Klopp sulla scia di Genesiò e Solskjaer

 

Terzo turno ad eliminazione diretta, terza doppia sfida, terza squadra avversaria e terzo allenatore. Genesiò, Solskjaer, Klopp. Cosa hanno in comune i tre, vi starete chiedendo, oltre al fatto che sono (o sono stati nei turni precedenti) tutti avversari del FC Barcelona in questa Champions League?

Tutti loro hanno utilizzato una stessa linea di condotta nel parlare del loro prossimo avversario, il Barça. Tutti e tre hanno avuto una stessa aria di superiorità mista a superficialità nei confronti del club blaugrana che sfiora la mancanza di rispetto.  

Prima è stato il turno di Genesiò con il suo Lione, giunto a Barcelona per disputarsi gli Ottavi di finale. “Il Camp Nou? Abbiamo già giocato a Guingamp” aveva detto alla vigilia della gara di ritorno all’Estadi. Come dire: il Camp Nou non è diverso dal campetto di Guingamp, che per la cronaca ha una capienza di 18.256. Per lui giocare qui o lì era assolutamente uguale. Genesiò e il suo Lione hanno giocato al Camp Nou colmo di più di 92.346 spettatori e ne hanno presi 5.

Poi è stato il turno del Man Utd e del suo allenatore Solskjaer. Per non essere da meno del suo collega francese, e in realtà non è per nulla differente da lui, aveva detto che… “Sì il Barcelona è una buona squadra, ma noi abbiamo qualcosa di speciale”. Il Manchester United ha fatto giocato contro questa buona squadra al Camp Nou e ne ha preso 3.

Ora Klopp. Per essere fedele al suo modo di stare a bordo campo durante le partite della sua squadra, anche lui ha voluto lasciare un bacetto, un ricordino ai tifosi del Barça e ai suoi giocatori. Intervistato sulla gara di domani al Camp Nou, Herr Klopp ha dichiarato che “il Camp Nou, non è un tempio del calcio. E’ solo uno stadio”.

Ancora non sappiamo come finirà la sfida di domani notte, ma certamente pubblico e squadra faranno di tutto per mostrare al tecnico tedesco che cosa è il Camp Nou e cosa significa giocarci contro.

Per il momento ha risposto il club con la pubblicazione su Twitter di un video promosso dalle parole ”Questo è il Camp Nou. La nostra casa. Il nostro tempio. Il nostro fortino”. Il filmato mostra alcune scene tratte dalla gara interna con lo United, tra cui due delle tre reti e la folla trascinante immersa in un tripudio di bandiere.

FC Barcelona – Liverpool, una historia no mucho positiva

Esta Champions parece verdaderamente construida por permitir al FC Barcelona de batir todos los record. Contra el Manchester United el Barça ha eliminado un equipo que nunca habia batido antes en su domicilio. De mas, en su historia los blaugrana habian coleccionado una larga serie di derrotas y dolorosas eliminaciones. Pese a esta situaccion no mucho positiva, Valverde y los suyos han salido a Old Trafford a ganar. Cosa nunca visto antes. La victoria a Inglaterra ha estado doblada a l’Estadi con una gran actuaccion.

Ahora es el turno del Liverpool. El mismo sientimento de mala suerte acompana al Barça en el confronto con l’equipo red. Si con el Man United nunca se era ganado lejos del Camp Nou, con el Liverpool nunca se ha ganado en casa. En cuatro partidos, los blaugrana suman dos empates y dos derrotas. Los empates son a cero (liguilla de Champions 2001-02 y semifinal de ida de la Copa de la Uefa 2000-01). Las derrotas son por la minimas (0-1 en la semifinal de ida de la Copa de la Uefa 1975-76, y 1-2 en los octavos de la ida de Champions 2006-07). 

Ahora el FC Barcelona puede vengarse y romper un otro taboo de su historia como lo de la pasada eliminatoria. 

Una otra curiosidad es que, al contrario, los resultados en Anfield son mejores, donde el Barça ha vencido al Liverpool in dos ocasiones de cuatro. Dos victorias blaugrana (1-3, 2001-02, liguilla de Champions y 0-1,  2006-07, octavos de Champions vuelta).

