FC Barcelona – Lo spogliatoio non vuole Griezmann

Il vestuario del Barça è stato chiaro nelle ultime ore. Non vuole Griezmann. E’ stato detto chiaro e tondo: Antoine Griezmann è persona non gradita all’interno della squadra. Una voce che è stata fatta uscire volutamente dall’interno della squadra come una informazione di servizio indirizzata sia alla junta che alla secretaria tecnica.

Le motivazioni sono molteplici. La più importante di tutte è quella che fa riportare indietro il tempo a un anno fa. La famosa Decision di Grizzi, la spettacolarizzazione del no al Barça non è andata per niente giù ai giocatori e non è stata dimenticata. La squadra si è sentita offesa e insultata con quel gesto. Un rifiuto amplificato da un’attesa che aveva creato tensione intorno alla scelta del giocatore francese, e da un video che ha ingigantito mille volte quel no. I colleghi del Barça non hanno perdonato. Campioni di quel livello e calibro, uno spogliatoio così prezioso, desiderato e sognato da tutti i giocatori del pianeta che si sentono sbeffeggiati a quella maniera. Per loro il rifiuto, e sopratutto le sue modalità, sono state un vero e proprio insulto. Una ferita che non si rimargina.
Sempre all’interno del vestuario Griezmann è inoltre giudicato una “banderuola inaffidabile”. Lo stesso suo comportamento nei confronti dell’Atletico non è stato apprezzato. Né la gestione del dopo contro-decisione. Il francese ha sì dichiarato che lascerà i colchoneros, ma senza dire una parola sulla volontà di andare al Barça. Di fatto il giocatore si è semplicemente messo sul mercato. Anche questo modo di fare non è stato apprezzato. Non si va al Barça perché non c’è di meglio. Si sceglie di vestire la camiseta blaugrana e condividere lo spogliatoio con Messi & Co per perseguire un sogno.

Ad oggi, dunque, Bartomeu sa come la pensa il suo spogliatoio. E se la scorsa estate moltissimi blaugrana avevano aperto le braccia al francese con dichiarazioni di stima e benvenuto, ora il clima è completamente cambiato. Anche precedentemente a questa chiara presa di posizione, nessun giocatore aveva detto una parola in merito ad un suo possibile arrivo. Niente; gelo assoluto.

Non solo la squadra è contro Griezmann. Anche il pubblico si è espresso in più di una circostanza contro l’arrivo dell’ormai ex colchonero. Al Camp Nou, in occasione del Barça-Atleti del 6 aprile, quando già era noto il pentimento del numero 7 e la sua volontà di fare retromarcia, l’aficion barcelonista aveva sonoramente fischiato il giocatore ad ogni suo tocco di palla. Recenti sondaggi, commissionati da molte entità e società di Barcelona per tastare il terreno sull’opinione dei tifosi in merito, hanno stabilito inequivocabilmente che l’ampia maggioranza del pubblico non gradisce Griezmann in squadra. Se il Camp Nou contesta ogni gara Coutinho per la sua polemica esultanza in occasione della rete messa a segno contro lo Utd, c’è solo da immaginarsi cosa potrà accadere con il francese.

Bartomeu e Abidal sono stati ampiamente resi edotti di quella che è l’opinione di squadra e tifosi. Se fosse inviso al pubblico, ma voluto dalla squadra, forse si potrebbe anche tentare. Ma non così, non a queste condizioni. Non a questo prezzo.    

FC Barcelona – Creu de Sant Jordi per Messi

Ieri sera, ore 19:00, all’Auditori Fòrum del CCIB sono state consegnate le onorificenze relative alla Creu de Sant Jordi, massima decorazione civile della società catalana. La Croce viene assegnata ogni anno dalla Generalitat de Catalunya alle personalità o entità sociali che si sono particolarmente distinte nella promozione e diffusione della lingua e cultura catalane.

La cerimonia, a cui hanno partecipato tutte le personalità premiate e un folto pubblico, è stata aperta da un meraviglioso contrabbasso suonato da Magalì Datzira che ha performato un brano jazz smooth. 

Le medaglie sono state consegnate a 28 personalità della cultura e società catalane e a 15 entità. Tra queste Leo Messi, il primo dei decorati. Il calciatore del Barça è stato insignito della Creu de Sant Jordi “per la sua carriera sportiva che lo ha fatto riconoscere da tutti come il miglior calciatore di tutti i tempi. Giunto dall’Argentina, è arrivato in Catalunya molto giovane per inserirsi nelle categorie giovanili del Futbol Club Barcelona”.

