Al Cornella prosegue il testa a testa per la Liga

Il Barça vince il derby contro l’Espanyol e si mantiene leader nella classifica di Liga con 81 punti. Se non fosse per il fatto che il Real Madrid deve ancora recuperare la partita contro il Celta sarebbe una grande notizia. Serve un aiuto esterno al Barça, per vincere questo campionato, un aiuto che deve giungere da uno dei prossimi avversari dei Blancos. E per come sono messe le cose, salvo imprevisti, non può che giungere da Sampaoli. Ma di questo ci sarà tempo e luogo per riparlarne. Per ora godiamoci questa vittoria, vittoria che certamente aumenta la pressione sul rivale.

  Le notizie della serata sono due: Messi, che per una volta non ha segnato, e Suarez, che invece ha ritrovato la via del goal dopo un digiuno durato quattro giornate.

Dopo tre doppiette consecutive, quattro nelle ultime cinque giornate, e cinque nelle ultime sei gare disputate, Leo ha lasciato il terreno di gioco del Cornella senza marcature, ma con un meraviglioso assist all’attivo per la rete dello 0-2 di Rakitic, quella della sicurezza. Da quel momento infatti, la squadra di casa ha leggermente mollato, permettendo al Barça di gestire e dominare la gara a suo piacimento.

Il primo tempo è stato infatti difficoltoso per gli uomini di Luis Enrique. L’Espanyol è partito di gran carriera, pressando alto e mettendo tanta grinta (finanche troppa) negli interventi e nelle singole giocate. La prima occasione è stata infatti di matrice Perica, con un pericoloso tiro in diagonale di Jurado terminato a lato. La partita è stata equilibrata nella prima frazione di gioco. L’Espanyol ha chiuso tutti i varchi, serrato le fila nella fase difensiva e impedito al Barça di svolgere il solito gioco, costringendolo a giocate scontate e lente. Per cercare di aggirare la fase difensiva biancazzurra si è cercato di optare per dei lanci lunghi che permettessero di saltare il centrocampo avversario. Ma essi si sono spesso rivelati non efficaci per scarsa precisione e dimestichezza della squadra a svolgere quel tipo di gioco. La partita si stava svolgendo su un precario equilibrio che poteva spezzarsi solo in occasione della giocata di un singolo, una azione a palla ferma o un errore di uno dei contendenti. E così è stato. Nella ripresa, infatti, uno scriteriato passaggio indietro della difesa Perica ha regalato il pallone a Suarez che, sempre in agguato, si è lanciato sul pallone come un falco e si è presentato tutto solo davanti a Diego Lopez. Con un esterno destro a rientrare l’Uruguayo ha messo dentro la palla del vantaggio. Con l’1-0 sul marcatore, il Barça ha guadagnato fiducia e sicurezza. Come se si fosse buttata alle spalle un brutto peso che gli rendeva complicati i movimenti e gli imballava la mente, la squadra ha iniziato a praticare il suo solito gioco fatto di trame veloci e tocchi precisi. Così è giunto il goal del raddoppio. Messi ha preso palla all’altezza della trequarti, si è liberato elegantemente di alcuni avversari e ha aperto per Rakitic che, in area di rigore, con un piatto di prima intenzione, ha trovato l’angolino opposto a quello verso il quale si stava predisponendo il movimento del portiere. Il 2-0 ha definitivamente spazzato la resistenza di una squadra che, non avendo più obiettivi in classifica, aveva costruito tutta la partita sull’acredine storica di una stracittadina. Il Barça ha continuato a menare le danze e comandare il gioco. Così sono giunte altre occasioni da goal. L’Espanyol si è disunito, sono aumentati gli errori dei singoli e con essi è giunta anche la terza marcatura. Suarez ha approfittato di un errato stop in piena area di rigore da parte della difesa espanyolista, e dopo avere aggirato il disperato tentativo del portiere di evitare la marcatura, ha segnato il secondo goal personale della sua gara.

La serata è finita con i Blaugrana che hanno festeggiato la riconquista della testa della classifica. La pressione ora è tutta sulle spalle del Madrid.

L’Onze del Barça contro l’Espanyol

Il Barça, che dovrà fare a meno di Iniesta infortunato, ma che recupera Neymar dopo i tre turni di squalifica scenderà in campo con un 4-3-3 composto da:

Ter Stegen; Roberto, Piqué, Umtiti, Jordi; Rakitic, Busquets, André Gomes; Messi, Suarez, Neymar.

Ricordiamo che Umtiti, Jordi, Roberto e Rakitic sono diffidati e, perciò, a rischio squalifica se dovessero essere ammoniti nel derby.

L’Antipatico.

Alfredo Relano, direttore di AS, quotidiamo sportivo di chiara fede madridista ha scritto oggi un pezzo di commento sulla esultanza di Messi al Bernabeu, quella con la samarreta Blaugrana numero 10 mostrata alla grada Blanca.

