FC Barcelona – La Junta scivola anche su Carles Pérez

di Giuseppe Ortu


Carles Pérez è stata una delle sorprese di questa stagione. Il canterano, con ficha da Barça B, è stato integrato in prima squadra a inizio stagione insieme a Ansu Fati. Il ragazzo aveva iniziato la stagione con ottimo impulso. Dopo l’esordio da subentrante contro l’Athletic, aveva disputato da titolare 4 gare consecutive con una rete (alla seconda in casa nel 5-2 contro il Betis). Dopo una mancata convocazione, era partito ancora una volta nell’ undici iniziale nella vittoria a Getafeper 2-0. Da quel momento, alla settima, ha iniziato a perdere protagonismo, anche se ha sempre risposto presente, per impegno e rendimento, ogniqualvolta è stato chiamato in causa. In Champions, invece, ha giocato (titolare) solo nella partita contro l’Inter a Milano, quella nella quale i ragazzini avevano battuto i nerazzurri per 2-1, marcando anche uno dei due goal.
Dopo questo rendimento, tutto sommato positivo per un ragazzo aggregato dal Barça B, tutto ci si sarebbe aspettati fuorché un taglio nel mercato di gennaio deciso da Setién al suo arrivo a Barcelona. Da un estimatore della cantera e dei giovani ci saremmo aspettati che il tecnico provasse, testasse il ragazzo in campo, tanto più in periodo di difficoltà del reparto offensivo data l’assenza di Suárez. Invece, senza averlo mai provato in campo, è arrivata la decisione di fare a meno del giocatore, con il brusco e poco elegante invito di allenatore e club di cercarsi una squadra in quattro e quattr’otto.
Veramente un altro, l’ennesimo diremo, brutto segnale lanciato da una directiva che persevera nel comportarsi come un elefante in una cristalleria. Se garbo e buon gusto non sono mai stati frequentatori del comportamento di certi dirigenti, almeno con il tempo ci si sarebbe aspettati un miglioramento da questo punto di vista. Anche la goccia scava la roccia a furia di provare e riprovare. Certe abitudini, invece, sono più dure anche della roccia. E’ evidente che se a Downton Abbeyentri sempre dalla porta di servizio qualche ragione pur ci sarà.

Oltre all’aspetto di forma e maniera certamente non da gentleman (qualcuno ha detto, chissà quando; chissà dove: “I gentlemen infastidiscono la gente perché evidenziano, quando messi a confronto, la loro assoluta rozzezza e inadeguatezza”), l’azione è dannosa anche dal punto di vista sportivo. Carles ha dimostrato, finora, di meritarsi il posto in prima squadra e avrebbe meritato la chance di confrontarsi anche con il nuovo tecnico e il suo nuovo credo calcistico. Se lo è guadagnato questo diritto. Posto che il ragazzo non è un appestato o un portatore di coronavirus da eliminare il più presto possibile dallo spogliatoio per evitare di infettare i compagni, tutta questa fretta nel disfarsi di un calciatore come lui desta sorpresa. Tanto più che il ragazzo, a quanto pare, era per giunta disposto a rientrare nei ranghi del filial. A questo punto giunge spontanea la domanda. Che cosa è successo? Carles ha pestato i piedi a qualcuno? Questo non ci è dato saperlo.

Con il giocatore in rampa di lancio, su di lui sono piombate molte squadre disposte ad accoglierlo tra le loro fila. Tra esse la meglio posizionata è la Roma. La società italiana avrebbe già trovato l’accordo con il giocatore, dubbioso solamente per l’impossibilità di disputare la Champions. Il Barça sarebbe pronto alla cessione a titolo definitivo, ma vorrebbe mantenere, come sempre in questi casi, il diritto di recompra. Sul punto, tuttavia, la Roma non pare disposta a cedere. Non vuole che venga inserita in contratto tale chance a favore del Barça. Pare che lo stesso ragazzo non voglia questa clausola. Come dargli torto? Dopo essere sbattuto fuori con il classico calcio nelle zone basse in tutta fretta e senza apparentemente una ragione, è fin troppo normale che lo stesso giocatore non abbia tanta voglia, nel caso in cui dovesse trionfare in altri lidi, di rientrare alla base. Le cifre della cessione si aggirano intorno ai 15 milioni di euro. Il Barça,conseguentemente, rischia di perdere un giocatore che potrebbe diventare molto forte nel giro di qualche stagione per una cifra ridicola e per motivi del tutto misteriosi. Di chiunque sia la decisione, del corpo tecnico o dirigenziale, è una scelta affrettata, sbagliata e pericolosa per il futuro del giocatore e del club. L’ennesima decisione sbagliata di una serie di cui, ormai, non si vede più la fine.

FC Barcelona – I limiti del Barça alla luce della sconfitta di Valencia

di Giuseppe Ortu

L’entrata in scena di Quique Setién non è stata la migliore e la sperata dal barcelonismo; e dallo stesso Setién. Tre partite, due di Liga e una di Copa: due vittorie e una sconfitta. 1-0 contro il Granada in casa nell’esordio nella panchina blaugrana, 1-2 a Ibiza nel torneo del KO e la sconfitta per 2-0 a Valencia sabato scorso. Buone impressioni sono nella partita casalinga, sebbene con appena 1-0 nel marcatore. Nelle restanti due partite, ombre inquietanti e incombenti come nel cielo plumbeo di una fredda notte invernale dalle parti di Whitechapel. La ilusiòn de la aficiòn è durata lo spazio di alcuni giorni. Lo spirito e il mantello di Cruyff portato e indossato da Setién arrivando a Barcelona si è dissolto nel giro di pochi giorni: tra Ibiza e Valencia. I problemi del Barça emersi nella doppia sfida di Copa e Liga hanno scioccato e preoccupato enormemente. Erano tante le aspettative riposte nella nuova giuda tecnica che i primi disastri hanno aumentato a dismisura anche le preoccupazioni. I dubbi e i problemi emersi sono diversi.