En los previos tres enfrentamientos a eliminacion directa (75-76, 00-01, 06-07), el Barça nunca pasò la eliminatoria. Y siempre jugando la ida en casa. Esta vez Messi & Co. tienen la posibilidad de hacer historia, repetiendo la primera vez rompedora ocurrida a Old Trafford. Todos los matices parecen listos por repetir historia y por hacer de esta Champions un camino de proeza. El Liverpool està luchando con mucho compromiso con el City de Guardiola, y Klopp no puede claramente descansar a sus mejores jugadores. Valverde, con la Liga agarrada y celebrada, puede permiterse de hacer descansar mucho de los titulares en el partido contra al Celta previo a la vuelta a Liverpool.

Que bien presagia es lo estado de forma fisica de l’equipo de Valverde. Messi, que esta temporada ha descansado mucho mas que antes, es fresco, feroz y eficaz. Como el todos los miembros de la plantilla. Y mas, esta temporada el Barça ya tiene a un jugador que es divenido un recoge balones formidables, un jugador fundamental por esto equipo pues que garantiza un juego diferente y unico en toda la palntilla: Arturo Vidal. Llegado entre los escepticismo general de quien no lo conocia a fundo (nosotros lo escribimos hasta el primer dia que pudiese ser muy importante per el Barça), ha divenido un quid pluris de esto team y imprescindible en algunos partidos.  

                                                                                                              Giuseppe Ortu

FC Barcelona – Campeones, Campeones!

“Campeones, Campeones!” E’ finita così la partita contro il Levante, con i giocatori del Barça che saltando e cantando, urlavano a squarciagola quel delizioso coro.  Rubiales aveva appena consegnato loro la Copa de la Liga per la vittoria numero 26 del campionato più forte e competitivo al mondo.

Il FC Barcelona si è laureato Campione di Spagna per la 26a volta nella sua storia. Negli ultimi 11 anni questo è l’ottavo titolo conquistato dalla squadra blaugrana. Un dominio assoluto; una autentica barbaridad. Come già detto nel precedente articolo, un traguardo storico e importantissimo da non dare assolutamente per scontato stante la difficoltà di una impresa del genere. Otto su undici campionati conquistati in un torneo in cui gareggiano Real Madrid, Atletico, Sevilla, Valencia. Una impresa storica da consegnare agli annali del calcio spagnolo e mondiale. Una squadra schiacciasassi che ha imposto il suo dominio a suon di risultati e gioco.

Questa notte, in casa, contro il Levante impegnato in una lotta apertissima per non retrocedere (a differenza degli altri campionati, nessuna delle compagini di Liga è ancora retrocessa) Il Barça doveva vincere per laurearsi matematicamente Campione di Liga. Nel pomeriggio l’Atletico aveva fatto il suo battendo la Real 1-0. I blaugrana hanno così dovuto conquistare il titolo sul campo contro un avversario che non ne voleva sentire di lasciare i tre punti a Barcelona e assistere sulla propria pelle alla festa blaugrana. 

E’ stata partita vera, dunque, al Camp Nou. Davanti a 92.000 spettatori in trepidante attesa, Valverde ha effettuato alcune rotazioni in vista della partita di mercoledì contro il Liverpool. In panchina Messi e Busquets, in campo Dembélé e Coutinho insieme a Suarez. Un attacco niente male lo stesso. A centrocampo il posto di Busquets è stato preso da Rakitic, con Arthur e Vidal come interni. In difesa nessun cambio. 

Il primo tempo è filato liscio sullo 0-0. Il Levante guardingo in attesa delle mosse blaugrana; i giocatori di casa attenti a non sprecare energie oltre il necessario. Qualche buona azione offensiva del Barça e qualche ottimo intervento di Aitor, portiere del Levante, hanno fatto giungere le due squadre all’intervallo sul risultato di 0-0. Molte delle azioni d’attacco sono state finalizzate per la presenza di Messi con dei cross rasoterra arretrati, classico schema offensivo che punta a trovare l’argentino, sempre puntuale a farsi trovare in quella zona del campo. Ma con Leo in panchina, poche di quelle palle sono state sfruttate. 

