Caso Messi: le stranezze che fanno pensare al complotto

Dopo la squalifica d’urgenza del calciatore argentino, comunicata appena qualche ora prima dell’inizio della gara, dopo le prese di posizione pubbliche della federazione argentina, dell’FC Barcelona e di svariati personaggi del mondo del calcio, lo stesso numero 10 ha scritto una lettera alla Fifa per spiegare la reale portata dei fatti. La sanzione inflittagli ha trasformato la Pulga in una sorta di recordman. Quattro gare di stop per non avere insultato nessuno. Se pensiamo che Zidane, per la testata data a Materazzi durante la finale dei mondiali tedeschi era stato squalificato per tre partite, abbiamo il polso di quanto surreale e abnorme sia stato questo provvedimento.

Sono tante le cose “strane” in tutta questa faccenda. Sembra proprio che Messi si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che sia stato trascinato, suo malgrado, all’interno di una situazione paradossale. Essa ha come background una guerra Fifa – Afa; un risentimento infantile del massimo organismo calcistico mondiale per l’assenza di Messi e altri Blaugrana al primo premio The Best targato Infantino dalla fine dell’era Pallone d’Oro – Fifa, e per finire ha sullo sfondo le nefandezze del periodo blatteriano della Federazione internazionale e una immagine assolutamente da ripulire. Quasi come un capro espiatorio, il giocatore si è ritrovato a pagare tutte assieme colpe altrui. E’ come quando, in estate, il cielo si rannuvola di colpo, le nubi diventano sempre più plumbee e cariche di pioggia, il vento si placa e l’aria si rarefa. Si crea una situazione di attesa, come se da un momento all’altro stia per scatenarsi un temporale. Tutti lo sanno, ma per quanto si attenda, nulla accade. Qualcosa, in quota, impedisce l’evento temporalesco. Manca ancora un elemento chiave, un quid pluris. Finché, all’improvviso, una piccola mutazione della temperatura nell’atmosfera scatena il finimondo d’acqua. A Messi deve essere capitato altrettanto. Si è trovato a passare proprio nell’istante in cui tutte le componenti si sono ritrovate riunite nello stesso luogo: Buenos Aires, durante Argentina – Cile. Nel momento in cui Messi ha rivolto all’aria parole di rabbia, qualcuno a Zurigo ha deciso di fare i conti con la Federazione argentina per il caos istituzionale creatosi dalla morte di Grandona, mettere in atto ripicche fanciullesche per l'”affronto subito” di una premiazione snobbata, e ripulire l’immagine di una Fifa travolta da scandali e gravissime accuse di corruzione attraverso un provvedimento sanzionatorio che tende ad attribuirsi un’aria di candore e pudicità. Un po’ come quando si verniciano i muri scrostati e ammuffiti dando una mano di pittura senza prima raschiare a fondo il vecchio intonaco.

Ma andiamo per gradi. Il sospetto che sia tutta una enorme montatura nasce dall’analisi dei fatti. L’accusa sostiene che Messi abbia pesantemente offeso e ingiuriato l’assistente numero 1 dell’arbitro Ricci. La cosa oltremodo strana è che l’arbitro non abbia riportato nulla nel referto della gara, né che l’assistente stesso abbia riferito alcunché al direttore di gara. E stiamo parlando di categorie di soggetti particolarmente suscettibili a questo tipo di condotte. Come è possibile portare avanti la tesi che Messi abbia insultato l’assistente se lo stesso non ha riportato niente nel momento stesso in cui l’episodio è avvenuto o, quanto meno, al termine della gara? Suona alquanto strano che egli sia stato “pesantemente insultato e ingiuriato” e non abbia agito di conseguenza. La tesi del giocatore è che le parole insultanti fossero «dette all’aria», come lui stesso ha dichiarato nel documento di spiegazioni che ha indirizzato alla Fifa dopo la squalifica. «L’assistente ha sentito le mie parole» continua Messi nel documento, «ma era talmente chiaro che non erano dirette alla sua persona (che quando mi sono avvicinato) abbiamo parlato in maniera amichevole». Chi ha pensato che Messi abbia diretto gli insulti all’assistente, invece che a se stesso o all’aria, è incorso nel più classico errore sul fatto penalistico (Per non voler pensare alla tesi del complotto). Chi meglio dell’eventuale soggetto passivo della condotta, vale a dire l’assistente di Ricci, poteva valutare se le parole offensive pronunciate dal calciatore erano destinate a lui o meno? Il fatto che dopo quelle parole l’assistente abbia conversato con Messi come se nulla fosse, e l’ulteriore fatto che non abbia riportato alcunché nel referto arbitrale, è di tutta evidenza che non sussiste alcuna condotta offensiva e/o ingiuriosa da parte del calciatore argentino, e che di conseguenza la sanzione della squalifica è stata inflitta in maniera errata, non sussistendo i requisiti e gli elementi costitutivi la condotta vietata dall’art 57 del Codice di Disciplina della Fifa. A maggior conforto della tesi dell’innocenza di Messi possiamo proporre anche un ragionamento a contrario. Vale a dire che ammettendo pure che la Pulga abbia voluto proprio ingiuriare l’assistente (cosa che come abbiamo visto non è), la fattispecie dell’ingiuria è a consumazione istantanea, e il momento consumativo si produce con la percezione dell’offesa da parte del soggetto passivo nel momento esatto in cui vengono pronunciate le frasi ingiuriose. Posto che l’eventuale soggetto passivo non ha sentito/capito/reputato offensive le parole del calciatore, viene a mancare un elemento costitutivo della condotta richiesta, vale a dire il bene giuridico che la norma tende a proteggere, ossia la percezione dell’offesa al decoro personale e all’onorabilità del soggetto. Anche in questo caso non saremmo in presenza di alcuna condotta sanzionabile.