Il principale errore che si può imputare a Setién è il cambio del modulo. Passare dalla difesa a quattro, feticcio del Barçada tempo immemore, a quella a tre non è semplice. Non è solo una questione di numeri. Il passaggio dai 4 ai 3 è un cambio radicale per tutta la squadra. Sopratutto per i difensori, i diretti interessati alla modifica tattica. Il mutamento di schieramento comporta il radicale cambio dei movimenti dei singoli, le distanze tra i centrali e dei compiti dei centrocampisti. In una squadra di calcio tutto è interconnesso e lavora in sinergia. Non si può modificare la composizione di uno schieramento senza influenzare le posizioni dei giocatori degli altri reparti. Incidere su un sistema ormai metabolizzato e mandato a memoria per anni sin dalla Masia, non è facile, men che meno a stagione in corso. Cambi così radicali sarebbe preferibile inserirli gradualmente durante la pretemporada, per dare il tempo a tutti i calciatori di prendere confidenza con il nuovo sistema tattico. Nel corso dell’anno, da una partita all’altra, non è semplice né tantomeno sicuro.
I limiti della squadra nelle due partite sotto esame, ma sopratutto in quella contro il Valencia sono stati un possesso di palla ipnotico sì, ma improduttivo. Nessuna profondità, nessun movimento senza palla degli attaccanti, pochi inserimenti dei laterali e una debolezza difensiva allarmante. Aggiungiamoci una pressione alta e una aggressività manchevoli, oltre a uno schieramento che si allunga permettendo le scorribande in contropiede degli avversari una volta perso il possesso di palla. Anche l’aspetto psicologico suscita grave apprensione. Contro la formazione Ché il Barça ha iniziato con autorità, un buon passo e velocità di manovra. Appena subìto il contropiede che ha causato il rigore per il Valencia, poi neutralizzato da Ter Stegen, la squadra si è impaurita, ha perso le sue certezze e si è trasformata in un coniglietto d’angora bagnato e cacciato da un predatore. Ha abbassato il suo baricentro e ha iniziato a essere impreciso nei passaggi anche più semplici e nell’uscita del pallone dalla zona difensiva. Nei primi 45′ il Barça ha subito una serie di imbarcate impressionanti. Se non fosse stato per quel grande portiere che è Ter Stegen, la formazione blaugrana sarebbe potuta andare al riposo sotto si tre, quattro reti. Solo nel secondo tempo la squadra ha iniziato a reagire, velocizzare l’azione ed essere più cattiva negli interventi e nei contrasti sul pallone.

FC Barcelona – Fracaso a Mestalla

di Giuseppe Ortu

Il Barça cade di schianto al Mestalla alla prima trasferta in Liga. Contro il Valencia perde 2-0, subisce una sonora lezione che va al di là del risultato contrario e manifesta limiti difensivi che fanno preoccupare enormemente per il prosieguo della stagione. Tutto ciò premesso, nonostante una prestazione eccezionale di Ter Stegen che ha evitato, nel primo tempo, che il risultato prendesse una piega scandalosa. Contro un Valencia attestato al settimo posto, in una buona posizione di classifica, il Barça doveva confermare le buone impressioni manifestate nell’esordio di Setién contro il Granada e cancellare con un colpo di spugna le bruttissime sensazioni manifestate in Copa nella trasferta di Ibiza. Alla terza la verità. Per bilanciare queste due impressioni contrastano, oggi ci si attendeva una prestazione di autorità che sgombrasse il campo dagli equivoci e tranquillizzasse una volta per tutte un ambiente timido e scosso da un inizio stagione altalenante, balbettante, con più ombre che luci. Nulla di tutto questo. Chi è stato spazzato è stato il Barça; e non da un colpo di spugna, ma da due goal del Valencia e da tanto altro.

Al Mestalla il Barça è sceso in campo con la conferma di Umtiti al posto di Lenglet e il ritorno di un centrocampo futbolero con De Jong, Busquets e Arthur. In attacco Fati a far compagnia a Messi e Griezmann. La formazione blaugrana ha iniziato con baldanza e sicurezza. Possesso di palla ipnotico e veloce distribuzione della palla che hanno fatto veramente pensare che i fantasmi di Ibiza fossero veramente presenze che durano il tempo di un agitato sonno notturno. Ma ecco che, alla prima occasione del Valencia, il primo campanello d’allarme. Inserimento in velocità in area di rigore del conjunto valenciano, Piquè entra in scivolata e rigore a favore dei bianchi. Ter Stegen ha fatto il suo solito, superandosi anche in questa circostanza e parando la massima punizione ché. Da quel momento la squadra blaugrana non è più stata la stessa. Impaurita, ha retrocesso di parecchi metri il suo baricentro, perdendo tutta la sicurezza che ne aveva contraddistinto l’inizio gara. Come liquefattosi, il Barça ha subito il Valencia che ha continuato a imperversare contro un avversario improvvisamente insicuro. Passaggi elementari imprecisi, poco movimento dei giocatori, i blaugrana non sono più riusciti a recuperare lo svantaggio emozionale e psicologico verso i padroni di casa. In questo frangente Ter Stegen ha tenuto a galla i suoi con parate mirabolanti e anche grazie all’ausilio di una traversa.

Nel secondo tempo la situazione della squadra è migliorata dal punto di vista della vitalità. Il Barcelona è apparso più attivo e propositivo; sopratutto più veloce nella manovra. Ciò non è bastato, tuttavia, a eliminare gli errori tattici. E così, da un doppio cross della squadra valencianista, è arrivata l’autorete di Jordi. Sulla conclusione di Gomez, nessuno dei blaugrana è andato a chiudere l’avversario che ha avuto la possibilità di concludere a rete con tutta calma. Sul tiro anche la sfortuna ci ha messo lo zampino, facendo in modo che la palla colpisse il numero 18 e che entrasse in rete mettendo fuori causa il proprio portiere.