L’articolo di commento si intitola: La “bonita” celebración de Messi, con la parola bonita fra virgolette per intendere che essa era tutto fuorché bonita. Tanto da esplicitarlo lui stesso nel corso del pezzo, sostenendo che era talmente brutta, da superare in bruttezza l’esultanza con il dito davanti alla bocca di Raul rivolto al Camp Nou dopo un goal nel Clasico di tanti anni fa. Il senor Relano ringrazia la sorte che nessuno abbia lanciato oggetti contro il giocatore come invece avvenuto al Mestalla. Prosegue inoltre parlando di atti di provocazione (includendo nel novero anche Mestalla), domandandosi se spontanei o premeditati. Lamenta, infine, l’assenza di voci critiche che, a suo dire, sarebbero dovute giungere nel dopo gara da parte dell’allenatore e del Club.

E’ curioso come Giove abbia posto il sacco dei difetti sulle spalle della gente al fine di permettere agli altri di vedere quelli altrui e mai i propri. Ma premesso questo, andiamo un po’ ad analizzare l’accadimento dei fatti di domenica. Vogliamo dirla proprio tutta? Se c’è stata una cosa fea, per dirla con Relano, ma veramente fea, questa è stata l’attitudine dei giocatori del Real Madrid nei confronti di Messi che ne ha se seriamente messo a rischio l’integrità fisica e il prosieguo della carriera. Il Senor Relano dovrebbe domandarsi questo piuttosto: le entrate da spezza carriera dei giocatori del Madrid sono state occasionali, cioè dettate dal momento ed estemporanee, o facevano piuttosto parte di un premeditato progetto per fare davvero male fisicamente al numero 10 del Barça? Questa è La Domanda. E’ questa la domanda che dovrebbe porsi il direttore di AS.

Messi, in occasione di quell’esultanza, ha fatto non bene, ma benissimo a mostrare a tutto il Bernabeu il nome del migliore giocatore al mondo e di tutta la storia del football. E’ stata una sorta di vendetta per una partita provocatoria, minacciosa e intimidatoria posta in essere dai giocatori del Madrid nei suoi confronti. Dopo essere stato picchiato senza ritegno durante il Clasico nello stile preferito dai fabbri, con l’incudine e il martello, durante il quale ha seriamente rischiato di uscire in barella con le ossa fratturate dal campo di gioco; dopo essere stato fatto sanguinare dalla bocca per una violenta e gratuita gomitata non punita dall’arbitro, Messi si è preso la sua rivincita nei confronti di uno stadio chiaramente nemico nei suoi confronti. E’ stato una sorta di rivincita, di legittima difesa dagli indegni attacchi subiti in campo dai vari Casemiro, più di una volta, Marcelo e Sergio Ramos. Casemiro, con l’intervento da dietro a forbice, meritevole esso stesso di rosso diretto, ha rischiato di fratturare la gamba all’avversario. E’ sufficiente rivedere le immagini per vedere come la gamba destra di Leo si flette a seguito dell’entrata in scivolata del numero 14. Come dimenticare poi l’immagine di Leo a terra che sputa sangue, la manica della maglia intrisa dei suoi globuli rossi, e Marcelo che si fa medicare il gomito a bordo campo (!). Chissà, forse ci stava il cartellino giallo per Messi per aver colpito con violenza il gomito del brasiliano! E come non menzionare l’entrata da karate di Sergio Ramos sulle gambe di Leo. La ricordate? Il centrale che arriva in piena corsa, si lancia in volo con gambe in avanti e piedi a martello e atterra come un Boing in fase di atterraggio di emergenza sul 10 argentino. E poi cosa? Ramos si stupisce della decisione arbitrale (Alleluja Alleluja!) e viene preso da una crisi di nervi alla vista del cartellino rosso! Voleva forse il fallo a favore? Rivista da questo angolo di visuale, quella giocata al Santiago Bernabeu, più che da Clasico, sembrava da partita tra detenuti e guardie penitenziarie del film interpretato da Burt Reynolds Quella Sporca Ultima Meta. Ma davanti a tutto ciò, ecco che AS si lamenta dell’esultanza di Leo, e si domanda se fosse premeditata o meno e, come se non bastasse, la bolla come muy fea.

Chapeau!

Quando Cristiano Ronaldo segna al Camp Nou e si batte il petto ripetutamente sotto la curva dei tifosi Culés e poi indica il terreno di gioco come dire Vi ho segnato io e fissa allucinato i tifosi avversari in chiaro gesto di sfida, tutti a parlare della personalità del portoghese, mai nessuno che abbia accennato ad un gesto provocatorio verso l’avversario; quando lo stesso Cristiano segna e mima platealmente il gesto della calma rivolto ai tifosi del Barça dopo un’altra rete al Camp Nou, anche qui tutti ad esaltare il gesto polemico e a tesserne le lodi, fino quasi a genuflettersi. Nessuno ha avuto modo da ridire su quelle esultanze o sul dito a silenziare il Camp Nou di Raul dopo un suo goal (eccetto oggi AS). Solo gesti di personalità da parte di campioni. Ma ecco che basta che sia Messi a mostrare la maglia agli avversari dopo essere stato picchiato e martoriato, che a Madrid iniziano a saltare i nervi. Sono talmente abituati a giocare sul velluto, che quando qualcosa va come dovrebbe solitamente andare, si trovano sull’orlo di una crisi di nervi. Ma quello era un film di Almodóvar e poi si parlava di donne.