Nella ripresa subito in campo Messi al posto di Coutinho. La mossa di Valverde fa pensare che il brasiliano (molto attivo nei 45′ che lo hanno visto in campo) sarà della gara dall’inizio mercoledì contro la sua ex squadra. La presenza di Messi ha chiaramente dato maggior verve alla gara e alla manovra offensiva barcelonista. Ora tutte quelle finalizzazioni che nel primo tempo si erano perse potevano essere sfruttate dal numero al meglio. Dopo qualche sgroppata e qualche conclusione di Messi parata dal numero uno granota, servite a far entrare in temperatura le scarpette e i muscoli dell’argentino, al 62′ è giunta la rete che ha consegnato partita e Liga al Barcelona. Il goal porta la firma di Leo Messi, giunto al termine di una bellissima azione corale iniziata sulla sinistra dell’area e terminata a destra da uno stop, dribbling e tiro incrociato di D10S. 

L’uno a zero ha fatto esplodere lo stadio che ha iniziato a intonare i canti propiziatori per la consumazione del rito pagano del canto de l’Aliròn, della celebrazione del trionfo sportivo. Il Levante, però, non pareva essere d’accordo e ha iniziato in tutti i modi a boicottare la festa che si stava organizzando sugli spalti e in campo. La formazione granota, oggi in maglia amarilla, ha rotto gli indugi con un calcio offensivo di grande qualità, e creando non pochi problemi e patemi alla formazione blaugrana. Una serie di punizioni dal limite dell’area e diverse incursioni in area, tra cui un tiro del Comandante Morales a tu per tu con Ter Stegen finito alto, hanno fatto temere che la festa potesse essere rimandata. E quando sembrava tutto pronto per la rete del pari, ecco che il palo di sinistra ha negato questa soddisfazione alla formazione valenciana.

Al triplice fischio di De Burgos Bengoetxea è scoppiata la festa. Baci, abbracci, salti da parte dei giocatori blaugrana che si sono riuniti a centrocampo in un girotondo di gioia e felicità. I giocatori in campo hanno fatto da cassa di risonanza del pubblico sugli spalti, cantando insieme a loro gli stessi cori inneggianti alla squadra. Sugli spalti era presente anche la fidanzata di Frenkie De Jong, Mikky Kiemeney. Vestiva una maglietta nera con lo scudo del Barça portata sotto una giacca lunga bianca. Il fidanzato, neo blaugrana, sarà del gruppo la prossima stagione. 

La consegna della Copa de la Liga, da parte di Rubiales, ha aperto ufficialmente le danze. Frattanto, a Canaletes, il resto della città festeggiava riempiendo Ramblas e Plaça Catalunya.

                                                       Giuseppe Ortu 

FC Barcelona – Un decennio che marca un’epoca di storia del calcio

Contro il Levante al Camp Nou, il FC Barcelona può questa sera festeggiare la conquista del 26° titolo di Liga. L’ottavo in undici anni. Conoscendo la grandezza dei rivali stagionali, Real Madrid, Atletico Madrid, Valencia, Sevilla, formazioni abituate a frequentare le finali europee di Champions e Europa League, il traguardo è qualcosa di eccezionale. Visto dall’ottica Barça sembra qualcosa di normale, di scontato. Così non è in realtà. Ciò che i blaugrana stanno costruendo in questa ultima decada e più di storia del calcio spagnolo e mondiale, è da annoverare tra le colonne enciclopediche dello sport futbolero.
Questa sera alle 20:45, il Camp Nou sarà pieno come sempre per essere testimoni della consacrazione della squadra nel campeonato de la regularidad. Il campionato della costanza, della regolarità, quello che dimostra, nel corso di tutta una stagione, quelle che sono le reali basi di forza di un club.
Trofei più prestigiosi, ma più aleatori e dipendenti dalla sorte e dalle condizioni fisiche del momento possono occultare agli occhi del pubblico generale la vittoria di un campionato così intenso e di elevatissima qualità, non a torto definito il campionato più forte al mondo, anche un gradino al di sopra della Premier per la qualità dei suoi attori protagonisti. Agli occhi dei tecnici e addetti ai lavori, un torneo così lungo e importante è giudicato ben più importante della Champions, trofeo che luccica e seduce, ma che dal punto di vista dei meriti effettivi è spesso ingannevole. Essere al top della condizione per 38 partite nella Liga, che si svolgono nel corso di un anno, non è come esserlo per alcune gare nella Champions, le cui sorti dipendono da tanti, troppi fattori che possono sfuggire a qualsiasi giudizio, preparazione e programmazione.

