Giuseppe Ortu Serra
Il Barça vince 4 a 2 contro il Valencia grazie ad una tripletta di Lewa e riacciuffa il secondo posto in classifica scavalcando il Girona, avversario nel prossimo turno di campionato. Tutto bene e tutti contenti, dunque? Neanche per sogno. La vittoria e la grande prestazione di Lewa, incredibilmente accusato e criticato da parte della tifoseria, più la clamorosa ingenuità di Mamardashvili, portiere del Valencia, che ha lasciato in 10 uomini i suoi per tutto il secondo tempo, hanno messo una grande toppa su una squadra che ha mostrato dei pericolosi passi indietro nel rendimento della difesa e nelle transizioni. Non solo, quei due elementi hanno anche minimizzato i nuovi errori di Xavi nella lettura e gestione della partita. Anche oggi il tecnico di Terrassa ha evidenziato una evidente incapacità di porre rimedio a situazioni che si ripetono nel corso della gara. Ci riferiamo ai continui contropiede che la squadra ha subito dal Valencia. Non ripartenze come tante. No, ben 4 circostanze in cui la formazione valenciana si è presentata con un uomo solo davanti a Ter Stegen. Tre nel primo tempo e una nel secondo, con addirittura la formazione blaugrana in vantaggio di un uomo. Ed è solo grazie alla scadente qualità dei giocatori avversari se il Valencia ha segnato solo due reti. Nonostante il Valencia abbia attaccato sempre a quel modo, Xavi non è riuscito a porvi rimedio per tutta la gara. A questo siamo. Sottovalutare o addirittura non contare questi preoccupanti segnali di cedimento tattico e strutturale della squadra, guarda caso riapparsi nella prima partita di Xavi ufficialmente tecnico della squadra anche per la prossima stagione, non solo è gravissimo, ma, piuttosto, sintomatico. E lascia il tempo che trova il fatto che un settore dello stadio ancora continui a cantare il suo nome. Ad ognuno il suo. C’è chi canta e chi sa di calcio.
La prima partita da Xavi in carica e non più dimissionario ha coinciso con il ritorno ai vecchi errori difensivi e ad una squadra totalmente squilibrata. Non era difficile da pronosticare. Xavi va via, e la squadra all’improvviso fiorisce, dimenticando gli errori che ne avevano caratterizzato la prima parte di stagione; Xavi rimane ed ecco che, come d’incanto, ritorna la vecchia squadra imprecisa e insicura. Il Barça ha iniziato bene la gara, con buona pressione, aggressività e verticalità. Ma già al 13′ gli ospiti sono scappati in contropiede e per poco non sono passati in vantaggio. All’attacco frontale del Barça il Valencia è rimasto sulle sue e si è dedicato a partire in contropiede. Di fatto la squadra più pericolosa è stata quella ché nella prima parte di gara, o almeno, fintanto che non si è rimasti in parità numerica. Prima del vantaggio blaugrana con Fermín, di testa, al 21′, la formazione ospite aveva sfiorato per due volte la rete. In entrambe le circostanze il Valencia era partito con dei contropiedi da 1 contro 1 con Ter Stegen, anche se non avevano sortito effetto alcuno. La prima occasione è stata neutralizzata dal capitano blaugrana dopo un tacco nell’area piccola di Hugo Duro. Nella seconda, sei minuti dopo la prima, sempre in uno contro uno, Peter, con la maglia numero 11, ha clamorosamente sprecato con un tiraccio ciabattato terminato larghissimo rispetto ai pali difesi da Ter Stegen. In questa occasione l’azione del Valencia è partita addirittura dal rilancio del portiere Mamardashvili. Errore di Cubarsí, mai visto così impreciso e con così tanti errori fino ad ora, difesa fattasi trovare scoperta, e l’attaccante valenciano se ne è andato via solo soletto. Il Barça è stato graziato per ben due volte dalla formazione ospite. Goal sbagliato, goal subito, dice il vecchio adagio. E così, due minuti dopo, è passato il Barça. Cross da sinistra di Raphinha, cabezazo di Fermín dentro l’area e vantaggio azulgrana.
Il vantaggio del Barça non ha cambiato la gara delle due squadre. Il Barcelona ha continuato a non fare transizione e la squadra si è ritrovata spezzata in due tronconi. Cinque minuti dopo il vantaggio è giunto il pareggio del Valencia. Altro contropiede fulmineo degli ospiti che ha trovato, una volta di più, la difesa blaugrana altissima, mal posizionata e mal difesa dal resto della squadra. È stato Hugo Duro ad involarsi solo verso Ter Stegen. Il portiere tedesco, in versione magnifico, ha deciso di fare la giocata strappa applausi per compiacere il suo pubblico. In vantaggio sul pallone, invece che gestire la sfera in maniera seria e saggia, ha deciso di fare il sombrero sull’avversario con il tocco sotto. Solo che il giochetto non gli è riuscito. La palla l’ha sollevata, sì, ma non tanto da scavalcare Hugo Duro, che ha intercettato il pallone e ha insaccato nella porta completamente sguarnita. Un errore che ha riportato immediatamente alla mente quello commesso, parecchie stagioni or sono, a Vigo contro il Celta. Allora la pazzia costò la partita. Questa volta ci ha pensato Lewandowski a togliere le castagne dal fuoco al portiere tedesco. Un aiuto è giunto anche dal suo omologo del Valencia, che, ingelositosi dallo show del capitano azulgrana, ha deciso di imitarlo in scelleratezza, lasciando la sua squadra in 10 uomini. Ma questo lo racconteremo a suo tempo.
