FC Barcelona – Editoriale Arthur, il nuovo Xavi

La partita contro il Tottenham della International Champions Cup è stata la prima occasione per vedere il nuovo acquisto del Barça Arthur Melo. Si è sempre parlato molto bene di lui sin dalle stagioni precedenti. Sopratutto nell’ultimo anno, quando il suo nome è stato prima accostato al club blaugrana e successivamente bloccato. Le relazioni erano tutte positive in particolare dopo le sue eccellenti esibizioni nell’ultima Copa Libertadores della quale era stato autentico protagonista. 

La sua giovane età (21 anni), unita al fatto che i ritmi del campionato brasiliano sono storicamente differenti rispetto al calcio europeo e alla Liga spagnola in particolare, hanno sempre fatto dubitare parte del barcelonismo sulle capacità di adattamento del ragazzo. Tuttavia le sue percentuali di passaggi riusciti, palle perse, possesso di palla e tiri in porta sono sempre state eccezionali. Nella pallacanestro uno dei criteri per valutare un cestista è quello delle percentuali: tiri da due, da tre, rimbalzi, palle recuperate e perse. Valutazioni scientifiche che raramente falliscono perché sono in grado di descrivere alla perfezione le caratteristiche tecniche e caratteriali (nel caso dei provvedimenti disciplinari per esempio) di un atleta. Nel calcio questa è una valutazione che si usa poco o niente, anche se dice molto di più di quello che si pensa comunemente, dove le scelte sono invece più umorali che su base scientifica.

Nel caso di Arthur tutti questi elementi erano favorevoli. Dall’esame dei numeri è sempre venuto fuori il profilo di un giocatore che non perde mai la palla e ha un’altissima percentuale di passaggi riusciti. Buon recuperatore di palloni, ha anche un notevole tiro da fuori. Sulla carta.

Nella prima uscita con il Barça questi valori, prima scritti solo su di un foglio, hanno preso magicamente forma e li abbiamo visti danzare sul terreno di gioco come con La Danza delle Ore di Ponchielli nel film Fantasia. La performance di Arthur è stata impressionante. Calma, personalità, efficacia, semplicità, gioco di prima, visione di gioco. Non solo, ma anche tiro da fuori. La sua rete al Tottenham è stata fenomenale. Stop di alta classe di suola alla Deco e tiro, praticamente da fermo, di una potenza e precisione assolute. Ha 21 anni ed è appena giunto dal Gremio, ma in campo contro i britannici è sembrato ne avesse il doppio quanto a maturità calcistica. Ha inoltre dato l’impressione di essere nato in quella squadra. Un ragazzo appena giunto dall’altra parte del mondo che gioca da veterano in un undici complicato e “pesante” come quello del FC Barcelona. Una rivelazione!

In campo è parso di rivedere Xavi che giostrava tra avversari con finte di corpo, passaggi di prima e tocchi apparentemente semplici ma assolutamente geniali. Se la linea del passaggio era chiusa e si è trovato circondato, Arthur non è mai andato nel panico. Ha gestito la sfera tornando indietro e trovando un comodo appoggio. Non ha mai strafatto. E’ sempre stato puro, semplice, elegante. Negli ultimi anni solo Umtiti ha avuto questa facilità di inserimento in una realtà come quella blaugrana. Solo che il difensore già giocava in Europa. Si dirà che è solo una partita, per giunta una amichevole senza grandi responsabilità. Ma i grandi calciatori si vedono dai particolari anche all’interno di una amichevole di agosto. Se i movimenti e i colpi li hai, si vede. 

Il Barça cercava il sostituto di Xavi dalla stagione dopo l’ultimo triplete, fin’ora invano. Forse, e senza voler responsabilizzare il ragazzo eccessivamente con accostamenti così complicati, finalmente il club sembra essere proprio riuscito nell’impresa.          

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