Gli altri premiati sono stati: Lluís Albert i Rivas, musicòleg i composito; Joana Amat Amigó, empresària i presidenta de FIDEM Montserrat Andreu Teixidó, pedagog Virgil Ani, professor universitari, traductor i impulsor de la llengua i la literatura romaneses a Catalunya; Ernest Benach i Pascual, políti; Carles Furriols i Solà, metge; Carme Giralt i Rosés, educadora; Josep González i Sala, empresari i dirigent patrona; Carme Junyent Figueras, lingüista; Lluís Juste de Nin, dissenyador, il·lustrador i dibuixan; Montserrat Juvanteny Juvanteny, mestra i activista en la defensa dels drets dels infants; Biel Majoral, cantautor, filòleg i polític; Núria Marín García, mestra; Mercè Otero Vidal, activista social; Albert Peters, empresari i president del Cercle de Directius de Parla Alemanya; Núria Picas i Albets, esportista; Josep Pla-Narbona San Antonio, dissenyador gràfic; Núria Quadrada i Damont, mestra i professora de dansa popular; Joaquim Rafel i Fontanals, lingüista; Gemma Rigau i Oliver, filòloga i lingüista; Joan Rigol i Roig, polític; Fina Rubio Serrano, antropòloga i activista social; Benedetta Tagliabue, arquitecta; Jaume Terradas i Serra, biòleg i ecòleg; Montserrat Úbeda i Pla, llibretera; Ivo Vajgl, polític; Antoni Vidal Miquel, fotògraf; Associació Cívica per la Llengua “El Tempir”; Ateneu de Tàrrega; Casal Catòlic de Sant Andreu de Palomar; Coral Capella de Santa Maria de Ripoll; Escola Universitària d’Infermeria i Teràpia Ocupacional de Terrassa; Facultat de Nàutica de Barcelona; Família i Benestar Social, Fundació Privada; Federació Catalana d’Entitats Corals; Federació de Moviments de Renovació Pedagògica de Catalunya (FMRPC); Fundació Carles Salvador; Fundació Museu Etnogràfic Vallhonrat; Fundació Privada ALTEM; Fundació Privada ARED; Fundació Privada ASPRONIS; La Trinca.

FC Barcelona – Tensione con Griezmann

di Giuseppe Ortu

No ad un nuovo tormentone con Griezmann. Il FC Barcelona non vuole stare al gioco del francese che tende a spettacolarizzare al massimo ogni cosa lo riguardi da vicino; sopratutto il suo futuro. Lo scorso anno ha tirato la corda al massimo per poi decidere di restare all’Atletico, spinto da un goloso aumento dell’ingaggio (23 milioni concessi dal club di Cerezo). In quella circostanza il giocatore ha usato il Barça come spauracchio per farsi portare il guadagno alle stelle da Cerezo. Lucrato il lucrabile, con il portafoglio gonfio di danaro, ma la bacheca vuota di trofei, il francese ha deciso di tornare alla carica con il Barça. Atteggiamento che ha lasciato del tutto insoddisfatto l’Atletico, il cui presidente si è dichiarato deluso dal comportamento del suo giocatore, e il pubblico barcelonista, che al primo rendez-vous con il 7 colchonero lo ha sonoramente fischiato ad ogni tocco di palla. 

Griezmann ha comunicato la sua decisione di lasciare l’Atletico con una laconica dichiarazione, scevra di orpelli e spettacolarità. In realtà il suo piano era differente, giacché aveva in programma un altro “documental” per rendere nota la Nuova Decisione di lasciare l’Atletico. Obbligato dal club a esprimere la sua volontà in tempi rapidi e senza inutili lungaggini, Griezmann si è dovuto accontentare di una semplice comunicazione.

Tuttavia il francese non ha fatto seguire alla sua decisione la scelta della nuova squadra. Non ha dichiarato che avrebbe sposato il progetto blaugrana. Ha semplicemente chiuso con i rojiblancos ponendosi di fatto sul mercato. Questo ha urtato non poco il Barça che si attendeva qualcosa di diverso. Posto che è stato il giocatore, tramite il suo agente, a riavvicinarsi ai blaugrana nei mesi scorsi per comunicare la decisione di voler tornare sui suoi passi e giocare al Camp Nou insieme a Messi, e non il contrario, a Barcelona ci si attendeva un comportamento più limpido da parte del giocatore. Ci si aspettava, sostanzialmente, che esprimesse la sua scelta in salsa azulgrana. Questo non è accaduto. Sono passati due giorni dalla decisione di non continuare al Wanda e permane il suo silenzio sulla sua prossima destinazione.

Il Barça è stato chiaro su alcuni punti: non parteciperà ad alcuna asta per Griezmann; le condizioni economiche per il suo arrivo al Camp Nou sono quelle della scorsa estate, che aveva a suo tempo accettato verbalmente; la secretaria non accetterà un tormentone come quello dello scorso anno, un tira e molla a spese del FC Barcelona che ha giovato solo alle tasche del calciatore. 