Il Barça ha tentato di reagire. Ha certamente cercato in tutti i modi di giungere al pareggio con molto movimento, ma anche con poca calma e lucidità. Sono fioccate le occasioni e i tiri, ma senza risultato. A rendere più viva e efficace l’azione blaugrana è stato anche l’ingresso in campo di Vidal al posto di un calante Arthur. La sua grinta contagiosa e il suo dinamismo sono state contagiose per i suoi compagni di squadra. Leo, certamente uno dei migliori del Barça, ha trovato un compagno con cui realizzare sponde e scambiare il pallone. Ma l’errore, clamoroso, era ancora pendente. Una rimessa laterale a centrocampo è stata la causa scatenante dell’azione del secondo goal del Valencia. Il Barça si è trovato mal posizionato in campo, tutti a fare numero a sinistra e con la corsia di centro destra totalmente vuota e senza controllo. E proprio da quella parte è giunto l’inserimento solitario di Gomez sul quale ha cercato di chiudere addirittura Ansu Fati. Conclusione quasi solitaria e rete del raddoppio.

Il Barça ha chiuso lì la sua serata catastrofica. Da segnalare una rete annullata al Valencia per fallo ai danni di Busquets in area di rigore. Per Setién si annunciano momenti difficili. Risolvere una situazione così intricata, con un gruppo di giocatori che si sfiduciano e entrano in crisi alla prima difficoltà non sarà compito facile. 

FC Barcelona – Com’è diverso il Barça con Setién

di Giuseppe Ortu

La cura Setién ha già sviluppato i suoi effetti. Pochi giorni da quando l’ex Betis è atterrato nel Pianeta Barça, e già la sua mano è stata evidente nell’esordio con la formazione blaugrana. I cambiamenti più evidenti sono stati il ritorno all’antico riguardo al possesso di palla, il difendersi nella metà campo avversaria, far correre il pallone non i giocatori e il rilancio dei peloteros, dei calciatori abili nel possesso e nel controllo di palla. Tutte regole catalogate da Johan Cruijff, di cui Quique è un fervido seguace.

Il Barça di ieri ha avuto un possesso palla di oltre l’82%, percentuali mai viste con Valverde e che ricordano il guardiolismo. Ha messo insieme, alla fine della gara, la bellezza di 1002 passaggi, ha dominato la gara e l’avversario nella metà campo del Granada e non ha praticamente mai sofferto in difesa. Solo nella ripresa il Granada è andato vicino alla rete con il palo colpito da Eteki prima del vantaggio messianico. Solo da queste prime annotazioni notiamo la grande differenza con il passato. Con Valverde il possesso palla era sempre molto limitato, intorno al 60%. Alcune volte è stato addirittura appannaggio dell’avversario, come nel caso, tra gli ultimi, della gara contro la Real Sociedad, dove il Barça è stato dominato e ha controllato il pallone per il 46% contro il 53% dell’avversario. Con il Txingurri il Barça si è spesso difeso molto basso, al limite dell’aria di rigore, andando in difficoltà quando l’avversario aumentava i giri dell’azione, saliva con tutta la squadra fino alla metà campo. In situazioni come queste è capitato che i blaugrana abbiano avuto difficoltà a ripartire. Sotto pressione, la squadra spesso si è disunita e ha perso le distanze, la calma e la precisione nei disimpegni, non riuscendo a sviluppare bene l’azione. Tutto ciò non è accaduto nella prima di Setién.

Altra differenza è il modulo. I tre in difesa hanno garantito una maggiore presenza in mezzo al campo e un avanzamento di tutto il baricentro di 30 metri. Il giocare così più spostati verso l’area avversaria ha permesso anche una più efficace e meno dispendiosa pressione alta e il repentino recupero del possesso di palla. La posizione di Busquets è un altro elemento. Spostato dalla sua posizione davanti alla difesa, sempre sacrificato in copertura e portato nella metà campo avversaria, el de Badia è stato molto importante, nel pressing e nella fase di rifinitura dell’azione.

Giocare a calcio bene e vincere è molto meglio che vincere solo. Questa è la filosofia del nuovo allenatore del Barça.Giocare la palla per divertirsi e divertire. Nel più puro spirito cruyffista. Ieri questo concetto è stato tradotto nell’esordio di Riqui Puig. Il canterano ha trasformato la squadra che a metà del secondo tempo stava dando segni di staticità e stanchezza. Il ragazzo è entrato sul prato del Camp Nou e ha trasformato la squadra. Con il suo movimento continuo, la rapidità e una chiara e precisa idea di gioco, ha trascinato la squadra alla vittoria. Valverde ha avuto due anni e mezzo per far giocare Riqui in prima squadra e lo ha sempre ignorato. Addirittura c’è stato un momento in cui si è perfino parlato di un trasferimento in prestito per dargli minuti in questo mercato invernale. Messo in campo, alla prima occasione, Puig ha fatto vedere di che pasta è fatto. Fosse stato per Valverde ieri avrebbe giocato a Tarragona con il filial.   

FC Barcelona – Lavori in corso al Camp Nou. 1-0 sul Granada

di Giuseppe Ortu

L’esordio di Quique Setién al Camp Nou è stato caratterizzato dalla vittoria contro il Granada, robusta neopromossa di centro classifica che occupa un più che decoroso 10° posto nella graduatoria. Vittoria por la minima per 1-0 con rete di Leo Messi, realizzata nella parte finale del secondo tempo grazie a una combinazione tutta di prima e altamente spettacolare organizzata dalla formazione blaugrana. Setién si è seduto sulla panchina blaugrana dopo pochi giorni di frenetico e acceso lavoro. Alla guida del FC Barcelona da martedì scorso, sempre sotto i riflettori in queste prime giornate barceloniste, il nuovo allenatore ha dovuto gestire il poco tempo a disposizione per rivitalizzare la squadra, con l’alta aspettativa che il suo arrivo a Barcelona ha portato con sé.

Con Valverde la squadra stava sfiorendo e appassendo come un raro e prezioso fiore sovraesposto a una condizione climatica sfavorevole. A Setién il compito di rilanciare la formazione azulgrana sotto il punto di vista del morale, del gioco, dell’identità catalana e dei risultati. Non ingannino la prima posizione in classifica in Liga e la qualificazione agli ottavi di Champions. La sensazione che si otteneva da vicino era quella di una formazione tenuta in piedi a malapena dalla immensa qualità dei suoi grandi campioni che la componevano, ma senza, ormai, più il collante derivante dalla guida tecnica. La squadra, per riprendere la metafora di prima, stava lentamente morendo come una pianta a cui mancava acqua e nutrimento.