Anche citare i fatti di Mestalla è fuori luogo. Dove sta il torto nel reagire con una esultanza satura di emozioni e intensità ad un goal a tempo scaduto se hai appena ricevuto sulla testa una bottiglietta piena d’acqua scagliata con violenza dalle tribune dai tifosi avversari? Signori, invece che una bottiglia d’acqua piena poteva essere una pietra, un petardo, una bomba, qualsiasi altra cosa di infinitamente più pericoloso! E’ colpa dei Blaugrana se sono stati colpiti da dei tifosi violenti? E’ sempre colpa loro se la curva della tifoseria più scalmanata si trova dietro la curva dove è stato messo a segno il goal decisivo della gara? E’ colpa loro se si permette l’accesso allo stadio con bottiglie piene? A Mestalla i giocatori del Barça hanno subito una aggressione. Punto e basta. Solo che la pompa di una certa propaganda ha fatto credere che i colpevoli fossero gli aggrediti, non gli aggressori. Un po’ di coerenza, signori! Invece che stigmatizzare la violenza di parte della tifoseria valenciana, parte della stampa ha cercato le responsabilità tra i giocatori, sostenendo, alcuni, che forse non avrebbero dovuto esultare sotto la curva. Allora spostiamo le porte, ruotiamo il campo di 180°, affinché l’esultanza dei giocatori risulti sotto la tribuna centrale e d’onore. Forse così si eviterà che dei poveri delinquenti della domenica siano costretti a lanciare oggetti in campo nel tentativo di ferire i giocatori avversari. Sarà una modifica al regolamento che cercheremo di portare avanti insieme al quotidiano AS.

Nuova rubrica: L’Antipatico. Quello che ti dice come stanno le cose.

Da oggi interverrà su questo Blog una nuova rubrica. Si intitolerà L’Antipatico e conterrà commenti a fatti accaduti intorno alla realtà Barça. Il titolo della rubrica si spiega per il taglio sferzante, e antipatico appunto, che essa avrà. Sarà una rubrica che commenterà in maniera irriverente, sfacciata, pungente, stizzosa e stizzita argomenti di attualità Blaugrana. Essi potranno giungere dall’interno o dall’esterno di Can Barça, ma in ogni caso coinvolgeranno e riguarderanno l’Entitat. Non avrà una cadenza determinata, ma seguirà il corso degli avvenimenti e apparirà ogni qualvolta sarà il caso di avere un approccio alla notizia decisamente politically uncorrect.

Avete presente quando, davanti a certe situazioni, avete rimpianto di non avere un fratello stronzo che avrebbe agito con modi più diretti dei vostri e che avrebbe certamente detto il fatto suo a quella persona che vi ha fatto uno sgarbo o è stato poco gentile nei vostri confronti? Sì? Bene, quel fratello stronzo sarà proprio L’Antipatico, e sarà lui a dire le cose come stanno. E quando, leggendo questa rubrica, qualcuno dirà: “Ma chi è questo qui? “, la risposta sarà: “Quello che ti dice come stanno le cose”.

Dopodiché… Amen!

Finale di stagione con sospetti

Questo a cui stiamo assistendo è un finale di stagione all’insegna dei dubbi e dei sospetti. A pensar male, dice un vecchio adagio, si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. Era un detto famoso di Andreotti, uno che di storie misteriose e intrecci di potere era un esperto. In quest’ultimo periodo troppe cose hanno un non so che di strano nella Liga. I due pesi e misure sul trattamento sanzionatorio di Neymar e Ramos per esempio; le parole del proprietario del Malaga Al-Thani, secondo il quale “le scorie del Barça non vinceranno mai la Liga”, guarda caso avversario del Real Madrid nell’ultima di campionato; la differente intensità messa in campo dalla squadra di Pepe Mel contro il Barça (vittoria per 2-1 del Depor), e ieri contro il Madrid; infine i tweets dei giocatori del Deportivo Joselu (@joselumato) e Guilherme (@guitorres91), che dopo la sconfitta subita in campo con il Madrid, hanno messo un Like sulle foto delle celebrazioni della vittoria postate da Morata e Marcelo nei loro account sulle reti sociali.

In qualsiasi altro Paese normale l’ufficio indagini si sarebbe già messo in allarme e avrebbe iniziato a indagare. Sono talmente tanti e chiassosi questi elementi strani che non si può più stare a far finta di niente.

