotono falso controllo del risultato. Alla pericolosità aumentata del BVB, anche grazie all’inserimento di Sancho in squadra, ha risposto il solito, immenso Messi. Quando nella ripresa la formazione blaugrana ha spezzato il gioco dei gialloneri è stato solo grazie alle iniziative personali del 10 che ha inventato da suo pari, dando la scossa a squadra e pubblico, e costruendo alcune giocate memorabili. Tra queste, alcune palle al bacio per Griezmann. Una di queste è stata trasformata in rete dal francese con una stilettata rasoterra sul palo lontano che ha beffato il portiere in uscita. 3-0. Nonostante questo è stato il BVB che ha continuato a gestire il gioco. Al 77′ è giunta la rete di Sancho che ha fulminato Ter Stegen imparabilmente. I tedeschi hanno continuato a pressare e a creare pericoli e se la partita non si è riaperta completamente, mettendo a rischio la vittoria finale, è solamente grazie alla parata del portiere blaugrana, che a cinque dalla fine è riuscito a evitare la rete del 3-2 con una incredibile parata che ha fatto sbattere sulla traversa il pallone calciato ancora da Sancho.
La sofferenza della formazione blaugrana nella ripresa, grazie al pensiero speculativo e conservatore di Valverde, è manifestato dal dato del possesso palla dei secondi 45′. Il Borussia Dortmund ha menato le danze con il 61% di gestione della sfera contro appena il 39% del Barça. La percentuale blaugrana è passata dal 55% dei primo tempo al 39%. Questo la dice tutta circa l’atteggiamento attivo e propositivo della squadra nella prima metà di gara, e indolente e rinunciatario della ripresa. Valverde, dopo tre anni in blaugrana, non ha ancora capito che il Barcelona vince solo se gioca in velocità, in attacco e con una pressione altissima al fine di recuperare immediatamente il possesso di palla. Se decide di giocare all’italiana, al risparmio, pensando di speculare su uno striminzito risultato di vantaggio, la squadra si rilassa, si deconcentra, si addormenta e va in affanno contro chiunque. A capirlo!  

FcBarcelona – Messi sarà Pallone d’Oro 2019

di Giuseppe Ortu

Ormai è tutto pronto. Manca l’ufficialità, che ci sarà la notte del Gala della consegna del Pallone d’Oro, ma chi deve sapere sa già. Messi sarà il nuovo Pallone d’Oro e sostituirà Modric, vincitore la scorsa stagione. Nella giornata di ieri, infatti, una squadra di giornalisti inviati da France Football, nella fattispecie Pascal Ferré e Thierry Marchand, rispettivamente redattore capo e redattore della celebre rivista francese che assegna il prestigioso trofeo, sono stati a Barcelona per incontrare Leo Messi, sottoporlo all’intervista di rito e preparare il servizio fotografico a corredo dell’articolo per la rivista che avrà in copertina il nuovo Pallone d’Oro, edizione 2019.

Come è rito, ormai, la rivista francese si reca nella città dove vive il premiato, a circa una settimana/10 giorni dalla consegna, per informarlo del risultato della votazione. Nello stesso tempo viene preparato il numero che avrà in copertina il nuovo vincitore. La rivista sarà quindi in edicola la settimana della proclamazione e della consegna del Pallone d’Oro.

Messi così conquisterà il suo sesto trofeo personale (2009, 2010, 2011, 2012, 2015, 2019), staccando così Cristiano Ronaldo nella classifica dei vincitori. 6 a 5. La scorsa è stata una annata superlativa, per il Genio di Rosario. Pichici della Liga, capocannoniere della Champions League, Scarpa d’Oro europea, vincitore della Liga con il Barça, semifinalista in Champions con doppiette realizzate negli Ottavi, Quarti e Semifinale. La celebrazione avverrà a Parigi, lunedì 2 dicembre, presso il Theatre Chatelet.