Un cambio era necessario. E’ stato trovato in Quique Setién. Nei suoi primi giorni da blaugrana ha esposto le sue teorie e la sua idea di calcio. La partita di ieri contro il Granada era carica di aspettative. Tutti erano incuriositi da come il nuovo tecnico avrebbe cambiato la squadra. Setién è stato cauto e intelligente. Rivoluzionare squadra e giocatori sarebbe stato rischioso. Meglio procedere per grandi e andare con i piedi di piombo. Iniziare per il verso giusto era fondamentale. E così, le novità nell’undici titolare sono state modeste. Forse deludenti per molti. In difesa Umtiti ha preso il posto di Lenglet. L’ex Sevilla, diffidato, è stato escluso probabilmente per non rischiare di saltare la partita contro il Valencia. A centrocampo solo conferme. Rakitic, Busquets e Vidal. Tutto molto valverdiano; almeno nei nomi. In attacco Fati ha preso il posto in squadra, anche se non nel ruolo, dell’infortunato Suárez. La curiosità maggiore era verificare come avrebbe giocato Vidal, giocatore definito dallo stesso Setién anarchico, caotico e tendente a disequilibrare la squadra, alle nuove direttive tecniche tendenti all’ordine e al rispetto delle posizioni.

La sorpresa più grande è stata la variazione del sistema tattico. L’ex Betis ha messo la sua squadra in campo con il 3-4-3. Jordi avanzato sulla mediana, Busquets portato più sù di una ventina/trentina di metri. Così la squadra ha occupato maggiormente la parte centrale e nevralgica del campo. Jordi ha dato enorme supporto all’attacco giocando quasi da extremo. Busquets, che con Valverde formava il vertice alto del rombo composto da Ter Stegen, Piqué, Lenglet e lo stesso giocatore di Badia, con continui ripiegamenti sulla linea dei centrali, ha abbandonato le sue posizioni difensive e ha giostrato dalla metà campo in su, stazionando spesso sulla linea dei trequartisti. La difesa a tre è apparsa più solida e la squadra ha rischiato decisamente meno che in tutte le altre gare della stagione, e tutti i reparti sono stati sollevati di parecchi metri, stazionando molto di più nella metà campo avversaria. In avanti Griezmann ha fato il nueve, entrando molto più nel vivo del gioco rispetto a quanto non facesse con il Txingurri. Se con Valverde il Barça tendeva a rinculare, abbassandosi notevolmente e passivamente, fino a difendersi al limite dell’area, con Setién questo non si è visto. Come promesso la squadra ha tenuto molto il possesso di palla alto e si è difesa tenendo la palla lontana dalla propria difesa.

I blaugrana hanno interpretato il nuovo spartito con luci e ombre. Lenti e macchinosi nella prima fase di costruzione dell’azione con i difensori, la manovra si velocizzava improvvisamente superata la metà campo una volta che la palla giungeva ai centrocampisti e agli attaccanti. Qui il gioco diventava brioso, la palla veniva fatta circolare con tocchi di prima, massimo di seconda. Il Barça pareva ispirato. Ciononostante, le imprecisioni nei passaggi e una certa titubanza tipica della squadra di Valverde ancora erano evidenti. Nei primi 45′ il Barça è stato pericoloso due volte con Fati, una con Vidal e con Messi. Tuttavia la squadra è apparsa ancora eccessivamente lenta e macchinosa; non si è notata l’allegria e la leggerezza d’animo nelle giocate. E’ sembrato quasi che i giocatori giocassero con il freno a mano tirato, concentrati più sul rispetto delle consegne del tecnico che sul gioco. Vidal si è notato per alcuni tocchi errati della palla a centrocampo e ha dato l’impressione di non trovarsi completamente a suo agio in un gioco di maggior posizione e fatto di veloci tocchi di prima. Nonostante ciò è sopravvissuto.

Nella ripresa la squadra si è disunita con il passare dei minuti e ha iniziato ad avvertire la stanchezza avvertita in tante altre gare passate. Il Barça di quest’anno nasce con il peccato originale di non aver potuto svolgere la preparazione estiva, coartata dalla necessità di fare cassa con la gira americana e giapponese. In questa stagione, sopratutto in primavera quando le competizioni entreranno nel vivo, questo handicap potrebbe farsi sentire. Il campanello di allarme è suonato forte come una sirena antincendio quando il Granada ha colpito un clamoroso palo interno a Ter Stegen battuto. La sorte ha voluto che la palla si sia allontanata dalla linea di porta e sia uscita dal lato opposto. Pochi minuti ancora e la partita ha avuto il suo secondo momento topico. L’espulsione al 69′ di Germán per il Granada. Setién a quel punto ha messo in campo colui che tutto il Camp Nou attendeva di vedere dall’inizio: Riqui Puig. Il ragazzo del B, all’esordio in prima squadra questa stagione e sempre ignorato da Valverde, ha segnato il terzo momento chiave della gara. Il suo ingresso sul terreno di gioco al posto di Rakitic (in ombra la sua gara) ha svegliato i suoi compagni. Gioco rapido, mobilità, freschezza, gioco di gambe e intesa perfetta, il ragazzo ha cambiato volto e corso alla partita. Il Barça ha iniziato a giocare in scioltezza e a mostrare brillanti scintille. Dotato di grande personalità oltre che di tecnica e visione di gioco, Riqui si è sempre fatto vedere dai compagni, facendosi dare il pallone con continuità. Da un suo recupero di palla è nato il goal della vittoria al quale hanno partecipato Messi, Griezmann, Vidal e ancora Messi, che ha concluso con il piatto sinistro in rete una azione tutta di prima con assist di suola finale di Vidal per il 10 blaugrana. Un golazo.

