Il miracolo di Valverde. Equilibrio con il poker d’Assi

Laddove Luis Enrique fallì, Valverde ha fatto centro. Anche questa è la differenza tra i due tecnici. Una differenza non da poco. Trovare un equilibrio tattico tra i reparti pur con tante forze offensive schierate assieme. Sabato, nella partita contro il Girona, Valverde ha messo in campo, contemporaneamente, il Poker d’Assi tanto agognato questa estate. Messi, Suárez, Coutinho e Dembélé sul terreno di gioco nello stesso istante. Una squadra dal potenziale offensivo straordinario, eppure equilibrata al tempo stesso. L’alchimia tattica che a Luis Enrique non gli riuscì di trovare con la MSN.

Certo, una singola partita è un esame ancora poco probante, ci vorranno altre prove prima di poter dire Bingo! ma la squadra, alla sua prima uscita con questa conformazione, ha dato tutte le risposte positive che il tecnico si aspettava e che chiedeva alla squadra.

La prova positiva contro il Girona è dovuta anche allo spirito di squadra, di sacrificio e di abnegazione di tutti i componenti dell’undici che è sceso in campo sabato scorso. Il 4-4-2, con Coutinho e Dembélé schierati sulla linea dei centrocampisti, offre ampie garanzie di copertura e azione offensiva che si possano richiedere per offendere con efficacia e non rischiare le imbarcate a la contra tipiche delle stagioni marchiate MSN.

Ora il calendario mette il Barça davanti ad un mini tour de force, con la trasferta a Gran Canaria giovedì e la partita casalinga contro l’Atletico del Cholo in quella che sarà la vera finale della Liga 2017-18.

Editoriale. FC Barcelona in crisi? Tesi a confronto

A circa tre mesi dal termine della stagione, con il Barça in piena corsa in tutti e tre le competizioni, si pare un mini dibattito interno ed esterno al barcelonismo circa lo stato di salute della formazione blaugrana. 

Primo in classifica a più sette dall’Atletico secondo e più quattordici sul Madrid terzo, finalista in Copa del Rey dopo una cavalcata che ha visto quattro scontri di alto profilo fisico e tecnico con Espanyol nei quarti e Valencia in semifinale, e in vantaggio sul Chelsea dopo la gara di andata degli ottavi di finale di Champions, il Barça viene messo sotto la lente d’ingrandimento come un alieno ritrovato sulle montagne di La Molina per scoprire il suo stato di salute. 

Da più parti, sopratutto il versante madridista, si instillano notizie che vogliono la squadra infilata nel tunnel di una crisi che pare irremovibile. Scenari apocalittici da produzioni holliwoodiane di genere catastrofico tipo Indipendence Day si stanno addensando all’orizzonte del lavoro di Valverde. Il tecnico extremeno deve avere la capacità di isolarsi e isolare la squadra evitando di farsi incantare dal canto delle Sirene che fuorviarono Ulisse e la sua ciurma di erranti navigatori. 

Nelle ultime sette partite il Barça ha collezionato 5 vittorie e tre pareggi (contro Espanyol, Getafe e Chelsea), mettendo a segno 9 reti e subendone appena tre. Nello stesso gruppo di gare la squadra ha perso 4 punti sull’Atletico del Cholo e due sul Real Madrid (senza contare il recupero degli uomini di Zidane perché fuoriesce dal nostro ragionamento). Non bisogna dimenticare che il Barça è la squadra che nel mese di gennaio ha giocato più di tutti, posto che l’Atletico e il Madrid, che inseguono, sono entrambe fuori dalla Copa del Rey e hanno potuto riposare nelle settimane in cui Messi & Co. giocavano le proprie gare del torneo KO. 

Tutto quanto premesso una piccola flessione nel gioco, nella chispa (la brillantezza), ma tutto sommato non nei risultati, appare più che umano. Se la crisi, come la chiamano a Madrid e in certi settori del barcelonismo si limita a due pareggi in Liga e a uno con goal a Stamford Bridge, ben venga. Quando la squadra tirerà il fiato, la situazione non potrà che migliorare. Nei periodi di stanca l’obiettivo è limitare i danni. Valverde ha detto qualche giorno fa: “A volte ciò che conta è vincere, anche con una brutta gara”.

Parole a cui più di qualcuno avrà storto il naso. Il Barça, da sempre, è obbligato a vincere giocando bene e segnando tanto. Ma è pressoché impossibile giocare 90 e più partite stagionali sempre al top fisico. Le squadre vincenti non sono quelle che non accusano la fatica e flessioni, sono quelle che quando ciò accade riescono a non perdere. In questo senso il doppio pareggio in Liga contro Espanyol e Getafe è il corollario al teorema. 