FC Barcelona – Le insicurezze di Valverde contro il Borussia Dortmund

di Giuseppe Ortu

Notte di Champions domani al Camp Nou e notte di primi verdetti. Per il Barça irregolare di questo inizio di stagione non sarà una partita come un’altra. Sarà quasi una sfida a eliminazione diretta. Una partita delicatissima dalle mille e una insidie. Primo in classifica nel girone, certo, ma con un calendario estremamente delicato e complicato. Se la formazione di Valverde non dovesse portare a casa i tre punti, rischierebbe addirittura l’eliminazione. Con un punto di vantaggio sul BVB e quattro sull’Inter, la situazione è quanto mai ballerina. Una mancata vittoria contro la formazione di Lucien Favreporterebbe il bottino in classifica a quota 9 contro gli 8 dei tedeschi. Ma la vittoria probabile dei nerazzurri sullo Slaviaposizionerebbe gli italiani secondi a pari punti con il Dortmund. Nell’ultimo match day del girone, infine, i blaugrana andranno a Milano, mentre il Borussia D. ospiterebbe in casa i cechi. Una vittoria da parte tedesca e una eventuale sconfitta del Barça garantirebbe i primi due posti a Dortmund e Inter con 10 punti. La formazione blaugrana resterebbe mestamente al terzo posto con 9, eliminata dalla Champions e retrocessa in Europa League. Una ipotesi catastrofica, ma che, viste le ultime uscite della squadra di Valverde, balbettanti, insicure e inaffidabili sopratutto in trasferta, non è da escludere del tutto. Una vittoria domani, invece, garantirebbe con 11 punti, già il passaggio del turno. Bisogna vincere dunque contro il Dortmund e non sarà cosa facile. La stentata vittoria a Leganés di sabato, conquistata con due reti da palla ferma (punizione e calcio d’angolo), mette inquietudine a tutto l’ambiente.

Vero è che la formazione dello Slavia Praga è un avversario ostico sopratutto se lo si affronta da padrone di casa. Gli unici risultati positivi dei cechi sono stati raggranellati in trasferta (Milano e Barcelona). La vittoria del Dortmund nell’ultima sfida della giornata di Champions non sarà scontata, ma è meglio non rischiare di tirare troppo la corda e restare con il cerino in mano, per utilizzare un termine caro alla finanza speculativa. Dunque non esistono alternative alla vittoria casalinga contro il Borussia Dortmund per guardare avanti con fiducia e con ottimismo.

Per fare ciò Valverde deve fare un corposo esame di coscienza e non ripetere gli errori di confusione commessi contro i pepineros nell’ultima di Liga. Passare dal 4-2-4 iniziale, per poi correggerlo in corsa con il 4-3-3 perché la squadra non girava, vedere un netto miglioramento nella gestione del gioco e della gara, per poi ritornare al 4-2-4, e ritrovare le medesime difficoltà iniziali, gli squilibri di inizio gara, riprendendo a rischiare dietro senza essere pericolosi davanti, non ha senso. Un comportamento, questo, border-line, da Dr. Jekyll and Mr Hyde, da persona fortunata ma inesperta, che ha trovato la soluzione al problema iniziale per puro caso, come quei soggetti che trovano la formula vincente tra ampolle e alambicchi mescolando a caso sostanze di cui non si conosce nemmeno la composizione. Così, a caso. Un po’ di questo e un po’ di quello, in base al colore più o meno accattivante. Il calcio serio non è materia per gli improvvisatori o per gli scienziati pazzi, che rischiano di far esplodere il laboratorio ad ogni piè sospinto. La fortuna del dilettante dura solitamente lo spazio per stupirsi del risultato ottenuto. Poi, proseguendo, si collezionano disastri. E di questi il Barça ne ha messo insieme molti, troppi, costati due Champions e una Copa del Rey.

Per la sfida di domani Piqué è squalificato, Semedo e Jordi infortunati. Lenglet, assente a Leganés per infortunio, dovrebbe ricevere l’alta medica ed essere della partita. Umtiti, che sabato ha giocato la seconda partita di seguito dalla scorsa stagione, è da valutare sotto l’aspetto della tenuta. Potrebbe non essere ancora pronto per giocare tre sfide così ravvicinate e di tale spessore. Se non dovesse farcela, Araujo sembra il favorito rispetto a Todibo. Sui laterali Robertodovrebbe essere schierato a destra, mentre a sinistra dovrebbe giocare Junior. Una difesa assolutamente sperimentale, dunque, in una partita di tale esigenza, importanza e con un grado di difficoltà molto elevato.