Che il giocatore sia dunque finito sotto le maglie stritolatrici di un gioco di potere e politica calcistica è desumibile da una serie di circostanze che è ora necessario evidenziare. I rapporti tra Fifa e Afa (la Federazione argentina) sono ai minimi termini. Durante gli anni di confusione (ben 973 giorni) conseguente alla morte di Grandona, ultimo Presidente forte della Federazione, tra cui quasi un anno, esattamente 251 giorni, di commissariamento in cui le sorti dell’organismo calcistico argentino sono state tenute da un Comité de Regularización prima che venisse eletto nei giorni scorsi Claudio Tapia, i rapporti tra la Federazione argentina e la Fifa sono scesi sotto il limite di guardia proprio per l’incapacità del Paese sudamericano di dotarsi di una valido organo di gestione interno. Dopo anni di contrasti, con la nazionale argentina che naviga in acque non tranquille nella classifica del girone di qualificazione a Russia 2018, la squalifica del miglior giocatore del mondo è parsa quasi come una punizione creata ad arte per escludere l’Albiceleste dalla prossima competizione iridata.

Nella scarpa della Fifa, tuttavia, c’erano altri sassolini che probabilmente da Zurigo hanno deciso di togliersi. Messi può essere stato punito anche per lo “schiaffo” dato a Infantino e alla Fifa tutta per aver disertato il premio The Best, che da gennaio ha sostituito il Fifa-Pallone d’Oro. Una ripicca piuttosto infantile se fosse vera, ma tant’è!

Infine non bisogna dimenticarsi che la Federazione calcistica mondiale è reduce da stagioni di veleni e scandali che hanno travolto Blatter (e Platini) e che il nuovo management della Fifa, capeggiato da Gianni Infantino, è alla disperata ricerca di un nuovo candore per la Federazione. E quale migliore occasione che punire il più forte giocatore del mondo in maniera eccessivamente severa al fine da mostrare al mondo la correttezza, e limpidezza del nuovo corso? Come dire: “non si guarda in faccia a nessuno nella nuova Fifa”. Ragionamento del tutto sbagliato. L’immagine di una Federazione si ricostruisce pian piano attraverso comportamenti corretti, seri, adeguati, limpidi e cristallini, non certo a discapito di terzi estranei e innocenti. La rispettabilità, come la fiducia, si guadagnano con la serietà e il duro lavoro. Se così fosse, la Fifa avrebbe iniziato molto male questo suo percorso di recupero dell’immagine.

Giù le mani da Pique

Si è sempre detto che l’importanza della vita di una persona si giudica dalle scelte che ha fatto nel corso della sua esistenza. C’è chi decide di prendere la strada più facile e semplice, ricoperta di velluto, chi quella più impervia e sconnessa. Chi si accoda al Signore del castello, e chi, invece, intraprende un percorso opposto, scegliendo i veri valori, i nobili principi anche a costo di scelte dolorose e affatto semplici.