Il Barça ha chiarito le sue condizioni. Attenderà non oltre il giorno dopo la finale di Copa del Rey contro il Valencia il programma il 25 maggio. Dopodiché per Griezmann il Barça sarà solo un sogno sfiorato. Le alternative non mancano. Il primo della lista, e oltretutto preferito da molti, è Lacazette dell’Arsenal. Per ora la palla è ancora in mano a Griezmann. Ancora per qualche giorno. In seguito sarà solo game over.         

FC Barcelona – De Ligt e Griezmann

di Giuseppe Ortu

Il FC Barcelona cerca di ripartire dopo la cocente eliminazione in Champions ad opera del Liverpool. Il punto da cui si prova a svoltare definitivamente è quello tecnico. Obiettivo primario è rinforzare ulteriormente la rosa con elementi giovani in grado di assicurare un futuro radioso al club. Abbassare l’età e rinforzare la squadra, sono i dettami della secretaria tecnica. 

Assicuratosi De Jong, uomo chiave del prossimo centrocampo blaugrana, ora è il momento di puntellare la difesa e l’attacco. De Ligt è veramente ad un passo. Il giovane centrale olandese, che domani si convertirà campione della Eredivisie, dovrebbe annunciare il giorno stesso, o al massimo dopodomani la sua scelta. Lo scorso venerdì una importante delegazione barcelonista ha viaggiato in Olanda per definire il contatto con lo staff del giocatore e eliminare gli ultimi dubbi che circondano il ragazzo. De Ligt vuole venire al Barça, raggiungendo così l’amico, compagno di squadra e di nazionale De Jong. E’ entusiasta di giocare nella squadra più ilusionante del mondo, che scatena le fantasie di tutti per la classe dei suoi giocatori e la spettacolarità del suo gioco. Stile che si specchia perfettamente con quello fino ad ora praticato dalla sua attuale squadra, l’Ajax. Matthijs, però, vuole anche giocare con continuità e guadagnare un ingaggio all’altezza del suo attuale rendimento e della sua crescita. Negli ultimi tempi, con l’exploit dei lancieri in Champions, il ragazzo, anche tramite il suo procuratore Mino Raiola, ha fatto sapere che meriterebbe maggiori coccole economiche. La missione del Barça di venerdì in Olanda era mirata proprio a tranquillizzare il giocatore. Con i suoi 19 anni sarà il futuro del club. Piqué ha già 31 primavere, Umtiti ha avuto grossi problemi economici in questa stagione, e potrebbe essere tagliato. Rimane Lenglet, ottimo difensore, che potrebbe costituire con lui la prossima coppia di centrali in un futuro prossimo. La squadra, in ogni caso, ha necessità della massima competizione in ogni settore del campo. Il Barça conta, perciò, di ottenere l’assenso ufficiale e definitivo nelle prossime 48 ore.

Per quanto riguarda Griezmann, l’attaccante francese, pentitosi amaramente di aver rotto il patto verbale che lo legava al Barça la scorsa estate con il famoso video “La Decision”, ha fatto mestamente retromarcia. Sapendo dell’interesse immutato della dirigenza blaugrana, avrebbe già deciso di lasciare il Wanda per il Camp Nou da qualche settimana e oggi parlerà con i colchoneros in una riunione che si terrà al più alto livello. All’incontro sarà presente anche Simeone. In quella sede il giocatore esprimerà la volontà di lasciare definitivamente l’Atletico. Antoine è legato al club di Cerezo da una clausola di 200 milioni che diventerà di 120 al primo luglio. Il club di Bartomeu non vuole andare allo scontro con los roquiblancos, e sebbene esista la clausola, vuole ammorbidire il trasferimento del giocatore con una trattativa di cortesia per evitare il poco elegante e brutale versamento del danaro sufficiente per la clausola. Ciò sopratutto dopo gli scontri feroci che si erano avuti intorno allo stesso Griezmann tra i due club la scorsa stagione, con tanto di minaccia dell’Atletico di denuncia del Barcelona alla Fifa per trattativa illegale portata avanti direttamente nei confronti del tesserato. La questione si sgonfiò subito, perché un giocatore nel cui contratto insiste una clausola rescissoria, si trova nella posizione di essere sempre negli ultimi sei mesi di contratto. In ogni caso qualche ruggine e fastidio sono certamente rimasti ancor’oggi. Giungere al trasferimento in maniera morbida e cordiale sarebbe utile per entrambe le parti. La riunione all’Atletico di oggi ha proprio questo fondamento. Acclarare tutto prima di fare qualsiasi mossa ufficiale. L’attaccante francese, in ballottaggio negli ultimi tempi con l’altro transalpino Lacazette, dell’Arsenal, dovrebbe costituire una reale alternativa a Suarez in un dualismo competitivo che permetterà ad entrambi di essere sempre nelle migliori condizioni psicofisiche. Nello stesso tempo prenderebbe il posto di Coutinho (in predicato di essere ceduto al Chelsea se potesse operare nel mercato) nello scacchiere blaugrana.         