Al termine del campionato mancano appena quattro partite: Il Barça dovrà affrontare l’Espanyol fuori casa, il Villareal in casa, il Las Palmas fuori e l’Eibar in casa, ultima gara di Liga. Il Madrid, per contro, giocherà contro il Valencia in casa, a Granada fuori, in casa contro il Sevilla, a Vigo nel recupero di campionato, e chiuderà infine a Malaga. Vista la posizione in classifica delle avversarie e le dichiarazioni del proprietario del Malaga, il Real Madrid potrà avere come unico ostacolo vero il Sevilla di Sampaoli. In quella occasione il tecnico argentino si giocherà ancora il terzo posto e non vorrà certo favorire il Madrid a discapito del suo obiettivo da raggiungere. Se aggiungiamo che nutre una sorta di venerazione verso Messi, Inietsa e C., non c’è da dubitare che darà battaglia. Per il resto, il Valencia non ha più nulla da chiedere al campionato e nella Comunitat Valenciana non vedono l’ora di concludere una stagione fallimentare, il Granada fra due giornate sarà probabilmente già retrocesso e il Celta si trova in un limbo di classifica nella quale alla penultima sarà già in vacanza. Con buona pace della regolarità del campionato. Il Barça può avere perciò solo il Sevilla come unico alleato nella ricerca disperata di un ostacolo per far cadere la squadra di Florentino e consegnare così la Liga al Barcelona.

Gran Barça, goal 502 di Messi e primo di Masche

Un grande Barça ha affrontato, colpito e affondato l’Osasuna. La formazione Blaugrana è scesa in campo con molte rotazioni. Digne in difesa, André Gomes a centrocampo, Denis, Paco Alcácer e Arda davanti. Panchina di lusso con Jordi, Umtiti, Sergi Roberto, Suarez e Iniesta. La partita si è aperta con la celebrazione del 500esimo goal in maglia Blaugrana. Un grande striscione esposto nella grada, insieme ai cori Meeeessiiii Meeeessiiii, hanno commemorato l’evento. Il primo tempo è stato giocato in scioltezza. Da ricordare soprattutto per il goal numero 501 di Messi che ha rubato palla a centrocampo con un sombrero e si è involato solitario verso la porta avversaria. Si è portato avanti la palla di testa, si è sollevato il pallone con il destro e nonostante un tocco involontario con il ginocchio ha rimediato accorciando il passo  e superando l’estremo difensore con un pallonetto. Con il medesimo stile aveva realizzato il suo primo goal nel Barça. Con la vaselina aveva segnato il primo goal della sua carriera con questa maglia, e con il pallonetto ha superato il muro dei 500. Rete meravigliosa. Il 2-0 è arrivato al termine di una bella azione in velocità conclusa da un bel destro di piatto di controbalzo di André Gomes. Una boccata di ossigeno per un giocatore che ha avuto un impatto con la maglia del Barça che dire difficoltoso è eufemistico. Il ragazzo triste non è riuscito a gioire veramente neanche in questa occasione. L’anima portoghese, l’anima del fado, è realmente radicata in lui. 

La ripresa è iniziata con un calo di ritmo e concentrazione dei ragazzi di Luis Enrique. Ne ha approfittato l’Osasuna per realizzare su punizione il goal del 2-1 e mettere pressione e inquietitudine in casa Barça. Nella punizione di Torres al 48′, Ter Stegen ha calcolato male la traiettoria anticipando il movimento nel lato sbagliato. Conclusione. Palla a destra, portiere a sinistra e partita riaperta. Il Barça ha sbandato per alcuni minuti vivendo antichi fantasmi. In questa Liga, un po’ come il Liverpool in Premier, i risultati negativi che hanno complicato la stagione liguera, sono giunti proprio contro le piccole. L’Osasuna ha anche avuto la palla del pari, ma questa volta Ter Stegen ha messo i pugni sulla conclusione potente di Torres. Eravamo al 52′. Da quel momento il Barça si è ripreso e ha riniziato a prendere il pallino del gioco. La terza rete Blaugrana, messa a segno da André Gomes, doppietta per lui, ha rasserenato gli animi. Ristabilito il margine di sicurezza, e allontanato il pericolo, la squadra ha deciso di non rischiare più. Ha spinto quindi sull’acceleratore. Da lì, la partita è diventata uno show del Barça. Si è rivista la squadra del Clasico, una squadra affamata che vuole sbranare l’avversario. Da lì, tutto è arrivato come naturale conseguenza: il 4-1 di Messi, doppietta e rete numero 502 per lui, il 5-1 di Paco Alcácer e il 6-1 di Mascherano. La rete del jefe merita un’approfondimento. Giunta su rigore (fallo su Denis) ha caratterizzato il primo goal del giocatore in maglia Blaugrana da quando veste questa camiseta. Primo goal in sette anni di militanza. Bello il gesto di Rakitic che al fischio dell’arbitro ha preso la palla in mano e lo ha consegnato al compagno. A quel punto è scoppiata l’ilarità tra i giocatori che componevano la panchina. Mascherano non ha fallito l’occasione. Con un destro potente, centrale e sotto la traversa, ha segnato il suo piccolo grande record. Il goal, tra l’altro, ha coinciso con la rete numero 100 della squadra in Liga e numero 500 del Barça di Lucho. Un goal dal triplice grande significato quindi. Un goal da consegnare davvero alla storia del Club. La doppietta di Paco Alcácer, che ha realizzato il 7-1 con un dribbling sul portiere in uscita, ha chiuso un secondo tempo spettacolare ricco di occasioni da rete e giocare spettacolari. Un grande Barça che mantiene il liderato in classifica e intatte le speranze di conseguire il terzo titolo consecutivo in Liga.