Il Barça è stato fondato dai, e sui valori del multiculturalismo, internazionalità e sulle libertà di pensiero, d’azione e d’espressione. E’ sempre stato così, sin dalla sua fondazione. È stato fondato da un non catalano, uno svizzero, e come tutti i non catalani che sposano questa cultura e la sua linea di pensiero, è diventato più catalano dei catalani di nascita. La catalanità e il barcelonismo sono una cosa che ti entrano dentro, e una volta in te non ti abbandonano più. Ti avvolgono e diventano l’essenza di te stesso.

Pique non ha mentito, ha detto la verità con le sue dichiarazioni rilasciate in zona mista nel dopo Francia – Spagna. Dichiarazioni forti, dal contenuto desequilibrante come le sue azioni difensive sul campo di gioco; ma vere. Affermazioni che hanno dato la vuelta al mundo come era facile prevedere e scatenato polemiche a non finire. Affermazioni che sono state confermate dal direttore di As riguardo all’imbarazzante presenza di Marta Silva negli spogliatoi del Bernabeu; affermazioni che hanno avuto l’immediato appoggio del Club Blaugrana per il tramite di Cardoner.

La nostra è una società che ha dimenticato il valore della verità e onestà intellettuale, che sta forgiando tante piccole serpi che, invece che uscire allo scoperto a costo di sacrifici e critiche, preferisce fare lo struzzo o nascondersi dietro un muretto e scagliare la pietra senza essere visto. Non stiamo forgiando leaders signori, no, stiamo forgiando tanti mostri che tradiranno alla prima occasione per avere un comodo salvacondotto. Ma non questo ragazzo; questo ragazzo non tradirà mai! Onore a Pique, dunque! Mi viene in mente il memorabile discorso del tenente colonello Frank Slade in Scent of Woman. Sì, lui avrebbe apprezzato le parole di Pique, anche perché, lui stesso, aveva sempre seguito la via più agevole, quella meno impervia. Perciò, giù le mani da Pique!

I valori inquadrano la storia degli uomini e di un Club attraverso comportamenti sedimentati e cementati nel corso dei lunghi anni della sua esistenza. Il Barça ha sempre fondato i suoi sulla libertà. Libertà di essere internazionale, inteso come non appartenente a un determinato confine, libertà di esprimere le proprie opinioni e di dissentire in un innumerevole spettro di modi (fischiando inni sinonimo di tirannia, giocando sotto le bombe durante la guerra civile, opponendosi a dei regimi totalitari, parlando un idioma vietato, appendendo ritratti al contrario, scegliendo di non viaggiare su un tram, esponendo simboli e bandiere di identità nazionale e di libertà).

Ognuna di queste citazioni corrisponde a fatti determinati che hanno segnato profondamente la storia della Catalunya e del Barça. Un Club, che sin dalla sua nascita, è stato “contro”. Contro qualcuno, contro qualcosa, contro l’idea stessa di un bavaglio, qualunque forma esso avesse.

A cominciare dal suo fondatore, Joan Gamper, che scelse di fondare l’FC Barcelona perché, in quanto straniero, gli fu impedito l’affiliazione a una squadra di calcio di Barcelona; per proseguire con l’inno spagnolo fischiato il 14 giugno 1925 sotto la dittatura di Primo de Rivera che costò la sospensione di sei mesi da ogni attività sportiva per il Club e l’inizio di un ostracismo verso Gamper che lo portò a lasciare la Spagna nel 1929. E come non ricordare la partite disputate sotto le bombe durante la Guerra Civile per fornire conforto ai cittadini, fondi per le vittime del franchismo e per gli ospedali del sangue della città; oppure giocando, e vincendo, come simbolo di opposizione ai regimi di Primo de Rivera e di Franco che avevano spogliato la cultura catalana dei suoi simboli, vietando l’uso del catalano pena il carcere e modificando nome e scudo del Club Blaugrana; e avanti così attraverso l’usanza di appendere sottosopra i ritratti del re Filippo V fautore della strage del 1714 (si possono trovare ancora oggi in città), celebrata al Camp Nou al minuto 17 e 14 secondi con i cori Independència; o ancora scelte come quella di boicottare l’uso dei tram in quel giorno di diluvio del marzo 1951 piuttosto che sottostare agli aumenti tariffari imposti dal franchismo; o, arrivando ai nostri giorni, l’esposizione delle Esteladas al Camp Nou e i fischi all’inno della Champions per le multe che ne sono conseguite.