FC Barcelona – I blaugrana chiedono perdono con una vittoria sul Getafe

Mesta chiusura al Camp Nou per il campionato del Barça nel dopo Liverpool. Nell’ultimo appuntamento stagionale in casa è arrivata  una vittoria per 2-0 contro il Getafe, formazione che si giocava l’accesso alla prossima Champions attraverso la conquista del quarto posto. Le reti blaugrana portano la firma di Vidal, ancora una volta tra i migliori in campo, e di Arambarri, su autorete nel tentativo di evitare il raddoppio ad opera di Leo Messi.

E’ stata una partita strana, con un Camp Nou che mostrava ampi spazi vuoti. I blaugrana presenti sugli spalti per il saluto alla squadra nell’ultima gara interna della stagione erano appena 57.088, decisamente meno rispetto ai 99.000 della sfida interna contro il Liverpool che aveva illuso tutti circa le possibilità di conquistare il triplete, il terzo della storia del Barça. Coloro che sono giunti allo stadio lo hanno fatto con un atteggiamento diffidente e freddo nei confronti della squadra. E sopratutto, per assegnare bacchettate (molte) e lodi (poche) ai propri beniamini. Alcuni giocatori sono stati premiati a prescindere dalla catastrofica eliminazione. Questi sono stati Ter Stegen, applaudito dall’aficion al momento di scendere in campo per effettuare il riscaldamento nel pre-gara (contro il Getafe ha giocato Cillessen), Vidal e Messi. Il cileno e l’argentino, i migliori a Liverpool, hanno ripetuto la loro prestazione anche in questa gara. Ter Stegen è stato premiato anche per essere stato il primo a chiedere pubblicamente perdono verso i suoi tifosi per la cocente sconfitta. Lo ha fatto due giorni dopo il 4-0 contro i Reds attraverso le sue reti sociali, e lo ha ribadito ieri in campo con chiari gesti di contrizione rivolti verso le gradinate. Vidal e Messi, regolarmente in campo, hanno ricevuto applausi quasi ogni volta che hanno toccato palla. In senso contrario alcuni loro compagni, segnalati dal Camp Nou come chiaramente responsabili della sconfitta. Su tutti Coutinho, fischiatissimo nella prima parte di gara ad ogni suo tocco di palla. Anche Busquets è stato fatto oggetto di queste attenzioni. Frattanto, Valverde, a bordo campo pareva una maschera di sale, tanto era inanimata la sua espressione. Assente come la sua presenza attiva a Anfield. Non ci sono state contestazioni specifiche dello stadio nei suoi confronti, ma la aficion lo ha ormai segnalato come il massimo responsabile di questa nuova Waterloo.

Il primo tempo è stato molto complicato per la squadra. In questo clima di sfiducia, dove il pubblico era pronto a fischiare al primo errore dei giocatori, la formazione blaugrana non ha dato il meglio di sé. Impacciata e bloccata, più nella mente che nelle gambe, la squadra non è riuscita a conquistare il suo pubblico. Il primo tiro in porta è giunto alla mezzora. Il Getafe, da parte sua, si è reso pericoloso in alcune circostanze, ma senza avere la prontezza sufficiente per fare male.

Nella ripresa i padroni di casa sono scesi in campo più decisi. Hanno aumentati i colpi e la velocità delle giocate, e pian piano sono riusciti nell’intento di trasformare i fischi in applausi. Il Camp Nou ha fatto pace anche con Coutinho, bersaglio sistematico nei primi 45′. Il brasiliano ha ricevuto applausi nella seconda parte di gara fino alla sua sostituzione per infortunio. Il referto medico parla di una elongazione al bicipite femorale della gamba sinistra. Subirà uno stop forzato di 10 giorni, ma recupererà per la Finale di Copa del Rey che il Barça disputerà il 25 maggio contro il Valencia.

Il gioco migliorato nella ripresa, e con esso la manovra della squadra, hanno trascinato il pubblico che ha festeggiato le reti di Vidal e di Arambarri, su azione di Messi, con entusiasmo, dimenticando per alcuni istanti la grandissima delusione provata in settimana. Ieri pomeriggio il pubblico ha espresso il suo giudizio, e come un professore, ha elargito lodi e castighi ai suoi alunni. Ma adesso tutti quanti, professore e alunni, bocciati e promossi, sono nuovamente uniti per cercare di raggiungere l’ultimo trofeo che rimane in gioco in questa temporada che, Anfield a parte, come lo scorso anno lo fu Roma, può concludersi con l’ennesimo record storico del FC Barcelona: doblete e la quinta Copa del Rey consecutiva, traguardo mai raggiunto da nessuna squadra di Spagna prima d’ora.   

La revolución que maneja el Barça

de Giuseppe Ortu

La derrota de Anfield fue grande, más grande que la de Roma. No solo por ser la segunda seguida, pero por ser llegada después de que todo el mundo había hablado de esto peligro. No solo, del Liverpool se sabia todo: actitud, carácter (de l’equipo y de su entrenador).