Il pari di Stamford Bridge non rientra in questo discorso invece. Giocare in casa del Chelsea e vincere quattro a zero non è di questo mondo. Forse alla Playstation; forse. Chi pensava che fosse possibile deve seguire la Premier League per verificare l’alto livello di tecnica e di intensità fisico-mentale di quel campionato e di quelle partite. Il Barça, nella sua storia, non ha mai passeggiato contro i blues. L’anno dell’Iniestazo la partita di Londra era finita con il medesimo risultato, un uno a uno in rimonta. Quella volta giunto addirittura al 92′. 

La propaganda moderna è stata inventata da Goebbels. A Madrid sono dei bravi comunicatori, capaci di mascherare i propri difetti creando problemi laddove non ve ne sono. La tattica di Mourinho di spostare il tiro di fuoco verso altri obiettivi sta facendo proseliti intorno a Chamartin. Puntare il dito verso Les Cortes per far respirare gli uomini di Zidane. Questa la tattica dei blancos.

Il Real Madrid ha vinto contro il Psg con un contropiede e un goal di ginocchio, è stato testimone del dominio parigino sul proprio terreno di gioco; ha subito 11 reti in sette partite; è a meno 14 dal Barcelona primo in classifica, ma tutti parlano della perdita di chispa degli uomini di Valverde e del pari per uno a uno di Messi a Stamford Bridge come di una sconfitta. 

La capacità di comunicazione sarà la vera arma della prossima guerra mondiale ha detto qualcuno. Non staremo parlando di guerre, ma certo che la capacità di certi imbonitori è più elevata di quella di Ronaldo & Co sul terreno di gioco.            

Chelsea-Barça Andata di Ottavi di Champions League a Stamford Bridge. I dubbi di Valverde

Notte per caratteri forti questa che attende le formazioni di Chelsea e Barça. Notte per uomini coraggiosi anche per chi si siede in panchina. Il Barça affronta un avversario ostico per tipologia di calcio – quello britannico è sempre complicato per l’agonismo e l’aggressività che esprime in campo – e per lo stile di calcio che imprime l’allenatore della squadra londinese. Conte, da buon italiano, cura la tattica in maniera maniacale e sposa perfettamente il suo credo, tutta corsa e potenza, con il football britannico d’altri tempi. Potenza britannica e tattica italiana; agonismo inglese e organizzazione italica. Questo è il credo di un allenatore capace di prendere in mano la nazionale italiana, formata da elementi calcistici di basso livello tecnico, e trasformarla in una macchina da guerra in grado di sfiorare l’accesso alla semifinale di Euro 2016. Il vero valore degli azzurri si è visto poi con Ventura nelle vesti di commissario tecnico.

Valverde avrà dunque il suo bel daffare sopratutto nei minuti iniziali dell’incontro. Il Chelsea partirà senza dubbio a mille e cercherà di mettere subito in difficoltà il palleggio in uscita del Barça. La partita contro l’Eibar è stata importante per il tecnico blaugrana da questo punto di vista. Con tutte le differenze del caso tra le due formazioni, quello è stato un incontro utile e istruttivo proprio sul modo di approcciare un avversario che cercherà di rubare la palla alta portando un pressing forsennato fino al limite dell’area blaugrana. Valverde e i suoi dovranno giocare con testa e calma, cercando di praticare il loro calcio come sempre, a prescindere dall’avversario che si trovano davanti, sia la squadra basca o i campioni della Premier in carica.

L’FC Barcelona arriva a questo fondamentale appuntamento con tutti gli uomini disponibili. L’infermeria è finalmente vuota e il tecnico potrà potenzialmente contare su tutta la rosa. Tuttavia l’undici prescelto è il solito classico Once de Gala. Un unico dubbio affetta ancora Valverde: chi sarà il quarto di centrocampo tra Paulinho e André Gomes. Il brasiliano è il favorito per le garanzie di corsa, inserimenti e muscoli che apporta in campo, e contro una formazione britannica queste doti sono ancora più importanti. Il portoghese, tuttavia, ha giocato tutte le partite più importanti della stagione, e tutte da titolare, anche se nella sostituzione nella semifinale di ritorno contro il Valencia sembra potersi leggere una perdita di fiducia del suo allenatore. Non è un mistero, infatti, che dalla notte il giocatore è uscito dalla lista delle convocazioni delle successive ultime due partite di campionato. Se le impressioni dovessero essere quelle giuste, il Barça si schiererà stanotte con il classico 4-4-2 che prevede Ter Stegen in porta; la linea difensiva composta da Sergi Roberto, Piqué, Umtiti, Jordi; Rakitic, Busquets, Paulinho, Iniesta a centrocampo e Messi, Suarez davanti.