Ecco quindi che l’ottava Liga in undici anni non deve essere minimamente data per scontata. Il suo valore assoluto risalta ancora maggiore se si ragiona a contrario. Sopratutto quando si pensa che in undici anni il Madrid di Florentino (quello delle tre Champions consecutive per intenderci) ne ha vinte appena due e l’Atletico del Super-Cholo (delle due finali Champions) appena una. Questi sono i dati su cui bisogna soffermarsi per comprendere l’enormità che sta realizzando il FC Barcelona in questo ultimo decennio. 

                                                                      Giuseppe Ortu

FC Barcelona – A tre passi dalla Liga


Il FC Barcelona espugna Vitoria e consegue una chiara vittoria che lo pone a tre passi dalla conquista della Liga. I tre passi sono i tre punti che mancano alla squadra blaugrana per festeggiare la matematica conquista del 26° titolo e cantare così l’Aliròn.

La partita di questa notte è stata regolata con due reti che portano la firma di Carles Alena e Luis Suarez. Il canterano ha realizzato su azione sfruttando un preciso assist in area di rigore fornitogli da Sergi Roberto. El charrua, invece, ha realizzato la sua 21^ marcatura dal dischetto per un penalty concesso dall’arbitro per un fallo di mano di Tomas Pina. L’ex Villareal aveva toccato la sfera con la mano nel tentativo di evitare che il pallone, calciato dal lato corto di destra dell’area di rigore da Dembélé, finisse nella disponibilità del blaugrana Umtiti. Nello sviluppo dell’azione la palla era terminata in fondo al sacco. Il goal, annullato dall’arbitro per fuorigioco dello stesso difensore francese, è stato poi convertito in calcio di rigore dal Var che ha richiamato l’attenzione dell’arbitro su un possibile fallo da rigore. Verificata l’irregolarità di persona a bordo campo, il fischietto della gara ha assegnato la massima punizione. Sul dischetto si è presentato Luisito Suarez che ha raddoppiato, festeggiando così le sue 21 candeline.

Un minuto dopo, al 61′, Messi faceva il suo ingresso in campo al posto di Dembélé. Mezzo tempo di riposo che in questa parte di stagione è una benedizione per la forma fisica e le energie vitali dei muscoli. Insieme all’argentino hanno parzialmente riposato Jordi, entrato anch’egli nella ripresa al posto di Semedo, e Arthur, che a pochi minuti dalla fine della gara ha preso il posto di un ottimo Alena. Chi non ha nemmeno viaggiato con la squadra, per una giornata di assoluto riposo nella tranquillità del divano di casa, è stato Rakitic.

Con questo successo, il primo in trasferta dopo due pareggi consecutivi (Huesca e Villareal), il FC Barcelona è a una vittoria dalla matematica conquista della 26a Liga. Se domani l’Atletico, impegnato in casa nella non semplice sfida contro il lanciatissimo Valencia, dovesse perdere, il Barça sarebbe automaticamente campione senza dover attendere l’impegno casalingo di sabato prossimo, ore 20:45, contro il Levante. In caso contrario sarà in quella occasione, a quattro giorni di distanza dalla semifinale di andata di Champions contro il Liverpool, che verrà cantato l’Aliròn e festeggiata la conquista del campionato.        

FC Barcelona – 2-1 Applausi per il Barça e fischi a Coutinho

Il Barça batte 2-1 la Real Sociedad al Camp Nou e si porta a meno 6 punti dalla conquista del titolo di Liga. In questa serata di gioia e speranza fanno da contraltare i fischi ricevuti da Coutinho come risposta per la polemica esultanza di Champions.

Quello di ieri notte è stato uno scontro tirato contro un avversario che ha giocato libero da patemi e limitazioni psicologiche dovute alla classifica. In una tranquilla posizione di graduatoria, senza sogni di gloria o patemi per la lontana zona retrocessione, la Real si è presentata al Camp Nou con spirito leggero e battagliero, pronta a giocarsi la sfida con sfrontatezza.
Il Barça, dal canto suo, veniva dalle fatiche di Champions e dal successo di martedì contro lo United. Una vittoria che ha comportato un notevole consumo di energie psico-fisiche. Per questo motivo Valverde, in previsione dell’altro scontro di Champions contro il Liverpool del 1° maggio, ha operato altre rotazioni.
Fuori Busquets e Coutinho, sono partiti dall’inizio sia Arthur che Vidal (solitamente usati in alternanza), con Rakitic nel ruolo di Busi, e Dembélé.