Il Barcelona incamera i tre punti e continua il suo liderato in classifica insieme al Madrid. Una lotta a due dopo la netta sconfitta dell’Atletico contro l’Eibar, a Ipurua, per 2 reti a zero. Oggi ha manifestato luci e ombre, dimostrando di non essere ancora guarito dal morbo che lo ha attanagliato da un po’ di tempo a questa parte. Un morbo caratterizzato da stanchezza cronica, sfiducia in se stessi e insicurezza. Setién avrà molto da lavorare, e da risolvere, se vorrà venirne a capo.    

FC Barcelona – Il New Deal di Setién per un Barça ganador

di Giuseppe Ortu


Quique Setién può essere il vero punto di svolta della stagione del Barça. Con Valverde era destinato ad un mesto declivio verso l’ennesima delusione e un nuovo fallimento europeo. Setién, con la forza delle sue idee calcistiche, può dare un nuovo volto a questa annata. Il New Deal del nuovo tecnico, come un novello Roosevelt, tende ad incidere sul Barça così come quello di Franklin Delano cambiò il volto statunitense tra il 1933 e il 1937. Basta con il dormire in campo, i black out improvvisi da una partita all’altra e da un minuto all’altro all’interno della stessa partita come costume di Valverde. Basta con il dormire in panchina. Quante volte abbiamo definito in questi ultimi due anni e mezzo l’Ernesto blaugrana una figura cartonata che staziona in panchina? Molte, certamente in occasione di Roma e Anfield. Quante come la Mummia di Tutankhamon? Certamente contro l’Atleti in Supercopa. Il Barça non poteva continuare su questa strada. Assolutamente no. Setién, al netto della prova su strada, come si direbbe per il lancio di un nuovo modello di automobile appena uscito dalla fabbrica, in questo caso della prova sul campo, ha le idee chiare su come dirigere la sua nuova squadra. Sin dalle prime ore di vita in blaugrana ha scoperto le carte, esponendo la sua visione calcistica: possesso di palla, dominio del campo e dell’avversario, pressione alta, rapido recupero della palla, intensità di gioco, chispa, brillantezza, ordine e equilibrio. Nuova regolamentazione anche negli allenamenti. Ci si allenerà di più e meglio. Otto allenamenti in sette giorni per aumentare i giri del motore, delle gambe e la resistenza alla fatica. Griezmann nel dopo gara contro l’Atletico aveva ammesso che alla fine alla squadra erano “mancate le gambe”. Brutto segnale in vista del clou della stagione che sta per arrivare. Allenamento, leggero, anche la mattina della partita. Altra novità la diramazione delle convocazioni che non sarà più rilasciata il sabato, ma la domenica, o in ogni caso, la mattina della partita al termine della sessione di rifinitura. E ne siamo certi, sarà differente anche il riscaldamento nel pre-gara. Certamente più intenso e meno all’acqua di rose come nella gestione Valverde.

Nella conferenza stampa dell’ora di pranzo, l’allenatore cantarbico ha ripetuto alcuni di questi concetti, spiegando che cosa vuole dai suoi giocatori. Innanzitutto ha ancora espresso la sua gioia per allenare questa squadra e questi giocatori. Ancora la mattina, al suo risveglio, si meraviglia di essere il loro allenatore. “Una opportunità per tutti”. E’ questo il suo concetto. “Tutti avranno la chance di dimostrare il loro valore e quanto potranno apportare alla squadra” Grandi e meno grandi. Affermati e in rampa di lancio. Per questo, a differenza di quanto faceva Valverde, appena indossate scarpette e tuta, ha portato con sé Riqui Puig e Abel Ruiz. Due ragazzi del B que Valverde non aveva mai visto, nonostante il centrocampista-trequartista sia il più talentino del filial. Nel Barça di Setién la palla sarà per chi sa giocare con il pallone. Dunque Riqui sarà del gruppo. Già contro il Granada, domenica alle 21:00, il ragazzo potrà trovare spazio in squadra. Fuori De Jong per squalifica, con Arthur in non perfette condizioni dopo il recupero dalla pubalgia, con Vidal che dovrà adattarsi al nuovo corso fatto di ordine, equilibrio, e dominio della palla, Puig potrebbe avere il suo spazio durante la partita. Abel Ruiz è un centravanti che ha fatto faville nell’europeo under 21, dimostrando le sue qualità. Con la prolungata assenza di Suárez potrebbe esserci spazio anche per lui.

Il riferimento all’ordine e all‘equilibrio fatto nel corso della conferenza stampa di qualche ora fa mette certamente in una posizione più scomoda Arturo Vidal. Di lui Quique ha chiaramente detto che confida in lui in quanto grande giocatore, ma che dovrà impegnarsi e applicarsi per apprendere le nuove regole. Vidal apporta grinta e furore agonistico, ma anche caos tattico e disequilibrio in campo. Questo non sarà più permesso con Setién al comando. Vidal dovrà apprendere a giocare nuovamente se vorrà avere protagonismo in questa squadra.

Altra notizia circa il grado di affiatamento che il nuovo tecnico richiede dalla sua squadra è data dal fatto che, come se fosse un ragazzo che ha appena dato l’addio al calcio, non ha esitato un solo minuto a indossare le scarpette e allenarsi con la squadra. Stamattina ha fatto il rondo nel gruppo di Messi, scambiando il pallone con i suoi giocatori e allenandosi come uno in più. Come se fosse il Lampard della situazione, che nel Chelsea partecipa nelle sessioni tecniche con i suoi ragazzi, a dispetto dei suoi 61 anni. Altro elemento della unione che il mister vuole in campo e fuori tra tutti i componenti della squadra, è la cena organizzata giovedì notte in un noto ristorante della zona alta di Barcelona. Tutta la rosa, elementi del B compresi, si sono ritrovati a cena per rinsaldare uno spirito che, tra vedere e non vedere, Quique ha ritenuto opportuno quantomeno rinsaldare, se non creare ex novo. Una cena servita per creare quello spirito di gruppo, di corpo, di appartenenza, che evidentemente il tecnico ha avvertito mancasse alla squadra. 