FC Barcelona – Il Barça vince a Ipurua 2-0 e rafforza il liderato in vista del Chelsea

Due pali, una espulsione, due reti (Suarez e Jordi), giocate di fino e entrate decise su di un campo allentato dalla pioggia. Questo il resumé della partita di questo pomeriggio ad Ipurua tra Eibar e Barça.
La parola d’ordine della vigilia barcelonista era: ganar sì o sì. Alla fine i tre punti sono arrivati, ma non è stata una passeggiata. Alla vigilia della partita contro il Chelsea di inizio settimana prossima, il Barça ha dovuto impegnarsi a fondo per venire a capo di un avversario ostico che ha costretto i blaugrana a giocare tutti i 90′ minuti con il massimo dell’impegno. La squadra di Velverde ha vinto 2-0 con reti di Suarez e Jordi Alba contro un avversario ridotto in 10 uomini dalla metà del secondo tempo per doppio giallo ai danni di Orellana. L’ex Celta, già ammonito, ha commesso l’ingenuità di allontanare la palla a gioco fermo con un colpo del braccio, come fosse un pallavolista impegnato in una battuta dal basso.
Valverde temeva questa partita. Come avevamo detto nel pre partita, la gara di stasera era fondamentale per riprendere il cammino della vittoria dopo due pareggi consecutivi, mantenere quantomeno intatte le distanze dall’Atletico secondo in classifica che dovrà scendere in campo domani, e fare il pieno di fiducia in vista della sfida di Champions contro il Chelsea di Antonio Conte. Per far ciò il tecnico extremadureno non ha lasciato nulla al caso, affidandosi all’Once de gala. Quindi tutti i pesos pesados della squadra contemporaneamente in campo. Con loro anche Paulinho, che dall’arrivo di Coutinho aveva perso protagonismo nell’undici blaugrana. La scelta è stata corretta. Anche in questi particolari si può riconoscere un tecnico esperto e oculato da uno non particolarmente avvezzo nel prevedere le trappole di cui è lastricata la via che porta al successo. Proprio queste trappole sono state il tallone di Achille di Luis Enrique nelle scorse due stagioni. Oggi, l’asturiano avrebbe ruotato a dismisura come suo costume, con la conseguenza che, con tutta probabilità, sarebbe uscito con le ossa rotte da Ipurua. Valverde, invece, non è caduto nella facile tentazione di preservare i migliori per martedì. Così come prima del tre viene il due, il Txingurri pensa a vincere partita per partita, a iniziare dalla prima in programma.
L’inizio è stato difficile per i blaugrana. I ragazzi di Mindilibar sono partiti con il piede sull’acceleratore, pressando alto e cercando di complicare il lavoro di uscita della palla della squadra di Valverde dalla difesa. La partita è stata dunque combattuta in ogni zona del campo, e i duelli non si sono fatti attendere. La pioggia battente, inoltre, non ha agevolato il gioco di sponda del Barça, poiché la palla non scorreva come nelle abitudini e nelle intenzioni di gioco dei catalani.
La rete di Suarez è giunta al primo quarto di gara grazie ad un assist meraviglioso di Messi per il pistolero che, dribblato il portiere avversario con una finta magistrale, ha depositato la sfera nella porta sguarnita. L’Eibar ha reagito immediatamente con furia, colpendo una traversa a Ter Stegen battuto. Chi di palo ferisce, di palo perisce. Così alla traversa dei padroni di casa ha risposto Messi, colpendo il 34° legno della temporada del Barça al termine di una bella azione in verticale portata avanti da Suarez.
Nella ripresa, con la pioggia che ha finalmente concesso una tregua, la musica non è cambiata, con l’Eibar che attaccava a testa bassa, e il Barça che cercava di abbassare la temperatura della partita attraverso il congelamento del possesso palla. Un’importante chiave di volta si è avuta al minuto 66′, con la espulsione di Orellana per doppio giallo.
L’inferiorità numerica non ha tuttavia strozzato le velleità dei baschi che hanno continuato a giocare come se fossero stati in parità numerica sul terreno di gioco. Il Barça, dal canto suo, ha continuato nel tentativo di addormentare la gara, abbassando i ritmi delle giocate e spezzando in questo modo l’esuberanza dei locali. Accelerare la propria azione e seguire l’Eibar sul terreno della velocità e della grinta avrebbe significato alimentare la foga e l’eccitazione degli uomini di Mendilibar e spendere tante importanti forze fisiche. Il piano del Barcelona era invece l’opposto. Difendersi tenendo la palla, abbassando il ritmo, e cercando di risparmiare quante più energie possibile, da spendere poi a Stamford Bridge ad inizio settimana.
In una delle improvvise accelerazioni del Barça è giunta la rete di Jordi, che ha concluso sul palo corto una respinta del portiere su conclusione ravvicinata di Messi.
Il Barça ha dimostrato anche questo pomeriggio che la forma fisica non è al 100%. La squadra ancora fatica quando impegnata a fondo da un avversario che gioca con foga e velocità. La mancanza di ossigeno si è potuta notare anche oggi nell’imprecisione in certi passaggi e nella poca lucidità nella lettura di alcune situazioni di gioco. La flessione nella forma fisica sarà uno degli elementi di maggior rischio a cui andrà in contro la formazione di Valverde martedì prossimo a Stamford Bridge. Non è nemmeno escluso che, in un mese ad altissimo dispendio di energie mentali e fisiche, come quello che il Barça ha dovuto affrontare dal nuovo anno ad oggi, il calo nelle prestazioni sia in qualche modo voluto e gestito dalla squadra al fine di preservare al massimo le energie. Un po’ come nella Formula Uno, quando il pilota, in testa e con un buon margine di vantaggio sull’inseguitore più immediato, inizia ad aumentare il tempo sul giro al fine di preservare i propri pneumatici.
Con questa importantissima vittoria il Barça mantiene il liderato riportando a 10 il vantaggio sull’Atletico del Cholo, impegnato domani in una difficile sfida casalinga contro l’Athletic Bilbao.