La partita si è svolta con un buon ritmo da ambo le squadre. Il Barça, consapevole dell’importanza della sfida e di quanto sia fondamentale arrivare quanto prima al titolo per poi concentrarsi sul cammino Champions, ha giocato esercitando una buona pressione alta nel tentativo di recuperare immediatamente la palla nella tre quarti avversaria. Il pressing è stato portato da due, tre uomini, e questo ha generato subito delle buone trame offensive e occasioni da rete. 
La retroguardia blaugrana non ha quasi mai sofferto. Solo in una occasione è stata trovata impreparata (errata tattica del fuorigioco). Ter Stegen, nella circostanza, ha fatto ciò che gli riesce meglio (parata nell’uno contro uno) e ha sventato la minaccia. 

Il vantaggio del Barcelona è giunto poco prima della chiusura del tempo con Lenglet che ha insaccato di testa sugli sviluppi di un corner battuto dalla sinistra. Per il centrale francese si tratta della prima rete in stagione in Liga.

La ripresa si è aperta con una Real più pimpante e in palla rispetto alla prima metà di gara. Alla fine il possesso palla sarà di matrice donostiarra, 51% a 49%, con una punta del 58% nella ripresa. 

Al 62′ è la Real Sociedad che giunge alla rete del pareggio. Il merito è di Juanmi, giocatore storicamente abituato a far male ai blaugrana, che approfitta di un errore in chiusura di Piqué per passargli alle spalle e anticipare l’uscita del portiere tedesco.

Il vantaggio dura però poco. Appena due minuti dopo è il Barça a rimettere le cose a posto dal punto di vista del risultato. La rete del 2-1 blaugrana porta la firma di Jordi Alba che trova l’angolino alla sinistra di Rulli.

La ripresa è anche il momento per Valverde di effettuare alcuni cambi e continuare il suo eccellente lavoro di gestione della fatica della rosa. Preso il bilancino del chimico provetto, e deciso a far ruotare i giocatori per calibrarne le energie, il tecnico extremeno ha inserito in campo Busquets per Arthur, Coutinho per Dembélé (e qui ci torneremo su) e Sergi Roberto per Vidal.

L’ingresso in campo di Coutinho è stata la cartina di tornasole degli umori del barcelonismo verso il brasiliano che, in occasione della rete contro il Manchester, aveva esultato in maniera polemica verso la aficion blaugrana. Al Camp Nou non è piaciuta quella polemica infantile, e ieri sera non ha fatto nulla per mascherarlo. Anzi, lo ha dichiarato chiaramente al numero 7 con la sonorità inconfondibile dei fischi. Applausi per Dembélé e fischi misti ad applausi per l’ingresso in campo di Coutinho. Il cocktail di fischi e applausi è proseguito anche per il resto della gara ad ogni tocco di palla da parte del brasiliano. Il Camp Nou non ha gradito quel comportamento verso uno stadio che non lo ha mai contestato e criticato in campo. La stampa sì (noi come gli altri media specializzati), ma non l’Estadi. E’ chiaro che ricevere quella risposta dopo una rete da un giocatore che non si è mai contestato non è piacevole per nessuno. Men che meno per il Camp Nou, sentitosi tradito da un giocatore mai messo in discussione fino a ieri notte. 

A questo punto spetterà a Coutinho fare pace con il pubblico attraverso le prestazioni, le reti ed un comportamento più da adulto e meno da bambino dispettoso e capriccioso. Cou è un gran giocatore, ma a Barcelona i grandi giocatori non sono mai mancati e il rispetto non lo si è mai attribuito ad un nome di per sé, ma sempre all’uomo (e al suo comportamento) dietro al nome. Il ragazzo dovrebbe fare un esame di coscienza e capire bene dove si trova. L’esempio di Vidal, che da fischiatissimo (in occasione di un cambio dopo le iniziali bizze per il poco spazio che stava trovando ad inizio stagione) si è trasformato in uno dei beniamini del pubblico per la gioia e l’assoluta abnegazione alla causa che mette in ogni gara, è l’esempio perfetto che il pubblico del Camp Nou, come tutto il barcelonismo, conferisce stoccate e elogi mai per partito preso, ma sempre in base al comportamento che i giocatori tengono in campo, sia verso il club che verso i suoi sostenitori. Al brasiliano la prossima mossa. 

