Una cantada di Ter Stegen fa harakiri rituale davanti a un vuoto Atletico

di Giuseppe Ortu Serra

Il Barcelona cade al Wanda contro l’Atletico Madrid e certifica le difficoltà della squadra in questa stagione tribolata caratterizzata da cambi generazionali, caos istituzionale, tecnico, crisi finanziaria e da una squadra piena di buchi tanto da assomigliare a una gruviera. Una squadra che questa notte ha mostrato grandi limiti in attacco, mancanza di convinzione, fantasia e gioia. Sì, gioia. E’ l’allegria che manca a questa formazione. Una allegria che nel Barça ha sempre significato entusiasmo, voglia di giocare, di stupire e divertire. Divertirsi per divertire è sempre stato il motto del club. In questa squadra manca sopratutto questo; la gioia di scendere in campo e di divertirsi. Sopratutto manca l’attacco. E manca Messi. Anche oggi lo abbiamo visto patito, triste, fuori dal gioco e dalla squadra. Gli infortuni non hanno certo aiutato in una situazione quasi al limite del tragico. Prima Ansu nelle scorse settimane, adesso Piquè, infortunatosi forse gravemente, e Sergi Roberto che ha dovuto lasciare il campo a finestre per le sostituzioni già esaurite e dunque la sua squadra in 10 uomini per gli ultimi minuti di gara. Piove sul bagnato.


Koeman ha appostato per un undici titolare senza grandi sorprese. Il recuperato Coutinho si è accomodato in panchina. Roberto ha fatto coppia con Dembélé sulla destra. Jordi e Pedri sulla sinistra. Doble pivote composto da De Jong e Pjanic. Davanti Messi e Griezmann. I colchoneros, con sei assenti per vari problemi di salute e sopratutto senza l’ex della nottata Suárez, ha giocato con un attacco veloce composto da Joao Felix e Correa. Centrocampo e difesa solide come sempre. 


Un primo tempo combattuto, equilibrato, con le due squadre che si sono confrontate a visto aperto. Ben giocato sia dai colchoneros padroni di casa che dai blaugrana, questa notte con la quarta maglia, la senterà usata sempre nelle sfide contro le squadre della capitale per innalzare al massimo livello lo spirito catalunista e indipendentista. L’equilibrio della prima frazione di gioco è stato spezzato da una folle uscita di Marc André Ter Stegen, che durante una azione in contropiede dei padroni di casa ha deciso di tentare l’anticipo a centrocampo nei confronti di Carrasco. Il giocatore belga è riuscito a sua volta anticipare il portiere e a trovare la porta da distanza siderale. La rete del vantaggio è giunta praticamente sul duplice fischio dell’arbitro. Una azione folle, quella del portiere del Barcelona che non aveva alcun senso. Carrasco, lanciato dopo un errato controllo del pallone di Piqué a seguito di un buon anticipo, aveva così tanti metri davanti a sé che non avrebbe certo potuto offendere nell’immediato la porta barcelonista. La difesa in maglia amarilla, tra l’altro, stava recuperando le posizioni e avrebbe certamente reso difficile la vita al rojiblanco nella sua azione offensiva. Una rete che certo cambierà l’atteggiamento tattico degli uomini di Simeone per la ripresa. In casa blaugrana è anche da segnalare l’infortuno alla spalla occorso a Dembélé, caduto malamente sulla spalla nel corso della difesa del pallone nei pressi della linea di fondo campo difensiva proprio nei confronti di Carrasco. Nel primo tempo il belga è stato certamente il giocatore, tra gli uomini di Simeone, che maggiori dannosi ha portato alla formazione allenata da Koeman.

Nella ripresa il gioco non è stato certamente frizzante da ambo le parti e ha languito per lunghi tratti della gara davanti alle difficoltà offensive dei blaugrana e forse alla pochezza degli uomini del Cholo o a una tattica speculativa da ebreo errante del Mercante di Venezia di Shakespeare. Fatto sta che la ripresa è stata tale da poter essere tranquillamente cancellata da un colpo di spugna senza che  nessuno avrebbe avuto motivo per lamentarsi. 

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