 

Giuseppe Ortu

FC Barcelona – Il Barça a Ipurua per ganar sì o sì

A Ipurua, questo pomeriggio ore 16:15, il Barça gioca su due fronti: la Liga e la Champions. La Liga, perché dopo due pareggi di fila, contro Espanyol e Getafe, il Barça deve dimostrare di essere pronto a riprendere a macinare reti e punti per vanificare il tentativo dell’Atletico di rientrare nel discorso primo posto. In ottica Champions la squadra di Valverde deve mandare un segnale chiaro al suo interno e al Chelsea di Conte: le incertezze sono passate e la squadra ha superato il momento di stanchezza mentale e fisica ed è nuovamente pronta, dopo aver tirato il fiato, a riprendere il cammino che aveva contraddistinto questa stagione fino all’impegnativo mese di gennaio. Dal 4 gennaio all’8 febbraio infatti, tra Liga e Copa del Rey, la squadra di Valverde ha disputato 12 incontri, per una media di una partita ogni 2,91 giorni. Incontri tra l’altro duri e complicati, come la doppia sfida in Copa con l’Espanyol e il Valencia; ancora l’Espanyol e la trasferta dell’Anoeta contro la Real Sociedad in campionato. Questa settimana è stata la prima, dopo un lungo mese, che il calendario ha concesso a Valverde la chance di organizzare delle vere sessioni di allenamento durante tutta la settimana: ben sei che hanno certamente fatto tirare il fiato ad una squadra in chiaro debito di ossigeno.
La partita di questo pomeriggio ad Ipurua contro l’Eibar non è comunque tra le più semplici che il calendario poteva proporre. Detto che nella mejor liga del mundo non esistono partite facili e scontate, e che se non sei al top puoi rischiare con qualunque avversario, L’Eibar è indubbiamente un brutto cliente da affrontare alla vigilia della Champions. Per cominciare il terreno di gioco di Ipurua è il più piccolo della Liga, e questo può comportare dei problemi alla circolazione del pallone del Barça, abituato ad utilizzare la massima ampiezza del campo nel gioco sulle fasce. L’Eibar, inoltre, è in piena lotta per un posto in Europa League. Settimo in classica con 35 punti, è a soli due punti di ritardo dal Villareal 6° e a meno quattro dal Sevilla 5°. Valverde farà bene, dunque, a schierare la migliore formazione possibile per affrontare i ragazzi di Mendilibar.
Dal punto di vista del probabile undici, data per certa la presenza di Ter Stegen e Coutinho (non essendo utilizzabile contro il Chelsea), e probabile il rientro di Umtiti avendo saltato per squalifica l’ultima contro il Getafe, per il resto la formazione blaugrana è del tutto fumosa. Non dovremo attenderci grandi rotazioni per minimizzare i rischi di una gara impegnativa, anche se certamente qualche titolare sarà risparmiato almeno all’inizio. E’ quasi certo che Iniesta si siederà in panchina, così come è probabile il rientro tra i titolari di Paulinho, che dall’arrivo di Coutinho ha riposato più degli altri. Con Busquets regolarmente in campo, rimane da assegnare un posto nella linea mediana. Le soluzioni non mancano a Valverde tra Rakitic, Sergi Roberto, Aleix Vidal, fino alla riproposizione di Dembélé largo a destra nel centrocampo a quattro. Davanti il binomio Messi e Suarez dovrebbe essere regolarmente in campo. Non c’è miglior modo per recuperare le sensazioni positive per un attaccante che ritrovare la via della rete. L’argentino e l’uruguaiano non segnano da due partite in Liga. Le ultime mercature risalgono al 28 gennaio, 2-1 contro l’Alavès. Dopo sono giunti i pareggi contro l’Espanyol per 1-1, rete di Piqué, e lo 0-0 casalingo contro il Getafe.