l’Onze del Barça ante l’Osasuna

Luis Enrique ha reso nota la formazione con la quale affronterà l’Osasuna nella gara di stasera alle 19:30. La formazione di Vasiljevic è ultima in classifica a 18 punti con ormai più nessuna chance di colmare il gap che la separa dal quart’ultimo posto occupato dal Leganes, 18 punti contro 27. 9 punti a cinque giornate dal termine.

Lucho in sede di conferenza stampa alla vigilia dell’incontro, alla domanda sulle eventuali rotazioni di questa gara aveva assicurato che avrebbe giocato con la migliore formazione possibile. Ha bleffato, perché non è proprio così.

lo schieramento, sulla base dei giocatori prescelti, potrebbe essere il 3-4-3.

Ter Stegen; Mascherano, Piqué, Digne; Rakitic, Busquets, André Gomes, Messi; Denis, Paco Alacacer, Arda.

Arbitra il senor José Luis Munuera Montero.

 

La squalifica di Sergio Ramos e i neri cancelli di Mordor

Uno scandalo! Il Comité de Competición ha incredibilmente squalificato il centrale del Real Madrid per una sola giornata. Dopo il caso Neymar, squalificato per tre giornate per essere stato espulso per doppia ammonizione e aver applaudito verso il collegio giudicante, oggi arriva la squalifica per una giornata di Ramos, colpevole di un rosso diretto per una entrata criminale su Messi durante il Clasico e, dopo il provvedimento arbitrale che ne ha decretato l’espulsione, di aver applaudito ripetutamente verso il campo di gioco in aggiunta a molteplici gesti polemici (aver indicato platealmente verso la tribuna e il campo e mimato con la mano il gesto di “parlare” in un chiaro segno di litigio nel momento di lasciare il campo). 

Se comparate, le due condotte sono chiaramente caratterizzate da una maggiore gravità del comportamento di Sergio Ramos rispetto a quello di Neymar. Sia nella condotta di gioco (doppia ammonizione contro espulsione diretta, oltre alla pericolosità del gesto di Ramos), sia nel comportamento post espulsione (semplice applauso contro applausi più sceneggiata polemica nell’abbandonare il campo). Nonostante questo aggravio di condotta del madridista, prima e dopo l’espulsione, il giocatore di Florentino ha subito una squalifica di gran lunga più leggera del Blaugrana. 

Cosa dire in merito? Come commentare una decisione si questo tipo da parte del Comité? I fatti sono talmente chiari, evidenti e lampanti che ogni commento è superfluo. Questa sembra tutto fuorché una decisione di un organo terzo. Sembra quasi che sia stata emanata da una delle due parti in causa. Come se, nel corso di un processo penale, l’emanazione della sentenza fosse lasciata alla difesa dell’imputato. Questa è chiaramente una decisione politica che trascende lo sport e assume connotazioni sinistre e ambigue che lanciano sulla Liga spagnola, sulla sua organizzazione e sull’intero movimento calcistico iberico una cappa dì oscurità che fa tornare indietro le lancette dell’orologio ai tempi oscuri e minacciosi di uno scomodo passato che fa pensare ai neri cancelli di Mordor

500 volte Messi, l’homenaje e il rinnovo

Primo maggio del 2005. Leo Messi realizza il suo primo goal in maglia Blaugrana. La partita è Barça – Albacete. Entra in campo al 42′ del secondo tempo al posto di Eto’o. Al 44′, su assist di Ronaldinho, realizza su vaselina quello che sarebbe stato il suo primo goal con il Barça. Ma la posizione di partenza è irregolare e la rete viene annullata. Il ragazzo con il numero 30 sulle spalle non si da per vinto e un minuto dopo, su altro passaggio del brasiliano, si presenta a tu per tu con il portiere avversario. Potrebbe tirare in tanti modi, ma sceglie nuovamente il pallonetto, esattamente come in occasione della rete annullata poco prima. La palla scavalca l’estremo difensore dell’Albacete e si insacca in fondo alla rete.

