Giuseppe Ortu Serra
Un partitazo! Una meravigliosa partita di un Barcelona che, alla presenza di Ronaldo il Fenomeno, presidente del Valladolid, in tribuna accanto a Laporta, è voluto stare all’altezza dell’appellativo dell’ex giocatore del Barça anni 90. Il Barça sceso in campo contro il Valladolid, allenato da Pacheta, è stato assolutamente incredibilmente amazing. Una partita completa da percorso netto ippico. Quattro reti (doppietta Lewandowski, Pedri, Roberto), quattordici calci d’angolo battuti (contro quattro), un palo (Lewa) e due traverse (Dembélé e Lewa), giocate spettacolari, recupero della palla rabbioso e immediato nella metà campo offensiva, cambi di altissima qualità (Ansu per Raphinha, De Jong per Gavi, Ferran per Dembélé, Kessie per Busi e Roberto per Araujo), un goal, il secondo di Wunder Robert, altamente spettacolare con un colpo di tacco dall’area piccola, in diagonale sul palo lontano, con tunnel sul difensore che lo marcava strettamente.
Uno spettacolo puro e totale per gli oltre 83.000 spettatori accorsi per una partita che, lo scorso anno, con Koeman in panchina e il morale sotto i tacchi, non ne avrebbe visto più di 60.000. Tutto merito di Xavi, Laporta e Alemany che hanno costruito uno squadrone che gioca un calcio spettacolare e ricostruito un entusiasmo contagioso che non si percepiva da molti anni ormai.
La partita è stata un monologo blaugrana. Dal primo momento si è visto che la squadra c’era, era in palla, e aveva una voglia matta di spaccare l’atomo in quattro. Avere tutto addosso, tutti contro, sia in patria che all’estero, con il mondo (da Klopp a Nagelsmann, da Neville a Hoeness, fino a Huckleberry’s friend) che mette becco sui conti, sulle strategie di mercato, sui debiti, sui bilanci e che fra un po’ si metterà a fare le pulci anche sull’altezza alla quale viene tagliata l’erba del Camp Nou, attaccando, gufando come iettatori che prevedono catastrofici fallimenti e giocatori liberi a zero preda degli avvoltoi di mezza Europa, non ha fatto altro che accrescere il sentimento di unione della rosa intorno a Xavi. Come i quattro moschettieri, come gli azzurri dell”82, compattatisi contro la stampa avversa, i blaugrana si sono assemblati e uniti al grido di “Tutti per uno; uno per tutti”.
Il risultato è stato questa partita. Xavi ha fatto esordire Koundé, un altro che in Italia e altrove vedevano già libero di accasarsi qua e là, schierandolo laterale a destra. Araujo è scalato al centro assieme a Eric. A sinistra, a sorpresa, non Jordi ma Balde. Il ragazzo ha sorpreso l’uditorio con una prestazione sopra le righe e oltre ogni più rosea aspettativa. Preciso davanti e dietro, è risultato sicuro in ogni frangente. Centrocampo e attacco sono stati schierati in base a quella che, ormai, è la squadra titolare nella testa di Xavi. Il Barça è stato devastante. Fine del periodo.
La forza di questa squadra è sopratutto negli extremos e nel nueve. Raphinha è un giocatore superiore. Forte fisicamente, veloce, abile tecnicamente, con una ottima visione di gioco e una capacità incredibile di vedere gli spazi per inserirsi o piazzare la palla. Con lui da una parte, Dembélé è il suo specchio dall’altra. Tutto un altro giocatore rispetto a quello molle, svogliato, irritante visto fino alla prima parte della scorsa stagione. Con Xavi è nato un nuovo Dembélé, quello che si era intravisto al BVB. Il francese è concentrato sulla partita e sul gioco, capisce la manovra e il movimento dei compagni. Non è più anarchico. Tra Raphinha e Dembélé, rapidi come falchi, le difese avversarie non sanno come e dove chiudere. Devono sempre raddoppiare da una parte e dall’altra scoprendo altre zone del campo. Scambiandosi spesso le fasce di competenza, le difese contrarie non hanno nemmeno la possibilità di iniziare a prendere le misure ad un giocatore che subito se ne trovano un altro. Lewandowski, infine, è l’attaccante che mancava. Un signore acquisto, una grande acquisizione. Lewan-Gol-ski ha speso la pretemporada per capire il gioco e i compagni di squadra; per scaldare le gomme, metterle in temperatura e non rischiare di bruciarle al primo giro. Mentre già in Catalunya iniziavano a fasciarsi la testa accusando Laporta di avere preso il polacco (!) e non avere puntato su Jutglá (signori!, siamo seri per favore!) Lewa ha iniziato a fare seriamente non appena le cose si sono fatte serie. Oggi due reti più due pali, contro la Real altre due marcature. Tre partite giocate e quattro reti oltre ad una montagna di occasioni da goal. Lewandowski è un vero top player di classe mondiale. L’elemento che serviva a questa squadra per completare un puzzle che sta venendo fuori alla perfezione.
Ma è anche un’altra la vera forza di questa squadra. La sua panchina. I cambi che Xavi ha a disposizione sono un’arma in più. Contro il Valladolid erano seduti in panchina, tra gli altri, Ansu, Aubameyang (forse andrà via, forse no), De Jong, Depay, Kessie, Ferran, Piqué, Jordi, Pjanic. Xavi si può voltare e ha l’imbarazzo della scelta. Ne ha per tutti i gusti, tutti i tipi e per tutte le situazioni. Poter fare cinque cambi e avere a disposizione tutta questa qualità è il vero punto di svolta di questa squadra. Il Barça è, adesso, davvero alla pari con le migliori squadre d’Europa.