Le parole di Pique, che parla di personaggi di potere che tirano i fili del Paese e che fanno bella mostra di sé nel palco del Bernabeu; quelle del direttore di As, che sostiene che prima di Florentino il palco del Bernabeu era sempre frequentato da persone di potere, ma che l’aria che si respirava era comunque calcistica, mentre adesso l’aria che si respira è esclusivamente di potere, ben si sposano con la storia del Club Blanco. Come non ricordare l’affaire Di Stefano o la Verguenza de Chamartin e l’11-1 in favore del Madrid, con oscuri personaggi che avevano fatto visita ai giocatori Blaugrana negli spogliatoi prima dell’incontro (qui le voci sono discordanti, alcuni parlano di armi mostrate ai calciatori, altri solamente di sguardi tesissimi e di silenzi carichi di tensione e paura).

Pique è un ragazzo che non si nasconde dietro un dito o una frase di circostanza. Non è un ipocrita. E’ una persona vera, che dice una verità che tutti conoscono, ma nessuno vuole sentire, una verità fatta di due pesi e due misure, di una Spagna ancora legata a vecchi schemi di potere, regole e ataviche tradizioni.

Il direttore di As conferma le parole di Pique su Marta Silva

Il direttore di As, così come riportato da Mundo Deportivo, conferma parola per parola le dichiarazioni di Pique in merito all’ex avvocato generale dello stato Marta Silva. Sentito durante la trasmissione Hoy por Hoy de la Cadena Ser, Alfredo Relano svela che dopo la partita casalinga di Champions con il Wolsburg, la Silva è scesa negli spogliatoi del Bernabeu accompagnata da Florentino per chiedere a Ronaldo un pallone autografato da regalare ai figli. Relano ha aggiunto che anche prima dell’arrivo di Florentino il palco del Bernabeu era frequentato da gente di potere, ma l’aria che si respirava era comunque calcistica. Oggi, invece, si respira quasi esclusivamente una atmosfera di potere.

Dichiarazioni, queste, che unite a quelle di Pique, smuoveranno certamente tanta polvere dai tappeti dei corridoi di Madrid; e non solo.

Pique parla del Madrid,di arbitri e della stampa. “Del Madrid non mi piace la gente che muove i fili”

Il romanzo Pique-Real Madrid si completa di un nuovo capitolo. Un Pique a tutto tondo, ha parlato a ruota libera ieri notte nella zona mista del dopo Francia-Spagna. Ad una domanda sui suoi rapporti con i giocatori del Club Merengue ha dichiarato di essere in buoni rapporti con loro e di non avere nulla nei loro confronti. “Quello che non mi piace del Madrid è i valori che esso propone e le persone che frequentano il palco insieme a Florentino, gente che muove i fili in questo Paese, come la signora (Marta Silva) che formula imputazioni nei confronti di Messi e Neymar e poi si siede nel palco del Madrid e poi casualmente incontra Ronaldo con Florentino e non succede niente”.

Una volta innescato, Gerard sembra non volersi più fermare. Ne ha anche per la stampa di parte, sponda Madrid “in occasione della remuntada per 6-1, con il valore che ha, vi focalizzate sull’arbitro, e quando il Madrid vince la Champions con un goal di Ramos in fuorigioco nessuno dice nulla”.

Alla domanda se crede che queste gravi affermazioni possano pregiudicarlo nei confronti degli arbitri, Pique ha risposto con un “Sono già stato multato. Non credo possa pregiudicare la squadra. È solamente una mia opinione. Se parli con uno del Barça o del Madrid sono sicuro che sono d’accordo. Non sto parlando di un arbitro in particolare, ma di un movimento (arbitrale)”.

Qui l’audio integrale dell’intera intervista con i giornalisti presenti in zona mista dopo la partita:

http://www.mundodeportivo.com/futbol/fc-barcelona/20170329/421283899439/escucha-la-rajada-entera-de-pique-y-la-respuesta-de-sergio-ramos.html

Fc Barcelona: squalifica di Messi sproporzionata. Comunicato ufficiale.

Il FcBarcelona si è espresso chiaramente e senza mezzi termini sulla squalifica del giocatore, definendola sproporzionata e appoggiando fermamente e incondizionatamente il proprio giocatore.