Giuseppe Ortu

Rueda de Prensa de Valverde previa al Getafe

Nella conferenza stampa di Valverde alla vigilia della sfida di Liga contro il Getafe, in programma domani pomeriggio con inizio alle 16:15, valida per la 23^ giornata della Primera Division, Valverde ci ha regalato alcuni importanti titoli giornalistici che terranno banco da qui alla partita di Champions contro il Chealsea di Stamford Bridge del 20 febbraio. Tutte le domande della sala stampa si sono levate sopratutto in merito alla situazione che sta vivendo la difesa del Barça, in piena emergenza e circa lo stato di salute del suo giocatore più rappresentativo: Gerard Piqué. 
Il giocatore è entrato oggi nella convocatoria dell’entrenador in vista della partita contro il Getafe di domani pomeriggio. Ma il Txingurri non ha voluto svelare se il President giocherà o meno. Leggendo tra le righe è più un no che un sì. Il centrale, reduce da un infortunio al ginocchio causatogli da una entrata poco ortodossa di Gerard Moreno nella parte finale del derby contro l’Espanyol, ha giocato quasi tutta la partita de vuelta contro il Valencia al Mestalla “per l’importanza e la delicatezza della gara” come ha suggerito lo stesso Valverde questo pomeriggio in conferenza stampa. Il centrale catalano è uscito dal campo a Mestalla ligeramente tocado e sarebbe un rischio eccessivo schieralo in campo nella partita di domani. “Vedremo”, ha commentato Valverde, ma tutto fa credere che Piqué domani si siederà in panchina salvo sviluppi al momento poco prevedibili. 
Riguardo la sua presenza a Stamford Bridge contro il Chealsea, il tecnico ha risposto con un semplice e fiducioso: “Hombre, tocchiamo legno. Speriamo di sì!”
Circa la situazione in cui versa la difesa, la situazione rimane in emergenza. Vermaelen ne avrà ancora per un qualche giorno; Umtiti sarà squalificato per la sfida di domani; Yerry Mina, che ha già debuttato, dovrà essere dosato con cautela vista la giovane età. Altre alternativa non paiono esser percorribili: Digne e Semedo per esempio. Proprio sul portoghese Valverde è stato sollecitato a dare una risposta. Ernesto si è espresso positivista circa un suo eventuale impiego solo durante la gara per la sua velocità, sempre utile in occasione delle chiusure difensive, ma ha reputato non percorribile la strada che porta ad un suo utilizzo dall’inizio. Alla fine la scelta più logica sarà quella di occupare una delle due caselle con il giovane Mina. Per l’altro posto disponibile dovremo attendere la lettura delle formazioni.   

Giuseppe Ortu

FC Barcelona – Un Barça historico raggiunge la sua quinta finale di Copa Polemiche sui trofei del Madrid

Con la vittoria del Mestalla di ieri, 0-2 il risultato finale con reti di Coutinho e Rakitic, il Barça conquista la sua quinta finale consecutiva in Copa del Rey. Un record storico per il club di Carrer Aristide Maillot che installa il Barça sul tetto della competizione per finali conquistate consecutivamente. Con questo trionfo l’equip di Valverde stacca un’altra sequenza storica messa assieme da formazioni blaugrana del passato. Con quattro finali consecutive disputate troviamo infatti il Barça delle stagioni dal 1951 al 1954. Parliamo della generazione del Barça de les Cinq Copes, la squadra leggendaria formata da giocatori quali Ramallets, Kubala, Cesar, Manchon, Segarra. In quelle stagioni precedenti alla costruzione del Camp Nou (1957) e che segnò di fatto l’inizio del declino del club blaugrana, il Barça dominò in casa e in campo internazionale con la conquista di due Ligas, due Copas del Generalisimo, la Copa Latina, due Copas Eva Duarte e la Copa Martini Rossi.
Per Equip de les Cinq Copes si suole definire in realtà il solo Barça del 1950-51, che in quell’anno conquistò per l’appunto i cinque trofei disponibili (Liga, Copa del Generalisimo, Copa Latina, Copa Eva Duarte e la Martini Rossi), anche se quella formazione permeò tutta la generazione blaugrana fino al 1957. Ebbene, quella generazione di fenomeni non riuscì nell’impresa che oggi altri fenomeni sono stati in grado di fare.