12 anni dopo, al Santiago Bernabeu, il ragazzino di allora, oggi 29enne, è arrivato alla stratosferica quota 500 goals. 500 reti con la maglia del Barça. Traguardo storico, impensabile in quella serata del 1° maggio del 2005. Traguardo, tra l’altro, nobilitato dalla fattura dei due goals con i quali la Pulce ha raggiunto questa cifra, e il momento in cui sono giunti: nel Clasico contro il Madrid a Chamartin. Due reti di difficilissima esecuzione e di straordinaria bellezza. La prima dopo una serpentina al limite dell’area con stop a seguire di destro, dribbling a rientrare in mezzo a due avversari e tiro di sinistro. Il tutto in un fazzoletto di campo e a una velocità inaudita. La seconda rete al termine di un contropiede che ormai diverrà storia. Partendo dalla scorribanda pazza di Sergi Roberto che dalla sua area di rigore supera tre madridisti, resiste per due volte ad una carica, corre a perdifiato verso la trequarti offensiva e poi cede a André Gomes che attende la sovrapposizione di Jordi alla sua sinistra e gli cede il pallone. Il numero 18, vedendo arrivare di gran carriera Messi da dietro, smista di prima dal lato corto di sinistra dell’area di rigore un pallone arretrato che D10S accarezza con l’interno del sinistro, e con potenza, di prima, infila nell’angolino basso della porta difesa da Keylor Navas. Una azione di estrema velocità e precisione e un tiro millimetrico di rara potenza.

La Pulga verrà omaggiato per questo risultato raggiunto nel pre partita della gara di domani che si disputerà in casa contro l’Osasuna (ore 19:30). Il Club ha infatti annunciato un homenaje al campione argentino che metta in risalto agli occhi del mondo quanto fatto in questi anni di carriera nel Club de su vida. Ancora i dettagli delle celebrazioni sono ignoti, ma è certo che la Junta directiva vorrà mandare un messaggio forte e chiaro a tutto il mondo futbolistico, spagnolo e non solo. Se il Real Madrid ha celebrato i 100 goals di Ronaldo in Europa con una cerimonia sul campo e una maglia celebrativa, il Barça non sarà da meno. Un traguardo di 500 reti, è una cosa storica, e come tale è giusto che sia celebrato e ricordato.

Tra gli omaggi e le celebrazioni ci sarà presto anche il rinnovo di contratto. Il papà del giocatore è a Barcelona in questi giorni e certamente continueranno a parlare con Bartomeu di quello che sarà un rinnovo monstre per entrambe le parti. Il Barça è giustamente disposto a “tirare la banca fuori dalla finestra” come si dice in Spagna per dire che è disposto a fare uno sforzo economico di grande livello pur di addivenire ad un accordo con il giocatore e il suo staff, e prolungare così il contratto che ha come attuale scadenza il 2018. Non ci sono indiscrezioni attendibili circa le cifre, ma certamente sarà un rinnovo degno del miglior giocatore della storia del calcio.

La nemesi di un inmessionante Messi capovolge la Liga

Come si fa a descrivere una partita così? Come raccontare una partita, anzi meglio, La Partita più bella di questa stagione di Liga se non addirittura degli ultimi anni? Per farlo inizierei dalla fine, se permettete, e dall’immagine di un uomo inmessionante. Un campione nel vero senso della parola: Messi, il deus ex machina della straordinaria gara di stasera e della sua altrettanto straordinaria squadra. Partirei da Messi che alza la maglia numero 10 al Bernabeu e la mostra con orgoglio, amore, sfida tutta argentina e catalana ad un pubblico nemico da una vita che per 92 minuti non ha smesso un solo attimo di spingere i suoi guerrieri in una sfida all’ultimo sangue (nel vero senso della parola) contro gli odiati catalani. Un pubblico che ha spinto la sua armata a giocare duro, a picchiare, a giocare al di là delle regole, ma che alla fine ha dovuto soccombere alla classe immensa del calciatore più forte di tutti i tempi. Messi che alza la maglia numero 10 e la mostra al Bernabeu è una immagine da consegnare alla storia di questo sport. Che fenomeno, che Clasico, che bello che è il calcio, questo calcio! Una immagine da incorniciare all’interno di un frame di semplice legno, perché l’eleganza è semplicità pura, e tramandare ai figli, ai nipotini. Una immagine da conservare gelosamente in un cassetto e tirare fuori al momento opportuno nel corso di una fredda serata di pioggia, davanti al camino, per raccontare ai ragazzi la magia di quella notte, le giocate, i goals di quel giocatore fenomenale, unico nel suo genere, e dir loro: “Vedete, io c’ero quella notte a Madrid, la notte in cui Messi dopo una rete meravigliosa nata da una pazza idea di Sergi Roberto, corse a perdifiato verso la bandierina e sotto la curva Blanca si tolse la maglietta e la mostrò all’intero Bernabeu. Come a dire: Mi avete picchiato, mi avete ferito e fatto sanguinare, ma ho vinto Io; Io Lionel Messi. Sono il numero 10 e gioco nel Barça. Non dimenticatelo!”.