Ahora ha llegado el momento de cambiar página. Por todo y por muchos. Los señalados son claramente Valverde por primero. Muy buena persona, pero no entrenador por estas competiciones que quieren más sangre, personalidad y capacidad de reacción inmediata a las adversidades en el curso del mismo partido. En la lista de sus substituyes están algunos nombres muy caros a los socios y a la afición. Ellos son Koeman, Ten Hag y Xavi. Ayer La Vanguardia ha puesto en el primer lugar a Koeman como a uno de los preferidos por la directiva. El seleccionador holandés es una vieja idea de la junta. Su nombre se había hecho después Luis Enrique. Al final el elegido fue Valverde. Él conoce perfectamente el mundo Barça y conoce su estilo, aunque en su época no fue ni tampoco similar a lo que Guardiola ha creado con su llegada. Rambo tienes competencia y carácter; y experiencia también. Como seleccionador holandés ha liderado los Orange al primer puesto en su grupo en la Uefa Nations League por delante de Francia y Germania. Es un gran estimador de De Jong y De Ligt y sería una seria apuesta por convencer definitivamente el joven defensor a fichar por el Barça. Koeman sabría como hacer jugar los dos en un equipo tan particular como el Barça. Ten Hag, lo hemos visto todos, es un crack en el banquillo. Tiene un estilo perfecto por Can Barça y combina técnica, velocidad, movimientos sin y con la pelota y recupero pronto del balón con su presión alta. Su Ajax recuerda muchísimo al Barça de Guardiola. Algunos temen que no pueda tener la personalidad por sostener la responsabilidad de un banquillo tan pesado como el blaugrana. Si en el Ajax todo lo que llega es una maravilla, en el Barça, después de estas dos temporadas decepcionantes, tienes ganarlo todo como obligación. Y entre ganar porqué llega a hacerlo como obligo, pasa muchísima diferencia. El técnico holandés tendrá las capacidades psicológicas por soportar esto peso? Esta es nuestra duda. Al final Xavi. El no ha todavía terminado su labor de formación y no ha todavía conseguido la tarjeta de entrenador. Quizás una temporada en el banquillo del filial puede ser un buen y tranquilo pase de transición antes de sentarse en un banquillo tan difícil y complicado como lo del primer equipo.

Por la defensa la apuesta es De Ligt. El chico está por la labor de fichar. Quiere juntarse con su compañero ajaced De Jong y sabe que l’estilo Barça es la mejor cosa por seguir creciendo. Dicho esto, el problema es la demanda de su agente, Mino Raiola, de cobrar un porcentaje del 20%, cuando es normal el 5, máximo 10%. Esto es l’obstáculo mayor entre la contratación y la conclusión del fichaje.

En el medio la llegada de De Jong abre las puertas a la salida de Rakitic. El jugador fue protagonista de una gran temporada; él quiere un aumento del contrato y la directiva no es de esta idea. La participación a una feria el día después a la eliminación ha molestado, y mucho, directiva y vestuario. Arthur tiene que jugar titular, por eso la secretaria sacrificará el croata. Pero un jugador de esto valor en la plantilla es siempre mucho importante. Por eso yo no me privaría de él e intentaría de hacer caja con otros jugadores.

Por la delantera los nombres son dos: Lacazette y Griezmann. El jugador del Arsenal tiene un perfil perfecto. Tiene 28 anos, sabe jugar por dentro y fuera del área y es tasado por una cifra entorno a los 80 kilos. Griezmann sería el numero uno de la lista. Tiene una cláusula de 120 kilos a partir del 1-J, quiere venir al Barça y se ha arrepentido de su negativa de la pasada temporada. Está dispuesto a rebajarse su salario por llegar al Camp Nou. Pero la afición no lo quiere y lo ve como humo en sus ojos. En los dos casos, el dineral por su fichaje llegaría de la venta de Coutinho, cuya actitud y aportación, no ha estado a la altura del precio pagado y de sus expectativas.

FC Barcelona – Suarez operato di menisco!

di Giuseppe Ortu

La notizia è esplosa come una bomba in città e in tutto il barcelonismo. Come se non fosse bastata la cocente e nefasta eliminazione della squadra a Anfield, quest’altra bomba ha stupito tutti per la segretezza e la repentinità dell’azione.

Luis Suarez, delantero del FC Barcelona, è stato operato questo pomeriggio in gran segreto al menisco interno del ginocchio destro. L’intervento è stato effettuato a Barcelona dal traumatologo dottor Ramon Cugat. Non si conosce l’entità dei tempi di recupero del giocatore, ma appare fin troppo chiaro che si perderà le ultime due partite di Liga, contro il Getafe e l’Eibar, oltre all’atto conclusivo della stagione del Barça, vale a dire la Finale di Copa del Rey contro il Valencia in programma al Benito Villararin di Sevilla il 25 maggio. Secondo alcune voci, l’uruguagio potrebbe saltare anche la Copa America in programma in Brasile questa estate dal 14 giugno al 7 luglio.

