Editoriale. FC Barcelona in crisi? Tesi a confronto

A circa tre mesi dal termine della stagione, con il Barça in piena corsa in tutti e tre le competizioni, si pare un mini dibattito interno ed esterno al barcelonismo circa lo stato di salute della formazione blaugrana. 

Primo in classifica a più sette dall’Atletico secondo e più quattordici sul Madrid terzo, finalista in Copa del Rey dopo una cavalcata che ha visto quattro scontri di alto profilo fisico e tecnico con Espanyol nei quarti e Valencia in semifinale, e in vantaggio sul Chelsea dopo la gara di andata degli ottavi di finale di Champions, il Barça viene messo sotto la lente d’ingrandimento come un alieno ritrovato sulle montagne di La Molina per scoprire il suo stato di salute. 

Da più parti, sopratutto il versante madridista, si instillano notizie che vogliono la squadra infilata nel tunnel di una crisi che pare irremovibile. Scenari apocalittici da produzioni holliwoodiane di genere catastrofico tipo Indipendence Day si stanno addensando all’orizzonte del lavoro di Valverde. Il tecnico extremeno deve avere la capacità di isolarsi e isolare la squadra evitando di farsi incantare dal canto delle Sirene che fuorviarono Ulisse e la sua ciurma di erranti navigatori. 

Nelle ultime sette partite il Barça ha collezionato 5 vittorie e tre pareggi (contro Espanyol, Getafe e Chelsea), mettendo a segno 9 reti e subendone appena tre. Nello stesso gruppo di gare la squadra ha perso 4 punti sull’Atletico del Cholo e due sul Real Madrid (senza contare il recupero degli uomini di Zidane perché fuoriesce dal nostro ragionamento). Non bisogna dimenticare che il Barça è la squadra che nel mese di gennaio ha giocato più di tutti, posto che l’Atletico e il Madrid, che inseguono, sono entrambe fuori dalla Copa del Rey e hanno potuto riposare nelle settimane in cui Messi & Co. giocavano le proprie gare del torneo KO. 

Tutto quanto premesso una piccola flessione nel gioco, nella chispa (la brillantezza), ma tutto sommato non nei risultati, appare più che umano. Se la crisi, come la chiamano a Madrid e in certi settori del barcelonismo si limita a due pareggi in Liga e a uno con goal a Stamford Bridge, ben venga. Quando la squadra tirerà il fiato, la situazione non potrà che migliorare. Nei periodi di stanca l’obiettivo è limitare i danni. Valverde ha detto qualche giorno fa: “A volte ciò che conta è vincere, anche con una brutta gara”.

Parole a cui più di qualcuno avrà storto il naso. Il Barça, da sempre, è obbligato a vincere giocando bene e segnando tanto. Ma è pressoché impossibile giocare 90 e più partite stagionali sempre al top fisico. Le squadre vincenti non sono quelle che non accusano la fatica e flessioni, sono quelle che quando ciò accade riescono a non perdere. In questo senso il doppio pareggio in Liga contro Espanyol e Getafe è il corollario al teorema. 

Il pari di Stamford Bridge non rientra in questo discorso invece. Giocare in casa del Chelsea e vincere quattro a zero non è di questo mondo. Forse alla Playstation; forse. Chi pensava che fosse possibile deve seguire la Premier League per verificare l’alto livello di tecnica e di intensità fisico-mentale di quel campionato e di quelle partite. Il Barça, nella sua storia, non ha mai passeggiato contro i blues. L’anno dell’Iniestazo la partita di Londra era finita con il medesimo risultato, un uno a uno in rimonta. Quella volta giunto addirittura al 92′. 

La propaganda moderna è stata inventata da Goebbels. A Madrid sono dei bravi comunicatori, capaci di mascherare i propri difetti creando problemi laddove non ve ne sono. La tattica di Mourinho di spostare il tiro di fuoco verso altri obiettivi sta facendo proseliti intorno a Chamartin. Puntare il dito verso Les Cortes per far respirare gli uomini di Zidane. Questa la tattica dei blancos.

Il Real Madrid ha vinto contro il Psg con un contropiede e un goal di ginocchio, è stato testimone del dominio parigino sul proprio terreno di gioco; ha subito 11 reti in sette partite; è a meno 14 dal Barcelona primo in classifica, ma tutti parlano della perdita di chispa degli uomini di Valverde e del pari per uno a uno di Messi a Stamford Bridge come di una sconfitta. 

La capacità di comunicazione sarà la vera arma della prossima guerra mondiale ha detto qualcuno. Non staremo parlando di guerre, ma certo che la capacità di certi imbonitori è più elevata di quella di Ronaldo & Co sul terreno di gioco.            

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