La conclusione della partita è stata la perfetta nemesi di una serata dalle mille emozioni. Una nemesi che stanotte è calata su Chamartin sotto forma di Leo Messi. Alla voce nemesi il dizionario dice: la personificazione della giustizia che cala sul malcapitato con un inevitabile e terribile castigo. Ieri notte la giustizia ha avuto le forme e le fattezze di Messi (Testarossa nel film The Snatch aveva usato ben altra espressione, ma noi ci accontentiamo). Ha subito falli a ripetizione, entratacce, alcune criminali come quella di Sergio Ramos, altre pericolosissime come il primo fallo di Casemiro, gomitate (Marcelo), insulti da parte della graderia. Messi, come è suo costume, non ha fatto una piega, ha preso le botte, gli insulti, è stato zitto, ha continuato a giocare sanguinante dalla bocca con un fazzoletto insanguinato a tamponare la ferita aperta e ha aspettato il momento giusto. Il conto si presenta sempre a fine pasto, mai durante o all’inizio. E così ha fatto Leo. Dopo una partita meravigliosa da ricordare, fatta di una rete memorabile, scatti, finte, ripartenze, cambi di passo, tiri, aperture e assist, ha atteso i secondi finali per tramutarsi in nemesi e presentare il conto per tutto quanto aveva dovuto subire nel corso di 90 minuti tesissimi. Così, come in una sceneggiatura tarantiniana, mentre correva il 92° minuto, Sergi Roberto, un po’ in ombra fino a quel momento per la verità, ha deciso di impazzire, e memore di quanto aveva fatto nel recupero contro il Psg, è partito dalla sua area in dribbling. Con le ultime energie in corpo, recuperate chissà dove, ha fatto la serpentina tra tre uomini con la camiseta Blanca e si è lanciato nello spazio del centrocampo madridista. Ha ceduto il pallone a André Gomes che ha avuto la lucidità di attendere la sovrapposizione di Jordi e cedergli il pallone. Nel mentre arrivava come un treno dalle retrovie Messi. Il numero 18 con la camiseta… hoops pardon, samarreta Blaugrana, ha ceduto la palla al 10 che come tarantolato ha colpito il pallone con tale forza e insieme delicatezza da far terminare la sua corsa in fondo alla rete di un Keylor Navas incredulo da quanto era appena capitato. Era il goal del 2-3 al Bernabeu. Qualche istante dopo il signor Hernandez Hernandez (pessima la sua direzione, in linea con il suo standard d’altronde) fischiava la fine della partita. Il Barça era in trionfo proprio nel momento più delicato della sua stagione.

Per la squadra di Luis Enrique era una vera finale. Lo aveva detto chiaramente nel corso della conferenza stampa di presentazione della partita. Con tre punti di ritardo dalla formazione di Zidane lo scontro diretto era l’ultima occasione per riaprire la corsa al titolo liguero. Qualsiasi altro risultato oltre la vittoria avrebbe significato deporre le armi e consegnare di fatto la Liga al Madrid.

Dopo la tremenda delusione dell’eliminatoria contro il conjunto italiano della Juventus bisognava rialzare immediatamente la testa. I tifosi che avevano ovazionato con immenso spirito, entusiasmo e amore la squadra dopo lo 0-0 casalingo che aveva significato l’eliminazione dalla Champions, dovevano essere ripagati con una prestazione maiuscola, fuori dalle righe. Era una promessa e, da galantuomini, l’hanno mantenuta. Ieri notte i giocatori hanno giocato non solo per la Liga, non solo per battere il rivale di sempre, ma anche e sopratutto per ringraziare tutti i Culés dell’affetto loro dimostrato proprio nella notte del 19. E così è stato.

Privi di Neymar, rimasto a casa dopo il tentativo di braccio di ferro con il Tad di cui vi ho ampiamente parlato con dovizia di particolari nei giorni precedenti, la squadra è stata presentata in campo da Lucho con il miglior Onze possibile. Con Mascherano non nelle migliori condizioni fisiche, il ritorno al 4-3-3 era più che scontato. I dubbi della vigilia circa la sostituzione di Ney come extremo di sinistra sono stati risolti con l’impiego di Paco Alcácer nella stessa posizione del brasiliano.

Il Madrid è partito subito forte. I primi 5 minuti hanno fatto temere il peggio. Il Barça è stato letteralmente aggredito. Dopo la sfuriata iniziale Blanca e un rigore reclamato da Ronaldo per intervento di Umtiti in area, la formazione catalana ha pian piano preso il suo spazio e iniziato a gestire il gioco avanzando il raggio di azione e mettendo le tende stabilmente nella metà campo avversaria. Il Madrid ha risposto con l’aggressività. L’arbitro ha iniziato a sorvolare sulle prime entrate, così che i Merengues hanno aumentato il peso. Marcelo ha colpito Messi con una gomitata sulla bocca. L’argentino ha dovuto lasciare il campo per farsi medicare, rientrando poi con una garza intrisa di sangue per tamponare la ferita che terrà per tutta la prima frazione di gioco. L’esterno brasiliano, invece, non è stato nemmeno ammonito. Poi è stato il turno di Casemiro con un intervento da dietro su Messi a forbice che già da solo poteva valere il rosso. L’arbitro ha giudicato diversamente: solo giallo. Da quel momento Messi ha iniziato a puntare il ruvido centrocampista che non si è certo tirato indietro. Chi lo ha fatto è stato Hernandez Hernandez che nel corso del primo tempo ha sorvolato scandalosamente su due interventi dello stesso giocatore su Messi meritevoli della seconda sanzione.