L’intervento sarà effettuato in artroscopia. Un’operazione del genere, sebbene chiaramente poco invasiva, potrebbe portare ad uno stop di circa sei settimane di stop. I tempi dipendono anche da come procederà l’intervento e da ciò che si incontrerà all’interno del ginocchio una volta iniziata la fase di pulizia della parte meniscale.

Il giocatore soffriva di problemi al ginoccchio sin dalla scorsa estate. Per un certo periodo di tempo era stato ai box nella prima parte della temporada e si era sottoposto ad una cura mantenitiva a base di cellule estaminali che gli avevano permesso di non sentire eccessivo dolore e di riprendere la normale attività agonistica. 

FC Barcelona – Analisi di una eliminazione. Le colpe di Valverde

di Giuseppe Ortu

Maledizione o incapacità? La domanda è evidentemente retorica. Non ammette risposta perché ha la stessa già insita in essa. Nessuna maledizione signori. Quando mai! Uscire con ignominia a Roma e l’anno dopo a Anfield, con una condotta di gara esattamente identica, quasi fosse una fotocopia della precedente, non ha nulla di misterioso o del paranormale.

Le squadre sono lo specchio del proprio allenatore. Ci sono quelli grintosi, quelli cattivi, quelli tecnici e quelli rilassati e paurosi. Le loro squadre giocano di conseguenza. Non potremmo mai avere una formazione allenata dal Cholo che non sia cattiva e aggressiva per intenderci. Valverde è una gran brava persona. E’ un allenatore preparato in maniera eccellente, ma pecca di personalità, di coraggio. Le sue titubanze, le sue paure, le sue incertezze le trasmette alla squadra, che le manifesta sul campo. Il tecnico extremeno è il massimo colpevole della disastrosa sconfitta di ieri ad Anfield. Bravo nel gestire una competizione lunga come il campionato di Liga, dove anche gli errori sono recuperabili, ma assolutamente inadatto per una competizione come la Champions dove, nella fase ad eliminazione diretta, quel margine di errore viene a mancare. E’ qui che si nota la mancanza di personalità. Parliamo di paura e incapacità nel gestire un grande vantaggio. Lo scorso anno a Roma e quest’anno a Liverpool. Tre reti di vantaggio e due eliminazioni rovinose.

Nelle due occasioni la squadra è entrata in campo contratta e paurosa. Sempre perdente nei duelli individuali in ogni zona del campo e nei confronti in velocità. La squadra arrivava sempre per seconda sulle palle contese. E’ mancata anche la solita tranquillità nel gioco arioso e sicuro che contraddistingue la squadra. La palla sembrava che scottasse tra i piedi dei giocatori, e sempre è stata giocata in maniera affrettata e approssimativa, come se ne avessero paura.
In ciò la mano dell’allenatore è fondamentale. Se trasmette dubbi invece che certezze, timori invece che sicurezza, il risultato non potrà mai essere differente da ciò che si è visto ieri notte. Una squadra, non solo paurosa, ma anche disorganizzata mentalmente.

Valverde non riesce a gestire le gare di ritorno in cui può vantare un grande vantaggio in tema di risultato. La prima volta poteva essere un caso. Ma la seconda volta a distanza di appena un anno, inizia a far scattare più di un campanello d’allarme sulle capacità del tecnico di gestire momenti ad alto stress emotivo. Invece che caricare la squadra, lui la scarica.

La gestione delle due gare è identica: goal subito nei primissimi minuti in entrambe le partite; a Roma e ieri. Successiva mancata reazione della squadra, apparsa lenta, svagata, come se fosse sorpresa dall’inizio di gara aggressivo degli avversari nelle due partite prese a esempio. La squadra è inoltre apparsa impreparata dal punto di vista ambientale e mentale sia all’Olimpico che ieri a Anfield. Reti dilettantesche subite su calci d’angolo; sia a Roma che a Liverpool. Suarez ha definito la quarta rete incassata addirittura da Alevin, categoria infantile della Masia sotto gli 11 anni.
Quelle di Roma e Liverpool sono due gare identiche nel loro svolgimento. Tutti indizi gravi, precisi e concordanti dell’incapacità di Valverde di preparare squadra e partita in appuntamenti così importanti. Depredare e disperdere al vento un vantaggio così ampio (tre reti), se ti chiami FC Barcelona ti può, forse, capitare una volta nella vita. Mai due, per giunta consecutive. Invece che attaccare e fare la sua partita come all’andata, Valverde ieri (come a Roma un anno fa) ha deciso di difendersi e far trascorrere il tempo in un conto alla rovescia sempre perdente. Ieri il tecnico ha snaturato una squadra, cercando di modificarne la natura, per la paura di giocare a viso aperto, o peggio ancora, per la pigrizia di speculare sul risultato dell’andata. In entrambe le circostanze è stato pesato, misurato ed è stato giudicato mancante.