A centrocampo De Jong e Busquets dovrebbero essere certi del posto. Il terzo uomo dovrebbe uscire dal ballottaggio tra Arthur, nemmeno convocato contro il Leganés per scelta tecnica e Arturo Vidal, salvatore della patria a Butarque.

Davanti il dubbio è tra Griezmann e Dembélé. L’ex Atleti non ha ancora trovato il modo di inserirsi nei movimenti della squadra. Giocare nel Barça non è mai facile per chi non è cresciuto nella cantera e necessita sempre almeno di un anno di adattamento e apprendistato. Dembélé, invece, ha avuto in inizio di stagione travagliato. Tra infortuni, squalifiche e cali di rendimento ha giocato con il contagocce. Una da titolare in Champions, con due subentri, e una su cinque nelle ultime di Liga.

Il quadro è fatto, spetta a Valverde scegliere. Sperando che lo faccia con criterio logico e non come quando gioca a il piccolo chimico.

FC Barcelona – Vittoria per un Barça troppo brutto per essere vero

di Giuseppe Ortu

Il Barça si salva a Leganes in una partita in cui solo il risultato può essere salutato positivamente. Vittoria in rimonta per 2-1 dopo un primo tempo chiuso dalla squadra di Valverde in svantaggio grazie a una grande e spettacolare tiro di En Nesyri al 12′. I ragazzi capitanati da Messi, in campo a Butarque con la camiseta amarilla e la banda blaugrana in diagonale, hanno pareggiato in apertura della seconda parte di gara grazie a un colpo di testa di Suarez sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da Messi. L’argentino ha così marcato il pomeriggio con l’assist numero 5 di questo inizio di Liga. La rete della vittoria porta la firma di Vidal, che ha realizzato su azione nata da un calcio d’angolo. Rete convalidata dal Var che ha legittimato la posizione del cileno, solo davanti alla porta difesa dal Pichi Cuellar, grazie ad un tocco di un difensore pepinero che ha indirizzato il pallone verso il blaugrana rimettendolo in gioco.

Fin qui le note positive. I due goal. Per il resto il solito Barça degli ultimi tempi: lento, impacciato, impreciso, senza idee ni futbol. Nei primi quarantacinque minuti la squadra di Valverde ha tenuto il possesso del pallone, ma non ha creato pericoli alla difesa dei padroni di casa, messa in pericolo seriamente solo con Suarez, che di testa ha costretto Cuellar a un intervento miracoloso. Per il resto il nulla, noia, improvvisazione e nessun movimento senza palla o tentativo di smarcarsi e dettare il passaggio. Triangolazioni? nemmeno l’ombra. Fantasia? Assente. Bel gioco? Inesistente. Intesa e gioco di squadra? Non convocati, insieme a Arthur, lasciato incomprensibilmente a casa da Valverde per questione tecnica. Forse perché riesce a mettere ordine a centrocampo e far giocare bene i compagni. Chissà! Sulla falsariga di questi vaneggiamenti mentali e concettuali da parte del tecnico ex Athletic, i cui tifosi si stanno contorcendo dalle risate nel vedere come il loro ex entrenador ha distrutto in appena due stagioni e un quarto il lavoro di vent’anni di Cruyff e Guardiola, i blaugrana sono stati messi in campo con un 4-2-4 (o 4-2-1-3).
Il Barcelona per questa partita doveva rinunciare praticamente a tutta la difesa titolare e alle sue alternative. Semedo, Lenglet, Jordi infortunati e Sergi Roberto squalificato. Un disastro. Valverde ha dunque dovuto far ricorso al fondo dell’armadio per dirla con una espressione comune in Spagna. Wagué, del filial, a destra, Piqué, reduce da polemiche per i suoi impegni extra calcistici (Coppa Davis e altri) in coppia con il rientrante Umtiti (appena tre partite on Liga quest’anno) e Junior a sinistra. Il duo di centrocampo formato dal doble pivote Busquets e De Jong, e in attacco tutti gli altri. Messi, con licenza di partire dalla metà campo, Dembélé, Giezmann e Suarez.