Le due formazioni si sono date battaglia con una serie di spettacolari azioni nel corso delle quali, i portieri, si sono eretti a insuperabili guardiani delle rispettive porte. E’ stato il Madrid a segnare per primo con un goal dello stesso Casemiro che ha segnato sugli sviluppi di un cross di Marcelo. Sulla palla del brasiliano si è catapultato Sergio Ramos che, partito da posizione dubbia, ha colpito il palo. Sulla respinta del legno Casemiro ha segnato il goal del vantaggio. Il Barça ha barcollato, ma si è ripreso presto insistendo nella sua azione avvolgente e ricca di imbucate e tagli improvvisi. Busquets ha tagliato e cucito, recuperato e fatto ripartire. Sembrava un sarto londinese di Savile Road. Dai e dai il Barça è riuscito a passare meritatamente. L’azione è stata spettacolare con Messi che ha ricevuto da Rakitic al limite: stop in corsa, dribbling verso il centro dell’area e tiro vellutato ma potente a trafiggere il portiere avversario. Il tutto a una velocità impressionante: una meraviglia da vedere e rivedere. Il pareggio ha dato maggiori stimoli alle due squadre. Entrambe hanno avuto l’occasione di superarsi in più di una circostanza, ma le difese avversarie e i portieri sono stati insuperabili.

Nella ripresa il leit motif non è cambiato. Il Barça ha preso maggiormente il possesso della sfida. Il Real Madrid è partito in contropiede. Grande intensità e velocità hanno caratterizzato anche la seconda frazione di gioco. Da ricordare, su tutti, un colpo di testa di Piqué e una grande girata al volo di Suarez. In entrambe le occasioni Navas ha realizzato delle spettacolari parate. Dall’altra parte Ter Stegen si è esibito a sua volta in alcuni interventi molto difficili su conclusioni ravvicinate avversarie. In una di queste, è parso un portiere di pallamano in quella che forse è stata la sua parata più difficoltosa dell’intera nottata. Il goal di Rakitic, con una meravigliosa conclusione da fuori area che si è insaccata alla destra del portiere del Madrid, ha spezzato l’equilibrio. La successiva espulsione di Ramos per una entrata da codice penale su Messi che si stava involando verso l’area avversaria, è sembrato il segno della vittoria del Barça. Mai dire mai, per mutuare il titolo di un film non ufficiale della saga di 007.

L’uscita dal campo del centrale Blanco, con tanto di applausi ripetuti in direzione del campo di gioco (diretti a chi? Arbitro? Piqué?), è stata molto polemica. Dopo il caso Neymar e le tre giornate di squalifica, ora attendiamo l’imparziale e innocente giudizio del giudice sportivo per quantificare la sanzione che sarà inflitta a Sergio Ramos che, per ovvi motivi, non potrà essere inferiore, né pari, a quella del brasiliano.

Nel momento più complicato per la squadra di Zidane e dopo una incredibile parata di Navas su Piqué (conclusione a botta sicura del difensore dal centro dell’area), è giunto il pari dei padroni di casa. Azione sulla sinistra di Marcelo e palla in mezzo per James (subentrato a Benzema). Il colombiano, colpevolmente non seguito da Busquets nella circostanza, realizza il goal del 2-2 con un pallone ravvicinato sul quale Ter Stegen nulla ha potuto. Incredibile, prendere goal in superiorità numerica da un avversario inseritosi solo in area. Sembrava fatta. Tutto pareva perduto. Mancavano 5 minuti alla fine e il Real Madrid, in 10 contro 11, aveva pareggiato. Insieme al pareggio stava andando via anche la Liga. Il goal ha fiaccato il morale della squadra Blaugrana. I ragazzi di Lucho parevano incapaci di riorganizzarsi e ripartire con pericolosità. Era anzi la formazione di casa a creare le prerogative per segnare ancora e sentenziare incontro e campionato.

Sembrava fatta, appunto. Sembrava. Ma è proprio quando il Barça ha l’acqua alla gola che la formazione catalana riesce a tirare fuori l’impensabile: lo spirito e il carattere catalano. Tosto, duro, testardo, che non molla mai. Così anche ieri notte, quando Sergi Roberto ha dato il via ad una azione in contropiede a poche decine di secondi dalla fine. Così, da mezzo morta, questa squadra è passata a trovarsi in testa alla Liga insieme al Real Madrid, ma davanti ai Blancos per gli scontri diretti.

Una gara questa, che difficilmente dimenticheremo e che ci accompagnerà per anni insieme al ricordo di tante altre epiche battaglie.