IL BARÇA CONQUISTA LA SUPERCOPA ANNULLANDO IL MADRID A RIYADH

Giuseppe Ortu Serra

Alla fine della gara i fuochi artificiali hanno colorato il cielo di Riyadh per il Barça, vincitore della Supercopa de Espana contro il Real Madrid. 3-1 il risultato di una partita mai in discussione, dal primo all’ultimo minuto. Una gara giocata dal Barça come mai prima d’ora. Gioco fluido, veloce, razionale e illuminato. Non solo lumi della ragione, però, ma anche romanticismo e poesia futbolistica. El fútbol ha regresado a casa. Illuminismo e romanticismo nello stesso testo, nella medesima tela, nello stesso spartito. Praticamente un ossimoro. Concetti filosofici, letterari, artistici antitetici, ma che oggi hanno convissuto in questo Barça. Scienza applicata al calcio con un pizzico di romantica incoerenza. Diagrammi e teoremi geometrici misti ad anima e fantasia. Impossibile? Onestamente, no. È stato questo il Barcelona sceso in campo contro il Real Madrid per la disputa della Finale di Supercopa e visto spiegarsi ad ali aperte sul terreno di gioco del King Fahd Stadium.

Contro i blancos Xavi ha riproposto lo schieramento già visto nella sfida di Liga contro l’Atletico, vale a dire il 4-3-3 con Pedri da falso extremo a sinistra. Uno schieramento che garantisce equilibrio alla squadra senza farle perdere pericolosità in attacco. Anzi, in questo modo la formazione blaugrana diventa maggiormente imprevedibile, con Pedri che passa dalla fase d’attacco a quella di centrocampo, e viceversa, quando meno te lo aspetti. Ed ecco che ora il centrocampo è a quattro e ben puntellato, ora è l’attacco che diventa improvvisamente schierato al completo, con ogni zona coperta. Gli inserimenti di Pedri (il terzo goal è esemplificativo), ma anche di Gavi, sono stati una tra le armi vincenti di questa sera. Un’altra, decisamente, sono stati i recuperi della palla in mezzo al campo. Due delle tre marcature sono arrivate proprio da dei break a centrocampo sul portatore di palla avversario. Nella prima rete è stata la pressione portata dai blaugrana a permettere a Busi di rubare la sfera a Camavinga e dare il là all’azione che ha aperto le marcature. In occasione del 3-0 è stato Gavi ad anticipare Militao in un contrasto nella trequarti e a fare partire il fiume in piena che si è sviluppato sull’asse centrale Gavi-Lewandowski-Pedri. Il 2-0 è nato sempre nella mediana grazie a una intuizione di De Jong, master class player, che ha anticipato l’uscita su di lui di Militao e Carvajal, lanciando nello spazio Gavi che poi ha servito in area di rigore Lewy, inseritosi centralmente. Gavi, 18 anni, una rete e due assist.

I tre goal del Barça sono stati da manuale del calcio, di una perfezione tattica assoluta. La formazione blaugrana ha avuto il merito di non far entrare in partita il Madrid. La formazione blanca, evidentemente nervosa, ha iniziato a colpire le gambe degli avversari più che il pallone. Nei primi 15 minuti i giocatori di Ancelotti correvano dietro alle maglie del Barça disorientati, riuscendo solo ad aggredire le caviglie dei catalani. L’arbitro, De Burgos Bengoetxea, pur avendo ben arbitrato, ha lasciato correre troppo l’irruenza fallosa dei blancos. Nonostante ciò, nel primo quarto di gara il tabellino segnava già 5 falli ai danni del Madrid. Ed erano solo quelli segnalati dal fischietto di Bilbao. Il Madrid, e Ancelotti, non ci hanno capito nulla di questa partita, messi contro il muro dalla perfetta attuazione della formazione di Xavi. È stato come vedere una partita a scacchi che va “in matto” alla prima mossa. Impressionante.

Per il Barcelona si tratta del primo trofeo conquistato nell’era post Messi, un’era post apocalittica si potrebbe dire; un’era di ricostruzione (non ancora terminata) assoluta. Questo è stato il primo passo verso la costruzione di un nuovo Barça, quello che Laporta aveva promesso in campagna elettorale: un Barça ganador. Il primo trofeo non si scorda mai (quasi come il primo bacio o il primo amore), e questa squadra ha oggi perso la sua verginità. Il titolo di questa partita, se mai ne avesse uno, sarebbe: Barça II, Una Nuova Era, mutuandolo dal secondo film di Downton Abbey.

Per giungere alla perfezione di questa sfida così importante, Xavi ha corretto alcuni errori che si erano manifestati nelle ultime due partite. Sia contro l’Atletico che contro il Betis, al netto del fatto che nelle due sfide lo schieramento tattico era diverso, la squadra aveva commesso l’errore di abbassarsi in difesa e lasciare l’iniziativa all’avversario dopo le reti segnate. Lo avevamo evidenziato nell’articolo scritto dopo la vittoria ai rigori in semifinale contro il Betis, bacchettando Xavi per aver giocato “all’italiana”. Xavi ha corretto l’errore commesso nelle due circostanze (contro l’Atletico era andata bene anche per un po’ di fortuna, contro il Betis no), e oggi il Barça non ha mai abbassato né il baricentro, né i ritmi, né tantomeno ha consegnato pallone e iniziativa al Madrid. Dopo ciascuna rete la squadra ha continuato a giocare come se fosse stata ancora sullo zero a zero. Per merito di questo nuovo schieramento e per aver corretto quegli errori di impostazione mentale e tattica, il Barça oggi è riuscito nell’impresa di impedire all’avversario letteralmente di giocare.

Il Madrid, sceso in campo con uno schieramento abbottonato speculare a quello del Barça, con Valverde falso extremo a destra, ha deciso di osare maggiormente nella ripresa, inserendo in campo Rodrygo al posto di Camavinga. Valverde ha rinculato a centrocampo e il brasiliano è andato in attacco insieme a Vinicius (totalmente annullato da Araujo) e a Benzema, che ancora sta cercando il pallone. Il Madrid ha provato a fare qualcosa nei primi minuti della ripresa, ma la prima occasione è giunta dopo la terza rete blaugrana, un tiro di Kroos da fuori al 69′. È stato, invece, ancora il Barça a pungere e ad andare vicino alla marcatura. Da segnalare la curiosa sostituzione operata da Ancelotti al 64′ quando ha sostituito Modric con Ceballos. La rete della bandiera del Madrid, di Benzema, è giunta a giochi ormai fatti, al 92′ sul risultato di 3-0 e con i preparativi per la premiazione già a bordo campo. Assistere a questa partita è stato davvero riconciliarsi con il calcio, come bere una profumata e sostanziosa cioccolata calda in una piovosa e fredda sera di pieno inverno.

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