A livello di trionfi conseguiti, invece, il Barça si installa al secondo posto, ad un trofeo di distanza dal Real Madrid del 1905 – 1908 (Copa del Rey Alfonso XIII) e dell’Athletic del 1930 – 1933. Entrambi questi club hanno conquistato quattro trofei di seguito. Valverde e i suoi sperano di raggiungere l’Olimpo in questa stagione nella finale che si disputerà il 21 aprile contro il Sevilla di Montella e sedersi, lassù in cima, accanto a due formazioni storiche dei tempi andati. In realtà riguardo ai quattro trionfi consecutivi conseguiti dal Madrid dal 1905 al 1908, ci sono molteplici contestazioni in atto. Tutte esse fanno riferimento al fatto che l’allora Copa del Rey Alfonso XIII non aveva carattere ufficiale, che erano state organizzate direttamente dal Madrid FC, che ancora la Federazione non era stata creata (la cui nascita è del 1909) e quindi tali edizioni mancano del requisito di manifestazione super partes. Oltre a questo si mette in evidenza che in quelle edizioni non si garantiva il criterio di corretta competitività. L’edizione del 1908, infatti, vide la presenza di appena due formazioni: il Madrid, club organizzatore, e il Vigo FC. Sulla scia di queste polemiche nel 2017, il 23 febbraio, è stata depositata presso la Federazione una istanza affinché “si ritiri la qualifica di ufficiale ai Campionati di Copa disputati tra il 1903 e il 1909, ritirandoli dai palmares dei club a cui sono stati assegnati”.

In ogni caso, a prescindere dall’esito che tali istante legali potranno avere sulla storia della competizione, Valverde e i suoi ragazzi sono impegnati in prima persona nella riscrittura della storia calcistica di questo Paese.

Giuseppe Ortu  

FC Barcelona – Valencia-Barça 0-2 Coutinho e Rakitic iscrivono il Barça alla finale di Copa del Rey

Il Barça raggiunge la finale di Copa del Rey per la quinta volta consecutiva. Un bilancio strepitoso per una squadra strepitosa. I goals, entrambi nella ripresa come ormai è costume per la formazione di Valverde, portano la firma di Coutinho e Rakitic. Da evidenziare il recupero a tempo di record di Piqué, che ha giocato quasi tutti i 90′ nonostante l’infortunio al ginocchio destro occorsogli nell’ultimo derby contro l’Espanyol, e l’esordio di Yerry Mina, giunto all’83’ proprio in sostituzione del centrale catalano. 

La partita è stata combattuta (fin troppo) ed equilibrata fin dal primo minuto. Il Valencia doveva recuperare lo zero a uno dell’andata ed era perciò obbligato a sbilanciarsi per segnare uno o due goals per portare la sfida, rispettivamente, all’extra time o per conquistare il passaggio del turno e l’accesso alla finale del 21 aprile contro il Sevilla, vincitore nella sfida di ieri contro il Leganes. L’equilibrio sul terreno di gioco è sfociato in parità anche nel risultato per i primi 45′, nonostante le due squadre non si siano risparmiate e abbiano cercato la via della rete in tutti i modi possibili. Il Barça ha cercato di controllare il risultato attraverso il possesso palla e regolando il ritmo della gara a seconda delle necessità, mettendo la sordina alla verve valencianista quando questa saliva di tono, o accelerando improvvisamente quando i geni in maglia blaugrana intravedevano buone piste da percorrere verso la porta avversaria. Il Valencia, dal canto suo, aveva maggiore frenesia e intensità nella sua azione, anche perché il raggiungimento della finale passava necessariamente per la strada della rete.

Che sarebbe stata una partita aperta si è capito sin dalle prime battute. Il Valencia sparagnino, arroccato in difesa visto al Camp Nou, non si è rivisto in campo questa sera. Il Barça ne ha di conseguenza beneficiato in quanto ha trovato spazi per stendere il proprio raggio d’azione. Nonostante questa reciproca libertà di azione il tempo si è chiuso a reti bianche sul risultato di parità. 