Messi, el unico y solo Balon de Oro

Con la eliminacion de la Juventus de la Copa de Europa, y consecuentemente de Cristiano Ronaldo, Leo Messi es el unico serio candidado a la conquista de todos los trofeos personales entregados al mejor futbolista europeo. El Balon de Oro y el The Best, no pueden ser que del mejor de todos los tiempos. Semifinalista en esta edicion de la Champions, con la Liga en el bolsillo, finalista de la Copa del Rey, Pichici del campeonato y de la Champions, primero en la lucha por conseguir la Bota de Oro, quien otro jugador puede robar los maximos trofeos individuales al campeon argentino?

Todos los adversarios con reales posibilidades de victoria quedan eliminados de la maxima competicion internacional. Griezmann echado por la Juventus, Mbappé por el United, Ronaldo ha caido ayer en casa frente al Ajax. Quien està todavia en la competicion no puede jactar los numeros de Messi, ni tampoco l’actitud que D10S pone cada partido en la cancha. Ni Aguero del City u Salah del Liverpool, ni los grandes chicos terribles del Ajax. Ninguno de ellos tienen los numeros, la trajectoria en esta temporada y el genio del Diez del Barça. El hecho que l’ano pasado Leo no entrò en los primieros tres fue un escandalo monumental. Este ano la mala broma de la Uefa deberìa ser anulada y cancelada de un juicio correcto y justo, el solo y unico admisible. El Madrid està a fuera de todo, por eso Florentino no puede influenciar a nadie por eligir a uno de los suyos.   

El partido de ayer contra el Manchester United es una obra de arte de su genio. Los dos goles, a pesar de la cantada monumental de De Gea en el segundo, son el fructo de su genio futbolistico, de su imprevisibilidad, de su capacidad de hacer faciles cosas por los demas impensables y imposibles.

En su primier tanto ya està fuerza (en el contrasto ganado), tecnica soave y control (en el cano), precision milimetrica y toque de la pelota (en el disparo). Y el serio error del portero espanol se debe al miedo que pone Messi sobre sus oponentes. Esa non es una cantada normal, es provocada dal miedo, dal terror que ejerce Messi sobre sus adversarios.

Esto ano ningun obstaculo puede separar al D10S de su bien merecido trofeo. Solo una castrofe capital de l’equipo podrìa influenciar eso. Y si el Balon de Oro llegarà junto a la Copa “tan linda y deseada”, mejor por todos los culés.

                                                                                               Giuseppe Ortu

FC Barcelona – Messi mette il Barça in Semifinale. 3-0 al Man Utd

Semifinale! Dopo tre eliminazioni consecutive ai quarti di finale, il Barça sfonda il muro dei fantasmi e accede alle semifinali con un Messi superlativo, magico, immenso, unico. Ormai non bastano più gli aggettivi per descrivere questo giocatore, poesia pura del calcio blaugrana, catalano, spagnolo, europeo, argentino, mondiale. Oggi non è stata solo la sua partita, ma quella di tutta la squadra, che ha dato la sensazione di un undici devastante in attacco e solido e potente anche negli altri reparti. Una squadra dominatrice; un equipo dominador y ganador.

Il risultato di 3-0 è la normale e conseguente risultanza di una partita immensa di una schiacciasassi. La formazione blaugrana, che nelle ultime stagioni era arrivata in questo periodo dell’anno in chiara difficoltà fisica, quest’anno si trova al suo apice dal punto di vista psico-attitudinale.

Il Manchester United era arrivato a questa gara con la nomea di squadra da trasferta, sebbene in calo fisico nell’ultimo mese e mezzo. La vittoria di Parigi per 3-1, dopo la sconfitta casalinga per 2-0, e la sindrome blaugrana dei quarti, non lasciava dormire sonni tranquilli al barcelonismo. Nemmeno dopo lo 0-1 dell’andata. Prova ne sia che il FC Barcelona è entrato in campo contratto. I primi 6 minuti sono stati appannaggio dello United che ha iniziato la gara nello stesso modo di Parigi. Attaccando in maniera veloce e sfrontata con palla a terra per cercare subito la rete del vantaggio. Al Parco dei Principi andò bene. Al Camp Nou, no. I Red Devils hanno avuto subito due occasioni importanti, ma gli attaccanti non hanno sfruttato l’irrigidimento iniziale degli uomini di Valverde, chiaramente in difficoltà dal punto di vista mentale. La tara di Roma e dello scoglio dei quarti stava iniziando a diventare un vero problema, e la squadra ha dimostrato di temerlo in maniera eccessiva.