Qui di seguito il comunicato ufficiale della Società Blaugrana:

Comunicado del FC Barcelona sobre la sanción a Leo Messi

WWW.FCBARCELONA.ES – 29/03/2017 | 10:40

El Club considera injusta y totalmente desproporcionada la sanción de cuatro partidos finalmente imposada al jugador argentino.

El FC Barcelona expresa su sorpresa e indignación ante la actuación de oficio de la Comisión Disciplinaria de la FIFA para sancionar al jugador Leo Messi, tras el partido clasificatorio de la Copa Mundial de la FIFA Argentina-Chile.

El Club considera injusta y totalmente desproporcionada la sanción de cuatro partidos finalmente impuesta al jugador argentino.

Por último, el FC Barcelona quiere reiterar su apoyo a Leo Messi, deportista ejemplar por su conducta dentro y fuera de los terrenos de juego.

Questo il link del comunicato ufficiale 

https://www.fcbarcelona.es/club/noticias/2016-2017/comunicado-fc-barcelona-sancion-leo-messi

Art. 57 del Codice di Disciplina della Fifa. Testo e commento.

Lionel Messi è stato squalificato per 4 giornate, con aggiunta della sanzione pecuniaria di 10.000 franchi svizzeri per aver violato l’art 57 del Codice di Disciplina della Fifa. Vediamo adesso cosa recita l’art. 57 e di cosa si tratta nello specifico.

L’articolo, che porta il titolo “Comportamento offensivo e fair play” recita quanto segue:

“Chiunque insulti qualcuno in qualsiasi modo, specialmente con l’uso di gesti o linguaggio offensivo, o chi viola i principi del fair play o il cui comportamento è antisportivo in qualsiasi altro modo può essere soggetto a sanzioni in virtù dell’art. 10 e ss”.

L’articolo di cui si tratta è inserito nella sezione tre del primo capitolo, parte generale, del Codice di Disciplina. La sezione tre è intitolata, e dedicata, ai “comportamenti offensivi e discriminatori”.

Lo stesso art. 57, utilizzato dal Comitato di Disciplina della Fifa, fa riferimento agli artt. 10 e ss., dedicati, sezione due, alle misure disciplinarie. Posto che l’art.10 del Codice di Disciplina si riferisce a quelli che sono i soggetti punibili, elencando di conseguenza sia le persone fisiche che giuridiche, il successivo articolo 11 è dedicato specificamente alle sanzioni applicabili alle persone fisiche, il quale recita:

“Le seguenti sanzioni sono applicabili solo alle persone fisiche:

  • a) avvertimento;
  • b) espulsione;
  • c) squalifica dalle gare;
  • d) divieto di accedere a spogliatoi e/o panchina;
  • e) divieto di accedere allo stadio;
  • f) divieto di prendere parte in qualsiasi attività che abbia relazione con il calcio”.

L’articolo 15 del cod. disc. sancisce inoltre le sanzioni economiche da imputare a coloro che si sono resi rei di comportamenti proibiti, vietati e sanzionati.

Il primo comma del medesimo articolo 15 stabilisce che “le sanzioni pecuniarie saranno applicate in franchi svizzero o dollari americani. E nella stessa valuta dovranno essere pagate”.

Il secondo comma statuisce che “la misura della sanzione non dovrà essere inferiore ai 300 franchi svizzeri, o in caso di competizione soggetta a limiti d’età non inferiore a 200 CHF, e non superiore a 1.000.000 CHF”.

Al terzo comma si introduce la regola che “l’organo che impone la sanzione deciderà anche i termini e i limiti temporali per il pagamento”.

L’ultimo comma, infine, è dedicato ai rapporti di responsabilità sulla sanzione pecuniaria stessa tra  obbligati, clubs e federazioni

Il combinato disposto tra gli artt. 57, 10 e 15 del Codice di Disciplina sportiva fa sì che Messi sia stato ritenuto responsabile di frasi offensive e antisportive di cui all’art 57, comportamento sanzionato dagli artt. 10, per quanto riguarda la squalifica di quattro gare, e 15 per quanto concerne la sanzione pecuniaria di 10.000 franchi svizzeri.