La ripresa è stata subito segnata dall’ingresso in campo di Coutinho che ha preso il posto di André Gomes (una sufficienza stiracchiata la sua). Inizialmente schierato a destra, in un centrocampo che prevedeva anche Rakitic, Busquets e Iniesta, alla sostituzione del manchego il brasiliano è passato a sinistra, ripercorrendo le medesime piste già percosse da Don Andrés in campo. Non appena messo piede sul prato verde, l’ex Liverpool ha trasformato la squadra. Un bel salto di qualità rispetto a quando in campo c’era André Gomes. Coutinho ha inciso immediatamente con la sua velocità, la sua tecnica ed inventiva. Proprio dal suo piede è giunta la rete del vantaggio. Una splendida azione impostata da Suarez a sinistra e conclusa da un cross al bacio per l’accorrente Coutinho che dal lato corto di destra dell’area di rigore, in scivolata, ha raccolto il cross lasciando partire un destro che ha incrociato ancora una volta la direzione del pallone facendo sì che si insaccasse nell’angolo opposto. Una splendida rete. Il vantaggio ha tranquillizzato e ulteriormente stimolato i blaugrana. Lo spauracchio dei supplementari era stato scacciato e il Valencia, a quel punto, era costretto a segnare due reti per poter conquistare la finale. Nonostante la rete subita, la squadra di casa non ha issato la bandiera bianca e ha continuato a giocare con forza e qualità, arrivando a sfiorare il pareggio in alcune circostanze di gioco. In una di queste, il portiere di Copa blaugrana si è dovuto superare per effettuare una miracolosa parata di puro istinto che, per come è giunta, è stata festeggiata dai suoi compagni di squadra come una vera rete realizzata. Con il trascorrere del tempo il Valencia ha iniziato a capire che l’impresa sarebbe rimasta tale. Ciò ha minato le convinzioni e l’entusiasmo dei giocatori in maglia bianca. Al calare dell’intensità degli uomini di Marcelino, il Barça è diventato quasi il padrone del campo, gestendo la sfida con sempre maggiore sicurezza. Da una azione caparbia di Suarez, che si è intestardito nel rincorrere un avversario e strappargli il possesso di palla, è nata l’azione del 2-0 definitivo. Il recupero di palla di Suarez ha innescato un contropiede a tre composto dall’urugiaiano stesso, Rakitic e Messi, traslocato a destra nel momento in cui Coutinho è passato a sinistra. Suarez ha servito il croato centralmente all’ingresso dell’aria di rigore. Il centrocampista (grande la sua partita sopratutto in chiave difensiva e di rottura dell’azione avversaria) ha stoppato con eleganza per poi concludere l’azione con un violento destro che è terminato in fondo al sacco.

Con questa vittoria, che riporta lo zero nel tabellino delle reti subite dal Barça dopo due gare, contro Alaves e Espanyol, in cui non si era riusciti a mantenere la rete inviolata, e la conquista della quinta finale consecutiva della Copa del Rey che si disputerà il 21 aprile con sede ancora da determinare, la squadra mette in ghiaccio la competizione e può finalmente staccare leggermente la spina e concentrarsi sulla Liga, ben avviata verso un lieto finale, e sulla Champions, al cui orizzonte fa capolino un Chelsea afflitto da mille problemi in campionato e nelle coppe nazionali, ma che forse proprio per questo, diventa ancora più imprevedibile e complicato.    

Valencia – FC Barcelona. Semifinale di Copa stanotte a Mestalla. Rebus difesa per Valverde

