Semifinale! Dopo tre eliminazioni consecutive ai quarti di finale, il Barça sfonda il muro dei fantasmi e accede alle semifinali con un Messi superlativo, magico, immenso, unico. Ormai non bastano più gli aggettivi per descrivere questo giocatore, poesia pura del calcio blaugrana, catalano, spagnolo, europeo, argentino, mondiale. Oggi non è stata solo la sua partita, ma quella di tutta la squadra, che ha dato la sensazione di un undici devastante in attacco e solido e potente anche negli altri reparti. Una squadra dominatrice; un equipo dominador y ganador.
Il risultato di 3-0 è la normale e conseguente risultanza di una partita immensa di una schiacciasassi. La formazione blaugrana, che nelle ultime stagioni era arrivata in questo periodo dell’anno in chiara difficoltà fisica, quest’anno si trova al suo apice dal punto di vista psico-attitudinale.
Il Manchester United era arrivato a questa gara con la nomea di squadra da trasferta, sebbene in calo fisico nell’ultimo mese e mezzo. La vittoria di Parigi per 3-1, dopo la sconfitta casalinga per 2-0, e la sindrome blaugrana dei quarti, non lasciava dormire sonni tranquilli al barcelonismo. Nemmeno dopo lo 0-1 dell’andata. Prova ne sia che il FC Barcelona è entrato in campo contratto. I primi 6 minuti sono stati appannaggio dello United che ha iniziato la gara nello stesso modo di Parigi. Attaccando in maniera veloce e sfrontata con palla a terra per cercare subito la rete del vantaggio. Al Parco dei Principi andò bene. Al Camp Nou, no. I Red Devils hanno avuto subito due occasioni importanti, ma gli attaccanti non hanno sfruttato l’irrigidimento iniziale degli uomini di Valverde, chiaramente in difficoltà dal punto di vista mentale. La tara di Roma e dello scoglio dei quarti stava iniziando a diventare un vero problema, e la squadra ha dimostrato di temerlo in maniera eccessiva.
Trascorsi i primi 6 minuti la formazione blaugrana ha iniziato a sciogliersi. Il blocco mentale e la paura che immobilizzava gambe e cervello si è lentamente sciolto come il ghiaccio in un bicchiere di wiskey on the rocks. La squadra ha preso in mano il pallino del gioco, e in maniera sempre più convinta, non l’ha più lasciato.
La svolta è giunta al 10′. Brych ha assegnato un calcio di rigore al Barcelona per fallo ai danni di Rakitic. Richiamato dal Var a verificare personalmente l’azione, l’arbitro ha rettificato la precedente decisione e assegnato la rimessa dal fondo per il Manchester. L’episodio è stata la molla definitiva per i padroni di casa. Il penalty, prima concesso e poi revocato, ha fatto arrabbiare la squadra e spazzato definitivamente le remore mentali. Da quel momento non c’è più stata partita.
I blaugrana hanno iniziato a macinare gioco e a monopolizzare la gara, spinti anche da un Estadi pieno di 97.000 cuori pulsanti che infondevano calore, passione e spinta emozionale agli undici in campo con la camiseta blaugrana.
Dopo 6 minuti dal mancato rigore, la prima rete di Messi. Pressione altissima della squadra fino alla trequarti offensiva; il 10 ha conquistato palla in un pericolosissimo contrasto taglia gambe, tunnel su un avversario, si è accentrato verso il limite dell’area da cui ha fatto partire un tiro a giro sul palo lungo sul quale De Gea nulla ha potuto nonostante il suo disperato tuffo. Una rete che merita di essere vista e rivista cento, mille volte.
Il Barça, ormai in controllo della partita e del risultato, ha continuato sulla spinta della rete a martellare in velocità con tocchi brevi e ravvicinati come se i suoi giocatori avessero le ali sulle spalle. Lo Utd non ne ha capito più nulla e si è clamorosamente perso. Frattanto le maglie azulgrana continuavano a spuntare da ogni dove.
Questo è stato forse il momento peggiore per Solskjaer e i suoi. I Red Devils cercavano di recuperare palla correndo dietro a avversari che andavano al doppio della velocità, caricati da un’autostima a livelli celestiali. I blaugrana sembravano dei Velociraptors pronti a fiondarsi sulle disorientate prede in maglia rosa.
Così al 20′, appena quattro minuti dopo la prima rete, un’altra magia di Messi ha portato al raddoppio. Il rosarino ha recuperato palla a centrocampo ed è scappato, imprendibile, verso la porta avversaria. Sebbene abbia calciato il pallone con forza, la traiettoria si è rivelata leggibile e abbastanza centrale. De Gea si è tuffato sul pallone per ciò che sembrava un intervento di quasi routine. Ma, così come i suoi compagni di squadra, anche il portiere spagnolo era in chiaro stato confusionale. La palla, ormai tra le sue mani, vi è passata attraverso e ha terminato la sua corsa in fondo al sacco. 2-0 e cantada monumental del portiere, che ogni volta che gli capita di indossare la maglia della nazionale, o comunque di giocare in terra spagnola, si trasforma nel suo peggior nemico.
L’uno-due è terrificante per i Red Devils. Se già non c’era partita prima, ora anche meno. Il FC Barcelona ha iniziato a dominare in maniera sempre più schiacciante, con un gioco scintillante da Le mille e una notte, mentre il Manchester cercava di correre dietro agli avversari senza vedere mai la palla. Spesso i ragazzi di Solskjaer sono stati presi in mezzo ai veloci triangoli eseguiti da Messi & Co.
De Gea si è riscattato in chiusura di primo tempo quando ha evitato miracolosamente la marcatura di Sergi Roberto grazie ad un prodigioso intervento con la faccia.
La terza rete non ha comunque tardato ad arrivare. Il merito è da ascrivere a Coutinho. Il brasiliano, autore di una prova maiuscola, ha realizzato, nella ripresa, una rete delle sue, con un tiro a giro sul palo lontano.
Sul finale di gara si è messo in luce anche Ter Stegen con un paradon di altissima difficoltà che ha di fatto chiuso la sfida.
Da questa gara il Barcelona esce enormemente rafforzato nel morale e nella convinzione che “la copa tan linda” a cui Messi fece riferimento nel pomeriggio del Gamper, può essere veramente alla portata di questa grande e immensa squadra.
Giuseppe Ortu