Tutto ciò ci dimostra che Valverde è chiaramente un tecnico non adatto al Barça e che con lui in panchina non si vincerà mai la Copa tan linda y deseada, per dirla con Messi. Ora a Can Barça urge una nuova e immediata pianificazione per un futuro senza Valverde come tecnico blaugrana.    

FC Barcelona – Anfield come Roma

di Giuseppe Ortu

Non era possibile; non era credibile; non era immaginabile; non era ipotizzabile. Alla fine è accaduto l’incredibile, l’impossibile. Eravamo ad Anfield, ma ci è parso di essere a Roma. Stesso scenario, tre reti di vantaggio. Stessa squadra, svuotata, stremata, senza volontà. Stesso risultato, eliminati in una situazione assurda, al limite dell’incubo cosciente.

Il Barça perde 4-0, oltre la faccia. Con essa anche l’orgoglio. Torna a casa mestamente e meritatamente dopo 90 minuti giocati che più male non si poteva. Una squadra senza energie mentali e fisiche, lenta, svagata, imbarazzante. La formazione che aveva giocato le ultime tre partite a tutta con i titolari al completo e che avrebbe dovuto pagare la stanchezza degli ultimi tiratissimi incontri sembrava il Barcelona, non il Liverpool. La formazione di Klopp pareva una leggiadra farfalla che volava sul manto erboso al cospetto di una squadra di pachidermi, lenta nei movimenti e nella testa. Sempre in ritardo nelle chiusure, la squadra di Valverde si è sciolta come neve al sole alle prime difficoltà. Pareva una squadra di vasi di cocci in mezzo ad un carico di vasi di ferro, per usare una espressione don abbondiana. Neanche il tempo di guardarsi attorno e il Liverpool è subito passato. Sono bastati pochi minuti, come a Roma, per andare sotto praticamente al primo affondo. Errore di Jordi e rete facile facile di Origi dopo la respinta di Ter Stegen. Il Barça, che aveva iniziato con le falene che volteggiavano e riempivano le teste dei propri giocatori, non ha reagito. E’ rimasta impassibile a cercare di gestire, male, un risultato che ancora lo vedeva qualificato.

La gara dei blaugrana è stata un disastro su tutta la linea. Una somma di errori individuali mai visti e di squadra. La formazione di Valverde è apparsa lenta e stanca, rilassata come se avesse fatto un lungo e defatigante bagno turco prima di entrare in campo. La mancanza di idee e precisione nei passaggi è stata allarmante sin dalle prime battute. La squadra ha cercato di palleggiare bassa, ma con poca intensità. Davanti aveva invece una formazione con una fame da lupi, una squadra che è scesa in campo decisa a morire sul terreno di gioco pur di dare tutto quanto aveva in corpo per onorare al meglio la partita e il proprio pubblico. Il Liverpool ha fatto un sol boccone del Barça. E meno male che era privo di Firmino e Salah!
L’unico che ha cercato di opporsi a questa situazione da film dell’orrore è stato Vidal, l’unico meritevole di giocare una semifinale di Champions dalla parte barcelonista. In attacco i blaugrana si sono visti solo con Messi. L’argentino, non supportato da Coutinho e Suarez, ha dovuto giocare sostanzialmente da solo. E’ stato l’unico a rendersi pericoloso. Ma non era giornata neanche per lui. Due conclusioni fuori di poco, un azione con un dribbling di troppo all’altezza del dischetto che gli ha impedito di calciare a rete e realizzare il goal del passaggio del turno, e qualche altra piccola sbavatura che ha esaltato il portiere avversario Allison. In ogni caso l’unico ad averci realmente provato. Sotto porta avversaria è stato protagonista, sul finire del primo tempo, anche Jordi, ma la sua conclusione a tu per tu con Allison è stata da questo neutralizzata.
La formazione di Valverde è stata perdente in tutti i reparti. In difesa, morbida e fragile; a centrocampo, molle e senza nerbo, costantemente anticipata dagli avversari; in attacco, dove Suarez e Coutinho sarebbero dovuti passare dalla cassa al termine dell’incontro per pagare il biglietto d’ingresso.