Il Barça ha preso possesso del campo e del pallone ma in maniera talmente scontata, lenta e compassata che, nonostante tante bocche da fuoco, non è riuscita a creare pericoli al di là del colpo di testa di Suarez descritto in precedenza. E’ stato invece il Leganés a segnare. Contropiede, Piqué lento e incerto nella chiusura, e En Nesyri, ha trovato il goal della vita nell’angolino alto opposto. Il lento monologo blaugrana si è scontrato contro una ordinata difesa pepinera e un sovraffollamento delle zone offensive barceloniste. Capito che la cosa non poteva funzionare, Valverde nella ripresa, dopo la rete del pareggio, giunta da gioco fermo e non da una azione di gioco collettivo, ha optato per ridare equilibrio al centrocampo. Fuori Griezmann (grigia la sua gara) e dentro Vidal; cambio anche per Busquets (ammonito e squalificato per la prossima al Wanda Metropolitano), sostituito da Rakitic. Il Barça ha giocato subito meglio. Ma Valverde, in panchina nel mondo dei sogni, risvegliatosi all’improvviso, ha deciso di cassare se stesso e l’unica cosa buona della sua prestazione pomeridiana. Ha così fatto uscire De Jong per rimettere un altro attaccante: Ansu Fati. Nuovamente quattro davanti e centrocampo sguarnito. Nel mondo dell’avvocatura, durante l’esame testimoniale, si è soliti dire: se non conosci la risposta del teste non fare domande, potresti peggiorare le cose. Valverde non conosce questo detto, anche perché non ha mai esercitato la professione forense e non ha mai frequentato le aule dei palazzi di giustizia. In effetti ci si potrebbe chiedere che cosa conosce Valverde. Ma questo è materia da approfondire in altra sede. Il Txingurri, quando non sa cosa fare, cambia. E bene è andato che Vidal abbia messo dentro con grande, estrema, magnanima fortuna il pallone del 2-1, e che lo stesso fosse stato toccato precedentemente da un difensore. Altrimenti non avremmo avuto nemmeno il risultato al termine di questa gara.

Tre punti e liderato salvo. Ma ci vuole ben altro al barcelonismo per poter sorridere rispetto a un liderato e tre punti conquistati in questa maniera. Non è costume del Barcelona cambiare allenatore in corso. Ma quando i danni sono così tanti e profondi, anche i costumi, la prassi, le consuetudini devono essere accantonate. Sopratutto se il rischio è un fracaso total.

 

La nueva cara de Messi que gusta en Argentina

de Giuseppe Ortu

A la gente, se sabe, gustan, a menudo, las personas arrogantes con un comportamiento de malo chico. Un poquito a la Cristiano Ronaldo u a la Maradona. Personajes malditos como James Dean de “Rebel without a cause”. Personas con las cuales, probablemente, no irían a comer en un restaurante elegante, pero sì en un bar de unos barrios mal frecuentado. 

Leo Messi es un chico tranquilo, sin problemas con la gente. Una persona tímida, reservada, intimista y muy familiar. En la cancha juega como Dios y, por eso, es el D10S del fútbol hecho hombre. No muestra soberbia y no trata los demás con desprecio. Él es como el buen vecino de casa al cual darías tus niños cuando estás fuera de casa por una cita de trabajo. Por eso, en Argentina, nación muy caliente y de sangre caliente, nacida con un sonido de fondo basado en el tango, país que ha conocido eventos históricos violentos y dramáticos, no han nunca apreciado a Leo Messi por su carácter tranquilo. Todo lo contrario, ellos aman a Maradona, alma conflictiva y atormentada, más parecida a las habituales actitudes argentinas. Un poquito locos y afuera de las partituras. 

Pero, desde dos partidos a hoy, Messi ha arrancado a actuar a la manera argentina. En los partidos contra Brasil y Uruguay, hemos visto una cara de Messi diferente de la usual. Más ruidoso contra los adversarios, más firme, seguro, fuerte en su carácter a la vez de reaccionar a algunas situaciones desfavorables. Así que contra el Brasil, cuando Tite ha recuesto su amonestación por una jugada, Leo se volvió a él y lo mandó claramente a callar con un claro y público gesto del dedo de la mano. Un nuevo Messi. 