Trascorsi i primi 6 minuti la formazione blaugrana ha iniziato a sciogliersi. Il blocco mentale e la paura che immobilizzava gambe e cervello si è lentamente sciolto come il ghiaccio in un bicchiere di wiskey on the rocks. La squadra ha preso in mano il pallino del gioco, e in maniera sempre più convinta, non l’ha più lasciato.

La svolta è giunta al 10′. Brych ha assegnato un calcio di rigore al Barcelona per fallo ai danni di Rakitic. Richiamato dal Var a verificare personalmente l’azione, l’arbitro ha rettificato la precedente decisione e assegnato la rimessa dal fondo per il Manchester. L’episodio è stata la molla definitiva per i padroni di casa. Il penalty, prima concesso e poi revocato, ha fatto arrabbiare la squadra e spazzato definitivamente le remore mentali. Da quel momento non c’è più stata partita.

I blaugrana hanno iniziato a macinare gioco e a monopolizzare la gara, spinti anche da un Estadi pieno di 97.000 cuori pulsanti che infondevano calore, passione e spinta emozionale agli undici in campo con la camiseta blaugrana.

Dopo 6 minuti dal mancato rigore, la prima rete di Messi. Pressione altissima della squadra fino alla trequarti offensiva; il 10 ha conquistato palla in un pericolosissimo contrasto taglia gambe, tunnel su un avversario, si è accentrato verso il limite dell’area da cui ha fatto partire un tiro a giro sul palo lungo sul quale De Gea nulla ha potuto nonostante il suo disperato tuffo. Una rete che merita di essere vista e rivista cento, mille volte.

Il Barça, ormai in controllo della partita e del risultato, ha continuato sulla spinta della rete a martellare in velocità con tocchi brevi e ravvicinati come se i suoi giocatori avessero le ali sulle spalle. Lo Utd non ne ha capito più nulla e si è clamorosamente perso. Frattanto le maglie azulgrana continuavano a spuntare da ogni dove.

Questo è stato forse il momento peggiore per Solskjaer e i suoi. I Red Devils cercavano di recuperare palla correndo dietro a avversari che andavano al doppio della velocità, caricati da un’autostima a livelli celestiali. I blaugrana sembravano dei Velociraptors pronti a fiondarsi sulle disorientate prede in maglia rosa.

Così al 20′, appena quattro minuti dopo la prima rete, un’altra magia di Messi ha portato al raddoppio. Il rosarino ha recuperato palla a centrocampo ed è scappato, imprendibile, verso la porta avversaria. Sebbene abbia calciato il pallone con forza, la traiettoria si è rivelata leggibile e abbastanza centrale. De Gea si è tuffato sul pallone per ciò che sembrava un intervento di quasi routine. Ma, così come i suoi compagni di squadra, anche il portiere spagnolo era in chiaro stato confusionale. La palla, ormai tra le sue mani, vi è passata attraverso e ha terminato la sua corsa in fondo al sacco. 2-0 e cantada monumental del portiere, che ogni volta che gli capita di indossare la maglia della nazionale, o comunque di giocare in terra spagnola, si trasforma nel suo peggior nemico.

L’uno-due è terrificante per i Red Devils. Se già non c’era partita prima, ora anche meno. Il FC Barcelona ha iniziato a dominare in maniera sempre più schiacciante, con un gioco scintillante da Le mille e una notte, mentre il Manchester cercava di correre dietro agli avversari senza vedere mai la palla. Spesso i ragazzi di Solskjaer sono stati presi in mezzo ai veloci triangoli eseguiti da Messi & Co.

De Gea si è riscattato in chiusura di primo tempo quando ha evitato miracolosamente la marcatura di Sergi Roberto grazie ad un prodigioso intervento con la faccia.
La terza rete non ha comunque tardato ad arrivare. Il merito è da ascrivere a Coutinho. Il brasiliano, autore di una prova maiuscola, ha realizzato, nella ripresa, una rete delle sue, con un tiro a giro sul palo lontano.

Sul finale di gara si è messo in luce anche Ter Stegen con un paradon di altissima difficoltà che ha di fatto chiuso la sfida.

Da questa gara il Barcelona esce enormemente rafforzato nel morale e nella convinzione che “la copa tan linda” a cui Messi fece riferimento nel pomeriggio del Gamper, può essere veramente alla portata di questa grande e immensa squadra. 