Stanotte, inizio gara ore 21:30, il Barça si gioca il passaggio alla finale di Copa del Rey. Il vantaggio acquisito all’andata al Camp Nou è risicato (1-0) e il ritorno al Mestalla è irto di ostacoli e colmo di pericoli. Da un lato c’è il Valencia, squadra sempre pericolosa in qualsiasi situazione, dall’altro un Barça che arriva a questo appuntamento con problemi di formazione e non nel suo miglior momento di forma.
Il Valencia pare essere sulla strada della ripresa, e dopo un momento di sbandamento (sconfitte pesanti in Liga contro il Las Palmas a Gran Canaria por la minima: 2-1, e in casa contro il Madrid: 1-4), nell’ultimo turno di campionato ha ripreso ad annusare vecchie sensazioni positive. Con l’Atletico è giunta una nuova sconfitta, vero, però la squadra ha giocato in maniera egregia, con una attenzione difensiva figlia dei meccanismi da Valencia di inizio stagione. La terza sconfitta consecutiva non è stata mai così piacevole per Marcelino e i suoi, che hanno potuto riassaporare meccanismi e movimenti di squadra che parevano misteriosamente smarriti nei meandri di una temporada lunga e tortuosa. Dal 27 gennaio, data della sconfitta contro il Real Madrid, al primo febbraio (andata di Copa contro il Barça), il Valencia ha svoltato decisamente. Nella semifinale d’andata al Camp Nou la squadra Che ha chiuso ogni varco ai blaugrana, giocando compatti e stretti sopratutto verso l’interno del campo al fine di intasare i corridoi centrali e l’area di rigore, e impedire così l’azione frontale degli uomini di Valverde. Il Barça ha di conseguenza dovuto penare e faticare non poco per venire a capo dell’avversario e portare a casa la vittoria di misura. La medesima tattica è stata poi riproposta da Marcelino tre giorni dopo in campionato contro la banda del Cholo e, sebbene la partita sia stata vinta dai rojiblancos (anche in questo caso con appena una rete di scarto), il Valencia si è dimostrato avversario ostico e roccioso. 
Il Barça, da parte sua, giunge a Mestalla in chiaro calo fisico, dopo un inizio di stagione giocato e vissuto in gran spolvero. I ripetuti impegni ravvicinati (delle prime in classifica è l’unica ancora a disputarsi le tre competizioni), stanno inevitabilmente fiaccando la resistenza fisica dei protagonisti di una stagione esaltante costellata da una serie di record, come quello di numero di partite consecutive senza sconfitta appena strappato al Barça di Guardiola. I problemi di salute di alcuni dei giocatori non stanno certo aiutando il tecnico blaugrana nelle rotazioni, costringendolo a puntare sempre sugli stessi. L’assenza di giocatori come Dembélé, André Gomes, Vermaelen, e quella recente di Umtiti, hanno costretto agli straordinari i soliti noti. Ad aggravare la situazione si è aggiunto anche l’infortunio di Piqué (per fortuna di Valverde di lieve entità), ma che costringerà comunque il tecnico extremadureno ai salti mortali per mettere in campo questa notte una difesa che possa affrontare la semifinale di ritorno con buone possibilità di accesso alla finale. Out Piqué e Vermaelen, rimangono arruolabili Yerri Mina e Umtiti. Il debutto del colombiano è scarsamente ipotizzabile negli ambienti vicini al Camp Nou. La partita è troppo delicata e ad alto coefficiente di difficoltà per gettare nella mischia un ragazzo senza esperienza di Liga appena arrivato dal campionato brasiliano. Le alternative non mancano, anche se rientrano tutte tra quelle etichettate come emergenza assoluta. Da Digne, portato in mezzo a fare coppia con Umtiti, a sua volta costretto a giocare a destra nel lato a lui meno consono, a Busquets retrocesso nella linea difensiva a fare il centrale di destra. Una posizione da lui ricoperta in alcune circostanze eccezionali in partita, ma mai come scelta iniziale. 
Valverde avrà dunque il suo bel daffare per mettere in campo un undici equilibrato e competitivo che possa dar l’assalto alla finale di Copa del Rey per la quinta volta consecutiva. Si parte dall’uno a zero a favore del Barça. Inizio gara ore 21:30.
 

FC Barcelona – Il Barça si avvicina alla finale di Copa con una partita vinta por la minima

Un gran Barça vince por la minima in casa contro il Valencia nella semifinale di andata della Copa del Rey. Di Suarez il goal della vittoria che avvicina di un passo la squadra di Valverde alla finale. 

La partita, giocata con il medesimo 11 con il quale è stato affrontato e eliminato l’Espanyol, è stata molto bella e ben giocata dalla formazione di Valverde. Contro un avversario che ha pensato esclusivamente a difendere il risultato nell’ottica dei 180′, i blaugrana hanno dominato il campo e la scena dal primo all’ultimo minuto. Bel gioco, possesso palla, pressione alta. Questi gli elementi della gara di questa notte. Sono mancati solo i goals per la perfetta e ordinata fase difensiva orchestrata da Marcelino Garcia Toral, che è riuscita nell’intento di sporcare quasi tutti gli ultimi passaggi del Barça, rendendo così vano la notevole mole di gioco d’attacco dei padroni di casa. Il Valencia si è difeso con due linee difensive ravvicinate e strette verso la parte centrale del campo di gioco, lasciando scoperte le fasce, ma rendendo praticamente impossibile la circolazione del pallone in area e gli sfondamenti per vie centrali. Al Barça è stato dunque impossibile trovare sbocchi alle sue azioni sotto porta. Il risultato è stato un dominio assoluto nel gioco, nel possesso palla e nei calci d’angolo. 

Il risultato di 1-0 è infido e subdolo. Pone il Barça in vantaggio sul Valencia sul risultato, ma lascia del tutto aperta la eliminatoria. Il ritorno al Mestalla sarà certamente caldissimo. Il Barça giocherà per due risultati, ma la sola rete di vantaggio manterrà la sfida in bilico perlomeno ad inizio gara.