FC Barcelona – Nuovo spartito con il nuovo direttore d’orchestra

di Giuseppe Ortu


E’ trascorso appena un giorno dall’arrivo di Quique Setién al Barça, relevo de Valverde nella panchina blaugrana, ma sembra che siano trascorsi giorni, settimane. E’ accaduto tutto così in fretta dalla sconfitta di Supercopa contro l’Atleti, e tante cose sono accadute da allora, che sembra impossibile che tanti accadimenti, voci, viaggi e trattative si siano sviluppati in appena 4 giorni. Sopratutto per gli standard, assai cauti, di questa Junta Directiva. Il 9 notte sconfitta contro il Cholo; il 10 già in volo per Doha per convincere Xavi a subentrare a Valverde. Due giorni di intense trattative e il no dell’ex 6 blaugrana; repentina virata su Koeman e poi su Setién, presentato nella giornata di ieri, il 14. Il nuovo allenatore blaugrana ha già diretto due sessione di allenamento nel giorno della presentazione, il matinal delle 11:00 e il serale delle 18:00. Un turbillon di avvenimenti tanto compressi in così poco tempo che hanno fatto allungare a dismisura, nelle menti di tifosi e addetti ai lavori, ogni singolo accadimento. E’ stato vissuto come al rallentatore. Sembra essere trascorso un secolo invece dei quattro giorni effettivi.

Che la musica sia già cambiata con Setién in panchina lo dimostrano alcuni elementi. Oggi, che Valverde aveva lasciato libero, si è tenuto un nuovo allenamento di tutta la squadra, giocatori del filial compresi. Tutti alle 11:00 a sgambettare e giocare con il pallone alla Ciutat Esportiva. Il nuovo tecnico non ha molto tempo a disposizione. La partita contro il Granada, prima gara del girone di ritorno, è ormai alle porte. Esordio casalingo per il nuovo entrenador dunque. La squadra deve svoltare subito, sin un pero, senza sì e senza ma. A Quique è richiesto tanto, sopratutto il gioco che Valverde non ha quasi mai dato al barcelonismo: il possesso palla, il controllo della gara, la pressione alta, rapidità di manovra, imprevedibilità, sicurezza difensiva, spettacolo. Certo, non poco. Il compito che attende l’ex Betis non è semplice; tanto più che allenare al Camp Nou è una impresa da carattere di ferro e spalle molto larghe.

All’allenamento mattutino hanno partecipato anche gli assenti delle ultime gare Ter Stegen e Arthur. Il tedesco dovrebbe rientrare già contro il Granada dopo la sosta di due gare contro Espanyol e Atletico per la tendinopatia al ginocchio; il brasiliano, riapparso per la prima volta dopo la lunga assenza per i problemi al pube, ieri ha svolto il doppio allenamento. Stamattina ha partecipato solo a metà sessione. Al massimo, potrà far parte dei giocatori che si siederanno in panchina.

L’aria nuova si è respirata anche per la presenza di molti giocatori del filial. Oltre ai soliti noti, si è aggregato anche Riqui Puig, il crack del futuro finora ignorato da Valverde. Il talentuoso interno/trequartista ieri ha partecipato a entrambe le sedute tecniche, oggi si è allenato regolarmente con la prima squadra e non giocherà con il B contro il Badalona questo pomeriggio. Ciò significa che farà parte della convocatoria per la partita contro il Granada. De Jong, espulso per doppia ammonizione contro l’Espanyol, è squalificato e Riqui potrebbe sostituirlo nell’elenco dei convocati. Non è da escludere anche un suo inserimento in campo a gara iniziata. Sarebbe questo il miglior biglietto da visita per il nuovo allenatore alla sua prima partita da tecnico azulgrana al Camp Nou. Riqui, per il quale la gran parte del barcelonismo stravede, perché impersona il più puro spirito pelotero cruyffista e guardiolista del Barça, sarebbe la carta da giocare per toccare le giuste corde dei tifosi e mostrare che un nuovo spirito ha preso dimora del césped del Camp Nou.  

FC Barcelona – Quique Setién 2022! Anima di Cruyff, temperamento di Aragonés

di Giuseppe Ortu


Alla fine, dopo alcune fumate nere, è arrivata la tento sperata bianca. Abemus Papam, o meglio, Entrenador! Il prescelto al termine di una giornata ricca di colpi di scena, rinvii, indecisioni, è stato Quique Setién. L’allenatore cantarbico ex Betis, era libero dopo la fine del rapporto con il club betico. Con la squadra di Sevilla ha fatto faville, portando i biancoverdi al sesto posto in classifica con conseguente qualificazione in Europa League nel 2017-18. L’anno successivo ha ottenuto un lusinghiero 10° posto prima di lasciare il club di Heliopolis. In precedenza aveva allenato il Las Palmas, convertendolo nella squadra rivelazione della Liga nel 1915-16 con un 12° posto e un gioco spumeggiante che aveva fatto conquistare copertine e onori alla formazione canaria.

Il tecnico di Santander fa firmato un contratto valevole fino al 2022, ma con una clausola di risoluzione al termine di ogni stagione. In questo modo, se da una parte l’allenatore ha richiesto un contratto pluriennale per avere influenza sui giocatori, dall’altra il club si è cautelato conservando la possibilità di liberarsi dal rapporto ogni fine stagione. Setién ha usato spesso nella sua carriera di tecnico il 3-4-2-1, anche se a Barcelona utilizzerà sicuramente il modulo feticcio blaugrana, il 4-3-3. Adesso che Setién trova la squadra priva di Suárez, infortunato, potrebbe anche optare per il 4-3-1-2.In ogni caso sono ragionamenti prematuri. Oggi incontrerà i suoi nuovi giocatori e dirigerà il suo primo allenamento alla Ciutat Deportiva.

Amante del gioco di Johan Cruyff, del possesso palla, pressione alta e recupero del pallone in zona offensiva, abbina alla mentalità calcistica dell’olandese volante l’aggressività ricevuta in eredità da Aragonés quando giocava ai suoi ordini nell’Atletico Madrid nella stagione 85-86, anche egli, guarda caso, allenatore del Barça. In una intervista del 2018, il tecnico cantarbico aveva spiegato il suo football e la sua idea di calcio, anche se, aveva soggiunto, tutto andava commisurato ai giocatori a disposizione e alla loro capacità calcistica. Sbarcando al Barça, la sua visione di fùtbol potrà esprimersi al massimo livello e manifestarsi in tutta la sua filosofia più offensiva e futbolera possibile. Vedremo certamente una squadra più propositiva e offensiva di quella di Valverde; una squadra che rischierà certamente di più. La filosofia del nuovo allenatore è “divertire e divertirsi con il pallone, tenere la palla per 80 minuti e fare correre gli avversari dietro di te, giocare con mente fredda per trovare gli spazi che il movimento a rincorrere degli avversari inevitabilmente ti lasciano”.