Thiago Silva ha cargado en un santiamén contra él, en cuanto no habituado a ver el 10 blaugrana y de la albiceleste comportarse en una manera así atípica. Ayer contra Uruguay, Messi ha repetido esto nuevo sì mismo. Durante el encuentro contra los uruguayos, Leo tuvo un contraste con Cavani por una otra acción de juego, una falta sobre el numero 10. Los dos han llegado a un cara a cara frontal, inmediatamente separados por algunos compañeros, entre los otros Luis Suárez. Y cuando el 21 de la celeste ha invitado al 10 argentino a la pelea, Messi, con cara dura, le ha contestado con las palabras «cuando quieras, cuando quieras». 

El nuevo Messi ha estado recibido muy bien en Argentina, que quiere más sangre que fútbol a sus jugadores. No solo el rifirrafe contra Tite, el entrenador-seleccionador verdeoro de la canarinha, ahora, a distancia de pocos días, el nuevo episodio de reacción poco habitual para Messi. Dos episodios que han dado la vuelta al mundo y se han convertidos en casos virales. Veremos desde hoy este nuevo Messi en la Liga y en la Champions también? No tenemos que esperar a ver este ultima evolución del Genio de Rosario.

 

00Messi, Licenza di Stupire

di Giuseppe Ortu

Leo Messi continua, imperterrito nonostante il trascorrere degli anni, a stupire e meravigliare settimana dopo settimana, partita dopo partita, minuto dopo minuto. Non è più sufficiente inserire Messi in una fredda statistica; lui straborda. Non gli interessa essere considerato il migliorie di tutti i tempi; lui continua a battere record, ad abbattere muri altrimenti invalicabili, a stupire agli occhi del mondo. Il Genio di Rosario, genio visionario come Leo…nardo Da Vinci, altro precursore di ogni tempo in tutte le arti e scienze, sembra avere ricevuto la sigla doppio zero di bondiana memoria, che attribuisce al mitico personaggio nato dalla penna di Ian Fleming nel 1953, la Licenza di Uccidere. Leo Messi, invece, ha ottenuto la più mite e pacifica Licenza di Stupire. L’ha ottenuta non dalla penna di un romanziere come nel caso di James Bond, ma dal cielo, dalla natura, dalla Madre Terra. Il gene di un Dio nel corpo di un mortale, automaticamente trasformato in un Semidio.

Come Bond, Messi ha in comune, dunque, la licenza di rompere gli schemi e compiere atti che ai comuni non è consentito. 007 può uccidere impunemente sotto la scriminante  dell’agire per il Servizio Segreto di Sua Maestà; il più mite, ma non meno letale Messi, può spaccare le partite in due, trasformarle, vincerle da solo, segnare reti fantasmagoriche che a tutti gli altri sarebbero impossibili anche solo da immaginare di poter realizzare. Tutto questo grazie alla sua speciale Licenza di Stupire e segnare reti memorabili a valanga.

Non meno letale si diceva. Il 10 blaugrana, altrimenti detto anche D10S con la benedizione (è proprio il caso di dirlo) dello stesso Papa Francesco, uccide da solo le partite da lui giocate. Come un vero Semidio, magnanimo e generoso, a volte decide di far sì che siano i suoi compagni a prendersi la scena e a decidere le partite. Ma su di lui, come su ogni vero leader, puoi sempre contarci; ed ecco che, quando l’occasione si fa propizia e le circostanze lo richiedono, lui decide di prendersi la squadra sulle spalle, e come un moderno Achille, decide di rompere gli indugi e andare a sfidare gli undici avversari schierati sul fronte opposto e a vincere da solo la battaglia. Da qui il termine Messidependencia. E non può essere diversamente. Come la terra dipende dal sole, il Barça dipende dalla sua, di stella. Senza l’una e l’altra si vivrebbe in un mondo frequentato dalle tenebre.

L’ultima delle sue imprese è la tripletta messa assieme contro il Celta. Una rete su rigore, che in molti hanno definito maradoniana, ma che sarebbe il caso, ora, di iniziare a definire messiana, e una doppietta su punizione, il vero cavallo di battaglia della casa, la specialità del diez rosarino. Due punizioni fotocopia da una distanza, rispettivamente, di 25 e 23 metri. Identiche nell’esecuzione e nella parabola del pallone. Messa a segno la prima, in occasione della seconda, nonostante il portiere si aspettasse esattamente il medesimo gesto e fosse pronto a partite in tempo per neutralizzare il tiro, la palla è finita esattamente nello stesso punto della precedente battuta. Per il portero del Celta non è stata di alcuna utilità sapere in anticipo le intenzioni di Messi. La sfera è comunque terminata alle spalle dell’arquero, inutilmente proteso in tuffo nella convinzione, del tutto errata, che questa volta il 10 blaugrana non gliela avrebbe fatta. 