                                                                           Giuseppe Ortu

FC Barcelona – El Plan B del Barça pareggia a Huesca

Un placido pareggio per il Barça B contro l’Huesca. A El Alcoraz finisce 0-0. Riposo doveva essere per i ragazzi di Valverde in attesa del ritorno di martedì prossimo contro il Manchester United, e riposo è stato. In campo seconde e terze linee. Alcuni riserve della prima squadra, come Umtiti, Alena e Boateng e tanti ragazzini, alcuni dei quali alla prima gara in prima squadra. Todibo e Wague alla prima assoluta; altri come Riqui Puig, alla seconda assoluta in Liga. Il ragazzino aveva giocato fin’ora appena 15 minuti in campionato. Nonostante ciò si è preso la scena, mettendo in campo un’ottima prestazione.

Il Plan B del Barça ha mostrato chiari problemi di intesa tra i giocatori, come era ovvio, ma non ha mai sofferto contro una squadra che, sebbene ultima della classe, appena due settimane fa aveva creato una montagna di problemi al Real Madrid, sfiorando il pari al Bernabeu e soccombendo di misura per 3-2 dopo avere sfiorato in molteplici circostanze la rete del pari.

Con i titolari tra Barcelona e panchina (Messi, Suarez, Piqué, Sergi Roberto e Busquets non hanno neanche viaggiato con la squadra) un Valverde in vena di sperimentazioni, ha cambiato anche lo schema di gioco. Così ha schierato i suoi con un inedito 3-5-2. La difesa era da prima assoluta, con Todibo, Murillo e Umtiti. Il centrocampo è stato impostato con Wague, Riqui Puig, Vidal (nella posizione di Busquets), Alena e Malcom. Davanti Boateng (terza presenza in Liga) ha fatto coppia con Dembélé.

La partita è filata liscia e placida senza grandi sussulti. Un palo di Malcom nella ripresa e una bella conclusione di Dembélé a tu per tu con il portiere, deviata in angolo dall’estremo difensore aragonese con l’ausilio di una gamba, sono state le massime emozioni da parte blaugrana (oggi con la terza camiseta, quella color salmone). Da parte dell’Huesca (in maglia blaugrana) ogni tentativo di fare male alla porta difesa da Ter Stegen è inevitabilmente finito contro la buona guardia montata dall’inedita linea difensiva barcelonista.

Missione compiuta, in fin dei conti. I titolari hanno riposato, Valverde ha utilizzato la gara odierna per fare esperimenti e provare nuovi giocatori, e la squadra è uscita imbattuta nonostante la formazione del tutto sperimentale presentata dal suo allenatore.

                                                Giuseppe Ortu

FC Barcelona – La rete di Manchester: 50 passaggi in 2’18” di possesso palla

La rete di Manchester come Manifesto del barcelonismo. Nulla meglio della rete del Barça nella partita di andata contro lo United può spiegare la filosofia di gioco del club blaugrana. Il Barcelona è andato a segno contro i Red Devils coma una azione lunga 2 minuti e 18 secondi, condita da 50 passaggi di fila, molti dei quali di prima, senza che gli uomini si Solskjaer abbiano mai toccato il pallone. All’azione ha partecipato tutta la squadra nel suo complesso, da Ter Stegen a Suarez, che ha finalizzato il concerto calcistico con un colpo di testa deviato nella propria porta da Shaw.

La sarabanda blaugrana è iniziata al minuto 9’20” con un appoggio di Piqué a Ter Stegen in ripiegamento difensivo su un avversario, ed è terminata con il cabezaco del Pistolero esattamente all’11′ e 38”. In mezzo una sinfonia di gioco blaugrana. Il Manifesto del calcio totale, del cruyffismo, del guardiolismo, del gioco de toque. L’enunciazione prima, e la dimostrazione poi, del DNA del FC Barcelona. In quella azione c’erano più di 40 anni di studio e sviluppo di un modello; 46 per l’esattezza. Dallo sbarco di Johan Cruyff a Barcelona nel 1973-74, coinciso con la conquista della Liga dopo 14 anni di purgatorio, al 2018-19. Una crescita continua di un movimento e un continuo perfezionamento di un modello che ha fatto scuola e storia, e ha identificato come nient’altro al mondo i colori blaugrana.      

Giuseppe Ortu