IL BARÇA CONQUISTA TRE PUNTI E LA TESTA DELLA LIGA GRAZIE AL CARATTERE E ALL’UMILTÀ

Giuseppe Ortu Serra

Il Barça sbanca il campo dell’Atletico con una vittoria di misura (0-1 con rete di Dembélé nel primo tempo), mostrando un volto insolito. La squadra di Xavi ha vinto da squadra vera mettendo in mostra doti fino ad ora ben celate sotto al c.d. ADN Barça. Non guardandosi allo specchio, giocando con spocchia e con un gioco lento e spesso inutile, ma dimostrando umiltà, carattere, intelligenza, aspettando l’avversario e affrontandolo nel suo stesso terreno. L’attesa, il controllo della propria metà campo e le ripartenze, lasciando per larghi tratti della gara anche l’iniziativa all’avversario.

Nella gara del Metropolitano, c’era il problema di sostituire lo squalificato Lewandowski. Xavi ha optato per un attacco con Ansu, Dembélé e, a sinistra, Pedri, come falso extremo. Il centrocampo è stato costruito con Gavi, Busi e De Jong, mentre la difesa è stata impostata con Koundé, Araujo, Christensen e Balde.

La squadra ha iniziato subito bene, con buona trama e occasioni per portarsi in vantaggio. Due volte Ansu è stato bloccato nel tiro da altrettanti interventi della difesa che ne hanno rimpallato le conclusioni. Dopo una battuta dalla distanza di Christensen è giunta la rete a legittimare la superiorità sul terreno di gioco. Bellissima azione in velocità impostata da Pedri che ha servito Gavi in area di rigore. Virata sul piede perno e apertura per l’arrivo di gran carriera di Dembélé che, di prima, ha centrato l’angolino opposto. Al 21′ il Barça in vantaggio. Risultato legittimo.

L’Atletico? Fino ad allora, eccettuando una conclusione leggera di Barrios (facile presa centrale di Ter Stegen) non si era praticamente visto dalle parti della difesa blaugrana. Il Barça ha avuto subito l’occasione per raddoppiare e indirizzare la sfida, ma Pedri, che aveva ricevuto un pallone nell’area di rigore sguarnita di maglie rojiblancas per una palla persa dai colchoneros in uscita, è stato troppo lento nello stop e nel portarsi avanti il pallone, venendo così recuperato dalla difesa avversaria che ne ha bloccato il tiro ritardato. Questo poteva essere il turning point della gara per il Barcelona. Così non è stato.

Il pericolo corso ha svegliato l’Atletico che ha preso in mano la gara, creando molti pericoli alla difesa blaugrana nella parte centrale e finale dei primi 45 minuti. Nel giro di 15 minuti, 6 occasioni per i padroni di casa a zero. Il Barça ha sofferto, schiacciato nella propria metà campo da un Atletico che soffiava come un toro inferocito dalle narici calde e ustionate. I colchoneros hanno attaccato a testa bassa sopratutto dalla destra, dove Molina, senza avversario diretto per la mancanza di un extremo a sinistra, ha percorso la fascia destra fino all’area di rigore del Barça. Durante tutta la gara l’Atletico ha creato sopratutto da quella parte. Ben 15 gli attacchi portati dalla fascia di competenza dell’argentino.

La ripresa è iniziata come è terminato il primo tempo, con un Atletico pericoloso e molto aggressivo nella pressione. Subito due occasioni per non far calare la temperatura di un Metropolitano incendiato dalle gesta dei ragazzi del Cholo. Con il passare dei minuti il Barça è riuscito a stabilizzarsi in campo, prendendo le misure all’avversario, come un aeroplano che riprende la stabilità di volo dopo una improvvisa decompressione e il relativo crollo di quota. Anche nel secondo tempo, comunque, Molina è stato l’elemento che ha creato maggiori problemi allo schieramento blaugrana. Xavi vi ha posto rimedio solo al 72′ (con colpevole ritardo) con l’ingresso in campo di Raphinha al posto di Gavi. Con il brasiliano sul terreno di gioco il laterale di Simeone si è dovuto preoccupare di guardarsi le spalle e ha abbandonato lo spirito da assaltatore alla diligenza che aveva contraddistinto le sue scorribande lungo l’out di destra fino a quel momento. Non è stato un caso, infatti, che con Raphinha in campo, Molina sia stato ammonito dopo una decina di minuti. Con Raphinha nel ruolo di extremo, Pedri è retrocesso per coprire l’uscita dal campo di Gavi. Il Barça è stato così più equilibrato e la gara si è stabilizzata, senza più l’arroganza virile messa sul prato dai ragazzi in maglia rojiblanca.

Il Barcelona ha giocato una ripresa oculata e intelligente, decidendo in molti momenti di accantonare il bello, ma a volte anche inutile e fino a se stesso, per misurarsi sul campo della concretezza contro un avversario che della pragmatica ha fatto il suo vangelo. La squadra ha così accettato di mettersi dietro e di aspettare, pronto a ripartire in contropiede. L’occasione di Dembélé al 61′, lanciato in verticale da un lancio lungo, ne è la riprova.

La gara si è nuovamente scaldata nei minuti finali e in quelli di recupero – 6 – per la necessità dei padroni di casa di portare a casa almeno il pareggio e per lo scontro Savic-Ferran che ha portato alla doppia espulsione dei due duellanti. Questa gara aveva ancora in serbo molte emozioni, come nell’occasione più ghiotta per i colchoneros (e non solo). Al 94′ Correa, con il Barça schiacciato, riesce a trovare un varco sulla destra in area di rigore e a mettere in mezzo un pallone d’oro per Griezmann che, nell’area piccola, gira in porta al volo. A Ter Stegen, superato dal pallone, si è sostituito miracolosamente Araujo che aveva seguito il suo uomo con una perfetta diagonale e che lo ha portato a trovarsi al momento giusto nel posto giusto; ad arrivare, cioè, ad intercettare il pallone e a scagliarlo lontano, trasformando la gioia di Griezmann, che iniziava a festeggiare la rete del pareggio, in una espressione trasfigurata di muto rimpianto. Questa è stata anche l’ultima occasione della gara.

Al triplice fischio di Munuera Montero, ottima la sua direzione, fischiando il dovuto senza eccedere nell’interruzione delle azioni e mostrandosi parsimonioso con i cartellini, a differenza del collega Lahoz, il Barça è saltato dalla gioia. Un successo, questo del Metropolitano, che mancava da due stagioni in Liga in quello stadio e che lancia la formazione blaugrana in testa alla classifica in solitaria. Con la sconfitta del Madrid a Vila-real, i punti di vantaggio sui blancos salgono a tre, qualcosa di insperato solo una partita fa, alla ripresa del campionato, dopo il mortificante e deludente pareggio interno con l’Espanyol.

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