L’Antipatico – Lo strano caso di Arturo Vidal

di Giuseppe Ortu

Ne Lo strano caso di Benjamin Button, film del 2008 con Brad Pitt nel ruolo del protagonista, che valse all’attore una nomination agli Oscar, la storia si dipana attraverso il procedere a ritroso del tempo. Benjamin Button, infatti, il protagonista del plot, regrediva nell’età con l’avanzare del tempo. Un film fantastico che propone la figura del passo del gambero associato all’età e allo scorrere del tempo. Se normalmente si nasce giovani e si invecchia con il trascorrere del tempo, Benjamin, al contrario, nato vecchio, ringiovaniva con il procedere dell’età. Perché, vi chiederete voi cari lettori, questo riferimento ad una storia fantastica e inverosimile come questa? E cosa ha a che vedere il film con Arturo Vidal? Bene, è presto detto.

Arturo e Benjamin hanno in comune la bizzarra concezione della vita e dello scorrere (al contrario) il corso del tempo. Così come solitamente si invecchia durante la vita, altrettanto solitamente si tende a progredire e non a regredire. Ci si guarda avanti e non indietro, si cerca di fare carriera migliorandocisi, invece che scalando posizioni in senso discendente. Se Benjamin Button ringiovanisce, il bizzarro Arturo Vidal percorre in senso contrario la scala della fama e del successo. Come lo stravagante Professor Armstrong de Il sipario strappato, che comincia a Washington e poi finisce a insegnare. Vidal lo stesso. Passa dal Bayern al Barça, per poi finire nell’Inter. La vita è fatta come una scala: c’è che scende e chi sale. Tutti vogliono salire, sempre di più; il nostro Arturo preferisce scendere.

Certo che è curioso. Riesci a arrivare al top, lassù in cima, in alto, e invece che aggrapparti in maniera salda per non farti gettare giù da un contendente invidioso, decidi, tu stesso, di dire: “no grazie meraviglia, preferisco la mediocrità alla fama e al successo!”. Se non fosse una storia vera sarebbe tanto assurda e sciocca da non poterla raccontare nemmeno in occasione di una reunion tra vecchi colleghi di università. Arturo Vidal, invece, lo vuole fare veramente. Il motivo? Giocare tutte le partite da titolare, guadagnare di più, forse.

In questa bizzarria da una parte troviamo il FC Barcelona, Barcelona con i suoi colori e il clima soleggiato e avvolgente, la maglia blaugrana con i suoi trofei stampati sulla pelle, la Champions League, la Liga, Messi & Co con cui dividere il campo di gioco, gli allenamenti, lo spogliatoio. Dall’altra l’Inter, Milano, con il gelo dei suoi inverni e la torrida calura di quella città di ferro, la maglia nerazzurra ormai sbiadita da tanti insuccessi in fila, la Europa League, la Serie A, un campionato minore che ospita solo elefanti da ricovero per anziani, Lukaku, Barella & Co con cui dividere il campo e lo spogliatoio. Mettendo le due opzioni di scelta nei due piatti della bilancia il peso farebbe crollare tutto l’armamentario dalla parte blaugrana. Ma, evidentemente, il bastian contrario, estroso, eccentrico, bislacco, capriccioso Vidal preferisce ciò che nessuno al mondo sceglierebbe.

Il cileno lamenta il fatto di non essere titolare e di giocare, a sua detta, poco, con scarso protagonismo. Posto che, su 18 gare di Liga il 22 blaugrana ha saltato appena 4 gare, le sue partite da titolare sono state quattro. Non un gran numero vero, ma nelle restanti 10 ha sempre giocato entrando a gara iniziata. L’ultima panchina è stata contro il Celta dopo due consecutive da titolare. Poi 5 partite giocate consecutivamente, quattro da subentrante e l’ultima dal primo minuto per tutti i 90′. Non sembra proprio un giocatore che non abbia un ruolo da protagonista in questa stagione blaugrana, tanto più che è il quarto miglior marcatore della squadra dopo Messi, Suárez e Griezmann. In una formazione come il Barcelona, che vanta i migliori calciatori disponibili sul mercato, e che nel ruolo del cileno annovera nomi del calibro di Busquets, De Jong, Rakitic, Arthur, nessuno può pretendere il ruolo da titolare. Tanto meno in uno schema che prevede un centrocampo a tre. Non puoi volere una squadra vincente, di livello massimo, e poi lamentarti se non giochi tutte le partite. In un club di quel livello tutti i giocatori sono quanto meno al tuo livello, se non più forti di te. Per essere titolare indiscutibile o sei Messi, altrimenti devi metterti in fila, lavorare e scendere in campo quando ti spetta. E sopratutto, farlo in silenzio. 

Arturo, stufo di vivere una vita privilegiata in un ambiente dorato come quello di Can Barça, preferisce fare come il gambero e scendere di livello, giocare in una Liga minore con compagni di squadra meno bravi e forti dove potrà fare il gallo (la cresta già ce l’ha) numero uno. Per poter fare il privo violino in una orchestra da dopolavoro ha addirittura proposto una causa contro il club di appartenenza per mancato pagamento di parte delle spettanze economiche. Si tratta di un bonus da 2,4 milioni di euro che il giocatore non avrebbe guadagnato al termine della passata stagione. Il contratto che lega Vidal al Barça prevede che il giocatore avrebbe dovuto ottenere quegli emolumenti nel caso in cui avesse disputato il 60% degli incontri (per incontro si intende almeno 45′ di giocato). Arturo, invece, conti alla mano, la scorsa temporada ha disputato solo il 51,66% delle partite  Di conseguenza, la domanda è assolutamente infondata. Posto che è difficile pensare che procuratore e giocatore ignorino i termini del contratto, o che non sappiano nemmeno quante partite hanno disputato, la domanda giudiziale contro il club suona come la classica lite temeraria usata come arma per cercare di sfuggire a tutti i costi da questo suo dorato destino crudele chiamato FC Barcelona.  

 

   

 

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