Questo ritorno al passato, almeno nella filosofia del nuovo condottiero, suscita entusiasmo, ilusiòn, nella platea del Camp Nou, nei soci e in tutto il barcelonismo. Il ritorno all’antico con vista su un futuro prossimo che avrà la medesima ideologia di gioco, quella di Xavi, certamente il prossimo allenatore del Barça. Setién come una finestra sul nuovo che verrà. Stessa linea di principi, stessa mentalità. Un ritorno al passato cruyffista che porterà aria nuova e farà bene all’anima e al cuore blaugrana.  

FC Barcelona – I danni dell’improvvisazione nel Caso Valverde

di Giuseppe Ortu


Valverde e il Barça navigano a vista in piena burrasca. Sembra il plot di La Tempesta Perfetta. Nonostante la negoziazione con Xavi e i contatti con Ronald Koeman, Valverde rimane al suo posto. Per il momento. Finché non ci sarà una nomina ufficiale, l’allenatore blaugrana resterà il Txingurri. Questa mattina ha diretto l’allenamento regolarmente alle ore 11:00. Immediatamente dopo, mentre i giocatori lasciavano la Ciutat Deportiva, è iniziata una riunione tra il tecnico, Bartomeu e altri membri della Junta. Sul tavolo la gestione della crisi e le misure da adottare per venirne fuori nella maniera meno indolore per le parti. Dalla riunione, terminata intorno alle 14:00, è venuta fuori una linea di azione interlocutoria. Non sarà il presidente a decidere, ma il mandatario blaugrana rimetterà la decisione alla Junta Directivache prenderà le misure idonee. Directivo che si è riunito nel pomeriggio alle 15:00. Ancora non è noto se al termine della riunione verrà emesso un comunicato stampa, o se qualcuno dei membri rilascerà una dichiarazione ufficiale. Dunque, per il momento si è deciso di non decidere e rimandare ulteriormente la risoluzione del problema. Tutto questo modo di agire improvvisato, buffonesco e da principianti disorganizzati, ha creato innumerevoli malumori all’interno del club. A partire da Valverde, che nonostante tutti i suoi demeriti e la sua impreparazione a questi livelli, avrebbe meritato di essere esonerato in maniera diversa. Con una riunione a porte chiuse nella quale lo si metteva al corrente dello status quo e delle misure che il club avrebbe preso da lì in avanti. Nulla di tutto questo è stato fatto invece. A detta di Valverde nessuno lo aveva informato del viaggio di Abidal e Grau a Doha per negoziare con Xavi, o dei contatti avuti anche con Koeman.La risposta negativa degli ex centrocampisti blaugrana lo mantengono in carica solo per il loro rifiuto. Iniesta, in queste ore in città (oggi ha presenziato all’allenamento dei suoi ex compagni), ha criticato il modus operandi del club in merito a come è stato trattato Valverde. Lo stesso Guardiola ha posto l’accento sul medesimo tasto, calcando la mano circa la mancanza di tatto da parte della Junta. Vista dalla parte del Txingurri, è come se alla mattina, giungendo in ufficio o in redazione ignaro di ciò che era stato tramato nella notte alle nostre spalle, uno di noi trovasse la sua scrivania occupata da un altra persona che, piedi sul tavolo e cornetta del telefono all’orecchio, scarabocchiasse appunti come se si trovasse a casa propria. Certamente non una bella immagine.

Più che una deliberazione su un cambio di panchina, questo caso assomiglia sempre più a un travaglio di un parto. La gestione del Caso Valverde sta mettendo in evidenza le improvvisazioni e le indecisioni della Junta Directiva presieduta da Josep Maria Bartomeu. Quella della crisi del banquillo blaugrana è una situazione che viene da lontano. Esattamente da due anni fa. Dopo la brutta gestione della doppia sfida contro la Roma, la Junta, al termine della stagione, avrebbe dovuto prendere drastiche decisioni in merito all’allenatore e alla sua incapacità a gestire le partite chiave, a leggerne gli sviluppi e a caricare nella maniera corretta la squadra. Non si è voluto agire e si è rinviato il problema nella speranza che l’episodio fosse esclusivamente una unica e isolata battuta d’arresto, un black out generale di squadra e tecnico. La stagione successiva, la scorsa stagione, altro crollo; uno schianto fragoroso sopratutto perché giunto immediatamente dopo il primo. Eliminazione a Anfield e sconfitta netta a Sevilla in finale di Copa contro il Valencia. Se non ci si era mossi l’anno precedente, ci si sarebbe dovuti attivare al termine della stagione scorsa. Non era credibile che anche il secondo crollo, fisico, emotivo e tecnico-tattico fosse un caso. Era chiaramente qualcosa di endemico. La scorsa estate si avrebbero avute tutte le condizioni per affrontare il problema con calma, riflettere sulle varie strade da intraprendere e pianificare il futuro della squadra da zero. Ancora una volta si è deciso di ignorare un problema visibile a tutti, infilare la testa sotto la sabbia come uno struzzo e proseguire per la strada intrapresa in maniera testarda e ottusa. Questo modo di rimandare un problema noto per il timore di affrontare la questione di petto, sta causando un danno di immagine al club, innaffiato di ridicolo per l’assoluta mancanza di programmazione e per i rifiuti ricevuti, e alla squadra in materia di mancati trionfi. Perché è chiaro che senza Valverde seduto in panchina, il Barça avrebbe probabilmente vinto due Champions e una Copa del Rey in più.

