A MENTE FREDDA LE SENSAZIONI RIMANGONO POSITIVE

Giuseppe Ortu Serra

A mente fredda, dopo una notte di sonno, spesso le cose si vedono diversamente. Gli occhi della mente elaborano immagini, sensazioni, impressioni e ricostruiscono un quadro che, sul momento, spinti dall’adrenalina, dall’emozione, spesso non corrisponde alla fedele realtà delle cose. Sul momento si captano sensazioni che spesso poi sfuggono, ma a volte, l’emotività tende a attribuire eccessivo valore a certe componenti poco importanti e meno ad altre di maggior rilevanza. Nell’esame a posteriori, invece, tutto viene incasellato nel giusto modo. Entrambi i giudizi sono buoni: quello a caldo, emotivo, e quello a mente fredda, ponderato. Dal mix dei due si può avere uno specchio fedele della situazione.

Il Barcelona, ieri, è apparso, sopratutto nella seconda parte di gara, un po’ troppo emotivamente preso, tanto da creare una certa confusione. La squadra, ancora oggetto di cambiamenti (fino alla chiusura di mercato alcuni giocatori potrebbero cambiare) si è fatta prendere dalla foga, dalla smania di dimostrare tutto e subito. Come quello scolaro che al primo giorno di scuola vuole impressionare i professori con la sua preparazione e rischia di ingolfarsi mettendo troppa carne al fuoco. Troppa benzina nel carburatore non fa partire l’automobile.

Il Rayo, ieri, ha parcheggiato il pullman di Mourinho davanti alla propria linea di porta. Iraola ha giocato una partita perfetta dal punto di vista difensivo, e in due circostanze, una per tempo, ha addirittura avuto la chance per portarsi a casa la vittoria. Con Koeman, diciamo così, la partita sarebbe stata persa nella più classica delle beffe. Ieri no. E questo è decisamente un punto a favore. Ter Stegen ha dimostrato di essere tornato ai suoi livelli pre crisi, e questo è un punto di partenza basilare per affrontare una stagione in cui si deve arrivare in fondo in tutte le competizioni.

Contro le formazioni chiuse a riccio, in cui in area di rigore non passa uno spillo, esattamente come ieri, il tiro da fuori risulta l’arma in più. Ieri è stato provato in diverse circostanze: 6, ma è mancata la precisione. Dall’interno dell’area si è concluso 15 volte. Visto quanto l’area era affollata, insistere su una conclusione da lontano piuttosto che su una imbucata in area non sarebbe stato male. Tenendo conto, sopratutto, che la prima è meno prevedibile dalla difesa avversaria, maggiormente propensa a lasciare lo spazio per il tiro attendendosi il passaggio filtrante in area. Con gli allenamenti giungerà una migliore intesa e anche una maggiore precisione nelle conclusioni. Con una maggiore precisione nel tiro, contro il Rayo, la lata si sarebbe aperta sin dai primi 45 minuti e la squadra avrebbe gestito diversamente la seconda parte di gara.

L’aspetto positivo della partita di ieri sono le occasioni create. 6 parate difficili del portiere, una respinta sulla linea, due conclusioni che hanno fatto la barba al palo a portiere battuto (Pedri e Lewandowski), due goal annullati per fuorigioco (Lewa e Kessie), un rigore non concesso per precedente offside (Raphinha), uno semplicemente non concesso (trattenuta evidente su Lewandowski sugli sviluppi di un corner battuto dalla destra). Otto calci d’angolo battuti. Tutto questo considerando che l’avversario non ha avuto neanche un angolo a favore, e che ha impegnato il portiere blaugrana una volta per tempo. Alla luce di ciò, il quadro clinico ci sembra piuttosto confortante.

Anche la prestazione dei singoli giocatori è stata confortante. Abbiamo visto un Lewandowski incitare, incalzare, arringare il pubblico come un veterano della squadra. Solo questo dimostra le qualità caratteriali del giocatore, uno che non si nasconde, un leader, un sangue caldo che sarà determinante in questo Barça. Il migliore acquisto dai tempi di Suarez. De Jong, quando è entrato nella ripresa, ha mostrato un volto inedito del calciatore compassato, inerme e esangue che spesso abbiamo visto in campo. Veloce, concentrato, deciso, positivamente arrabbiato. Da solo ha dato velocità e spaccato in due lo schieramento rayista, prendendosi la responsabilità di condurre il pallone per trasformare l’azione da difensiva in offensiva. Pedri, preciso nei cambi di gioco, sicuro e sereno come un bounty killer a cui non trema la mano nel momento del duello a fuoco. Raphinha e Dembélé, sui quali si basa tutto il gioco offensivo del Barça: extremos larghi, forti nel puntare l’avversario e entrare in area o cercare il passaggio orizzontale, con l’opposto che taglia verso il centro per creare soprannumero e ricevere il passaggio per la conclusione (come è accaduto nell’azione del 19′, con conclusione del brasiliano su passaggio del francese).

Non capiterà sempre che i palloni calciati da Lewandowski sibilino accanto ai pali della difesa avversaria o che il tiro a segno non riesca mai a rompere un vetro del pullman. La prima non è andata secondo le aspettative, ma solo dal punto di vista del risultato.

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