Con il pareggio ottenuto, il Valencia ha insistito nella sua tattica di prendere alle spalle centrocampo e difesa blaugrana, senza che Xavi sia riuscito a capire cosa stesse facendo Baraja o a prendere le dovute contromisure. Era chiaro che in questo modo il Valencia prima o poi avrebbe azzeccato la conclusione. Al 37′, infatti, l’ennesimo contropiede in uno contro uno, con tutta la difesa tagliata fuori, si è concluso con la massima punizione assegnata al Valencia. Nulla da dire, rigore netto.
Autore del fallo Araujo, che evidentemente non ha ancora imparato la lezione di Parigi. Entrata da bulldozer su Peter in piena area e penalty. Pepelu, dal dischetto, spiazza Ter Stegen e porta in vantaggio i suoi. Il numero 4 ha provato a farsi perdonare qualche minuto dopo, ma il suo colpo di testa, nell’area avversaria, è finito sul palo. La svolta della partita, a favore del Barça, è giunta al 50′, all’ultimo minuto del recupero del primo tempo. Follia di Mamardashvili, che fuori area anticipa Yamal nettamente con il braccio. Con la Liga già a Madrid, si può permettere al Barcelona di giocare in superiorità numerica contro il Valencia. Espulsione solare e azulgrana in 11 contro 10 per tutta la ripresa. Il tecnico ché, a quel punto, inserisce il secondo portiere Domenech facendo uscire un attaccante, Almeida, e mettendo la squadra in campo con un robusto ed equilibrato 4-4-1.
In queste condizioni tattiche la ripresa è stata chiaramente condizionata dallo svantaggio numerico delle forze in campo. Il Barça ha dominato per tutto il secondo tempo, cercando a più riprese la via della rete. Su tutti si è eretto Lewandowski, che ha vissuto una serata di quelle da bei vecchi tempi. Al polacco è riuscito di tutto. Prima ha realizzato la rete del pareggio con un colpo di testa sul primo palo su angolo battuto da Raphinha. Poi, all’81’, quando le lancette dell’Omega del Montjuic iniziavano a ribollire e sfrigolare, un altro colpo di testa ha consentito di portare in vantaggio la squadra. Anche in questo caso la rete è nata da una battuta dalla bandierina, ma la stoccata vincente è arrivata su una seconda palla, dopo un primo tentativo di Araujo contrastato dal portiere. La terza rete, infine, è stata anche la più bella. Direttamente su punizione. Nell’era post Messi ci era riuscito solo Ferran, una volta, a realizzare da calcio fermo. Lewa ha calciato alla Leo, a scavalcare la barriera e a realizzare all’angolino. Una rete carica di ricordi e nostalgia. Ma sopratutto, una rete bellissima. Con questa tripletta il polacco si porta a meno tre dal pichici del campionato, il giocatore del Girona Dovbyk, che guida la classifica a quota 19. Nonostante un super Lewa, e un avversario ridotto in 10 che nulla ha potuto contro le difficoltà contingenti, il Barça ha comunque rischiato enormemente di subire la rete del nuovo vantaggio per il Valencia. Correva il 73° minuto; il risultato era ancora sul 2-2. Il Barça cercava di passare ma trovava una strenua resistenza da parte di un Valencia ben organizzato dietro e ben equilibrato. I ché sono usciti bene con la palla dalla difesa e hanno trovato un buon corridoio sulla sinistra. Palla in verticale per Diego Lopez che è partito in contropiede mangiandosi in un colpo solo tutta la linea difensiva barcelonese. Nuovamente una situazione di uno contro uno con Ter Stegen. E in superiorità numerica! Incredibile. In questo caso il salvatore della patria ha assunto forma e fattezze di Pedri che, con un intervento di una precisione chirurgica incredibile, è riuscito, da dietro in scivolata, ad anticipare la conclusione di Diego Lopez, portare via la palla all’avversario e ad evitare di commettere fallo da rigore. Anche questa è stata una mini svolta della gara. Se il Valencia fosse nuovamente passato in vantaggio al 73′, la partita si sarebbe complicata enormemente per i blaugrana.
Tutto questo per dire che cosa. Giusto festeggiare per i tre punti, per la tripletta di Lewa, per i quattro goal realizzati e per il secondo posto ritrovato, ma guai a non leggere la partita per come va letta e a fare finta di non vedere i tanti segnali di estrema preoccupazione che la prima di Xavi da non più dimissionario ha proposto. Sarebbe non soltanto da sciocchi non vedere gli elementi di preoccupazione, ma sopratutto da folli. Come anche, e con questo chiudiamo, il fatto che, alla prima da Xavi nuovamente capo supremo, sono riapparse le crepe che avevano portato il tecnico a rassegnare le dimissioni.