Con questa sublime doppietta su calcio di punizione, Leo -D10S- Messi è giunto alla incredibile quota di 52 punizioni vincenti. 46 con il Barça e 6 con l’Argentina. I numeri sono ancora più incredibili se si pensa che nelle ultime tre Ligas Leo ha segnato 15 reti su punizione, tutto il Real Madrid appena 3! I dati sono impressionanti allargando l’orizzonte temporale. Se analizziamo gli ultimi 5 anni, l’argentino blaugrana ha realizzato 29 goal su tiro libre contro i 27 di tutta la squadra della Juventus, seconda in questa speciale graduatoria. Negli ultimi 25 anni Messi ne ha realizzato la bellezza di 33 contro i 19 di Cristiano Ronaldo. L’attitudine di Messi in questa specialità, e il suo grafico personale, segna un rally impressionante a partire dalla stagione 2014-15.    

Che ormai Leo sia il migliore giocatore della storia non ci sono più dubbi. Segna molto più di qualunque attaccante (sta per raggiungere Pelé quanto a reti realizzate), ha più fantasia ed è più incisivo di qualsiasi trequartista che la storia del calcio abbia mai proposto, e costruisce, mandando in rete i compagni, molto più di qualunque regista si sia mai affacciato sul pianeta terra. Chi si ostina a giudicarlo inferiore a questo o a quello (Maradona per esempio), o è spinto da questioni campanilistiche, e dunque è in mala fede, o è rimasto congelato agli anni ’80.     

 

   

FC Barcelona – Un Messi stellare golea al Celta

di Giuseppe Ortu

Il Barça golea al Celta con una prestazione stellare di Messi. 4-1 il risultato finale di una gara che ha visto l’argentino realizzare una tripletta. La rete che ha chiuso la nottata del Camp Nou è stata siglata da Busquets. Per il Celta ha segnato la rete del momentaneo 1-1 l’uruguaiano Olaza. E’ stata la gara di Leo Messi. La prima rete è giunta su calcio di rigore realizzato con un morbido tocco di sinistro, rasoterra, a spiazzare il portiere avversario, buttatosi nell’angolino opposto. Una palla morbida morbida terminata in porta nella maniera più soffice possibile. Smooth, ma estremamente precisa. Le altre due segnature sono giunte su punizione. Da 25 metri la prima. Palla sopra la barriera a trovare l’angolino opposto a quello difeso dal portiere. Rete giunta dopo il pari galiziano, anch’esso su deliziosa punizione di Olaza, al 46′, quasi sul fischio arbitrale di chiusura del tempo. In apertura di ripresa, al 48′, altro calcio di punizione e altra rete di D10S. Questa volta la posizione era leggermente più avanzata: 25 metri. Quasi dalla stessa posizione è giunto il medesimo risultato: rete quasi in fotocopia del 10 blaugrana. Anche in questo caso palla sopra la barriera e… angolino lontano del portiere. Tra la rete su rigore e la prima su punizione del Genio di Rosario è giunto il punto del pari da parte del Celta. Fino al momento pareggio meritato, sebbene la punizione, trasformata in rete, sia nata da una topica colossale dell’arbitro della gara. Messi, in ripiegamento difensivo dopo aver sbagliato un passaggio (eh sì, capita anche questo), ha letteralmente stoppato (in maniera pulita e cristallina) il pallone dai piedi dell’avversario. L’arbitro, incredibilmente, ha assegnato punizione e ammonito l’argentino. Sulla battuta colpo di genio di Olaza che ha fatto girare la palla oltre la manina di Ter Stegenlanciatosi per deviare la sfera. La quarta rete blaugrana è giunta grazie alla marcatura di Busquets in uno dei suoi rari goal con la casacca blaugrana.
Quella di questa notte è stata una versione nettamente migliorata della formazione di Valverde. Buona la circolazione del pallone e anche il pressing portato alto per buona parte della gara. Certamente, c’è voluto sempre il genio di Messi per sbloccare la gara e instradarla verso la vittoria, sopratutto dopo che il Celta aveva giocato un’ottima prima parte di gara e dopo la rete del pareggio che avrebbe potuto riaprire vecchie ferite e fare appalesare fantasmi recenti. La prima punizione vincente di Messi ha, a pochi secondi dalla fine del primo tempo, risollevato la situazione. La seconda, a pochi minuti dall’inizio della ripresa, ha di fatto, chiusa la sfida. 