Adesso questa improvvisazione e mancanza di una visione di insieme si sta evidenziando nel toto allenatore. Chi prendere a stagione iniziata? Se si fosse affrontato il problema in estate, anche se in ritardo di un anno, Xavi (se il prescelto fosse stato lui anche allora) o Ten Hag sarebbe stato immediatamente disponibile e avrebbe iniziato una programmazione da zero. Conosciamo bene la idiosincrasia degli allenatori di nome ad assumere un incarico a stagione iniziata. Troppi i problemi da affrontare per risolversi nel giro di pochi giorni. Giocatori diversi da quelli che sarebbero stati i prescelti se si fosse programmato da zero, cambi tecnico-tattici da affrontare. Solitamente un allenatore serio non subentra a metà campionato proprio per questi motivi. Il dilettantismo della dirigenza blaugrana ha portato anche a questo. In estate la scelta del tecnico si sarebbe sviluppata su uno spettro molto ampio di scelta e si avrebbe avuto il tempo di ponderare la migliore soluzione. Oggi ci si ritrova con l’acqua alla gola a dover contattare in una manciata di ore un tecnico di livello che resti in carica sei mesi. Quasi una Mission Impossible degna di Tom Cruise. E chissà che Bartomeu non si sia rivolto anche all’attore americano per questo incarico. Colmo dei colmi, adesso nel novero dei tecnici eliggibili è stato inserito anche il nome di Pochettino. Veramente una barbaridad come si direbbe a Barcelona, posto che l’ex Tottenham è un madridista convinto, nazionalista, ex Espanyol, che non ha mai fatto mistero della sua fede e del non voler mai allenare il Barça. In momenti di necessità si raschia anche il fondo del barile.  

FC Barcelona – Xavi solo da giugno e Suárez out fino a Maggio

di Giuseppe Ortu

Xavi ha per il momento detto No al Barça. Il suo è solo un arrivederci. L’ex centrocampista blaugrana, e ora tecnico del Al Saad, ha dato la sua disponibilità ma solo a partire da giugno. Non vuole iniziare con il suo primo, vero, grande incarico da allenatore a stagione in corso, preferendo programmare sin dall’inizio la sua nuova avventura barcelonista. Tra l’altro Xavi è legato da un rapporto di stima e fiducia con la sua attuale club ed è impegnato ancora con la stagione sportiva del Al Saad. Una ragione di più, anche se meramente residuale, per rimandare alla fine del campionato spagnolo il suo ritorno a Barcelona. A partire da giugno, se il club ancora lo vorrà, sarà a disposizione. Ma solo a partire da allora.

A questo punto si apre un problema enorme per la panchina del Barça. Con Valverde completamente sfiduciato dall’ambiente blaugrana, si apre la corsa a trovare un suo successore. E’ chiaro che Valverde non possa più ricoprire il ruolo di tecnico. Anche volendo, il Txingurri è ormai sfiduciato dai pesos pesados della squadra, che avevano anche già parlato con Xavi in vista del suo arrivo al Camp Nou, e adesso anche dalla dirigenza. Come potrebbe restare da gennaio fino al termine dell’anno sportivo? Se la situazione era precaria prima, adesso sarebbe totalmente paradossale, con un tecnico in carica solo perché la sua alternativa ha rifiutato il suo posto.

La delegazione blaugrana composta da Abidal e Grau, appena rientrati dal Quatar, si riuniranno questa sera in città con Bartomeu e altri directivos per studiare una soluzione di emergenza che permetta di andare avanti fino al termine della stagione con buoni margini di manovra per la squadra dal punto di vista dei risultati sportivi. La squadra è in testa alla Liga, agli ottavi di Champions e impegnata in Copa del Rey. Con tutti i trofei ancora in gioco, non ci si può permettere il lusso di buttare una temporada che può ancora riservare piacevoli sorprese. I tecnici che ha sotto mano la dirigenza sono Garcia Pimienta, tecnico del filial, soluzione della Casa, Quique Setien, tecnico al momento disponibile dopo aver chiuso il suo rapporto con il Betis lo scorso anno e Gabi Milito, ex Barça e attualmente allenatore del Estudiantes de la Plata. Koeman e Martinez, nomi spesso associati al Barça in questi ultimi tre anni, sono impegnati con le rispettive nazionali in vista della disputa degli Europei di Calcio di questa estate. Nelle prossime ore si avranno maggiori novità e certamente si conoscerà il tecnico che farà da traghettatore al Barça di Xavi.

Nel frattempo, come se non bastassero questi problemi, la squadra deve affrontare la grana Suárez. L’uruguaiano, che soffre di un problema al menisco esterno del ginocchio destro, è stato operato ieri a Barcelona dal dottor Cugat. Un problema che assilla il calciatore da 2 anni ormai. Lo scorso mese di maggio si era sottoposto a intervento chirurgico, ma i problemi non erano stati risolti completamente, tanto che nel pre partita contro l’Espanyol, durante il riscaldamento, il giocatore aveva nuovamente avvertito un forte dolore.
Circa i tempi di recupero, se inizialmente si pensava che il ragazzo sarebbe stato disponibile per la ripresa della Champions a fine febbraio, le notizie post operatorie sono completamente diverse. Per evitare qualsiasi rischio di ricaduta, la prognosi è stilata in quattro mesi, con ripresa dell’attività fisica fissata a maggio. Stagione finita, dunque, per Suárez.

Il Barça a questo punto dovrà pensare se e a come muoversi. Se sostituire l’uruguagio sul mercato, anche se a gennaio i giocatori di livello top non si muovono, oppure se ricercare la soluzione all’interno del club. Una soluzione potrebbe essere quella di spostare Griezmann al centro, magari come falso nueve e con Messi e Dembélé (quando recupererà dalla sua lesione) ai suoi lati. Oppure giocare con Messi falso nueve più i due francesi a fargli da ala. Altra conclusione potrebbe essere quella di ricorrere a Carles Pérez, sebbene il ragazzo potrebbe non essere in grado, a livello di esperienza e di preparazione mentale, di assumere un ruolo da titolare per un periodo così lungo di tempo e in partite tanto importanti come quelle a cui andrà incontro il Barça da qui alla fine della stagione.