 

Squalifica Messi. Il comunicato ufficiale Fifa

Questo qui riportato è il comunicato ufficiale della Fifa con il quale Leo Messi è stato squalificato per 4 giornate e sanzionato con una ammenda pari a 10000 franchi svizzeri per violazione dell’articolo 57 del Codice Disciplinare della Fifa:

The FIFA Disciplinary Committee – in application of articles 77 a) and 108 of the FIFA Disciplinary Code (FDC) – has reached a decision in relation to the case of Lionel Messi following an incident that occurred during the match between Argentina and Chile on 23 March 2017 as part of the qualifying competition for the 2018 FIFA World Cup Russia™:

“Lionel Messi has been found guilty of violating art. 57 of the FDC for having directed insulting words at an assistant referee.

As a result, Messi will be suspended for four official matches and sanctioned with a fine of CHF 10,000. The first match for which the sanction will apply is the next fixture in the preliminary competition of the 2018 FIFA World Cup Russia™ between Bolivia and Argentina, which will be played today, 28 March. The remainder of the sanction will be served over Argentina’s subsequent FIFA World Cup qualifying matches.”

Messi sanzionato con 4 giornate di squalifica con l’Albiceleste!

Quattro giornate di squalifica. È questa la sanzione da parte della Fifa, diventata ufficiale in questo istante, nei confronti di Leo Messi. In Argentina davano per scontata la squalifica per due gare della Pulga reo di avere insultato un membro del collegio arbitrale dopo la partita con il Cile, sebbene l’arbitro Sandro Meira Ricci non avesse riportato alcunché nel referto. Una squalifica di proporzioni inusuali che non mancherà di suscitare enorme scalpore e grandi polemiche, tanto più perché, come riferito, il signor Ricci non aveva attribuito alcuna condotta sanzionabile nei confronti del giocatore del Barça. Con questa squalifica, calendario alla mano, Messi salterà la partita di stanotte contro la Bolivia, il match-clou contro l’Uruguay di Suarez in programma il 31 agosto a Montevideo, Argentina-Venezuela del 5 settembre e Argentina-Perù del 2 ottobre. 

La federazione argentina ricorrerà contro la sanzione al Comitato di Appello della federazione internazionale.

Barça – Juventus. Doppia sfida per Champions e Verratti

La sfida di Champions tra il Barcelona e la squadra di Torino in programma l’11 e il 19 aprile, non sembra essere l’unico duello tra i due Clubs. Dall’Italia, questa mattina, il Corriere dello Sport lancia la notizia del forte interesse dei Bianconeri per il centrocampista Marco Verratti. Sempre secondo il quotidiano romano la Juventus, per il tramite dell’AG Marotta, sarebbe disposta a investire 80 milioni per portare in Italia il talentuoso calciatore. Recentemente lo stesso centrocampista ha aperto a un possibile ritorno nella Serie A italiana attraverso una dichiarazione di stima verso il Club di Torino, indicato dal giocatore uno dei quattro più forti in Europa, e verso il massimo campionato italiano, a suo dire al pari, come livello, di Premier e Liga.

Ovviamente sul giocatore c’è anche il Club Blaugrana, che vedrebbe in Verratti un ottimo elemento in grado di ricoprire più ruoli a centrocampo, dal medio centro all’interno, destro e sinistro, offrendo di conseguenza un ampio ventaglio di opzioni tattiche al nuovo tecnico: dal vice Busquets al ruolo in sincrono con il numero 5 in un possibile doppio pivote, tanto utile sopratutto con il recente schieramento con il 3-4-3. Ma le possibilità di impiego tattico del giocatore non finiscono qui, ben potendo costituire una valida alternativa a Iniesta come interor sinistro, o a destra, in alternativa a Rakitic.

Il Barça ha in mente per questa estate l’investimento di forti capitali per il completamento di una squadra che a tutti i costi intende realmente dar la vuelta al mundo. Da qui le voci sull’acquisto di un esterno difensivo e, appunto, di un centrocampista equilibratore. Per l’esterno il nome più gettonato, ma anche il più oneroso economicamente, è quello di Bellerin, che ieri in amichevole con la rojita, contro l’Italia under 21, ha conquistato una corroborante vittoria per 2-1 in vista dei campionati europei di categoria.

La stagione delle voci e dei contatti, più o meno reali, è appena iniziata. Da qui in avanti ci si attende un balletto di rumors che ci terrà compagnia fino alla vera apertura delle danze estive.