FC Barcelona – Ganar y convencer contra el Celta

de Giuseppe Ortu

Esta noche, 21:00 horas, en el Camp Nou contra el Celta de Denis Suárez, el Barça no puede fallar. Después de dos malos partidos, una derrota por 3-1 en Valencia (lado levantista), y el empate a cero contra lo Slavia Praga del Camp Nou en Champions, ambos partidos jugados muy mal, hoy el Barça de un Valverde que ha obtenido confianza por Bartomeu los días antes, tiene que ir sin vacilación a la victoria y con fútbol. Aquí en Can Barça no estamos resultadistas y jamás lo seremos. Ganar sì o sì, claro, pero sin olvidar la manera de ganar. La Casa Blanca y el Madrid es una cosa, el Barça y el barcelonismo es otra. 

Por eso es necesario recuperar fútbol, rapidez en la jugada, acierto, chispa, movimiento sin el balón de los delanteros. Pero todo eso no es suficiente sin las lineas compactas, cortas, centradas en el partido y, sobre todo, que presionan. Sin esto no se puede hacerse nada porqué la manera de jugar al fútbol de ataque del Barça no puede prescindir de la presión, rapidez en la circulación de la pelota y recupero inmediato del balón una vez perdido si quiere recuperar el dominio en Europa. Sin eso l’equipo deviene frágil y débil porqué no sabe defenderse sin non atacando. No están otras vías.

El Celta llega al Camp Nou en su momento peor. Cuatro derrotas consecutivas (Getafe y Real Sociedad en casa, Betis y Alavés fuera), 6 goles recibidos y 1 marcados; 7 derrotas y 3 empates en estos 12 partidos de arranque de temporada, son números que hablan de un equipo en clara crisis. L’equipo está también en plena zona de descenso, tercero por la cola. Pero hoy estrena en el banquillo viguesa Oscar Garcia, ex canterano del Barça, ex jugador de Barça y Celta. Y no sabemos como un nuevo entrenador pueda motivar y instigar a los jugadores celtinos. 

Esto es por eso un partido muy difícil para los blaugrana porqué muy complicado de interpretar. El equipo de Galicia tiene jugadores muy buenos como Pape Diop, el ex blaugrana Denis, Iago Aspas. Otros, como Santi Mina, y el ex Barça Rafinha son lesionados.

En clave blaugrana, Valverde tiene el alta medica de Suárez, aunque es dudoso un su utilizo desde el primero minuto por no incorrer en una recaída de su lesión. Así que probablemente veremos el Pistolero a partido arrancado. Podría ser la ocasión de ver Messi como falso nueve, Dembélé y Griezmann juntos, con Ansu Fati en la recamara listo para hacer de revulsivo en la segunda mitad. En el medio, después de no ser convocado contra el Valladolid y haber jugado 66’ contra el Levante, Arthur puede ser útil por mover el balón y controlar el juego con De Jong y Busquets. El de Badia ha estado subentrante en el Ciutat de Valencia. Hoy tendría que estar en el once titular. Pero no se puede ni descartar la carta Rakitic, el jugador más condenado al ostracismo esta temporada. Un misterio pensando a la cualidad del jugador. En defensa, Piqué y Lenglet como centrales, queda ver los laterales después de la recaída en su lesión de Jordi. Sergi Roberto a la derecha y Semedo a izquierda a piena cambiada, u Semedo en su puesto natural y Junior a la izquierda. El ex del Betis, que ha hecho un maravilloso y increíble europeo con la Sub21 esto verano es una sorpresa en negativo pese su escasa utilización por Valverde. Junior es joven y con poca experiencia, pero sus cualidades son indiscutibles, sobretodo en la fase ofensiva. Tiene que estar quietos con él, esperarlo y dándole el tiempo que necesita. No hacerlo jugar para nada es cómo desperdiciar un patrimonio tecnico importante. Esta noche veremos.