Storia del Barça

Quando tutto ebbe inizio

«Nuestro amigo y compañero Mr. Kans Kamper, de la Sección de Foot-Vall de la Sociedad Los Deportes y antigo campeón suizo, deseoso de poder organizar algunos partido en Barcelona, ruega á cuantos sientan aficiones por el referido deporte se sirvan ponerse en relación con él, dignándose al efecto pasar por esta redacción los martes y viernes por la noche de 9 á 11»

«Il nostro amico e compagno Mr. Kans Kamper, della sezione Calcio della Sociedad Los Deportes e già campione svizzero, desideroso di poter organizzare alcune partite a Barcelona, chiede a chiunque ami questo sport che lo contatti recandosi presso questa redazione il martedì e il venerdì sera dalle 9 alle 11»

Questo fu l’articolo che Joan Gamper fece pubblicare nella rivista da lui co-fondata, Los Deportes, per ricercare persone con cui fondare una squadra di calcio. Ciò avveniva il 22 ottobre 1899.

Un mese e una settimana dopo… tutto ebbe inizio.

29 novembre 1899: la data. Barcelona: la città. La Rambla: il distretto.

Una stradina adiacente La Rambla ospitò il primo meeting, il primo rendez-vous, la prima riunione di ciò che, negli anni a venire, diventerà l’FC Barcelona, ovvero il Dream Team, la squadra dei sogni di qualsiasi appassionato o amante di calcio. Perché se è vero che nel calcio si segue, si ama, si tifa la squadra del proprio cuore, ci sono realtà che fanno innamorare a prescindere dai colori su una maglia o su uno stendardo. Si può essere appassionati di Picasso, e non per questo non restare estasiati, immobili, con i crampi allo stomaco e le lacrime che spingono contro il precipizio oculare davanti alla poesia e alla pace di un coloratissimo Monet. Ecco, se è vero questo, altrettanto vero è che non si può restare indifferenti dinanzi a una squadra, un equip per dirla alla catalana, come il Barcelona. Ciò che affascina di questa squadra non sono solo i colori sgargianti e profondi, quel blue intenso come il mare e il grana forte dei tramonti che incendiano i cieli sopra il Tibidabo, non sono solo gli slalom solitari di Leo – La Pulga – Messi, i dribbling destro-sinistro di Don Andrés Iniesta, le veroniche di Xavi, la grinta di Puyol tanto per restare ai giorni nostri, ma potremmo citare anche i dribbling di Ronaldinho, della meteora Maradona, la poesia di Johan – Il Diamante – Cruyff, le prodezze di Kubala che infiammavano il vecchio stadio Les Cortes negli anni in cui si battagliava contro il Real Madrid e il regime franchista a colpi di “Tram che viaggiavano vuoti”, come quel giorno del diluvio del marzo 1951 nel quale tutta la Barcelona che lasciò lo stadio preferì bagnarsi fin nell’anima pur di non salire sui tram nel primo giorno dell’aumento tariffario deciso da Franco. Fino ad arrivare, quasi indietro nella notte dei tempi, ai giorni in cui José – l’AragostaIl Mago – Samitier, gonfiava le reti e i cuori dei tifosi nei lontani anni ’20. Ciò che affascina di questa squadra è il carattere di un popolo orgoglioso e tenace che si specchia nella sua squadra, simbolo non solo sportivo, ma di identità sociale. Le battaglie del Club sono anche le battaglie della città, della Catalunya, e vice versa. Il Barça è una entitad che va oltre il significato sportivo e abbraccia un modo di intendere la vita. Més que un Club, il motto del Club, ha un significato unico: costruire un baluardo, ed esserne la bandiera, contro l’arroganza del potere liberticida, un simbolo di differenza e resistenza a tutte le azioni che cercano di limitare la libertà dei popoli e le normali aspirazioni degli esseri umani.