Chi mai avrebbe immaginato che la lezione subita appena un anno fa da questi stessi giocatori non sarebbe servita? E sì che nelle dichiarazioni della vigilia non si era fatto altro che negare che ci sarebbe stata un’altra Roma. Invece così non è stato. Dopo la prima rete al 7′, il 2-0 e il 3-0 sono giunti in apertura di ripresa nello spazio di due minuti. Al 54′ e al 56′ con Wijnaldum. Risultato dell’andata eguagliato. La partita, purtroppo per i tifosi blaugrana, giunti in 3000 a Liverpool da Barcelona, non aveva ancora toccato il suo punto più basso. Ciò si è avuto al 79′ con la rete di Origi (uno che non aveva mai segnato in Champions e che ieri ha realizzato una doppietta). Su un calcio d’angolo, prima fintato e poi battuto dalla squadra di Klopp, la difesa del Barça è stata trovata del tutto impreparata. Così nell’istante in cui veniva calciato il corner in area di rigore, tutta la difesa blaugrana era completamente fuori posizione, con le spalle rivolte al pallone e impegnata a parlottare fitto. Per Origi, che ha ricevuto il pallone davanti a Ter Stegen, liberissimo, è stato un gioco da ragazzi mettere in porta la rete della qualificazione e dell’accesso alla finale. Una rete imbarazzante, da squadretta di periferia degradata. Una rete che getta una macchia immonda su tutto il Barcelona e sul suo allenatore.

Nella debacle sono stati coinvolti tutti, e tutti sono egualmente colpevoli. Giocatori e allenatore. Già l’allenatore. Evidentemente è questo il limite di Valverde. L’incapacità di gestire un vantaggio importante e l’incapacità di motivare la squadra. Oltre all’incapacità di preparare la squadra e la partita per questi traguardi. Sia a Roma che a Anfield i giocatori si sono liquefatti, dimostrandosi deboli e fragili caratterialmente e mentalmente. Evidentemente Valverde non è tecnico per questi livelli. Conseguentemente non è allenatore da Barça. Bisognerà riflettere a lungo e a fondo a questo aspetto, e al modo in cui entrambe le eliminatorie, virtualmente sentenziate dopo la gara d’andata, siano state disperse come cenere al vento al ritorno. Bisognerà pensare, probabilmente, ad un futuro senza Valverde.    

FC Barcelona – Semedo o Roberto?

di Giuseppe Ortu

La formazione per la sfida di questa sera è certamente pronta nella testa di Valverde. Predirla da parte nostra è abbastanza semplice, non essendoci molti dualismi nell’immediata vigilia. A poche ore dall’inizio della partita che potrà riportare il Barça in finale nella massima competizione internazionale dal 2015, l’once titular appare bell’e pronto. 

L’unico dubbio che ci rimane da risolvere è quello del laterale destro. Il dilemma è su quale tra i due giocatori sia ricaduta la preferenza di Valverde. Semedo o Sergi Roberto? La nostra posizione propende maggiormente per il primo. Il portoghese giostrerà dal lato di Mané, giocatore estremamente mobile e veloce, che può creare pericoli e problemi al lato destro dello schieramento. E’ necessario avere da quella parte un elemento che possa ingaggiare con lui una sfida basata sulla velocità. I recuperi di Semedo in chiave difensiva sono proverbiali, e avere la chance di tenere il passo con un elemento fulmineo e rapido come il Red, può essere fondamentale per non mandare in sofferenza tutto il reparto difensivo del Barça. Una delle armi più pericolose della formazione di Klopp, tra l’altro, è il contropiede. Il Barça non farà una gara di controllo e attesa, ma cercherà di giocare all’attacco e di segnare almeno una rete. Avere la velocità necessaria per depotenziare al massimo il contropiede di una squadra veloce come il Liverpool sarà uno degli elementi chiave della sfida. Non solo, ma anche dal punto di vista offensivo la velocità del numero 2 potrà permettere, vista anche l’assenza di Dembélé, maggiore pericolosità alla formazione blaugrana.

Roberto conferisce certamente maggiore solidità al centrocampo, che conta comunque già di Vidal. Dal punto di vista difensivo, el de Reus potrebbe soffrire la velocità di Mané. Se ciò accadesse, se il laterale dovesse andare in difficoltà e essere saltato frequentemente, la retroguardia blaugrana si ritroverebbe una spina piantata costantemente nel fianco destro dello schieramento. L’obiettivo è, per quanto possibile, non farli entrare nella difesa barcelonista. Se il Liverpool dovesse trovare un buco, un pertugio da quella parte, la fase difensiva non sarebbe più granitica. I centrali dovrebbero allargarsi per chiudere, lasciando scoperta la loro zona di competenza. Come l’acqua di mare che inizia ad insidiarsi all’interno di una costruzione di sabbia in riva al mare, ci si ritroverebbe nella necessità di correre ai ripari per tappare le falle che inevitabilmente si vengono a creare. Ciò porta allo scompiglio, si perdono le posizioni e le distanze, e la postazione è facilmente attaccabile. Se la barriera di sabbia è solida, invece, l’acqua viene respinta frontalmente e la costruzione non corre pericolo alcuno. Ma anche dal punto di vista offensivo Roberto è meno efficace del suo compagno di reparto. Sulla destra il Barça potrebbe spingere meno ed essere, conseguentemente, meno pericoloso. A Valverde l’ardua sentenza